Non cattolico. Rendimi conto di queste parole che stai dicendo, perché sono offensive.
Cattolico. Io uso la "Bibbia di Gerusalemme", e ti prego di leggere con me al cap.1 degli Atti, i versetti 15-26.
In essi vi è scritto esattamente il contrario di quanto tu dimostri. E' proprio Pietro che, come capo prende l'iniziativa nella nomina di Mattia al posto di Giuda. Certo Pietro, con spirito lungimirante e con molto tatto, chiede all'assemblea il loro parere e vengono discusse le varie proposte. Sono cose queste di ordinaria amministrazione che avvengono in tutte le società civili e cristiane, come si fa nel Conclave, (l'insieme dei Cardinali che si riuniscono per l'elezione del Papa) o nella
elezione dei ministri e deputati al Parlamento.
Non cattolico. Ed io insisto nel dimostrare che Pietro è come tutti gli altri. Infatti:
7. Quando gli apostoli e gli altri cristiani ebbero sentore che Pietro aveva alloggiato in casa di pagani, contrariamente agli usi degli Ebrei, Pietro non si comporta da papa, non esige obbedienza alle sue decisioni, ma si giustifica davanti alla Chiesa
(Atti 11,1-8).
Cattolico. Sembra strano, caro fratello, che debba necessariamente vedere scuro dove è tutto chiaro. Il testo da te citato va un pó modificato, perché non sono gli apostoli ma i circoncisi che si lagnarono con Pietro. Pietro rientrava in Gerusalemme dopo un lungo intervallo di tempo, cioè dopo aver parlato ai fratelli pagani e averli confermati nella fede cristiana, in seguito all'evidente dono dello Spirito Santo (cf At 10,44-48) da essi ricevuto. Quando, dunque, Pietro giunse a Gerusalemme, i fratelli circoncisi, di dura cervice, se la presero con lui.
Ma Pietro, - come conveniva a questo supremo pastore nominato da Gesù e fondato da Gesù sull'amore e sulla umiltà - rispose annunciando un fatto teologico irreversibile.
Il racconto di Pietro è il più lungo degli Atti e riveste una grande importanza per la Chiesa nascente (cf i capitoli 10 e 11 degli Atti).
Il centurione Cornelio, ufficiale romano, retto, generoso, riconosciuto da Dio, atto ad entrare in comunicazione con Lui per trovare la Verità, ossia Cristo e la sua dottrina, deve rivolgersi a Pietro, il "primo" dei testimoni. I pagani, Cornelio e la sua famiglia si trovano in gravi difficoltà perché incirconcisi. Pietro viene illuminato dall'Alto e capisce di dover accettare anche gli incirconcisi. Il discorso di Pietro é il perno dei racconto; egli tocca i principali temi dell'annuncio di Gesù. Lo Spirito dà il sigillo dell'autenticità alla parola su Gesù e rende i pagani stessi testimoni della risurrezione. All'udir le parole di Pietro tutti "si calmarono e cominciarono a glorificare Dio dicendo - "Dunque anche ai pagani Dio ha concesso che si convertano perché abbiano la vita" (cf At 11,18).
Non cattolico. A quanto detto finora, aggiungo:
8. Quando si riunisce il primo Concilio della Chiesa a Gerusalemme, non appare che sia presieduto da Pietro, bensì da Giacomo, e le decisioni del Concilio vengono annunziate alle Chiese non in nome di Pietro ma di tutti gli Apostoli e dei fratelli anziani (Atti 1,5).
Cattolico. Non ti nascondo, fratello, che tu sei sempre più sorprendente. Non so come e perché tu riesca a vedere tanti atteggiamenti e segni negativi leggendo nel N.T. i fatti che riguardano Pietro.
Ho già dimostrato precedentemente che, se la sua autorità fu decisiva per ammettere i gentili alla fede (cf At 11,18), essa è ancora più manifesta, e solennemente, nel Concilio di Gerusalemme.
Il suo discorso decise la controversia, tanto dibattuta, della circoncisione (At 15,12). Giacomo, che era Vescovo di Gerusalemme confermò il discorso di Pietro con l'autorità della S. Scrittura e indicò il modo pratico di accogliere i gentili (At 15,13-21). La questione esaminata dal Concilio era stata proposta da Paolo e Barnaba che avevano incontrato serie difficoltà nel loro apostolato perché alcuni giudei asserivano: "Se non vi fate circoncidere secondo l'uso di Mosé, non potete essere salvi" (At 15,1). Dopo la proposta di Paolo e Barnaba, la discussione si accalorò tra i presenti e c'erano i pro e i contro. Ma per riappacificare gli animi e a dare un giudizio definitivo, Pietro si alzò e disse: " Fratelli, voi sapete che già da molto tempo Dio ha fatto una scelta tra voi, perché i pagani ascoltassero per bocca mia la parola del Vangelo e venissero alla fede…" (At 15,7). Sarà bene leggere tutto il discorso di Pietro per rendersi conto che il Concilio di Gerusalemme è evidentemente presieduto da Pietro, col quale, infine tutti si trovano d’accordo. In questo Concilio viene pronunciata per la prima volta la frase sconvolgente che di Concilio in Concilio è giunta sino ad oggi: "Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi!".
Non cattolico. Ed io insisto perché:
9. In seguito all'espansione del Cristianesimo, è detto che "gli Apostoli che erano rimasti in Gerusalemme, avendo inteso che la Samaria aveva ricevuto la parola di Dio, vi mandarono Pietro e Giovanni" (At 8,14). Dunque: i subordinati (gli apostoli) fanno atto di autorità verso il presunto papa e lo mandano in Samaria. Ma un papa non è mandato da nessuno.
Cattolico. Si, fratello, anch'io insisto facendoti notare che tutta la tua intenzione nel leggere i fatti riguardanti la Chiesa primitiva, è rivolta alla demolizione di Pietro.
La mia personale esperienza mi fa capire come è logico e naturale che anche lì dove c'è un superiore in una comunità o società, specie se cristiana, lo svolgimento della vita è sempre una cosa fraterna e, quanto più possibile, evangelica. Quindi, non ci sono parole che impongono, non ci sono comandi drastici, ma le disposizioni vengono trasmesse dal centro alla periferia o anche, specie quando si tratta di consultazioni dalla periferia al centro, col tratto della carità e dell'umiltà. Era quindi normale che, verificatosi il caso di apertura dei Samaritani verso il Cristianesimo, il Collegio Apostolico discutesse la faccenda e poi, a riflessioni fatte, si inviasse in Samaria Pietro con Giovanni. Tale decisione lascia capire che gli Apostoli ritenevano indispensabile l'opera di Pietro per stabilire la nuova comunità. Del resto l'autorità di Pietro si esercitava dappertutto, essendo egli in visita a varie comunità cristiane (At 9,32).
La sua autorità, come abbiamo già visto, fu decisiva per ammettere i gentili alla fede (At 11,18), e in seguito si manifestò solennemente nel Concilio di Gerusalemme da lui presieduto (At 15... ).
Non cattolico. Ma c'è un'altra importante riflessione da fare che voi cattolici, come il solito, sfuggite.
Cattolico. Ti prego, parla, perché i cattolici non sfuggono mai di fare quelle riflessioni che la logica e la Parola di Dio suggeriscono.
Non cattolico.
10. Ecco: nella lettera ai Corinzi l'Apostolo afferma che "l'uomo spirituale giudica d'ogni cosa, ed egli stesso non è giudicato da alcuno" (1 Cor 2,15). Non si vede bene come questa affermazione si concili con la pretesa di qualcuno di signoreggiare sulla nostra fede.
Cattolico. Caro fratello, non ti nascondo che è la prima volta che leggo e ascolto questa osservazione. Debbo anche dirti: ti ringrazio di "questa buona novella" che mi dai. Non l'avrei mai immaginata!... Essa però è veramente preziosa perché mi lascia meglio capire tutti gli errori dei protestanti sul Cristianesimo. Se questa riflessione che tu fai è di tutti i non cattolici, essa rappresenta la chiave di volta per capire tutte le deviazioni intorno alla Parola di Dio e la ragione di tutte le ribellioni perpetrate da tanti verso l'unica Chiesa di Cristo.
Spesso nelle mie discussioni cito quella frase di S. Paolo, abitualmente ricordo prima Platone e poi S. Paolo e dico agli ascoltatori per convincerli della necessità della fede: vedete, Platone dice che "il vizio non conosce né se stesso né la virtù; la virtù conosce e se stessa e il vizio".
Dopo aggiungo: S. Paolo è più preciso e ci dice: ".... l'uomo naturale però non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e non è capace di intenderle, perché se ne può giudicare solo per mezzo dello Spirito. L'uomo, spirituale invece giudica ogni cosa, senza poter essere giudicato da nessuno".
Di queste frasi io me ne sono servito spesso, con una certa discrezione e umiltà, comprendendo quanto é difficile essere compreso in questioni spirituali da chi ha poca fede e vive immerso, in parte o del tutto, nel temporale. Ma non avrei mai pensato che ci fossero dei "credenti" che potessero appoggiarsi alle parole di S. Paolo per poter rifiutare tutto: Vangelo, Autorità, umiltà, ordine... ed altro, per credersi dispensati anche dall'obbedire alla Parola di Dio e darsi così una fede del tutto personale. Ripeto, a questo non avevo mai pensato e non ci sarei mai arrivato proprio per la mia fede cristiana. A certe conclusioni anticristiane, illogiche, antibibliche può giungere solo chi è fuori dalla vera Chiesa di Cristo. Certo con un principio come quello da te avanzato, la S. Scrittura diventa una cosa molto relativa, per cui perdono la loro forza molte delle parole che troviamo scritte, specie nel N.T., come:
1. "Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza Colui che mi ha mandato" (Lc 10,16).
2. "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno..." (Mt 16,18-19).
3. "... ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli" (Lc 22,31-32).
4. `Simone di Giovanni, mi ami più di costoro? ... Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene...". Gli rispose Gesù: pasci le mie pecorelle" (Gv 21,15-17).
5. Ricordo pure: 2 Pt 1,19-20 e 2 Pt 3,15-16, in cui Pietro ci dice che la S. Scrittura non è soggetta a privata interpretazione e che "gli ignoranti e gli instabili le travisano, al pari delle altre Scritture, per loro propria rovina".
6. Per ragioni di brevità metto insieme alcuni passi della S. Scrittura, limitandomi solo a pochi e dei N.T.:
Rm 10,16: "non tutti hanno obbedito al Vangelo"; Rm 10,26: "... perché tutte le genti obbediscano alla fede"; 2 Cor 2,9: "... per vedere se siete obbedienti in tutto"; Gal 5,7: "... perché non obbedite più alla verità?"; Fil 2,12: "... obbedendo come sempre, attendete alla vostra salvezza"; 2 Ts 1,8: "Gesù scenderà dal Cielo... a fare vendetta di quanti... non obbediscono al Vangelo del nostro Signore Gesù; 2 Ts 3,14:, "Se qualcuno non obbedisce a quanto diciamo per lettera, .... interrompete i rapporti..."; Eb 13,17: "obbedite ai vostri capi"; 1 Pt 1,2: "... secondo la prescienza di Dio Padre... per obbedire a Gesù Cristo ......"; 1 Pt 1, 14: "Come figli obbedienti, non conformatevi ai desideri d'un tempo...", Ts 3,1: "Ricorda loro di essere sottomessi ai magistrati e alle autorità, di obbedire ......"
Devo fermarmi, perché se volessi continuare dovrei ricopiare centinaia di riferimenti biblici dell'A. e del N.T. in cui si può leggere esattamente il contrario di quello che tu dici, asserendo che l'affermazione di S. Paolo (1 Cor 2,15) non si può conciliare col credente che debba ubbidire all'autorità che lo guida nella giusta direzione della fede. E' proprio esattamente il contrario: chi crede in Dio sente il bisogno della guida e dell'autorità stabilita da Gesù, che gli garantisca la via giusta e lo preservi dal peccato di presunzione e di superbia.
Non cattolico. Oltre quello detto da Paolo nella lettera ai Corinzi (1 Cor 2,15) voglio far presente ancora altro.
11. Lo stesso Paolo nella lettera agli Efesini, (4,11) scrive: "E' Cristo che ha dato gli uni come apostoli; gli altri come profeti; gli altri come evangelisti, gli altri come pastori e
dottori".
In questo passo, dove sono menzionati i vari ministeri della Chiesa, compreso quello dell'apostolo, non si fa menzione del papato, il che sarebbe stato indispensabile; se a quei tempi fosse esistito.
Cattolico. Carissimo, certo a seguirti si fa della fatica. Hai detto agli inizi delle obiezioni sul papato che avresti provato tutto con riferimenti biblici. A dirti la verità, finora non hai fatto che scegliere brani, semplici e innocenti i quali non hanno certamente la pretesa, come l'hai tu, di demolire le solenni affermazioni di Cristo circa la fondazione dell'unica sua Chiesa, stabilite sulla Roccia (Kefa = Pietro) saldamente e con parole inequivocabili quali: "Le forze degli inferi non prevarranno contro di essa"; "a te darò le chiavi del regno dei cieli"; "conferma i tuoi fratelli nella fede"; "pasci i miei agnelli", ecc.
Paolo scrivendo a Tito (1,5) dice: "Per questo ti ho lasciato a Creta, perché regolassi ciò che rimane da fare e perché stabilissi presbiteri in ogni città, secondo le
istruzioni che ti ho dato".
I presbiteri non sono menzionati in Ef 4,11: dobbiamo perciò pensare che essi non esistevano "a quei tempi?". E, quando Paolo parla degli Apostoli, perché escludere Pietro che ne è il Primo e il capo?
Nella lettera ai Colossesi (1,23) dice che egli ha annunziato il Vangelo "ad ogni creatura sotto il cielo e di cui io, Paolo, sono diventato ministro". Forse che gli altri Apostoli non erano anch'essi ministri dei Vangelo? Io ritengo che queste mie osservazioni siano puerili, come vedo puerile la tua, perché i passi che ci parlano di Pietro e del suo primato sugli altri (intendiamoci: primato di servizio e di giurisdizione e non di signoreggiare sulla nostra fede) sono tanti che vorrei risparmiarmi la fatica di citarli tutti. Come mai tu, leggendo il N.T. non ne trovi uno? Ma poiché tu sei testardamente cieco, te ne ricorderò alcuni. Devo dirti che l'esercizio del primato di Pietro cominciò ancor prima del solenne conferimento, quando, crocifisso Gesù, gli Apostoli si riunirono intorno a Pietro. A lui per primo la Maddalena riferì del sepolcro vuoto (Gv 20,2; Mc 6,7), e nell'entrarvi Giovanni gli diede la precedenza (Gv 20,6; Lc 24,22). Pietro va a pescare ed altri sei discepoli vanno con lui (Gv 21,3). E' lui che presiede l'elezione del nuovo apostolo (At 1,15-20); per primo, come Capo degli Apostoli predicò (At 2,14) e come tale fu interpellato dagli uditori (At 2,37); operò il primo miracolo (At 3,6), ed altri poi con la sola sua ombra (At 5, 15); fu lui che rispose al Sinedrio (At 4,8) e che come capo del movimento venne incarcerato da Erode (At 12,3); giudice della comunità punì Anania a Safira (At 5, 1-11).
Non cattolico.
12. Può darsi che noi leggiamo la S. Scrittura sotto un punto di vista diverso. Ma dimmi, come si fa a non capire che Paolo esclude di voler esercitare un magistero imperativo sulle coscienze, quando scrive: Non già che signoreggiamo sulla vostra fede, ma siamo aiutatori della vostra allegrezza" (2 Cor 1,24).
Cattolico. M sembra di aver parlato finora inutilmente. Ti ho già detto che i tuoi sospetti che ci sia qualcuno che voglia signoreggiare sulla nostra fede, sono tuoi soltanto perché proprio il primo papa ci avverte perentoriamente: "... pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge..." (1 Pt 5,2-3). Di queste cose noi cattolici siamo stati sempre convinti, ed è strano che da parte dei non cattolici si parli di signoreggiare sulla fede altrui, di spadroneggiare, di imperio sulle anime nella Chiesa Cattolica nella quale spesso i fedeli si lagnano della troppa clemenza della gerarchia e della abbondante libertà accordata ai fedeli. Ho detto che sono strane le accuse dei non cattolici tra i quali vige l'imposizione e la minaccia verso chi non accetta in maniera indiscussa la dottrina proposta dall'alto. E queste cose sono note a tutti.
Non cattolico.
13. Ed io, nonostante tutte le tue parole, voglio farti ancora presente che tutto quello
che nel N.T. ci è riferito delle relazioni fra Pietro e Paolo esclude senz'altro che si ponga
parlare di una supremazia di Pietro. Infatti:
a) Neppure lontanamente nelle suo lettere Paolo lo ha accennato al Papa Pietro.
b) Quando Paolo decide di recarsi a Gerusalemme per esporre il suo programma dice: "Giacomo, Cefa (Pietro) e Giovanni, che son reputati colonne dettero a me e a Barnaba la mano di associazione, perché noi andassimo ai gentili, ed essi ai circoncisi" (Gal 2,9).
Dunque il presunto papa è qui presentato come una delle colonne della Chiesa, insieme a Giacomo e Giovanni e non é neppure nominato per primo.
c) Ben lungi dall'avere autorità su Paolo, ci è detto che per decisione collegiale di "quelli che godono di particolare considerazione" (Gal 2,6), si venne a una divisione di compiti: Pietro dovrà evangelizzare i Giudei e Paolo i pagani.
d) Paolo ignorava a tal punto l'esistenza di un Sommo Pontefice e la sua autorità "suprema, plenaria, ordinaria e immediata" (P. Gasparri (card.), Catechisme Catholique, Chabeuil, Ed. Nazareth, 1959, p. 99), che scrive: "Quando Cefa (Pietro) fu venuto ad Antiochia, io gli resistei in faccia perché egli era da condannare" (Gal 2,11).
Cattolico. Certo dopo tutte queste tue osservazioni credi di aver eliminato la figura di Pietro che Gesù con tanta cura e forza volle come "Roccia" solida della Sua Chiesa. La pretesa che Pietro esercitasse la sua autorità ed il suo primato in maniera decisa e quasi palpabile, con spunti autoritari, è ben lungi dal "primo apostolo". Egli aveva certamente, prima di scriverlo, raccomandato a tutti i suoi fratelli l'umiltà, la carità e di "sorvegliare il gregge non per forza ma secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone affidate... mafacendosi modelli del gregge".
Su tutte le ragioni che tu fai presenti, io voglio farti osservare diverse cose:
a) I protestanti, in genere, eliminato Pietro dalla dottrina, tentano di eliminarlo anche dalla Bibbia. Volentieri oppongono Paolo a Pietro.
b) Leggendo Paolo "Apostolo non da parte di uomini, né per mezzo di uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre ..." (Gal 1, 1) e "poiché colui che aveva agito in Pietro per farne un apostolo dei circoncisi aveva agito anche in me per i pagani", si potrebbe ritenere che Paolo proclami la sua uguaglianza a Pietro o almeno la sua indipendenza.
c) Altrove parrebbe arrogarsi una certa superiorità sino a rimproverarlo pubblicamente
(Gal 2,11 ).
d) Nella stessa lettera ai Galati (2,9) lo pospone a Giacomo e in 1 Cor 1,12 parla con un certo disprezzo o indifferenza del partito di Cefa.
e) In realtà S. Paolo non tratta esplicitamente del primato di Pietro, anzi lo nomina in due sole lettere: sei volte col nome aramaico di Cefa (1 Cor 1,12; 3,22; 9,5; 15,5;
Gai 1, 18; 2,9) e due volte con quello di Pietro (Gal 2,7.8).
f) C'è stato chi ha supposto (Clemente Alessandrino, Eus. Hist. Eccl. 1,12,2) che fossero due individui distinti per concludere che Paolo non si sarebbe opposto a Pietro, ma ad un oscuro giudaizzante nell'incidente di Antiochia (Gai 2,11-14) per salvare il primato di Pietro.
Ma non è necessario spiegare in tal modo le cose per salvare il primato di Pietro, perché nell'incidente suddetto viene invece chiaramente affermato e proprio da Paolo. Infatti l'opposizione aperta di Paolo non fa un atto di ribellione, ma un'osservazione leale e pubblica. Paolo non intacca l'autorità di Pietro, ma rileva la sua incoerenza pratica (si era dato torto) e le conseguenze del suo agire equivoco; inoltre, osserva argutamente X. Roiron ("Ricerca di scienza religiosa" 4 [1913), p. 518), Paolo non era un gallicano, non appella da Pietro al Concilio di Gerusalemme, ma da Pietro a Pietro.
Del resto l'influsso di Pietro è chiaro dal fatto che il suo esempio trasse perfino Barnaba, che pure aveva difeso con Paolo la libertà dei convertiti dal paganesimo
(Atti 15).
Da rilevare inoltre che tutto l'episodio è riferito da Paolo per provare con l'autorità di Pietro, che gli avversari gli opponevano, la non necessità delle pratiche giudaiche per la salvezza. Poco prima aveva detto allo stesso scopo (per convincere i Galati): "Giacomo, Cefa e Giovanni, riconosciuti come colonne, porsero a me e a Barnaba la destra in segno di comunione..." (Gal 2,9).
A questo proposito, il protestante K Holl osserva: "Se si deve parlare di un papa in questa gerarchia, questo sarebbe Giacomo non Pietro" (Der KirchenbegrIff der Paulus, Berlino 1921, p. 932).
Ma con S. Tommaso è più naturale spiegare che "viene premesso Giacomo perché era vescovo di Gerusalemme, ove avvennero i fatti" (in Gal 2,9) e pertanto la sua adesione era più adatta a muovere i giudaizzanti che del suo nome si facevano forti (Gal 2,12). Paolo dei resto, esclude ogni sua dipendenza da Giacomo, affermando di averlo appena visto quando salì a Gerusalemme, "per far visita di omaggio a Pietro" (Gal 1,18). Tale infatti è il senso della parole usate da Paolo: "In seguito... andai a Gerusalemme per consultare Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni". Dal contesto risulta che Paolo sali a Gerusalemme principalmente, per conoscere la persona di Pietro (cf M.I. Lagrange, Lettera ai Galati, Parigi 1918, p. 17). Dopo ciò, che egli trovi a Corinto, dove, Pietro non era mai stato, un partito che si vale del nome di Cefa (1 Cor 1,12), non fa che confermare la grande influenza di Pietro nella Chiesa primitiva; Paolo anzi la suppone per provare la fede nella risurrezione di Cristo (1 Cor, 15,5) e per giustificare il suo modo di agire: "Non abbiamo il diritto di portare con noi una donna credente, come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa?" (1 Cor 9,5). In definitiva, l'episodio di Antiochia narrato da Paolo e le sue parole rivolte ai Galati stanno, ripeto a dimostrare l'autorità di Pietro e l'autenticità dell'apostolato di Paolo, che vuol dire: quanto vi raccomando è così certo che finanche a Pietro feci presente, senza mezzi termini, lo stesso errore di cui vi sto parlando (la circoncisione dei pagani pretesa dai Giudei) quando egli, temendo le rimostranze degli Ebrei, cominciò ad evitare, in una occasione, di prendere cibo con i pagani. E' da tenere presente che il comportamento tenuto da Pietro, proprio perché principale responsabile, si poteva giustificare, e Paolo avrebbe dovuto e potuto comprenderlo avendo egli agito similmente e peggio in diverse circostanze. Ne do qualche esempio:
Paolo dice di preferire non mangiare mai più la carne "per non turbare la fede di un fratello" (cf 1 Cor 8,13; cf anche Rm 14,21); egli si adatta a tutto e a tutti "per portare a Cristo il più gran numero possibile di persone" (cf 1 Cor 9,19-23); per riguardo ai Giudei fa circoncidere Timoteo! (At 16,3)
Forse il momento rendeva il comportamento di Pietro poco opportuno e poteva creare dei malintesi. Ripeto, l'episodio è riferito da Paolo ai Galati... per rafforzare il suo dire proprio sull'autorità di Pietro.
g) Non c'è dubbio che Gesù ha scelto Pietro fra tutti gli altri, nonostante e, forse, proprio per i suoi grossolani difetti, perché si comprendesse bene che "le vie di Dio non
sono quelle degli uomini" e che "Egli sceglie i deboli per umiliare i forti, e i semplici per confondere i sapienti" (cf Is 55,9; 1 Cor 1,27). La figura di un rozzo pescatore a suo rappresentante ci lascia capire che chi opera sotto quelle umili spoglie umano è lo stesso Cristo e lo Spirito Santo. Ed è solo così che possiamo spiegarci le parole di Gesù: "le porte degli inferi non prevarranno"; "sarò con voi sino alla fine del mondo"; "vi manderò lo Spirito Santo, il quale sarà con voi sempre e vi guiderà alla Verità tutta intera"...
h) Che dire di più? Chi legge rettamente il N.T. e senza pregiudizi, si accorge che Pietro è veramente quello che Gesù ha voluto che fosse, anche se la sobrietà, la maniera scheletrica e ridotta al solo essenziale della narrazione è sorprendente, e spesso bisogna arrivare alla realtà più profonda per mezzo di intuizioni e deduzioni alle quali si è costretti dalla logica e dai fatti narrati. Pietro è nominato 165 volte, quando si parla di lui è - quasi sempre - nominato per primo; (cf Mc 3,l6-l9; Mt 10,2-4; Lc 6,14-16), e nel Vangelo di S. Matteo é detto espressamente: "il primo, Simone, chiamato Pietro" (Mt 10,2); anche Marco (1,36) dice: “Simone e i suoi compagni". In mite occasioni è sempre lui che prende per primo la parola (cf Mc 10,28; Mt 15,15; 16,16-22; 18,21; 19,27-30; Lc 12,41; Gv 6,68-69; 13,6-10).
i) Pietro appare come l'oggetto di una particolare attenzione da parte del Divin Maestro: a Cafarnao alloggia nella sua casa (Mc 1,29), insegna dalla barca di Pietro (Lc 5,3); lo beneficia di una pesca miracolosa, (Lc 5,3-10); lo fa un suo associato con un titolo eccezionale e paga il tributo "per me e per te” (Mt 17,24-27); lo manda a preparare, con Giovanni, l'ultima cena (Lc 22,8), ecc.
E per concludere: non ti sembra una cosa straordinaria, eccezionale, unica il fatto che Gesù, al primo incontro con Pietro (cf Gv 1,42; Mc 3,16) “fissando lo sguardo su di lui disse: Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)”? Questo episodio non ti spiega tutto il segreto, la missione di Pietro?