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Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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LE CENTO RISPOSTE

Ultimo Aggiornamento: 01/09/2009 12:26
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01/09/2009 12:26

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Circa la domanda 89 abbiamo già altrove rilevato la differenza che passa tra la simonia e il "vivere dell'altare" (Cfr.I C or.9:7-14). Le dispense non si pagano e le tasse per quelle matrimoniali, stabilite dall'autorità, sono per il necessario mantenimento e funzionamento degli uffici relativi.

Quanto all'uso di portare oggetti di devozione addosso come pure all'uso del segno della croce, di cui nelle dom.90 e 91, dobbiamo dire che si tratta di gesti di fede e in tanto sono validi in quanto sono accompagnati da analogo sentimento interiore.

Gli autori dell'opuscolo citano S.Matteo (4:10-11) per riprovare l'uso del segno di croce; ma nel brano evangelico, ove si legge in che modo Cristo allontanò la tentazione, non viene per nulla condannato l'uso di segnarsi con la croce dicendo: "nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo"! Esso è un significativo gesto di fede che ricorda proprio come attraverso la croce di Cristo fummo liberati dal potere del diavolo e consacrati alla Trinità Santissima.

Capitolo IX

LA PREGHIERA

92. Che le preghiere possano essere rivolte a chiunque altro, oltre che a Dio, uno e trino?

Gli autori dell'opuscolo, basandosi sui passi biblici citati in calce a questa domanda, e cioè Matteo (6:6) "Ma tu, quando vuoi pregare, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto, e il Padre tuo, che è nel segreto, te ne darà la ricompensa"; Giovanni (16:23): "In verità, in verità vi dico: qualunque cosa domanderete al Padre, egli ve la concederà in nome mio"; come pure Atti (7:59) e I Cor. (1: 2), nei quali passi l'invocazione appare sempre rivolta al Padre sia pure fatta a nome di Gesù, concludono che le preghiere non debbono essere rivolte ad altri che a Dio e quindi fanno le più alte ed indignate meraviglie nel vedere noi cattolici rivolgere le nostre preghiere anche alla Vergine e ai Santi.

Se fosse realmente come gli Evangelici dicono, noi non potremmo rivolgerci nelle nostre preghiere neppure allo Spirito Santo, che pure è Dio, dato che nei detti passi nessun cenno si fa di preci a lui indirizzate.

D'altra parte, negli Atti (7:59) Stefano, durante la lapidazione si rivolge a Gesù, cioè al Figlio in quanto uomo, che egli contempla alla destra di Dio, pregando: "Signore Gesù, ricevi il mio spirito", preghiera che i suoi uccisori ritengono orribile bestemmia.

In nessun luogo della Bibbia si legge che nelle preghiere si debba fare ricorso solo a Dio. A suo luogo abbiamo infatti detto come la Vergine e i Santi, in quanto amici di Dio possano essere presso di Lui nostri intercessori, avvalorando e presentando le nostre stesse suppliche. Il continuo afflusso di fedeli e pellegrini d'ogni condizione, luogo e cultura, nei santuari, specialmente mariani, sta luminosamente a dimostrare la grande fiducia che viene riposta nell'efficacia dell'intercessione della Vergine e dei

Santi. E se innumerevoli - e non di rado miracolosi - sono i favori celesti che i fedeli ottengono rivolgendosi a loro, è chiaro segno che anche Dio approva tali prassi della Chiesa e tali preghiere, le quali, in ultima analisi, hanno per fine sempre Dio Padre attraverso Cristo nello Spirito Santo, come la Chiesa cattolica suole concludere le sue orazioni liturgiche.

Se quindi tutte le nostre preghiere, anche quando viene interposta l'intercessione dei Beati del cielo, finiscono a Dio, perchè stupirsi di invocazioni fatte ai Santi con la recita del Padre Nostro? (dom.94).

Interpretando inoltre alla lettera le parole di S. Matteo: "E quando pregate, non moltiplicate vane parole, come i pagani, che credono di essere esauditi a forza di parole" (6:7) come pure quelle di Isaia (1: 15), essi passano a riprovare nella dom.93 "Che la stessa preghiera si possa ripetere tante volte come si fa con la corona del rosario? ".

In tali passi, citati nell'opuscolo, come in non pochi altri della Bibbia, viene inculcata più che altro la necessità che la preghiera sia fatta col cuore e non con le labbra soltanto. Non vi si condanna l'insistenza nella preghiera fino all'importunità specie ripetendo la mirabile preghiera del Padre Nostro che Egli stesso ci ha insegnato.

Cosi pure chi pratica con fede ed amore la preghiera del rosario si accorge che essa è un facile mezzo di elevazione della mente e del cuore ai misteri della nostra Redenzione e non una pratica meccanica fatta di parole inutili: basta dire che la ripetizione dell'Ave Maria è solo un accompagnamento della meditazione degli avvenimenti gaudiosi, dolorosi e gloriosi della vita di Cristo e della Madre sua.

Quanto alla domanda 95, dove si riprova il fatto che in confessione vengano imposte delle preghiere in espiazione dei peccati, è da ricordare che la "penitenza" imposta dal confessore è solo un segno della buona volontà di convertirsi, è un minimo, un inizio. Nulla quindi di strano che si indichi per tale scopo un rilancio del contatto con Dio, la cui trascuratezza è spesso alla base del peccato.

Capitolo X

IL BATTESIMO

96. "Che il Battesimo per spruzzamento di un po' d'acqua sulla testa della persona, lo fa cristiano, lava dal peccato, e salva l'anima? "

Questa domanda mette a nudo la concezione errata che i Protestanti hanno circa l'azione dei sacramenti in genere e del battesimo in particolare. Per essi i sacramenti nessuna grazia producono nell'anima, ma servono solo a suscitare dei buoni sentimenti in chi li riceve.

Il sacramento non sarebbe pertanto il veicolo o mezzo fisico, immediato, col quale viene conferita la grazia, ma solo una pia cerimonia e un rito puramente religioso. La giustificazione - secondo questa loro concezione - non avviene con la distruzione del peccato a mezzo del sacramento, come è fede nella Chiesa cattolica, ma con la sua copertura, in quanto Cristo copre coi suoi meriti infiniti come di un mantello i peccati. Di qui la quasi inutilità dei sacramenti.

Alla luce di siffatta concezione si spiega la loro sorpresa che un po' d'acqua sul capo del battezzando possa cancellare il peccato e salvare l'anima.

E' vero che la parola greca baptizo significa bagnare, fare il bagno, ed essendo il battesimo simbolo della morte, ci fu tra i primi cristiani l'uso di scendere in una vasca (come in una tomba - morire con Cristo) per poi salire lavati (risorgere con Cristo), ma questo modo di battezzare non era comandato, e quello per infusione fu praticato senza che per questo si dubitasse della sua validità. Leggiamo infatti negli Atti (2: 41); "Quelli adunque che accolsero la sua parola furono battezzati e, in quel giorno, il numero dei discepoli si accrebbe di circa tre mila persone.

Se in quel giorno solo furono battezzate tre mila persone, è chiaro che in Gerusalemme, dove c'era penuria d'acqua, non si potè fare il battesimo per immersione. Ne troviamo esplicita conferma anche nella Didachè - succinto

catechismo della Chiesa primitiva - dove si insegna: "Battezzate così Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo con acqua corrente, con acqua calda o fredda, e se non ne hai in quantità sufficiente spargi tre volte il capo".

D'altra parte, possono i fratelli evangelici provare con la Bibbia che Cristo abbia stabilito una determinata quantità d'acqua da usare nel battesimo e quali parti del corpo debbano essere lavate perchè il sacramento sia valido?

Nel rito del battesimo quel che conta è il segno del lavarsi il corpo per l'anima. Certamente è più espressiva l'immersione - che quasi sempre, anche se non ovunque, è stata praticata pure nella Chiesa cattolica - ma ciò non toglie che motivi pratici di necessità o di utilità possano consigliare altra forma. Quel che conta è conservare nel rito il significato simbolico.

Il battesimo - secondo la Bibbia - seppellisce il peccatore nella morte di Cristo (Col.2:12), da dove esce mediante la risurrezione con lui nuova creatura, membro dell'unico corpo animato dall'unico Spirito (I Cor.12:13); è un lavacro che purifica (Ef.5:26); è come una nuova nascita (Gv.3:5): insomma, è un rito simbolico efficace, che realizza ciò che significa.

Contro questa dottrina biblica, che è precisamente quella della Chiesa cattolica, cosa hanno di contrario i brani di Matteo (28:19-20) e di Marco (16:15-16), citati nella domanda? Proprio nulla! Da tali brani appare solo l'ansia di Gesù che tutti vengano battezzati perchè siano salvi.

97 Che i bambini debbano essere battezzati subito dopo nati ...?

I Protestanti, convinti come sono che i sacramenti hanno lo scopo di suscitare dei buoni sentimenti in chi li riceve, sostengono che per ricevere il battesimo si richiede un vero ed esplicito atto di fede anche perchè si legge nel Vangelo "Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato" (Mc.16;16). I neonati sono incapaci di credere, quindi non debbono essere battezzati.

Ma un grosso equivoco sta alla base di questa loro affermazione: le parole di Gesù si riferiscono alla predicazione che gli Apostoli imprendevano allora: si trattava di annunziare il regno di Dio alla gente che viveva in quel tempo ed è chiaro che non si va a predicare ai neonati ma agli adulti, giudei o pagani che fossero, i quali prima di abbracciare la nuova religione dovevano naturalmente convertirsi. Era quindi ovvio che questi tali, prima di ricevere il battesimo, dovevano già credere.

Il fatto che i neonati nulla capiscono ancora di battesimo non impedisce che lo possano ricevere validamente; e come contraggono il peccato d'origine senza saperlo venendo al mondo privi dell'amicizia con Dio (Rom.5:19), così pure niente di strano che ne siano liberati senza che ne siano a conoscenza. Il sacramento produce lo stesso la grazia nell'anima.

Quando Gesù disse a Nicodemo:" ... se uno non nasce da acqua e da Spirito non può entrare nel regno di Dio" (Gv.3:5), la nascita spirituale è causata (in greco c'è la particella ek che esprime assai bene tale causa) proprio dall'acqua, vale a dire dal rito del battesimo.

Se dunque il sacramento produce per sè, direttamente, la grazia nell'anima in quanto opera interiormente ciò che il lavacro dell'acqua esprime esteriormente, non si vede perchè questo grande beneficio debba essere negato ai neonati, quando esso potrebbe segnare il fortunato atto di nascita alla vita della grazia e al diritto gioioso del regno dei cieli. E questo tanto più in quanto il battesimo costituisce l'unica via ordinaria per ricevere la vita soprannaturale; diciamo "ordinaria" perchè Dio potrebbe usare vie straordinarie e a noi sconosciute nella sua infinita bontà e misericordia; ed è per questo che non osiamo affermare che tutti i bambini morti senza battesimo restino privi della beatitudine del cielo. E invece certo che non andranno all'Inferno perchè non hanno peccati personali che lo meritino.

Gli autori dell'opuscolo citano Marco (10:13-16) per sostenere che i neonati non hanno bisogno di battesimo; ma in tale brano, ove Gesù dice: "Lasciate che i fanciulli vengano a me ... perchè il regno di Dio è di quelli che sono simili a loro", il termine greco, usato per "fanciulli", non può essere applicato a neonati, ma a fanciulli tra i 7 e i 14 anni come si ha da Marco 5:42; e noi sappiamo che a quest'età si possono commettere benissimo dei peccati e rifiutare perfino di credere. Non entrano quindi nel regno di Dio per il solo fatto di avere meno di 14 anni.

Cristo loda nei fanciulli alcune caratteristiche virtù e qualità come la semplicità, l'assenza di pregiudizi di prevenzioni,ecc. Anzi in Matteo (18:3) afferma in forma assoluta e categorica la necessità di farsi fanciulli per entrare nel Regno. Con tali parole Gesù vuole senza dubbio dire che il regno di Dio è un dono e per riceverlo bisogna mettersi nella condizione di chi si riconosce povero e indigente, debole e bisognoso di aiuto. E niente quanto il battesimo dei neonati mette in evidenza l'assoluta gratuità dell'adozione a figli da parte di Dio. Proprio per questo il citato testo di Marco viene usato nella Chiesa cattolica nel rito del battesimo dei bambini!

Quanto alla dom.98 - in cui si critica l'uso dell'olio, del sale e della saliva del prete -, dobbiamo dire che Cristo, istituendo il battesimo, non ha fissato i riti da usare, e quindi resta nelle facoltà della Chiesa stabilirle ed eventualmente modificarle o sopprimerle, tanto è vero che ora né il sale né la saliva vengono più usati. In tali eventuali modifiche deve naturalmente essere sempre salvaguardata la sostanza del rito voluta da Cristo, cioè l'elemento materiale dell'acqua e quello delle parole che spiegano il gesto ("Io ti battezzo..."), che sono gli unici necessari per la validità, come la Chiesa cattolica ha sempre insegnato e praticato.

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