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IL PAPATO - 2 -

Ultimo Aggiornamento: 01/09/2009 08:34
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01/09/2009 08:32

Non cattolico. Ti chiedo conto di altri due papi: di Niccolò V e Callisto III.

 

Cattolico:

- Niccolò V (1447), è accusato di essere stato di natura collerico e di aver comminato la scomunica a chi - proveniente da Roma dove era scoppiata la peste - si fosse avvicinato a meno di sette miglia dalla sua residenza. Mi sforzerò di dire con poche parole quello che può scagionarlo dalle accuse mossegli forse ingiustamente. Morto papa Eugenio, Niccolò fu eletto suo successore per la mitezza del carattere, la vita esemplare, l'esperienza diplomatica. Si preoccupò anzitutto di spegnere quanto rimaneva dello Scisma; ottenne che l’antipapa Felice V rinunciasse (7 apr. 1449); promosse un solenne Giubileo che ebbe grande successo; canonizzò S. Bernardino da Siena così popolare in Italia morto nel 1445; l'anno 1449 fu funestato dalla peste che infierì nell'estate; promosse la riforma della vita ecclesiastica; pagò i debiti del suo predecessore... Negli ultimi due anni la sua attività fu assai diminuita dalla gotta che lo spense nel 1455. Si rese inoltre benemerito verso le lettere e le arti; morendo lasciò 807 codici latini raccolti in tutta Europa; progettò il rinnovamento della Città Leonina e la sua fortificazione contro le frequenti rivolte di Roma, nonché la ricostruzione di San Pietro; restaurò strade, acquedotti, monumenti... La morte troncò quasi tutti questi grandi progetti.

 

- Callisto III (1455), è accusato di aver conferito ai suoi parenti spagnoli le cariche più importanti e lucrose della Chiesa. Come il solito, gli anticattolici si fermano al solo negativo senza neppure mettere in bilancia il positivo. Ma giustizia vuole che al difetto si paragoni anche la virtù e il bene.Si sa dalla storia che Callisto III ottenne il cappello cardinalizio, che portò con molta dignità e nel conclave dall'apr. 1455 succedeva a Niccolò V. Tre principali questioni occuparono il suo pontificato:

1.     La crociata contro i Turchi;

2.     La difesa dello Stato Pontificio;

3.     Il mantenimento della dottrina cattolica.

 

Se Callisto III diede troppa ingerenza ai "Catalani" nel governo dello Stato Pontificio, bisogna riconoscere che mantenne salda la sua autorità davanti a tutti.

 

Non cattolico. Chiedo ora di sunteggiare il pensiero su due altri papi incriminati: Paolo II, Sisto IV.

 

Cattolico.

1. Paolo II (1464), del quale è detto: “Le ombre oscure del suo carattere sono la sua gelosia, vanità ed eccessivo amore del fasto". Di fronte a queste note negative, leggiamo nella storia della Chiesa che Paolo II “tenne con grande mitezza il governo e si

adoperò a reprimere le fazioni e le private rappresaglie che turbavano l'ordine e la pace dell'Urbe; provvide all'annona e favorì l'agricoltura; sottopose ad una revisione gli statuti della città (1469) per migliorare la pubblica amministrazione; promosse i pubblici divertimenti ...... . Quantunque amante della semplicità nella sua vita privata, tra fastoso in pubblico, semplicemente perché convinto di dover dare un apparato corrispondente alla alta dignità papale, la più alta della terra per volere di Dio.

 

2. Sisto IV (1471), è, giustamente, accusato di larghezza e di facilità nello spendere, sebbene egli proveniva dai frati minori francescani. Alla morte lasciò la finanza pontificia dissestata e fu molto largo anche verso i suoi parenti. Ebbe un regno agitatissimo a causa di guerre e di torbidi che gravavano sull'Italia e sugli Stati Pontifici. Ma tutto questo non gli impedisce di iniziare a Roma immensi lavori e di farsi zelante protettore delle arti e delle scienze. Se la sua memoria, macchiata dalle abominevoli accuse d'un calunniatore come Infessura, merita di essere riabilitata, non si può scusarlo d'aver dato, lui ex francescano, lo scandalo di una incresciosa debolezza per i nipoti...

 

Non cattolico. Chiedo il riassunto di due altri papi: Innocenzo VIII e Alessandro VI.

 

Cattolico. Ti accontento.

 

Innocenzo VIII (1484). Ecco le accuse: ebbe due figli illegittimi, Teodorina e Franceschetto. Innocenzo celebrò in Vaticano le nozze del figlio e offrì in onore degli sposi un banchetto, offrendo ad essi un regalo in gioielli del valore di 10.000 ducati. Non è facile giustificare questo papa, del quale si sa che ebbe una condotta giovanile assai riprovevole ed al momento dell'elezione erano ancor vivi due suoi figli, che egli colmò di ricchezze e sistemò con ottimi matrimoni; né è escluso che la sua elezione sia avvenuta in modo simoniaco. Bastano queste poche parole su Innocenzo VII voglio solo ribadire quello che ho fatto già presente altre volte, e cioè che la meraviglia non consiste tanto nel fatto che il papa cada in errori personali, ma che egli, nonostante le sue debolezze, non cada mai in errori dottrinali.

 

Alessandro VI (1492). Uno dei p!pi più contestato e riprovato. E' accusato di aver avuto prima e durante il suo pontificato, almeno nove figli. E' messa in evidenza la sua deplorevole condotta nei rapporti col figlio Cesare, mentre alla figlia Lucrezia, poco più che giovanetta, avrebbe lasciato, in sua assenza, la reggenza della Chiesa. Le accuse sono veramente pesanti e le giustificazioni bisognerà cercarle nella complessa storia di questo papa.

Alla morte di Innocenzo VIII, il cardinale Borgia, intrigando e promettendo largo compenso al suo rivale, fu eletto pontefice ed assunse il nome di Alessandro VI, ma anche in questo altissimo ufficio continuò nelle sue anteriori abitudini mondane, per quanto si dimostrasse intelligente ed abile nella trattazione degli affari e anche nell'amministrazione pastorale della Chiesa. Durante il pontificato, per il suo valido e personale contributo, le missioni cattoliche presero un magnifico sviluppo. Inoltre Alessandro VI mise grande impegno nel difendere la purezza della dottrina cattolica contro l'imperversare delle eresie, e nel proteggere gli Ordini religiosi.

La storia distingue in lui il principe, il papa, e l'uomo privato.

Il principe è veramente senza pari; come papa non venne mai meno ai suoi doveri esterni di Capo della Chiesa; considerato invece come uomo privato difficilmente lo si può difendere e tanto meno ammirare.

Dalla storia non risulta che Alessandro VI abbia avuto dei figli durante il suo pontificato, e non sembra neppure accettabile che lasciasse la sua figlia Lucrezia, poco più che giovanetta, a reggere la Chiesa in sua assenza. Non nego che tali notizie siano riportate da scrittori di storia, ma può facilmente trattarsi delle solite esagerazioni anticlericali magari raccolte da altre fonti, forse poco attendibili.

 

Non cattolico. Desidero avere notizie di un altro papa indegno, cioè di Giulio II

 

Cattolico. Dalla Enciclopedia Cattolica ricaviamo che Giulio II “Fu impetuoso e collerico, intemperante, o piuttosto sregolato nel mangiare e nel bere. Moralmente non fu, in giovinezza almeno, incorrotto e forse a questo si deve attribuire una disonorevole malattia, che lo tormentò fino agli ultimi anni".

E' vero, le parole suddette sono riportate nell'Enciclopedia Cattolica, dalla quale apprendiamo pure che Giulio II fu migliore di quello che fossero nell'età sua i più, anche prelati o pontefici. Quanto si disse di uno sconcissimo vizio di lui, già vecchio e Papa, fu assai probabilmente infondata malignità. Egli ebbe "core et animo grande"; rude schiettezza, tenacia irremovibile, attività prodigiosa, energia fisica e spirituale "terribile". Sebbene i suoi nemici abbiano gettato ombre fin sulla sua ortodossia, fu uomo di ferma fede e di schietta pietà...

Egli andò incontro alla morte con tanta devozione e contrizione che sembrava un santo. Giulio II, come Alessandro VI furono due papi che sollevarono grandi proteste e nemici contro la Chiesa, la quale però rimase salda nelle difficili prove, dimostrando così, come tante altre volte, prima e dopo, la forza della sua divinità e della sua perennità.

 

Non cattolico. Chiedo notizie di altri tre papi: Leone X, Paolo III e Giulio III.

 

Cattolico. Ti rispondo brevemente.

 

1. Leone X (1513) è accusato di non poter rinunciare ai piaceri della caccia e del teatro nemmeno nei giorni più critici della storia della Chiesa.

A 13 anni fu levato alla dignità cardinalizia, le cui insegne, per disposizione pontificia, indossò solo a 17 anni. Degno di nota è che in un ambiente come la Roma dei sec. XVI la condotta morale di Leone X fu irreprensibile e se gli piacque la compagnia degli artisti e dei letterati non fu, come si disse da taluno, un nemico degli studi sacri e tanto meno un pagano. Fu sinceramente credente, pio, onesto nel costume, largamente benefico, ma, insieme, fu bramoso di vivere e godere la vita aveva in orrore ogni fastidio; era prudente si, ma dubbioso, timido, coperto nei disegni, non schivo di doppiezza e di falsità, troppo amante dei suoi. Morì con segni di schietta pietà. Ma non fu compianto, anzi fatto segno ad accuse atroci ed ingiuste.

E' da meravigliarsi come Leone X, destinato dal padre, fin dalla nascita, alla carriera ecclesiastica, abbia potuto fare anche tanto cose buone e spingere con forza e costanza, la Chiesa alla riforma, nonostante ostacoli e opposizioni che sembravano insormontabili.

 

2. Paolo III (1534). E’ accusato di essere padre di quattro figli, e di aver praticato un nepotismo fuori di misura. Per tutti gli atti di qualche importanza, per Concistori, udienze, viaggi, egli si faceva fissare dagli astrologi il momento favorevole. Nominò cardinale il nipote Alessandro Farnese, in età di 15 anni, e il nipote Guido Ascanio Colonna, in età di 16 anni.

Dopo le notizie negative riportate, abbiamo anche il dovere di conoscere qualche cosa di buono di questo papa. La giustizia lo chiede.

Anzitutto è da dirsi che a Paolo III appartiene l'onore d'aver cominciato, la riforma ufficiale della Chiesa. Fu lui l'immagine perfetta dell'evoluzione del papato in quei tempi vivaci e ardenti. Conservò fin sul trono pontificio certe predilezioni riprovevoli per i suoi figli illegittimi, ma capì la necessità della riforma, l'abbracciò con forza e continuità, la volle con tutto il vigore della sua volontà agile e forte insieme. Fu un vero capo della Chiesa, un uomo di fede e di zelo. I difetti di Paolo III sono quelli che sono e restano tali. Ma ciò va detto anche per i suoi non pochi meriti.

 

3. Giulio III (1550). Troviamo scritto: "Condiva di scherzi frivoli e sconvenienti i suoi banchetti... Assisteva a rappresentazioni teatrali... Anche le donne venivano invitate in Vaticano. Usciva a caccia, giocava di grosse somme... manteneva buffoni a corte e interveniva a rappresentazioni teatrali sconvenienti".

La storia ci dà piena conferma dei difetti di questo papa, però apprendiamo pure che, nonostante difficoltà di vario genere che dovette superare, egli continuò a spiegare attività non trascurabile per la difesa e la propagazione della fede e l'opera della riforma. Si adoperò a mantenere nella fede cattolica la Polonia; promosse e festeggiò il ritorno dell'Inghilterra, con Maria Tudor, all'obbedienza di Roma, e al legato cardinale Pole accordò larghissime facoltà per la sanatoria ai possessori di beni ecclesiastici confiscati nel periodo dello scisma. Nonostante tutti i suoi grandi difetti, la storia ce lo ricorda colto, pio e generoso.

 

Non cattolico. Chiedo di presentarmi il riassunto dei seguenti papi indegni: Paolo IV, Gregorio XIII, Paolo V, Gregorio XV, Urbano VIII, Innocenzo X.

Cattolico. Sempre sinteticamente, rispondo:

 

1. Paolo IV (1555), è incriminato per i seguenti motivi: “Innalzò al cardinalato suo nipote Carlo Carafa, che non poté nemmeno ricevere l'ordinazione sacerdotale non sapendo il latino. Era un rozzo soldato la cui vita scandalosa e sregolata era nota al pontefice, ma questi con 'motu proprio' lo assolse dai passati delitti”.

Quando il Papa venne a sapere la verità circa la vita indegna e la corruzione di suo nipote, lo cacciò via da Roma (genn. 1559): mi sembra inverosimile l'assoluzione dei passati delitti del nipote con “motu proprio", oppure si deve pensare che il Papa assolse il nipote prima di conoscere la indegna sua condotta.

Zelò molto la riforma della Chiesa, e, per meglio riuscirvi, rinunciò ai suoi vari incarichi e vescovati, e fondò con S. Gaetano da Thiene l'Ordine dei Teatini, di cui fu il primo superiore. In quest'Ordine erano attuati i principi fondamentali della riforma cattolica: farsi vivo esempio agli altri di condotta sacerdotale e attività apostolica.

Fu eletto papa a 79 anni, ma ciò non gli impedì di zelare fortemente la causa della riforma.

 

2. Gregorio XIII (1572). E’ accusato di “prestar fede alle profezie degli astrologi e di aver conferito cariche altissime al figlio Giacomo, di cui fece celebrare le nozze con grande pompa".

Prima dell'ordinazione sacerdotale Gregorio XIII aveva avuto un figlio naturale al quale dette in moglie la ricca contessa Costanza Sforza.

Gregorio XIII fu assai laborioso, assai largo di udienze, ma conciso nei colloqui e rapido nelle decisioni. Molto fece per i poveri sovvenendo istituti d'educazione e monti di pietà, visitando ospedali, dando somme per riscatto di cristiani fatti schiavi dei corsari musulmani. Dimostrò eccezionale energia e volontà inflessibile. Sotto di lui la Riforma cattolica e la restaurazione cattolica fecero passi immensi. Diede impulso alle missioni, favorì le scienze e le arti, si occupò di una nuova edizione dei testi del diritto canonico, del Martirologio romano e della riforma del Calendario: fatto storico di grandissima importanza, quest'ultimo, al quale rimane legato il nome del Pontefice. Fallirono i tentativi di riunire alla Chiesa la Svezia e la Russia. Fallì il tentativo di abbattere la regina Elisabetta d'Inghilterra, e in Francia rimase indecisa la lotta tra cattolici e calvinisti. Ma la sua strenua attività fu anche coronata da vittorie grandiose. Dalle ostilità verso la regina d'Inghilterra si fa presto ad "architettare" un complotto a cui il Papa dà il suo appoggio. Nelle tre enciclopedie da me consultate non si trova traccia di un complotto appoggiato dal papa.

 

3. Paolo V (1605). Questo papa è accusato di nepotismo, avendo nominato

cardinale a 24 anni suo nipote Scipione Caffarelli procurandogli grandi ricchezze. Ricchezze e favori il papa elargì anche ai fratelli, specialmente a Giov. Battista. Sul figlio di costui concentrò tutto il suo affetto, conferendogli a diciannove anni il generalato della Chiesa".

Purtroppo il "nepotismo" si può ritenere la malattia di diversi papi ed ecclesiastici del passato. Sappiamo che il Signore ha permesso e permette che nella sua Chiesa non manchino delle umane debolezze, forse necessarie per farci comprendere che la persona umana che Lo rappresenta visibilmente è sempre e solo una creatura, e l'impeccabilità e l'infallibilità assolute sono prerogative esclusivamente divine. L'infallibilità pontificia è una grazia promessa da Gesù fin dalla costituzione della Chiesa, contro la quale “le porte degli inferi non prevarranno".

Le debolezze "nepotistiche" di Paolo V non gli hanno impedito di essere annoverato tra i grandi papi per la sua prodigiosa attività e per le molte benemerenze.

 

4. Gregorio XV (1621). Questo papa è accusato di aver nominato - appena il giorno dopo l'incoronazione - cardinale il nipote Ludovico, al quale affidò la direzione degli affari ecclesiastici e civili più importanti, dandogli l'occasione di accumulare immense ricchezze".

Di questo papa "incriminato", troviamo scritto: “Non vi fu forse altro breve pontificato (9.2.1621 - 8.7.1623) che lasciasse tracce così profonde, come quelle di Gregorio XV (Enc. Catt.).

Per quanto riguarda il nipote, nella stessa enciclopedia troviamo scritto: "il nipote completava magnificamente lo zio". 

 

5. Urbano VIII (1623). Questo papa è accusato “di aver arricchito enormemente la parentela. L'immenso arricchimento dei Barberini costituì per il pontificato di Urbano VIII la macchia più grande".

La mia risposta anche qui è semplice e breve: Urbano VIII fu papa intelligente ed attivo. Già precedentemente si era reso benemerito per i molteplici incarichi ricevuti. A 56 anni fu eletto papa. Fu prudente per temperamento e per l'esperienza negli affari, seppe imprimere un impulso personale al governo della Chiesa.

Le accuse di nepotismo sono meritate, tuttavia, gelosissimo della sua autorità, non diede loro (ai parenti) parte alcuna nel governo della Chiesa.

Aiutò gli imperatori Ferdinando II e III nell'opera di ricattolicizzazione, riformò i costumi del Clero, lavorò molto alla difesa della fede cattolica, fu poeta e letterato di fine sensibilità. Ebbe il merito d'aver fissato la procedura canonica per le beatificazioni e canonizzazioni.

 

6. Innocenzo X (1644). E’ accusato di avere "accettata come consigliere principale la cognata Olimpia Maidalchini,.. astuta e intrigante... Il figlio di Olimpia, Camillo, venne nominato cardinale”.

Innocenzo X si trovò in momenti difficili della Chiesa, tuttavia colpì energicamente le famose Cinque proposizioni gianseniste (1653).

E' vero che durante il suo pontificato si lasciò dominare dalla cognata Olimpia, intelligente ed energica, ma molto ambiziosa. Si può onestamente pensare che il papa ritenne l'intelligente cognata, capace di aiutarlo, ma s'ingannò.

Innocenzo X contribuì molto al progresso spirituale della Chiesa approvando e imponendo riforme di Ordini religiosi e di altre discipline ecclesiastiche. Favorì gli studi storici, continuò le grandi opere costruttive dei suoi predecessori.

 

Non cattolico. Ormai siamo alla fine, e ti chiedo un riassunto degli ultimi quattro papi indegni della serie secondo il libro del fratello evangelico valdese Roberto Nisbet "Ma il Vangelo non dice così". Essi sono: Alessandro VII, Benedetto XIII, Clemente XIV e Pio VI.

 

Cattolico. Ecco le risposte.

 

1. Alessandro VII (1655). Questo papa è accusato di “nepotismo, specie nell'ultimo periodo del suo pontificato, con ripercussione sull'amministrazione della giustizia in Roma. Nominò cardinale il ventisettenne nipote Flavio. Altre cariche ebbe anche il nipote Mario, odiato dai Romani, perché abusava della sua posizione per arricchire se stesso".

Risponderò brevemente notando poche cose, e cioè: le sagge misure adottate allo scoppio della peste in Roma ne limitarono molto i danni; canonizzò S. Tommaso di Villanova e S. Francesco di Sales, da lui sempre venerato e ammirato; arricchì la Biblioteca Vaticana; durante il suo pontificato si condussero a termine molte costruzioni di notevole importanza. A tanto bene si contrappone il solito peccato di nepotismo in cui cadde anche Alessandro VII.

 

2. Benedetto XIII (1724). “Nominò cardinale Nicolò Coscia, un uomo di sentimenti bassissimi che, con il consenso dei papa, divenne onnipotente. Con cifre alla mano si dimostrò al papa che in soli tre mesi si era appropriato di 11.000 scudi, e il papa emanò un decreto per sancire quel furto. Solo alla morte del papa il Coscia poté essere processato per una serie di delitti e condannato a dieci anni di carcere”.

Queste le accuse notate e che sono storicamente vere, ma esse non tolgono a questo pontefice la sua bontà e una vita vissuta santamente nella fedeltà alla Chiesa che difese strenuamente contro la prepotenza dell'autorità, civile di cui annullò i decreti emanati contro i racconti storici di S. Gregorio VII.

Il papa intervenne anche nella questione agitata da teologi e canonisti sulla validità o meno delle ordinazioni sacerdotali nella Chiesa anglicana. Della sua erudizione teologica sono prova i tre volumi pubblicati nel 1728 a Ravenna. In conclusione, Benedetto XIII sarebbe stato un ottimo papa se, per debolezza e inesperienza, non avesse concesso la sua fiducia a indegni individui. Era un uomo pio e dotto ed accettò il pontificato perché glielo impose il generale del suo Ordine (domenicano). Morì santamente il 21 febbraio 1730.

 

3. Clemente XIV (1769). Ecco le accuse: “Quando era di buon umore i suoi intimi potevano permettersi scherzi e burle che potevano arrecare pregiudizio alla dignità del Capo della Chiesa ... : andava a giocare alle boccette ed a fare mille ragazzate... ... Clemente XIV non difese il maestro di camera Potenziani, bastonato da due servitori, perché non aveva provveduto a far rimuovere le ortiche dal giardino del Quirinale" .

Di questo papa dopo aver letto la sua storia, non mi sento di metterlo alla berlina semplicemente perché di carattere gioviale e faceto, ma mi piace di guardare con più interesse le sue ansie e i suoi sforzi perché il suo pontificato fosse retto e

che la Chiesa fosse difesa da tanti nemici che premevano da tutte le parti. Le sue premure per l'incremento delle Missioni in Asia, in Africa e in America furono continue.

Fu autore di non poche opere e trattati.

Per la soppressione dei Gesuiti, egli cercò di tener duro: alla fine dovette consegnare ai peggiori nemici della Chiesa i suoi più validi difensori, rimanendone amareggiato per tutto il resto della sua vita.

Il suo scopo fu quello della pacificazione e della ripresa delle relazioni della Santa Sede con le corti cattoliche.

4. Pio VI (1775). “Creò cardinale suo nipote e nonostante la situazione precaria delle finanze pontificie elargì delle somme favolose ai parenti. Investì enormi capitali nel prosciugamento delle paludi, il cui vantaggio andò al nipote Luígi Braschi, al quale era stata concessa in enfiteusi... una parte dei terreni bonificati".

Queste le accuse contro Pio VI . Ma anche questo papa, come tanti altri di quelli incriminati, ha avuto al suo attivo l'ansia e lo zelo per salvaguardare gli interessi della fede e della dottrina cristiana. Combatté e cercò di arginare la prepotenza del galliganesimo e del giansenismo.

Il suo pontificato fu uno dei più lunghi (1775-1799); egli dovette affrontare fatti che preannunciavano la catastrofe. La Rivoluzione francese... e poi la discesa di Bonaparte in Italia facevano paventare la scomparsa dello Stato Pontificio. Ma lo svolgimento degli avvenimenti, che doveva distruggere tutto, venne a salvare la Chiesa. Con la discesa di Napoleone in Italia, Pio VI fu costretto a sborsare 42 milioni di scudi e a consegnare numerose opere d'arte. Scoppiata la guerra tra la Francia e il Regno di Napoli, il papa fu costretto a trasferirsi a Siena, Firenze, Parma e Torino. Poi fu condotto a Briancon e di là a Valenza. I disagi aggravarono le sue malattie e ne affrettarono la morte (29 ag. 1799). La serena fermezza con la quale Pio VI sopportò la deportazione e la prigionia destarono l'ammirazione anche dei suoi avversari.

Credo, infine, che il grande merito della bonifica di vasti territori paludosi, resta intatto, anche se un suo nipote potette averne dei particolari benefici.

 

Conclusione. Per non protrarmi ancora, tento una conclusione prospettica guardando la quale possiamo abbracciare con un colpo d'occhio tutti i "papacci” che il fratello evangelico valdese Roberto Nisbet ci ha segnalati

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