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LE CENTO RISPOSTE

Ultimo Aggiornamento: 01/09/2009 12:26
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Sesso: Maschile
01/09/2009 12:21

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29. Che Gesù abbia istituito il titolo di cardinale, monsignore, ecc.? , quasi che tale istituzione o la nomina di altre simili dignità puramente ecclesiastiche fosse condannata dalla S.Scrittura, senza dire che i Cardinali sono anch'essi vescovi con compiti particolari rispetto alla comunità di Roma.

Ancor meno ragionevole appare la loro sorpresa (30) per l'istituzione della vita monastica nella Chiesa cattolica, quando a darne il via fu lo stesso Gesù approvando e lodando il Battista nella sua austerità e solitudine (Le.7:24-35), vivendo. egli stesso per 40 giorni nel deserto - cosa che fece anche S.Paolo per tre anni -, e insegnando con la sua vita povera e mortificata la rinuncia ai beni terreni e a viva voce esortando: "E tutti quelli che per causa mia hanno abbandonato fratelli e sorelle, padre e madre, case e campi, riceveranno cento volte di più e avranno in eredità la vita eterna" (Mt. 19:29).

Niente quindi di strano se la Chiesa - premurosa del progresso spirituale dei suoi figli - ha sempre tenuto in gran conto l'invito di Cristo e ha incoraggiato e strutturato - come fece S.Paolo per le vedove (I Tim.5:3-16) - la vita religiosa e monastica per gruppi di fedeli decisi a seguire più da vicino Cristo quale divino modello di vita consacrata attraverso la pratica dei consigli evangelici nel ritiro e nella penitenza.

Capitolo V

LA MESSA - L'OSTIA

Questi due argomenti, che nell'opuscolo protestante formano due diversi capitoli, li trattiamo qui insieme perchè intimamente collegati.

Gli Evangelici che - come abbiamo sopra veduto - sostituiscono arbitrariamente al triplice ordine sacerdotale di vescovi presbiteri del Vangelo i pastori gli anziani ed evangelisti spacciandoli per sinonimi indicanti la stessa cosa, con le domande 31, 32, 34, 36, 40, 44, 45 ci invitano a dimostrare con la Bibbia che "Gesù Cristo abbia istituita la Messa Cattolica e non la semplice Santa Cena degli Evangelici"; - che "Gesù e gli Apostoli dicessero la Messa"; - che "la Messa sia identica alla Santa Cena, si sia servito dell'Ostia e non del pane e del vino" (Mt. 26:26-28); - che "solo il prete possa comunicarsi con l'Ostia e il vino, e che il popolo debba contentarsi della sola Ostia- (Mt. 26:27); - che "la Santa Messa debba essere detta in latino, cioè in una lingua non compresa dal popolo" (I Cor. 14:9-10).

Gli Evangelici, che ci propongono queste domande ed altre secondarie, a cui risponderemo nel corso di questa trattazione, sono proprio certi che la loro Santa Cena sia identica all'ultima Cena di Gesù?

Dal Vangelo sappiamo che Gesù istituì l'Eucarestia nel corso dei riti della Cena pasquale ebraica, riti che includevano un preciso cerimoniale col tradizionale agnello, le erbe amare, il canto di certi salmi, certe formule di benedizione sulla terra, su Gerusalemme, ecc. Tutto questo avviene nella Santa Cena degli Evangelici?

Certamente che no. E allora come possono dire che essa è identica a quella di Gesù?

E' stato agli Apostoli (i soli lì presenti) e non ad altri, che Gesù disse: "Fate questo in memoria di me" (Lc.22:19); e solo essi, quindi, avrebbero potuto adattare il rito cambiando, ad esempio, il luogo, la lingua, i canti complementari, le cerimonie, ed altre modalità della celebrazione. E proprio questo ha fatto la Chiesa cattolica - immediata e diretta ereditaria degli Apostoli - lungo il corso dei secoli: ferma restando la sostanza della celebrazione fino alla più scrupolosa conservazione delle parole

istitutive, ha sostituito - secondo le mutevoli esigenze dei tempi - al primitivo aramaico la lingua greca, il latino, idiomi orientali ed oggi le lingue parlate.

Anche quanto alla materia usata da Gesù per la sua istituzione, la Chiesa cattolica ha sempre usato il pane e il vino anche se non sempre ha ammesso tutti i fedeli al calice (e ciò perchè non necessario alla Comunione e per motivi pratici facilmente intuibili). Quanto all'ostia, cosa è se non pane azzimo (cioè non lievitato) come quello usato da Gesù? Ha forse Gesù proibito di usare pane rotondo? Del resto la Chiesa cattolica ha usato pane anche di altra forma e colore come pure pane fermentato.

Di queste e di simili questioni che non toccano per certo la sostanza della veneranda istituzione, si servono i Protestanti, come di cortina fumogena, per stornare l'attenzione dalla cosa più importante che rende invece e con tutta realtà sostanzialmente differente la Santa Cena degli Evangelici da quella di Gesù, il fatto, cioè, che essa non viene celebrata - come Gesù ha ordinato- dagli Apostoli, né dai loro legittimi successori, ma da un semplice battezzato!

Ciò premesso, esaminiamo più attentamente se Gesù istituì realmente "la Santa Cena degli Evangelici e non piuttosto la Messa cattolica" come si vorrebbe contestare nella domanda n.31.

Che nell'Ultima Cena non si trattasse di semplice pane e vino -"come la intendono e la celebrano gli Evangelici - ma di vero Corpo e Sangue di Gesù Cristo, "offerti in cibo e bevanda ai discepoli sotto le due specie, si deduce con assoluta certezza dalla stessa S.Scrittura.

Trattandosi di una istituzione ardua per la mente umana e di sorprendente importanza per la comune salvezza, quale sarebbe stata quella del mistero eucaristico, Gesù - per meglio disporvi gli animi - lo preannunzia nella promessa, esplicita e solenne, che ne fa a Cafarnao, all'indomani della moltiplicazione dei pani, e che Giovanni riporta, con ricchezza di particolari, al capo sesto del suo Vangelo. Dal discorso, animato e drammatico, di Gesù alla folla emerge:

a) - si tratta anzitutto di una promessa, a cui sarà dato compimento solo in seguito: "Il pane che io darò...";

b) - Gesù indica se stesso come pane vivo: "Io sono il pane vivo, disceso dal cielo; e cibo vero:" ... la mia carne è veramente cibo e il mio sangue è veramente bevanda";

c) - "mangiare" di questo cibo e "bere" di questa bevanda è assolutamente necessario per conseguire la vita: "Se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non berrete il suo sangue, non avrete la vita in voi";

d) - i Giudei hanno capito bene che non era questo un modo di dire, ma che si trattava di mangiare proprio la sua carne e di bere il suo sangue, tanto che essi "questionarono tra di loro dicendo: Come può costui darci da mangiare la sua carne? " E ritenendo la cosa impossibile ed assurda, andavano ripetendo: " ... questo linguaggio è duro, e chi mai può ascoltarlo? e molti se ne allontanarono";

e) - anche di fronte al fatto doloroso dell'allontanamento di molti Gesù non modifica o attenua il suo dire, ma anzi lo conferma con giuramento: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e bevete il suo sangue, non avrete la vita in voi. Chi si ciba della mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna ed io lo risusciterò nell'ultimo giorno" (Gv.6:53-54).

Questa promessa chiara ed inequivocabile, Gesù l'attua puntualmente nell'ultima Cena. Quivi, dopo di avere cambiato il pane e il vino nel suo corpo e nel suo sangue con le parole: "Prendete e mangiate, questo è il mio corpo; ... prendete e bevete, questo è il mio sangue", comanda agli Apostoli (non certo al popolo che non era presente) di fare ciò che egli aveva fatto: "fate questo in memoria di me", rendendoli con ciò stesso - come abbiamo già detto - partecipi del suo sacerdozio.

Ora, come fanno i nostri fratelli protestanti a mettere in dubbio e a contestare - proprio come gli altercatori del Vangelo - che quello che Gesù - Figlio di Dio e verità infallibile - chiama "mio corpo e mio sangue" non sarebbe invece realmente tale? Poteva Gesù trarre così in inganno la nostra fede?

S. Paolo - quasi a prevenire ogni obiezione riguardo tale grande mistero della nostra fede - scrive:"Io infatti ho ricevuto dal Signore quanto vi ho insegnato, cioè che i Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane e dopo avere reso grazie lo spezzò e disse: Questo è il mio corpo, dato per voi; fate questo in memoria di me. Così pure, dopo avere cenato, prese il calice dicendo: Questo calice è la nuova alleanza nel

mio sangue; fate queste tutte le volte che ne berrete, in memoria di, me" (I Cor.11-:23-26).

E quasi temendo d'essere frainteso circa l'effettiva presenza di Gesù nell'Eucaristia, l'Apostolo soggiunge: "Ognuno dunque esamini prima se stesso, e così mangi di quel pane e beva del calice, perchè chi mangia e beve indegnamente senza discernere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna" (ICor. 11: 28-29).

Se si fosse trattato di semplice pane e vino - mangiati in una cena, sia pure simbolica, per ricordare la morte di Gesù, come fanno appunto gli Evangelici - S.Paolo non avrebbe certo affermato che "mangia la propria condanna chi lo mangia indegnamente senza discernere il corpo del Signore".

Ed è per questa assoluta certezza, fondata così chiaramente nella S.Scrittura e quindi nell'infallibile parola di Dio, che la Chiesa cattolica ha sempre prestato culto di adorazione all'Ostia consacrata, dichiarando dogma di fede la presenza reale di Cristo nell'Eucarestia. Fa quindi semplicemente sorridere la leggerezza con cui si afferma nell'opuscolo protestante. "L'adorazione dell'ostia fu sancita da Papa Onorio III nell'anno 1220. Così la Chiesa Romana adora un Dio fatto dalle mani di uomini. Tale pratica è il colmo dell'idolatria ed è assolutamente contraria allo spirito del Vangelo- (cfr.pag. 26, n. 25).

Ma i Protestanti, con a capo Lutero, non si limitano a negare la presenza reale di Gesù nell'Eucaristia tacciando i cattolici di idolatria, ma respingono tale celebrazione - chiamata dalla Chiesa cattolica "Messa" - quale vero e proprio sacrificio, e ci chiedono di provare con la Bibbia "che la messa sia un sacrificio e la ripetizione giornaliera del sacrificio di Cristo sulla croce" (n.33).

Ad essi, dal momento che all'ultima Cena del Redentore hanno sostituito con la loro Santa Cena una semplice e sterile rievocazione, senza alcun riferimento al sacrificio compiuto da Gesù sul Calvario, la cosa non può arrecare che meraviglia.

Che la Messa sia invece anche vero e proprio sacrificio, ripresentazione incruenta di quello cruento del Calvario, lo ha vaticinato già nel Vecchio Testamento il profeta Malachia, il quale annuncia chiaramente la fine del sacrificio levitico e dei sacrifici della Legge antica per dar luogo a un nuovo sacrificio che li avrebbe sostituiti: "Oh, ci fosse fra di voi chi chiude le porte, perchè non arda più invano il mio altare! Non mi compiaccio di voi, dice il Signore degli eserciti, non accetto l'offerta dalle vostre mani! Poichè dall'oriente all'occidente grande è il mio nome fra le genti e in ogni luogo è offerto incenso al mio nome e una oblazione pura, perchè grande è il mio nome fra le genti, dice il Signore degli eserciti" (Ml.1:10-11).

Il nuovo sacrificio vaticinato da Malachia è appunto quello compiuto da Gesù sul Calvario: la celebrazione dell'ultima Cena e la Messa dei cattolici non sono due sacrifici, ma lo stesso e l'unico sacrificio del Calvario, uno ed unico tanto come attualità eterna nel pensiero di Dio quanto nell'evento storico umano.

Se la Messa non fosse vero e proprio sacrificio, identico a quello del Calvario, il vaticinio di Malachia non potrebbe dirsi pienamente avverato perchè solo così il sacrificio della croce è celebrato "in ogni luogo" e "dal sorgere del sole al suo tramonto".

Infatti il sacrificio del Calvario fu offerto non in ogni momento della giornata "dal sorgere del sole al suo tramonto" ma in un'ora determinata, senza neppure la possibilità di potersi ripetere; fu offerto non in ogni luogo della terra - come indica il vaticinio - ma in un luogo soltanto, cioè sul Calvario.

Nella Cena e nelle Messe celebrate in tempi e luoghi diversi è sempre lo stesso sacrificio della croce che è reso presente - ripresentato - nel tempo e nello spazio, in virtù delle parole consacratorie dette da Gesù e in nome di Lui ripetute non da un battezzato qualsiasi ma dal sacerdote , ciò debitamente abilitato con una particolare consacrazione, l'Ordine sacro.

Che si tratti di vero sacrificio emerge dalle parole istitutive di Gesù: "Questo è il mio corpo, che è dato per voi; questo è il calice della nuova alleanza nel mio sangue, che è sparso per voi." (Lc.22:19-20). "E' dato per voi", cioè, dato, consegnato alla morte per voi, in vece vostra, quale prezzo di riscatto per la vostra redenzione e salute. "E' sparso per voi", per la remissione dei vostri peccati. Dare la vita e spargere il sangue per la remissione dei peccati è offrire un sacrificio (Cfr.M.Sales: il Nuovo Testamento, vol.I). "E' impressionante la parola "dato sparso per voi", che indica che il corpo del Signore, massacrato dalla crocifissione il giorno dopo, è lì presente sulla mensa dell'ultima Cena" scrive P. Parente (Teol. del Cristo.. vol.II, pag.376).

S.Paolo, a questo proposito, afferma: "Ogni volta che mangiate questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore fino a quando Egli verrà"

Anche la Tradizione della Chiesa Cattolica è unanime nel riconoscere che la Messa è vero e proprio sacrificio mediante la celebrazione dell'Eucarestia nella quale "vengono ripresentati la vittoria e il trionfo della morte" di Cristo (Cost. Apost. sulla Sacra Liturgia "Sacrosanctum Concilium", nn.6 e 7).

Se ne ha aperta conferma da I Cor.(10:14-22), dove la comunione eucaristica con Cristo è paragonata ai pasti sacrificali dell'Antico Testamento, per i quali i fedeli entravano in comunione con l'altare (vv.16-18), e contrapposta ai pasti sacri che seguivano i sacrifici pagani (v.21).

E' quindi chiaro che Paolo colloca nettamente l'Eucarestia in una prospettiva sacrificale. Questo non significa che il sacrificio di Cristo, compiuto una volta per sempre, si moltiplichi ad ogni Messa, ma solo che esso viene perpetuato nel suo memoriale eucaristico, come già notato. E' quindi inutile citare la lettera agli Ebrei contro la realtà sacrificale della Messa - come fanno gli autori opuscolo alla domanda 33 - proprio perchè essa non intende essere altro che il medesimo unico sacrificio di Cristo.

Quanto alla domanda

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