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IL PAPATO - 2 -

Ultimo Aggiornamento: 01/09/2009 08:34
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01/09/2009 08:29

Non cattolico. Prego di darmi notizie del Papa Paolo III (1534), il quale fu padre di quattro figli. Praticò un nepotismo fuori di misura. Per tutti gli atti di qualche importanza, per Concistori, udienze, viaggi, egli si faceva fissare dagli astrologi il momento favorevole. Nominò cardinale il nipote Alessandro Farnese, in età di 15 anni, e il nipote Guido Ascanio Colonna, in età di 16 anni (L. Von Pastor, V, pp. 15, 22, 26).

Cattolico. Mi risparmio dal dare notizie dettagliate su questo papa, e mi limiterò a quelle indispensabili per un profilo della sua figura e del suo ruolo avuto nella Chiesa del suo tempo.

Le notizie negative riportate sopra sono poco difendibili: la storia ci dice effettivamente che prima di essere eletto papa, aveva avuto quattro figli da una nobile romana. E' innegabile pure che l'aspirazione del Papa di dare alla sua famiglia un posto tra.le case principesche italiane abbia esercitato il suo influsso in tutta la sua condotta politica ed ecclesiastica. La creazione della dinastia dei Farnese a Parma fu l'ultima manifestazione grandiosa di nepotismo papale.

Non cattolico. Anche per questo papa ti ammiro per la tua sincerità nel deprecarne i difetti.

Cattolico. Io ti ringrazio per la tua ammirazione. Però ho anche il dovere di informare te ed i nostri lettori del bene fatto dallo stesso papa. A lui appartiene l'onore d'aver cominciato la riforma ufficiale della Chiesa. Fu lui l'immagine perfetta dell'evoluzione del papato, in quei tempi vivaci e ardenti. Aveva avuto una gioventù poco regolare. Conservò fin sul trono pontificio certe riprovevoli predilezioni per i suoi figli illegittimi. Ma capì la necessità della riforma, l'abbracciò con forza e continuità, la volle con tutto il vigore della sua volontà agile e forte insieme. Più che un diplomatico abile, più che un politico perseverante e accorto, fu un vero capo della Chiesa, un uomo di fede e di zelo. Le difficoltà che Paolo III dovette superare furono molte e tali da sembrare insormontabili. Il merito grande e la sua caratteristica geniale, fu di capire che soltanto il concilio poteva riformare la Chiesa, d'accordo col papato, ma che non conveniva al papato aspettare la riunione dei concilio per lasciarsi imporre la riforma.

Lutero chiedeva un concilio. Bisognava ad ogni costo strappargli di mano questo argomento contro Roma. Il concilio dunque si farà, ma si farà convocato e diretto da Roma. Inoltre Paolo III capì chiaramente che sarebbe stato non solo inopportuno ma pericoloso affidare al concilio la riforma della Curia.

La riforma dunque doveva essere fatta in questo modo: il papa deve riformare la Curia, il concilio, appoggiato dal papa, deve riformare il resto della Chiesa. E a mano a mano che sorgeranno difficoltà, il papa, vegliardo energico e tenace, saprà dar corpo al suo piano primitivo, completarlo, condurlo a termine.

Uno degli atti più importanti del papa, nella questione della riforma, fu la creazione, nel 1536, d'una congregazione di prelati per preparare il futuro concilio. Le difficoltà da lui incontrate sono sufficientemente provate dai lunghi rinvii subiti dal concilio. Infatti esso fu aperto il 13 dic. 1545 a Trento e fu salutato dalle abbondanti ingiurie di Lutero, che aveva tanto richiesto un concilio generale ma soltanto per potere lui solo giudicare e condannare il papato.

 

Non cattolico. Comunque tutta questa storia del Concilio Tridentino non toglie la condotta riprovevole di questo papa.

Cattolico. D'accordo, ma bisognerà pur dire che egli fu molto stimato per la sua saggezza politica e per la sua grande esperienza; che fu eletto papa (13.10.1534) dopo un sol giorno di Conclave; che egli diede iniziò alla riforma della Chiesa convocando uomini eccellenti nel Collegio dei Cardinali. L'approvazione della Compagnia di Gesù, del 27 sett. 1540 e l'incremento dei Teatini, Barnabiti, Somaschi, e i tentativi di riforma degli Ordini più antichi, assicurarono alla Chiesa numerosi valenti collaboratori.

Fondando l'Inquisizione romana (1542) egli creò una autoritá centrale per la lotta contro il protestantesimo in Italia (cf Enciclopedia Cattolica e quella del Papato).

N.B. Niente di strano che possano essere delle dicerie diventate "storiche" le consultazioni di astrologi per fissare udienze e viaggi..."; e, seppure storicamente vere, il fatto in se stesso rimane piuttosto insignificante. E' bene tenere presente che L. Von Pastor lasciò diversi volumi incompiuti che furono poi completati da altri ai quali risalgono eventuali responsabilità. E' bene anche sapere che il Pastor era figlio di un protestante e che nei suoi scritti spesso la polemica prese la mano allo storico.

Non cattolico. Ora voglio chiederti, notizie di un altro papa, ossia di Giulio III (1550).    Leggiamo di lui: "I frivoli e sconvenienti scherzi con cui condiva i suoi banchetti mettevano non di rado in imbarazzo i suoi familiari. Assisteva alle rappresentazioni teatrali con cui terminavano i suoi banchetti. Anche le donne venivano invitate al Vaticano. Usciva a caccia, giocava di grosse somme con cardinali amici e altri confidenti e manteneva molti buffoni a corte; non aveva neppure scrupolo alcuno di intervenire a rappresentazioni teatrali sconvenienti" (L. Von Pastor, VI, pp. 3, 7, 46, 47).

 

Cattolico. Trovo conferma nelle varie enciclopedie da me consultate su quanto di negativo è riferito sopra. Anche Giulio III, come il suo predecessore Paolo III, si occupò del Concilio di Trento, (convocato da Paolo III nel 1545, concluso da Pio IV nel 1563), però dal punto di vista della riforma, il pontificato di Giulio III segnò piuttosto un regresso, rispetto a quello del suo predecessore.

Anche Giulio III dovette superare diverse difficoltà di ordine politico. Riconvocò per 1° Maggio 1551 il Concilio di Trento, ma in seguito alle minacce di Maurizio di Sassonia e dei protestanti, dovette sospenderlo (15.4.1552).

Nonostante nuove difficoltà, continuò a spiegare attività non trascurabile per la difesa e la propagazione della fede e l'opera della riforma.

Confermò l'Inquisizione romana, ma la tenne gelosamente immune da ingerenze di principi laici e fu piuttosto incline a mitezza: poche le esecuzione di eretici, era accordata l'assoluzione anche a chi abiurasse in segreto.

Si adoperò a mantenere nella fede cattolica la Polonia; promosse e festeggiò il ritorno dell'Inghilterra, con Maria Tudor, all'obbedienza di Roma, e al legato cardinale Pole accordò larghissime facoltà per la sanatoria ai possessori di beni ecclesiastici confiscati nel periodo dello scisma.

Nonostante tutti i suoi gravi difetti la storia ce lo ricorda colto, pio e generoso.

 

Non cattolico. Leggendo la storia ecclesiastica, incontriamo il papa Paolo IV (1555). Di lui trovo scritto (L. Von Pastor, VI, p. 359): "Innalzò al cardinalato suo nipote Carlo Carafa, che non poté nemmeno ricevere l'ordinazione sacerdotale non sapendo il latino. Era un rozzo soldato la cui vita scandalosa e sregolata era nota al pontefice, ma questi con 'motu proprio' lo assolse dai passati delitti".

 

Cattolico. Leggendo le solite tre enciclopedie (quella Cattolica, del Papato e dell'U.T.E.T.) si potrebbe dare una risposta storica, breve e giustificante.

E' vero che ingenuamente Paolo IV si lasciò impigliare dal suo indegno e intrigante nipote, Carlo Carafa, in una guerra disgraziata contro la preponderanza spagnola. Ma è anche vero che quando il Papa venne a sapere dal teatino Geremia la verità circa la vita indegna e la corruzione di suo nipote, il card. Carlo Carafa, e del duca di Paliano, li cacciò ambedue da Roma nel gennaio del 1559.

Non posso smentire che questo Papa abbia, con motu proprio assolto i delitti dei nipote, ma l'averlo espulso da Roma violentemente lascerebbe pensare o che tale assoluzione sia inesistente, oppure che gliel'abbia concessa prima di conoscere bene la condotta indegna del nipote.

Nel 1505 ebbe il Vescovato di Chieti, ove zelò la riforma della Chiesa. Fu nunzio in Inghilterra nel 1513; nel 1515 nella Spagna; nel 1518 fu eletto arcivescovo di Brindisi. Già in questo periodo della sua vita, egli seppe congiungere insieme un tenore di vita severamente ascetico e una formazione umanistica notevole. Dopo il suo ritorno a Roma, il Carafa entrò fra i membri dell'Oratorio del Divino Amore, si consacrò alle opere di carità e alla riforma delle sue diocesi di Brindisi e di Chieti.

Scelto da Adriano VI a collaboratore della progettata riforma universale della Chiesa, prese, dopo la morte del Papa, la decisione di rinunciare ai suoi vescovati e fondò con S. Gaetano di Thiene l'Ordine dei Teatini, di cui fu il primo superiore. In questo Ordine erano attuati i principi fondamentali della riforma cattolica: farsi vivo esempio agli altri di condotta sacerdotale e di attività apostolica.

Da Paolo III fu creato cardinale il 22.12.1536. Fu membro della Commissione che nel 1537 compose il celebre Consilium de emendanda Ecclesia. Ebbe ancora altri incarichi e fu, dal 1553, decano del S. Collegio.

Nel 1555 fu eletto Papa. Aveva 79 anni: ciò non gli impedì di zelare fortemente la causa della riforma. Ma le intense aspettative degli amici della riforma si cambiarono ben presto in disillusioni, perché, come ho già detto, il Papa, avverso come era agli spagnoli, si lasciò coinvolgere dal nipote in una guerra disgraziata.

Paolo VI, ammirevole per la sua vita severa ed ascetica, non seppe avere la misura e l'equilibrio politico, per cui si rese inviso a molti.

Il suo pontificato non apportò alla Chiesa la riforma universalmente attesa; tuttavia ne creò la premessa essenziale: l'energia del Papa Carafa cambiò totalmente l'aspetto della città di Roma e della Curia romana. La posteriore riforma tridentina non si può concepire senza lo spirito severo ed energico di papa Carafa. I resti di Paolo IV (morto il 18 ag. 1559) furono trasportati per ordine di S. Pio V a S. Maria sopra Minerva, dove la Cappella eretta da Oliviero, Carafa accoglie il monumento sepolcrale disegnato da Pirro Ligorio.

 

Non cattolico. In conclusione, dobbiamo ammirare questo Papa o condannarlo?

 

Cattolico. Per essere obiettivi bisogna far conoscere non solo i suoi difetti, ma anche i suoi pregi e tutto il bene che ha fatto e che ha tentato di fare.

 

Non cattolico. Ti prego darmi notizie di un altro papa: Gregorio XIII (1572). Ecco cosa troviamo scritto di lui: "Prestava fede alle profezie degli astrologi" (A. Duchesne, II, p. 1741). "Conferì cariche altissime al figlio Giacomo, di cui fece celebrare le nozze con grande pompa" (L. Von Pastor, IX, pp. 26 ss.)- Nel 1580 diede il suo appoggio a un complotto mirante ad assassinare Elisabetta I d'Inghilterra, atto che lo storico cattolico F.X. Seppelt definisce “un triste errore e un grave traviamento" (H. Kuhner, I tabù nella storia della Chiesa, Torino, Gribaudi, 1967, p. 46).

 

Cattolico. Ho consultato le tre solite enciclopedie, soffermandomi particolarmente sulla U.T.E.T. perché meno "sospetta" di quella Cattolica e di quella del Papato. Le mie ricerche hanno avuto lo scopo di trovarvi le notizie da te presentate e tratte dalle tre fonti indicate.

Tutto ciò che è positivo nei riguardi dei pontefice Gregorio viene sostanzialmente ripetuto da tutte e tre le enciclopedie. Dalla U.T.E.T. ricavo qualche particolare negativo più evidenziato che nelle altre due enciclopedie. Da questa fonte apprendiamo che Ugo Boncompagni, mentre era soltanto abbreviatore del Concilio di Trento, sotto Giulio III cadde in disgrazia per cause non note, e fu cancellato dal novero dei referendari. Però sotto Paolo IV rientrò in grazia come giurista e diplomatico. Con il nuovo Papa Pio V ebbe ripetuti dissensi. Dette la porpora (2.6.1572) a Filippo, figlio di suo fratello, affidandogli compiti di amministrazione, ma nessuna vera importanza. Prima di entrare nel sacerdozio, Gregorio XIII aveva avuto un figlio naturale, Giacomo (nato nel 1548); questi fu fatto (maggio 1572) castellano di Castel Sant'Angelo e nel 1573 comandante delle truppe pontificie. Nel 1576 Gregorio gli dette in moglie la ricca contessa Costanza Sforza di Santa Flora; nel 1577 Giacomo comprò il marchesato di Vipola per 70.000 scudi; più tardi acquistò, fuori dello Stato pontificio, il ducato di Sora e la contea di Arpino. Egli non ebbe influenza politico-ecclesiastica.

Gregorio XIII era assai laborioso, assai largo di udienze, ma conciso nei colloqui e rapido nelle decisioni. Di carattere serio e taciturno, fu peraltro incline a liberalità e molto fece per i poveri sovvenendo istituti d'educazione e monti di pietà, visitando ospedali, dando sommo per riscatto di cristiani fatti schiavi dai corsari musulmani.

Eletto papa a 70 anni compiuti, dimostrò subito eccezionale energia e volontà inflessibile di continuare l'opera di radicale rigenerazione della Chiesa iniziata da S. Pio V. Gregorio XIII in tutti gli anni del suo pontificato è impegnato senza posa nel rinnovare il mondo cattolico. Sotto di lui la Riforma cattolica e la restaurazione cattolica fecero passi immensi. Strumenti validissimi furono per Gregorio XIII l'Ordine dei Gesuiti, i Cappuccini, la riforma delle Carmelitane, la Congregazione dei Preti dell'Oratorio di S. Filippo Neri. Diede impulso alle missioni, favorì le scienze e le arti. Nel campo scientifico il Papa si occupò di una nuova edizione dei testi del diritto canonico, del Martirologio romano e. della riforma dei Calendario: fatto storico di grandissima importanza, quest'ultimo, al quale rimane legato il nome del Pontefice. Fallirono i tentativi di riunire alla Chiesa la Svezia e la Russia, fallì il tentativo di abbattere la regina Elisabetta d'Inghilterra, e in Francia rimase indecisa la lotta tra cattolici e calvinisti. Ma la sua strenua attività fu anche coronata da vittorie grandiose: così nei Paesi Bassi la causa cattolica riprese il sopravvento, la Polonia fu definitivamente riconquistata alla Chiesa e ivi sradicato il protestantesimo, in Germania il protestantesimo fu arrestato nel suo espandersi e molto del terreno perduto fu riconquistato dalla Chiesa.

 

Non cattolico. Ebbene, con tutto ciò cosa vuoi dimostrare?

 

Cattolico. Semplicemente che Gregorio XIII è stato un grande papa. E' facile che nel suo pontificato abbia avuto dei nemici, specie tra i protestanti. Tra gli avversari ci saranno stati, certamente, scrittori o storici, e, quindi, è facile comprendere le storture e le esagerazioni di cui ci hai dato notizia. E anche so quello che hai scritto dovesse essere tutto autentico, resterebbe ugualmente imponente la figura ecclesiastica di Gregorio XIII.

 

Non cattolico. Chiedo conto dei tre seguenti papi:

 

l. Paolo V (1605). Nominò cardinale a ventiquattro ami, suo nipote Scipione Caffarelli, e lo colmò di benefici e di cariche che gli procurarono grandi ricchezze. Ricchezze e favori il papa elargì ai fratelli, specialmente a Giovanni Battista. Sul figlio di costui concentrò tutto il suo affetto, conferendogli a diciannove anni il generalato della Chiesa (L. von Pastor, XII, pp. 44 e ss.).

 

2. Gregorio XV (1621). Il giorno dopo la sua incoronazione nominò cardinale il nipote Ludovico, al quale affidò la direzione degli affari ecclesiastici e civili più importanti, dandogli l'occasione di accumulare immense ricchezze (L. von Pastor X.E., p. 45).

 

3. Urbano VIII (1623). Arricchì enormemente la parentela. L'immenso arricchimento dei Barberini costituì per il pontificato di Urbano VIII la macchia più grande (L. von Pastor, XIII, p. 899).

 

Cattolico. Ancora una volta bisognerà confessare che le accuse di nepotismo rispondono ad una triste realtà. Il "nepotismo" potrebbe essere classificato tra le debolezze passate di diversi Papi ed ecclesiastici.

Questa malattia che infetta, generalmente, molte personalità civili ed ecclesiastiche, sembra sparita del tutto, o quasi, dalla Chiesa di Dio. Non si può fare a meno di costatare che il Signore ha permesso e permette che nella Istituzione ecclesiastica entrino anche uomini con l'evidente marchio della umana fragilità. Ciò permise, come tutti sappiamo, anche nel Collegio apostolico. Forse non sarà

dimostrato sufficientemente che tali debolezze Iddio le ha permesso, o volute, o addirittura ritenute necessario. Infatti, senza di esso potremmo pensare che la persona umana che Lo rappresenta visibilmente abbia delle capacità e virtù personali e particolari di bontà, di scienza, di infallibilità... mentre dobbiamo tutti sapere che Egli solo è il Santo, l'Onnipotente, l'Infallibile per natura, e noi siamo tutte povere creature soggette all'errore e al peccato. L'impeccabilità e l'infallibilità assolute sono solo di Dio, mentre l'infallibilità pontificia è una grazia, un dono proveniente dall'Alto, talché la natura umana viene in qualche modo condizionata dalla potenza divina che realizza così le sue categoriche promesse: ."Le porte degli inferi non prevarranno...".

Il fatto che in duemila anni nessun pontefice, buono o cattivo, è mai caduto in grave errore riguardante la materia della fede e della morale, è un prodigio che bisogna con grande umiltà e riconoscenza, ringraziano la Divina Provvidenza.

Non è difficile trovare tra i papi più incriminati uomini che hanno strenuamente difeso la dottrina cristiana, che si sono battuti anche eroicamente per la verità e che si sono impegnati a fondo per la diffusione della nostra fede.

 

a - Così, riferendomi a Paolo V, trovo scritto di lui che fu un grande papa. Gli si può soltanto la grande predilezione per i nipotI. Con lui infatti comincia l'immensa fortuna dei Borghese, che dovevano precipitare così pietosamente nella catastrofe finanziaria del 1891.

Paolo V ebbe molte benemerenze. Egli partecipò all'opera della riforma incoraggiando e approvando nuovi Ordini religiosi: Oratoriani Piaristi, Visitandine; favorì le missioni; si servì di nunzi presso le corti straniere. Dovette lottare a lungo con la Repubblica di Venezia, dove dominava l'influenza nefasta di Paolo Sarpi, lo storico tendenzioso del Concilio di Trento. Sotto il suo pontificato comincia e si sviluppa un magnifico movimento di riforma in Francia, con Francesco di Sales, Vincenzo dei Paoli, Berulle, Condren, Giangiacomo Olier, Giovanna di Chantal, Maria dell'Incarnazione, le Orsoline, ecc. (cfr Enc. dei Papato, I Vol., p. 564).

 

b - Per Gregorio XV mi limiterò a poche cose, anche se questo papa ha fatto molto: “Non vi fu forse altro breve pontificato (9 febbr. 1621 - 8 lugl. 1623) che lasciasse tracce così profonde, come quelle di Gregorio XV" (Enc. Cattolica).

Ebbe dal pontefice Gregorio XIII, suo concittadino, molti e delicati incarichi che assolse con tatto e con piena soddisfazione. Fu acclamato papa a 67 anni. E, sebbene malaticcio, scelse a collaboratore per gli affari il nipote Ludovico Ludovisi, che nominò cardinale a 25 anni, il 15 febbr. 1621. Lavorò nello spirito della Riforma tridentina e si dedicò specialmente alla formazione di un clero modello.

Il nipote completava magnificamente lo zio. Giovine, segretario di Stato, portò nella politica papale un impulso di energia fresca, che doveva assai giovare alla causa della restaurazione cattolica. Unico lato negativo nella vasta ed intelligente attività del card. Ludovisi fu che le grandi dignità, onori e benefici ecclesiastici e le vistose sue rendite gli consentirono di acquistare grandi fondi, palazzi e ville.

Con Gregorio XV saliva al soglio pontificio per la prima volta uno scolaro dei Gesuiti. Il suo pontificato fu molto ricco di saggi provvedimenti. Riformò la Costituzione pontificia si da eliminare simonie ed influenze estranee. Protesse i Gesuiti e i Cappuccini. Canonizzò S. Teresa, S. Filippo Neri, S. Pietro d'Alcantara.

Nel campo politico, con Gregorio XV la politica pontificia di assestamento raggiunse il suo apice.

 

c - Altra figura di papa intelligente e attivo è Urbano VIII, nato a Firenze, dove fu battezzato il 5 aprile 1568 col, nome di Maffeo Vincenzo Barberini. Si rese benemerito per molteplici incarichi ricevuti dai papi Gregorio XIV e Clemente VII. Nominato arcivescovo di Nazareth (ott. 1604) fu inviato nunzio a Parigi e l'11 sett. 1606 fu creato cardinale a 38 anni. Nel 1607 tenne il protettorato della Scozia; poi il vescovato di Spoleto, di cui restaurò il Duomo; fu legato a Bologna dall'agosto 1611 al 1614. Tornato a Roma, fu nominato prefetto della Segnatura di Giustizia e, morto Gregorio XV l'8 luglio 1623, dopo lungo Conclave, il 6 agosto 1623, fu eletto papa a 56 anni.

Prudente per temperamento e per l'esperienza negli affari, diffidò sempre dei cardinali che sapeva legati a sovrani, e volle imprimere un impulso personale al governo della Chiesa. Fu straordinariamente prodigo verso i familiari, di dignità e di rendite: il fratello Carlo fu nominato governatore di Borgo e generale della Chiesa; un figlio di lui, Francesco, fu nominato cardinale a 26 anni, un altro figliuolo, Antonio, ad appena 20; il fratello Taddeo, destinato a perpetuare la famiglia, ebbe la prefettura di Roma.

Tuttavia, gelosissimo della sua autorità, non diede loro parte alcuna nel governo della Chiesa.

Nel groviglio degli intereressi contrastanti delle potenze cattoliche si propose sempre un atteggiamento imparziale e pacifico.

Urbano VIII aiutò validamente gli imperatori Ferdinando II e III nell'opera di ricattolicizzazione della Boemia, della Moravia e della Slesia. Riformò i costumi del clero e promosse la restaurazione cattolica nei paesi ereditari austriaci e in altre contrade dell'Impero.

Alla difesa della fede cattolica molto lavorò, servendosi della Congregazione dell'Inquisizione. Urbano VIII istituì (1623) una speciale Congregazione cardinalizia perché fossero rispettate le giurisdizioni e le immunità ecclesiastiche. Fondò il Collegio Urbano de Propaganda fide, e istituì non pochi altri collegi; inviò missionari francescani, domenicani, gesuiti, agostiniani in India, Siam, Molucche, Filippine, Giappone e il gesuita Antonio D'Antrade nel Tibet; rafforzò militarmente lo Stato; migliorò l'armamento contro i barbareschi; migliorò l'agricoltura.

Fu poeta e letterato di fine sensibilità (riformò gli inni del Breviario). Arricchì la Biblioteca Vaticana, ecc. Gli si deve pure il merito d'aver fissato la procedura canonica per le beatificazioni e canonizzazioni.

Abbellì molto Cattedrali, chiese e piazze della Città eterna (cf Encicl. Cattolica).

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