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CHIESA CRISTIANA E CHIESA CATTOLICA ROMANA

Ultimo Aggiornamento: 01/09/2009 08:51
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01/09/2009 08:48

I CAPITOLO DEL LIBRO:

"MA IL VANGELO NON DICE COSI'":

 

Fascicoli dal n° 81 al n° 93

 

Chiesa cristiana e Chiesa Cattolica Romana

 

A cura di frà Tommaso Maria di Gesù dei frati minori rinnovati

Via alla Falconara n° 83 - 90100 Palermo  - Tel. 0916730658

 

"Chiesa cristiana e Chiesa Cattolica Romana"

All'inizio di tutte le cose che dirò ora e in seguito, stimolato dalle obiezioni o accuse del libro che sto considerando, desidero chiarire alcuni punti.

Per me costituisce una pesante difficoltà di ordine spirituale seguire il tono polemico di tutto il libro da confutare. Infatti, io vorrei piuttosto attenermi allo spirito del dialogo ed evitare quello della polemica.

Il dialogo è più consono ad un cristiano e, nel mio caso, sacerdote e francescano per giunta. Il dialogo esige sincerità, onestà, disponibilità, comprensione, volontà di giungere alla verità. Non è uno strumento di compromesso, ma una ricerca comune degli amici del vero, di coloro che l'amano al punto di preferire di essere vinti dalla verità dell'altro che perseverare in un errore.

La polemica, invece, significa "battaglia" sino all'ultimo sangue, discussione animosa e partigiana, con l'intento di sopraffare l'altra parte significativamente definita avversaria. La polemica non convince nessuno e non fa che inasprire e complicare i problemi, perché nessuna delle due parti è disposta a cedere.

Detto questo, debbo anche dire che non mi sarà faci1e seguire 1a 1ogica del

dialogo, perché tutto il libro è impostato sulla polemica ed è composto, quasi esclusivamente, di errori dottrinali, evangelici, cristiani e teologici. Ogni articolo o obiezione contiene uno o più errori che intaccano la S. Scrittura.

Dico pure che per rispondere adeguatamente a tali obiezioni bisognerebbe scrivere vari trattati chiamando in causa molti punti biblici. E' tutto il Cristianesimo che va per aria! ...

Quindi proseguirò come posso e intanto do una prima risposta al titolo del primo capitolo: "Chiesa cristiana e Chiesa cattolica romana".

Non esiste una Chiesa cristiana in opposizione ad una Chiesa cattolica romana. Perché la Chiesa, assolutamente parlando, è cristiana e basta. Ma dato le deviazioni e gli sviluppi dei tempi, è bene chiamarla anche cattolica, apostolica e romana.

La Chiesa è necessariamente "Cristiana perché fondata da Cristo. Ma essa é anche necessariamente "cattolica" ossia "universale". Infatti, Gesù ha comandato " ... di ammaestrare tutte le nazioni..." (Mt 28,19; Mc 16,15); ha pregato anche "per quelli che per la loro (degli apostoli) parola crederanno in me" (Gv 17,20), ecc.                            La Chiesa è anche necessariamente "apostolica", perché é fondata visibilmente sugli apostoli: cfr Mt 18,18; Ef 2,20-22; Ap 21,14; col primato di Pietro: Mt 16,18-19;

Lc 22,31-32; Gv 21,15-18.

La Chiesa fondata da Gesù è anche e, soprattutto, necessariamente, "una e unica", perché Gesù ha detto: " E ho altre pecore che non sono di questo ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge con un solo pastore. (Gv 10,16; 17,20-26; Gv 11,51-52). Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo.solo..." (cf 1 Cor 10,17; cfr anche 1 Cor 12,4-6- 18-21; 2 Cor 11,2; Gal 3,28; Ef 2,11-22; 5,28-33). Ancora: la Chiesa fondata da Gesù è anche "santa" perché Gesù, il suo fondatore, è la santità per eccellenza e santi sono tutti gli insegnamenti, ossia la dottrina da Lui lasciataci. Santi sono i Sacramenti da Lui istituiti attraverso i quali ci viene la grazia. E questo nonostante i peccati che nella Chiesa ci sono e che sono stati previsti da Gesù stesso.

La Chiesa fondata da Cristo é anche "romana" per il semplice fatto che il suo primo capo visibile, S. Pietro, propriamente e principalmente a Roma, ha esercitato il magistero pontificio ed a Roma è morto.

Se Pietro non fosse stato a Roma e se non vi fosse morto, la Chiesa non sarebbe romana. Ma dal momento che questi sono i fatti e la storia, noi non possiamo accettare, logicamente, altro Capo responsabile della Chiesa visibile se non quel vescovo che per "giuridica e regolare elezione" succede al Vescovo di Roma che è il legittimo successore di Pietro.

So che i fratelli non cattolici mettono in dubbio la presenza e la morte di Pietro a Roma. Molto probabilmente su questo punto dovremo ritornarci con più dovizia di particolari. Per ora basta far presente che è lo stesso Pietro che dice di essere stato a Roma quando scrive: "Vi saluta la comunità che è stata eletta (= la Chiesa degli eletti) come voi e dimora in Babilonia (1 Pt 5,13).

Babilonia é la città di Roma pagana (cf anche Ap 14,8; 16,19; 17,5) che per

seguita i cristiani e da dove Pietro scrive. Si può aggiungere che anche il grande studioso e storico Adolfo Harnack (1885-1930), protestante e teologo razionalista, storico di fama e portata mondiale, ha sfatato la tesi protestante che negava la presenza degli Apostoli Pietro e Paolo a Roma. Non solo, ma i suoi profondi studi sul Cristianesimo e una delle sue conclusioni storiche è la seguente dichiarazione:

" ... Pertanto è possibile stabilire, con prove impressionanti, che la concezione cattolica della Chiesa è storicamente la vera, vale a dire che Cristianesimo, Cattolicesimo e Romanesimo formano una IDENTITA' storica perfetta".

Il che significa che il Cristianesimo che non è anche Cattolico e Romano, non è quello vero, non è quello giusto. Quindi, le fondazioni di tanti "cristianesimi" al di fuori del Cattolicesimo romano mancano necessariamente di autenticità cristiana, per il semplice fatto che essi sono INVENZIONI umane che spesso rigettano la stessa parola di Dio e lo stesso spirito evangelico.

 

1. Che cos'é la Chiesa secondo la dottrina cattolica romana?

L'autore risponde: Secondo la Chiesa romana, la chiesa di Cristo si identifica con una organizzazione gerarchica, e In modo particolare con il papato, vale a dire con se stessa.

 

2. Come la Chiesa romana considera le chiese protestanti?

- La Chiesa romana non riconosce alle altre, in senso proprio, la caratteristica di chiesa. Esse quindi vengono, di preferenza, chiamate "comunità cristiane", "organizzazioni ecclesiali" e simili.

 

3. Che cos'è, secondo Gesù Cristo, la Chiesa cristiana?

- Gesù lo ha chiaramente spiegato, quando ha detto: "Dovunque due o tre sono radunati nel mio nome, quivi sono io in mezzo a loro" (Mt 18,20).

- La Chiesa non può quindi essere identificata con delle complicate organizzazioni, che riflettono le mutevoli circostanze di ogni epoca, di vari popoli e mentalità.

Questi sono i primi tre interrogativi che l'autore del libro "Ma il Vangelo non dice così" si pone e da le relative risposte.

Prendo In considerazione la prima domanda e rispondo. L'uomo si salva attraverso il Redentore e Salvatore Gesù Cristo. Egli avrebbe potuto elargire da sé a tutto il genere umano la salvezza; ma volle farlo per mezzo di una Chiesa visibile, nella quale gli uomini si riunissero allo scopo di cooperare con Lui per mezzo di essa a comunicare vicendevolmente i divini frutti della redenzione. Perciò la Chiesa è l'umanità chiamata che risponde a Dio; é l'assemblea degli uomini convocati da Dio, in Cristo. Insomma è una Famiglia generata da una vocazione, che è Parola e Grazia di Dio.

Il carattere sociale della salvezza é fortemente sottolineato fin dall'A. Testamento: appartenere al popolo di Dio significava essere nel disegno della salvezza. Il concetto del Regno di Dio è  uno dei temi fondamentali dell'A. e del  N. Testamento.

Il popolo ebraico, popolo di Dio, realizza  già in qualche modo questo Regno, che è  solo un preludio e una preparazione di quella realizzazione piena, che si avrà soltanto nei tempi messianici. Infatti il Regno predicato e instaurato da Gesù è la "Sua" Chiesa, non solo bene individuata, ma anche bene organizzata, con dottrina propria, propri capi, propri riti: "su questa pietra (Pietro) fonderò la "mia" Chiesa". Quindi, la Chiesa è, si può dire, Gesù Cristo stesso che continua la sua presenza nella storia,  nel tempo. E' Gesù stesso che espressamente si identifica con la Chiesa: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?  Io sono quel Gesù Nazareno che tu perseguiti". E Paolo perseguitava i cristiani, egli neppure aveva conosciuto Cristo. Si, la Chiesa è Cristo. Ma Cristo, per suo esplicito desiderio, si identifica anche con Pietro al quale comanda di "confermare i fratelli nella fede" (Gc 22,31-32), di “pascere i suoi agnelli e le sue pecorelle" (Gv 21,15-17); a Pietro dà le chiavi del Regno dei Cieli... "Colui che ha la chiave di Davide e quando Egli apre nessuno chiude e quando chiude nessuno apre"   (cf Ap 3,7) è Gesù, il Messia, il Figlio di Davide. Egli detiene ogni potere sulla sorte del popolo di Dio, secondo l'immagine di Is 22,22: "Gli porrò sulla spalla la Chiave della casa di Davide..“

Questa sarà la funzione che Cristo commette a Pietro nella Chiesa, Regno di Dio (cf Mt 16,19).

E' logico allora pensare col grande Dottore S. Francesco di Sales che Cristo, la Chiesa ed il Papa formano un tuttuno inscindibile.

E poiché Cristo Gesù insegnava con autorità appellandosi solo alla dottrina del Padre, anche la "Sua" Chiesa deve insegnare con autorità appellandosi solo alla Parola di Gesù.

La.Chiesa di Gesù si presenta come una Società vera e propria perché i suoi membri sono uniti nel fine e nei mezzi.

Leggendo l'A. ed il N. Testamento, risulta chiaro che Dio non ha voluto governare direttamente gli uomini. Se Dio avesse voluto governare direttamente ogni ebreo o cristiano, non avrebbe scelto dei condottieri come ad es. Mosè e sarebbe stato inutile fondare una Chiesa. Ma la Chiesa fondata da Cristo o è gerarchica o neppure è la “Sua" Chiesa. Da tutte le pagine del N.T. emerge che Gesù Cristo ha fondato una Società gerarchica. Infatti, i Vangeli ci mostrano gli Apostoli sempre vicini al Maestro il quale si preoccupa di formarli alla missione cui li destina. "Li volle presso di sé per mandarli a predicare e conferì loro il potere di guarire e di cacciare i demoni" (Mc 3,14). La solenne investitura di tali poteri è ratificata da Gesù prima dì salire al cielo: "ogni potere mi è stato dato... andate in tutto il mondo..., predicate a tutte le nazioni, .... qualunque cosa scioglierete in terra sarà sciolta nei cieli..., a chi rimetterete i peccati saranno rimessi..., come il Padre ha mandato me, così io mando ,voi... insegnate ad osservare loro tutto quello che io vi ho comandato... non dovete temere, perché io sarò con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo... e vi rafforzerò inviandovi lo Spirito Santo" (cfr Mt 28,18-20; Mc 16,15-16; Ic 24,48-49; Gv 20,21-23).

Su molte cose dovremo ritornare...

Ho dato una brevissima risposta al n.1 Per quanto riguarda i nn. 2 e.3

si può dare una risposta ancora più breve, in considerazione di quanto é stato detto per il n. 1, e cioè:

a) La Chiesa non può considerare le varie chiese non cattoliche e i "vari cristianesimi che ne derivano, come la Chiesa fondata da Cristo semplicemente perché esse sono state fondate, nel tempo, da uomini distaccatisi dall'unica Chiesa fondata da Cristo e perciò non possono essere l'autentica Chiesa di Cristo.

Esse, però, sono considerate, in definitiva, come facenti parte dell'unica Chiesa di Cristo, come succede ad un figlio che va fuori di casa, ma è sempre un membro di quella famiglia da cui si è distaccato, come successe al figliuol prodigo.

b) Sembra strano che un cristiano non riesca a riconoscere la Chiesa fondata

da Cristo con parole così solenni e importanti quali quelle riferite già tante volte in questo numero e precedentemente: (cf Mt 16,131-20; Lc 22,31-32; Gv-21,15- 17), specialmente quando si è parlato della giusta interpretazione della Sacra Scrittura (vedi nn. 1-20 e oltre).

 

c) Come si può pensare che Gesù voglia fondare la Chiesa quando dice: "dove sono riuniti due o tre nel mio nome, ivi sono in mezzo a loro"? Si potrebbe adottare anche un passo parallelo: "Se qualcuno mi ama e osserverà la mia parola, il Padre mio lo amerà e verremo a lui e faremo dimora in lui" (Gv 14,23).

Volendo, tutto si può fare. Infatti, molti fratelli non cattolici fanno tante cose riuscendo a distruggere le verità bibliche con altre verità bibliche alle quali, arbitrariamente, danno una importanza ed un significato certamente estranei al contesto biblico e alla volontà di Gesù. E, sempre arbitrariamente, delle frasi bibliche - per se stesse chiarissime  che hanno significato e importanza decisiva per la retta lettura della Bibbia - vengono destituite di tutta l'autorità, dell'importanza e del le conseguenze che esse comportano.

E' facile comprendere che nelle frasi suddette Gesù svela i sentimenti del suo amore divino per coloro che Lo amano e osservano i Suoi comandamenti.

Egli suggerisce l'idea di appartenenza, di consacrazione, di devozione. La preghiera del cristiano è rivolta al Padre che è nei cieli (Mt 6, 9) , ma passa attraverso Cristo. La presenza mistica del Cristo in mezzo a noi rievoca la dottrina eterotestamentaria della "dimora" di Dio in mezzo al suo popolo.

 

4) "Che cosa significa il termine "cattolico"?

 

Il termine "cattolico" significa universale, per indicare che il Cristianesimo non è limitato a una razza o a un popolo, ma ha carattere universale.

Il vescovo di Gerusalemme Cirillo (348) ci fa sapere che la Chiesa era chiamata "cattolica" per quattro motivi: a causa della sua estensione mondiale; a causa della perfezione della sua dottrina; a causa del suo adattamento alle necessità di tutti gli uomini, e a causa della sua perfezione spirituale.

Come si vede, a quei tempi, il termine "cattolico" non si identificava col sistema "gerarchico papale".

Fin qui l'autore nel porsi la quarta domanda. Non nascondo che leggendo la conclusione, resto molto sorpreso e perplesso. Sorpreso, perché l'autore cerca a qualunque costo (anche a costo di mostrare - forse inconsciamente - i propri pregiudizi e di trarre delle illazioni illogiche), di trovare qualche argomento col quale discreditare la Chiesa Cattolica, la quale si identifica, sempre, col sistema gerarchico istituito da Cristo. Perplesso, perché spesso viene la voglia di dire "pane al pane" e "vino al vino". Allora temo di venir meno alla fraterna carità evangelica, anche se le parole di San Giovanni: “Chi va oltre e non si attiene alla dottrina del Cristo, non possiede Dio ... Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non salutatelo, poiché chi lo saluta partecipa alle sue opere perverse". (2 Gv.9-11).

Mentre sto compilando questo numero, la recita dell'Ufficio delle letture del giorno 1 Febbraio 1990 (III volume, p.139 "Liturgia delle ore" - Breviario francescano) riporta un punto della Catechesi di S. Cirillo di Gerusalemme che così incomincia: "Senza dubbio ogni azione di Cristo è fonte di gloria per la Chiesa Cattolica; ma la croce è la gloria delle glorie. E' proprio questo che diceva Paolo: “Lungi da me il gloriarmi se non nella Croce di Cristo" (Gal 6,14) (Catechesi 13,1.3.6.23).

Se i fratelli non cattolici fanno tante distinzioni non è detto che esse siano giuste. Quando S. Cirillo di Gerusalemme ci parla della Chiesa che chiama "cattolica", non può voler di re altro che trattarsi della Chiesa Cattolica, Apostolica e Romana, con a capo il Papa (o Pietro) lasciato da Cristo a "pascere il Suo gregge".

Non mi sembra che sia il caso di dilungarsi oltre. Le parole di S. Cirillo sono semplici e chiare, qui come quelle citate al n. 4.

 

5) Che cosa significa il termine "Chiesa Romana"?

 

La Chiesa cristiana non è sorta a Roma, ma a Gerusalemme. Dopo la distruzione di questa città (anno 70), il centro più importante per la Chiesa cristiana fu Antiochia, in,Siria, e poi Alessandria in Egitto. Fu solo a poco a poco che il Vescovo di Roma, favorito dalla sede imperiale nonché dalle circostanze politiche, pretese di ergersi al di sopra degli altri vescovi, col risultato che, verso l'anno mille, i vescovi orientali si ribellarono, dando origine alla chiesa ortodossa.

Così la Chiesa d'Occidente, al suo appellativo di cattolica, aggiunse, giustamente, quello di "romana" che, del primo nome, viene ad essere una limitazione e una contraddizione".

Forse non è il caso di sciupare molto tempo e parole. La fantasia scavalca la storia e tutte le sue realtà pur di colpire chi crediamo nemico.

Tutta la storia ci dice dell'importanza dell'impero romano e di Roma, chiamata "caputmundi" (la capitale del mondo). E' vero che Gesù è vissuto in Palestina e lì ha istituito con le sue parole la "Sua Chiesa", ma è anche vero che tanto Pietro quanto Paolo a Roma hanno svolta la loro maggiore attività fondandovi appunto la "Chiesa Romana". Certo fu disposizione della Divina Provvidenza che Pietro e Paolo si trovassero a Roma per poter meglio e più rapidamente diffondere il Cristianesimo.

Già ho detto altrove che è lo stesso Pietro che nel concludere la sua prima lettera dà notizia della sua presenza a Roma ("Vi saluto la comunità ... e dimora in Babilonia”, ossia in Roma, 1 Pt 5,13). La venuta di Pietro a Roma, il suo martirio, la sua sepoltura e, anzi, il luogo preciso di essa, sono testificati da una tradizione ininterrotta fino al secolo XVI. In seguito ai tentativi dei protestanti di negare l'autorità papale, e la presenza di Pietro a Roma, Pio XII ordinò gli scavi sotto la confessione papale nella Basilica di San Pietro, fin dal 1939. Dopo oltre 10 anni di lavoro si è potuto rintracciare tutto: luogo e identità dei resti mortali di Pietro.

L'Osservatore Romano del 29 giugno 1978 annunciava a tutta la Cristianità i risultati definitivi degli scavi con questo titolo: Pietro è quì. E' questa l'iscrizione trovata sulla tomba di Pietro. Dopo questa confortante conferma storica, Paolo VI invitava tutti i fedeli "a rimanere saldamente fondati nella fede di Pietro che è la Pietra della nostra fede".

Già ho detto che la Chiesa cattolica è anche "romana" perché Pietro (e anche Paolo) è il fondatore della Chiesa di Roma. Né Gerusalemme, né Antiochia e né Alessandria d'Egitto, o altri centri antichi, possono rivendicare come Roma, un primato o un'importanza storica, che si è imposta in tutto il mondo di allora e che continua da allora, senza interruzione, la sua supremazia. E queste sono cose storiche e non fantasie.

Papa Clemente - terzo papa dopo San Pietro, mentre è ancora vivo S. Giovanni Evangelista - scrive ai Corinzi da Roma: Pietro e Paolo "atleti vicinissimi a noi ... le più grandi e le più giuste colonne... furono perseguitati e lottarono fino alla morte ... divenendo esempio bellissimo fra noi"; S. Ireneo ricorda espressamente: "Pietro e Paolo predicarono il Vangelo a Roma e vi fondarono la Chiesa; il prete romano Caio invita i

suoi contraddittori a venire a Roma dove "posso mostrarvi i trofei degli Apostoli Pietro e Paolo, che hanno fondata la Chiesa di Roma, l'uno sulla via Ostiense, l'altro in Vaticano". I trofei sono le memorie sepolcrali. E' poi singolare il fatto che nessuna altra Chiesa ha preteso di essere stata sede di Pietro, di averne il sepolcro o di averne ereditata l'autorità: nemmeno Antiochia, che pure vanta, forse a torto, una qualche dimora di Pietro.

Le testimonianze letterarie suddette di papa Clemente, di Ireneo e del prete Caio, sono, rispettivamente del 96, 160, 200 circa. Un'importante conferma ci viene dagli scavi  condotti, dal 1939 in poi, nel sottosuolo della basilica vaticana. I recenti scavi hanno messo in evidenza molti sepolcri che si affollano intorno ad un centro, sotto l'altare papale, costituito da una piccola zona con una edicola sepolcrale, fatta risalire dagli archeologi all'anno 160. Si tratta del "trofeo" di cui parla il prete Caio, o, anche, che è la stessa cosa, di quella "memoria di S. Pietro", che antichi documenti dicono costruita da papa Aniceto, pontefice appunto fra il 155 e il 166.

Dopo quanto ho detto, non mi sembra che la Chiesa Cattolica avesse bisogno di chiamarsi "romana", perché è sempre stata tale. Neppure si riesce a capire, perché sono affermazioni antistoriche, come il Vescovo di Roma, "a poco a poco, favorito dalla sede Imperiale e dalle circostanze politiche, pretese di ergersi al di sopra degli altri vescovi".

Si sa benissimo dalla storia che i cristiani a Roma e in tutto l'impero, per oltre tre secoli, sono stati barbaramente perseguitati, tanto che Tertulliano potette dire: "il sangue dei cristiani è seme di altri cristiani".

Soltanto nel 313, con l'editto di Costantino, i cristiani uscirono allo scoperto e potettero incominciare a organizzarsi anche esternamente. Chi conosce la storia sa che l'imperatore Costantino, ed anche diversi altri dopo di lui, spesso sono stati di ostacolo allo sviluppo ecclesiastico per delle ingerenze indebite. Molte volte i papi hanno fortemente contrastato con gli imperatori per queste deleterie intromissioni negli affari ecclesiastici.

Sappiamo che prima di Costantino l'imperatore Galerio, colpito da una terribile malattia mortale, pubblicò, assieme coi suoi tre correggenti, nell'aprile dell'anno 311 a Sardica un editto di tolleranza per i Cristiani. In esso si riconosce il fallimento della persecuzione, si dichiara permessa la religione cristiana ed infine i Cristiani vengono esortati a pregare per l'imperatore e per l'Impero.

In Occidente la lotta tra Costantino e Massenzio si inasprì e si giunse alla battaglia decisiva di Ponte Milvio (Roma) del 28 ottobre 312. Si sa, come si narra, che Costantino si decise alla battaglia in seguito ad una apparizione miracolosa della Croce e lesse queste parole: "In hoc Signo Vinces" (con questo segno vincerai). L'editto dì Milano è del febbraio 313; in esso Costantino regolò con grande magnanimità la questione religiosa dei cristiani. Era la Divina Provvidenza che veniva incontro alla Sua Chiesa dopo oltre tre secoli di martirio (cf Storia della Chiesa, di K. Bihemeyer - H. Tuechle, pagg. 121-122, Editore Ferdinand Schbningh Paderborn).

Quindi la Chiesa Ortodossa non si ribellò alla Chiesa Cattolica perché questa aveva assunto l'appellativo di "romana". Le ragioni furono ben altre, come vedremo.

Sino all'editto di Costantino, cioè sino al 313, la storia ci segnala i seguenti papi: Pietro (67?); Lino (67-79?); Anacleto (79-90?); Clemente (90-99?); Evaristo (99-107?); Alessandro (107-116?); Sisto (116-125?); Telesforo (125-136?); Igino (136-140); Pio (140-154); Aniceto (154-166);  Sotero (166-174); Eleutero (174-189);  Vittore (189-198); Zeferino (198-217);  Callisto (217-222); Urbano (222-230);  Ponziano (230-235); Antero (235-236);  Fabiano (236-250); Cornelio (251-253);  Lucio (253-254); Stefano (254- 257); Sisto II (257-258); Dionisio (260- 268); Marcello (307-308); Eusebio (308); Milziade o Melchiade (311-314) (l.c.pp. 139-140).

La tendenza accentuata a unificarsi in un organismo di impronta monarchica, che si incontra già nella Chiesa primitiva nel formarsi della costituzione diocesana e metropolitana arriva alla sua unità di tutta la Chiesa sotto una guida suprema, il papato di Roma.

Tuttavia questo coronamento della costituzione ecclesiastica non è soltanto il favore dell'autorità - quando c'è stato - o il risultato di una evoluzione puramente naturale: il suo fondamento è posto già nell'orione della Chiesa. Cristo, infatti, predicò un solo Dio, una sola fede. (Ef 4,5), fondò una sola Chiesa, le diede un pastore supremo visibile, col compito di confermare i fratelli nella fede (cf Mt 16,18-20; Gv 21,15-17; Lc 22,31-32).

 

A molte delle suddette obiezioni ho già risposto, almeno brevemente. Ho detto come al Vescovo di Roma è stato sempre - naturalmente - riconosciuto il suo primato.

Oltre la lettera di S. Clemente Papa ai Corinzi (96) che è chiamata dai critici storici l'epifania del Papato) e nella quale (59,1) è scritto: "Se qualcuno disobbedirà alle parole dette da Dio per mezzo nostro, sappia..."; "... ci procurerete gioia e allegrezza, se obbedendo agli ammonimenti che vi abbiamo scritto mossi dallo Spirito Santo" (63,2), possiamo ricordare ancora S. Ireneo, il quale, scrivendo "Contro le eresie" (Libro III), si rifà alla successione apostolica nella persona dei vescovi per giudicare dell'ortodossia di una Chiesa e dice: "basta infatti enumerare i vescovi creati dagli Apostoli e i loro successori fino a noi" (3,1). E altrove, parlando ancora dell'ortodossia, scrive: "tutte le altre Chiese ... debbono concordare con questa Chiesa (di Roma) per ragione della sua più eminente supremazia, onde stando uniti a questa i fedeli d'ogni parte hanno conservata la tradizione che viene dagli apostoli. Quindi non sembra vero e neppure storico che la Chiesa Ortodossa abbia quasi costretto la Chiesa Cattolica a darsi il titolo di "romana" per distinguersi dalle altre Chiese. Né questo titolo, stando alla storia, sembra essere una limitazione o una contraddizione se S. Cipriano (200-258) si indignava della tracotanza di quegli eretici con i quali polemizzava, poiché pretendevano appunto di appoggiarsi a Roma. Egli scrive:

"essi ebbero l'ardire di mettersi in mare per consegnare lettere da parte di scismatici e peccatori alla Cattedra di Pietro, alla Chiesa più importante, dalla quale si irradia l'unità del sacerdozio...". Lo stesso S. Cipriano, accertatosi della legittima elezione di Papa Cornelio, invita tutti i Vescovi africani a riconoscerlo come vero Papa, scrivendo: "La comunione con Cornelio implica la comunione con la Chiesa Cattolica" (Ep. 55).

E come si potrebbe asserire che l'accordo con la Chiesa di Roma assicura la ortodossia della fede in tutta la cristianità se non si ammette che nella Chiesa di Roma la dottrina cristiana è conservata senza mancamenti o senza errori? Tutti gli altri titoli presi dalle diverse Chiese cristiane separate da Roma, sì che restringono o contraddicono al nome di "cristiano o cattolico".

Adolfo Harnack (1851-1930), questo grande storico del Cristianesimo, che per

essere rimasto razionalista è rimasto anche protestante, nei suoi profondi studi, come già ho detto altrove, ha avuto l'onestà di dirci: "Pertanto è possibile stabilire, con prove impressionanti, che la concezione cattolica della Chiesa è storicamente la vera, vale a

dire che Cristianesimo, Cattolicesimo e Romanesimo formano una IDENTITA' STORICA PERFETTA.

Tra le obiezioni del n. 5, pag. 8, del libro che sto confutando, leggiamo pure che "il Vescovo di Roma, favorito dalla sede imperiale ... pretese di ergersi al di sopra degli altri vescovi, col risultato che verso l'anno mille, i vescovi orientali si ribellarono, dando origine alla Chiesa ortodossa".

 

A queste parole non posso dare una risposta esauriente perché la storia relativa è molto complessa. Cercherò di seguire la realtà storica ma limitandomi, necessariamente, a schematiche riflessioni.

La Chiesa bizantina, rimasta unita alla Chiesa universale, rifiutando le eresie di Ario, Nestorio, Eutiche, ecc., dal secolo VII, assunse il titolo di "Ortodossa" proprio per significare che tra le chiese orientali era l'unica che aveva conservata la "retta dottrina" (= ortodossia, rimanendo unita a Roma). Purtroppo non passò molto tempo e per molte cause (dolorosi avvenimenti, dissensi dottrinali, rivolte religiose, antagonismi di razza), anche in questa Chiesa, la più grande e numerosa d'Oriente, iniziò lo sfaldamento dando origine ad un sempre crescente numero di Chiese acefale ed autonome.

Fozio, due volte Patriarca di Costantinopoli, vi buttò il seme della discordia, con la dottrina sullo Spirito Santo. Però egli, pentito, morì In pace con Papa Stefano V (863-886). Lo scisma fu consumato sotto il patriarcato dell'ambizioso Michele Cerulario, il quale attaccò, da pari a pari, la Chiesa di Roma con la questione degli azzimi. La lotta si scatenò e alla fine del sec. XI lo scisma era un fatto compiuto. Si tentò e si ritentò l'unione nei Concili di Lione (1274) e di Firenze (1439), ma il basso clero e i monaci orientali, istigati da Marco Efeso, trascinarono,il popolo alla resistenza e al rigetto, dei due suddetti Concili. Elenco, qui di seguito, le ragioni storiche che portarono allo scisma:

l. Le ragioni, quasi  come in tutti gli scismi, furono più umane che teologiche;

2. L'imperatore Costantino, nello scegliere Bisanzio come nuova capitale, la affrancò dalla dipendenza di Eraclea e poi le diede il titolo onorifico di "seconda Roma", figlia maggiore e diletta dell'antica. (In questa nomina costantiniana era già il germe della discordia);

 

3. In seguito a questa nomina si risvegliò nei vescovi dell'epoca l'ambizione. Nel 3° Canone del Concilio di Costantinopoli (381) e nel 280 del Concilio di Calcedonia si fa menzione di questo primato di onore conferito da Costantino: i vescovi orientali ne abusarono benché i due canoni non ebbero mai l'approvazione da Roma.

4. L'ambizione dei vescovi bizantini si spinse fino a rivendicare all'Oriente il

primato di giurisdizione che, sempre incontrastato, era appartenuto solo a Roma per

la successione alla Cattedra di Pietro.

 

5. Giovanni, detto il "digiunatore" (583), pretese che Costantinopoli fosse tanto innalzata negli affari ecclesiastici come lo era (allora) negli affari politici. E per queste ambizioni si arrogò, per primo, il titolo di Patriarca ecumenico universale, e volle conservarlo, nonostante le energiche proteste e le caldissime preghiere di Pelagio II e di S. Gregorio Magno ...

... Questo fastoso titolo diventa ora addirittura ridicolo se teniamo conto dell'esiguo numero di Cristiani di rito Orientale che dipendono da quel Patriarcato. Da notare, infine, che le decisioni di unione con Roma, stabilite nel Concilio di Lione (1274) furono accettate e firmate dall'imperatore greco e dal Patriarca di Costantinopoli. Lo stesso avvenne nel Concilio di Firenze (1439), sottoscritto dagli stessi Ortodossi, spontaneamente. E si sa che l'unione con Roma è stata ostacolata da ambiziosi che hanno istigato il popolo alla ribellione.

 

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