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BIBBIA E CRISTIANI A CONFRONTO

Ultimo Aggiornamento: 01/09/2009 09:15
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01/09/2009 09:15

Dopo la scomparsa del regno del nord, i rifugiati in Giuda recarono seco anche la parte legislativa del Deuteronomio (codice deuteronomico: capp. 12-26). Questo documento più tardi ebbe un enorme influsso sul pensiero religioso.

Sargon II, assiro, nel 721 aveva conquistato il regno del nord, ma appena un secolo dopo si affermò l'impero neo babilonese che distrusse quello assiro.

La Giudea potette godere di una breve tregua che permise al pio e giovane re Giosia (640-609) di intraprendere una riforma religiosa resasi urgente dopo lo smembramento delle tribù e del regno del nord. Nel tempio "trascurato" si scoprì il libro del la legge (cf 2 Re 22,3-10; 2 Cr 34,8 -18): si trattava del codice deuteronomico portato a Gerusalemme dai rifugiati.

La prima edizione del Deuteronomio diede la spinta ad un movimento letterario di grande ampiezza. La prospettiva dell'opera era profondamente religiosa. Tutto era ricondotto a questo principio: "la nazione si conserva o cade a seconda che è fedele o no a Jahvè e alla sua legge". Durante il regno di Giosia furono pubblicati i libri di Giosuè, Giudici, Samuele, Re, videro anche la luce i profeti Sofonia e Nahum. Poco dopo fu la volta di Abacuc. La morte di Giosia (609) fece precipitare il regno di Giuda verso la rovina (secondo la predizione di Geremia) e nel 587 Gerusalemme cadde nelle mani di Nabucodonosor con la deportazione de gli abitanti in Babilonia.

Tale epoca segnò un momento decisivo nella formazione della Bibbia. La classe sacerdotale rielaborò le antiche tradizioni che avevano costituito il Pentateuco dandovi la sua forma definitiva. Non tutti furono deportati. I rimasti andavano di tanto in tanto a piangere sulle rovine del tempio: fu l'origine del Libro delle  Lamentazioni. A Babilonia gli esiliati furono sostenuti e confortati dalla predicazione di un profeta anonimo: la sua opera comprende i capp. 40-55 del libro di Isaia, chiamato Deutero-Isaia. Dal punto di vista teologico, come pure per la sua ispirazione poetica costituisce un "vertice" dell'A.T.

Dopo il ritorno dall'esilio, i capp.56 - 66 furono aggiunti al libro di Isaia da altri appartenenti alla sua scuola (Terzo Isaia).

Col Deutero-Isaia (= secondo Is.) la profezia ebraica aveva raggiunto l'apogeo. I profeti Aggeo e Zaccaria incoraggiarono e sostennero l'opera di restaurazione.

Fu pure verso quell'epoca che la "torah" (= la legge) prese la sua forma definitiva e il Deuteronomio, poichè completava la storia di Mosè, fu unito e posto a seguito dei primi quattro libri della Bibbia. Nacque cosi il Pentateuco.

 

Il piccolo libro di Rut fu scritto probabilmente poco dopo il ritorno dall'esilio (non è impossibile che sia stato scritto anche prima). Gli ultimi profeti si succedono nel corso del 50 e 40 secolo. Sono gli autori o l'autore del "Secondo" (capp. 40-55) e del "Terzo" Isaia (capp. 56-66), Malachia, Abdia, Gioele e infine l'autore di Zaccaria (capp. 9-14).

La letteratura sapienziale fiorisce anche nel 50 secolo. Non era del tutto nuova (era già iniziata con Salomone) ed era coltivata da secoli in Egitto, come arte di vivere da gentleman e per ottenere una brillante carriera. In Israele tale arte si ispirò, più o meno, sempre alla fede in Jahvè.

 

Il libro dei Proverbi - di cui alcune parti risalgono all'epoca di Salomone - fu terminato nel 51 secolo; poco dopo vide la luce il capolavoro della poesia ebraica: il Libro di Giobbe.

E' verosimile che "Il Salterio", quale noi lo conosciamo, sia stato terminato alla fine del 40 secolo, epoca del Cantico dei Cantici.

L'esilio non segnò la fine della letteratura storica. Anche la restaurazione, dominata dalle figure di Esdra e Neemia, trovò il suo storico denominato "Cronista", perchè autore sconosciuto di nome. In questi libri è sottolineato il carattere universale della Divina Provvidenza, che si manifesta anche nel libro di Tobia, opera contemporanea alla precedente e differisce poco da ciò che oggi chiamiamo romanzo; è del genere didattico sapienziale.

Nell'anno 333 a.C. Alessandro Magno conquistò la Siria e la Palestina. Cominciò i1 processo di ellenizzazione per cui città e stati ebbero come centro universale l'impero di Alessandro che si estese dall'Ellade a tutto il mondo conosciuto di allora. I giudei fedeli alle loro tradizioni rifiutarono tale processo di assimilazione.

Fu sotto l'impero greco che nacque il Qoèlet  (ex Ecclesiaste) verso la metà del 30 secolo, e verso il 180 a.C. potremo calcolare Il Siracide (ex Ecclestastico).

Antioco IV (175-163) salì sul trono di Siria, deciso a ricorrere alla violenza per costringere i  Giudei ad adottare i costumi greci. Si ebbe così la rivolta dei Maccabei che l'autore del libro sostenne ed incoraggiò. Poco dopo comparve il libro di Ester, poi i libri 1°e 2° Maccabei (100-120 a.C) che sono libri storici. Il libro di Giuditta fece la sua apparizione all'inizio del 1° secolo a.C. Da uno dei Giudei, non ellenizzato, fu scritta l'ultima opera in greco (120-80 a.C.) che rappresenta l'ultimo passo verso la rivelazione cristiana. Giovanni e Paolo hanno attinto da questo libro per la loro cristologia.

Da uno dei Giudei fu scritta l'ultima opera in greco (120-80 a.C.), il libro della Sapienza, che rappresenta l'ultimo passo verso la rivelazione cristiana.

 

Il N.T., come è intuibile, si differenzia dall'Antico sotto diversi aspetti:

 

a - Ebbene ricordare subito che l'A.T., ha, rispetto al N.T., la funzione di  preparazione, di primo annunzio del messaggio della salvezza.

 

b - Vediamo poi che l'A.T. è tutto proiettato verso il futuro... Le persone, come le parole, sono in attesa... Attesa che è descritta in forma poetica e gioiosa, ma, per certi aspetti, anche drammatica.

 

c - Si, tutto è proteso verso un punto certo, ma nello stesso tempo oscuro e misterioso. Si, cammina con passo lento, ma sicuro, verso la realizzazione della storia del "Popolo eletto".

 

d - Ci sono certamente le differenze provenienti dal tempo, dalle persone, dalla storia, dalla lingua, dai vari e diversi generi letterari.

 

e - Tuttavia è facile constatare come il Nuovo è legato all'Antico, perchè si racconta, in definitiva, una sola storia, la quale ci mostra la vita e la crescita di un popolo secondo i disegni di Dio: il Vecchio Israele diventa il "Nuovo Israele", dal popolo eletto nasce e si sviluppa il nuovo popolo di Dio, ossia la Chiesa fondata da Cristo con lo scopo preciso di accogliere nel suo seno tutti i popoli nello stesso ovile e dello stesso gregge che avrà la guida di un solo pastore.

 

f - Altra rassomiglianza tra i due testamenti, benchè portata a termine verso la fine del primo secolo della nostra era, è la sua formazione: molto complessa per il tempo e per il vaglio degli scritti.

 

g - In ultimo rileviamo che come per i Giudei la Legge (Pentateuco) fu la prima e più importante parte della Bibbia, così i cristiani hanno sempre considerato i quattro Vangeli il cuore stesso del N.T.

 

I Vangeli non sono una improvvisazione. Gli apostoli e i discepoli, dopo la Risurrezione, in ubbidienza alle parole di Cristo, si sparsero per tutto il mondo per portare a tutti l'annunzio della Buona Novella. Fu soltanto dopo diversi anni di predicazione che gli scrittori sacri, certamente dietro ispirazione dall'Alto, ebbero occasione e decisero di porre per iscritto l'essenziale dei discorsi del Divin Maestro. Nacque così il Nuovo Testamento.

Leggendo i quattro Vangeli, gli esegeti e gli studiosi assegnano a Marco la data più remota della stesura per iscritto. Egli avrebbe scritto il suo Vangelo tra il 64 ed il 65 d.C.

Per Matteo e Luca la data più probabile è poco prima o immediatamente dopo il 70, mentre il Vangelo di Giovanni fu scritto verso la fine del primo secolo dopo Cristo.

Gli Atti di S. Luca (Atti degli Apostoli) seguono da vicino la redazione del suo Vangelo.

Le lettere di S. Paolo sono da annoverarsi tra i primi scritti cristiani. . Paolo scrisse occasionalmente le sue magnifiche ed importantissime lettere tra il 51 ad Il 67. L'Epistola agli Ebrei fu redatta poco prima del 70. Ormai la critica ci dice che la Lettera agli Ebrei non fu scritta direttamente da S. Paolo, di cui non ha nè lo stile nè la fattura, ma molto probabilmente da un suo discepolo. Gli studiosi si sono fermati a considerare la personalità di Apollo, discepolo di Paolo. Egli ci  viene presentato dagli Atti (18,24-25) come il giudeo-alessandrino "eloquente, versato nella scrittura, fervente di spirito, che predicava con esattezza le cose riguardanti Gesù". Tra tutte le ipotesi è la più verosimile. La sua data? La si ritiene scritta prima del 70:  essa non fa nessun accenno alla distruzione di Gerusalemme, avvenuta appunto nel 70 secondo la predizione di Gesù: Si può ritenere che l'epistola sia stata scritta dopo il 64, che segna l'inizio della persecuzione di Nerone.

La Lettera di Giacomo è del 50 o, molto più probabilmente del 58.

La  prima  Lettera di Pietro fu scritta intorno al  64, mentre la seconda, come anche la Lettera di S. Giuda Taddeo, devono farsi risalire tra il 70 e l'80. A suo tempo vedremo la critica di ogni scritto.

La 2° e la 3° Lettera di Giovanni, seguite dalla 1° sono state scritte negli ultimi anni del primo secolo cristiano. Come mai la 1° viene dopo la 2° e la 3°? Una prima risposta è questa: la prima è di gran lunga superiore alle altre due, le qua li sembrano semplici biglietti di circostanza senza importanza dottrinale per correggere alcuni errori che si andavano verificando tra i primi cristiani.

Quindi il primo posto è dovuto alla importanza della prima che si presenta come una lettera enciclica, ed è un vero trattato sulla fede di fronte ai pericoli della gnosi (una specie di razionalismo che prescindeva dalle verità evangeliche) e di un certo spiritualismo che svuotavano le realtà cristiane.

I critici e gli esegeti sono d'accordo nell'assegnare alla prima lettera l'ultimo posto cronologico, mentre la terza è, molto presumibilmente scritta prima delle altre due.             

L'ordine di tempo della redazione delle tre lettere sarebbe il seguente: Terza - Seconda e Prima. L'ultima, cioè la prima potrebbe essere stata scritta quindi alla stessa data del Vangelo di Giovanni o anche prima.

Quanto all'Apocalisse, come abbiamo già visto, essa è un libro molto meno misterioso di quanto non sembri e la forma in cui la conosciamo le fu data verso il 95.

Il secolo più ricco, per avvenimenti nella storia del mondo, volgeva ormai al termine quando venne pubblicato il quarto Vangelo e i Libri Sacri del N.T. si completavano.

E' molto importante  per la nostra conoscenza della Bibbia  badare alla formazione dei due Testamenti. Questa storia è importante e in rapporto all'idea che dobbiamo farci dell'ispirazione e per la impossibilità, specie per l'A.T., di dare un nome agli autori dei libri. Anche se dobbiamo affermare che ogni autore, chiunque esso sia, ha goduto del carisma dell'ispirazione.

Oggi è senza dubbio perfettamente chiaro che l'A.T. è il risultato ultimo di un lavoro collettivo. Salvo le proporzioni, altrettanto si può dire del N.T., e specialmente dei Vangeli.

L'opera di ognuno dei loro autori non fu quella di un individuo isolato: fu piuttosto l'ultimo anello di una catena. Fondato sulle parole e sulle opere del Cristo, il Vangelo fu dapprima vissuto nella Chiesa; e gli evangelisti, benchè direttamente ispirati da Dio, furono nello stesso tempo i porta-parola di una Chiesa guidata essa stessa dallo Spirito di Dio (cf i vari testi giovannei sulla guida dello Spirito Santo).

 

La Parola di Dio agli uomini

 

 

         Noi crediamo che la Bibbia contenga la parola di Dio, e facciamo bene perchè è così. Nessuna verità, tuttavia, è stata così spesso e così costantemente mal compresa.

Non è esatto pensare che Dio ci parli attraverso la S. Scrittura, come parlò agli uomini antichi, con i quali comunicò con un linguaggio a loro intelligibile perchè ad essi affidava la sua parola.

A noi Dio parla, sì, ma tramite gli uomini dell'A.T. o i cristiani del primo secolo.

 

LE DUE INCARNAZIONI

Il modo migliore per capire il fatto della parola di Dio indirizzata agli uomini è seguire la via percorsa dai Padri della Chiesa. Essi ci hanno parlato di due incarnazioni del Verbo: la prima è avvenuta in linguaggio umano, l'altra nella carne.

- Gesù si è reso simile a noi, eccetto nel peccato; similmente la parola della S. Scrittura è completamente simile al 1inguaggio degli uomini salvo che essa non comporta alcun errore formale.

- Gesù non è solo vero uomo, ma anche vero Dio.

- La Scrittura non è solamente simile alla lingua degli uomini, ma è anche Parola di Dio.

 

Dio, dunque, si è servito degli uomini, ma di uomini determinati: non per bocca di Europei, Americani, Australiani, ma per bocca di antichi semiti, appartenenti al popolo da Lui scelto per donarci il messaggio della salvezza; si è servito della loro parola scritta che è un'altra somiglianza col Verbo incarnato, il quale fu un giudeo del primo secolo, non un uomo indeterminato.

 

Il popolo della Parola

Noi siamo eredi della Grecia e di Roma e, quindi, abituati a servirci di profusione di idee e di termini astratti. Al contrario, i semiti si esprimevano con immagini, in termini concreti.

Il nostro modo di vedere, di pensare ci può sembrare del tutto naturale, e tuttavia è molto lontano dalla psicologia dei semiti. Di conseguenza, la prospettiva di questi ultimi e la loro cultura differiscono totalmente dalle nostre.

I greci ci hanno dato degli ottimi pensatori, i romani dei grandi scrittori, poeti e giuristi ... ma nella Bibbia ci sono degli scritti che possono rivendicare i primi posti nella produzione della letteratura mondiale. Nel campo della teologia gli Ebrei sono i nostri maestri ... e, forse, sino alla fine dei tempi, scopriremo incessantemente nuove profondità negli scritti dei grandi teologi biblici: lo Jahvista, Giobbe, S. Giovanni, S. Paolo, ecc...

In verità, dobbiamo imparare da essi più di quello che siamo disposti ad ammettere. Per noi "conoscere" vuol dire cogliere un'idea; per il semita, invece, la parola implica molto di più. La conoscenza di Dio nella Bibbia impegna tutta la vita e include l'accettazione di tutto ciò che Dio è e rappresenta, con la volontà di metterci a Suo servizio.

Secondo lo "spirito" della Bibbia si va a Dio con l'obbedienza ed il servizio piuttosto che con la contemplazione.

La religione biblica è "una religione dell'agire molto più che del sapere". Agli occhi dei Semiti Dio non è un'essenza astratta, un puro spirito.

Egli è Creatore, Giudice, Padre.

Gli Israeliti non parlavano di "anima" e di "corpo". Oggetto della loro attenzione era l'uomo tutto intero.

Cerchiamo nella Bibbia un corpo di dottrine, un manuale classico, peggio, una antologia... invece dobbiamo cercarvi l'immagine di un Dio che agisce, penetra nella storia e parla ai nostri cuori ... Allora potremo capire le figure di "Pastore" (Gv 10, 11) , di "Sposo d'Israele" (Is 54,5), la Chiesa Fidanzata di Cristo" (Ap 21,9).

Gesù parlava in parabole, con un linguaggio vivo e tecnico, con immagini incisive.

La teologia sistematica - che ha un grande valore - si è sviluppata molto più tardi della Bibbia. Il clima del pensiero semitico non si limita all'A.T., ma anche il N.T. vi si immerge.

I quattro Vangeli, in particolare, sono segnati dall'ambiente in cui sono nati. Non sono degli scritti speculativi. Sono sempre vivi e concreti: ciò non toglie che il quarto di essi, quello di Giovanni, sia l'opera teologica più profonda che mai sia stata scritta. Eserciteremmo sulla Bibbia una sorta di violenza se ci ostinassimo a trattarla allo stesso modo di una produzione letteraria occidentale del 20° secolo.

Una volta compreso questo saremo sulla buona strada.

Ricordiamoci che le parti più recenti della S. Scrittura furono redatte 20 secoli fa e che per le parti più antiche bisogna calcolare circa mille anni in più.

La Bibbia reca il marchio del suo tempo. Sottolineiamo ancora una volta questa verità importante, anzi veramente fondamentale, cioè che Dio si è rivolto a noi in linguaggio umano.

Non c'è che una strada per giungere a sapere ciò che Dio vuol dirci nella Scritture: scoprire ciò che l'autore umano ha veramente detto.

 

La Parola ispirata e rivelata

 

l. Il fatto dell'ispirazione e la testimonianza delle Scritture.

L'ispirazione scritturistica non è menzionata esplicitamente in nessuna pagina dell'A.T. Vi si trovano tuttavia parecchi passi che vi fanno allusione. Vi si dice, per es., che è su comando di Dio che Mosè scrisse il libro dell'Alleanza (cf. Es 24,4; 34,27) e che Geremia redasse gli oracoli del Signore (Cf Es 17,8-14; Ger 30,2; 36,2).

La legge era considerata la parola di Dio. Si diceva dei profeti che avevano pronunciato la parola di Dio. Sono questi, con gli Scritti, i "Libri santi," di cui parla 1 Macc. 12,9.

Gesù Cristo vi fa riferimento e li cita come parola di Dio:

- Mt 22,31-32: "Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: "Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Ora, non è Dio dei morti , ma dei vivi".

- Mc 7, 13: " ... Annullando così la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte".

- Gv 10, 34   "… Rispose loro Gesù. "Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: "voi siete dei?"

- Parola che deve compiersi. Mt 26,54: "…Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali cosi deve avvenire?".

- Lc 24,44: "Poi disse: "Sono queste le parole che vi dicevo quando ero con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi".

 

Gli Apostoli fanno altrettanto. Secondo Pietro è lo Spirito Santo che ha parlato per bocca di Davide.

 

- At 1,16  : "Fratelli , era necessario che si adempisse ciò che nella Scrittura fu redento dallo Spirito Santo per bocca di Davide riguardo a Giuda, che fece da guida a quelli che arrestarono Gesù".

- At 4,25: "Signore, tu che per mezzo dello Spirito Santo dicesti per bocca del nostro padre il tuo servo Davide: Perchè si agitarono le genti e i popoli tramarono cose vane?".

- S. Paolo si esprime allo stesso modo a proposito di Isaia:

- At 28,25: "Ha detto bene lo Spirito Santo, per bocca del profeta Isaia ai nostri padri...".

- Si costruiscono degli argomenti sulla Scrittura attribuendo ad essa un'autorità divina:

- Rm3,2: "Grande, sotto ogni aspetto (è la superiorità del Giudeo). Anzitutto perchè a loro (ai Giudei sono state affidate le rivelazioni di Dio").

- 1 Cor 14,21 "... Sta scritto nella legge: Parlerò a questo popolo in altre lingue e con labbra di stranieri, ma neanche cosi mi ascolteranno".

- Eb 3,7: "Per questo, come dice lo Spirito Santo: Oggi, se udite la mia voce, non indurite i vostri cuori".

- Eb 10,15 : "Questo ce lo attesta anche lo Spirito Santo. Infatti, dopo aver detto: Questa è l'Alleanza che io stipulerò con loro dopo quel giorno...".

 

Vi sono inoltre due testi classici che fanno riferimento rispettivamente alla estensione e alla natura dell'ispirazione. Tutti e due concernano l'A.T., ma si trovano nel Nuovo. Eccoli.

1. 2 Tm 3,16: "Tutta la Scrittura infatti è "ispirata da Dio" e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perchè l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona".

2. 2 Pt 1,20-21: " ... Sappiate anzitutto questo: nessuna parola profetica va soggetta a privata spiegazione, poichè non da volontà umana fu recata mai una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio".

 

N.B.: Colgo l'occasione per ricordare a tutti, cattolici e non, che S. Paolo ci dice chiaramente che la S. Scrittura è utile... e completa la nostra preparazione. Cioè la Tradizione apostolica e la S. Scrittura prese separatamente possono non darci tutta la necessaria comprensione e la chiarezza, mentre affiancate, vagliate ed assimilate bene entrambe, ci danno maggiore sicurezza e ci completano nella intelligenza della Divina Rivelazione.

S. Pietro, a sua volta, è esplicito: la S. Scrittura non è soggetta a privata (personale-soggettiva) interpretazione.

Per il N.T.  Non si trova nulla di esplicito. Vengono tuttavia sfruttati certi argomenti indiretti. Per es. in 1 Tm 5,18 S. Paolo cita come testimonianza della Scrittura un testo del Deuteronomio (25,4) e insieme una parola di Cristo che si trova in Lc 10,7.

D'altra parte in 2 Pt 3,15 le epistole di S. Paolo sono messe sullo stesso piano delle altre Scritture e queste, come abbiamo visto, sono certamente considerate ispirate. Diamo uno sguardo a quanto detto:

a - 1 Tm 5, 18: " ... Dice infatti la Scrittura: Non metterai la museruola al bue che trebbia e: Il lavoratore ha diritto al suo salario" (Dt 25,4) ; in Lc 10,7 è detto: "Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perchè l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa".

b - In 2 Pt 3,15 è detto: "La magnanimità del Signore Nostro giudicatela come salvezza, come anche il nostro carissimo fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data".

 

2. LA TESTIMONIANZA DEI PADRI.

I Padri - ma già la Chiesa primitiva chiamano le S. Scritture "gli Oracoli di Dio". Le dicono "dettate dallo Spirito Santo", e che degli scrittori sacri ha fatto i suoi "strumenti". I Padri del 3° e 4° secolo parlano dello Spirito Santo come dell'Autore della S. Scrittura e affermano che l'A.T. ed il N.T. sono stati entrambi da Lui ispirati.

Per i SS. Padri: Dio (lo Spirito Santo) è l'autore della S. Scrittura, mentre l'autore umano è stato lo strumento di Dio.

La Chiesa, con molte dichiarazioni ufficiali, mostra come la dottrina si va sviluppando e precisando.

Fino al secolo 5°, la Chiesa si preoccupa di definire e difendere il contenuto e la portata della Parola di Dio e stabilisce l'elenco delle opere considerate sacre. Dal 6° secolo al 13° non si cessò di dire che Dio ne era l'autore.

Riguardo a certe eresie che rifiutavano e sottovalutavano l'A.T. si dichiarò formalmente che Dio ne è l'autore come lo è del N.T.

Il concilio di Firenze (1439-1445) nel 1441 sostenne questa dottrina con gli stessi motivi addotti dai SS. Padri.

Il Concilio di Trento ed il Concilio Vaticano I riprendono detta dottrina e fanno delle ulteriori precisazioni. Il Vaticano I precisò quello che ispirazione non è.

L'Enciclica "Providentissimus Deus" di Leone XIII ne dà infine una definizione positiva, mentre l'Enciclica "Spiritus Paraclitus" di Benedetto XIV e "Divino afflante Spiritu" di Pio XII ne sviluppano certi aspetti.

Infine, la Costituzione "Dei Verbum" del Concilio Vaticano II, nel cap. 30, attira l'attenzione sul fatto che la S. Scrittura è ispirata dallo Spirito Santo e possiede per questo un'autorità divina. Fa pure notare che la Bibbia contiene realtà e cose "divinamente rivelate", e sottolinea la libertà degli autori umani.

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