QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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BIBBIA E CRISTIANI A CONFRONTO

Ultimo Aggiornamento: 01/09/2009 09:15
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01/09/2009 09:13

"BIBBIA E CRISTIANI A CONFRONTO"

 

Fascicolo dal n° 1 al n° 1

 

La Sacra Scrittura

 

NEL NOME DEL PADRE E DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO, inizio un molto modesto lavoro di istruzione biblica e religiosa. Questa istruzione è oggi più necessaria che nel passato. Anzitutto perché la cultura si è largamente diffusa, e poi perché - dal secondo dopoguerra - si vanno riversando nel mondo intero, ideologie (provenienti quasi tutte dal Nord-America), con la pretesa di farci meglio comprendere la S. Scrittura e la Religione Cristiana.

Per queste ragioni mi sono sentito spinto, nonostante la mia avanzata età, ad accettare delle trasmissioni televisive. Ma si dice che "le parole volano e gli scritti restano".

 

A questo confronto tutti siamo chiamati: anzitutto noi cattolici, e poi i non cattolici ai quali anche desidero rivolgermi con fraterno ed evangelico affetto.

 

L'ignoranza biblica non ci fa conoscere Cristo (S. Girolamo) e ci impedisce di amarLo sufficientemente, con tutte le disastrose conseguenze di questo mancato amore e di questa mancata conoscenza.

 

Il problema della nostra ignoranza religiosa assume una gravità drammatica quando si pensa che per essa che molti cattolici cadono in crisi ed abbandonano, spesso, la propria religione, senza averla conosciuta convenientemente o senza averla conosciuta affatto! ...

Ci sono poi tanti che restano nella Santa Madre Chiesa, ma la loro presenza è soltanto anagrafica, perché l'ignoranza produce indifferenza ed il disinteresse e, di conseguenza, l'allontanamento dalla pratica dei sacramenti e del precetto festivo.

Non di rado, sempre per effetto dell'ignoranza, molti cattolici si limitano alla frequenza delle prime nozioni del catechismo; fanno la prima comunione, poi, ma non tutti - si presentano alla Cresima in vista del matrimonio, celebrato il quale, 'non' sono pochi quelli che si riducono agli ultimi sacramenti ....

 

La celebrazione stessa di alcuni sacramenti, come il battesimo, prima comunione, matrimonio diventano dei "festival familiari", ove l'aspetto del sacro è sommerso da quello profano.

Per tutte queste ragioni, quindi per colpa nostra principalmente, molti errori intorno alla sana dottrina cristiana ed evangelica, si diffondono sempre più paurosamente.

CHI HA UN PO' DI COSCIENZA CRISTIANA NON PUO' RIMANERE INDIFFERENTE!

E' tempo che ci svegliamo: ognuno di noi assuma coraggiosamente le proprie responsabilità e si impegni a frequentare - almeno settimanalmente - un'istruzione religiosa e biblica. Ricordiamo

LA RELIGIONE E' LA SCIENZA FONDAMENTALE DELLA VITA'.    Per tutti!...

In questo primo numero mi sembra opportuno farvi presente che:

 

l. Chi vuole, può sempre chiedermi spiegazioni, per telefono o per iscritto, su quanto io scrivo in questi fogli e su quel che dico nelle trasmissioni televisive. (0916730658)

 

2. Per quelli che ne avessero bisogno e che non possono raggiungermi personalmente, consiglio di rivolgersi a qualche persona competente, o che sia - in ogni modo - in grado di fornire qualche chiarimento.

3. Prego i fratelli e le sorelle che mi seguono con maggiore interesse di comunicare l'iniziativa ad altri, specialmente ai parroci ed ai sacerdoti, per potere così allargare il raggio di azione.

 

4. Avverto quelli che mi ascoltano in TV, che le, mie trasmissioni sono le seguenti:

 

Tele  Rent: sabato, ore 19; domenica, ore 9.

Tele Sicilia: domenica, ore 11.30.

Tele-6: sabato, ore 14.30; martedì, ore 17.30.

Tele Oggi: (Napoli): domenica, ore 14.

Tele Tevere: (Roma); sabato e domenica, ore 8.30.

Tele City: (Milano): domenica, ore 8.40.

Tele Leonessa: (Brescia): lunedì, ore 21.15; martedì, ore 17.30.

 

5. Occorrendo, si può richiedere un maggior numero di copie dei fogli settimanali che io scrivo, perché questi scritti sono presi da fogli numerati che settimanalmente scrivo.

 

6. Informo tutti quelli che volessero approfondire la loro cultura religiosa che ogni sabato alle ore 16, e 2° e 4° domenica, alle ore 18.30, il Gruppo "GESU' MAESTRO" da me guidato, svolge un programma vasto e vario su tutta la "Dottrina della fede".

 

7. La mia iniziativa ha l'unico scopo di dare onore e gloria a Dio, e di far si che la "Verità" spinga un maggior numero di anime ad amarLo ed a servirLo sempre più rettamente.

 

DOBBIAMO MEGLIO CONOSCERE LE VERITA' EVANGELICHE PER VIVERLE, DIFFONDERLE E DIFENDERLE.

 

Chiudo questa premessa con due preghiere, una allo Spirito Santo perché ci guidi e ci sostenga in questa iniziativa, l'altra rivolta al Padre perché riempia il nostro cuore di Amore così che possiamo diventare degni testimoni di Nostro Signore Gesù Cristo:

 

"Spirito Santo, Eterno Amore, vieni a noi con i Tuoi ardori, vieni, infiamma i nostri cuori"

 

Gloria al Padre, al Figlio ed allo Spirito Santo ......

 

"Rapisca, Ti prego o Signore, l'anima, mia da tutte le cose terrene, perché io muoia per amore del Tuo amore, come per amore del mio amore Ti sei degnato di morire"

(S. Francesco d'Assisi)

 

Con stima e con fraterno affetto, vi saluto e vi benedico frà Tommaso, Maria di Gesù, dei frati minori rinnovati di Palermo, Via alla Falconara 83 - cap 90100

Il Signore vi dia pace.      

                                                                            Frà Tommaso Maria di Gesù.

                                                        Via alla Falconara, 83 - 90100 Palermo

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BIBBIA E CRISTIANI A CONFRONTO

 

Fascicoli dal n° 2 al n° 39 parte sinistra dei fogli

 

Quello che troverete:

"Importanza dei due Testamenti, gli autori di essi, vastità della materia, le fonti della divina Rivelazione, la differenza dei libri tra la Bibbia ebraica e quella cattolica per quanto riguarda l'A.T., il numero dei libri che compongono la Bibbia e la necessità di ogni credente di doverla conoscere, studiare e vivere.

 

A cura di fra Tommaso Maria di Gesù dei frati minori rinnovati

Via alla Falconara n° 83 - 90100 Palermo  - Tel. 0916730658

 

 

La Bibbia

 

Non vi aspettate grandi approfondimenti e neppure disquisizioni bibliche o filosofiche e teologiche. Scriverò con tutta semplicità e chiarezza.

Della Bibbia vi dirò soltanto l'essenziale e vi porgerò, quindi, le sue generalità.

Il nome Bibbia al singolare, ci viene dal latino e vuol significare "Libro" per eccellenza dal quale ci vengono insieme Antichità e Novità, e ciò perchè Gesù Cristo, promessoci fin dal principio della Creazione dell'uomo (Gen, 3,15), è la colonna portante dell'Antico come del Nuovo Testamento. La parola Testamento vuol dire Alleanza  patto tra Dio e l'essere umano.

Prima dei latini, i greci avevano denominato i libri sacri "la biblia" che in italiano significa

"I Libri" per antonomasia. In essi sono contenute le parole ispirate di molti autori suscitati da Dio per comunicarci il messaggio della salvezza. Il tutto è stato scritto in poco più di un millennio.

Fu nel Medio Evo che la Sacra Scrittura prese il nome di "Libri" e poi di "Bibbia" quasi a significare una piccola biblioteca in cui sono contenuti tutti i libri dell'Antico e del N.T.

La  Bibbia è, certo il libro che ha esercitato la più profonda influenza sull'umanità, infinitamente superiore a quella di qualunque altro libro di qualsiasi popolo e religione. Tutte le civiltà, ne sono state permeate. Essa costituisce, ed ha costituito per il passato, materia di ispirazione per le arti, la letteratura, le religioni e la loro morale, e per le stesse leggi di tutti i popoli dopo l'avvento di Cristo.

S. Gregorio definì la Bibbia una lettera scritta da Dio agli uomini. Gli spiriti più profondi, si sono abbeverati alle sorgenti della Bibbia che fu ed è la consolatrice di tanti cuori afflitti o dubbiosi.

Il quadro della sua materia è vastissimo: abbraccia Dio e l'uomo, il mistero delle origini e del fine di tutte le cose; la storia dei primi uomini e del popolo ebreo, immagine di tutta l'umanità, con i suoi vizi e le sue virtù.

Il protagonista principale è sempre Dio, ora sotto l'aspetto di Padre, ora di Giudice, ora di Redentore. La figura centrale verso la quale convergono tutte le linee maestre della Bibbia., è quella di Gesù Cristo.

Tutta la Bibbia è vista dagli esegeti moderni - e giustamente - in funzione del Regno dei Cieli, promesso ed attuato "in Gesù Cristo con il Regno della Grazia.

Leggendo questi fogli vi sorgeranno dei dubbi, vorreste subito porre delle domande. Vi esorto a proseguire con fiducia, e a poco a poco giungeranno - sempre per quanto sarà possibile - anche le chiarificazioni.

Tutto l'edificio della nostra santa religione poggia sopra un unico grande fondamento: la Rivelazione.

Con la venuta di Cristo, che ha stabilito la Nuova Alleanza, la Rivelazione è stata affidata alla Chiesa da Lui fondata, la quale ne è la custode e l'interprete legittima ed infallibile. Notiamo per inciso, che fra tutte le religioni, soltanto a. quella cristiana Dio ha rivolto la Sua rivelazione. Le altre religioni, pur ammirevoli per quella parte di verità che ognuna contiene, sono da considerarsi come lo sforzo dell'uomo che vuol raggiungere Dio e mettersi in contatto con Lui.

 

La Divina Rivelazione scaturisce da due fonti:

a)     La Tradizione;

b)      La Sacra Scrittura.

 

Della tradizione cristiana apostolica parleremo a suo tempo. Basti per ora sapere che essa ha dei forti addentellati nella S. Scrittura ed è contenuta in gran parte negli scritti dei SS. Padri, nelle decisioni dei Concili, nella professione di fede o simboli e nelle preghiere della Chiesa.

In breve: la tradizione è la trasmissione, per via orale e poi fissata anche negli scritti, di alcune verità cristiane ed evangeliche non comprese esplicitamente nei libri canonici.

La S. Scrittura è la trasmissione delle verità rivelate contenute nel Sacri Testi, in tempi diversi, sotto l'impulso dello Spirito Santo.

L’originalità essenziale dell'A.T., nell'ambito della storia religiosa universale, consiste nella rivelazione del Dio unico che interviene con la parola e con i fatti nelle vicende della storia umana per manifestare Se Stesso e la Sua volontà di ricondurre gli uomini alla Sua intimità e alla partecipazione dei Suoi beni soprannaturali mediante Il Messia, l'Aspettato dalle genti, al quale è affidata 1'ultima parola di Dio e l'adempimento della Sua volontà di salvezza.

Il Nuovo Testamento documenta la venuta del Messia, Salvatore e Redentore, Figlio di Dio, preannunciato dai profeti, nato della Vergine Maria, ed il compimento In lui delle Divine promesse e della completezza della Divina rivelazione.

Per queste ragioni, nonostante l'apparente frammentarietà dei libri che la compongono, la Bibbia è un solo libro in quanto narra una sola storia.

 

 

La Bibbia Ebraica

 

Nella sua composizione, per quanto riguarda l'A.T., si presenta così:

a) - La legge.  Comprende i cinque libri di Mosè, detti anche Pentateuco (dal greco = 5 parti). Essi sono: Genesi - Esodo - Levitico - Numeri - Deuteronomio.

b) - I Profeti. Sono distinti in anteriori e posteriori: i primi, in numero di 6, sono libri storici,  che la tradizione ebraica riteneva scritti dai Profeti. Essi sono: Giosuè - Giudici - 1° e 2° Samuele - 1° e 2° Re; i secondi, cioè i posteriori, in tutto 15, sono libri propriamente profetici, e cioè: Isaia - Geremia - Ezechiele - Osea - Gioele - Amos - Abdia - Giona - Michea - Naum - Abacuc - Sofonia - Aggeo - Zaccaria - Malachia.

c) Gli scritti. In tutto 13, sono una miscellanea che comprende: Salmi - Proverbi - Giobbe - Cantico dei Cantici - Rut - Lamentazioni - Qoèlet  (ex Ecclesiaste) - Ester - Daniele - Esdra    Neemia - 1° e 2° Cronache.

 In tutto i libri dell'AT. Sono 39.

La Bibbia della Chiesa Cattolica

Offre un elenco più ricco di libri, e cioè: 46 per l'A.T. e 27 per il N.T. Essi sono distribuiti in tre serie fin dal secolo XIII per l'A.T., cioè:

a) - Libri storici. Comprendono il Pentateuco (5 libri : Genesi - Esodo - Levitico - Numeri - Deuteronomio) - Giosuè - Giudici - Rut - 1° e 2°  Samuele - 1° e 2°  Re - 1° e 2° Cronache (in greco Paralipomeni - Esdra e Neemia (o 1° e  2° Esdra)  Tobia - Giuditta - Ester - 1° e 2° Maccabei In tutto sono 21

b) - Libri didattici. A componimento poetico e sapienziale. Sono 7: Giobbe - Salmi - Proverbi - Qoèlet - Cantico dei Cantici - Sapienza - Siracide.

N.B.: I libri Qoèlet e Siracide sono rispettivamente, gli ex Ecclesiaste ed Ecclesiastico.

Qoèlet designa una funzione: indica colui che parla nell'assemblea (in ebraico qahal, in greco ekklesia, da cui il, latino e italiano Ecclesiaste, ossia Salomone, il predicatore).

Siracide (ex Ecclesiastico).Il libro si chiamava "Sapienza di Gesù, figlio di Sira". Oggi si chiama Ben Sira o Siracide. Fu S. Cipriano per la prima volta a chiamarlo "Ecclesiastico", forse

dall'uso ufficiale che ne faceva la Chiesa.

 

c) - Libri profetici .In tutto 18, e sono Isaia - Geremia - Lamentazioni - Baruch (il Cap. 6 è la lettera di Geremia) - Ezechiele - Daniele e i dodici detti minori, per la minore ampiezza dei loro scritti: Osea - Amos - Gioele - Abdia - Giona - Michea - Naum - Abacuc -Sofonia- Aggeo - Zaccaria - Malachia.

La lista ufficiale dei libri della Bibbia è detta, fin dal 4° secolo d.C., Canone, che in greco significa: regola, norma, in quanto i libri sacri sono norma della fede e della morale.

La differenza tra il canone ebraico dell'A.T. e quello della Chiesa Cattolica sta nella mancanza in quello ebraico, del seguenti libri: Tobia, Giuditta, 1° e 2° Maccabei , Sapienza, Siracide, Baruc con la lettera di Geremia, alcune parti di Ester e Daniele.   

 

NOTE  la parola "deuterocanonico" fu introdotta - e accettata dai cattolici - da Sisto Senese nel 1566, dopo il Concilio di Trento. Così i libri non contestati furono detti protocanonici e quelli contestati deuterocanonici.

Tutti i libri dell'A.T. furono scritti tra il sec. XV e II  a.C. in ebraico per la maggior parte, ma dei cosiddetti deuterocanonici il testo originale è ignorato o furono scritti in greco.

Della gran parte di questi libri (46), sappiamo che erano 'accettati già dalla Sinagoga come ispirati, e li troviamo in tutte le Bibbie ebraiche. Altri invece li conosciamo soltanto nella versione greca detta dei "Settanta", e sono quelli che chiamiamo appunto deuterocanonici. La loro canonicità, ossia il loro carattere ispirato, fu posta in discussione da alcuni Padri della Chiesa; tuttavia il fatto che gli Apostoli e la Chiesa primitiva li avessero accolti, fece sì che fossero ritenuti ispirati.

Per brevità e chiarezza, i libri comuni ai due canoni si chiamarono protocanonici e quelli esclusi dall'edizione ebraica deuterocanonici, ma il significato in questi termini, nell'eccezione ecclesiastica, non va esteso ad una differenza di valore o di autenticità dei due gruppi.

La limitazione del canone ebraico e' dovuta all'influsso dei farisei di Palestina, i quali, alla fine del secolo primo dopo Cristo, fissarono l'elenco in base a criteri di molto discutibile validità: si vollero escludere dal numero i libri che non erano stati scritti in ebraico o in aramaico e si riteneva incerto o estinto il dono di profezia dopo Esdra (sec. 5 a.C.), al quale la tradizione attribuiva un intervento determinante nella fissazione dell'elenco dei libri sacri.

Queste opinioni di scuola non prevalsero tra gli Ebrei dispersi fuori dalla Palestina, ma che avevano Sinagoghe dove si leggeva la Bibbia nella stessa Gerusalemme (cf. At 6,9). Inoltre, tra i   manoscritti recentemente scoperti (1947) della Comunità di Qumran, si trovano anche i libri di Tobia e Siracide, esclusi dal canone ebraico.

La Chiesa Cattolica, fin dai tempi apostolici, ha adottato il canone della Bibbia greca dei "Settanta" e se, nel secoli successivi, alcuni scrittori cristiani mostrarono di preferire il canone ebraico, ciò fu dovuto alle necessita' polemiche che allora opponevano Cristiani ed Ebrei. A difesa della fede cristiana, non si riteneva di dover citare libri che non tutti gli Ebrei riconoscevano ispirati.

Questo motivo di carattere pratico provoco' in alcuni anche dubbi teorici sulla effettiva appartenenza al canone dei libri deuterocanonici, ma ogni esitazione fu tolta dal Concilio di Trento (1546), il quale, poichè i protestanti avevano accettato il canone ridotto ebraico (39 libri), definì solennemente, il canone tradizionale della Chiesa, vincolando la fede dei cattolici all'accettazione di esso.

I protestanti chiamano i libri deuterocanonici apocrifi, che significa ben altro.

La parola "apocrifo", dal greco apokriyptein = tenere segreto, si riferisce ad un libro di autore ignoto, il quale pero', spesso si nasconde sotto un nome noto e apprezzato. Nei libri apocrifi ci sono anche delle verità storiche, mescolate a molta fantasia.. La Chiesa, scopertili, li ha esclusi dall'ispirazione.

"Libri protocanonici" - dal greco protos+primo - sono quelli di cui non fu mai messo in dubbio l'autenticità canonica.

"Libri  deuterocanoni" - dal greco deuteros=secondo - sono quelli che solo in un secondo  momento furono dichiarati solennemente e definitivamente ispirati dal Concilio di Trento allo scopo di eliminare ulteriori dubbi e discussioni.

La tradizione ecclesiastica, fin dal tempi di Gesù, li aveva sempre ritenuti ispirati.

 

La versione più antica della Bibbia e' quella in greco dell'A.T.  fatta in Egitto, sotto il re Tolomeo Filadelfio. I traduttori (72) scelti fra gli Ebrei più colti, furono impegnati alla traduzione di tutti i libri realizzandola gradualmente tra il 250 e il 100 a. C.

Fu detta del "Settanta" (LXX). In essa sono distribuiti i libri deuterocanonici ognuno inserito nel proprio gruppo e nell'ordine conservato fino ad oggi dalla Chiesa Cattolica

Ci siamo ormai resi conto dei due elenchi dei Libri Sacri dell'A.T. Sappiamo pure che tanto i protocanonici quanto i deuterocanonici sono libri ispirati e che non v'è tra loro alcuna distinzione

di fatto. Sappiamo ancora che i fratelli protestanti, pur essendo una emanazione del Cristianesimo, non vollero accettare la lista dei Libri Sacri dell'A.T. adottata dalla Chiesa, ma accolsero - anch'essi in opposizione alla Chiesa Cattolica - quella limitata (39 libri) che aveva adottato l'Ebraismo nel primo sec. d.C., in polemica col Cristianesimo.

Per quanto riguarda il N.T. - scritto tutto in greco, eccetto Matteo, il cui originale in aramaico è andato smarrito - l'antico protestantesimo, contestò la Lettera agli Ebrei, 2 Lett. di Pietro, 2° e 3° Lettera di Giovanni, le Lettere di Giacomo e Giuda e l'Apocalisse, includendoli tra i libri deuterocanonici. Però, dopo queste iniziali incertezze, tutti i Cristiani, di qualunque estrazione, hanno accettato il Canone della Chiesa Cattolica.. E' ovvio che l'Ebraismo non riconosce il Nuovo Testamento.

 

Anche per i libri del N.T. furono stabiliti dei gruppi, e cioè:

 l. Libri storici. Sono i quattro Vangeli e gli Atti degli Apostoli.

2. Libri didattici. Le 13 (o 14) Lettere

di S. Paolo: ai Romani , 1° e 2° Corinzi , Galati, Efesini, Filippesi, Colossesi, 1° e 2° Tessalonicesi  1° e 2° Timoteo, Tito, Filemone.

- Lettera agli  Ebrei (probabile autore è Apollo o qualche altro discepolo di Paolo).

- Le 7 Lettere dette cattoliche a motivo di una più generale destinazione: di Giacomo -

1° e 2° Pietro - 1°, 2° e 3° Giovanni - Giuda Taddeo. .

3. Libro profetico; Apocalisse = Rivelazione.

 

N.B.: Le apocalissi

Le apocalissi ebbero un grande successo in certi ambienti giudaici.

L'autore di un'apocalisse riceve le rivelazioni in forma di visioni che riferisce in un libro. D'altra parte, queste visioni non hanno valore in se ma per il simbolismo di cui sono cariche. Tutto infatti o quasi, ha valore simbolico in un'apocalisse.

Per capire il veggente bisogna entrare nel suo gioco,  ritradurre in idee i simboli che propone. Altrimenti si falsa il senso del suo messaggio. 

Preparato già dalle visioni di profeti come Ezechiele o Zaccaria, il genere apocalittico si sviluppò nell'opera di Daniele e in molte opere apocrife scritte intorno all'era cristiana.

Per comprendere un'Apocalisse bisogna metterla nell'ambiente storico che le ha dato vita.

Prima di tutto diciamo che fino a qualche tempo fa l'Apocalisse di S. Giovanni era difficile a interpretarsi perchè era "unica" nel suo genere. Era allora un ottimo terreno di caccia per qualsiasi studioso che fosse stato un  tantino scettico.

Si poteva interpretare il libro esattamente come si voleva.

Divenne abbastanza comune il trovare nell'Apocalisse un riferimento a qualsiasi evento dal 1° sec. d.C., giù giù fino ai tempi nostri, e farne una specie di almanacco che dava previsioni dettagliate circa quanto doveva accadere sino alla fine del mondo.

La storia ci fa sapere che Gesù - nacque in un tempo di pace. L'impero romano si era abbastanza consolidato e Cesare Augusto si voleva rendere conto della consistenza dei popoli a lui soggetti. Perciò ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirino (cf. Lc 2,1-2) San Luca ci racconta la storia della nascita e dell'infanzia di Gesù. Dalla storia apprendiamo pure che, col tempo, la grande pace romana va divenendo sempre più fragile e che il governo romano pensa di consolidarla imponendo ai popoli soggetti l'obbedienza ed il culto dell'Imperatore che deve essere riguardato come un essere divino.

In base ad uno statuto speciale, í Giudei soltanto erano esonerati da tali ossequi e potevano rimanere fedeli alla loro religione. Tutte le altre religioni, anche se tollerate nelle loro espressioni private, erano obbligate - pena la morte - a dare il culto pubblico al Divino Augusto. E' così che, già verso la fine del governo di Nerone (incendio di Roma, 64), si arriva alla persecuzione dei dissidenti. Ma i veri dissidenti sono esclusivamente i Cristiani, che, per la loro fede in Cristo-Dio, si rifiutano decisamente di prestare un culto da essi ritenuto, giusta mente, idolatrico.

Alla persecuzione neroniana segue quella più violenta di Domiziano (81-96).

1 cristiani però, anche di fronte alla morte, affrontano coraggiosamente il martirio. Tra i sudditi dell'imperatore, i cristiani erano i più leali ed i più ligi al proprio dovere, ma come seguaci di Cristo, rifiutando il culto imperiale, essi diventano i traditori della patria, ribelli all'autorità e, quindi, degni di morte. Passato dunque, il tempo delle attestazioni di lealtà allo Stato, è necessario seguire Cristo fino alla morte.

Di fronte a questa situazione angosciosa, ecco che la coscienza cristiana, ispirata dall'Alto, dà libero sfogo alla protesta, impugna la penna ed in uno scenario grandioso grida a tutti i cristiani un messaggio di incoraggiamento. Nasce così l'Apocalisse, contenuta in simboli e numeri, allo scopo di celarsi al persecutore ma di raggiungere e rincuorare i perseguitati. Così concepita e intesa, l'Apocalisse è un modo speciale di profezia.

Non mi trattengo a presentarvi il pensiero degli studiosi sulla figura dell'autore. La critica è molto varia e nutrita : oggi si accetta che possa essere anche Giovanni l'Evangelista perchè ci sono delle affinità col quarto vangelo, ma le differenze sono ancora maggiori, la lingua è un'altra, un altro è soprattutto il contesto teologico.

C'è chi si trova in grandi difficoltà per strappare un qualsiasi messaggio a questo scritto straripante di fantasia. Altri si accaniscono su certi particolari e vorrebbero stabilire le epoche future. Questi sforzi sono inutili, perchè l'autore con i suoi simboli e allusioni, si riferisce ad un'epoca ben precisa e vuol rivolgersi a persone che lo capiscono.

In conclusione, quello che all'esegesi moderna sembra chiaro è che l'Apocalisse vuol segnare il cammino difficile e doloroso della Chiesa di Cristo peregrinante sulla terra, ma nell'attesa certa della vittoria finale, della gloria della nuova Gerusalemme, il compimento dell'Alleanza nuova, la Venuta di Cristo. Non è un messaggio di vendetta, ma di speranza, di resistenza e di fedeltà fino al martirio. In conclusione, l'Apocalisse impedisce calcoli precisi, assoluti in un'epoca della storia, stimola al rifiuto dell'idolatria qualunque possa essere la forma del potere che la impone, addita il premio, insegna a cantare la grandezza e la vicinanza del Signore Gesù. La vittoria dell'Agnello è la vittoria dei suoi seguaci, ossia la Vittoria di Cristo e della "Sua" Chiesa.

La Bibbia è il Libro più antico che possegga l'umanità. Il Pentateuco, nel quale ci ha messo mano lo stesso Mosè, è, sino ad oggi, il libro più antico giunto completo fino a noi. Tutti gli altri libri, di qualunque civiltà, si arrestano ad un certo punto dell'antichità. La Bibbia invece, ci narra il principio del genere umano, la creazione dell'universo. Noi non l'avremmo saputo se Dio non l'avesse rivelato a Mosè, il cronista storico più vicino alle origini, al Creatore, a Dio.

La S. Scrittura è anche il libro di tutti i popoli. Anche solo umanamente, è considerato il libro più bello della terra. Non c'è studioso che lo ignori; scrittori irreligiosi per apparire grandi lo copiano, imparano fatti, parole, descrizioni.

E' il Libro Sacro per eccellenza, e per la materia, e per l'autore, che è duplice: l'uomo e lo Spirito Santo (ne parleremo a suo tempo).

Il protestante Guizot diceva: "E' un libro che si legge sotto l'impressione di un soffio venuto da ben altro che dall'uomo". .Quante conversioni ha operato la sola lettura di esso...

Noi che ci diciamo cristiani, cattolici, apostolici, quali doveri abbiamo verso la S. Scrittura?

- Anzitutto dobbiamo averne una grande stima e venerazione perchè in essa è Dio stesso che ci istruisce. Poi dobbiamo procurarcela e leggerla spesso, almeno nei tratti più salienti e facili. In essa vi è tutto: Dio e i suoi attributi, sublimi esempi di virtù; ci sono mostrate le tristi conseguenze del vizio e ci insegna a fuggirlo. Tutto il bene che si può trovare altrove, lì si trova e non si finisce di imparare.

 

Una volta nelle famiglie cristiane gli anziani leggevano la Bibbia e la spiegavano ai giovani. Molte donne, mentre filavano, recitavano interi salmi e brani a memoria o li cantavano.

Certo non tutti i libri della S. Scrittura sono facili e fatti per tutti. Già vi ho detto che solo per quasi tutti i gruppi non cattolici la Bibbia è molto chiara e facile, semplicemente perchè viene letta ed interpretata nella "mente" dello stesso gruppo. Il moltiplicarsi ed il nascere continuo di tante sette, dipende proprio dalla interpretazione libera ed arbitraria di essa.

 

Devo aggiungere che neppure tutte le traduzioni sono permesse, perchè non tutte si attengono esattamente al testo biblico originale. Le migliaia di sette sono originate da questa "libertà" incontrollata di interpretazione e traduzione.

Ritornando ai "nostri doveri verso la S. Scrittura", di cui stavamo parlando, è bene avere e leggere almeno i Vangeli; ascoltare - ma con attenzione - le omelie domenicali, le istruzioni e spiegazioni bibliche e religiose, frequentare corsi di teologia, di. catechesi, ecc.   Soprattutto il vero cristiano "deve" sentire il bisogno di togliersi dalla perniciosa ignoranza che gli impedisce di conoscere la Verità e, quindi, di poter "gustare" la bontà e la gioia che ci procura la vita evangelica profondamente vissuta. La conoscenza della Verità ci procura la libertà dei figli di Dio (cf Gv 8,32), e ci mette in contatto con Cristo, che è la Via, la Verità e la Vita. Egli è il nostro Salvatore e Redentore, ed è anche il nostro Amore: l'Amore del mondo!... Conoscendo, amando e servendo Dio, ci renderemo conto di una frase di S. Agostino, che altrimenti ci potrebbe sembrare inaccettabile. Essa suona così : "Chi vuol prima comprendere e poi credere, finirà per non comprendere e non credere".

Dio è l'Infinito, il Necessario, l'Assoluto. Mai nessuna mente umana lo potrà comprendere. All'umile Egli si svela, mentre si nasconde ai superbi (Mt 1,25).

S. Antonio Abate, nella Tebaide, ricevette una lettera dell'imperatore Costantino il grande. Ai suoi discepoli, pieni di meraviglia, rispose: "Dovreste assai più meravigliarvi che il Dio del Cielo e della Terra, il Re di tutti i Re, abbia inviato a noi poveri uomini, una sua Lettera, vale a dire la S. Scrittura".

"Felici coloro che ascoltano la parola di Dio e la custodiscono nel loro cuore" (Lc 11,28).

Noi dobbiamo ricevere il Libro della Fede e della Rivelazione dalla S. Madre Chiesa, Maestra (Mt 28,19-20), Custode (1Tm 6,20), Guida suprema (Gv 21,15-17), Colonna e sostegno della Verità (1Tm 3,14-15).

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01/09/2009 09:14

Zuiglio (protestante) della traduzione fatta da Lutero, diceva che essa "alterava e corrompeva la parola di Dio".

Balgy, famoso teologo anglicano, diceva che i Protestanti ebbero il singolare talento di vedere tutto ciò che essi bramavano di vederci, cioè di far dire alla Bibbia ciò che ognuno voleva.

Tutti sappiamo che la Congregazione dei Testimoni di Geova, con sede centrale a Brooklyn (New York) ha superato tutti, divenendo, in questo settore, i "falsari della Bibbia". Essi costituiscono una   « setta eccentrica e strana ed è il prodotto più aberrante del protestantesimo americano.

I Vangeli divinamente ispirati sono quattro, scritti tutti nel primo secolo dell'era cristiana. Essi sono:

 

1 - Vangelo secondo Matteo, scritto intorno al 70;

2 - Vangelo secondo Marco, scritto intorno al 64-65;

3 - Vangelo secondo Luca, scritto intorno al 70;

4 - Vangelo secondo Giovanni, scritto intorno all'80-100.

Questi scritti non si possono trattare con i soli criteri di libri umani. La loro grande influenza sull'umanità è dovuta all'ispirazione divina che ha guidato i loro autori.

Ci sono anche dei Vangeli apocrifi prodotti tra il 150 ed il 600 d.C. Essi non sono ispirati e, perciò, sono stati eliminati e dimenticati.

Noi vogliamo renderci conto e convincerci che I quattro Vangeli rispondono ad una inoppugnabile realtà storica e non a semplice fede di uomini "creduloni".

Guardiamo obiettivamente in faccia alla storia.

 

Testimonianze storiche dei Vangeli

a- Scrittori cristiani dell'età apostolica:

 

1 - La "Didachè", specie di catechismo che risale al 90 d.C.

2 - S. Clemente Romano,  Papa nel 96 circa, scrisse una lettera ai Corinzi, dagli storici definita  

      "Epifania del Primato" (Epifania = manifestazione).

3 - Lettera di Barnaba (non l'apostolo), scritta verso il 98.

4 - S. Ignazio martire, scrisse varie lettere nel 107.

5 - S. Policarpo, successore di S. Giovanni Evangelista nella Chiesa di Efeso, scrisse una lettera nel

     107-108.

6 - Papia, vescovo, scrisse un'opera nel 110 circa.

7 - Erma, fratello del Papa Pio I, nella sua opera "Il Pastore", scrisse nel 150 circa.

 

b - Scrittori cristiani del 2° e 3° secolo d. C.

 

1 - Il martirio di S. Policarpo, scritto tra Il 155 e il 157.

2 - S. Giustino, martire e valente filosofo, nelle sue opere scritte tra il 150 e il 160.

3 - Tiziano, notissimo, che, divenuto eretico, verso il 172 tentò, per la prima volta, l'armonizzazione

     dei quattro Vangeli in una sola narrazione.

4 - S. Teofilo, nato in Mesopotamia e vescovo di Antiochia di Siria, nelle sue opere "ad Autilico",

      scritte verso il 180.

5 - S. Ireneo, vescovo e martire, nelle sue opere "Contro le eresie", scritte tra il 175 e il 195.

6 - Il Frammento muratoriano, del 200 circa, scoperto nel 1740.

7 - Nella prima metà del terzo secolo (250) vi è la testimonianza di Tertulliano, di Clemente d'Alessandria d'Egitto, di S. Ippolito e di Origene.

 

Continuiamo ad elencare i dati storici pertinenti alle prove della solidità del messaggio della salvezza che ci viene attraverso i dati contenuti nei Sacri Testi. Dopo aver elencato - con semplici accenni - i fatti storici del primo e secondo secolo dell'era cristiana, possiamo informarvi che dal terzo secolo in poi le testimonianze sono moltissime perchè la Bibbia era il pascolo abituale dei primi Padri della Chiesa.

 

Da quanto detto possiamo affermare: dunque, non mancano persone di prim'ordine che da varie parti della Chiesa, testimoniano con la vita e con gli scritti a favore dei Vangeli.

 

c - Citazioni.

Gli scrittori dell'era apostolica citano complessivamente, 122 volte S. Matteo, Marco e Luca; la "Didachè", 75 volte; San Clemente Romano, 18; Barnaba, 7; S. Ignazio, 13; Erma, 9.

Dunque, li conoscevano.

 

Gli scrittori del 2° e 3° secolo citano il N.T. 30.783 volte, e cioè:

 

- 1819 volte S. Ireneo;

- 2406 volte Clemente Alessandrino;

 

- 7258 volte Tertulliano;

- 1378 volte S. Ippolito Romano; - 17.922 volte Origene.

 

Tutti questi sono ingegni di prima grandezza. Non bisogna dimenticare che questi ingegni scrivevano in tempi di persistenti e feroci persecuzioni.

Le citazioni dei Padri dei primi quattro secoli sono tali e tante, che l'Abate Gainet ha potuto scrivere un'opera intitolata: "la Bibbia ... senza la Bibbia" solo adoperando le loro citazioni.

 

Citazioni degli eretici:

 

- Basilide, contemporaneo di S. Giovanni Evangelista; Valentino e Marcione, tutti e tre del primo secolo; i due pagani Celso e Porfirio.

 

Queste citazioni hanno grande valore perchè antichissime e forniteci dagli stessi avversari ai quali dobbiamo pur credere.

 

Testimonianze dei codici

I codici sono trascrizioni a mano degli autografi, ossia degli scritti messi su papiro, pergamena o carta, dagli stessi autori.

Io scrivo a mano, e spesso, dopo avere scritto, sono costretto a correggere ed a precisare qualche parola o pensiero. Quel che voi leggete ora è sì, il mio pensiero, ma non è il mio autografo, che spesso distruggo o che col tempo va perduto.. Se pensiamo che nelle epoche passate la carta non era stata ancora inventata e che si scriveva su sottili strati di papiro, soltanto più tardi sostituito dalla più consistente pergamena, comprenderemo facilmente come nessuno autografo antico, nè profano nè sacro è giunto fino a noi.

Il materiale moderno su cui si scrive è molto più resistente ed è possibile conservarlo in buone condizioni per lunghi secoli.

Ciò premesso.. è molto istruttivo un raffronto tra i codici profani e quelli sacri.

 

a - Codici profani. Quanti?

-    Di Orazio (165-68 a.C.), il più fortunato,  ne abbiamo 250;

-    di Omero (del 1000 a.C.), ne abbiamo 110;

-    di Virgilio - il massimo poeta della latinità - nato nel 70 a.C., ne abbiamo circa 100;

-    di Sofocle, grande poeta tragico greco (497-406 a.C.), ne abbiamo circa 100;

-    di Platone, grande filosofo greco (429 -348 a.C.), ne abbiamo 11;

-         di Euripide, uno dei più grandi tragici della Grecia, nato a Salamina nel 480 e morto nel 406 circa a.C., ne abbiamo appena 2;

-         di Eschilo, sommo poeta tragico, nato ad Atene nel 525 e morto in Sicilia, a Gela, nel 456 a.C., ne abbiamo 50;

-         della maggior parte degli annali del grande storico latino tacito, vissuto tra il primo e secondo secolo d.C., ne abbiamo uno solo.

I Codici antichi sono in tutto 624.

N.B.  a) Come quantità di codici andiamo da 1 a 250; come distanza di tempo tra autografo e codice, da 400 a 2000 anni. Eppure nessuno ragionevolmente dubita della loro autenticità.

 

b) Scrittura - Rappresentazione grafica della parola non anteriore al IV millennio a.C.

   Papiro - Pianta usata a fogli per scrivere sin dalla 1° dinastia faraonica d'Egitto.

   Pergamena - Pelle d'animale trattata per la scrittura dal II secolo a.C.

 

  Carta di stracci -.Usata a partire dall'VIII secolo d.C.

  Stampa - Attribuita nel 1449 a Johan G. von Gutemberg.

 

b - Codici sacri del Nuovo Testamento

 

Siamo in condizioni immensamente migliori dei codici profani.

Possediamo la bellezza di 4270 codici, dei quali 53 contengono tutto il N.T. e gli altri una parte più o meno considerevole senza contare le traduzioni e i codici o copie delle traduzioni che il De Brugne calcola a quasi 30.000.

 

Abbiamo:

 

- 210 codici maiuscoli o "unciali", in lettere maiuscole, come si usò fino al 900. Di essi i due più celebri sono del 400; 14 del 500 e gli altri dal 600 al 1000.

 

- 2400 codici minuscoli, scritti in lettere greche minuscole, come si usò dal 900 in poi (scritti tra il 900 e il 1500).

- 30.000 circa tra traduzioni e loro codici. Varie sono del 20 secolo, altre traduzioni vanno dal 300 al 600.

 

- 50 frammenti di papiri. Ve ne sono 3 importantissimi: - quello di Cester-Beatty (del 300); - quello di Egerton (del 130-150), scoperto nel 1934; - quello di Ryland (del 120-130), scoperto nel 1920 e pubblicato nel 1935.

 

Gli ultimi due provano in modo sicuro che al principio del 20 secolo già esisteva il Vangelo di  S. Giovanni come lo leggiamo noi.

Questi papiri provengono dall'Alto e Medio Egitto, mentre S. Giovanni scrisse ad Efeso nell'Asia Minore.

Quindi il suo Vangelo era già stato trascritto ed era giunto a quelle cristianità appena una ventina di anni dopo che era uscito dalle mani dell'Evangelista.

E non è detto che questa fosse la prima copia.

 

Ora. ciò che è provato da questi papiri per il Vangelo di S. Giovanni, vale anche per gli altri tre Vangeli.

 

Da tutto l'immenso materiale segnalato, balza fuori una constatazione che ha del miracoloso, e cioè la perfetta concordanza.

Infatti, tra le tante migliaia di codici, traduzioni e relative copie, distanti tra loro di tempo e di luogo, "le variazioni riguardanti il senso, si riducono appena a 200; quelle di una qualche importanza dogmatica sono solo una dozzina; nessuna e tale da compromettere uno solo dei dogmi cattolici".

Queste affermazioni sono dei migliori e più importanti studiosi, anche recenti. Non credo che, per essere certi della verità storica biblica, si ossa pretendere di più.

 

CONCLUSIONE

 

1- Non vi è libro antico documentato come i Vangeli.

 

2- Fra l'autografo dei Vangeli e le primissime copie, praticamente non ci fu distanza di tempo,  come dimostrano i papiri di Egerion (del 130-150) e dei Ryland (del 120-130), benchè i primi codici completi giunti a noi da 250 a 300 anni dal tempo in cui furono scritti i  Vangeli.

Tuttavia è facile comprendere che gli autografi non siano periti immediatamente dopo che furono scritti;  perciò la distanza tra autografi e codici attuali si riduce assai  o scompare addirittura mentre per gli autografi profani la distanza minima è di 400 anni e la massima di circa 2000 anni

3 -  Noi siamo dunque certi, anche storicamente, che i Vangeli ora posseduti sono quelli usciti dalle mani dei quattro Evangelisti. Chi non vuoi credere, agisce senza veri e seri motivi. E non c'è peggiore cieco di chi non vuol Vedere.

Ringraziamo Dio che li ha ispirati agli Evangelisti, ringraziamo i nostri primi fratelli martiri che li hanno difesi con la loro vita; e infine ringraziamo Dio che nella S. Madre Chiesa ci da il prolungamento di Cristo. Assistita da Gesù e dallo Spirito Santo, la Chiesa ha sempre custodito e gelosamente difeso la Parola di Dio. Leggiamo dunque con fede questa divina parola per poterla meglio comprenderla e , soprattutto viverla.

 

La Bibbia di fronte alle ultime scoperte archeologiche.

In merito, vi ragguaglierò soltanto per sommi capi. Gli studi e gli studiosi al riguardo spesso sono profondi e anche minuziosi. Gli sforzi sono sempre diretti a voler provare inoppugnabilmente la storicità biblica, messa anche di fronte ad una critica serrata e intelligente. Alcuni autori si soffermano particolarmente ad illustrare la incomparabile superiorità di tante istituzioni descritte nella Bibbia, che sono essenziali alla religione ebraica e cristiana.

Mai come oggi - dopo un'attenta considerazione di tanto materiale archeologico - il mondo biblico appare così incarnato nella storia e nel contempo, così trascendente.

La Palestina è 1'unica regione al mondo che da millenni continua ad attirare l'attenzione di milioni di uomini (critici, studiosi, Giudei, Cristiani, Musulmani...). Molti guardano ad essa come ad una meta ideale del loro spirito.

Dopo lo straordinario fenomeno religioso, politico e culturale delle "Crociate", ai "pellegrini" successero i "viaggiatori", più interessati della flora, della fauna, del clima, del folcklore.

Ma fu l'anno 1838 quello che rivoluzionò l'esplorazione della Palestina, con il teologo americano Edoardo Robinson insieme all'amico Eli Smith. Egli iniziò la caccia alle città bibliche che il tempo aveva cancellato dalla storia.

Furono intraprese le prime esplorazioni archeologiche nel sottosuolo.

Nel 1871, il giovane architetto francese Clermont recuperava a Gerusalemme un blocco incastrato in un muro. Era una iscrizione di Erode il grande che illuminava la pagina degli Atti (21,28-29) dove Paolo è accusato d'aver introdotto nel tempio Trofimo d'Efeso violando il decreto erodiano che era scritto sul blocco per intero.

Nel 1873 lo stesso acquistò per il Museo di Louvre la famosa stele di Mesha. Era stata frantumata dagli Arabi che speravano di trovarvi un favoloso tesoro. Clermont riuscì a ricostruirla integralmente.

Mesha è il re di Moab (cf 2 Re 3,4. ) ; la stele ci narra le sue lotte con gli Israeliti al tempo della Dinastia degli Omridi , e illustra, così , e completa la storia biblica (2 Re 3,27). Ci narra poi la sconfitta degli Israeliti "per il grande corruccio" di Jahwè.

Nel 1880 affiorò il pezzo epigrafico più considerevole che sia stato scoperto nel Regno di Giuda: l'iscrizione di Siloe che ricorda il traforo fatto eseguire dal re Ezechia (cf 2 Re 20,20) per il passaggio dell'acqua.

Però il vero anno di nascita dell'archeologia, palestinese e orientale è il 1890, quando l'inglese Flinders Petrie scavò a Tell el Hesì nella Giudea meridionale e vi applicò i principi fornitigli dalla esperienza decennale in Egitto cioè la registrazione minuziosa di tutti i reperti e l'impiego della ceramica per la datazione.

Ritornando all'inglese Flinders Patric, sappiamo che egli con la registrazione di tutti i reperti e con l'impiego della ceramica per la datazione delle epoche, scoprì che le colline in forma di cono, che tutti credevano normali, erano invece non naturali ma celavano le città antiche. Dette colline

si erano formate in modo artificiale in seguito a successive occupazioni del sito.

Queste colline sono state chiamate dagli Arabi Tell; quando appaiono rovine visibili, vengono dette Kirbert. Una collina Kirbert è di una grandezza che potrebbe stare nella piazza S. Pietro.

Geniale fu la tecnica usata dal Flinders per riesumare le abitazioni sepolte. Riuscì finanche a rendersi esattamente conto che i palazzi dei principi e le case di grandi erano situati al l'angolo ovest d nord-ovest dei vari sii palestinesi da dove si poteva usufruire della brezza rinfrescante della sera.

Si trova pure il gioiello prezioso, ma l'archeologo moderno dà più importanza e valore all'umile coccio di terracotta che reca in se sorprese e scoperte prevalentemente scientifiche.

L'archeologia orientale non è più un dilettantismo, ma metodo rigorosamente scientifico.

Si sono fatti passi da gigante.

Oggi siamo in grado di seguire l'avvicendarsi dei secoli e dei millenni in Palestina con una serrata e attendibile documentazione archeologica che va dall'alba della preistoria fino al pieno meriggio della storia.

Ci siamo resi conto della grande importanza che l'archeologia biblica - iniziando dal secolo scorso - ha avuto su tanti problemi. La parola, molto spesso, viene convalidata dai fatti storici.

In questo lasso di tempo si è potuto constatare che tra gli archeologi ci sono degli studiosi esposti ad una duplice tentazione:

1. ci sono quelli che non danno il dovuto valore ai dati archeologici, e, di conseguenza, tendono a svalutare la Bibbia;

2. una seconda categoria vede in tutto una continua conferma della Bibbia e quindi tende a valorizzarla troppo.

Per coloro che sanno resistere a questa duplice tentazione - ed oggi sono i più - l'archeologia è stata ed è un valido strumento per illuminare la Bibbia.

 

L'archeologia, infatti, ci ha confermato numerosi fatti storici. Ci ha illustrato la storia di popoli appena menzionati nella Bibbia (esempio gli Hittiti), sconosciuti al di fuori del Libro Sacro.

L'archeologia ci ha, inoltre, determinato molte località bibliche, alcune delle quali credute da qualche studioso come inventate (per es. Nazaret).

Grazie ad essa, oggi si è matematicamente certi di trovarci sullo stesso sito in cui si svolsero gli avvenimenti biblici (per es. il pozzo di Giacobbe, ove Gesù s'incontrò con la samaritana; la scala percorsa da Gesù a Gerusalemme nella fatale sera del tradimento per raggiungere il luogo dell'agonia; la sogli a della porta aperta nel muro di Erode, varcata da Gesù).

Il merito maggiore dell'archeologia è di ridarci l'animo dei popoli antichi scomparsi, facendocene comprendere l'ansia verso l'Assoluto.

E con l'animo ci da anche l'ambiente, il clima religioso, morale, giuridico in cui si mosse la Rivelazione dell'Antico e del Nuovo Testamento.

 

La convergenza di ricerche di ogni genere (storico, archeologico, filologico, letterario, teologico, ermeneutico) ha fatto si che progredisse molto l'intelligenza della "Parola di Dio", quale si è manifestata nella storia umana.

Ho già detto in precedenza che la Bibbia, pur composta di molti libri, risalenti a varie epoche, deve essere considerata come un'opera unica, divinamente ispirata. Tuttavia, essa sul piano umano è la letteratura di un popolo. Questa asserzione è fondamentale per capire la Bibbia.

L'Antico Testamento è la storia del popolo eletto, vista nella luce dell'Alleanza. E fu una storia piena di infedeltà da parte del popolo; mentre da parte di Dio essa fu e rimane la storia di una fedeltà senza precedenti.

La venuta di Gesù da inizio ad una nuova era. L'Alleanza viene sostituita dal Nuovo Patto, il vecchio Ismaele dal Nuovo Israele, che è tutta la Chiesa di Cristo.

E' col Nuovo Testamento che il piano divino di salvezza dell'umanità splende in tutta la sua pienezza e ci fa meglio conoscere la Paterna Bontà del nostro Creatore.

 

Preistoria biblica. La storia vera e propria, che chiamiamo Sacra, incomincia con Abramo (190 secolo a.C.), come risulta a partire dal dodicesimo capitolo della Genesi. I primi undici capitoli appartengono alla "preistoria biblica". Essa è stata scritta sinteticamente e con poche e marcate figure emerse dalle precedenti tradizioni. L'arco di tempo in cui si muove la "preistoria biblica" può essere calcolato ad un milione di anni circa., in cui vediamo, quasi come in un'unica storia, le vicende che tengono insieme Adamo - Abramo e Cristo. Lo scrittore sacro - sempre divinamente ispirato - ci presenta in modo immaginoso, ma frutto di una profonda riflessione teologica, la realtà della creazione, del primo peccato dell'uomo con le sue disastrose conseguenze e anche la divina promessa di un Salvatore - Novello Adamo - che avrebbe redento l'umanità.

Il progresso degli studi sulla storia, sulle leggi e sulle consuetudini di vita dell'Oriente antico, ci assicurano che i racconti popolari si fondano su memorie vere, trasmesse con intento di lealtà.

La storia d'Israele, voluta e guidata da Dio, continua nel “Nuovo Israele". (la Chiesa di Gesù), che cammina verso la Nuova Terra promessa, che è il Regno dei Cieli, e si riconosce discendenza spirituale di innestato nel Nuovo Adamo, Cristo Redentore e Salvatore.

Questo “Nuovo Israele" continua a godere le preferenze di Dio, il quale è sempre fedele alle sue promesse fattacci in Cristo, nonostante le nostre molteplici infedeltà.

Le tradizioni che sono all'origine dell'A.T. si riagganciano tutte, come a loro germe, ad Abramo, l'uomo delle promesse divine, e ai suoi immediati discendenti. Fu tuttavia Mosè, il leader nato, il legislatore che nel 130-sec. a.C. fece di una folla eterogenea di rifugiati una nazione. Fu Mosè che diede l'impulso ad un forte movimento dell'opera letteraria che doveva essere un giorno il dono incomparabile d'Israele e di Dio all'umanità.

 

Il Pentateuco. Esso porta sicuramente il segno di Mosè; ma l'opera, quale noi la conosciamo, ha preso la sua forma definitiva solo molto più tardi.

 

La letteratura profetica. E' cominciata nell'80 sec. a.C. con Amos ed Osea, e si è chiusa nel 40 sec. con Gioele e i capitoli da 9 a 14 di Zaccaria.

I libri storici. Vanno da Giosuè, le cui tradizioni originarie risalgono al 130 sec. fino al primo libro dei Maccabei, redatto, nel 11 sec. a.C. o poco prima.

Il quinto secolo a.C. Fu l'età aurea della letteratura sapienziale; ma  tale momento era cominciato con Salomone (100 sec. a.C.). Di quest'epoca furono i Proverbi, il libro di Giobbe, mentre il Libro della Sapienza avrebbe visto la luce 50 anni (o poco più) prima della venuta di Gesù.

E' molto importante rendersi conto che la maggior parte dei libri dell'A.T. sono stati opera di numerosi autori nel corso di parecchi secoli. Il sapere che essi convergono verso le stesse linee principali del messaggio della salvezza, e che in molti oracoli ed espressioni trattano lo stesso tema, tratteggiano la stessa figura (il Messia Redentore che sarebbe venuto), suscitano le stesse speranze..., ebbene, tutto ciò dà ai Sacri Testi la certezza di leggere lo scritto "non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio" (cf 1 Tes 2,13).

Allora possiamo essere certi che tutti coloro che hanno collaborato, anche solo per l'aggiunta di qualche dettaglio, hanno goduto dello stesso carisma dell'ispirazione degli scrittori principali.

L'A.T. è, dunque, la letteratura di un popolo ed è legato alla storia di questo popolo. Una gran parte degli scritti veterotestamentari si fonda sulla tradizione orale. E ciò vale, principalmente, per le prime opere, dalla Genesi a Samuele.

Le tradizioni, prima ancora di essere messe per iscritto, avevano costituito una vera letteratura, cioè una forma d'arte la cui materia è fatta di parole e di frasi, fissate nella memoria e poi su carta o pergamena. Si capisce da ciò come la data attribuita ad un libro non è sempre quella della materia che contiene.

Qualche "tradizione" sarà stata messa per iscritto anche molto presto. Si è certi che in epoche successive l'attività letteraria in Israele si è limitata in larga misura a "rieditare scritti antichi".

Gli studiosi, in genere, fanno iniziare con Salomone la letteratura biblica nel senso stretto dell'espressione, ma ciò non significa ignorare o sottovalutare il contributo dei secoli precedenti.

L'aggressione filistea fece nascere il bisogno di organizzarsi in monarchia. (I Filistei nell'11° sec. avevano sbaragliato la confederazione israelita delle 12 tribù).

Saul fu il primo re. Gli inizi fecero molto sperare, ma il suo regno fu piuttosto un insuccesso. Davide invece riuscì a fondare un regno più sicuro (quasi un piccolo impero), che si consolidò col figlio Salomone.

L'organizzazione fece nascere gli "scribi" (= Scrivani), uomini colti che redassero gli annali.... e registrarono i racconti degli affari pubblici affidati agli archivi. Tale fu la documentazione utilizzata dagli scritti storici.

Sotto il regno tranquillo di Salomone (970-931 a.C.) uno scrivano di capacità eccezionali produsse il capolavoro in prosa dell'A.T.: la Storia di Davide (2 Sam 9,20 e 1 Re 1-2).

Contemporaneamente un altro autore, un pò meno dotato dal punto di vista letterare, ma di una finezza anche superiore, si mise a rielaborare antiche tradizioni. Egli scrisse una Teologia della storia che doveva formare uno dei quattro strati principali del Pentateuco, quello denominato "Jahvista".

Le date di composizione sono tutte approssimative, e gli esegeti, entro certi limiti, sono d'accordo.

Il Pentateuco risulta dalla combinazione di almeno quattro tradizioni distinte; ma l'analisi letteraria è riuscita a districarne il groviglio.

Ci sono diverse testimonianze che Davide (1010-970 circa a.C.) fu poeta e compose dei salmi. Da qui l'attribuzione globale di questa raccolta a Davide. Allo stesso modo, tutta la letteratura sapienziale doveva un giorno essere posta sotto il nome di colui che le aveva dato maggior impulso, o almeno aveva creato un clima favorevole alla sua nascita, cioè Salomone. Dopo la morte di Salomone, l'unità politica realizzata da Davide si ruppe. Si ebbe da una parte Israele, ossia il regno del nord, dall'altra la Giudea, col regno del sud. Ne seguì anche una scissione religiosa. A difendere i diritti di Jahvè si levarono i profeti Elia ed Eliseo. Sotto il regno di Geroboamo II  (783-743) fiorirono i primi profeti scrittori: Amos ed  Osea. Amos era giudeo. Verso la stessa epoca, un altro strato del Pentateuco, la tradizione elohista, prende la sua forma definitiva. Subito dopo Amos ed Osea inaugurarono la loro missione in Giuda i profeti Isaia e Michea. Nel frattempo la minaccia assira aveva cominciato a pesare sulla Palestina. I giorni del regno del nord erano contati. Samaria, la capitale, cadde nelle mani di Sargon II nel 721 a.C. la popolazione fu deportata e così Israele scompare dalla scena come entità politica distinta. Poco prima della tragedia finale, alcuni abitanti si erano rifugiati in Giudea portando con sè le loro tradizioni sacre. Fu così che il regno di Ezechia (716-687) vide amalgamarsi in una raccolta unica i due strati più antichi, del Pentateuco, ossia quello Jahvista e quello Elohista.

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01/09/2009 09:15

Dopo la scomparsa del regno del nord, i rifugiati in Giuda recarono seco anche la parte legislativa del Deuteronomio (codice deuteronomico: capp. 12-26). Questo documento più tardi ebbe un enorme influsso sul pensiero religioso.

Sargon II, assiro, nel 721 aveva conquistato il regno del nord, ma appena un secolo dopo si affermò l'impero neo babilonese che distrusse quello assiro.

La Giudea potette godere di una breve tregua che permise al pio e giovane re Giosia (640-609) di intraprendere una riforma religiosa resasi urgente dopo lo smembramento delle tribù e del regno del nord. Nel tempio "trascurato" si scoprì il libro del la legge (cf 2 Re 22,3-10; 2 Cr 34,8 -18): si trattava del codice deuteronomico portato a Gerusalemme dai rifugiati.

La prima edizione del Deuteronomio diede la spinta ad un movimento letterario di grande ampiezza. La prospettiva dell'opera era profondamente religiosa. Tutto era ricondotto a questo principio: "la nazione si conserva o cade a seconda che è fedele o no a Jahvè e alla sua legge". Durante il regno di Giosia furono pubblicati i libri di Giosuè, Giudici, Samuele, Re, videro anche la luce i profeti Sofonia e Nahum. Poco dopo fu la volta di Abacuc. La morte di Giosia (609) fece precipitare il regno di Giuda verso la rovina (secondo la predizione di Geremia) e nel 587 Gerusalemme cadde nelle mani di Nabucodonosor con la deportazione de gli abitanti in Babilonia.

Tale epoca segnò un momento decisivo nella formazione della Bibbia. La classe sacerdotale rielaborò le antiche tradizioni che avevano costituito il Pentateuco dandovi la sua forma definitiva. Non tutti furono deportati. I rimasti andavano di tanto in tanto a piangere sulle rovine del tempio: fu l'origine del Libro delle  Lamentazioni. A Babilonia gli esiliati furono sostenuti e confortati dalla predicazione di un profeta anonimo: la sua opera comprende i capp. 40-55 del libro di Isaia, chiamato Deutero-Isaia. Dal punto di vista teologico, come pure per la sua ispirazione poetica costituisce un "vertice" dell'A.T.

Dopo il ritorno dall'esilio, i capp.56 - 66 furono aggiunti al libro di Isaia da altri appartenenti alla sua scuola (Terzo Isaia).

Col Deutero-Isaia (= secondo Is.) la profezia ebraica aveva raggiunto l'apogeo. I profeti Aggeo e Zaccaria incoraggiarono e sostennero l'opera di restaurazione.

Fu pure verso quell'epoca che la "torah" (= la legge) prese la sua forma definitiva e il Deuteronomio, poichè completava la storia di Mosè, fu unito e posto a seguito dei primi quattro libri della Bibbia. Nacque cosi il Pentateuco.

 

Il piccolo libro di Rut fu scritto probabilmente poco dopo il ritorno dall'esilio (non è impossibile che sia stato scritto anche prima). Gli ultimi profeti si succedono nel corso del 50 e 40 secolo. Sono gli autori o l'autore del "Secondo" (capp. 40-55) e del "Terzo" Isaia (capp. 56-66), Malachia, Abdia, Gioele e infine l'autore di Zaccaria (capp. 9-14).

La letteratura sapienziale fiorisce anche nel 50 secolo. Non era del tutto nuova (era già iniziata con Salomone) ed era coltivata da secoli in Egitto, come arte di vivere da gentleman e per ottenere una brillante carriera. In Israele tale arte si ispirò, più o meno, sempre alla fede in Jahvè.

 

Il libro dei Proverbi - di cui alcune parti risalgono all'epoca di Salomone - fu terminato nel 51 secolo; poco dopo vide la luce il capolavoro della poesia ebraica: il Libro di Giobbe.

E' verosimile che "Il Salterio", quale noi lo conosciamo, sia stato terminato alla fine del 40 secolo, epoca del Cantico dei Cantici.

L'esilio non segnò la fine della letteratura storica. Anche la restaurazione, dominata dalle figure di Esdra e Neemia, trovò il suo storico denominato "Cronista", perchè autore sconosciuto di nome. In questi libri è sottolineato il carattere universale della Divina Provvidenza, che si manifesta anche nel libro di Tobia, opera contemporanea alla precedente e differisce poco da ciò che oggi chiamiamo romanzo; è del genere didattico sapienziale.

Nell'anno 333 a.C. Alessandro Magno conquistò la Siria e la Palestina. Cominciò i1 processo di ellenizzazione per cui città e stati ebbero come centro universale l'impero di Alessandro che si estese dall'Ellade a tutto il mondo conosciuto di allora. I giudei fedeli alle loro tradizioni rifiutarono tale processo di assimilazione.

Fu sotto l'impero greco che nacque il Qoèlet  (ex Ecclesiaste) verso la metà del 30 secolo, e verso il 180 a.C. potremo calcolare Il Siracide (ex Ecclestastico).

Antioco IV (175-163) salì sul trono di Siria, deciso a ricorrere alla violenza per costringere i  Giudei ad adottare i costumi greci. Si ebbe così la rivolta dei Maccabei che l'autore del libro sostenne ed incoraggiò. Poco dopo comparve il libro di Ester, poi i libri 1°e 2° Maccabei (100-120 a.C) che sono libri storici. Il libro di Giuditta fece la sua apparizione all'inizio del 1° secolo a.C. Da uno dei Giudei, non ellenizzato, fu scritta l'ultima opera in greco (120-80 a.C.) che rappresenta l'ultimo passo verso la rivelazione cristiana. Giovanni e Paolo hanno attinto da questo libro per la loro cristologia.

Da uno dei Giudei fu scritta l'ultima opera in greco (120-80 a.C.), il libro della Sapienza, che rappresenta l'ultimo passo verso la rivelazione cristiana.

 

Il N.T., come è intuibile, si differenzia dall'Antico sotto diversi aspetti:

 

a - Ebbene ricordare subito che l'A.T., ha, rispetto al N.T., la funzione di  preparazione, di primo annunzio del messaggio della salvezza.

 

b - Vediamo poi che l'A.T. è tutto proiettato verso il futuro... Le persone, come le parole, sono in attesa... Attesa che è descritta in forma poetica e gioiosa, ma, per certi aspetti, anche drammatica.

 

c - Si, tutto è proteso verso un punto certo, ma nello stesso tempo oscuro e misterioso. Si, cammina con passo lento, ma sicuro, verso la realizzazione della storia del "Popolo eletto".

 

d - Ci sono certamente le differenze provenienti dal tempo, dalle persone, dalla storia, dalla lingua, dai vari e diversi generi letterari.

 

e - Tuttavia è facile constatare come il Nuovo è legato all'Antico, perchè si racconta, in definitiva, una sola storia, la quale ci mostra la vita e la crescita di un popolo secondo i disegni di Dio: il Vecchio Israele diventa il "Nuovo Israele", dal popolo eletto nasce e si sviluppa il nuovo popolo di Dio, ossia la Chiesa fondata da Cristo con lo scopo preciso di accogliere nel suo seno tutti i popoli nello stesso ovile e dello stesso gregge che avrà la guida di un solo pastore.

 

f - Altra rassomiglianza tra i due testamenti, benchè portata a termine verso la fine del primo secolo della nostra era, è la sua formazione: molto complessa per il tempo e per il vaglio degli scritti.

 

g - In ultimo rileviamo che come per i Giudei la Legge (Pentateuco) fu la prima e più importante parte della Bibbia, così i cristiani hanno sempre considerato i quattro Vangeli il cuore stesso del N.T.

 

I Vangeli non sono una improvvisazione. Gli apostoli e i discepoli, dopo la Risurrezione, in ubbidienza alle parole di Cristo, si sparsero per tutto il mondo per portare a tutti l'annunzio della Buona Novella. Fu soltanto dopo diversi anni di predicazione che gli scrittori sacri, certamente dietro ispirazione dall'Alto, ebbero occasione e decisero di porre per iscritto l'essenziale dei discorsi del Divin Maestro. Nacque così il Nuovo Testamento.

Leggendo i quattro Vangeli, gli esegeti e gli studiosi assegnano a Marco la data più remota della stesura per iscritto. Egli avrebbe scritto il suo Vangelo tra il 64 ed il 65 d.C.

Per Matteo e Luca la data più probabile è poco prima o immediatamente dopo il 70, mentre il Vangelo di Giovanni fu scritto verso la fine del primo secolo dopo Cristo.

Gli Atti di S. Luca (Atti degli Apostoli) seguono da vicino la redazione del suo Vangelo.

Le lettere di S. Paolo sono da annoverarsi tra i primi scritti cristiani. . Paolo scrisse occasionalmente le sue magnifiche ed importantissime lettere tra il 51 ad Il 67. L'Epistola agli Ebrei fu redatta poco prima del 70. Ormai la critica ci dice che la Lettera agli Ebrei non fu scritta direttamente da S. Paolo, di cui non ha nè lo stile nè la fattura, ma molto probabilmente da un suo discepolo. Gli studiosi si sono fermati a considerare la personalità di Apollo, discepolo di Paolo. Egli ci  viene presentato dagli Atti (18,24-25) come il giudeo-alessandrino "eloquente, versato nella scrittura, fervente di spirito, che predicava con esattezza le cose riguardanti Gesù". Tra tutte le ipotesi è la più verosimile. La sua data? La si ritiene scritta prima del 70:  essa non fa nessun accenno alla distruzione di Gerusalemme, avvenuta appunto nel 70 secondo la predizione di Gesù: Si può ritenere che l'epistola sia stata scritta dopo il 64, che segna l'inizio della persecuzione di Nerone.

La Lettera di Giacomo è del 50 o, molto più probabilmente del 58.

La  prima  Lettera di Pietro fu scritta intorno al  64, mentre la seconda, come anche la Lettera di S. Giuda Taddeo, devono farsi risalire tra il 70 e l'80. A suo tempo vedremo la critica di ogni scritto.

La 2° e la 3° Lettera di Giovanni, seguite dalla 1° sono state scritte negli ultimi anni del primo secolo cristiano. Come mai la 1° viene dopo la 2° e la 3°? Una prima risposta è questa: la prima è di gran lunga superiore alle altre due, le qua li sembrano semplici biglietti di circostanza senza importanza dottrinale per correggere alcuni errori che si andavano verificando tra i primi cristiani.

Quindi il primo posto è dovuto alla importanza della prima che si presenta come una lettera enciclica, ed è un vero trattato sulla fede di fronte ai pericoli della gnosi (una specie di razionalismo che prescindeva dalle verità evangeliche) e di un certo spiritualismo che svuotavano le realtà cristiane.

I critici e gli esegeti sono d'accordo nell'assegnare alla prima lettera l'ultimo posto cronologico, mentre la terza è, molto presumibilmente scritta prima delle altre due.             

L'ordine di tempo della redazione delle tre lettere sarebbe il seguente: Terza - Seconda e Prima. L'ultima, cioè la prima potrebbe essere stata scritta quindi alla stessa data del Vangelo di Giovanni o anche prima.

Quanto all'Apocalisse, come abbiamo già visto, essa è un libro molto meno misterioso di quanto non sembri e la forma in cui la conosciamo le fu data verso il 95.

Il secolo più ricco, per avvenimenti nella storia del mondo, volgeva ormai al termine quando venne pubblicato il quarto Vangelo e i Libri Sacri del N.T. si completavano.

E' molto importante  per la nostra conoscenza della Bibbia  badare alla formazione dei due Testamenti. Questa storia è importante e in rapporto all'idea che dobbiamo farci dell'ispirazione e per la impossibilità, specie per l'A.T., di dare un nome agli autori dei libri. Anche se dobbiamo affermare che ogni autore, chiunque esso sia, ha goduto del carisma dell'ispirazione.

Oggi è senza dubbio perfettamente chiaro che l'A.T. è il risultato ultimo di un lavoro collettivo. Salvo le proporzioni, altrettanto si può dire del N.T., e specialmente dei Vangeli.

L'opera di ognuno dei loro autori non fu quella di un individuo isolato: fu piuttosto l'ultimo anello di una catena. Fondato sulle parole e sulle opere del Cristo, il Vangelo fu dapprima vissuto nella Chiesa; e gli evangelisti, benchè direttamente ispirati da Dio, furono nello stesso tempo i porta-parola di una Chiesa guidata essa stessa dallo Spirito di Dio (cf i vari testi giovannei sulla guida dello Spirito Santo).

 

La Parola di Dio agli uomini

 

 

         Noi crediamo che la Bibbia contenga la parola di Dio, e facciamo bene perchè è così. Nessuna verità, tuttavia, è stata così spesso e così costantemente mal compresa.

Non è esatto pensare che Dio ci parli attraverso la S. Scrittura, come parlò agli uomini antichi, con i quali comunicò con un linguaggio a loro intelligibile perchè ad essi affidava la sua parola.

A noi Dio parla, sì, ma tramite gli uomini dell'A.T. o i cristiani del primo secolo.

 

LE DUE INCARNAZIONI

Il modo migliore per capire il fatto della parola di Dio indirizzata agli uomini è seguire la via percorsa dai Padri della Chiesa. Essi ci hanno parlato di due incarnazioni del Verbo: la prima è avvenuta in linguaggio umano, l'altra nella carne.

- Gesù si è reso simile a noi, eccetto nel peccato; similmente la parola della S. Scrittura è completamente simile al 1inguaggio degli uomini salvo che essa non comporta alcun errore formale.

- Gesù non è solo vero uomo, ma anche vero Dio.

- La Scrittura non è solamente simile alla lingua degli uomini, ma è anche Parola di Dio.

 

Dio, dunque, si è servito degli uomini, ma di uomini determinati: non per bocca di Europei, Americani, Australiani, ma per bocca di antichi semiti, appartenenti al popolo da Lui scelto per donarci il messaggio della salvezza; si è servito della loro parola scritta che è un'altra somiglianza col Verbo incarnato, il quale fu un giudeo del primo secolo, non un uomo indeterminato.

 

Il popolo della Parola

Noi siamo eredi della Grecia e di Roma e, quindi, abituati a servirci di profusione di idee e di termini astratti. Al contrario, i semiti si esprimevano con immagini, in termini concreti.

Il nostro modo di vedere, di pensare ci può sembrare del tutto naturale, e tuttavia è molto lontano dalla psicologia dei semiti. Di conseguenza, la prospettiva di questi ultimi e la loro cultura differiscono totalmente dalle nostre.

I greci ci hanno dato degli ottimi pensatori, i romani dei grandi scrittori, poeti e giuristi ... ma nella Bibbia ci sono degli scritti che possono rivendicare i primi posti nella produzione della letteratura mondiale. Nel campo della teologia gli Ebrei sono i nostri maestri ... e, forse, sino alla fine dei tempi, scopriremo incessantemente nuove profondità negli scritti dei grandi teologi biblici: lo Jahvista, Giobbe, S. Giovanni, S. Paolo, ecc...

In verità, dobbiamo imparare da essi più di quello che siamo disposti ad ammettere. Per noi "conoscere" vuol dire cogliere un'idea; per il semita, invece, la parola implica molto di più. La conoscenza di Dio nella Bibbia impegna tutta la vita e include l'accettazione di tutto ciò che Dio è e rappresenta, con la volontà di metterci a Suo servizio.

Secondo lo "spirito" della Bibbia si va a Dio con l'obbedienza ed il servizio piuttosto che con la contemplazione.

La religione biblica è "una religione dell'agire molto più che del sapere". Agli occhi dei Semiti Dio non è un'essenza astratta, un puro spirito.

Egli è Creatore, Giudice, Padre.

Gli Israeliti non parlavano di "anima" e di "corpo". Oggetto della loro attenzione era l'uomo tutto intero.

Cerchiamo nella Bibbia un corpo di dottrine, un manuale classico, peggio, una antologia... invece dobbiamo cercarvi l'immagine di un Dio che agisce, penetra nella storia e parla ai nostri cuori ... Allora potremo capire le figure di "Pastore" (Gv 10, 11) , di "Sposo d'Israele" (Is 54,5), la Chiesa Fidanzata di Cristo" (Ap 21,9).

Gesù parlava in parabole, con un linguaggio vivo e tecnico, con immagini incisive.

La teologia sistematica - che ha un grande valore - si è sviluppata molto più tardi della Bibbia. Il clima del pensiero semitico non si limita all'A.T., ma anche il N.T. vi si immerge.

I quattro Vangeli, in particolare, sono segnati dall'ambiente in cui sono nati. Non sono degli scritti speculativi. Sono sempre vivi e concreti: ciò non toglie che il quarto di essi, quello di Giovanni, sia l'opera teologica più profonda che mai sia stata scritta. Eserciteremmo sulla Bibbia una sorta di violenza se ci ostinassimo a trattarla allo stesso modo di una produzione letteraria occidentale del 20° secolo.

Una volta compreso questo saremo sulla buona strada.

Ricordiamoci che le parti più recenti della S. Scrittura furono redatte 20 secoli fa e che per le parti più antiche bisogna calcolare circa mille anni in più.

La Bibbia reca il marchio del suo tempo. Sottolineiamo ancora una volta questa verità importante, anzi veramente fondamentale, cioè che Dio si è rivolto a noi in linguaggio umano.

Non c'è che una strada per giungere a sapere ciò che Dio vuol dirci nella Scritture: scoprire ciò che l'autore umano ha veramente detto.

 

La Parola ispirata e rivelata

 

l. Il fatto dell'ispirazione e la testimonianza delle Scritture.

L'ispirazione scritturistica non è menzionata esplicitamente in nessuna pagina dell'A.T. Vi si trovano tuttavia parecchi passi che vi fanno allusione. Vi si dice, per es., che è su comando di Dio che Mosè scrisse il libro dell'Alleanza (cf. Es 24,4; 34,27) e che Geremia redasse gli oracoli del Signore (Cf Es 17,8-14; Ger 30,2; 36,2).

La legge era considerata la parola di Dio. Si diceva dei profeti che avevano pronunciato la parola di Dio. Sono questi, con gli Scritti, i "Libri santi," di cui parla 1 Macc. 12,9.

Gesù Cristo vi fa riferimento e li cita come parola di Dio:

- Mt 22,31-32: "Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: "Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Ora, non è Dio dei morti , ma dei vivi".

- Mc 7, 13: " ... Annullando così la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte".

- Gv 10, 34   "… Rispose loro Gesù. "Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: "voi siete dei?"

- Parola che deve compiersi. Mt 26,54: "…Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali cosi deve avvenire?".

- Lc 24,44: "Poi disse: "Sono queste le parole che vi dicevo quando ero con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi".

 

Gli Apostoli fanno altrettanto. Secondo Pietro è lo Spirito Santo che ha parlato per bocca di Davide.

 

- At 1,16  : "Fratelli , era necessario che si adempisse ciò che nella Scrittura fu redento dallo Spirito Santo per bocca di Davide riguardo a Giuda, che fece da guida a quelli che arrestarono Gesù".

- At 4,25: "Signore, tu che per mezzo dello Spirito Santo dicesti per bocca del nostro padre il tuo servo Davide: Perchè si agitarono le genti e i popoli tramarono cose vane?".

- S. Paolo si esprime allo stesso modo a proposito di Isaia:

- At 28,25: "Ha detto bene lo Spirito Santo, per bocca del profeta Isaia ai nostri padri...".

- Si costruiscono degli argomenti sulla Scrittura attribuendo ad essa un'autorità divina:

- Rm3,2: "Grande, sotto ogni aspetto (è la superiorità del Giudeo). Anzitutto perchè a loro (ai Giudei sono state affidate le rivelazioni di Dio").

- 1 Cor 14,21 "... Sta scritto nella legge: Parlerò a questo popolo in altre lingue e con labbra di stranieri, ma neanche cosi mi ascolteranno".

- Eb 3,7: "Per questo, come dice lo Spirito Santo: Oggi, se udite la mia voce, non indurite i vostri cuori".

- Eb 10,15 : "Questo ce lo attesta anche lo Spirito Santo. Infatti, dopo aver detto: Questa è l'Alleanza che io stipulerò con loro dopo quel giorno...".

 

Vi sono inoltre due testi classici che fanno riferimento rispettivamente alla estensione e alla natura dell'ispirazione. Tutti e due concernano l'A.T., ma si trovano nel Nuovo. Eccoli.

1. 2 Tm 3,16: "Tutta la Scrittura infatti è "ispirata da Dio" e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perchè l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona".

2. 2 Pt 1,20-21: " ... Sappiate anzitutto questo: nessuna parola profetica va soggetta a privata spiegazione, poichè non da volontà umana fu recata mai una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio".

 

N.B.: Colgo l'occasione per ricordare a tutti, cattolici e non, che S. Paolo ci dice chiaramente che la S. Scrittura è utile... e completa la nostra preparazione. Cioè la Tradizione apostolica e la S. Scrittura prese separatamente possono non darci tutta la necessaria comprensione e la chiarezza, mentre affiancate, vagliate ed assimilate bene entrambe, ci danno maggiore sicurezza e ci completano nella intelligenza della Divina Rivelazione.

S. Pietro, a sua volta, è esplicito: la S. Scrittura non è soggetta a privata (personale-soggettiva) interpretazione.

Per il N.T.  Non si trova nulla di esplicito. Vengono tuttavia sfruttati certi argomenti indiretti. Per es. in 1 Tm 5,18 S. Paolo cita come testimonianza della Scrittura un testo del Deuteronomio (25,4) e insieme una parola di Cristo che si trova in Lc 10,7.

D'altra parte in 2 Pt 3,15 le epistole di S. Paolo sono messe sullo stesso piano delle altre Scritture e queste, come abbiamo visto, sono certamente considerate ispirate. Diamo uno sguardo a quanto detto:

a - 1 Tm 5, 18: " ... Dice infatti la Scrittura: Non metterai la museruola al bue che trebbia e: Il lavoratore ha diritto al suo salario" (Dt 25,4) ; in Lc 10,7 è detto: "Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perchè l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa".

b - In 2 Pt 3,15 è detto: "La magnanimità del Signore Nostro giudicatela come salvezza, come anche il nostro carissimo fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data".

 

2. LA TESTIMONIANZA DEI PADRI.

I Padri - ma già la Chiesa primitiva chiamano le S. Scritture "gli Oracoli di Dio". Le dicono "dettate dallo Spirito Santo", e che degli scrittori sacri ha fatto i suoi "strumenti". I Padri del 3° e 4° secolo parlano dello Spirito Santo come dell'Autore della S. Scrittura e affermano che l'A.T. ed il N.T. sono stati entrambi da Lui ispirati.

Per i SS. Padri: Dio (lo Spirito Santo) è l'autore della S. Scrittura, mentre l'autore umano è stato lo strumento di Dio.

La Chiesa, con molte dichiarazioni ufficiali, mostra come la dottrina si va sviluppando e precisando.

Fino al secolo 5°, la Chiesa si preoccupa di definire e difendere il contenuto e la portata della Parola di Dio e stabilisce l'elenco delle opere considerate sacre. Dal 6° secolo al 13° non si cessò di dire che Dio ne era l'autore.

Riguardo a certe eresie che rifiutavano e sottovalutavano l'A.T. si dichiarò formalmente che Dio ne è l'autore come lo è del N.T.

Il concilio di Firenze (1439-1445) nel 1441 sostenne questa dottrina con gli stessi motivi addotti dai SS. Padri.

Il Concilio di Trento ed il Concilio Vaticano I riprendono detta dottrina e fanno delle ulteriori precisazioni. Il Vaticano I precisò quello che ispirazione non è.

L'Enciclica "Providentissimus Deus" di Leone XIII ne dà infine una definizione positiva, mentre l'Enciclica "Spiritus Paraclitus" di Benedetto XIV e "Divino afflante Spiritu" di Pio XII ne sviluppano certi aspetti.

Infine, la Costituzione "Dei Verbum" del Concilio Vaticano II, nel cap. 30, attira l'attenzione sul fatto che la S. Scrittura è ispirata dallo Spirito Santo e possiede per questo un'autorità divina. Fa pure notare che la Bibbia contiene realtà e cose "divinamente rivelate", e sottolinea la libertà degli autori umani.

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01/09/2009 09:15

3. OPINIONI ERRONEE CONCERNENTI LA "ISPIRAZIONE"

 

L'esistenza dell'ispirazione è un dogma di fede. Non è però cosa semplice definirne la natura. Questa difficoltà è stata causa di molte teorie erronee, come per esempio, la teoria dell'approvazione susseguente. Secondo questa teoria, un determinato libro sacro, opera di uomo, verrebbe approvato in seguito da Dio direttamente, oppure per mezzo della Chiesa.

Altra teoria è quella dell'assistenza esterna", la quale si ridurrebbe a mettere, da parte di Dio, lo scrittore al sicuro da ogni errore. Il Concilio Vaticano II le ha rigettate entrambe.

Poi ci sono teorie proposte da autori non cattolici, ma sostanzialmente differiscono leggermente dalle due precedenti. Infine, numerosi autori contemporanei vorrebbero ridurre l'ispirazione biblica a quella della poesia. In contrario, troviamo altre teorie che tendono a minimizzare il ruolo dell'autore sacro attribuendo quasi. tutto all'ispirazione.

Il Concilio Vaticano I (1870), sempre fermo sull'ispirazione divina, suppone e afferma chiaramente anche il fatto della iniziativa umana. Gli antichi Padri, pur ammettendo che l'autore umano abbia conservato l'uso delle proprie facoltà, non sottolinearono sufficientemente il lato

umano dell'autore sacro.

L'errore più largamente diffuso è stato quello che ha confuso la rivelazione con la ispirazione.

4. ISPIRAZIONE E RIVELAZIONE

 

"Il profeta è colui che riceve da Dio una rivelazione" (S. Tommaso). Il grande dottore è stato falsato dal suoi commentatori, per cui fino all'epoca moderna l'ispirazione della Bibbia è stata assimilata a quella del profeta. L'esegesi patristica e medievale ha ignorato l'autore umano. Per cui la Bibbia è la Parola di Dio e nulla più.

Sono stati necessari i lavori della esegesi moderna per mostrare che noi non abbiamo il diritto di ignorare il ruolo dell'autore umano.

E' attraverso le sue idee e le sue espressioni che noi comprendiamo il messaggio divino che esse contengono.

Per i Greci, gli oracoli divini erano fatti di verità superiori comunicate agli uomini tramite poeti e profetesse ispirati. La tradizione patristica e S. Tommaso, influenzati da tale cultura, hanno considerato spesso la Bibbia come una raccolta di verità proposte agli uomini.

Oggi, conosciuta meglio la mentalità semitica, si è capito che essa è in contrasto con quella del mondo greco.

Per tutta la Bibbia, l'accento è messo principalmente sull'azione e sull'amore che sulla conoscenza e la contemplazione.

L'ispirazione nella Bibbia  occupa un campo più vasto che non il carisma particolare accordato agli scrittori di essa. Nell'A.T., lo "Spirito di Jahvè" è una forza misteriosa che entra con grande potenza nella storia del popolo eletto e compie le opere di Jahvè e trasforma uomini e cose... dirige i destini di Israele ... forma la storia della salvezza. Egli "agita" (Gdc 13,25),"discende" sul profeta (Ez 11,5), "trascina" (1 Re 18,12; 2 Re 2,16), "piomba addosso con potenza" (Gdc 14,6; 13,25; 14,6-19; 15,14), "fa compiere" delle prodezze nel corso della battaglia (Gdc 6,34; 11,19;       1 Sam 11,6-11).

Lo Spirito sa anche  provocare l'entusiasmo profetico e l'estasi, dare potere e compiere dei miracoli, il dono di profezia, interpretare i sogni". Viene e riposa su Mosè, su Giosuè, su Saul, su Davide, su Elia, su Eliseo. Il profeta viene chiamato 'l'uomo dello Spirito"; e Michea  (3,8) dichiara: "Io mi sento pieno di forza,  di Spirito di Jahvè". Ezechiele (2,2; 3,24; 11,5) dichiara che lo Spirito di Jahvè è l'anima dell'ispirazione profetica. I profeti preesilici dicevano di essere presi come dalla "mano di Dio", dopo l'esilio sono sempre più chiari nel parlare dello Spirito di Jahvè che è la sorgente della vita morale e religiosa. "Porrò in voi il mio Spirito"; Sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio" (Ez. 36,27-28).

 

Nel N.T. osserviamo che l'idea di S. Luca dello Spirito è vicina a quella che si trova nell'A.T, (Lc 1,2; 1,15-18.41. 67; 2,27.36).

In questi casi è lo Spirito di profezia che viene dato. S. Luca rappresenta lo Spirito come una potenza soprannaturale e divina (Lc 1,35; 4,18; cf. Is 61,1- 2; 4; 18). Alla fine il Signore assicurerà che Egli invierà "la promessa del Padre", la "Forza dall'Alto" (Lc 24,49; At 1,8; ecc.).

A partire dalla Pentecoste, lo Spirito è la guida e la potenza motrice della missione cristiana (At 1,8; 2,4), e la potenza di Gioele (3,1-5) si compie (At 2, 17-21).

I carismi, il dono delle lingue, la profezia sono l'espressione evidente e sorprendente dello Spirito; ma il suo ruolo come guida e principio di forza dei predicatori cristiani è di maggiore importanza. S. Paolo ci dice che lo Spirito è fondamentalmente il dinamismo divino (2 Cor 13,13). S. Giovanni lo chiama Avvocato (14,16), e quà e là nel discorso dopo la cena è chiaro che lo Spirito è una persona inviata dal Padre e dal Figlio (Gv 16,7 ss.).

Come abbiamo visto, l'azione dello Spirito Santo è varia: vi è un'ispirazione ad agire, a parlare e, infine, "l'ispirazione scritturistica", perchè la Bibbia è la realizzazione voluta da Dio. Ma sarebbe falso restringere la ispirazione a quest'ultima tappa. Bisogna farla risalire, come lo fa la S. Scrittura, alle tappe anteriori e non meno, importanti in cui la parola era vissuta dai pastori e dalle guide del popolo di Dio.

Insomma, prima di essere scritto, il messaggio è stato vissuto e parlato, e tutta questa ricchezza viene sempre dal medesimo Spirito.

 

 

LA RIVELAZIONE NELLA BIBBIA

 

Per gli Israeliti la parola ebraica dabar (=parola) era una entità dinamica, carica di potenza:

- significava anche "cosa" o "azione", ed è anche l'espressione di un'idea. Essa, quindi, oltrepassa il significato del termine greco "logos", eccetto dove logos traduce "dabar" (come avviene nel N.T., per es. In Lc 2,15: "... i pastori dicevano fra loro:  "andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere". Tuttavia il termine impiegato per tradurre dabar non è logos ma "rema. 

Se dunque la parola ha un potere ed una efficacia, è subito chiaro che quella di Jahwè è ancora più attiva.

Nell'A.T.  Dio rivela se stesso. "La legge (o istruzione) non viene meno per mancanza di saggi, nè l'oracolo per mancanza di profeti" (Ger 18,18). E ancora: "Jahwè mette la sua parola sulla bocca del profeti (Ger 1,9), e questi non può resistere all'appello divino (cf Amos 7,5 e Ger 20,9).

Il compito del profeta è proclamare la Parola di Dio davanti al popolo. La Parola divina è creatrice. L'"Esodo" ha segnato di fatto, l'inizio del popolo di Dio. E' allora che Dio lo ha generato (Dt 32,5-10) e si è dato a suo riguardo la funzione di un Padre pieno di amore e sollecitudine (cf Dt 11,1; Ger 31,9; Is 63,16; 64,7).

Gradualmente gli Israeliti presero coscienza della sovranità di Dio sulle altre nazioni e su tutti gli uomini e cominciarono a vedere se stessi come creature poste di fronte al Creatore.

Scoprirono che Jahwè, il Dio d'Israele, agiva con potenza nel mondo della natura e in quello degli uomini.

La Parola di Jahwè è rivelazione (cf Es 20,1-7; Dt 5,6-22; cf anche Es 34,28; Dt 4,13 e 10,4).

Dio in precedenza aveva parlato ai patriarchi e si era fatto conoscere in maniera speciale a Mosè

(cf Es 3,3-15. 6,4), ma anche al popolo: "Sono io Jahwè che ti ho fatto uscire dalla terra di Egitto (Es 20,2).

La Parola di Dio scopre al popolo il senso della sua storia (Gs 24,2-13) e lo illumina sulle prossime tappe del piano divino (cf Gen 15,13-16; Es 3,7-10; Gs 1,1-5 ... ). La parola di Dio ottiene mirabilmente i risultati che Dio ha in vista (Is 40,8; 44,7-8.26.28).

 

Nel Nuovo Testamento l'espressione "parola di Dio" frequentemente significa "messaggio della salvezza", "Vangelo".

E' sulla persona di Gesù che gli Evangelisti, specie Giovanni, concentrano tutta la loro attenzione. Egli "è la Parola del Padre". Quindi, il termine "parola" ci vuol far comprendere - nel suo contesto biblico - la nozione correlativa di "rivelazione".

Il termine "rivelazione" abbraccia sia i fatti che le parole, perchè Dio non è un'essenza astratta, ma un Essere personale, vivo.

Oltre i profeti, anche gli storici, i sapienti, gli scrittori sacerdotali, preoccupati della "torah" e del loro culto, sono stati i portatori della rivelazione. Gli Evangelisti e Paolo, e gli altri scrittori,

neo-testamentari, sono stati, non meno del veggente di Patmos (S. Giovanni Evang.) i veicoli della rivelazione nella "pienezza del tempo" (Gal 4,4).La Bibbia non è un manuale di teologia. In Essa Dio ha voluto solamente insegnare all'uomo a leggere, con occhio soprannaturalmente illuminato, i libri divini della natura e della storia. Si è voluto manifestare come Colui che crea, che guida, che salva. E' lecito credere che i rapporti tra rivelazione e ispirazione possono venire rischiarati dall'esame di quelli che intercorrono tra Parola e Spirito.

La rivelazione è manifestazione del Verbo, l'ispirazione è un movimento dello Spirito: due forze distinte, ma inseparabili o, se si vuole, due aspetti correlativi della potenza divina.

Ispirazione e rivelazione sono due carismi distinti, ma operano simultaneamente. Non sono identiche, ma non entrano in conflitto. La rivelazione è comunicazione, manifestazione di verità concrete. La ispirazione non è solamente un carisma di ordine intellettuale, ma un impulso più ampio che agisce sull'uomo.

.Per quanto riguarda l'ispirazione, dobbiamo dire che lo scrittore sacro molto spesso non è cosciente d'essere mosso da Dio, per cui egli si mette all'opera con la massima naturalezza. Nella rivelazione, invece, la luce divina dà allo scrittore la facoltà di giudicare su un piano più elevato e garantisce il valore della verità.

L'ispirazione dirige tutta l'attività pratica nella trasmissione della verità. Non dimentichiamo che tanto la causa strumentale (l'autore umano che agisce con tutta la sua potenzialità propria e innata) quanto la causa principale (Dio, lo Spirito Santo che muove, spinge l'autore sacro) formano un solo principio di azione. Bisogna pure dire che lo strumento (l'autore umano) modifica, in qual che modo, l'azione della causa principale (Dio) perchè questa si adatta alla natura e alla qualità dello strumento.

E così, insieme, non isolatamente, queste due cause producono gli effetti meravigliosi da Dio voluti e realizzati per mezzo dell'uomo. Però l'effetto prodotto dalle due cause è dello stesso piano della causa principale, per cui la S. Scrittura è soprannaturale e differisce da qualunque altro libro.

Tuttavia il libro intero viene attribuito all'autore sacro, il cui stile è facilmente discernibile nella Bibbia. Infatti, nell'ispirazione, Dio rispetta pienamente l'intelligenza e la libertà dell'uomo. Le forze dell'autore sacro non diminuiscono, ma piuttosto sono accresciute dall'azione divina. Come tutto questo possa avvenire resta misterioso ... che è poi un aspetto di un mistero più vasto. Tutta l'ispirazione biblica, di conseguenza si estende ad ogni libro sacro e finanche alle singole parole. Quindi, pur dovendo credere che tutte le parti della S. Scrittura sono ispirate, bisogna però precisare che non tutte lo sono esattamente allo stesso modo. Alcuni punti hanno poca luce e poco peso, e così noi dobbiamo prenderli se non vogliamo falsare le vere intenzioni dell'interprete umano e, mediante lui, di Dio.

E' già stato detto, ed ora lo ripeto, che la Bibbia è la letteratura di un popolo ed è un'opera collettiva. Quindi, bisogna ammettere che tutti quelli che hanno contribuito alla costruzione di essa hanno anche beneficiato della ispirazione, anche se in modo diverso, ognuno partecipando nella misura del carisma avuto.

La Bibbia è l'ultima tappa voluta e considerata da Dio, di tutti gli avvenimenti della storia della salvezza e di tutto l'insegnamento orale che ha conservato sotto forma scritta. L'ispirazione si estende fino alle tappe più antiche della parola vissuta e parlata.

In conclusione, essendo la S. Scrittura ispirata, ne segue che essa è inerrante, cioè esente da errore. Però una insistenza eccessiva su questo punto potrebbe creare delle difficoltà: meglio e più vantaggioso è parlare della verità della S. Scrittura, il cui messaggio è essenzialmente religioso.

 

 

INTENZIONE DELL'AUTORE SACRO

L'ispirazione scritturistica non implica che la verità sia insegnata positivamente in tutto le frasi, in tutte le parti. Essa esclude solamente, e nella maniera pio assoluta, l'insegnamento deliberato dell'errore.

Gli scrittori biblici sono dei pensatori religiosi: molto spesso anche poeti; mai però si presentano come scienziati. Potrà capitare allo scrittore sacro di prospettare una semplice opinione; talvolta esprimerà una esitazione, formulerà un dubbio. Dobbiamo tener conto di queste qualifiche perchè Dio stesso le ha accettate decidendo di parlare tramite quello scrittore. L'esempio delle parabole è certamente presentato non come un fatto cui bisogna credere, e nessuno ha mai creduto che il fatto sia vero. Però sappiamo pure come, molto spesso, la "finzione" è veicolo della verità.

 

 

INERRANZA E STORIA

 

Non vi è possibilità di contraddizione tra la Bibbia, interpretata correttamente, e le certezze acquisite dalle scienze profane. La storia tocca, invece, più da vicino il messaggio biblico, che è essenzialmente storico.

Gli storici, specie quelli dell'A.T., non si preoccuparono di una cronologia precisa: hanno regolarmente omesso i fatti che non si accordavano con il loro punto di vista o con il loro piano. Ci hanno dato una storia le cui lacune saltano agli occhi e che, talvolta, è inesatta. Ma noi faremmo un grave errore a giudicare uno scrittore sacro antico con i criteri attuali. La nostra critica potrebbe ritorcersi contro di noi ... perchè la storia concepita ai nostri giorni non avrebbe avuto alcun senso per gli storici dell'A.T.

Essi in ogni avvenimento avevano il pensiero di Dio... e vi scorgevano la Sua mano.

Diremo forse che la nostra tecnica più precisa compensa la perdita di questa visione corroborante delle cose? Se ci rivolgiamo al N.T., non è più, soltanto la Divina Provvidenza che ci si offre,

ma Dio incarnato che non solamente agisce sulla storia, ma è divenuto un fatto della storia.

Lo storico religioso, anche quello moderno, guarda il fatto nel la sua realtà oggettiva e si preoccupa di inserirsi nella trama spirituale che solo gli importa. Si andrebbe contro la intenzione di Dio facendo del libro sacro un libro di storia scientifica.

La storia religiosa resta tuttavia storia: e non cessa di esserlo per il solo fatto che non è scientifica.

La scrittura è un prodotto del suo tempo, e la vera erudizione saprà riconoscere pienamente questo fatto al momento di affrontarne lo studio. 

 

I GENERI LETTERARI

 

La Bibbia è un'opera letteraria, e come tale deve essere compresa. Le opere degli scrittori sacri si sono dovute piegare alle convenzioni letterarie della loro epoca.

Un unico e medesimo fatto può essere riferito sotto forme svariate: narrazione in prosa, poema epico, dramma, trattato filosofico; e ogni forma avrà la sua "verità" particolare.

L'esistenza di forme letterarie in tutte le forme di cultura è una di quelle cose che noi consideriamo come naturale. Prima di definire il genere di questo o quel libro, spesso ci occorre far conoscenza delle convenzioni letterarie dell'epoca in cui è stato scritto. Non si può valutare l'opera degli storici biblici con i criteri della storia moderna, che è oggi concepita come scienza.

Molti libri da noi creduti storici non lo sono.

 

E' qui opportuno ricordare che la nostra divisione dell'A.T. in libri storici, profetici, didattici riflette la nostra mentalità occidentale, e che la suddivisione giudaica in tre gruppi - Torah, Profeti e Scritti - è più soddisfacente perchè più "biblica".

Può risultare dalla nostra ricerca che un libro che a prima vista si presentava come storico, in realtà non lo sia per nulla., e non abbia mai preteso di esserlo. (Esempio il libro di Giona, che non è il solo).

 

Riconoscere oggi che nella S. Scrittura si possono trovare la "finzione" o un racconto di "fantasia" costruito sulla base dei fatti storici, costituisce una acquisizione di grande importanza.

E' chiaro per noi, ora, che gli scrittori sacri abbiano potuto usare qualsiasi genere letterario in uso tra i loro contemporanei, "dal. momento che tali generi non erano in alcun modo incompatibili con la santità e la verità di Dio" (Enchiridion biblico, n. 559).

Quando si studia la parola di Dio, è bene avere sempre presente la nuda realtà della incarnazione e lo scandalo della croce.

 

 

 

 

 

 

 

NOTE CONCLUSIVE

 

Dal punto di vista cattolico, la ispirazione divina della Scrittura è, intesa in senso stretto, "un mistero soprannaturale", per cui rimarrà sempre al di sopra della niente umana e piuttosto oscura ed opaca per la nostra intelligenza. La nostra comprensione della Bibbia comporterà sempre delle difficoltà.

Questo è un antico problema, al quale anche oggi si può rispondere con S. Ireneo: "Se non possiamo trovare una soluzione a  tutte le difficoltà , sarebbe nondimeno la più grande empietà il voler cercare un Dio diverso da quello che è. Dovremmo affidare tali cose a Dio che ci ha fatti, riconoscendo che le S. Scritture sono perfette poichè sono state pronunciate dalla Parola di Dio e dal Suo Spirito" (Adv. haereses, 2,28.2 - vedi Commentario Biblico pagg. 1479 e 1498). Nel periodo di oltre 250 anni, con la negazione dell'ordine soprannaturale da parte del "razionalismo" e del "deismo" ci siamo trovati di fronte ad un umanesimo scristianizzato che ha voluto considerare la lettura della Bibbia come una esperienza estetica. L'evoluzionismo ha considerato tutte le religioni come sviluppi deterministici di forme primitive, non concedendo spazio ad un intervento libero di Dio sulla terra.

Eppure, nonostante tutto ciò, gli studiosi biblici di questa seconda metà del 20° secolo possono aspettarsi con buone speranze feconde ricerche nei prossimi anni (cf.  Commentario Biblico Ediz. Queriniana pag.1615).

 

E' confortante constatare che, col passare del tempo, la linea di demarcazione tra critici cattolici e non cattolici va diventando sempre meno netta. I problemi biblici, in quest'ultimo periodo, hanno fatto grandi progressi, sebbene essi richiedano ancora un'accurata continuazione delle ricerche.

 L'esegeta cattolico nella sua opera deve:

a)     cercare di comprendere gli scrittori ispirati come li compresero i loro contemporanei;

b)      usare la sua conoscenza storica della Bibbia per portare alla luce le idee religiose che costituiscono il nucleo vivo degli scritti.

 

In tal modo con l'impegno di fede, aiutato dalle tecniche della ricerca moderna, il critico cattolico può fare ancora più grandi progressi nella spiegazione dei testi sacri, poichè, come osserva Pio XII nella "Divino Afflante Spiritu": "Questa vera libertà dei figli di Dio, che aderisce fedelmente all'insegnamento della Chiesa ed accetta con gratitudine i contributi della scienza profana, questa libertà, sorretta e sostenuta dalla fiducia di tutti, è la condizione e la sorgente di ogni, solido progresso nella dottrina cattolica

                                                                                Il  Signore vi dia pace

                                                                           frà Tommaso Maria di Gesù

(Fine dell'argomento)

 

 

 

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