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IL PAPATO - 2 -

Ultimo Aggiornamento: 01/09/2009 08:34
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01/09/2009 08:34

Non Cattolico. In conclusione, ti domando; tutti costoro di cui ti ho parlato, sono tutti Vicari di Cristo?

Cattolico. A questa ultima domanda do immediata risposta: Si, tutti, eccetto gli antipapi che nel libro sono presentati come papi. Infatti, nessuno di essi ha compromesso la infallibilità pontificia. Comunque, a questa prima risposta ne faccio seguire altre, e cioè: segnalerò ogni papa con un (+) (più) o (-) (meno) che indicano rispettivamente una condotta personale positiva o negativa, pur salvando la loro funzione di Vicari di Cristo. E segno (*) indica la difficoltà di dare un giudizio: sembra ingiusto il (+) e sembra ingiusto anche il (-).

 

Ecco l'elenco dei papi:

 

I. (+) S. Marcellino, (296); 2. (+) S. Liberio (352); 3. (+) S. Damaso (366); 4. (+) S. Zosimo (417); 5. (+) S. Celestino (422); 6. (+) S. Silverio (536); 7. (-) Vigilio (537); 8. (-) Onorio I (625); 9. (-) Bonifacio VI (896); 10. (-) Stefano VI (896); 11. (-) Sergio III (904); 12. (*) Giovanni X (914); 13. (+) Giovanni XV (985); 14. (+) Giovanni XVIII (1004); 15. (-) Giovanni XIX (1024); 16. (-) Benedetto IX (1033); 17. (+) Gregorio VI (1045); 18. (+) Gregorio VIII (1187); 19. (-) Innocenzo IV (1243); 20. (-) Niccolò III (1277); 21. (+) Bonifacio VIII (1294); 22. (-) Clemente VI (1342);  23. (-) Urbano VI (1378); 24. (-) Bonifacio IX (1389); 25. (+) Gregorio XII (1406); 26. (+) Martino V (1417); 27. (+) Niccolò V (1447); 28. (+) Callisto III (1455); 29. (+) Paolo II (1464); 30. (-) Sisto IV (1471);

31. (-) Innocenzo VIII (1484); 32. (-) Alessandro VI (1492); 33. (-) Giulio II (1503); 34. (-) Leone X (1513); 35. (-) Paolo III (1534); 36. (-) Giulio III (1550); 37. (+) Paolo IV (1555);

38. (*) Gregorio XIII (1572); 39. (+) Paolo V (1605); 40. (+) Gregorio XV (1621); 41. (+) Urbano VIII (1623); 42. (+) Innocenzo X (1644); 43. (*) Alessandro VII (1655); 44. (+) Benedetto XIII (1724); 45. (-) Clemente XIV (1769); 46. (*) Pio VI (1775).

 

Cattolico. Guardando il prospetto, abbiamo i seguenti risultati: 22 (+), 20 (-) e 4 (*), ossia su 46 papi tacciati di non essere vicari di Cristo, noi cattolici assicuriamo, in base a quanto stabilito da Gesù, che tutti i 46 sono stati veri vicari di Cristo, perché nessuno di essi - come è stato dimostrato - ha rinnegato la dottrina evangelica né la morale cristiana. Ventidue di essi hanno anche vissuto esemplarmente la vita cristiana, anzi i primi sei sono addirittura santi canonizzati. Venti hanno vissuto la loro vita privata non sempre esemplarmente o addirittura con delle forti carenze. Quattro vissero la loro vita privata "senza infamia e senza lode". Questo è un mio giudizio del tutto personale e, quindi, può essere facilmente errato.

Io mi sono sforzato di essere obiettivo al massimo e non nego che spesso mi sono trovato in serie difficoltà, nell'assegnare un punteggio tratto dalla storia della loro stessa vita.

A conclusione di tutto, mi piace di fare o di ripetere alcune riflessioni sul papato:

a) Diceva Giuseppe De Maistre: "Ogni Chiesa che non è cattolica è protestante..., tutte le Chiese dissidenti non possono differire che per il numero dei dogmi rifiutati. Poiché la supremazia del papa è il dogma capitale senza cui il Cristianesimo non può sussistere, chi rifiuta questo dogma rifiuta la volontà di Cristo, rifiuta la Chiesa fondata da Cristo e la sua unità da Lui tanto fermamente voluta. Da questo dogma dipende tutto il resto: l'unità di dottrina, la cattolicità, l’apostolicità, il progresso e la fecondità, l’indipendenza e la libertà”.

b) La designazione di Pietro da parte di Gesù non lascia alcun dubbio, come non lascia alcun dubbio il fatto che gli immediati successori di Pietro si siano avvicendati nell'episcopato di Roma.

 

c) S. Giovanni, relegato ad Efeso, non ha mai pensato di voler essere il successore di Pietro, né lo hanno pensato i fedeli, e perciò egli ci descrive con tanta vivacità l'episodio tra Cristo e lo stesso Pietro, al quale impone, per tre volte, di pascere il "Suo gregge" (Gv 21,15-17). Da tener presente che Giovanni scrive circa 30 armi dopo la morte di Pietro, mentre era papa S. Clemente romano. Se Pietro non avesse dovuto avere dei successori, Giovanni non avrebbe avuto alcuna ragione di narrarci un episodio inutile.

 

d) E' da riflettere che tutti, o quasi tutti, i papi “incriminati” vissero in periodi difficili, quando cioè era in atto la persecuzione e la prepotenza di case regnanti che hanno spesso imposto un papa o impedito che il più idoneo fosse eletto. Ma tutti questi torbidi provenienti da ambizioni, intrighi, imposizioni, ecc., anche se tanto incresciosi, restano sempre spiegabili e comprensibili perché prodotti dalla umana fragilità; ciò che invece desta meraviglia e ammirazione, è la costatazione che, ciononostante, Dio non ha MAI permesso che la "Sua" Chiesa deflettesse dalla via tracciatale da Cristo, perché Cristo, come la Sua Chiesa, è sempre lo stesso: “Ieri, oggi e sempre” (Eb 18,8).

 

e) Tenere presente pure che la storia ecclesiastica, per grazia di Dio, è di tale chiarezza e sincerità - almeno in linea generale - che gli anticattolici attingono, generalmente, proprio da essa tutte le critiche che le muovono contro. Invece, generalmente, i non cattolici, leggendo la storia della Chiesa, si fermano alla parte negativa e finiscono per vedere solo il male o l'errore e, quindi, necessariamente mancano di obiettività.

Questa storia "partigiana" ci porge come certo ciò che è dubbio e viceversa, come errore ciò che è una semplice questione di opinioni, o come eresia ciò che è invece soltanto qualche inesattezza commessa da qualche papa semplicemente perché male informato su certi problemi. C'è chi pretende che il Papa non solo sia infallibile su materia di fede e di morale, ma che sia sempre ineccepibile su qualunque altra dottrina. Molti altri confondono l’impeccabilità e l’infallibilità, senza sapere che Gesù ha promesso a Pietro solo l’infallibilità.

 

f) Molti nel dare giudizi sulla Chiesa, sul papa, sui vescovi, sui sacerdoti... dimenticano le parole di S. Paolo: "però noi abbiamo questo tesoro (la fede in Cristo) in vasi di creta, perché appaia che la potenza straordinaria viene da Dio e non da noi" (cf 2 Cor 4,7).

Noi preferiremmo che tutti i papi fossero santi, ma essi sono scelti da Gesù tra gli uomini e non tra gli Angeli.

Forse, facendo un calcolo piuttosto approssimativo, c'è da stupirsi che sul totale dei papi da Pietro a Giovanni Paolo II (in tutto 264) oltre un terzo, tra canonizzati e da canonizzare, è costituito da santi.

 

g) Forse, è proprio di fronte a questa costatazione che un grande protestante, Lord Macaulay, nei suoi famosi saggi (1843), cosi annotava: “Non vi è, né vi fu mai su questa terra, un'opera di umana politica così meritevole di studio come la Chiesa Cattolica Romana. La sua storia congiunge insieme le due grandi età dell'umano incivilimento. Nessun'altra istituzione risale ai tempi in cui il fumo dei sacrifici saliva dal Pantheon e le tigri balzavano nell'Anfiteatro Flavio.

Le più superbe case reali sono di ieri, paragonate con la successione dei Romani Pontefici. Noi rintracciamo questa successione attraverso una serie ininterrotta, dal Papa che incoronò Napoleone a quello che mise il serto regale sul capo di Pipino: ma l'augusta dinastia si estende molto al di là di Pipino... La Repubblica di Venezia víen dopo per antichità, anzi essa era moderna in confronto al Papato: per giunta se n'è andata ed il Papato rimane... Il Papato rimane... pieno di vita e di giovanile vigore. La Chiesa Cattolica invia tutt'ora ai più remoti confini del mondo i suoi missionari...".

Chi ha dato questi giudizi sul papato doveva certamente conoscere, meglio di tanti altri critici, la storia dei papi.

Alcuni anni orsono leggevo un libro (non sono in grado di fornire altre notizie perché non le ricordo) che mi impressionò per questo episodio.

 

Un gruppo di fratelli non cattolici discutevano, discutevano, discutevano... ma senza trovare alcun accordo tra di loro. Uno di essi ad un certo momento usci in questa esclamazione: “Se Gesù non avesse lasciato Pietro a Capo della Chiesa, avremmo dovuto inventarlo noi! .....”.

 

Non cattolico. Non mi convince che il papa è infallibile quando parla "ex cathedra", mentre come uomo privato può anche sbagliare e peccare. Infatti Innocenzo III a suo tempo scriveva: “Il papa è Vicario di Cristo, successore di Pietro, l'Unto del Signore, il Dio di Faraone, costituito intermedio fra Dio e l'uomo: inferiore a Dio, ma maggiore dell'uomo; ci giudica nati e da nessuno è giudicato" (Innocenzo III, cit. da B. Labanca, Il papato, Torino, Fratelli Barca, 1905, p. 203).

Il Concilio Vat. I ha aggiunto: “Al disopra del Romano Pontefice non vi è alcuna autorità, egli non può essere corretto da chicchessia, e a nessuno è lecito di portare su di lui il proprio giudizio" (Costit. Dogm. "Pastor aeternus", cap. III).

Quanto al Concilio Vat. II, ha ribadito: “Questo religioso ossequio della volontà e dell'intelligenza lo si deve prestare, in modo particolare, al Magistero autentico del Romano Pontefice, anche quando non parla “ex cathedra” (Costit. Dogm. sulla Chiesa, cap. III, § 25).

Cattolico. Certo, per scandalizzarsi di quanto scritto da Innocenzo III, dal Conca. Vaticano I e II, vuol dire che non si è capito chi è Cristo. Anche pensando che Innocenzo III ha scritto in momenti difficili (quando cioè imperversava l'eresia catara e valdese, quando i sovrani d'Europa erano dispotici e creavano situazioni difficili, e, perciò, ha usato parole forti e decise), egli non fa altro che mettere in evidenza l'importanza e l'autorità di Cristo che si esercita tramite il suo Vicario. La stessa cosa fanno i Concili Vat. I e II.

Chi nega l’istituzione del Vicario di Cristo, voluto fermamente e solennemente da Nostro Signore, chi non riesce a capire la necessità assoluta di un'autorità vicariale umana, neppure capirà che così facendo rinnega Cristo, ossia le sue parole, la sua volontà. C'è chi risponde (così mi ha risposto un'evangelica) che si, ci vuole un'autorità nella Chiesa e questa c’è: è Gesù Cristo stesso che è la Via, la Verità e la Vita. Ma chi dice così non riesce a capire la forza delle parole solenni e inequivocabili di Cristo: "... su te fonderò la mia Chiesa... a te darò le chiavi del regno dei cieli.... conferma gli altri nella fede.... pasci i miei agnelli... le mie pecorelle.... chi ascolta voi ascolta me e chi disprezza voi disprezza me...". Si, chi così dice neppure comprende che la Chiesa ha il deposito della fede (1 Tm 6,20-21) ed è colonna e sostegno della verità (1 Tm 3,14-15).

Col rifiuto dell'autorità posta da Cristo, le eresie (ossia le divisioni) si sono moltiplicate e si moltiplicheranno indefinitivamente. Si, chi così pensa e dice, non riesce a capire, o non vuol capire (per partito preso e per viscerale avversione contro la Chiesa di Dio) che nella divina economia non fu mai in programma una conduzione diretta dell'umanità. Il popolo ebreo fu affidato ai Patriarchi, a Mosè, ai Profeti, il popolo cristiano è stato affidato a Pietro, agli Apostoli, ai foro successori, come risulta chiaramente da tutta la S. Scrittura, Antico e Nuovo Testamento. Certo che Gesù è la Pietra Angolare, è tutto, è, appunto, la Via, la Verità e la Vita. Lo Spirito Santo è Dio e non è stato mai nominato da Gesù suo Vicario. E' ridicolo soltanto pensarlo. Ma tanto Gesù quanto lo Spirito Santo sono sostanzialmente anche se invisibilmente, la Guida Suprema della Chiesa, perché come Gesù le ha promesso di “rimanere sempre con essa", così le ha anche promesso di darle lo Spirito Santo che l'avrebbe guidata alla verità tutta intera, e "sarebbe rimasto sempre con essa".

Sarebbe veramente strano, assurdo, inconcepibile pensare che il Romano Pontefice sia tale soltanto quando parla ex cathedra.

E, allora, per dirigere la Chiesa, dovrebbe stare sempre in cattedra! Quale autorità civile-umana è tale soltanto in certi momenti e poi è alla mercé di quelli che non vogliono accettarla?

E' logico pensare e trovare giustissimo che, data la sua alta dignità, il Vicario di Cristo abbia dai fedeli un religioso ossequio anche quando non parla ex cathedra. Tutti i santi della Chiesa hanno trovato logico e pacifico tutto questo. S. Caterina da Siena, dottore della Chiesa, chiamava il Papa "il dolce Cristo in terra", e S. Francesco d'Assisi non ha voluto far nulla “senza il consenso del Signor Papa", anzi, lo stesso Cristo (e questo è successo a vari santi) disse a S. Francesco, più d'una volta, che si sarebbe dovuto rivolgere al Papa per quello che egli chiedeva (così per la Regola, come anche per l'indulgenza plenaria della Porziuncola).

Non cattolico. Sono belle parole quelle che dici, ma i fatti sono diversi e cioè: a) Papa Liberio (352) è stato un eretico perché aderì formalmente all'eresia ariana; b) Papa Vigilio (537-555) con una dichiarazione "ex cathedra" definì conformi alla dottrina cattolica alcuni scritti che il quinto Concilio ecumenico (Costantinopolitano II, anno 553) dichiarò solennemente di dover essere considerati eretici; c) Il papa Onorio 1 (625) è stato messo al bando della Chiesa per eresia dal sesto Concilio ecumenico nel 681; d) Bonifacio VIII (1294-1303) fondandosi sul passo di S. Luca (22,38): "Ed essi (i discepoli) dissero: Signore, ecco qui due spade! Ma egli disse loro: Basta!", affermò solennemente nella Bolla “Unam Sanctam” che il potere pontifico si estendeva sul temporale e sullo spirituale; e) La dottrina dell'infallibilità è stata imposta nel 1870 dal Concilio Vat. I; f) Molte persone, anche vescovi, non hanno accettato il dogma dell'infallibilità.

 

Cattolico. Risponderò brevemente anche a queste altre obiezioni perché lungo la confutazione fatta sinora, tutti questi argomenti hanno già avuto una soluzione adeguata. Perciò dirò, che: a) papa Liberio fu iscritto nel Martirologio geronimiano come santo, mentre fu escluso dal Martirologio romano, a causa non tanto delle calunnie del Liber pontificalis, che lo presenta quale eretico persecutore dei cattolici, quanto della debolezza con cui avrebbe comprato il ritorno a Roma. La prova più bella della sua innocenza è la richiesta all'imperatore da parte dei romani e la loro festosa accoglienza al ritorno a Roma del loro amato papa Liberio; b) papa Vigilio, nonostante tutte le peripezie e tanti lati negativi della sua vita privata, egli salvò espressamente la dottrina di Calcedonia, quindi rimase nell'ortodossia; c) papa Onorio I si trovò implicato in molte questioni di fede, per cui nel Conc. Vat. I fu molto discusso per certi suoi atteggiamenti e decisioni che potevano portare dei dubbi nella definizione del dogma dell’infallibilità pontificia. Ma dopo tante discussioni e accertamenti lo stesso Concilio Vat. I concluse che Onorio non intendeva affatto dare una definizione dogmatica e che il suo caso si riduce a questo interrogativo: Onorio I è stato condannato al VI Concilio ecumenico (680-681) perché aderente all'eresia monotelita, e quindi come eretico, oppure per il suo poco accorgimento e la sua negligenza in una questione di fede?

La risposta l'ha data lo stesso Leone II (682-683), il quale, ricevendo gli atti del VI Concilio ecumenico e confermandone le decisioni, approvava di conseguenza anche la condanna del suo predecessore. Però, dando conferma della condanna di Onorio, Leone ne precisò i limiti: "Noi condanniamo gli inventori del nuovo errore (il monotelismo) ed anche Onorio, che non si adoperò con ogni sforzo di far risplendere questa Chiesa apostolica, attenendosi all'insegnamento della tradizione apostolica, ma che invece permise che questa Chiesa immacolata venisse contaminata".

 

Non cattolico. E di Bonifacio VIII cosa mi dici sulle affermazioni “delle due spade?”

 

Cattolico. Ti rispondo che di questo papa ho già risposto sufficientemente.  Si sa che questo papa è stato abbondantemente accusato e calunniato dai suoi avversari. Il pontificato di Bonifacio VIII ebbe tragiche vicende a causa della ribellione dei Colonnesi e della lotta con Filippo il Bello. Ma la storia lo ha scagionato di tutte le calunnie per cui il papa Paolo VI giustamente disse di lui che "ha esercitato il suo mandato apostolico secondo delle forme rivestite da autentica luce".

Per quanto riguarda poi il potere temporale e spirituale del papa (la questione “delle due spade”) ho da far presente molte cose in merito, e cioè:

 

1. “Giudicare il Medio Evo con le idee che prevalsero dopo la rivoluzione protestante, e soprattutto dopo la pace di Westfalia, in cui si diedero eguali garanzie alle varie comunità cristiane, sarebbe commettere un deplorevole e frivolo anacronismo. Tutti i cristiani nel Medio Evo formavano una sola famiglia, a cui bisognava un capo, un padre. Tutti i popoli guardavano al successore di Pietro e Vicario di Cristo come colui al quale era affidato il potere di pascere gli agnelli e le pecore" (il dotto Card. Hagenrother nell'opera La Chiesa Cattolica e lo Stato Cristiano).

 

2. Il potere esercitato dai Papi nel Medio Evo sul temporale dei principi era perfettamente legittimo perché fondato sul diritto pubblico del tempo. Il Papa era riguardato come il capo naturale ed il padre comune da tutti, principi e popolo. Molti principi avevano fatto omaggio della loro corona alla Sede di Pietro riconoscendosene vassalli. Osserviamo di passaggio, che non vi fu mai un Papa il quale usasse del suo diritto, approfittando a se stesso, in tutto o in parte, gli stati di un vassallo colpevole di tradimento.

 

3. Le cerimonie per l'incoronazione dell'Imperatore d'Occidente ci fanno conoscere le idee del tempo: a) Il Papa avvertiva l'imperatore che egli riceveva il potere per governare i suoi sudditi e per proteggere la vera Chiesa di Dio; b) l'imperatore giurava: “Io, re dei Romani... prometto e giuro dinanzi a Dio e a S. Pietro di essere protettore e difensore del sovrano pontefice e della Santa Chiesa Romana..."; c) E' da notare che in molti teologi del tempo c'era la convinzione che il Papa intervenisse nelle cose dello Stato in forza anche del diritto divino a lui conferito col potere delle Chiavi. Cosi si spiega perfettamente la condotta di Gregorio VII verso Enrico IV, di Innocenzo III verso Giovanni senza Terra, di Innocenzo IV verso Federico II, di Bonifacio VIII verso Filippo il Bello.

 

4. Uso dei diritto dei Papi.

- Il Guizot, storico protestante, nel 1861, scriveva nel suo libro La Chiesa e la Società: "Per dir tutto, il Papato ed esso solo, seppe essere la potenza mediatrice, difendendo in nome della religione i diritti naturali dell'uomo contro gli Stati, principi e anche diversi popoli. Esso seppe conciliare i deboli con i forti dappertutto e sempre raccomandando la pace, il rispetto dei doveri e degli impegni, e il Papato pose così la pietra fondamentale del diritto internazionale, levandosi contro le pretese e le passioni della forza brutale".

- Altri scrittori protestanti, come il Voigt nella sua Storia di Gregorio VII e Murter in quella di Innocenzo III, hanno provato che questi Papi salvarono la civiltà con l'energica resistenza che opposero alla corruzione del loro secolo, come pure alle mire ambiziose e dispotiche di Enrico IV e Federico II.

Dopo studi imparziali, si può comprendere che la parte del Papato nel Medio Evo fu tenuta in così gran conto che l'illustre scrittore protestante Urghart, non esitò a chiedere che nelle questioni internazionali si rinunciasse al sistema dei congressi per ritornare al supremo arbitrato del Papa.

- Sulla fine del secolo XVII il Leibniz diceva: "Secondo me, l'Europa ed il mondo civile dovevano istituire a Roma un tribunale di arbitrato, presieduto dal Papa. Questo tribunale innalzato sopra i principi per dirigerli e giudicarli ci ricondurrebbe al secolo d'oro".

- Allo stesso modo giudicava il celebre ministro inglese Pitt... che nel 1794 scriveva: “Bisognerebbe trovare di nuovo il legame che ci unisce a tutti... Solo il Papa saprebbe formare questo legame".

- Lo stesso Voltaire (anticlericale e, forse, il primo e più accanito "mangiapreti") scriveva: “L’interesse del genere umano domanda un freno che ritenga i sovrani e che metta al sicuro la vita dei popoli: questo freno della religione avrebbe potuto, per un accordo universale, trovarsi nelle mani del Papa. Questi sommi pontefici, immischiandosi in querele temporali soltanto per acquietarle, ammonendo i re ed i popoli dei loro doveri, riprendendo le loro colpe, riservando le scomuniche per i grandi attentati, sarebbero sempre stati riguardati come immagini di Dio sulla terra".

(Dal "Corso di Apologetica Cristiana" di W. Devivier S.J., p. 640 e ss.).

 

5. Il potere temporale dei Papi nel Medio Evo.

“Non senza una particolare disposizione della Provvidenza di Dio questa autorità (la Chiesa) è... stata munita d'un principato civile, come della migliore difesa della sua indipendenza". (Enciclica "Immortale Dei" di Leone XIII, 1-1-1885).

Diceva G. De Maistre: “I Papi divennero sovrani senza accorgersene, anzi loro malgrado".

Si deve, in gran parte, a questo regno pacifico dei Papi se S. Gregorio Magno poté operare le meraviglie del suo pontificato. L'invasione dei Barbari e l'abbandono nel quale gli imperatori di Bisanzio lasciavano l'infelice Italia, convinsero le popolazioni a trovare una protezione efficace nel Papato che faceva regnare attorno a loro l'ordine e la giustizia.

G. De Maistre diceva ancora: "Nulla v'è di tanto evidentemente giusto nella sua origine quanto questa sovranità pontificia”.

"Il dominio temporale si trova fondato sopra mille anni di rispetto, e il più bel titolo dei Papi alla sovranità è la dedizione spontanea di un popolo da essi liberato dalla schiavitù" (protestante Gibbon) che conclude: "Se è messo in dubbio il possesso del Capo della Chiesa, tutte le famiglie sovrane regnanti si preparino a discendere dal trono".

“...Noi non indugiamo a dichiarare che, nello stato presente delle cose umane, questa sovranità temporale è assolutamente richiesta per il bene della Chiesa e per il governo delle anime" (Pio IX, Allocuzione del 9 giugno 1862).

Il Thiers disse in un celebre discorso: "Per il Papa non vi è indipendenza spirituale senza indipendenza temporale, senza sovranità".

- Lo stesso Napoleone riconobbe che “Il Papa non è a Parigi, non a Madrid... né a Vienna... Siamo felici che egli non risiede in casa nostra né in quella dei nostri rivali... Egli abita a Roma... e può tenere la bilancia dei sovrani cattolici sempre un pò inclinata verso il più forte e prontamente levandosi se il più forte diventa oppressore".

- Il Conte di Cavour diceva: “A Roma il potere temporale del pontefice si confonde talmente con l'autorità del potere spirituale che non si può separarli senza il rischio di distruggerli ambedue" (Documenti diplomatici presentati alla Camera, Torino, 1858).

 

Obiezione: La Chiesa é stata senza potere temporale nei primi secoli e ai nostri giorni, il prestigio morale del Papato si è accresciuto dopo l'annessione degli Stati Pontifici all'Italia.

 

Risposta. Si può fare riferimento alle condizioni della Chiesa nascente e perseguitata come una regola per apprezzare la sua condizione normale? La questione romana fu risolta definitivamente e onoratamente con i Patti Lateranensi del giugno 1929 che era la soluzione tanto attesa e preparata dalla Divina Provvidenza.

 

Non cattolico. Io ho fatto delle obiezioni servendomi di cattolici di un certo rilievo, i quali sono i primi a ribellarsi a certe invenzioni e imposizioni della Chiesa Romana. Infatti:

a) Un cattolico olandese, professore di seminario, ha detto recentemente: “Il potere monarchico assoluto del papa è una pura acquisizione storica... Comunità d'origine apostolica, come Roma, erano anche Alessandria, Antiochia e Gerusalemme. Tra i vari patriarchi, quello romano eccelleva per onore perché nella sua città ci sono le tombe di Pietro e Paolo. Ma presto egli passò, da questo primato di prestigio, al primato giuridico" (Citato da L. Rosadoni, I cattolici olandesi, Torino, Gribaudi, 1967, p. 54).

b) Quando fu imposta la dottrina dell’infallibilità il vescovo di Orléans, dichiarandosi contrario al nuovo dogma, esclamava: "Come! Proprio nel nostro secolo appare la necessità di discutere questa dottrina fondamentale! La Chiesa avrebbe vissuto per tanti secoli fondata su principi difettosi e incompleti!" (Lett. del Vescovo di Orléans al Clero della sua diocesi, citata da Pomponio Leto, Ed. Le Monnier, 1873, p. 412).

c) Lo storico cattolico Ignazio von Dollinger dopo la proclamazione del dogma e alla minaccia della scomunica rispose: "Né come cristiano, né come teologo, né come storico, né come cittadino posso accettare il dogma dell'infallibilità" (Cit. dalla Encicl. Britannica, VII, p. 508).

d) Uno dei più insigni predicatori del tempo, il carmelitano Hyacinthe Loyson, scriveva: “Io elevo davanti al Santo Padre e davanti al Concilio la mia protesta di cristiano e di prete contro questa dottrina e queste pratiche che si dicono romane, ma che non sono cristiane, e che tendono a cambiare la costituzione della Chiesa, la sostanza e la forma del suo insegnamento e perfino lo spirito della sua pietà"            (H. Loyson, Mon Testament, 1893, p. 42).

Sappiamo che il Loyson, insieme ad altri sacerdoti, professori di teologia e uomini  di  cultura,  furono  scomunicati  e  costituirono il nucleo della Chiesa Vecchio-cattolica, tuttora esistente.

 

Cattolico. I cattolici - almeno quelli che sono più addentro nella storia della nostra santa religione - sanno benissimo tante cose, anche quelle negative e incresciose. Sanno che lungo i secoli, come predetto dal Divin Maestro, i suoi seguaci sarebbero stati sempre perseguitati; sanno che per causa di Cristo ci sarebbero state delle divisioni; sanno che come ci fu un imperatore apostata, Giuliano, ce ne sarebbero stati tanti altri di apostati; sanno che l'errore è umano e che di errori, purtroppo, ce ne sono stati, ce ne sono e ce ne saranno sempre. Quindi, anche se dispiace molto, la meraviglia è relativa, e il credente è prevenuto e non subisce scosse scandalose se un cattolico olandese, ad un certo momento della sua vita, rifiuta il primato di Pietro; o se il vescovo di Orléans si oppose alla infallibilità pontificia, insieme ad altre persone colte e di prestigio come Ignazio von DoIlinger e Hyacinthe Loyson.

Che forse Ario, Nestorio, Eutiche... Michele Cerulario, Pietro Valdo, Martin Lutero, ecc., ecc., ecc. non erano persone colte e di prestigio? Eppure son caduti tutti nell'errore per aver rifiutato la guida del Magistero ecclesiastico. Che poi dei Vescovi, come dei cattolici colti vedano nel primato di Pietro o nell'infallibilità pontificia delle novità, è certamente cosa strana se non addirittura poco intelligente ed antistorica.                Lungo la trattazione di questi fogli, ho detto più volte che già S. Agostino diceva: "Non crederei ai Vangeli se non me lo dicesse la Chiesa”, e S. Ambrogio affermava: “Ubi Petrus ibi Ecclesia, ubi Ecclesia, ibi Christus!”. Quindi il primato di Pietro, come l'infallibilità pontificia sono cose della Chiesa, e della Chiesa non di oggi, ma di quella di duemila anni fa.

Giustamente don Gerlando Lentini sulla "Via" (settimanale da lui diretto, edito a Ribera ((Ag), scriveva: Gesù Cristo non ci ha affidati alla Bibbia, a un libro, anche se bello e stupendo; perché un libro, anche se contiene la Parola di Dio, va letto, spiegato, interpretato. E Lui lo sapeva: non per nulla è Dio! Ha affidato l'umanità da evangelizzare, la Chiesa da fondare, guidare, illuminare e governare a degli uomini che chiamò Apostoli (ossia uomini da Lui inviati); ad essi non mise in mano una Bibbia da portare in giro, ma comandò loro di annunziare il Vangelo ad ogni uomo, perché diceva: “Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo"; ed ammoniva: “Chi ascolta voi, ascolta me...". Gesù Cristo fonda la Chiesa e l'affida a Pietro, raduna le sue pecorelle e le affida a Pietro per pascerle, e le chiavi dell'ovile le dà a Pietro, pastore visibile di una Chiesa visibile e terrena. Gli Atti degli Apostoli ci presentano la Chiesa strutturata sul fondamento degli Apostoli e di Pietro (segno e fondamento di unità), la missione dei quali viene trasmessa ai loro successori detti Vescovi. Perciò la Gerarchia ecclesiastica è la struttura portante della Chiesa: e le strutture di una casa, anche se non sempre sono lucide e belle, sono sempre tuttavia essenziali, tanto che senza di esse la casa crolla.

La Bibbia è un prezioso dono che Dio ha fatto all'umanítà affidandolo alla Chiesa nella persona del Papa e dei Vescovi in una mai interrotta successione apostolica. Non è nata la Bibbia, e dalla Bibbia la Chiesa, è nata bensì la Chiesa (il popolo di Dio dell'Alleanza del Sinai e poi del Calvario), e nella Chiesa, dalla Chiesa e per la Chiesa è nata la Bibbia, come un albero dalle radici: insomma la Bibbia è il frutto più bello che ha maturato la Chiesa e che da essa scaturisce per opera dello Spirito Santo. Del resto è Gesù stesso a paragonare la Chiesa a un albero che si sviluppa. La Bibbia, insomma, non ha senso senza la Chiesa, come l'albero non ha senso senza 1e radici. Peraltro è la Chiesa a garantirci che la Bibbia è Parola di Dio, e non viceversa; come sono le radici che garantiscono la stabilità dei rami e dei loro frutti, e non viceversa. Ebbene, da duemila anni la Chiesa cattolica è come imbrigliata in una struttura divina la quale parte dal Cuore di Cristo, ha radici negli Apostoli (colonne e fondamento della Chiesa) ed arriva sino a noi. Questa struttura è la Gerarchia ecclesiastica: i Vescovi sparsi per il mondo ed uniti al Papa nella testimonianza di un solo Vangelo, di una sola fede, di un unico Credo. Possono esserci Papi e Vescovi peccatori, ma ogni Papa e tutti i Vescovi a lui uniti (compresi gli Alessandro VI e i vescovi conti, più conti che vescovi) hanno sempre garantito l'autenticità della fede e la fedeltà al Vangelo: peccatori nella loro vita privata, ma fedeli nel magistero di successori degli Apostoli.

S. Francesco d'Assisi fu uno dei più grandi riformatori della Chiesa, e poiché molti si ispirano a lui, il lavoro di riforma deve essere continuo. Dicevano infatti i Padri della Chiesa che essa è sempre da riformare, poiché, sino a quando è pellegrina sulla terra, è insieme santa e peccatrice.

 

Non cattolico. Per quanto riguarda S. Francesco d'Assisi, voglio far presente che prima di lui ci fu il cattolico Pietro Valdo che ebbe le stesse idee e fece la stessa cosa. Con questa differenza: che Pietro Valdo ascoltò la voce di Dio e della sua coscienza, mentre S. Francesco ascoltò il parere di uomini.

 

Cattolico. Peccato che questo raffronto, è capitato proprio alla fine, e non c'è più tempo di discutere. Perciò in breve dirò la verità su questa questione, e cioè: mentre Pietro Valdo, seguendo il suo punto di vista e il suo capriccio, si ribellò alla Chiesa e creò un gruppo ereticale, S. Francesco non contestò al Papa e ai Vescovi del suo tempo, a volte non tanto esemplari, il loro ruolo di successori degli Apostoli, anzi in quanto tali li venerò, sapendo che così facendo ubbidiva perfettamente al volere divino. Fu così che S. Francesco con la sua vita e la sua predicazione evangelica riformò la Chiesa. Però, prima di iniziare a predicare, andò a Roma per averne il mandato dal Papa; prima di dar vita al suo rinnovamento, attese che il Papa approvasse la sua Regola. E' così che Francesco d'Assisi, ubbidendo a Gesù nella persona del Papa, è divenuto l'uomo simbolo di unità e di pace per tutti gli uomini.

                                                                 Il Signore vi dia pace.

 

 

Fine confutazione del VI Capitolo 

a cura di Frà Tommaso Maria di Gesù dei f.m.r.

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