QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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LA CRISTOLOGIA DEI TESTIMONI DI GEOVA

Ultimo Aggiornamento: 01/09/2009 16:10
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01/09/2009 16:03

tesi di Laurea di Baldassare La Fata

CRISTOLOGIA DEI TESTIMONI DI GEOVA

Tesi di Laurea in Scienze Religiose

di La Fata Baldassare (Partinico – PA)

 

Digitalizzazione a cura di Luigi Basile

 

Ndr = note del redattore Incardona Salvatore

 

LA  PREFAZIONE

 

Ho scelto trattare "La cristologia dei Testimoni di Geova" per varie motivazioni. Innanzitutto perché

avendo fatto parte di questa organizzazione per dieci anni con funzioni direttive mi dà la possibilità di parlare di argomenti il più delle volte sconosciuti anche agli stessi T. di G.

Inoltre, essendo quasi del tutto impossibile ai non TdG venire in possesso della letteratura edita dalla loro Casa editrice (la Società Torre di Guardia) mi consente di sviluppare il tema con metodo scientifico.

 

Si può dire che oggi quasi tutti, in un modo o nell'altro abbiamo fatto conoscenza o almeno sentito parlare dei T. di G., magari ammirando il loro zelo e la dedizione che dimostrano nel loro lavoro di proselitismo.

Ma sarebbe del tutto ingenuo aspettarsi di conoscere la verità sui TdG e la loro mutevole esegesi attraverso il loro servizio di studi biblici a domicilio o ascoltando semplicemente ciò che un testimone ha da dire in difesa della propria storia e della sua dottrina, ammesso che la conosca.

 

A conclusione del quadriennio di studi le acquisizioni dogmatiche e dottrinali mi consentono di confrontare temi cristologici essenziali per conoscere con visione cattolica le eresie cristologiche geoviste avendo nello stesso tempo un occhio attento a quanti, e sono migliaia, sono usciti dalle fila dei Testimoni di Geova.

 

0. INTRODUZIONE

 

La difficoltà a precisare cosa si intende per "sette" ha condotto la recente ricerca ad abbandonare tale termine per parlare di "nuove religioni" o "movimenti religiosi altematlvi". Sotto tale, nome si collocano una molteplicità di forme che la fenomenologia delle religioni tenta di catalogare con l'unica pretesa di individuare delle tipologie fondamentali almeno tendenziali.

Un dato balza evidente alle considerazioni delle "nuove religioni": non si riconoscono in nessuna delle religioni tradizionali e determinano perciò una dilatazione del concetto di religione, fino a farlo coincidere con qualsiasi esperienza di "salvezza".

"Gli psicologi insistono su criteri come: la certezza di possedere la "verità", la certezza di costituire e proporsi come l'unico ambito di salvezza, il proselitismo aggressivo, l'ansia escatologica, la dipendenza spinta fino a forme morbose da un capo o guru, e così via". (cf M. INTROVIGNE,  Le sette cristiane, ed. Amoldo Mondatori, S.P.A., 1989, Milano, pag. 8.)

E' ovvio che l'atteggiamento della Chiesa nei confronti di queste "nuove religioni" non può essere paritario come rispetto alle religioni tradizionali. Senza negare che la Chiesa vuole dialogare con tutti, resta il fatto che il dialogo si attua in forma diversa in relazione agli interlocutori dello stesso.

In rapporto alle religioni diverse dalla cattolica, il Vaticano II ha autorevolmente dichiarato che: 

"... Le religioni si trovano nel mondo intero si sforzano di superare, in vari modi, l'inquietudine del cuore umano proponendo delle vie, cioè dottrine, precetti di vita e riti sacri. La chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni". (cf  Nostra Aetate. n° 2 )

 

Lo scopo del dialogo con le religioni è pertanto, quello di scoprire quanto di verità, di santo e di bene Dio, Mediante il Verbo e lo Spirito, ha diffuso in esse affinché con un processo di assunzione, purificazione ed elezione, (Cfr. Lumen Gentium, n° 13) si possano condurre alla fede cristiana le persone che appartengono a quelle tradizioni religiose. Il dialogo quindi non sostituisce l'annuncio, ma lo precede e lo accompagna. Il Magistero, nel periodo successivo al Concilio, più volte è intervenuto a riproporre

l'affermazione richiamata e a illustrarne il senso.

 

Quantunque siano sempre esistite, le sètte religiose hanno conosciuto in questi anni recenti una crescita costante nel numero e nella diffusione. La causa di tale proliferazione deve essere ricercata essenzialmente in due fenomeni, verificatisi in tempi recenti, anche se alcune sètte hanno una storia

secolare.

 

0.1.  Cause della proliferazione

 

0.1.           Un primo fattore è da individuare nella crisi della religione in una società secolarizzata; e nella incapacità di trasmettere un messaggio forte ad un pubblico conquistato dalla civiltà telematica. Recentemente Gerlando Lentini (in un articolo dal titolo "La civiltà del peccato" pubblicato sul suo giornale "La via"( G. LENTINI, La civiltà del peccato, in: La via, n. 10, anno 1999.)) ha ricordato che Píer Paolo Pasolini, uomo ben lontano dalla cultura cattolica, rimproverava alla Chiesa di non aver ben capito che il referendum sul divorzio l'aveva vinto la televisione; non solo, ma sosteneva anche che un Potere occulto (cui non sapeva dare il nome), voleva fare dell'uomo non il cittadino, il galantuomo, tanto meno il cristiano, bensi un consumatore e basta. E fu un profeta.

 

0.2.    Un secondo fenomeno è la rivoluzione tecnologica, dalla quale è nata prepotente la volontà di spiegare tutto, anche se è diffusa la consapevolezza del limite del pensiero umano incapace di pensare la trascendenza. Da qui spesso la rinuncia ad indagare ciò che sta al di là, dato che gli uomini sono troppo piccoli per arrivarci. In tal senso si propone una forma di "apofatismo negativo" di origine velatamente orientale, più che "l'apofatismo positivo" della tradizione cristiana, quella posizione teologica pienamente ortodossa per la quale si sostiene che, dopo aver raggiunto positivamente l'affermazione della trascendenza di Dio, e anche dopo aver riconosciuto e provato una rivelazione da parte dì Lui, l'uomo deve ammettere, con la riverenza della creatura finita, che di Dìo è infinitamente più ciò che si deve tacere di quanto si può affermare. (cfr. Rom. 11,33).

Ma l'uomo ha sempre dentro di sé una scintilla di eterno e di infinito; perciò ha bisogno di andare al di là della immagine e della razionalità.

 

I "movimenti religiosi alternativi" sono come una specie di surrogato, facile da consumare per il palato desensibilizzato dell'uomo contemporaneo. Essi offrono una religiosità accessibile, clamorosa, piena di immagini forti; ma anche una religiosità assai più formale che profonda. Il Magistero ha già fornito vari documenti informativi, ha stimolato lo studio del fenomeno attraverso la costituzione di gruppi di ricerca, ha invitato ripetutamente ad una riflessione seria su questo magma oscuro. E, mentre invita ad approfondire la conoscenza di questi movimenti, sollecita anche l'approfondimento e la conoscenza della dottrina cristiana. Si evince, così, la scelta dell'adesione ai grandi eventi della salvezza come necessità per un confronto serio con le nuove realtà, piuttosto che uno stile di apologetica aggressiva.

Diceva Tertulliano: "La Chiesa vi chiede soltanto una cosa: non essere condannata senza essere conosciuta".(L'apologetico, 1,2.)

La storia e la fenomenologia delle religioni attestano che la salvezza è grazia come si ricava ad esempio dai riti di propiziazione, dalla stessa preghiera di domanda, dalla supplica, etc....

Non c'è salvezza senza trascendenza: la trascendenza della divinità ed il rapporto personale con essa sono la condizione di possibilità del trascendimento (per es. il senso dei sacrificio ); non c'è salvezza senza verità: solo questa infatti può proporsi come salvante per tutti.

 

Il rapporto con la verità non è però solo di carattere intellettualistico, ma personale, esistenziale. (cfr. Gv. 14,6) Alla luce di questi elementi risulta difficile ritenere i "movimenti religiosi alternativi" come "religioni".

Il limite fondamentale di esse sta nel fatto che non prevedono una relazione "personale" con il Salvatore. E' vero che il Concilio Vat. Il ha insegnato il rispetto verso ogni fede e convinzione religiosa; ma rispetto non vuol dire confusione ed accettazione dell'errore, specie quando esso viene proposto con un proselitismo aggressivo che si serve delle più moderne tecniche di propaganda per irretire le persone meno preparate ad un serio discorso religioso". (P. NANTE, Perché ho lasciato i Testimoni di Geova, Centro Mariano Salesiano, Torino, 1990, pag. 5.)

 

La Costituzione Dogmatica "Dei Verbum" attribuisce la massima importanza alla Sacra Scrittura che

 "la Chiesa ha sempre venerato come ha fatto per il corpo stesso di Cristo, non mancando mai di nutrirsi del pane della vita dalla mensa della Parola di Dio".( Dei Verbum 21)

 

Allo stesso tempo la Chiesa crede fermamente che "le, verità divinamente rivelate, che nei libri della Sacra Scrittura sono contenute ed espresse, furono iscritte per ispirazione dello Spirito Santo".( Dei Verbum 21)

 

Ogni religione o movimento che si definisce "cristiana", non può non fare riferimento, alle Sacre Scritture, ed è con esse che deve confrontarsi. Ogni tentativo di manipolazione o alterazione del testo sacro costituisce una palese violazione delle norme divine, offesa gravissima a Dio che, per mezzo dello

Spirito Santo, ne ha ispirato la redazione.(Cfr. 2 Tím. 3,16 ) 

 

Per quanto riguarda la sacralità delle Sacre Scritture, nessuna organizzazione religiosa si era mai permessa di manipolare, alterare, cambiare, con aggiunte od omissioni artatamente studiate, falsificare il testo sacro, facendo di ciò che loro chiamano "Traduzione del Nuovo Mondo della sacra scrittura"

un tradimento delle scritture.

Inoltre, le condizioni indispensabili per essere definiti cristiani sono: essere battezzati  come ha stabilito il divino Maestro, cioè "nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo",(Mt. 28,19) e credere nella divinità di Gesù.

 

Questi due ultimi requisiti mancano ai Testimoni di Geova per i quali il battesimo è una semplice formalità che sancisce l'ingresso ufficiale nelle fila del geovismo. In altre parole il battesimo è una semplice dichiarazione pubblica e simbolo di dedicazione del neofita, dedicazione che avviene dopo aver urlato un

doppio "SI" alla richiesta di assoluta fedeltà alla "Torre di Guardia ".( Società Torre di Guardia = termine usato per indicare l'intera struttura legale e finanziaria dei Testimoni.)

 

Si legge nel catechismo geovista: "il battesimo in acqua è una pubblica dimostrazione che la persona ha dedicato la sua vita a Geova". (cf  Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca edito dalla Watch Tower Bibie and Tract Society of Pennsylvania, 1982, pag. 252.)

 

Inoltre i Testimoni di Geova credono che Gesù era semplicemente un uomo, e rigettano con disprezzo l'insegnamento circa la sua divinità.

 

Con l'arroganza che caratterizza i sistemi totalitari, forti della certezza che i loro associati si guardano bene dal contestarli pena l'espulsione, la Società Torre di Guardia scrive : "Il modo in cui è stato tradotto Col. 2,9 ( in Lui dimora corporalmente tutta la pienezza della qualità divina ) nella Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (Traduzione deI Nuovo Mondo delle Sacre Scritture edito dalla WATCH TOWER             ....... 1987) ha dato origine all'accusa che il Comitato di Traduzione della Bibbia del Nuovo Mondo si sia lasciato influenzare dalle sue credenze religiose.

 

Tale accusa è fondata, ma questo non è stato fatto erroneamente o indebitamente".(cf La Torre di Guardia del 15/6/1964, pag. 383), (sottolineature mie). E ancora: "Tutto l'intendimento delle Sacre Scritture era diretto in tal senso (la fine del mondo per il 1914) o modificato secondo tale idea".(Vicina la salvezza dell'uomo dall'afflizione mondiale ed. Watch Tower ..... 1978, P. 135).

 

Quindi per loro stessa ammissione i capi del geovismo hanno dichiarato che hanno adattato la loro "Bibbia" al credo ufficiale precostituito dei Testimoni di Geova. Dell'organizzazione geovista, i vescovi italiani hanno scritto: "Ci sentiamo in dovere di dichiarare con franchezza che i Testimoni di Geova non appartengono alla comunità cristiana e non solo a quella cattolica.

 

Rifiutano infatti esplicitamente verità fondamentali della nostra fede, innanzitutto quella del Dio Uno e Trino, Padre, Figlio e Spirito Santo, e quindi della divinità dei Signore Gesù Cristo; interpretano in modo letterale e fondamentalista, e persino falsificante, la Sacra Scrittura!”.

 

Il problema viene definito "allarmante, per cui urge informare, mettere in guardia".(Rapporto della Conferenza Episcopale Nazionale sulle Sètte, "Osservatore Romano" del 7/5/1986)

 

Il papa Giovanni Paolo II: "Urge fermare questo contagio".(G. GENNARINI, Avvenire dei 12/9/1986)

 

Ai Cattolici ingannati ed irretiti dalle Sette, lo Spirito Santo, per mezzo di San Paolo grida: "Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo.

In realtà, però, non ce n'è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche, noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anatema!" (Gal. 1,6-8)

 

In questi 2000 anni tutti i Padri della Chiesa, Dottori, i sacerdoti zelanti hanno sempre parlato e spesso "tuonato" per smascherare con forza le falsità, onde arrestare il contagio che rovina le anime e per difendere Cristo Dio e la sua Chiesa. Costoro hanno messo in pratica il consiglio di Sant'Agostino: "Amate gli erranti, ammazzate gli errori"(Cfr. C. LANZI, Con Maria verso Gesù, Litocartotecnica, San Martino di strada, Forlì 1990, pag. 157).

 

E' dello stesso tono San Francesco di Sales:  " I nemici di Dio e della Chiesa devono essere attaccati e condannati con tutta la forza possibile. La carità ci obbliga a gridare "al lupo" quando il lupo s'ìnfiltra nel gregge in qualsiasi luogo lo si incontra".( Cfr. C. LANZI, Con Maria verso Gesù, Litocartotecnica, San Martino di strada, Forlì 1990, pag. 162)

 

Il tacere è la più grave mancanza di carità, e significa tradire Gesù e il suo Vangelo.

 

 

0.2.   Elenco delle eresie professate dai T. di G.

 

La cristologia dei Testimoni di Geova, è unica nel suo genere. Non solo vengono ripresentate vecchie eresie, ma con i T. di G. si assiste alla riproposizione di un cumulo di vecchie e nuove eresie che si coagulano formando il credo geovista. Ne elenco alcune

 

1) Arianesimo: Gesù è solo un uomo creato.

 

2) Montanismo: Esasperato millenarismo, rigetto dell'autorità dei vescovi, negazione della Chiesa istituzionale.

 

3) Marcionismo: Marcione sottolinea la negatività della materia che comprometteva l'umanità di Cristo eliminando l'incarnazione.

 

4) Gnosticismo: L'istruzione gnostica mira a dare agli adepti risposte a tutti gli interrogativí esistenziali.

I  TdG hanno una risposta per tutte le domande sul senso della vita e gli innumerevoli perché, fornita loro attraverso i manuali. (Accertatevi di ogni cosa, attenetevi a ciò che è eccellente, edito dalla Watch Tower  1974 Ragioniamo  facendo uso delle Scritture, ed. Watch...... 1985.)

Inoltre lo gnosticisnio si fonda su una conoscenza trasmessa da un rivelatore-salvatore. Nel caso dei TdG è la classe dello "schiavo fedele e discreto" che dispensa il cibo spirituale a suo tempo. (Il riferimento è a Mt. 24,45)

 

Tale classe ha la pretesa di ricevere le rivelazioni e l'intendimento delle Scritture direttamente da Dio, per cui tra i TdG. c'è la ferma convinzione che il Corpo Direttivo (Il Corpo Direttivo è l'organo collegiale supremo dei TdG. al quale è riconosciuto una indiscussa autorità organizzativa e dottrinale. Tutti i membri di questo Corpo si professano unti dallo Spirito Santo e sono considerati i "Santi" viventi. Secondo il credo geovista, a loro Dio rivelerebbe la sua volontà e il senso delle scritture.) (C.D.) costituisce l'unico e vero canale di comunicazione tra Dio e gli uomini istituito da Dio stesso. (Cfr, Rivelazione, il suo grandioso culmine è vicino, edito Watch Tower....., 1988, pag. 16. La Torre di Guardia dei 15/9/1972, pag. 549)

(ndr badate che queste cose sono scritte veramente nelle riviste Torre di Guardia citate, e il dott. La Fata le possiede tutte in originale)

 

Nello gnosticismo inoltre basta conoscere per essere salvati. Per i TdG è lo stesso. Applicando alla lettera il passo di Gv. 17,3 i testimoni sono convinti che più versetti biblici a memoria si conoscono, più sicura è la salvezza perché indice di maturità.

 

Inoltre lo gnosticismo è caratterizzato dal dualismo: pneumatici e psichici.

 

Anche tra i TdG. vi sono gli pneumatici (i 144.000 destinati al regno dei cieli), e gli psichici (il semplice testimone identificato come membro della grande folla destinato a vivere per sempre su questa terra).

(ndr praticamente ci sono i TdG di serie A cioè gli unti facenti parte del corpo direttivo, e gli uomini di

serie B che vanno a fare propaganda di porta in porta, quello che fa piangere è il fatto che questi ultimi si accontentano di essere diversi dagli unti, non si rendono conto che in realtà agli occhi di Dio tutti siamo uguali e tutti i credenti vivremo in paradiso, loro si accontentano di vivere sulla terra, infatti qualcuno di loro sceglie pure la casa che più gli piace, anche se per ora appartiene a qualcun altro,  in vista della sua vita futura su questa terra)

 

5)  Macedoniani o pneomatomachi: negano la divinità dello Spirito Santo riducendolo ad una forza attiva di Dio.

 

6) Come Berengario, Calvino ed altri, negano la presenza reale del corpo di Cristo nell'Eucarestia ed il cambiamento del pane e dei vino nella consacrazione.

 

7) Come i Catari ed Bogomili, rigettano parti dell'A.T., negano Il mistero dell'Incarnazione, dichiarano di origine diabolica le immagini sacre e l'adorazione della croce. (I TdG nutrono per la croce un odio viscerale, perché la associano al culto fallico, e ritengono che Cristo morì su di un palo e non sulla croce.)

 

8) Come Zwinglio condannano le cerimonie religiose, la messa come sacrificio, l'intercessione dei santi, l'autorità ecclesiastica, il purgatorio.

 

9) Come gli Anabattisti, sostengono la necessità di ribattezzare coloro che avevano ricevuto il battesimo da bambini, proclamano la fine del mondo basandosi su una arbitraria interpretazione di Daniele e dell'Apocalisse, rifiutano il servizio militare.

 

10) Come gli Adozionisti, credono che Gesù era semplicemente un angelo. (Michele)

 

11) Come gli Ebioniti, negano la divinità di Gesù.

 

12) Come il febronianesimo, e altri rigettano il primato del Papa.

 

13) Come nel chiliasmo o millenarismo, interpretano in senso letterale le parole misteriose dell'Apocalisse di Giovanni (c. 20-21) secondo le quali Satana, dopo un certo tempo, sarebbe stato incatenato e avrebbero regnato i giusti (i 144.000) per mille anni con Cristo.

Sciolto il diavolo dalle catene e sconfitto una seconda volta, sarebbe avvenuta una seconda resurrezione generale, il giudizio universale e la formazione di un nuovo cielo e di una nuova terra, concludendosi così il corso dei mondo.( cfr. Il Millenario Regno di Dio si è avvicinato, edito dalla Watch Tower    ...... Inc. 1975, pag. 149-151.)

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01/09/2009 16:04

CAPITOLO I

 

1.0.  GESU' CREATO

 

Nella introduzione ho accennato al metodo adottato dagli esegeti geovisti per sostenere con prove scritturali la loro dottrina.

Rivolgeremo adesso la nostra attenzione all'alterazione di uno dei principali testi cristologici, quello di

Col. 1,15-20, di cui ì T. di G. si servono per dimostrare che Gesù ha avuto un inizio, che è una creatura.

L'apostolo Paolo nel descrivere il primato dì Cristo dice:« Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di Lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui. Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa, il principio, il primogenito

di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose. Perché piacque a Dio di fare abitare in Lui ogni pienezza e per mezzo di Lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di Lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli». (La Bibbia di Gerusalemme, ed- Dehoniane, Bologna, XIV edízione, 1996.)

 

E' qui evidente lo scopo dell'autore sacro, nel descriverci l'identica sostanza di Cristo con il Padre.

 

 

1.1  L'esegesi geovista

 

Dal momento che il passo biblico di Colossesi mal si concilia con il credo geovista secondo il quale Gesù è stato creato ed è solo un uomo, occorre trovare una soluzione. La Bibbia dei TdG (Traduzione del Nuovo Mondo...., op. citata, da ora in avanti T.N.M. * Nella T.N.M. le parentesi sono quadre.

Traduce il passo di Col. 1,15-20 così: "Egli è l'immagine dell'invisibile Iddio, il primogenito di tutta la creazione; perché per mezzo di lui tutte le [altre] cose furono create nei cieli e sulla terra, le cose visibili e le cose invisibili, siano essi troni, o signorie, o governi, o autorità. Tutte le [altre] cose sono state create per mezzo di lui e per lui. Ed egli è prima di tutte le [altre] cose e per mezzo di lui tutte le [altre] cose furono fatte esistere, ed egli è il capo del corpo, la congregazione. Egli è il principio, il primogenito dai morti, affinché divenga colui che è primo in tutte le cose; poiché [Dio] ritenne bene di far dimorare in lui tutta la pienezza, e per mezzo di lui riconciliare di nuovo con sé tutte le [altre] cose facendo la pace mediante il sangue [che egli sparse] sul palo di tortura, siano esse le cose sulla terra o le cose nei cieli".

E' evidente il tentativo di ridurre Gesù Cristo al rango delle tante cose create.

 

Le parentesi quadre entro le quali è posta la parola "altre" fanno parte del testo biblico dei TdG, parola che introducono del tutto arbitrariamente per ben 5 volte per rendere esplicito e chiaro che Gesù fa parte della creazione di Dio.

 

Quando si contesta loro questa aggiunta, rigettano con sdegno la contestazione perché le parentesi, dicono, sono state messe apposta per indicare che è una aggiunta dei traduttori, e non fa parte integrante del testo biblico.

 

Ma occorre conoscere bene le tecniche usate dal Corpo Direttivo  (Il Corpo Direttivo è attualmente formato da 12 membri.) per non restarne vittime cadendo nella loro trappola. Facendo una ricerca nella loro sconfinata produzione letteraria, si ha una sorpresa. Tutte le volte che viene citato il passo biblico di Colossesi sopra riportato, ci si accorge che le parentesi quadre scompaiono; la parola [altre] diventa parte integrante del testo biblico, parola ispirata divinamente. (Cfr. Cose nelle quali è impossibile che Dio menta, ed. Watch Tower     ........ 1965, pag 127 anche Accertatevi ...... op. cit. pag.118 e 207. )

(ndr quello che scrivono gli unti sulla Torre di Guardia dai TdG è ritenuto ispirato, quindi l’aver tolto le parentesi quadre, per loro, è giusto).

 

Così mentre per l'apostolo Paolo Gesù non sta dalla parte delle cose create, il C.D. inserendo la parola "altre", fa diventare Gesù una delle "altre cose"; e se è una "cosa", è un essere creato. Secondo questa logica, commentando il pensiero di Paolo traggono la seguente conclusione: "Viene così indicato che anch'egli è un essere creato, parte dalla creatura di Dio".( Ragioniamo facendo uso delle scritture, edito dalla Watch Tower...., 1985, pag. 406.)

 

Uno dei tanti manuali per lo "studio biblico a domicilio" considerato dal geovismo un efficace strumento d'indottrinamento, dice: "Prima di venire sulla terra Gesù era chiamato la "Parola di Dio" Questo titolo indica che prestava servizio in cielo come portavoce dì Dio. E' anche chiamato il  "primogenito" e "l'unigenito" figlio di Dio.

Ciò significa che fu creato prima di tutti gli altri figli spirituali di Dio e che egli è l'unico ad essere stato creato direttamente da Dío".(Potete vivere per sempre su unia terra paradisiaca, ed. dalla Watch Tower....., Roma, pag. 58)

(ndr incredibile, allucinante, secondo i TdG allora Gesù ebbe il privilegio di essere creato direttamente da Dio, mentre tutte le altre cose furono create dagli angeli, ci vuole molto vino per arrivare a scrivere simili allucinazioni. Bestemmiatori, dovreste vergognarvi di ciò che scrivete e propinate ai vostri fedeli; un giorno ne renderete conto a Dio e pagherete fino all’ultima goccia di vita)

 

Dello stesso avviso è il libro "Creazione", ove si dice: "Il Logos fu il principio della creazìone di Dio.

Dopo aver creato il Logos, Iddio fece di lui il suo agente attivo ... Geova conferì al Logos un posto di fiducia".( J.F RUTHERFORD., La creazione, ed. Watch Tower...., Brooklyn, 1927, pag. 12 )

(ndr se i normali fedeli TdG riflettessero di più su quello che leggono si accorgerebbero delle amenità che scrive il C.D., ecco un esempio: Logos significa Parola=Verbo, se Dio creò tutto per mezzo della Parola (che è suo Figlio) vuol dire che il Logos è sempre esistito assieme a Dio, altrimenti si potrebbe pensare che Dio un tempo era muto, ma in Gv 1,1 leggiamo “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. 2Egli era in principio presso Dio: 3tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste” quindi i TdG di serie B non sanno nemmeno quello che dicono, quelli di seria A invece sanno benissimo che sono degli ingannatori).In quanto essere creato, ne consegue che Gesù è fratello della miriade di angeli creati allo stesso modo da Dio, ed ex fratello di Satana.  (La Torre di guardia dei 1/9/1988, pag.13 ) "Lucifero ed il Logos sono chiamate "le stelle mattutine";(La creazione, op. cit. pag. 19) al tempo della fondazione della terra, il Logos e Lucifero cantarono insieme un inno di lode".(La creazione, op. cit. pag. 47.)  

(ndr E’ risaputo che Rutherford alzava molto il gomito; ma lui asseriva fermamente che era un essere divino, e i suoi scritti erano tutti ispirati. Alla luce di quanto si legge dai suoi scritti anche noi cristiani possiamo affermare con certezza che Rutherford era veramente pieno di-vino.)

1.2. Come è stato lmpiegato Gesù

Quale sua creatura, Dio "ha ammaestrato Gesù nella sua esistenza preumana", e svolse diversi incarichi su ordine del Padre suo corne quello di "parlare ad Adamo nel giardino di Eden (Gen. 2,16.17); era l'angelo del vero Dio che andava davanti al campo d'Israele (Es. 14,19); inoltre Gesù nella sua forma preumana era anche il principe di un'esercito di Geova che apparve a Gìosuè per rafforzarlo (Giosuè 5,14. 15); fu anche il principale portavoce di Dio sulla terra".
La Torre di guardia del 1/8/1995, pag. 13-14.

 

Inoltre viene precisato che "Geova fece un piano particolareggiato per la formazione del primo uomo, quindi il Logos si accinse ad eseguire quel piano ed a fare l'uomo esattamente conforme alle indicazioni ricevute"; il Logos prontamente ubbidì al comando ricevuto, essendo "il principale uffìciale esecutore"

di Dio. (Cf La creazione, op. cit. pag. 49.  (cf La creazione, op. cit. pag.127.)

La versione Interlincare del N.T. prodotta dai T.di G. nel 1969, e definita dal C.D. un testo fedele e corretto traduce: "in lui fu creato il tutto".
(cf The Kingdom Interlinear Translation of the Greek Sciptures, ed. della Watch Tower,.. Brooklyn 1969. )

 

(cf Don Lorenzo MINUTI, I TdG. non hanno la Bibbia, Coletti a San Píetro, 1992, Roma.)

 

(ndr poi per evitare contraddizioni hanno rivisto e ristampato la loro Bibbia nel 1987, eliminando da essa tutto ciò che andava contro le loro teorie)

 

Il testo di Colossesi quindi colloca il mondo all'interno della vicenda Cristo. L'idea portante è quella salvifica, perché Cristo è l'uníco mediatore della creazione, 'Tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui" (vs. 15.16 che sono in perfetta sintonia col prologo giovanneo di Gv 1,1 e seg.) e l'unico mediatore della

salvezza (vs. 18b-20).

 

Inoltre i vs. 17-18a sono un intermezzo in cui Cristo è presentato come capo degli eletti e della Chiesa.

Questo intermezzo congiunge il ruolo di Cristo nella creazione e il ruolo di Cristo nella salvezza.

In questo inno Paolo presenta Gesù come immagine sostanziale del Padre (vs. 15), riproduce ciò di cui è il Padre.

 

Anche in 2 Cor. 4.4, ed Ebr. 1,3 torna il concetto di immagine. Tale senso di immagine è una somiglianza effettiva, profonda, non è una somiglianza accidentale né tanto meno una riproduzione statica, ma è una manifestazione in atto.

Gesù è la visibilità del Padre invisibile, l'immagine rivelativa del Padre nella salvezza.

Cristo, ponendosi al di sopra di tutto, conduce ogni cosa a Dio. La prospettiva soteriologia è quindi la prospettiva portante del discorso di Paolo in Col. 1,15-20.

Tutto in Cristo diventa unitotalità, perché senza di Lui niente è concepibile. Egli è il luogo in cui ogni cosa raggiunge il pieno significato del proprio essere e della propria vita.

 

CAPITOLO Il

 

2.0. ESISTENZA PREUMANA DI GESU'

 

Abbiamo accennato alla credenza geovista circa l'esistenza preumana di Gesù.

Gesù nella dottrina dei TdG non è altro che l'arcangelo Michele a cui Dìo avrebbe sottratto la forza vitale angelica cambiandogliela per un po' di tempo in forza vitale nel grembo della Vergine María.

Lo scopo di tale provvedimento era motivato dal fatto che l'uomo aveva rovinato il progetto di vita eterna per sempre su questa terra che Dio aveva per l'uomo. Col peccato di Adamo sarebbero entrati nelle cellule del corpo umano difetti genetici che ne hanno provocato la morte. Gesù, da arcangelo Michele diventato semplicemente l'uomo-Gesù non per generazione, ma per il suddetto intervento di Dio, non ha ricevuto i difetti genetici nelle cellule del suo corpo; di conseguenza Gesù non doveva morire essendo il

perfetto equivalente del corpo di Adamo, candidato ad una vita senza fine su questa terra.

 

L'idea che Gesù nella sua esistenza preumana era l'arcangelo Michele, non è una scoperta biblica fatta dagli esegeti di Brooklyn, ma è stata presa a prestito da una sètta giudaica del secondo secolo dopo Cristo, gli Ebioniti, secondo i quali Gesù è stato un grande ebreo, ma non perché fosse Figlio di Dio e Dio egli stesso, ma perché era l'arcangelo Michele incarnatosi in uomo (cfr. I TdG non hanno la Bibbia, op. cit. pag. 27.)

 

2.1. I testi biblici

 

ln essi l'arcangelo Michele è menzionato solo cinque volte,(cf Dan 10, 13.2 1; 12, 1; Giuda9; Ap. 12,7);

ed in nessun riferimento è detto che egli sia Gesù. Parlando di Michele, Dan. 10,13 dice che è "uno dei primi principi" dal che si deduce che non è l'unico principe. Inoltre l'angelo che appare a Daniele, parla di Michele come un suo collaboratore, e non pare pertanto che egli sia "un angelo inferiore a Michele" come invece vuole fare intendere il dizionario biblico dei TdG (Ausiliario per capire la Bibbia, ed. Watch Tower   ...... Roma, 1981, pag. 828.) e come le stesse parole dell'angelo fanno comprendere: "Nessuno mi aiuta in questo, se non Michele, ed io ... mi tenni presso di lui (Michele) per dargli rinforzo e sostegno" (Dan. 10,21); inoltre i TdG ricorrono a dimostrare che Gesù = Michele e Michele = Gesù.

 

Scrivono: "Prove scritturali mostrano che Michele era il nome del Figlio di Dio prima che lasciasse il cielo per diventare Gesù Cristo e anche dopo che vi tornò. Michele è l'unico chiamato "arcangelo" che significa "angelo principale" o "angelo capo", termine che ricorre nella Bibbia solo al singolare, a indicare che uno solo Dio ha designato quale capo delle schiere angeliche.

In 1Ts. 4,16 la voce del risuscitato Signore Gesù Cristo viene definita "voce di arcangelo", e ciò fa pensare che lui stesso sia in effetti l'arcangelo.

 

Questo versetto lo descrive nell'atto di scendere dal cielo con "chiamata di comando". E' solo logico dunque che la voce che esprime tale chiamata di comando sia definita con un termine che non sminuisca la grande autorità di cui ora è investito Gesù Cristo quale Re dei re e Signore dei signori (Mt. 28,1 8; Riv. 17,14).

 

Se il titolo "arcangelo" non si riferisse a Gesù Cristo ma ad altri angeli, l'espressione "voce di arcangelo" non sarebbe appropriata: sarebbe una voce meno autorevole di quella dei Figlio di Dio…. Nella sua esistenza preumana Gesù era chiamato "la Parola". (Gv. 1, 1). Aveva anche il nome proprio Michele. Conservando il nome Gesù dopo la resurrezione (At. 9,5) la "Parola" dimostra la sua identità col Figlio di Dio sulla terra. Il fatto di avere ripreso il suo nome celeste Michele e il suo titolo "la Parola di Dio", (Riv. 19,13) lo ricollega con la sua esistenza preumana. Lo stesso nome Michele, che significa "chi è simile a Dio?" fa notare che Dio è senza uguali e che Michele, il suo arcangelo, è il suo grande Sostenitore e

Vendícatore" (Ausiliario per capire la Bibbia, op. cit. pag. 829, anche Perspicacia nello studio delle scrittue  ed. da Watch Tower   ............ 1988, vol. II pap, 278.)

 

Anche il testo di 1Ts. 4,16 è adattato in modo da applicarlo a Gesù e farlo coincidere con l'insegnamento della Soc. Torre di Guardia. Si legge nella T.N.M.: "il Signore stesso con voce di arcangelo…."

 

Le traduzioni cattoliche rendono 1 Ts 4,16: "Il Signore stesso, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio discenderà dal cielo…" (sottolineature mie)

 

Inoltre un'accurata lettura del testo, non autorizza assolutamente ad identificare la voce dell'arcangelo con quella di Cristo. Infatti 2 Ts. 1,7 parla di "quando si manifesterà il Signore Gesù dal cielo con gli angeli della sua potenza";(Cfr. La Bibbia di Gerusalemme, ed. Dehoniane, Bologna, XIV edizione, 1996.) pertanto, se Gesù porterà con sé un esercito di potenti angeli, non sarebbe appropriato che un arcangelo, Michele, lo accompagni? In maniera analoga l'espressione "tromba di Dio" di 1 Ts. 4 .16, non significa necessariamente "la tromba di Dio che suona" ma il suono, autorizzato di Dio, della tromba del giudizio.

(Cfr. Mt. 24,3 1; 1Cor. 15,52;) La preposizione greca vuole esprimere le circostanze concomitanti del "discendere" (gr. Katabalnein). In simili descrizioni entrano tratti tradizionali delle concezioni e della letteratura apocalittica, che servono a delineare "l'atmosfera" in cui si produrrà la fine, più che a descrivere gli eventi particolari. (G. KITTEL ( a cura di) Grande lessico del Nuovo Testamento, Queriniana, Brescia, 1965, vol. 5°, coli.317-324.) La voce, la tromba, l'ordine, sono elementi caratteristici di ogni teofania

nella letteratura apocalittica; (cfr. Es. 19,16) "sono probabilmente dei sinonimi che annunciano l'ora della "parusia" e dell'adunata del popolo di Dio".(Grande Commentario Biblico, Queriniana, Brescia, 1974, col. 1 1 25.) Solo un uso distorto della Scrittura può consentire di identificare il Cristo con l'arcangelo Michele.


(Cfr. S. POLLINA, Il popolo dell'Apocalisse, Movimento Bìblico Cattolico Gris,  Casamassima, Bari, 1993, pag. 119.)


(ndr certo che i TdG di fantasia ne hanno da vendere)
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CAPITOLO III

 

3.0. NATALE DI GESU'

Per riguarda la nascìta di Gesù, ecco come avvenne secondo il C.D. di Brooklyn: "Allorché Maria ebbe accettato l'invito dell'arcangelo Gabriele, la concezione ebbe luogo in lei e potenza dell'iddio Altissimo la coprì con la sua ombra". In che modo avvenne la concezione miracolosa? In questo caso non fu portata all'esistenza una creatura vivente assolutamente nuova senza alcuna anteriore esperienza. Ma si dovette tener conto della celeste "donna" (moglie) di Dio, della celeste organizzazione di Dio assomigliata ad una donna. In realtà il "seme" menzionato in Gen. 3,15, doveva venire da lei. Per questo incarico terreno essa dovette provvedere uno dei suoi figli spirituali.

Questo non significò che, onde la vergine fanciulla Maria concepisse, uno dei celesti figli spirituali di Dio dovesse essere mandato a rannicchiarsi nel microscopico ovulo o cellula uovo nel corpo di Maria e fecondarla. L'Iddio Onnipotente per mezzo del suo spirito santo (o la sua forza attiva) trasferì la forza vitale del suo eletto figlio celeste dall'invisibile reame spirituale, alla cellula uovo nel corpo di Maria e la fecondò  ... Chi fu il figlio che Dio elesse perché nascesse come creatura umana perfetta?

Le Sacre Scritture indicano che fu colui che un angelo parlando al profeta Daniele, chiamò "il vostro

principe", cioè Michele (Dan. 10,2 1; 12,1;) ... E' stato giustamente chiamato Michele l'arcangelo. Che la sua forza vitale fosse trasferita nella cellula uovo di Maria significò che egli, Michele, scomparve dal

cielo. Con la nascìta umana da Maria, egli doveva divenire una anima umana".(1 Cf L'eterno proposito di Dio ora trionfa per il bene dell'uomo, ed. Watch Tower.., 1975, pag. 135.)

 

Un altro testo di consultazione ed esegesi edito dai TdG dà molta enfasi alla "moglie" di Geova dalla quale sarebbe nato il Michele-Gesù. Il testo espressamente dice: "Il servitore messianico (Gesù) faceva parte della celeste organizzazione di Geova, costituita dai fedeli figli di Dio. (Ob. 1.6) Quella celeste organizzazione spirituale ha il ruolo di "moglie", sposata a Geova il creatore; Egli in questa unione celeste ha il ruolo di "Marito". Poiché i celesti figli di Dio erano considerati figli dell'organizzazione celeste

di Dio in quanto ne facevano parte, l'organizzazione celeste fu considerata come la loro madre, la moglie del loro padre celeste. Cosi il servitore menzionato in Isaia 50,11 è uno dei figli di lei. Geova scelse

il suo principale figlio celeste perché prestasse servizio sulla terra come Servitore messianico.

 

La materna organizzazione di Geova in cielo provvide dunque questo insigne rivendicatore della sovranità universale del proprio marito, e dopo il battesimo ad opera di Giovanni Battista, Geova, il Marito di lei, versò il suo spirito santo".(2 cf Vicino la salvezza dell'uomo..., op. cit. pag. 90.)

 

(1)Circa il trasferimento e la nascita di questa creatura spirituale il C.D. così insegna: "Non era certo impossibile per il creatore, che progettò gli organi riproduttivi umani, far sì che una cellula uovo nel seno di Maria venisse fecondata con mezzi soprannaturali. Geova trasferì la forza vitale e la personalità del suo celeste Figlio primogenito nel seno di Maria. La forza attiva di Dio, il suo Spirito Santo, protesse lo sviluppo del bambino così che questi poté nascere come un uomo perfetto".(cf Ragioniamo facendo uso..., op. cit, pag. 213.)

 

Per spiegare la nascita di Gesù viene detto: "Un ovulo femminile contiene un cromosoma X. Lo spermatozoo maschile può averne uno X e uno Y. Dall'incontro di due X si ha una femmina; dall'incontro di una X e dì una Y si ha un maschio. Essendo Gesù un maschio, il cromosoma Y dev'essere stato fornito in modo miracoloso, come indica la Bibbia".(cf La Torre & Guardia dei 15/08/1982, pag. 5.)

 

'*Dio prese, la personalità del suo unigenito Figlio, e pose questa personalità nella minuscola formazione di

María; in tal modo fu concepito Gesù".(cf Da Paradiso perduto al Paradiso riconquistato, ed. da Watch Tower..., 1967, papi. 127.) Visto che la nascita di Gesù avvenne per un fattore genetico, per un intreccio di cromosomi, ne consegue che "Gesù non fu un Dio-Uomo sulla terra; non fu un ibrida creatura celeste o terrestre.  Egli fu un puro uomo, la cui energia vitale era stata trasferita dal cielo per opera dello spirito o forza attiva di Dio Onnipotente.

 

Non fu nessuna incarnazione di una persona celeste, nessuna incamazione della "Parola di Dio"'.(cf Vita eterna nella libertà dei figli di Dio, ed. da Watch Tower..., 1967, pag. 75,)

(ndr più si legge è più ci si rende conto delle eresie che predicano i TdG, notate che tutte queste sottigliezze non le raccontano subito quando vi bussano alla porta, solo dopo essere entrati nella setta si apprendono simili bestemmie)

 

 

 

3.1. Celebrazione del Natale

 

La nascita di Gesù è motivo di gioia per i cristiani; il periodo dell'Avvento la Chiesa lo considera un periodo forte dell'anno, occasione per una più intensa riflessione sull'amore di Dio per l'uomo, occasione particolare di incontro con Dio. Ma nelle pagine della Rivista Torre di Guardia, da circa 80 anni non si fa che ripetere che il Natale è una festa pagana che disonora Cristo, che Gesù non nacque il 25 Dicembre, che celebrare il Natale significa offendere Dio. Ma non è stata sempre questa la veduta dei TdG sul Natale: per diversi decenni dalla loro fondazione infatti, i TdG celebravano regolarmente il Natale. Nella loro letteratura si legge: "Il giorno di Natale, celebrazione della nascita del nostro caro Redentore, è stato celebrato per secoli nella data del 25 Dicembre; e sebbene sia risaputo che si tratta di una data sbagliata, e che essa molto probabilmente corrisponde invece all'annunciazione, avvenuta nove mesi prima della nascita di nostro Signore, che è avvenuta intorno al 1° Ottobre, ciò nondimeno, poiché il Signore non ha provveduto alcuna istruzione su tale argomento, e poiché è appropriato compiere opere buone e coltivare buoni pensieri in questo giorno, non può essere assolutamente sbagliato che noi, seguendo l'uso generale, ricordiamo come fanno tutti gli altri in questo tempo la nascita del nostro caro Redentore".(cf  La Torre di guardia del 15/12/1898, pag. 370.)

 

E come se non bastasse, pochi anni dopo, per ribadire la correttezza e la necessità della celebrazione di tale ricorrenza, la Torre di Guardia così si esprimeva: "Non è molto importante che il 25 Dicembre non sia l'anniversario della nascita del nostro Signore, o che egli sia nato in effetti verso il 25 Dicembre.

Un giomo vale l'altro se si tratta di commemorare la nascita nella carne di nostro Signore, quale dono provveduto dall'amore di Dio ad un mondo condannato e morente".(cf  La Torre di Guardia dei 15/12/1908, pag. 379.)

E ancora l'annuario dei 1976 al sottotitolo "Celebrazione e feste", così scrive: "Al tempo del pastore Russel (il fondatore dei TdG) si celebrava il Natale nella vecchia Casa Biblica di Allegheny, in Pennsylvania. A Natale il fratello Russel dava ai componenti della famiglia della Casa Biblica pezzi da cinque o dieci dollari d'oro .... Invece del solito "Buon giorno a tutti", il fratello Russel augurava "'Buon Natale a tutti". (cf  Annuario del 1976 dei Testimoni di Geova, ed. dalla Watch Tower..., pag. 146.)

 

Da tenere presente che per l'occasione, nella sala da pranzo della suddetta Casa Biblica, veniva addobbato un gigantesco albero di Natale. Solo qualche ventennio dopo gli esegeti geovisti americani ricevono la "rivelazione progressiva' dell'origine pagana del Natale. Si legge infatti nell'annuario del 1976 sempre a pag. 146: "Il 12 Dicembre 1928 fu pronunciato un discorso sul soggetto del Natale. Quel discorso indicò l'origine pagana del Natale. Dopo ciò, i fratelli della Betel non celebrarono più il Natale"'.

Così, di punto in bianco, a distanza di 50 anni dalla loro nascita, viene annunciata l'equazione Natale = paganesimo. Da allora le menti pensanti di Brooklyn ripugnano ed inducono gli adepti a ripugnare, nel senso peggiorativo del termine, l'idea e la pratica del Natale. In prossimità della “pagana" ricorrenza del Natale, puntualmente la rivista ufficiale dei TdG pubblica ogni anno un articolo sul tema. Ecco un esempio: "Il Natale è davvero cristiano?". L'articolo dice: "I primi cristiani non celebravano la nascita di Cristo. Se le feste di compleanno non hanno origini cristiane, come mai il Natale di Cristo divenne una festa "cristiana" di rilievo? Il 25 Dicembre, si celebrava il Natale del sole invitto, importante festa mitraica di Roma .... il 25 Dicembre, natale di Mithra, dio iranico della luce e giorno dedicato al sole invitto, oltre che giorno successivo ai saturnali, fu adottato dalla Chiesa come Natale, la natività di Cristo, per neutralizzare gli effetti di quelle feste. Così la celebrazione pagana del Natale continuò con un semplice cambiamento di nome, da Mithra a Cristo".( La Torre di Guardia del 15/12/1994, pag. 4.)

Inoltre la rivista si affanna a dimostrare l'erroneità della data in quanto "i pastori che dimoravano all'aperto e che di notte facevano la guardia ai loro greggi, non avrebbero potuto farlo né essere lì nel cuore dell'inverno".(Idem pag. 5)

 

 

 

3.2. Chi guidò realmente i Magi

 

Il geovismo dà una lettura ed un significato del tutto particolare alla "stella" che guidò i Magi fino a Betlemme; secondo i vertici geovisti la stella era in realtà Satana; il commentario biblico pubblicato dai TdG. ne dà questa interpretazione. "Gli astrologi che vennero dai luoghi orientali", quindi dalle vicinanze di Babilonia, la cui visita al re Erode dopo la nascita di Gesù provocò la strage di tutti ì bambini maschi di Betlemme, evidentemente non erano servitori o adoratori del vero Dio.

In quanto alla "stella" che essi videro, sono state avanzate molte ipotesi: una cometa, una meteora, una supernova o, più semplicemente, una congiunzione di pianeti.

 

Nessuno di questi corpi celesti poteva logicamente essersi formato sopra il luogo dov'era il fanciullino, identificando così la sola casa del villaggio di Betlemme in cui si trovava il bambino. E' pure degno di nota che solo quegli astrologi pagani "videro" la stella. A motivo del fatto che praticavano l'astrologia, benché fosse condannata, e dei pessimi risultati della loro visita, che mise in pericolo la vita dei futuro Messia, è certo consentito, anzi opportuno ritenere che fossero guidati da una fonte avversa ai propositi di Dio relativi al promesso Messia. E' certo ragionevole chiedersi se colui che "continua a trasformarsi in angelo di luce" il cui operato è contrassegnato da "ogni opera potente, e segni e portenti di menzogna", che fu in grado di far sembrare che un serpente parlasse, e che fu definito da Gesù "omicida quando cominciò", non avrebbe potuto far "vedere" agli astrologi un oggetto simile ad una stella che prima li guidò non a Betlemme, ma a Gerusalemme, dove risiedeva un acerrimo nemico del promesso Messia? (cf Perspicacia nello studio...., op. cit. XXX vol. II pag 1049.)

 

Inoltre gli esegeti geovisti mettono in evidenza la necessità di aborrire le pratiche e le usanze pagane, perché non si può conciliare la pura adorazione con residuati di pratiche che affondano le loro radici nel paganesimo. Con monotona ripetizione viene ricordato ai membri dell'organizzazione: "Uscite da essa, o popolo mio!" (Ap. 18,4).       Proviamo a fare qualche considerazione.

Se i cristiani non devono assolutamente celebrare la nascita di Gesù in quanto tale data sarebbe associata ad una festività pagana, quella del "natale del sole invitto", se è giusto aborrire tutto ciò che ha relazione col paganesimo, perché i TdG continuano ancora oggi a fare uso di un calendario i cui nomi della settimana o i mesi dell'anno hanno tutti un'origine pagana, derivando dall'adorazione di divinità cosmiche collegate con i corpi celesti?

 

Ad esempio: il lunedì è in relazione alla divinità lunare, il martedì a Marte dio della guerra, mercoledì a Mercurio, giovedì a Giove, e così via. Lo stesso discorso vale per i mesi dell'anno; Gennaio da Giano, Giugno da Giunone etc. Se quindi i TdG fanno uso del calendario esattamente come i pagani" della cristianità,( I TdG usano il termine 'cristianità" in senso dispregiativo; viene loro insegnato che la "cristianità" è l'insíeme delle religioni sedicenti cristiane che praticano un cristianesimo distorto e che non hanno il sostegno di Geova; mentre il vero "cristianesimo è professato e rappresentato solo dai TdG.) come possono onorare il loro "Geova"? (Cfr. Il popolo dell Apocalìsse , op. cit. pag. 116.)

 

Certo, a tale domanda il TdG forse obietterà che non si sognerebbe mai di associare il martedì a Marte o, il venerdì a Venere; in tal caso è evidente la sua incoerenza, perché quale cattolico penserebbe oggi ad associare il Natale ai Saturnali o, associare Gesù a Mithra?

E poi, perché oggi non provare gioia per l'evento della nascita di Gesù, dal momento che i pastori, gli angeli, Simeone, Anna, tutti si rallegrarono per tale nascita?

 

Il messaggio cristiano del Natale vuole riflettere sul mistero dell'Incarnazione, l'irrompere nella storia di Colui "che è, che era e che viene" (Ap. 1,8); perché "Cristo è lo stesso ieri, oggi, sempre". (Eb. 13,8) Quando nella letteratura geovista si legge che i primi cristiani non celebravano il Natale",( Cfr. T.G. 15/12/1994, pag 5.) non fanno altro che evidenziare un dato di fatto noto ai cattolici, e che ha le sue motivazioni.

La prima generazione di cristiani infatti attendeva come imminente il ritorno di Cristo, viveva in una continua tensione escatologica, riteneva vicina la parousia".( Cfr. 1 Ts. 4, 15.) In considerazione di ciò, non si avvertiva il bisogno di celebrarne la nascíta.

 

E' solo con l'affievolirsi di questa attesa non realizzata della seconda venuta di Cristo che si è sentito il bisogno di ricorrere alla memoria dell'evento per attenderlo di nuovo. Quindi nessun sentimentalismo

infantile e nessuna rielaborazione dei "saturnalia" in chiave cristiana come vorrebbero far credere

i TdG, nessuna pratica o riscoperta di riti pagani o miti babilonesi, ma l'essere condotti, con la pienezza della nostra umanità, nello spazio e nel tempo di Dio, quel tempo dove tutto è avvolto da un eterno presente che è comunione d'amore; è il venire di Dio nella quotidianità dell'uomo.

 

Natale è allora per i cattolici memoria dell'infinito amore di Dio per l'uomo, è spazio e tempo in cui l'uomo ritrova se stesso, è grido di gioia che esulta per la venuta di Colui che ha posto la sua dimora in mezzo agli uomini.( Cfr. Gv. 1,14.)

 

Il Natale è quindi per i cristiani il passato che si rende presente e nello stesso tempo il futuro di pace che si realizza,( Cfr. Lc 2,14.) e che considerano quel giorno come evento di irradiazione di una luce più intensa e splendente, di quella emanata da qualsiasi astro celeste, la luce di Gesù Cristo destinata a durare fino alla fine dei tenipi.(Cfr. Gv. 8,12.)

 

Per quanto riguarda le elucubrazioni sulla stella, basta citare la lettera agli Efesini di Sant'Ignazio di Antiochia. "Al principe di questo mondo rimase nascosta la verginità di Maria, come pure il suo parto ... Come dunque furono manifestati ai secoli?

 

Un astro brillò nel cielo, più luminoso di tutti gli altri; la sua luce era ineffabile, e la sua novità destò stupore. Tutte le altre stelle, con il sole e la luna, formarono un coro attorno a quella stella; essa superava in splendore tutti gli astri (XIX, 1-2). Probabilmente Ignazio vuole indicare che la nascita di Gesù ha segnato la resa degli spiriti cattivi con le loro magie e malizie (XIX,3) o forse anche la fine del paganesimo e delle sue divinità, entrambe strumento di Satana.

 

 

CAPITOLO IV

 

4.0.  QUANDO NACQUE GESU'

 

Se si dovesse attribuire un premio a coloro che hanno l'abilità di far dire dalla Bibbia ciò che NON dice, di sicuro alla Società Torre di Guardia andrebbe la palma d'oro, perché riesce a scoprire quello che la Bibbia non dice e negare quello che dice.

 

Secondo i "Seri Studenti Bìblici" (così si chiamavano prima di prendere il nome Testimoni di Geova nel 1931) la Bibbia avrebbe predetto l'anno, il mese, ed il giorno della nascita di Gesù. Così commentano i biblisti di Brooklyn: "Un modo per accertare l'anno di nascita di Gesù, è quello di esaminare l'ispirata profezia delle settanta settimane, o delle settanta settimane di anni riportata in Dan. 9,24-27.(Cfr. T.N-M." ed. '87, in Dan. 9,24-27.)

 

L'angelo Gabriele disse al profeta ebreo Daniele: "Dalla emanazione della parola di restaurare e riedificare Gerusalemme, fino al Messìa il Condottiero, ci saranno sette settimane, anche sessantadue settimane di anni, cioè 69x7, = 483 anni"(cf La Torre dí Guardia, dei 15/12/1980, pag. 3-4. 2). Il Messia a cui fa riferimento Dan. 9 per i TdG non è altri che Gesù.

 

Si chiedono i T. di G.: "Quando inizieranno questi 483 anni?

Nell'autunno del 455 a.E.V. ( "a.E.V." sta per "avanti era volgare". I TgG non usano dire "avanti Cristo o a.C.- perché essendo usato dalla "crístianità', il termine è pagano), nel ventesimo anno del re Antaserse, quando questo monarca decretò che Gerusalemme e le sue mura dovevano essere riedificate. Di conseguenza quel periodo di 69 "settimane" (483 anni) terminò nell'autunno del 29 E.V. Allora comparve il Messia, perché in quell'anno Gesù fu battezzato da Giovanni e divenne l'unto o Cristo. Gesù, quando fu battezzato, aveva 30 anni, (Lc. 3.23). Se andiamo indietro di trent'anni dal battesimo di Gesù, avvenuto nel 29 E. V. (e se ricordiamo che non esiste un anno zero fra il periodo a. E.V. e quello E.V.), vediamo che Gesù nacque nel 2 a.E.V.

 

Che dire del giomo? Gesù morì alla Pasqua del 33 E.V. verso il 10 Aprile. Poiché il suo minístero durò tre anni e mezzo, alla Pasqua dei 1° Aprile del 33 E.V. Gesù aveva trentatré anni e mezzo. Sei mesi dopo, il 1° Ottobre, ne avrebbe avuti trentaquattro. Contando all'indietro, si deduce che Gesù non nacque il 25

Dicembre, ma verso il 1° Ottobre dell'anno 2 a.E.V.".(cf T.G. 15/12/1980, pag. 3-4; cfr. T.G. 1/6/1958, pag. 350; T.G. 1/4/1966, pag. 214-216;  T.G. 15/12/1977, pag. 742; Ausiliario per capire la Bibbia, op. cit, pag. 1169.)

In effetti, a cosa si riferisce la profezia di Daniele, e qual è la sua corretta applicazione?

 

Secondo il commento che viene fatto nella Bibbia di mons. Garofalo, testo a cui i TdG fanno spesso riferimento perché ritenuto autorevole, si tratta di una profezia per certi versi oscura. "La profezia è stata variamente interpretata."

Secondo molti, essa comprende il tempo che va fino all'epoca maccabica, considerata come il prodromo, dell'era messianica, quando si verificherà ciò che è detto nel vs. 24, cioè fine dell'empietà ed inizio di una situazione spirituale ideale a compirnento delle profezie.

Isaia (51-55) e Geremia (31-33) connettevano l'era messianica con il ritorno dall'esilio di Babilonia, quando la situazione spirituale di Israele comincerà ad evolvere significativamente verso i tempi del Messia.

Le sette settimane di cui si parla al vs, 25 vanno dalla distruzione di Gerusalemme, avvenuta nel 586 a.C., alla sua ricostruzione, grazie al decreto di Ciro, l'unto capo (Cfr. Is. 45, 1.) emanata nel 538. (decorrono esattamente 49 anni; 7x7).

L'ultima settimana del vs. 27a è il tempo dei Maccabei.

L'unto ucciso (vs. 26) è il Sommo sacerdote Omnia III?, assassinato nei 171 a.C. (2 Mac. 4,30-38).

(1)           

Il vs. 27b in mezza settimana farà cessare sacrificio ed oblazione, probabilmente si riferisce alla persecuzione di Antioco, durata tre anni e mezzo, tra il 168-164 a.C., che culminerà nella soppressione del culto e nella profanazione dei tempio".(cf  La Sacra Bibbia, a cura di mons. S, GAROFALO, ed. Marinetti, VII edizione, Casale Monferrato, 1974.)

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4.1 INCARNAZIONE

 

L'incarnazíone è una verità centrale della fede con la quale si indica l'ingresso del Figlio (Logos, Parola) eterno di Dio nella storia degli uomini mediante l'assunzione di una realtà umana (Gesù di Nazareth) come propria.

 

Nel prologo di Giovanni si parla del Verbo, dell'Unigenito presso il Padre dall'eternità che si è fatto came, uomo nella forma di vita segnata dalla caducítà, dalla debolezza, dalla morte; del Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo e che risale ad esso (3,13-31); del Figlio inviato nel mondo per salvarlo e che torna al

Padre (3,16; 13,1); del Verbo della vita che si è manifestato a noi nella storia (1 Gv. 1,1-4); il Figlio di Dio venuto nella carne (2 Gv. 7). Si può perciò dire che "Giovanni è la fonte neotestamentaria che ha ispirato la creazione del termine "incarnazione".(cf  PACOMIO-MANCUSO, Lexicon, Dizionario Teologico EncicIopedico, ed. Piemme, Casale Monferrato,     1993, pag. 514)

 

(1)"Quindi il Verbo di Dio, senza cessare di essere Verbo, ha assunto la natura umana, il Verbo invisibile apparve dunque visibilmente nella nostra carne; Colui che è generato prima di tutti i secoli, cominciò ad esistere anche nel tempo, per riconciliare il mondo con Dio e ricondurre al Padre l'umanità dispersa".(cf C.E.I. La verità vi farà liberi, Catechismo degli adulti, ed. Libreria Editríce Vaticana, Roma, 1995, n.298.)

 

"Senza lasciare il cielo dove da sempre e per sempre vive rivolto al Padre, disceso sulla terra per essere

Dio con noi, nostro amico e fratello. Ha condiviso in tutto eccetto il peccato, la nostra condizione umana"(Idem n. 299.) (cfr. Eb. 4,15).

"Pur rimanendo Dio come il Padre, ha voluto vivere e morire da uomo, pensare come noi, volere e agire come noi, sentire e sofffire come noi. Ha assunto un vero corpo ed una vera anima, una volontà umana liberamente sottomessa a quella divina, una conoscenza umana dall'esperienza intima di sé e del Padre,

derivata dall'esperienza del mondo e dall'esperienza intima di sé e del Padre.

Pur rimanendo trascendente, è entrato personalmente in una vera esistenza terrena con un concreto spessore storico: Si è umiliato, non perdendo la natura di Dio, ma assumendo quella del servo (Idem n. 312.). Qual è invece la veduta dottrinale dei TdG circa l'incamazione?

Una volta negata a Gesù la figliolanza divina, non sarà facile ritrovare il Cristo-Uomo nel Cristo-Verbo.

 

Se Cristo è puro uomo e nulla più che un uomo, come fa ad essere Verbo che presiede alla creazione di tutte le cose?

 

Per i TdG come si è detto è l'arcangelo Michele che è chiamato Parola di Dio in quanto presta servizio in cielo come portavoce di Dio. Poi, un giorno "improvvisamente, all'insaputa di Maria sulla terra, il primogenito Figlio di Dio scomparve dal cielo. La sua forza vitale fu trasferita nel corpo vergine di Maria".(cf Lo Spirito Santo, la forza del Nuovo Ordine avvenire, ed. Watch Tower..., 1977, pag. 87.)

 

"Il Figlio si privò lietamente dei suo corpo spirituale e prese la forma di uno schiavo, divenendo simile agli uomini. E così la Parola divenne carne".(cf Dal Paradiso perduto..., op. cit., pag. 231.)

 

"Dio Onnipotente aveva svestito il Figlio della sua esistenza simile a quella di Dio e aveva trasferito la sua vita dal cielo al seno di María per mezzo della forza attiva o spirito invisibile di Dio".(cf Cose nelle quali è impossibile …. Op. cit., pag. 231.)

 

Dunque, secondo il credo geovista non ci fu nessuna incarnazione del Figlio di Dio. Ciò è dichiarato in maniera esplicita secondo il loro insegnamento ufficiale. Dicono: "Gesù vuotò se stesso di ciò che aveva in cielo, così che rimaneva solo il suo non perduto diritto alla vita. Poiché vuotò se stesso, certo non ebbe dunque quelle cose celesti quando fu quaggiù sulla terra, dove si trovò nella forma di uomo. Come risultato di ciò egli fu non un Dio-uomo sulla terra; fu non parte spirito e parte uomo; fu non un'ibrida creatura celeste e terrestre.

 

Egli fu un puro uomo, la cui energia vitale era stata trasferita dal cielo mediante la miracolosa opera dello spirito (o forza attiva) di Dio Onnipotente. Non fu nessuna incarnazíone di una persona celeste, nessuna incarnazione della Parola di Dio".(cf Vita eterna nella libertà..., op. cit., pag. 75.)

 

Ma, come dichiara esplicitamente Gv. 1, 14: "La Parola è divenuta carne ed ha risieduto fra noi, e noi abbiamo visto la sua gloria, una gloria tale che appartiene ad un figlio da parte di un padre, ed era pieno di immeritata benignità e verità".( Cfr. T.N.M. 1987; in Gv. 1,14.)

E' legittimo chiedere ai vertici geovisti: Quale colpa aveva commesso Gesù per non meritare la benignità del Padre, dato che Gesù era pieno di immeritata benignità? Visto il silenzio sull'argomento dei vertici d'oltre oceano, suppongo che è un'altra trovata dei responsabili del geovismo per annullare, con l'ennesima manipolazione del testo biblico, la divinità di Gesù. (ndr le bestemmie geoviste fanno rabbrividire, essi sono in realtà dei pericolosi eretici.)

 

Continuando a sfogliare la sconfinata letteratura esegetica del movimento, vi leggiamo: "La teoria dell'incarnazione, consiste nel dire che uno spirito prende per un tempo abitazione in un corpo umano, o che un corpo umano è creato espressamente perché quel dato essere spirituale l'occupi per un certo tempo.

L'incarnazione di Gesù non è conforme alle Scritture.

Se infatti egli fosse stato un essere incarnato, non avrebbe mai potuto redimere l'umanità".(cf J. F. RUTHERFORD, L'arpa di Dio, ed. Internalional Bible Students Association, Brooklyn, 1921, pag. 101)

"Quando Gesù era sulla terra, non poteva essere spirito incarnato perché ciò avrebbe costituito una frode, e Dìo non avrebbe approvato nulla che fosse storto.

Egli deve essere un uorno perfetto uguale e corrispondente al perfetto Adamo".(Idem pag. 129.)

 

L'incarnazione è l'insegnamento della cristianità che insegna che Gesù era un Dio-uomo. Questa credenza è chiamata la dottrina centrale del Cristianesimo.

Ma anche questa, come altre dottrine insegnate dal clero, è contro la logica e la ragione. L'accettazione da parte della cristianità della teoria che Gesù fosse un Dio-uomo si basa su un imperatore pagano, Costantino il quale, interessato più alla politica che alla religione, "influì sulle decisioni" e determinò ciò che in genere la cristianità crede anche ai nostri giomi. Non fu che nel 451 al Concilio di Calcedonia che venne definita la dottrina dell'Incarnazione. Il Concilio, formato da cristiani sviati, decise che Gesù era un DIO-UOMO".(cf La Torre di Guardia deI 15/6/1957,pag. 380-381.)

(ndr nel concilio del 451 secondi i TdG c’erano cristiani sviati, ma non si accorgono che loro e solo loro sono sviati e svitati)

Il semplice TdG, che si fida ciecamente di ciò che viene scritto nella rivista che serve loro come studio della Bibbia, è convinto che sia stato Costantino a decidere a Calcedonia, e che l'incamazione è stata una invenzione di tale Concilio. Diciamo semplicemente ai TdG di leggere con più attenzione la storia e le date, perché tra Costantino e Calcedonia intercorrono circa centoventi anni.

 

Altre citazioni sull'argomento tratte da fonti geoviste: "Nascendo come uomo, non era più spirito, e non si limitò ad assumere un corpo carnale, come avevano fatto angeli in passato. Al fine di provvedere il riscatto per l'umanità, la Parola divenne carne nascendo proprio come un essere umano; non si trattò dunque di un'incarnazione". (cf Perspicacia nello studio..., op. cit. pag. 43 5.)

 

In sintesi il pensiero del geovismo sul tema dell'Incamazione, si può formulare con queste tesi:

 

a) La Parola-Michele si svestì completamente della sue esistenza andando al nulla.

 

b) La Parola-Michele si privò della sua gloria e del suo corpo spirituale.

 

c) Dio trasferì la vita del Verbo-Michele dal cielo al seno di Maria così che il Logos scomparve dal cielo.

 

d) La Parola-Michele vuotò se stesso della sua energia vitale.

 

e) Tale energia vitale è "il non perduto diritto alla vita". Non si concepisce come uno non possa perdere il    

    diritto alla vita, e nello stesso tempo andare all'inesistenza.

 

  

 

 

 

4.2. Scopo dei Concilio di Calcedonia

 

Il Concilio di Calcedonia non inventò l'Incarnazione di Gesù, perché i Concili non vengono indetti per inventare nuovi dogmi o nuove dottrine, come vorrebbe fare credere il geovismo, ma servono a fissare acquisizioni ormai certe, fissano una verità.

Nel Concilio di Calcedonia, si vuole dare una soluzione definitiva a temi e dispute teologiche che duravano da secoli. Nella definizione calcedonese si precisa che Cristo ha due nature, divina e umana che, senza confusione o cambio (contro il monofisismo) e senza divisione o separazione (contro Nestorio) sono unite in una sola persona.

Quindi Cristo non è composto da due persone, ma è uno solo e lo stesso Figlio Unigeníto, Verbo di Dio, consustanziale al Padre ed insieme consustanziale a noi uomini. Si fa finalmente chiarezza sui temi sorti con la scuola antiochena e quella alessandrina, delle quali la prima sottolineava in modo marcato l'umanità di Cristo, la seconda invece la sua divinità.

Con la formula calcedonese si giunge alla precisa affermazione della presenza in Cristo di due nature unite nell'unica persona divina del Verbo. In questo modo la verità cristiana fondamentale, cioè che la salvezza è stata compiuta da chi è ontologicamente perfetto mediatore tra Dio e l'uomo, (cfr. 1Tirn.2,5) che colma con il suo essere la distanza infinita che esisteva tra i due, veniva messa al sicuro da ogni rischio di annullare la dimensione umana del Cristo assorbita da quella divina, o di annullare la divina per affermare solo la parte umana.(cf Lexicon, Dizion. Teologico, op. cit. pag. 132, (alla voce "Calcedonia")

 

Quindi nessuna invenzione o manipolazione come usano fare regolarmente i teologi geovisti.

Anche il pensiero razionalistico moderno e laico vede in Gesù solo l'umano, rifiutando la preesistenza considerandola dogmatica e mitologica.

(1)          Ma il N.T. parla del Padre che ha inviato il suo Figlio, del Logos che è presso Dio e si è fatto uomo. "Il Figlio perciò è un soggetto divino, distinto da Dio Padre, che nel tempo è diventato soggetto di quella vicenda e parabola storica approdata all'eternità di Dio che è Gesù di Nazareth. La confessione della preesistenza eterna del Figlio fattosi uomo in Gesù Cristo è il presupposto della visione cristiana di Dio come eterna comunione dialogica di Persone; Padre, Figlio e Spirito Santo, e dell'annuncio cristiano dell'uomo quale invitato con tutta la creazione a partecipare alla vita di comunione divina".(cf Lexicon, Dizion. Teol. Encicl., op. cit. pag. 815.)

 

 

 

4.3.La fede della Chiesa

 

La fede della Chiesa cattolica, l'unica Chiesa voluta e pensata da Cristo, col termine "Incarnazione" fa riferimento al mistero dell'unione del Verbo con la natura umana, cioè a quell'azione divina in virtù della quale nel seno purissimo di Maria, per opera dello Spirito Santo, al Verbo si unì ipostaticamente una natura umana.

 Ma da questa unione non scaturì solo una persona umana come si ostina a sostenere il geovismo, ma la natura umana e quella divina confluirono nell'unica persona del Verbo, "il Verbo si fece carne---. (cfr. Gv. 1, 14).

Non solo Dio Padre nell'occasione del battesimo e della Trasfigurazione, ma anche Pietro e persino i demoni proclamarono tale mistero. Nel Vangelo è messa in rilievo la divinità di quel Gesù che di se stesso diceva di essere il "Figlio dell'uomo", e che quindi vi compare anche come perfettamente uomo con il suo progredire in età e sapienza, con il suo soffrire, la sua comprensione delle umane necessità ed infermità.

Paolo, nell'inno cristologico di Filippesi dice che Gesù, pur essendo Dio, non ritenne indegno di sé l'abbassarsi fino al punto di assumere e rivestire la natura umana, (non la sola apparenza) ed apparire addirittura come un servo in mezzo agli uomini. (cfr. Fil. 2,5-11.)

Per raggiungere l'umanità, questa comunicazione-donazione prende corpo nella storia ed è Parola incarnata.

Pertanto Gesù è Dio-Uomo, e non un Dio e un uomo, non un Cristo sdoppiato ma un unico Cristo in due perfette nature. Questo il geovismo non potrà mai capírlo, tanto che fino alla noia continua a

ripetere: "L'espressione Dio-Uomo è un'invenzione dei sostenitori della Trinità e non ricorre mai nella Bibbia; il fatto che divenne carne (Gv. 1,14) non significa null'altro che smise di essere una persona spirituale".(cf La Torre di Guardia del 1/3/1963, pag. 142.) E ancora: "Le scritture indicano chiaramente che Gesù dalla nascita alla morte fu in tutto e per tutto un uomo. Se Gesù fosse stato contemporaneamente un essere umano e divino, non si sarebbe potuto dire che era stato reso un poco inferiore agli angeli (Eb. 2,9).

 

Quelli secondo cui Gesù era un Uomo-Dio citano vari passi biblici nel tentativo di dimostrare che Gesù fa parte della Trinità adorata dalla cristianità, e che egli è uguale a Dio in sostanza, potenza, gloria ed eternità. Ma quando si esaminano a fondo questi passi, ci si accorge che i sostenitori della divinità di Cristo vi leggono più di quello che in realtà vi è scritto" (cf La Torre di Guardia del 15/1/1992, pag. 21.)

 

Il Magistero della Chiesa che custodisce gelosamente il deposito della fede, dichiara in maniera chiara:

"La Chiesa chiama Incarnazione il fatto che il Figlio di Dio abbia assunto una natura umana per realizzare in essa la nostra salvezza ... La fede nella reale incarnazione del Figlio di Dio è il segno distintivo della fede cristiana. L'evento unico e del tutto singolare dell'Incarnazione del Figlio di Dio non significa che Gesù Cristo sia in parte Dio ed in parte uomo, né che sia il risultato di una confusa mescolanza di divino e di umano. Egli si è fatto veramente uomo rimanendo veramente Dio.

 

Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo... L'umanità di Cristo non ha altro soggetto che la Persona divina del Figlio di Dio, che l'ha assunta e fatta sua al momento del suo concepimento dalla santa Vergine, e da lei nacque il santo corpo dotato di anima razionale a cui il Verbo è unito sostanzialmente   ......

La Chiesa così confessa che Gesù è inscindibilmente vero Dio e vero uomo. Egli è veramente il figlio di Dio che si è fatto uomo, nostro fratello, senza con ciò cessare d'essere Dio, nostro Signore".(cf Catechismo della Chiesa Cattolica, Libreria Editrice Vaticana, 1922,nn. 461-469.)

In maniera molto chiara si vede come il Logos diventato carne non vuole dire altro che Egli si è reso partecipe, come noi, della carne e del sangue, e che ha fatto suo il nostro corpo e che è nato come un uomo da una donna, e questo senza perdere la propria natura divina, la sua generazione da Dio Padre, ma continuando ad essere ciò che era, pur assumendo la carne.

 

Questo è l'annuncio che fa la Chiesa in armonia con la Bibbia. Così pensarono i santi Padri. E per questo motivo chiamarono Madre di Dio la Santa Vergine.     Ciò non fu perché la natura del Logos, ossia la sua divinità, iniziò ad esistere a partire da lei, ma perché da lei nacque quel santo corpo animato razionalmente al quale si unì secondo l'ipostasi il Logos, e per cui diciamo che il Logos fu generato secondo la carne.

Con questa verità di fede rispondo alle fantasiose affermazioni che nel linguaggio geovese così suonano: "Secondo gli insegnanti della Trinità, quando la Parola fu fatta carne, Maria divenne la madre di Dio. Ma poiché dicono che Dio è una Trinità, ne consegue che la vergine giudea Maria divenne la madre solo di un terzo di Dio, non la madre di Dio. Divenne la madre di una sola Persona di Dio, della Persona che è messa al secondo posto nella definizione Dio il Padre, Dio il Figlio e Dio lo Spirito Santo.

 

Quindi Maria fu semplicemente la madre di Dio il Figlio; non fu la madre di Dio il Padre, né la madre di Dio lo Spirito Santo. Ma se i cattolici romani e altri insistono nel dire che Maria fu la madre di Dio, siamo costretti a chiedere: Chi era il Padre di Dio? Se Dio aveva una madre, chi era suo padre? Comprendiamo dunque nuovamente che l'insegnamento della Trinità conduce al ridicolo. Se il meraviglioso tempio del re Salomone non poteva contenere Dio, come poteva dunque una cosa così microscopica come l'ovocellula nel seno di Maria contenere Dio, affinché ella divenisse la madre di Dio? Stiamo dunque attenti a quello che insegnano per non sminuire Dio".(cf La Torre di Guardia, del 1/3/1963, pag. 143.)

 

 

4.4.Scopo della venuta di Gesù

La dottrina professata dai TdG, come si è accennato sostiene che Cristo non è neppure Redentore; è solo "il nuovo Adamo". Il concetto di Redenzione è collegato a quello di peccato originale, che è inteso come rovina della condizione morale e fisica che pregiudica l'eterna felicità terrena per cui l' uomo era stato creato. Pertanto la Redenzione operata da Cristo è vista come semplice riscatto pagato per ristabilire la condizione originaria dell'uomo. Tutto il concetto paolino di Redenzione è ridotto a semplice problema regale dove qualcuno deve pagare un prezzo esattamente equivalente. Per dare l'idea di perfetto equilibrio ed equivalenza tra condizione precedente e nuova condizione ristabilita con la venuta di Gesù, nella pubblicazione usata per gli studi biblici a domicilio, (cf Potete vivere per sempre-, op. cit. pag. 63.)  viene raffigurata una bilancia nella quale trovasi su di un piatto Adamo, sull'altro Gesù. Il perfetto equilibrio della bilancia permette di visualizzare l'equivalenza perfetta tra i due. Per sgombrare il campo da qualsiasi falsa interpretazione, vi si legge: "Gesù fu l'equivalente del perfetto uomo Adamo". Proviamo a leggere alcuni passaggi significativi della letteratura geovista: "Uno degli insegnamenti principali della Bibbia è il riscatto. il peccato e la morte vennero sul genere umano quando un uomo perfetto, Adamo, trasgredì la legge di Geova. Perché l'umanità ubbidiente fosse liberata, dalla condanna del peccato e della morte, si doveva pagare un riscatto. Esso doveva essere l'esatto equivalente del perfetto uomo Adamo, perché la legge di Dio esige esattezza: "darai anima per anima", (Es. 21,23). Quindi, perché Gesù potesse provvedere il riscatto, doveva essere un uomo

perfetto: niente di più, niente di meno.(cf  La Torre di Guardia del 15/6/1957, pag. 382.)

 

"Un Gesù imperfetto non sarebbe potuto divenire il riscatto né avrebbe potuto esserlo se fosse stato una Incarnazione o un uomo-Dio".(cf La Torre di Guardia del 15/8/1982, pag. 7.)

"Colui che poteva servire da riscatto doveva essere un uomo perfetto di came e sangue, l'esatto equivalente di Adamo (Rm. 5,14) Una creatura spirituale o un uomo-Dio non avrebbero soddisfatto la bilancia della giustizia".(cf La Torre di Guardia del 15/2/1991, pag. 13.)

"Vi è implicato un principio legale contenuto nella legge di Dio. Disubbidendo, il perfetto uomo Adamo perse, per sé e per tutti i suoi figli, la vita perfetta su una terra paradisiaca. Gesù Cristo cedette la propria vita perfetta Per ricomprare ciò che Adamo aveva perso. Si, Gesù "diede se stesso come riscatto corrispondente per tutti (1 Tim. 2,5-6). Poiché era un uomo perfetto, come lo era stato Adamo, Gesù è chiamato "L'ultimo Adamo", (1 Cor. 15,45). A parte Gesù nessun altro uomo avrebbe potuto provvedere al riscatto. Questo perché, di tutti gli uomini, Gesù fu l'unico uguale ad Adamo come perfetto figlio umano di Dio".(cf Potete vivere per sempre..., op. cit. pag. 62, (sottolineatura mia).)

 

"Riscattare vuol dire sciogliere, liberare qualche cosa; si tratta di un prezzo di redenzione. Riscatto è il mezzo o il prezzo di valore per sciogliere o rilasciare qualche cosa che era legata, rinchiusa, imprigionata.

Necessariamente bisogna che il prezzo di redenzione sia esattamente equivalente o corrispondente a quello che la giustizia richiede per la cosa o l'essere che è in leganie o in prigionia. Perciò diciamo che il riscatto significa un prezzo esattamente corrispondente. Un uomo perfetto aveva peccato ed era stato condannato a morte; perciò un prezzo corrispondente esattamente, sarebbe quello della morte di un altro uomo perfetto e il valore di quella vita posta in vece di quella di colui che prima peccò ed era legato".( L'Arpa di Dio   ... op. cít. pag. 124; "La creazione", op. cit. pag. 148.)

 

 

4.5. La teoria dei riscatto

 

Per mettere in cattiva luce la Chiesa Cattolica ed i suoi insegnamenti ritenuti satanici, la letteratura geovista, stravolgendone totalmente il pensiero ed il senso, presenta una lettura sul tema: "il riscatto , la dottrina dimenticata della cristianità!" Vi si legge: 'Nel IV sec. E.V. Gregorio Nisseno e altri sostenevano

che il riscatto fosse stato pagato a Satana il Diavolo! Essi argomentavano che, siccome Satana aveva autorità sull'uomo, per liberare l'umanità era stato pagato un riscatto a lui.

 

Un loro contemporaneo, Gregorio Nazianzeno, si accorse che questa teoria non reggeva, ma l'idea di un riscatto pagato al Diavolo prese piede e sopravvisse per secoli. Gregorio Nazianzeno riteneva che l'idea dei riscatto pagato a Dio presentava dei problemi, visto che "non eravamo in schiavitù nei confronti di Dio".

Nel XII sec. Anselmo d'Aosta, arcivescovo di Canterbury, tentò di rispondere a questi interrogativi nel suo libro "Cur Deus Homo" (Perché Dio si fece uomo).

 

Il libro insegnava che la morte di Cristo serviva come mezzo per soddisfare la giustizia divina, ma non come riscatto.. Le teorie di Anselmo erano basate interamente su una logica capziosa, non sulla Bibbia ... Dal Concilio di Trento in poi i teologi sono concordi solo nel rigettare il termine scritturale di "riscatto", preferendo ignorarlo, minimizzarlo, o accantonarlo con le proprie spiegazioni.

 

Il significato della morte di Cristo viene spiegato con termini specialisticí, con ragionamenti complicati quanto fallaci e con influsso fisico-morale e soddisfazione vicaría.( La Torre di Guardia, del 15/2/1991, pag. 5-6.)

Fin qui, il pensiero del geovismo.

L'intera teoria del riscatto dei TdG si fonda sul presupposto della perfetta equivalenza tra Adamo e Cristo; secondo la teoria geovista, se Gesù fosse stato Dio, la sua morte non sarebbe stato un sacrificio corrispondente, perché avrebbe rotto l'equilibrio legale stabilito dallo stesso Dio eccedendo la misura poiché "se Gesù avesse fatto parte della divinità, il prezzo del riscatto sarebbe stato infinitamente più alto di ciò che richiedeva la stessa legge di Dio".(cf Dovreste credere nella Trinità?, ed. dalla Watch Tower. , 1989, pag. 15.)

 

Il solito errore geovista vede le Persone divine "parte" della divinitá.

E' vero che la Bibbia insegna che Gesù ha riscattato adeguatamente l'inimicizia di Adamo e di tutti gli uomini con Dio, ma questo non significa che chi riscatta non possa superare il fabbisogno, specialmente quando sono in gioco operazìoni divine sempre dettate dall'amore.

 

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01/09/2009 16:06

La Bibbia non dice mai che superare il livello del fabbisogno, nell'amore, sia un peccato; anzi è cosa lodevole, e Dio lo ha fatto in Gesù.

Dio non ha dato a nessuno, tanto meno a sé stesso, regole restrittive d'amore. Gesù ricompensa col medesimo denaro i lavoratori della prima ora e quelli dell'ultima.

 

Nessuno può impedirgli, nemmeno il geovismo, di essere generoso dopo essere stato giusto. Zaccheo afferma di volere restituire quattro volte di più di quello che ha rubato. E poi, non dice la Scrittura che di fronte al peccato dell'uomo, ha sovrabbondato l'amore di Dio per l'uomo? (Rm. 5,20)

 

Il riscatto "corrispondente" geovista, non si concilia con la Bibbia per almeno due motivi:

a) Per il geovismo greco "antìlytron" di 1Tm. 2,6 significa "riscatto corrispondente", e "corrispondente" significa "né più né meno". Dicono esattarnente: "Scrivendo 1 Tm. 2,5-6, l'apostolo Paolo usò la parola greca speciale antìlytron per descrivere ciò che Gesù offrì in sacrificio a Dio".(cf  Cose nelle quali è impossibile-, op. cit. pag. 232; anche (cfr. A. AVETA , Storia e Dottrina dei T di G., ed. Dehoniane, Roma, 1994, pag. 107.)

 

Qui troviamo un mucchio di affermazioni bibliche inesatte proprio perché il geovismo vuole immettere di forza idee che la Bibbia non ha. Innanzitutto anfilytron significa riscatto, e la parola corrispondente non c'entra, è un'aggiunta. E poi, perché "corrispondente" dovrebbe significare "né più né meno"? E' riscatto "corrispondente" anche uno abbondante. Questo è uno di quei tanti casi nei quali si fa dire ad una parola o ad una frase, più di quello che in realtà dice. La parola "antìlytron" appare nella Bibbía solo qui in 1Tim. 2,6 ed è unanimamente tradotta "riscatto".

 

A dare l'esatto significato alla parola "antìlytron", ci viene in aiuto Mt. 20,28 e Mc. 10,45; con la stessa espressione "lytron antì pollòn", tradotta dallo stesso geovismo soltanto con "riscatto in cambio di molti".(Cfr. T.N.M. in Mt. 20,28; Mc. 10,45.)

 

Quindi "corrispondente" nella Bibbia non c'è e tanto meno nel significato di "né più né meno".

b) Come secondo motivo, notiamo che qui Adamo c'entra fino ad un certo punto, perché sia in Paolo che in Matteo, non si parla di Adamo, ma di tutti gli uomini; il sacrificio di Cristo non si applíca solo ad Adamo, ma a tutta l'umanità. E' pur vero che Gesù è chiamato l'ultimo Adamo" oppure è messo in contrasto con Adamo, ma questo non significa che ha redento solo Adamo. Anzi, secondo l'intendimento scritturale del geovismo, Adamo, avendo peccato con cognizione di causa come uomo perfetto, non ha diritto alla risurrezione, anzi con certezza non sarà mai risuscitato. Al di là delle deduzioni logiche geoviste, Gesù venne per salvare l'umanità, tutti gli uomini, tra i quali, checché né dica il geovismo, c'è anche Adamo.

 

Per quanto riguarda sant'Anselmo, nel suo trattato "Cur Deus Homo dice: "La restaurazione della natura umana non sarebbe potuta avvenire se l'uomo non avesse pagato a Dio ciò che egli doveva per il peccato .

 

Ma il debito era così grande che per soddisfarlo, essendo obbligato solo l'uomo, ma potendolo solo Dio, occorreva che l'uomo fosse Dio. Quindi era necessario che Dio assumesse l'uomo nell'unità di persona per far sì che colui che doveva pagare e non poteva secondo la sua natura, fosse personalmente identico a colui che lo poteva".(Sant'Anselmo, Cur Deus Homo , 11, 18; cft. Raniero CANTALAMESSA, I Misteri di Cristo nella vita della Chiesa, ed. Ancora, Mílano, 1991, pag. 47.)

 

Un altro elemento della rivelazione progressiva geovista riguarda il motivo della venuta di Gesù sulla terra.

Al tempo di Russel, il fondatore del movimento geovista, la dottrina centrale dei TdG era stata quella dei riscatto espiatorio di Cristo inteso come espressione dell'amore di Dio per il genere umano. Oggi registriamo nuove letture.

"Il motivo più importante per cui il Figlio di Dio venne sulla terra, non era quello di salvare l'umanità.

Era invece quello di dare risposta alle calunniose insinuazioni di Satana in relazione alla sovranità dì Geova".(cf La Torre di Guardia del 15110/1990, pag. 13)

 

I teologi si sono valsi della sapienza e della logica umana... ed il loro più grande fallimento è che hanno attribuito capitale importanza alla salvezza dell'uomo, ignorando contese più importanti relative al nome e al Regno di Dio".(cf La Torre di Guardia del 15/2/1991, pag. 7.)

 

"A tempo debito ulteriori lampi di luce rivelarono che il principale proposito di Geova non era la salvezza delle creature, ma la rivendicazione della sua sovranità.

 

Si comprese che il più importante tema della Bibbia non era il riscatto, ma il Regno, perché sarà questo a rivendicare la sovranità di Geova".(cf La Torre di Guardia del 15/5/1995, pag. 20.)

 

Così, con una "bordata lampo" come si usa fare in casa geovista, a cento anni dalla nascita, il geovismo scopre il reale motivo della venuta di Gesù sulla terra come semplice uomo.

 

La risposta più eloquente a tali elucubrazioni ci viene dalla lettura attenta della Parola di Dio. Mi limito a riportare in citazione solo alcuni passi bíblici, (se ne potrebbero citare molti di più) che evidenziano il punto di vista biblico e dimostrano che Gesù "per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e

per opera dello Spirito Santo si è incamato nel seno della vergine Maria e si è fatto uorno!", per portare l'uomo a Dio e non per ripicca o rivalsa del capriccioso Geova nei confronti di Satana.( Mt. 20,28; Rm. 5,8; 1Tm. 1,15; 2,6; Eb. 10, 12; 1Gv. 4,9,- 4,14; Gv. 3,17; 6,39.40; 6,51; Gal. 1,4; 3,13.)

Secondo i TdG il riscatto-rivendicazìone operato da Cristo, rende possibili due opportunità; una riguarda la terra, l'altra riguarda i cieli.

Il sacrificio di Cristo nell'interpretazione geovista, non si applica né riguarda tutto il genere umano, nemmeno i TdG destinati a vivere per sempre su questa terra: Gesù sarebbe venuto sulla terra solo per l'esiguo numero di 144.000 prívllegiati. Perciò niente riscatto per tutti. Così si esprimono le fonti geoviste: 'Ia grande folla non sarà giustificata o dichiarata giusta né adesso, né allora (dopo Armaghedon) (Armaghedon significa la futura condizione finale del genere umano durante la quale  Dio esprimerà il Suo giudizio sull'umanità- Dopo Armaghedon inizierà il milienario Regno di Crísto che ristabilirà una condizione edenica su tutta la terra.) così come sono stati gíustificati i 144.000 coeredi celesti.

 

La grande folla non subirà un cambìamento di natura da umana a spirituale, e non ha dunque bisogno della giustificazione per fede".(cf Vita eterta nella libertà... , op. cit. pag. 389.)

 

Il riscatto non reca una redenzione indiscriminata a tutti gli uomini.. Geova non diede suo Figlio come riscatto per ogni uomo, ma piuttosto per quelli. che sarebbero stati ubbidienti".(cf La Torre di Guardia del 15/2/1959, pag, 110)

 

"Il nuovo patto non è una disposizione approssimativa aperta a tutta l'umanità. E' un provvedimento legale attentamente predisposto che coinvolge Dio e gli unti. Le persone di tutte le nazioni che nutrono la speranza di vita eterna sulla terra beneficiano dei servizi di Gesù. Pur non essendo il loro Mediatore legale, in quanto essi non sono nel nuovo patto, egli è il loro mezzo per avvicinarsi a Geova. Di conseguenza 1Tm. 2,5-6 non dice che Gesù faccia da mediatore fra Dio e tutta l'umanità.

Piuttosto si riferisce a Cristo come Mediatore legale o (procuratore) del nuovo patto. Gesù è un riscatto per tutti coloro che sono in tale patto i quali riceveranno l'immortalità in cielo",(solo i 144.000). (cf La Torre di Guardía del 15/8/1989, pag. 3 1; vedasi anche Perspicacia nello Studio..., op. cit. pag. 245.)

 

Quindi, anche sul terna della giustificazione assume un valore determinante la discriminazione geovista dei due differenti destini riservati a due classi distinte di persone, i "144.000" e ---la grande folla".

 

Cristo non è neppure Redentore, ma solo "nuovo Adamo".

 

Il concetto di Redenzione è collegato a quello di "peccato originale ", che è inteso come rovina della santità morale e fisica che impedisce di godere felicemente i beni della terra; tale redenzione è vista come un semplice risanamento dell'integrità corporea.

 

La redenzione è un semplice riscatto da pagare in "contantì". Tutto il concetto paolino di redenzione è ridotto ad un semplice problema legale. Ma contrariamente a quanto sostenuto dal geovismo, la fede della Chiesa Cattolica insegna a credere che "tutta la vita di Cristo è Mistero di Redenzione". La Redenzione è frutto innanzitutto del sangue della croce... Tutta la vita di Cristo è Mistero di Ricapitolazione. Quanto Gesù ha fatto, detto e sofferto, aveva come scopo di ristabilire nella sua primitiva vocazione l'uomo decaduto".( C.C.C. op. cit. nn. 517-518.).

 

 

 

CAPITOLO V

 

5.0. LA RESURREZIONE DI GESU'

 

In teologia si dà enfasi al fatto che la risurrezione è la culla della Cristologia. La tomba vuota di Gesù è senza dubbio una delle più evidenti testimonianze della storia. Il suo significato e la sua importanza costituisce una pietra di fondamento della fede cristiana di tutti i tempi.

"Se Cristo non è risuscitato, vana è la nostra fede".(1 Cor. 15,14.)

L'angelo che stava a guardia della tomba, così annunciò che era accaduto: "Non è qui, è risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto".(Mt. 28,6.)

Nonostante l'evidenza biblica e la chiara esposizione dei fatti, i TdG, pur di non avere nessuna dottrina in comune con la babilonica Chiesa Cattolica, stravolgono totalmente il senso della risurrezione attribuendogli un signíficato del tutto differente e particolare.

Il risultato della dottrina dell'Incarnazíone comporta la negazione della resurrezione corporale di Cristo. Il corpo carnale di Gesù sarebbe stato fatto sparire da Dio dopo la sua sepoltura.

Il corpo del Risorto non era il corpo di Gesù, ma una materializzazione momentanea che assomigliava al corpo di Cristo. Per quanto riguarda il sepolcro vuoto così lo spiega la Bibbia aggiomata dei TdG: "Dio fece sparire il corpo di Gesù, evitando che vedesse la corruzione e impedendo così che diventasse una pietra d'inciampo per la fede".(cf La Torre di Guardia del 15/11/1991, pag. 31.)

Il C.D. dei TdG sostiene che se il corpo di Gesù non fosse stato fatto sparire, si sarebbe corso il rischio che gli uomini potessero costruire intorno ad esso un culto delle reliquie.

Dio avrebbe agito così per evitare che l'uorno si rendesse colpevole di idolatria attribuendo importanza alle reliquie del corpo dei semplice uomo Gesù, salvaguardando in tal modo la pura adorazione. Sorge quindi la necessità di trovare un sistema idoneo per far sparire questa pietra d'inciampo, il corpo del nostro Signore. La rivista Torre di Guardia illustra il sofisticato sistema al quale Dio fece ricorso per risolvere il problema. Il corpo di Gesù "Fu fatto sparire da Geova Dio, dissolvendolo nei suoi componenti costitutivi o atomi".(cf  La Torre di Guardia, ed. inglese, del 1/9/1953, pag. 518.)

In altre parole Dio Onnipotente per impedire che sorgesse un culto intorno a suo Figlio, il che sarebbe stato una pratica pagana, semplicemente lo disintegrò, lo ridusse in milioni di pezzettini che, da allora, vagano nebulizzati per il vasto universo. Scorrendo la letteratura dei TdG scopriamo: "Alla sua risurrezione dai morti, Gesù Cristo non riprese il suo corpo umano; Dio eliminò il corpo umano di Gesù. In che modo? Non lo sappiamo".(cf L'eterno proposito di Dio. op. cit. pag. 153.)

(ndr i TdG comuni, non si accorgono delle enormi bestemmie che leggono e che ripetono in giro per il mondo.)

 

Probabilmente all'epoca in cui fu edotto tale intendimento, il C.D. doveva attraversare un momento di crisi spirituale, perché è inconcepibile che chi ha la pretesa di sapere tutto su tutto dal momento che riceve direttamente da Dio le informazioni, negli scritti precedenti dice di sapere cosa avvenne al corpo di Gesù, e negli scritti successivi torna a spiegare come avvenne ciò.

Qualche anno dopo infatti scrivono: "Che accadde al corpo di Gesù? Dio lo fece sparire per adempiere ciò che era stato scritto nella Bibbia. Dio ritenne opportuno fare sparire il corpo di Gesù come aveva già fatto col corpo di Mosè. (ndr ecco un altro esempio di come equiparano Gesù a semplice creatura.)

Inoltre, se il corpo di Gesù fosse rimasto nella tomba, i suoi discepoli non avrebbero potuto capire che egli era stato risuscitato, dato che allora non comprendevano pienamente le cose spirituali.

Il fatto che Tommaso abbia messo la mano nella ferita al fianco di Gesù, indica che Gesù semplicemente si materializzò proprio in quel momento".(cf  Potete vivere per sempre._ op. cit. pag. 144.)

"Gesù aveva il potere di creare un corpo carnale e apparire in esso e poi dissolverlo ad ogni momento; quando egli appariva ai suoi discepoli attraverso le porte chiuse, egli creava il corpo immediatamente in loro presenza e lo dissolveva quando scompariva".(cf L'Arpa di Dio, op. cit. pag. 171.)

"Dio eliminò il corpo carnale di Gesù nella maniera che ritenne più opportuna, forse disintegrandolo negli atomi che lo componevano. Gesù non riprese il proprio corpo carnale, cosa che avrebbe annullato il riscatto per cui era stato dato".(cf Perspicacia nello studio..., op. cit. pag. 436, vol. I.)

 

"Se uno paga il debito di un amico, ma subito si riprende quanto ha versato, è ovvio che il debito rimane. Similmente, se Gesù, dopo essere stato risuscitato si fosse ripreso il corpo umano di carne e sangue che aveva sacrificato per pagare il prezzo del riscatto, che effetto avrebbe avuto questo sul provvedimento preso per redimere le persone fedeli dal debito del peccato?

(ndr ricordo ai TdG che Gesù ha sconfitto la morte, è proprio per questo motivo il suo corpo risuscitò, peccato che con molta probabilità sono pochissimi i TdG che ricordano a memoria ciò che scrive la Torre di Guardia nei vai numeri dell’omonima rivista, ma se controllano si accorgeranno che il C.D. si contraddice spesso, forse che Dio di tanto in tanto ripensi a ciò che detta agli unti dei TdG cambiandone il contenuto e il significato?)

 

E' vero che dopo la risurrezione Gesù apparve in forma fisica ai discepoli. Evidentemente in quella occasione Gesù materializzò dei corpi. Eliminare il corpo fisico di Gesù al momento della risurrezione non fu un problema per Dio".(cf Ragioniamo facendo uso.., op. cit. pag. 170-171.)

 

"Quando Gesù era sulla terra, egli non era immortale, ma Dio gli fece dono dell'immortalità alla sua risurrezione". (cf La Creazione, op. cit. pag. 243.)

"Gesù fu risuscitato come Figlio spirituale di Dio nella immortalità e nella incorruzione".(L'eterno proposito di Dio.., op.cit. pag. 153.)

 

"Quando Gesù tornò al cielo riprese il suo nome Michele ... il nome Michele lo ricollegava con la sua esistenza Preumana".(cf Sia fatta la tua volontà in terra, edito dalla Watch Tower. 1961, pag. 314.)

 

"Egli riprese il suo nome Michele, così che in cielo ci fu di nuovo un arcangelo Michele".(cf L'eterno proposito di Dio., op. cit. pag. 154.)

(ndr come vedete la fantasia non manca ai TdG, e le bestemmie neppure.)

 

 

 

 

5.1  Le testimonianze dei Vangeli

 

Partiamo dalla parola di Gesù: "Distruggete questo tempio, ed in tre giorni lo farò risorgere".(Gv. 2,19.) Alcuni giudei presenti pensarono che si riferisse al tempio letterale di Gerusalemme, ma la Bibbia spiega che "egli parlava del tempio del suo corpo".( Gv. 2,21.)

Così, secondo le stesse parole di Gesù, Dio non avrebbe fatto sparire il suo corpo, ma lo avrebbe fatto risorgere. Il testo biblico dei T.d.G. la T.N.M. usa l'espressione equivalente lo rialzerò. Nell'interpretazione della Parola di Dio, secondo il C.D. l'espressione Io rialzerò" non significa affatto che Gesù aveva la facoltà di risuscitarsi, come afferma anche Gv. 10, 17.18 "Io offro la mia vita per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, perché io ho il potere di riprenderla di nuovo", ma che Egli, Cristo, avrebbe fornito a Dio la "ragione morale" per destarlo dai morti. Scrivono infatti: "Con queste parole, Gesù voleva forse dire che avrebbe risuscitato se stesso dai morti, dal momento che At. 2,32 dice: « Questo Gesù Dio l'ha risuscitato? ».

Niente affatto. Una simile interpretazione sarebbe in contrasto con Gal 1,1 che attribuisce la resurrezione di Gesù al Padre.

Esprimendosi in modo analogo, Gesù, come si legge in Lc. 8,48 disse ad una donna: « La tua fede ti ha salvata ».

Si era salvata o guarita da sola? No; era stata guarita dalla potenza di Dio mediante Cristo a motivo della sua fede. Similmente, mediante la sua perfetta ubbidienza come uomo, Gesù fornì al Padre la ragione morale per destarlo dai morti, e riconoscere così Gesù come Figlio di Dio.

 

A motivo della vita di fedeltà vissuta da Gesù, si poteva giustamente dire che Gesù stesso fosse responsabile della sua resurrezione. Quindi l'espressione: "E in tre giorni lo farò risorgere" di Gv. 2,19 non

vuole significare che Gesù avrebbe risuscitato se stesso indipendentemente dal Padre come agente attivo".( Ragioniamo facendo uso... , op. cit. pag. 421.) Inoltre, l'espressione di Gv. 2,21 "egli parlava del tempio del suo corpo, per il C.D. non si riferisce al corpo letterale di Cristo, bensì alla Chiesa come corpo di Cristo, secondo il senso di Ef 1,23, oppure Ef 5,23 e cioè alla "congregazione dei T. di G. Già il loro fondatore, Russel, aveva dichiarato che "L'uomo Gesù è morto, morto per sempre".(cf  C.T. RUSSEL, Studi sulle Scritture, ed. da Intemational Bible Students Association Brooklyn,

N.Y., 1899, vol. 5, pag. 454.)

La Società Torre di Guardia ne spiega il senso dicendo: "Avendo ceduto la sua carne per la vita del mondo, Cristo non avrebbe più potuto riprendersela per ridiventare UOMO".( Potete vivere... , op. cit. pag. 143 - (cfr. Il popolo dell'Apocalisse, op. cit. pag. 128.)

 

Inoltre provvedono a dare un ulteriore spiegazione del perché Dio avrebbe fatto sparire il corpo di Gesù, oltre a quello di evitare che l'idolatria prendendo piede, avrebbe allontanato i discepoli dalla pura adorazione. La motivazione è: "Dio nascose il corpo di Gesù per esibirlo al mondo nell'età Milleniale".(cf L'Arpa di Dio, op. cit. pag. 172.)

 

La preghiera di Stefano, che è pieno di Spirito Santo, Quindi non sta, delirando per il dolore della lapidazione come vorrebbe fare credere il geovismo, è rivolta a Gesù, non a Michele: « Gesù Cristo Accogli il mio spirito ».( At. 7,59.)

La realtà della risurrezione di Cristo, ha implicato la risurrezione dell'intero essere di Cristo, la sua umanità, la sua corporeità. Con la risurrezione, Cristo è entrato nella doxa di Dio (Gv. 7,5); nel ritorno alla doxa, Cristo si è portato dietro la sua umanità, la sua corporeità. La risurrezione di Cristo è la promessa per il compimento di tutto il resto del creato. Quanta eresia ci sia in questi insegnamenti lo si può dedurre da una semplice riflessione. Quando Stefano fa la sua testimonianza di fede dinanzi ai membri del Sinedrio e riferisce ciò che stava contemplando, non asserisce di vedere Michele accanto alla destra di Dio, ma "vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra".(At. 7,55)

 

 

 

 

5.2. La testimonianza dei Padri

 

La realtà della risurrezione corporale di Cristo è attestata sin dall'inizio del cristianesimo.

Sant'Ignazio di Antiochia nella lettera agli Smirnesi afferma: « lo so e credo che anche dopo la risurrezione egli era nella came. Quando andò da quelli che erano con Pietro, disse loro "Prendete, toccatemi e vedete che non sono uno spirito senza corpo". Essi subito lo toccarono e credettero, aderendo alla sua carne

e al suo spirito. Dopo la risurrezione mangiò e bevve con loro come un uomo in carne e ossa ... ».(cf S. IGNAZIO di ANTIOCHlA, Le lettere, ed. Paoline, Roma, 1980, pag. 92; (cfr. Ai Cristiani di Smirne, III, 1-3).)

L'uso dei verbi "so" e "credo" usati da sant'Ignazio, enfatizza e dà forza alla sua convinzione nella risurrezione corporale di Cristo. Chi non accetta questa verità da sant'Ignazio è chiamato un "bestemmiatore" ed un "infedele".( Idem, V, 23.)

Anche nei saluti finali sant'Ignazio ribadisce la sua fede in Cristo risorto con la propria came.( Idem, XII,2.) L'insegnamento della Chiesa è molto chiaro: "Gesù risorto stabilisce con i discepoli rapporti diretti, attraverso il contatto e la condivisione del pasto. Li invita a riconoscere da ciò che Egli non è un fantasma ma soprattutto a spazio e nel tempo, ma può rendersi presente a suo modo dove e quando vuole    ... la Risurrezione di Cristo non fu un ritorno alla vita terrena.... Nel suo corpo risuscitato egli passa dallo stato di morte ad un'altra vita al di là del tempo e dello spazio, al tempo stesso le proprietà nuove di un corpo glorioso; esso non è più situato nello constatare che il corpo risuscitato con il quale si presenta a loro è il medesimo che è stato martoriato e crocifìsso. Questo corpo autentico e reale possiede però spazio".(cf C.C.C. , op. cit. m. 645,646.)

 

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01/09/2009 16:06

CAPITOLO VI

 

 

6.0. LA DOTTRINA DELLA TRINITA' NEL GEOVISMO

 

L'argomentazione basilare su cui fa leva il geovismo per insegnare che Gesù non è Dio, consiste nel rilevare come la Scrittura distingue tra Dio e Gesù Cristo e li considera come individui differenti e separati.

E' vero che alcuni testi distinguono tra Gesù ed il Padre,( Cfr. Gv. 8,17.18; 14,28.) ma non pongono alcuna difficoltà in quanto Gesù ed il Padre sono Persone distinte, per quanto non separate.

 

Inoltre vi sono testi che parlano dei Padre come del Dio di Gesù Cristo,( Cfr. Gv. 20,17. Dovreste credere alla Trinità?, ed. Watch Tower.  1989, pag. 17.) ed il geovismo nella pubblicazione dal titolo: "Dovreste credere alla Trinità", così argomenta:" Poiché Gesù aveva un Dio, il Padre suo, non poteva nello stesso tempo essere quel Dio".( Gv. 20,17.)

L'argomentazione è esatta; infatti Gesù non è il Padre, ma il Figlio; non è Dio Padre, ma Dio Figlio. Scriveva Tertulliano che Dio-Padre, intanto è Dio-Padre in quanto c'è un Dio-Figlio. Dio è Padre-Eterno come il figlio è Figlio-Eterno. E siccome in Dio tutto è eterno, Dio-Padre non è più vecchio di Dio-Figlio. Quindi il Padre è Dio a Gesù come Gesù Dio è Figlio al Padre Dio; è solo questione di relazione, non di essenza.

 

In secondo luogo, la figliolanza di Gesù rispetto al Padre non è uguale alla nostra. Quando Gesù dice: « Salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro »,(Cfr. Mt. 6,9.) non dice "salgo al Dio nostro", proprio per fare rimarcare la diversa paternità di Dio nei riguardi suoi e nei riguardi di tutti gli altri. La sua figliolanza è unica, non è uguale alla nostra. Gesù non si confuse mai nella figliolanza degli uomini rispetto a Dio. Egli

era Figlio per natura, mentre i cristiani sono figli di Dio per adozione.

Un'altra obiezione che il geovismo fa al concetto di Trinità è: "uno non è uguale a tre". Se Dio è uno, non può essere tre; se sono tre non è uno.

 

La Trinità, perciò, sarebbe irragionevole.

Perché un TdG possa accettare il concetto di trinità, dovrebbe prima capire che Dio non è "una persona con sensi di vista, udito, etc..",( Accertatevi di ogni cosa..., op. cit. pag. 204.) né tanto meno che Dio "è una Persona reale con una intelligenza, una mente, un cervello contenuto in un corpo di forma ben definita e che ha un luogo in cui vive",( Potete vivere per sempre-, op. cit. pag. 36.) come puntualmente lo immagina e lo descrive il C.D.; che Trinità non significa l'uno uguale a tre", ma "una natura e tre persone", e bisogna che capisca il concetto di "natura" e di "persona".

 

Poi bisognerebbe parlare di "mistero". Alla parola "místero" il geovismo reagisce con violenza criticando qualsiasi affermazione in tal senso. Dicono "Papa G.nni Paolo Il ne ha parlato come di un mistero impenetrabile".( Dovreste credere nella Trinità, op. cit. pag. 4.)

Attingendo qua e là da vari dizionari e citando frasi estrapolate dal contesto, il geovismo cita "Un dizionario teologico dice: « In che cosa consista con precisione la dottrina, o meglio, esattamente come debba essere spiegata, è qualcosa su cui non c'è accordo tra i cristiani stessi ».( Lyman ABBOT, A Dictionary of Refigiosus Knowledge, New York 1875, pag. 944.) L'opuscolo antitrinitario continua: « Possiamo dunque comprendere perché un'enciclopedia cattolica dica "Nei seminari cattolici sono pochi gli insegnanti di teologia trinitaria che prima o poi non si sono sentiti chiedere "Ma come si fa a predicare la Trinità" E se da un lato la domanda è sintomatica di confusione da parte degli studenti, dall'altro è forse altrettanto sintomatica di un'analoga confusione da parte dei docenti ».(cf New Calhofic Encyclopedia, Washington, 1967, voi. XIV, pag. 304.) Commentando la suddetta citazione tratta da un'encielopedia cattolica, il geovismo dice: « La giustezza di questa osservazione si può verificare andando in biblioteca e consultando i testi che sostengono la Trinità, Innumerevoli pagine sono state scritte nel tentativo di spiegarla. Nondimeno, dopo essersi addentrato nel dedalo di formule e spiegazioni teologiche disorientanti, il ricercatore ne viene fuori insoddisfatto ».(cf Dovreste credere..., op. cit. pag. 4.) Intanto diciamo che chi conosce bene dall'íntemo l'organizzazione geovista, sa che al testimone di Geova è proibito senza debita autorizzazione consultare, leggere, o fare ricerche o pubblicazioni che non sono edite dalla Società Torre di Guardia, quindi difficilmente il semplice testimone potrà personalmente verificare e consultare i testi trinitari in una biblioteca; inoltre considerando il livello di cultura medio-basso, sorgono realmente seri dubbi circa l'esatta comprensione da parte del TdG di ciò che sta leggendo.

 

Infine tale lettura e ricerca viene assolutamente sconsigliata dai vertici geovisti perché il tempo da dedicare per la ricerca è meglio impiegarlo nell'opera di predicazione. Ripetutamente il geovismo critica l'affermazione dei trinitari che tale "mistero" va oltre la comprensione della ragione umana. Ripetutamente asseriscono che nella Bibbia non ci sono misteri, ma solo "segreti". Una dottrina che la ragione non comprende è falsa.

Ma se i TdG non si limitassero a ripetere le frasi imparate a memoria e debitamente preparate loro da chi li guida, ma riflettessero con la loro testa, si renderebbero conto di quanto assurda sia questa affermazione. La nostra ragione, è in grado di comprendere Dio e le sue azioni? Potrebbe mai il nostro intelletto capire Dio? La parola “mistero" viene usata in teologia non solo nel senso di "incomprensibile perché contro la ragione", ma incomprensibile perché sopra la ragione.

 

La Trinità dunque è un mistero nel senso che, riguardando la natura stessa dell'Infinito Iddio, non sì oppone alla ragione, ma supera le sue capacità di comprensione.

 

Il fatto che l'eresia non sia capace di comprendere la novità paradossale del cristianesimo rimanendo così in una mentalità piuttosto razionalista, rivela non solo la difficoltà di accordarsi sulle formule, ma l'incapacità della stessa di accogliere la Trinità come mistero".(cf Lexicon, Diz. Teol. Encicl., op. cit. pag. 1082.)

 

In altra occasione ho avuto modo di dire che il geovismo, pur di sostenere una sua dottrina, ricorre a tutti gli espedienti: manomissioni, sostituzioni, alterazioni e falsificazione dei testi citati. L'opuscolo antitrinitario "Dovreste credere alla Trinità" è un condensato di falsificazioni, perché citando enciclopedie, opere varie, addirittura il pensiero dei Padri della Chiesa, come Giustino, Ireneo di Lione, Clemente Alessandrino, Tertulliano, Ippolito, Origene, fa loro dire esattamente l'opposto di ciò che è in realtà il loro pensiero.

 

 

 

 

6.1. Cosa dicono realmente le fonti

 

A pag. 5 dell'opuscolo antitrinitario si cita un testo cattolico con queste parole: « Il termine Trinità non si trova nella Bibbía…Non trovò formalmente posto nella teologia della Chiesa fino al IV sec." (The Illustraled Bible Diclionary, Sydney e Auckland, 1980, parte 3°, pag. 1597.)

 

Siccome chi conosce bene le tecniche usate dagli scrittori geovisti sa bene che tutte le volte che sono inseriti i puntini di sospensione nelle frasi tratte da altre fonti quasi sempre si nasconde qualcosa o se ne altera il senso, è sempre consigliabile, ove è possibile, controllare la citazione. Ebbene, andando a

consultare direttamente la fonte dalla quale è stato tratto il brano citato, il lettore avrà una sorpresa, perché al posto dei puntini messi ad arte dal geovismo, all'autore della citazione riportata è stato fatto dire l'opposto di ciò che in realtà dice. Così recita l'opera: « Trinità: La parola Trinità non si trova nella Bibbia, e

per quanto usata da Tertulliano nell'ultima decade del secondo secolo, non trovò formalmente posto nella teologia della Chiesa fino al IV sec. ». Ma continuando, il dizionario dice a spiegazione della suddetta affermazione e che il geovismo ha nascosto: "Quella della Trínità è tuttavia la dottrina distintiva e comprensiva di tutta la fede cristiana. Essa fa tre affermazioni: che c'è un solo Dio; che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo ciascuno è Dio; che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono ciascuno una Persona distinta. In questa forma essa è diventata la fede della Chiesa dal tempo in cui essa ricevette la sua piena

formulazione per le mani di Tertulliano, Atanasio, ed Agostino.(cf The Illustrated Bible..., op. cit. pag. 1597.)

 

Così, con la tecnica dei puntini il geovismo nasconde che:

 

a) Tertulliano, già alla fine del Il sec. Usò la parola Trinítà;

 

b) Gìà Tertuffiano diede piena formulazione teologica alla Trinità;

 

c) Il Dizionario afferma che il Figlio è Dio così come lo Spirito Santo e il Padre;

 

d) La dottrina della Trinità è distintiva e comprensiva di tutta la fede cristiana.

 

Così scrive il geovismo nell'opuscolo in esame al sottotitolo: Cosa insegnavano i Padri preniceni? "I Padri preniceni sono riconosciuti importanti maestri religiosi dei primi secoli dopo Cristo. Ciò che insegnavano è interessante. Giustino Martire, nato verso il 165 E.V., definiva il Gesù preumano un angelo creato, diverso dall'Iddio che fece tutte le cose".

Diceva che Gesù era inferiore a Dio e che "non faceva mai nulla all'infuori di ciò che il Creatore… voleva che egli facesse e dicesse".( Dovreste credere…, op. cit. pag. 7)

Non è questo il pensiero di Giustino. Leggiamo nella sua prima "Apologia" LXIII: « Ora la Parola di Dio è suo Figlio... I Giudei sono dell'opinione che fu il Padre dell'universo a parlare a Mosè, mentre fu davvero il Figlio di Dio chiamato Angelo ed Apostolo.

 

Per questo i Giudei sono accusati dallo Spirito della profezia e da Gesù stesso, perché non conoscono né il Padre, né il Figlio, perché essi affermano che il Figlio è il Padre, non conoscono né il Padre, né sanno che il Padre dell'universo ha un Figlio; il quale, essendo la primogenita Parola di Dio, è anche Dio e apparve anticamente sotto forma di fuoco e a somiglianza di un angelo a Mosè e agli altri profeti ». Quindi è del tutto falso affermare come fa il geovismo che Giustino Martire definiva il Gesù preumano un angelo creato, in realtà afferma che il Figlio, essendo la primogenita Parola di Dio, è anche lui Dio.

Senza citare nessuna fonte dalla quale avrebbe tratto la notizia, l'opuscolo antitrinitario dice:

« Ireneo, morto verso il 200 E.V., sosteneva che il Gesù preumano aveva un'esistenza separata da Dio ed era inferiore a Lui. Spiegava che Gesù non era uguale al "solo vero Dio", il quale regna supremo su tutti e oltre al quale non c'è nessuno" ». Del tutto opposto è il pensiero di Ireneo. Nella sua opera "Adversus" Ireneo scrive: « Dio Padre e la sua Parola hanno formato tutte le cose create per mezzo della loro propria potenza e sapienza ». Quindi Gesù non era inferiore al Padre come si vuole fare credere. L'opuscolo continua quindi a sostenere la sua "verità" ricorrendo alla falsità. Invece Ireneo continua dicendo: « Il Padre e la sua stessa parola sostengono la creazione simultaneamente e la Parola nata dal Padre dona lo Spirito a tutti corne il Padre vuole ».(cf  IRENEO di LIONE, Adversus Aereses, libro II, cap. XVIII,)

Se la Parola sostiene la creazione simultaneamente al Padre, vuol dire che è uguale a Dio; « Il Creatore del mondo è davvero la Parola di Dio; e questo è nostro Signore che negli ultimi tempi fu fatto uomo, esiste in questo mondo e che in maniera invisibile contiene tutte le cose create, che è inerente all'intera creazione, dal momento che la Parola di Dio governa e dirige tutte le cose ». Se la Parola di Dio governa e dirige tutte le cose, come fa il geovismo a dire che secondo Ireneo, Dio regna supremo da solo? Inoltre dice: « Gesù Cristo, Figlio di Dio incarnatosi per la nostra salvezza..., la risurrezione dai morti e la ascensione corporale al cielo del diletto Gesù Cristo…Signore nostro e Salvatore e Re (cf Adversus Aereses, libro I, X, I)

E ancora: « Egli (Verbo) era veramente ciò che sembrava, era Dio, e ricapitolava in sé questa carne dell'uomo, già da Lui plasmata ».( Idem, libro III, XVIIII,I )

Sempre a pag. 7 dell'opuscolo in esame, si legge: « Clemente Alessandrino, morto verso il 215 E.V., definiva Gesù nella sua esistenza preumana "una creatura", mentre chiamava Dio "l'increato", ed anche "imperituro e unico vero Dio".

 

Diceva che il Figlio "veniva dopo il solo onnipotente Padre", ma non era uguale a lui ».

Sarebbe del tutto opportuno che il TdG che ha conservato la propria facoltà di riflessione e di valutazione, si premuri di leggere qualche suo scritto; si accorgerà che Clemente di Alessandria insegnò esattamente il contrario di quanto gli fa dire il geovismo, che lo cita senza riferire la fonte dalla quale è tratto il suo pensiero. Nella sua opera "Il Pedagogo", Clemente dice "Il nostro pedagogo è simile a suo Padre Iddio di cui è Figlio: Dio puro in forma d'uomo, esecutore del volere patemo, Lògos Dio, Colui che è nel Padre, Colui che è alla destra del Padre, Dio anche con la forma umana ».(CLEMENTE ALESSANDRINO, Il pedagogo libro I, II, 4, 1.)

Negli scritti di Clemente Alessandrino troviamo affermato con esattezza il dogma della Trinità, la generazione del Verbo, che non solo precede la creazione, ma è senza principio, perché il Padre non è Padre se non alla condizione di avere un Figlio. (ndr certo, altrimenti si potrebbe pensare che ci fu un tempo in cui Dio non era Padre, era solo Dio, ma non Padre e per giunta muto, visto che gli mancava la Parola. E’ evidente che questa è un’eresia, ma i comuni TdG  non se ne accorgono.)

 

Nell'opera gli "Stromati" Clemente dice: « Il Presbiterio spiegò il signíficato di "dal principio", dicendo che il principio della generazione non è separato dal principio del Creatore, perché quando egli dice "quel che fu dal principio" egli intende parlare della generazione senza principio del Figlio, il quale è coesistente col

Padre ». Ci fu, quindi, una Parola che implica una eternità senza principio; come anche la stessa Parola, cioè il Figlio di Dio, che essendo uno con il Padre nella uguaglianza della sostanza, è eterno ed increato.

E che Egli sia stato sempre la Parola è detto dalle parole "nel principio c'era la Parola. Gesù era la Parola della vita ... fattasi in grado di essere toccata ... ? e noi vi mostriamo quella vita eterna che fu con il Padre!" Chiamando in causa il Padre, egli intende dire che il Figlio esistette sempre, senza principio... ";(cf CLEMENTE ALESSANDRINO, Gli Stromati, libro V, 1. 1.3,)

 

La Divina Parola, egli che è chiarissimamente Divinità, colui che è uguale al Signore dell'Universo; perché

egli era suo Figlio e la Parola era in Dio ... ».( Idem libro VII, II.6.1.)

 

Nel "Protreptico"  Clemente dice: « Questo è il canto nuovo, cioè l'apparizione, che fra noi ha brillato soltanto ora, del Verbo che era nel principio e perciò preesisteva: apparve sulla terra da poco il preesistente Salvatore, apparve Colui che esiste in Colui che esiste (Dio), perché "il Verbo era presso Dio", come Maestro; apparve il Verbo dal quale sono state create tutte le cose, e dopo averci dato nel principio il vivere mediante la creazione, ci insegnò il ben vivere ... per poterci procurare dopo, come Dio, il vivere eternamente ».( CLEMENTE ALESSANDRINO, Il Protreptico, 1,7,3.)

Tertulliano è un altro grande personaggio deIl'antichità che il geovismo cita per sostenere le sue dottrine.

A pag. 7 del famoso opuscolo "Dovreste credere nella Trinità?" scrive: « Tertulliano, morto verso il 230 E.V., insegnava la supremazia di Dio, dicendo: "Il Padre è diverso dal Figlio (un altro), in quanto è maggiore; colui che genera è diverso dal generato; colui che invia è diverso dall'inviato". E aggiunse: "Ci fu un tempo in cui il Figlio non era... Prima di tutte le cose, Dio era solo" ».

Non è dato sapere, come al solito, da quale fonte il geovismo abbia tratto il brano riportato, solo la profonda ignoranza del pensiero del grande africano può giustificare l'accettazione di simili frasi costruite a tavolino dal C.D.

Tertulliano espone la dottrina trinitaria tradizionale in termini che resteranno definitivi nella teologia cattolica; parla di unità di sostanza nella Trinità delle persone. Fu il primo a darci una vera dottrina nei termini e nei concetti, esattamente uguale a quella che sarà codificata a Nicea e trasmessa da duemila anni di storia della Chiesa di Cristo, come già si è accennato.

Nella sua opera: "Adversus Praxean ", dice: « ... il Dio unico ha un Figlio, il suo Verbo, che procede a Lui stesso per mezzo dei quale tutto fu fatto, e nulla fu fatto senza di lui. Questo Figlio fu mandato dal Padre nella Vergine e da lei nacque, uomo e Dio... »,( Q. S. F. TERTULLIANO, Adversus Praxean, II, 1,3) e prosegue: « ... è possibile credere in un Dio, unico, solo se si ritiene che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo siano la stessa cosa... il tutto si ha nell'uno per l'unità della sostanza, rimanendo tuttavia salvo il mistero di quella economia che dispone l'unità nella Trinità, ordinando i tre che sono il Padre, il Figlio e lo spirito Santo: tre di grado e non di stato, di forma e  non di sostanza, di aspetto e non di potere, essendo unica invece la sostanza, unico lo stato e unico il potere, perché unico è Dio, dal quale si hanno e i gradi e le forme e gli aspetti, che chiamiamo Padre, Figlio e Spirito Santo ».(Adversius Praxean, II, 1,3)

Sono interessanti le argomentazioni che Tertulliano espone sempre in "Adversus Praxean "; dice: « I semplici, per non dire gli sconsiderati e gli ignoranti, hanno paura di questa parola "Trinità«" ... Essi non capiscono che bisogna credere in un Dio, certamente unico, ma con la sua economia. Essi immaginano che questa economia, questo numero, questa disposizione della trinità suppongano la divisione dell'unità, mentre invece l'unità, derivando da se stessa la trinità, non è distrutta ma regolata da essa. Essi vanno ripetendo che noi predichiamo due o tre dèi, che loro invece rimangono fedeli al culto di un unico Dio, e non si accorgono che questa unità, mal compresa, costituisce un'eresia, mentre la trinità, ben spiegata, costituisce la verità ».( Idem III, I.)

 

Sempre Tertulliano nell' "Apologetícum ", dice: « Cristo è la Parola che procede da Dio ed in questa processione egli è generato così da essere Figlio di Dio ed è chiamato Dio dall'unità della sostanza con Dio. Anche Dio è Spirito, quindi Cristo è Spirito da Spirito, Dio da Dio, Luce da Luce. Ciò che esce da Dio è Dio, figlio di Dio ed i due sono uno. A questa maniera, anche, essendo Spirito da Spirito e Dio da Dio, egli è secondo nella maniera dell'esistenza, nella posizione, non nella natura. Nel seno di una vergine, come era stato predetto, si fece carne ».( Apologeticum, XXI, II.)

In un altro passo Tertulliano scrive: « . la Chiesa è propriamente ed essenzialmente quello stesso Spirito nel quale è la trinità di un'unica Divinità, Padre, Figlio e Spirito santo. E' Lui che forma il legame di quella Chiesa che il Signore fondò sulle tre Persone ».( De Pudicitia, XXI, 16. Per le citazioni vedi "Guido BOSIO", Iniziazione ai PadrC, S,EI, Torino, 1963, voi. I, pp. 309-377.)

 

Citando Ippolito, l'opuscolo antitrinitario lo presenta in tal modo: «Ippolito, morto verso il 235 E.V., diceva che Dio era “L’unico Dio", “Il primo e il solo, il Fattore e Signore di tutto", al quale "nulla è coevo" (di uguale età). Ma era Uno ed era solo; il quale, volendolo, portò all'esistenza ciò che prima non esisteva, come il creato Gesù nella sua vita preumana ». dell'opuscolo. Fin qui il testo. Occorre innanzi tutto evidenziare che la frase conclusiva "come il creato Gesù nella sua vita preumana", non è di Ippolito ma degli autori geovisti sono abituati a trarre conclusioni da premesse che non le consentono, quali E' vero che Ippolito scrive c'è solo un Dio al quale nulla è coevo, ma questo è anche l'insegnamento della Chiesa.

Quello che il geovismo invece non dice, è proprio la spiegazione che Ippolito dà a questa asserzione.

Si tratta di una affermazione molto importante, tanto è vero che il geovismo si  preoccupa subito di nasconderla con la ormai collaudata tecnica dei puntini di sospensione.

La frase è questa: « Egli, (Dio), mentre esisteva da solo, pure esisteva nella pluralità e non poteva non essere in compagnia della sua ragione, della sua potenza, che è il Figlio di Dio ».

Dice testualmente: « Apparve un altro accanto a Dio; ma quando dico un altro, non intendo dire che ci sono due "Dei", ma che questo altro è come luce di luce, acqua della fonte, raggio di sole ».(Sant'IPPOLITO, i Philòsophumena, libro IX, XII, 18.)

Inoltre Ippolito chiama Gesù "Onnipotente" e dice che il Dio Onnipotente che appare in Ap. 1,8 è proprio Gesù. Invece il geovismo afferma che solo Geova è "Onnipotente"; mentre Gesù è "Potente".

E' interessante notare l'intendimento di Ippolito sulla scrittura di Rm 9,5 che contrasta vistosamente con l'intendimento geovista; Ippolito nella omelia: "La dimostrazione contro i giudei " dice: « Consideriamo la parola dell'apostolo "dai patriarchi venne Cristo secondo la carne, Egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli". Queste parole dichiarano il mistero della verità giustamente e chiaramente. Colui che è sopra ogni cosa, è Dio; per questo Egli parla audacemente e dice: "tutto mi è stato dato dal Padre mio". Colui che è sopra ogni cosa, Dio benedetto, è nato, è divenuto uomo. Egli è quindi il Dio per sempre"

Per Ippolito, il Dio per sempre, il Dio benedetto è Gesù. A dimostrazione di come il geovismo non sia d'accordo con la divinità di Gesù basta consultare la sua traduzione di Rtn. 9,5 nella T.N.M.; il geovismo ha alterato il testo con l'ausilio della tecnica della parentesi.( Tratto dall'opuscolo.- Perché dovreste credere nella Trinità, del Movimento Biblico Cattolico, GRIS, Casamassima, Bari, pag. 42.) (vedasi prospetto finale dei testi riferiti a Gesù manipolati dal geovismo).

L'opuscolo antitrinitario geovista a pag. 7 dice: « Origene, morto verso il 250 E.V., diceva che "il Padre e il Figlio sono due sostanze  ... due rispetto alla loro essenza", e che "in paragone col Padre,[il Figlio]è una luce molto piccola" », Ancora una volta il geovismo non cita la fonte dalla quale ha tratto il presunto pensiero di Origene.

 

Ma basta dare uno sguardo alle sue opere per rendersi conto di quanto false ed infondate siano queste affermazioni. Nel Proemio 4, del "De principis", vi si legge: "Gesù…facendosi uomo, rimase Dio". Sempre in "De Principús", che è l'opera più importante di Origene, il più antico manuale di dogmatica, il primo saggio di sviluppo teologico sistematico della dottrina cristiana, Origene dice: « Noi non diciamo, come ritengono gli eretici.. che il figlio è creato dal nulla dal Padre, in modo che ci fu un tempo in cui Egli non era ma escludendo dall'invisibile e dall'immateriale ogni rappresentazione sensibile, noi diciamo che il Verbo, la Sapienza, è generato senza alcuna reazione corporale, precisamente come la volontà procede dall'intelletto... Come la luce non  potrebbe esistere senza lo splendore, similmente non si può concepire il Figlio senza il Padre, poiché egli è la figura espressa dalla sua sostanza, il suo Verbo, la sua sapienza. Come si può dunque dire che ci fu un tempo in cui il Figlio non era?  

Equivale a dire che ci fu un tempo in cui non era la verità, in cui non era la sapienza, in cui non era la vita perché queste perfezioni appartengono all'essenza di Dio e non sono inseparabili dalla sua sostanza ».(cf DePrincipiis, libro IV, 28.) Quindi secondo Origene, Dio è unità e trinità "Noi crediamo che vi siano tre Persone : il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo". Il Verbo è Dio, distinto dal Padre, eternamente generato, non creato, "non ci fu un tempo in cui non fosse" non è una emissione di sostanza  (In loann. II,6, ma un atto eterno, come splendore di luce eterna. ( In lerem., X,4.)

Il verbo è della stessa sostanza del Padre

Secondo Origene dunque la Trinità è unità di natura in tre Persone divine, in gradazione diversa di pienezza.

La sua condizione è ancora subordinazionista, nonostante tanti aspetti positivi, che sono vera conquista per la scienza teologica. Dobbiamo a lui termini tecnici fondamentali, confermati dai concili, (nel senso di persona), e l'approfondimento e formulazione di concetti basilari della teologia trinitaria(Cfr. Iniziazione ai Padri, op- cit. pag. 55 1.)

Dagli scritti geovisti emerge la tendenza a dimostrare la loro antichità sostenendo che il loro fondatore Russel avrebbe solo restaurato nel 1879 ciò che l'errore dei Papi e l'apostasia, aveva distrutto, e che in realtà i primi cristiani erano dei geovisti. A loro dire anche Ireneo di Lione, venerato come santo nella Chiesa Cattolica e vissuto nel Il sec. E.V.  era un TdG, addirittura nel linguaggio geovese era un "sorvegliante della congregazione di Lione", ossia l'anziano che presiedeva la congregazione geovista nella Francia di quel tempo.

Addirittura affermano « Da giovane conobbe bene Policarpo sorvegliante della congregazione di Smirne ».(cf La Torre di Guardia" del 15/7/1990 pag. 22.)

Era un testimone di Geova anche Policarpo!

(ndr incredibile la fantasia dei TdG è impressionante, potrebbero tranquillamente partecipare ad un concorso mondiale di romanzi fantascientifici, vincerebbero sicuramente il primo premio.)

 

E aggiungono: « le argomentazioni di Ireneo includevano la fede nel Millennio, e la prospettiva di una pacifica vita futura sulla terra ».( Idem pag. 23.)

Ma, immaginando che qualcuno avrebbe fatto ricerche per proprio conto sugli scritti di Ireneo, la Torre di Guardia si affretta ad aggiungere: « Si deve ricordare che Ireneo visse in un tempo di cambiamenti e di predetta apostasia. A volte le sue argomentazioni sono un po' vaghe, persino contraddittorie! »( Idem pag. 23.) come se Giustino Martire, Ireneo di Lione, Clemente Alessandrino, Tertulliano, Ippolito, Origene, non siano vissuti in un tempo di cambiamento.

 

Anche questa è una brillante trovata per giustificare l'insegnamento del tutto opposto a quello dei TdG. dei Padri menzionati, ed includere il loro pensiero tra le argomentazioni vaghe e contraddittorie. Roma, dai due gloriosissimi apostoli Pietro e Paolo", della sua supremazia su tutte le altre Chiese. (Adversus Aereses, libro III, c.III, 2.3.)

Lo stesso Ireneo era sottomesso al papa, nella cui persona riconosceva il "vicario di Cristo".

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01/09/2009 16:07

CAPITOLO VII

 

 

6.0. GESU' E' "DIO" O UN DIO

 

Nella logica geovista dove tutto deve trovare posto nel razionale, ci si chiede come può Gesù essere allo stesso tempo Dio e Figlio di Dio. Certo, è irragionevole dire che uno è figlio di se stesso, ma questo non è l'insegnamento trinitario della Chiesa.

La dottrina trinitaria della Chiesa non dice che Gesù è suo Padre e viceversa.

Il geovismo non vuol capire che il Padre ed il Figlio sono due Persone distinte.

La versione della Bibbia dei TdG, traduce Gv. 1,1: "In principio era la Parola, e la Parola era con

Dio, e la Parola era un dio". (Cfr. T.N.M., op. cit., ed.1987)

Nella precedente edizione traducevano Gv. 1,1: ". E la Parola era dio", senza l'articolo indeterminativo. (Cfr. T.N.M., ed 1967)

 

Commentando il brano di Giovanni, si legge nelle pubblicazioni edite dalla Società Torre di Guardia: "Le Scritture indicano chiaramente che Gesù, dalla nascita alla morte, fu tutto e per tutto un uomo. Se Gesù sulla terra fosse stato sia un uomo che Dio, perché mai si sarebbe rivolto ripetutamente in preghiera a Geova? Quelli secondo cui Gesù era un uomo-Dio citano vari passi biblici nel tentativo di dimostrare che Gesù fa parte della Trinità adorata dalla cristianità, e che egli è uguale a Dio in sostanza, potenza, gloria ed eternità.

Ma quando si esaminano a fondo questi passi ci si accorge che i sostenitori della divinìtà di Cristo vi leggono più di quello che in realtà vi è scritto"( La Torre di  Guardia de 15/1/1992, pag. 21.)

L'opuscolo antitrinitario sostiene: "La Bibbia afferma chiaramente che il Gesù preumano era un essere spirituale creato, così come gli angeli erano essere spirituali creati da Dio. Né gli angeli, né Gesù esistevano prima di essere creati. Gesù nella sua esistenza preumana fu il principio della creazione di Dio. (Ap. 3,14)" (Dovreste credere nella Trinità?, op. cit. pag. 14.)

"Principio (greco archè) non può correttamente interpretarsi nel senso di principiatore o originatore della creazione di Dio; Giovanni usa più di venti volte la parola archè e sempre nel comune significato di principio.

Si, Gesù fu creato da Dio come principio della creazione invisibile. Notate la stretta affinità che c'è tra l'origine di Gesù e le espressioni della Sapienza personificata di Pr.8,22: « Javè mi creò fin dall'inizio del suo potere, prima delle sue opere ... »(versione cattolica a cura di S. Garofalo); qui la Sapienza è usata per simboleggiare colui che Dio creò e la maggioranza degli studiosi è concorde nel dire che in realtà essa rappresenta Gesù come creatura spirituale prima della sua esistenza preumana. In qualità di Sapíenza nella sue esistenza preumana, Gesù aggiunge: "Io stavo accanto a Dio come architetto »(Pr. 8,30,Ga).

Fu quindi per mezzo di questo artefice subordinato che l'Iddio Onnipotente creò tutte le altre cose".( Cfr. Dovreste credere.  pag. 14.)

 

Va precisato che, secondo il punto di vista cattolico, il dogma della Trinità consiste nella verità che nell'unità della divinità ci sono tre Persone: il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo, essendo queste tre Persone veramente distinte l'una dall'altra.

 

Noi adoriamo un Dio nella Trinità e la Trinità nell'unità, senza confondere le Persone, né dividere la sostanza. Il Padre non è creato né generato da alcuno; il Figlio è generato, non creato dal Padre; lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio.

 

Nella Trinità nessuno è maggiore dell'altro, tutte e tre le Persone sono coetanee e coeguali. Per dimostrare che Gesù Cristo è Dio sono molto chiare le parole riportate in Gv. 20,28,: « Rispondendo Tommaso disse (a Gesù) "Mio Signore e mio Dio!" » (ma non nel senso di stupore o di meraviglia o di esclamazione, né tanto meno secondo l'interpretazione "mio Dio, cosa ti è successo!", come vorrebbe fare credere il geovismo). Se Tommaso chiamò "Dio" il risorto Gesù Cristo, e Gesù non lo rimproverò, vuol dire che Cristo provò a Tommaso ed a tutti la propria identità; era veramente il Signore Iddio. La dottrina trinitaria della Chiesa non ha mai avanzato l'assurda tesi che continuamente il geovismo le rimprovera, e cioè che uno uguale a tre. Ciò sarebbe vero nel caso in cui si sostenesse che una Persona è uguale a tre Persone, o che una sostanza divina è uguale a tre sostanze divine.

 

Nella confessione trinitaria invece si afferma l'unità della sostanza e la Trinità delle Persone, o l'unità della sostanza nella Trinità delle Persone.

 

Di uno e tre si parla quindi sotto aspetti interamente diversi. "La dottrina cristiana della Trinità si fonda esclusivamente sulla storia di Dio con gli uomini, sull'autorivelazione storica del Padre per mezzo di Gesù Cristo nello Spirito Santo ... La confessione trinitaria del cristianesimo risponde al problema primordiale che investe l'uomo e il genere umano. La confessione di un unico Dio in tre Persone vuole rispondere ad un problema che riguarda l'intera umanità, ma che specifica, pure il cristianesimo: al problema della unità nella molteplicità, di una unità che non assorbe il molteplice, ma lo configura in una totalità, non significa miseria, bensì ricchezza e compimento ultimo".( W. KASPER, Il Dio di Gesù Crisio, Queriniana, Brescia, 1989, pag. 317.)

In quanto Dio uno, Dio è pure unico. L'unicità di Dio non è dunque una qualche sua proprietà, ma è implicita nella sua stessa essenza. Unità e unicità di Dio, come ci vengono affermate dalla Bibbia,

sono tutt'altro che di Dio, limitazioni: intera, è il Primo e l'Ultimo (Ap. 1,8), il Dominatore dell'Universo (Ap. 4,8). L'unità di Dio è al tempo stesso la sua universalità che congiunge tra loro tutti gli uomini".( Walter KASPEK Il Dio di Gesù Cristo, Queríniana, Brescia, 1989, pag. 320.)

 

La stessa fede in Gesù poggia sul fondamento trinitario; crediamo in Gesù perché il Padre lo ha risuscitato dai morti e lo ha costituito "Kyrios", (At. 2,36).

D'altro canto l'opera salvifica di Gesù implica pure la missione dello Spirito Santo.

Si può confessare che Gesù è il Signore, solo nello Spirito Santo (1 Cor. 12,5 e seg.) e partecipare alla sua realtà soltanto nello Spirito. Per cui la confessione cristologica non può che tradursi in confessione trinitaria.

"Chi, oggi, sente parlare di tre persone quasi inevitabilmente collega a tale termine la rappresentazione di tre diversi centri di coscienza e di azione, cosa che porta ad una interpretazione eretica dei dogma".(cf AA. VV. Mysterium Salutis; Queriniana, Brescia, 5' ediz., 1980, pag. 446.)

 

"Credere che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo hanno una sola sostanza o una sola natura o una sola essenza vuol dire credere ed affermare l'unità del loro essere divino, la loro perfetta parità sul piano della divinità, e dunque il loro essere un solo Dio.

All'interno di essa le tre Persone si distinguono per il loro reciproco relazionarsi".(cf  Bruno FORTE, Trinità come storia, ed. Paoline, Cinisello Balsamo (MI), 4° ed., 1988, pag. 141)

 

L'espressione "tre Persone" non vuole indicare quindi né una moltiplicazione numerica dell'essenza, né una uguaglianza della personalità delle tre Persone.

Occorre allontanare una volta per tutte dal concetto di "Persona" tutto quanto potrebbe significare tre soggettività distinte e separate, come purtroppo insiste a dire e scrivere il geovismo.( Cfr. Ragioniamo, op. cit, pag. 405.)

 

Per quanto riguarda la parola greca archè, viene usata in diversi sensi nel N.T.; secondo il lessico di Thayer che i TdG ritengono autorevole, (arché) significa anche il mezzo per il quale una qualsiasi  cosa ha inizio, l'origine, la causa attiva". (Cfr. Achille AVETA, I Testimoni di Geova, un'ideologia che logora, ed. Deboniane, Roma, 1990, pag. 119.)

Inoltre Eb. 7,3 conferma il fatto che Gesù non ebbe principio; l'autore paragona Melchisedec a Cristo, definendolo uno "senza principio".

Stando alle affermazioni del geovismo, "principio della creazione di Dio" (Ap. 3,14) vorrebbe dire: primo di una serie di cose create in quanto "arché" usato da Giovanni più di venti volte, vuol dire sempre "principio", prima cosa creata.

Ma quando "arché" è applicato a Dio, non potrà mai avere il significato di prima cosa creata, ma semplicemente il principiatore, la causa di qualcosa.

Nella maggior parte dei casi in cui Giovanni usa "arché" significa: il punto,iniziale del tempo. Non c'entra affatto l'idea di prima cosa di una serie. I passi sono: Gv. 1, 1-2; 6,64; 8,44; 15,27; 16,4; 1Gv. 1,1; 2,7.13.14.24; 3,8 11; 2Gv. vs. 5.6.

 

Tre volte nell'Apocalisse "archè" è riferito a Dio come a causa di qualcosa (Ap. 1,8; 21,6; 22,13;).

C'è da ritenere che almeno in questi passi il geovismo vorrà negare che "arché" significhi prima cosa di una serie di altre cose. Dio è il principiatore, causa agente ed il fine delle cose, causa finale.

Quindi dei cosiddetti più di venti casi in cui è usato "arché" la parola non ha il significato datole dal geovismo.

C'è un solo caso in cui è presente l'interpretazione: Gv. 2,11.

Inoltre, "arché" non significa solo principio, ma anche dominatore, re, governatore, padrone.

 

Quando "arché" nel N.T. è applicato ad una persona, quasi sempre ha il significato di: padrone di una certa cosa. In particolare il plurale "archè" è frequente, ed è di solito tradotto: Principati o qualcosa di simile (Lc. 12,11; Rm. 8,38; Ef 3,10; 6,12; Col. 1, 16; 2,15; Tito 3,1;). Due volte è usato al singolare col

significato di "dominio" (Lc. 20,20; Giuda 6). Tre volte è usato nel significato di "tutto il dominio", oppure "ogni dominatore" (1 Cor. 15,24; Ef .21; Col. 2,10;).

 

Inoltre in Col. 1,18, unico altro luogo nel N.T. dove Gesù è chiamato "arché", anche se la traduzione comune è "principio", quel "principio" ha il significato quasi certo di "dominatore, padrone". Questo perché in quel contesto (1,16; 2,10- 15) il plurale "archai" appare con il significato di "dominatori" ed anche perché

Col. 1,18 è certamente parallelo ad Ap. 1,5 dove Gesù è "il dominatore" dei re della terra.

 

Ma "arché" può significare anche "sorgente", "causa", "origine", specialmente quando "arché" è usato in riferimento alla creazione del mondo. E' il caso di Ap. 1, 8; 21,6; 22,13; dove Dio è chiarnato "principio e fine di tutte le cose".

Dio è colui che da' origine al creato e che lo consuma.

Egli è la prirna causa e la causa finale di tutto.

Quindi "arché" non significa in Gv. 1,1 "prima cosa creata" come erroneamente sostiene il geovismo.(Cfr. Perché dovreste credere nella Trinità?, op. cit. pag. 69.)

A proposito di Prov. 8,22, il verbo ebraico "qanah" viene reso da alcune traduzioni "mi ebbe con sé", "mi possedette", "concepì". La sapienza di Dio, essendo un suo attributo, era una parte integrale della sua natura eterna e non poteva essere stata creata. In Prov.. 8,22 siamo di fronte ad una personificazíone

della Sapienza divina.

Sant'Agostino dice: « il Padre è dunque sapiente per la sua propria sapienza, che Egli stesso è, e il Figlio è la sapienza del Padre che procede dalla sapienza che è il Padre, dal quale il Figlio è stato generato ».(cf Sant'AGOSTINO, De Trinitate, Città Nuova, Roma, 1998, libro XV, 7.12.)

L'unica cosa che Prov. 8,22 dimostra è che la Sapienza era preesistente all'universo.

Ma se Cristo fosse la sapienza personificata e fosse stato creato, allora dovremmo credere che ci fu un tempo in cui Jahwè fu senza sapienza.

 

Sant'Agostino dice: « Se la Parola fosse stata creata, per mezzo di quale altra Parola sarebbe stata creata? L'evangelista dice: "In principio era la Parola".

 

Se era vuol dire che non è stata creata ».(cf Commento al Vangelo di Giovanni, I discorso, n. 11. 12.)

 

L'errore di fondo dei T. di G. consiste nella confusione che fanno riguardo a ciò che la Bibbia dice di Gesù in quanto uomo, e cerca ciò che essa dice in quanto Dio, consustanziale al Padre. Omettendo numerosi passi biblici che affermano chiaramente la divinità di Cristo, i TdG strumentalizzano ciò che la Bibbia dice

di Lui in quanto uomo per negare la sua uguaglianza col Padre (cfr. Gv. 14,28).

 

 

7.1. Giudizi sulla T.N.M.

 

Ho avuto modo di ricordare come la Società Torre di Guardia, nel tentativo di sostenere le sue credenze, ricorra sistematicamente a fonti ritenute autorevoli.

 

Per fornire una migliore lettura circa la "stima" che gli autori citati spesso dal geovismo nutrono nei confronti della Bibbia prodotta dal C.D. definita ed osannata dai vertici del geovismo una traduzione letterale, accunita, molto apprezzata da esperti traduttori e studiosi",( Cfr. Tutta la Scrittura è ispirala da Dio e utile, ed. da Watch Tower, 1971, pag. 326.) riporto alcuni giudizi: « Il prof H.

H. Rowely afferma: (riferendosi alla Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Ebraiche in inglese) "Dall'inizio alla fine questo volume è un fulgido esempio del modo in cui la Bibbia NON dovrebbe essere tradotta" ». Antony Hoekema, dottore in teologia: “La loro Traduzione dei Nuovo Mondo non è una versione obiettiva della Bibbia in inglese moderno, ma traduzione di parte in cui molti degli originali insegnamenti della Soc. Torre di Guardia sono stati introdotti di contrabbando.”

Henry J. Heydt giunse alla seguente conclusione poco lusinghiera dopo avere esamínato la TN.M.: « Consideriamo la TN.M un grossolano insuccesso ed un travisamento di parte incompiuto ai danni della Sacra Parola di Dio ».

 

Ray C. Stedman dà il seguente giudizio: « Un accurato esame che va al di là dell'esteriore apparenza di erudizione (dei traduttori), rivela un autentico miscuglio di fanatismo, ignoranza, pregiudizio e parzialità che viola ogni nonna di critica biblica ed ogni base di dotta integrità ».( Australian Record del 20/5/1974, pag. 6.)

 

in una occasione il prof J. R. Mantey, citato diverse volte nelle pubblicazioni edite dalla Soc. Torre di Guardia, così si espresse in riguardo alla T.N.M.: « Dopo aver studiato la loro erronea traduzione in centinaia di versetti del N.T., si è chiarita in me la convinzione che quando la Scrittura era in disaccordo con loro particolari insegnamenti, essi deliberatamente, l'hanno tradotta in modo erroneo, oppure hanno alterato il testo al punto tale che potrebbe sembrare che ci sia qualche apparente sostegno per le loro opinioni non scritturali.

 

Ma ciò che è di gran lunga peggio, essi, (i traduttori anonimi della TN.M) si sono resi colpevoli di deliberato inganno. Ciò rende la loro traduzione detestabile ».( Cfr. I TdG., Un'ideologia che logora, op. cit. pag. 73.)

 

In sostanza, i T. di G. fanno e disfanno le regole grammaticali e sintattiche ebraiche pur di sostenere un loro assunto teologico. Il C.D. prima formula della sua dottrina e poi cerca a tutti i costi di adottare dei versetti biblici a sostegno delle sue credenze, indipendentemente dalla visione globale della Scrittura. Il loro non è né un metodo regressivo, né un metodo genetico progressivo, ma metodo di adattamento.

 

E' uno strano modo di procedere nella riflessione teologica, ma è una esigenza per sostenere con basi scritturistiche le loro credenze. Riguardo al comitato di traduzione, Mantey scrive: « Essi mi citano fuori dal contesto. Tradurre Gv. 1,1 "la Parola era un Dio" nel testo originale greco è grammaticalmente scorretto ». Inoltre in una lettera dell'1 1/7/1974 indirizzata al C.D., lo stesso Mantey scriveva: "Non c'e' affermazione, nella nostra grammatica, che consente di dire che "un dio" sia traduzione accettabile di Gv. 1,1.

Una simile traduzione è scorretta. Tenendo presenti questi fatti, e specialmente perché mi avete citato fuori dal contesto, vi invito a non citare più il "Manual Grammar of the Greek New Testament", cosa che avete fatto negli ultimi ventiquattro anni, e neppure me, in nessuna delle vostre pubblicazioni, da questo

momento in poi ».

 

Inoltre, lo studioso W. Barclay, informato dell'uso che il C.D. aveva fatto di un passo di un suo scritto, ha detto: « L'articolo della Torre di Guardia mi ha , mediante studiate mutilazioni, fatto dire l'opposto di ciò che intendevo dire ».( Cfr. I T. di G., Un'ideoIogia che logora, op. cit. pag. 133.)

 

 

7.2. Preghiere rivolte a Gesù

 

Da 2000 anni cristiani di ogni nazione e lingua invocano il nome di Gesù perché sanno che "non c'è nessun altro nome dato tra gli uomini per mezzo del quale possiamo essere salvati".(At 4,12)

 

L'apostolo Paolo dice: « Chiunque invoca il nome del Signore sarà salvato ».( Rm. 10,13;)

 

Bisognava aspettare quasi 2000 anni per scoprire che Gesù non va invocato né pregato. E' la scoperta della teologia geovista. Le pagine della Torre di Guardia, la Bibbia aggiornata dei T. di G. ne spiegano le motivazioni

 

In un articolo dal tema: « "Si deve pregare Gesù? ",  è scritto "Pur indicando che, possiamo invocare il nome di Gesù, la Bibbia non dice che dovremmo pregarlo. Gesù promise chiaramente ai suoi discepoli:

"Se voi chiederete qualche cosa nel mio nome, io lo farò". Per far questo, ci si deve rivolgere a lui in preghiera? NO. La richiesta va rivolta a Geova Dio, ma nel nome di Gesù; (Gv. 14,14) »( La Torre di Guardia del 15/12/1994, pag.25.)

 

In un successivo articolo della stessa rivista in un articolo dal titolo "Preghiere rivolte a chi?", gli editori scrivevano: « Nelle loro preghiere i cristiani si rivolgono soltanto a Geova ed a nessun altro, e lo fanno nel nome di Gesù Cristo*. (Gv. 14,14) L'asterisco (*) rimanda ad una nota in calce, la quale si premura di precisare, nel caso in cui qualcuno non l'avesse ancora capito: "*si noti che la preghiera è fatta mediante Gesù, non a Gesù" ».( La Torre di Guardia del 1/2/1995, pag.5)

In uno dei tanti testi di catechesi oditi dalla Soc. Torre di Guardia si dice: « Gesù non insegnò a pregare lui stesso, né la sua madre umana Maria, né alcun'altra persona.

 

Geova è Onnipotente, perché dovremmo dunque rivolgerci ad alcuna persona inferiore? »( La verità che conduce alla vita eterna, ed. dalla Watch Tower-, 1968, pag. 152.)

La Bibbia insegna realmente che Gesù non va pregato? Per rispondere alla domanda, colgo un suggerimento riportato dai T. di G. nel manuale "Ragioniamo facendo uso delle Scritture" pag. 8: "Ogni volta che è possibile, chiedete alle persone di prendere la loro Bibbia e di cercare le Scritture, affinché si rendano conto che ciò che dite si trova in realtà nella loro stessa copia delle Scritture.

Ma chi mette in pratica tale suggerimento avrà una sorpresa, poiché in Gv. 14,14 (il versetto da loro suggerito), si legge: "Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome io lo farò".( Cfr. La Bibbia, nuovissima versione dai testi originali, ed. Paoline, Cinisello Balsamo (NU), 1987. Cfr. La Bibbia di Gerusalemme, op. cit.; cfr. La Bibbia a cura di twns. Garofalo, Op. cit.)

 

Apparentemente il testo dei T. di G. e quello delle Bibbie cattoliche è uguale, ma nel versetto in esame vi è un "Mi" che smentisce la dottrina geovista.

 

Il vs. 14 è inserito nel contesto della preghiera sacerdotale di Gesù; il pronome riflessivo "Mi" rende evidente che le preghiere devono essere rivolte a Gesù.

 

La replica del T. di G. sarà: "Ma chi mi garantisce che la traduzione corretta è la vostra o la nostra?"

L'obiezione è legittima. Ma viene meno l'asserzione che la loro Bibbia è uguale a tutte le altre Bibbie. Inoltre, sempre seguendo i loro suggerimenti, si può avere la risposta alla loro obiezione consultando il "loro" testo greco, definito dai dirigenti geovisti "un testo molto prezioso, perché può servire da salvaguardia contro l'errore dei capi religiosi che torcono la scritta Parola di Dio".( La Torre di Guardia del 1/6/1970, pag. 344.)

Questo testo che traduce il N.T. dal greco in inglese, prende il nome di "The Kingdom Interlinear Traslation ofthe Greek Scriptures ", comunemente chiamato: 'L'interlineare del Regno ". Tale testo è per noi preziosissimo perché non solo si può rispondere all'obiezione sopra citata, ma consente di dimostrare i numerosi cambiamenti apportati al testo sacro, e le manipolazioni operate dai responsabili del movimento a danno della Parola di Dio; questo modo di abusare della Parola di Dio dice la poca considerazione in cui tengono il testo sacro, anche se sovente nelle loro pubblicazioni viene citato Pr. 30,6: "Non aggiungere nulla alle sue parole".( Cfr. Ap. 22.18-19.) Oggi questo testo è stato fatto sparire dalla circolazione, e non lo forniscono più nemmeno ai T. di G. che lo richiedono (e dire che i loro depositi ne sono pieni), perché ogni copia è una palese evidenza dell'infedeltà della loro Bibbia.
Avere stampato e distribuito nel passato l'Interlineare" è pure un segno evidente della poca stima che i capi del movimento hanno dei loro adepti, perché ritenuti incapaci di accorgersi delle manipolazioni della T.N.M. di fronte al testo greco.

Altro testo biblico comprovante la legittimità delle preghiere rivolte a Gesù, è At. 7,59.

Nel contesto si parla dei motivi che hanno determinato la lapidazione di Stefano ed al vs. 59 si legge: "  ... e lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: « Signore Gesù accogli il mio spirito ».

Questa preghiera formulata da Stefano in punto di morte è una chiara evidenza della divinità di Gesù, e dato che Gesù è Dio, Stefano lo prega.

E' significativo il fatto che Stefano, nel momento in cui innalza la sua preghiera a Gesù, è "pieno di Spirito Santo";(Cft. At. 7,55.) non sta delirando a motivo dei dolori nè parla nel delirio della morte, come vorrebbe fare credere il geovismo.

Tutto ciò contrasta con l'intendimento dei vertici americani geovisti, e così, per aggirare l'ostacolo, a Brooklyn hanno pensato bene di eliminare la prova biblica che Gesù era l'oggetto della preghiera di Stefano.

Se consultiamo la loro "Bibbia", in At. 7,59 vi si legge: "... gettavano pietre contro Stefano mentre faceva appello e diceva: « Signore Gesù ricevi il mio spirito ». Il "fare appello", è tutt'altra cosa che pregare.

Fare appello è un termine giuridico; ad esempio, Paolo si appella a Cesare per evitare la fustigazione in quanto cittadino romano.( Cfr. At. 25,11.)

 

Nel caso di Stefano, che sta vivendo una situazione tragica, trovandosi in punto di morte, l'unica cosa che gli resta da fare è pregare. Molti, soprattutto ex T. di G. hanno accusato il C.D. del cambiamento operato ai danni di At. 7,59.

Nella loro edizione della "Bíbbia con le note in calce" del 1987, hanno inserito un asterisco in At. 7,59 alla parola "appello" e nella relativa nota in calce vi si legge: "Faceva appello, o invocava, pregava".

 

Dunque, non solo confinano in nota quanto darebbe loro fastidio nel testo sacro, ma asseriscono che "fare appello" ha lo stesso significato di "invocare, pregare".

 

Sarebbe più corretto inserire il proprio intendimento nella nota in calce. Il testo sacro è non va alterato per nessun motivo. Il vs. 59 dà molto fastidio al geovismo, perché confuta e mostra prive di fondamento gran parte delle loro dottrine:

 

1) Stefano non vede "Michele" seduto accanto al Padre, ma Gesù; crolla il loro insegnamento che dopo la morte, Gesù tornò ad essere l'arcangelo Michele; 

 

2) Crolla la teoria che Gesù non va pregato, ma si prega solo il Padre in quanto creatura superiore;

 

3) Crolla l'insegnamento circa l'anima; non si capisce come mai Stefano prega, chiedendo a Gesù di ricevere il suo spirito, dal momento che "l'uomo non ha una anima" che sopravvive alla morte, ma

torna nella inesistenza proprio come qualsiasi animale;

 

4) Crolla tutto l'insegnamento geovista che vede in Gesù solo l'uomo, negando qualsiasi idea di divinità; infatti, dato che si prega solo Dio (Geova) l'unico che può essere adorato, ammettere che anche Gesù va pregato significa ammettere la sua divinità che implica l'adorazione. Di fatto, a Gesù spetterebbe quello che spetta a Dio. Tutto ciò non può trovare posto in casa geovista. Difatti, quando il verbo greco

"Proskynéo" = adorare, si riferisce a Dio, agli idoli, a Satana, lo traducono correttamente con "adorare", quando , invece si riferisce a Gesù, viene tradotto con "rendere omaggio", come nel caso dei Magi (Mt. 2,2.), del lebbroso (Mt. 8,2.), delle pie donne dopo la sua risurrezione (Mt. 28,9.), degli apostoli (Lc. 24,52.).

 

Altro grave errore commesso dal geovismo, nell'edizione della TN.M del 1967 riguarda Eb. 1,6.

Tutte le varie versioni bibliche, compresa la T.N.M. traducono questo versetto: "Ma quando introduce il primogenito nel mondo dite: « Tutti gli angeli di Dio lo adorino ». Si tratta dell'adorazione dovuta a Gesù, perché Dio. L'autore di Ebrei stava citando Dt. 32,43 nella versione della LXX, ed il Sal. 97,7 nell'originale ebraico. Sia la LXX con "proskynéo', che l'ebraico "shahah", hanno lo stesso significato di "prostrarsi".

In Eb. 1,6 gli angeli devono prostrarsi dinanzi a Dio, perché le citazioni dell'A.T. richiamano Dio, e questo Dio è detto espressamente essere Gesù Cristo; gli angeli devono prostrarsi dinanzi a Gesù come vero Dio eterno ed Onnipotente. Eb. 1,6 è una affermazione biblica molto chiara, e non ha bisogno di altre esplicitazioni, perché parla di Cristo che è riconosciuto come Dio.

Quando alcuni T. di G. si sono resi conto che Eb. 1,6 si riferiva all'adorazione che era dovuta a Gesù in quanto Dio, fanno pervenire al C.D. di Brooklyn alcune lettere di chiarificazione. Si chiede : "Se Eb. 1,6 dice che a Gesù, spetta l'adorazione anche degli angeli, come mai noi crediamo ed insegnamo che Gesù non va adorato? 

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01/09/2009 16:08

Il geovismo, tenta di ricorrere all'idea di "adorazione relativa", cioè quella che passa attraverso qualcuno ed arriva a Dio. Anche noi cattolici parliamo di "adorazione relativa" e la riteniamo esatta, per esempio, quando parliamo di adorazione relativa (meglio dire venerazione) alla Beata Vergine o ai Santi. Ma qui non si tratta affatto di adorazione relativa, perché la persona alla quale si deve adorazione è il Dio vero ed onnipotente dell'A.T. nella Persona di Gesù Cristo. Quindi in Eb. 1,6 bisogna adorare Dio che è Gesù Cristo.

Siccome i vertici geovisti sì sono resi conto che questa risposta era alquanto evasiva, ed i dubbi persistevano, sono ricorsi ad una soluzione più sicura, e cioè fare dire alla stessa ispirata Parola di Dio che Gesù non va adorato.

Come per incanto, dalla loro bibbia scompare in Eb. 1,6 il verbo "adorare", (riferito a Gesù), (Cfr. TNM., del 1967.) e nella T.N.M. del 1987 si legge sempre in Eb. 1,6:      " e tutti gli angeli di Dio gli rendano omaggio".  Per premunirsi dagli attacchi di chi, conoscendo le loro tecniche, li avesse per l'ennesima volta accusati di avere falsificato la Parola di Dìo, sono ricorsi ancora una volta all'asterisco, e nella relativa nota in calce precisano: "Rendano omaggio, o adorino, gr. Proskynesàtosan; lat. Adorent"

 

Ancora una volta la loro "bibbia" è stata adattata per sostenere una dottrina precostituita.

 

 

CAPITOLO VIII

 

8.0.  I TdG. ED IL 1914

 

L'anno 1914 è una data fondamentale per la cristologia del geovismo: tutto l'impianto teologico della loro fede è stato costruito su questa data, nella quale, secondo i loro calcoli, Gesù il Cristo è stato intronizzato quale re del Regno di Dio nei cieli.

 

Questo evento profetizzato, (vedi SaI. 110, 12) è strettamente collegato alla "parousìa" di Cristo, e questo sarebbe avvenuto, secondo i calcoli infallibili degli unti del C.D., proprio nel 1914; nel linguaggio geovese, "parousia" significa "presenza invisibile".

 

Crollando il "castello di sabbia" (così è stato definito da mons. Lorenzo Minuti, presidente nazionale del GRIS) su cui si basa tutta la loro dottrina, crolla tutta la loro teologia che ha proprio come fondamento tale data.

 

L'aspetto cronologico è quello che maggionnente contraddistingue e rende singolare, se non unico, il loro messaggio. Tanti di coloro che vengono a contatto con i T. di G. rimangono colpiti dalla novità del messaggio costruito su una complicata impalcatura cronologica elaborata dal fondatore C. T. Russel ed in

seguito corretta e riveduta dai successivi dirigenti.

 

I T. di G. vanno ormai ripetendo da più di cento anni che "entro la generazione che vide" gli avvenimenti del 1914 si verificherà la fine di questo sistema di cose malvagie che culminerà nella battaglia di Armaghedon, dal momento che tale data ha segnato la fine del dominio umano durato "sette tempi" ed ha visto l'affermazione del dominio mondiale di Dio. Ma chiediamoci: "Perché i T di G. dicono che il Regno di Dio è stato stabilito nel 1914? Su cosa si basano i loro calcoli? Come si arriva a tale data?"

 

La risposta la attingiamo direttamente dalle fonti geoviste.

 

Sono due, secondo gli scrittori ispirati del geovismo, le indicazioni che additano il mese di Ottobre del 1914 il momento in cui "Geova Dio intronizzò il suo diletto Figlio, il Signore Gesù Cristo, (come mai non è chiamato Michele?) come re del Regno celeste".( La Torre di Guardía dei 15/10/1990, pag. 19, par. 17. (le parentesi sono mie)

 

Sempre secondo le fonti geoviste in quella particolare occasione si adempì la profezia contenuta in Ap. 12,7., che vide coinvolti in una guerra celeste Gesù-Michele e Satana.

 

Le due fonti che permettono, di stabilire la data degli avvenimenti sono:

a) la cronologia biblica;

b) gli avvenimenti verificatesi dal 1914 in poi che adempiono la profezia biblica.

"Apprendemmo della guerra in cielo e la sconfitta e l'espulsione dalle corti celesti di Satana e dei suoi demoni per opera di Gesù e la nascita del Regno di Dio; apprendemmo che il Diavolo ha dovuto limitare le sue operazioni alla terra da quando fu espulso dal cielo in seguito alla guerra in cielo iniziata nel 1914".( Annuario del 1976 dei T di G., ed. da Watch Tower..., 1977, pag. 145.)

Gli storici dovranno rivedere le cause che hanno determinato lo scoppio della prima guerra mondiale, perché l'attentato di Sarajevo non c'entra nulla; ma a provocare il primo conflitto mondiale, secondo gli studiosi geovisti americani, è stato in realtà Satana per sfogare la sua rabbia in seguito alla sconfitta subita ad opera di Michele. Da quella data Satana vaga nello spazio atmosferico in prossimità della terra

determinando appunto lo scoppio della prima guerra mondiale. Se qualcuno, spinto dalla curiosità, volesse sapere quando è stata data questa sensazionale notizia ai fedeli T. di G., legga l'annuncio contenuto nellaT.G del1/3/1925, (ed. inglese) nell'articolo dal titolo: "Nascita della nazione".(Cft. Annuario del 1976, op. cit. pag. 145.)

Quindi ben 11 anni dopo la presunta guerra in cielo

 

Chi avesse da ridire su tale ritardo, è bene che tenga in considerazione le notevoli distanze che intercorrono tra la terra ed i luoghi celesti dove si sono svolti gli avvenimenti. Per dare un'idea della enorme distanza, bisogna considerare che l'angelo Gabriele, secondo le ben informate fonti geoviste, per arrivare sulla terra e dare l'annuncio a Maria, impiegò ben sei giorni , mentre Gesù nella sua ascensione al cielo per presentarsi al cospetto di Dio nel suo luogo di dimora, impiegò un po' meno.( J. F. RUTHERFORD, Riconciliazione, ed. da Watch Tower, 1928, pag. 14. (cfr. op. I T. di G., Il ruggito degli agnelli, di Sergio DE PAOLIS, pag. 22)

 

Come ulteriore sviluppo della nascita "intorno al 4/5 Ottobre del 1914 del Regno di Gesù Crìsto, e relativa intronizzazione alla destra di Dio, il Messia Gesù appena incoronato uscì cavalcando per vincere i suoi nemici terreni, le nazioni gentili, che avevano calpestato i suoi diritti del Regno".(cf Quindi è fìnito il mistero di Dio, ed. da Watch Tower) Esattamente tre anni e mezzo dopo, che corrispondono a "tre tempi e mezzo, o quarantadue mesi dopo, milleduecentosessanta giorni dopo, nel 1918 quelli che s'erano addormentati nella morte, furono risuscitati alla vita come divine creature spirituali in cielo".( Quindi è finito il mistero di Dio, op. cit. pag. 289.)

 

"Per questa intronizzazione del suo Figlio Gesù Cristo, non si dovette aspettare che fosse completata, risuscitata e glorificata la vera chiesa, la congregazione dei 144.000 fedeli seguaci di Gesù Cristo generati dallo spirito.

 

Nel 1914 nessuno di questi era ancora in cielo".( Idem pag. 726, par. 10)

 

"Nel 1914 Gesù arrivò per sedersi sul proprio trono messianico quale Re e giudice. Il giudizio iniziò nel 1918 da coloro che si professavano cristiani. Gli unti vincitori morti prima d'allora sarebbero stati quindi risuscitati e si sarebbero uniti a Gesù nel suo regno. (Mt. 25,3 1.)"( Rivelazione... , op. cít. pag. 73, par. 23.)

"Tutto indica che questa risurrezione celeste cominciò nel 1918, dopo l'intronizzazione di Gesù nel 1914 e l'inizio della sua vittoriosa cavalcata regale con la purificazione dei cieli da Satana e i suoi demoni".( Idem pag. 103, par. 12.)

 

E' stato calcolato che il numero dei risuscitati nel 1918, secondo il rapporto annuale dei partecipanti alla commemorazione, ammonterebbe a circa 70.000 unti.

 

La cifra è stata ottenuta sottraendo dai 144.000 coeredi di Cristo coloro che alla Commemorazione dei 1935 hanno preso gli emblemi.( Gli emblemi, pane azzimo e vino rosso, possono essere presi solo da coloro che si professano unti. Unto è il T. di G. che crede di andare in cielo dopo la propria morte. Il numero degli unti chiamati a regnare con Cristo in cielo è limitato a sole 144.000 unità (AP. 14,1.3.). tutti questi unti sono identificati anche col nome di "piccolo gregge". Il fatto originale è che, in pratica, ogni T. di G. può dichiarare di appartenere alla classe degli unti o a quella delle "altre pecore": la decisione, infatti, dipende dall'opera dello spirito di Dio, che pone in loro e coltiva la speranza della vita celeste" (cfr. La Verità che conduce alla vila eterna, pag. 78). " Commemorazione della morte di Cristo è l'unica celebrazione dei T. di G., e ricorre annualmente nel giorno che corrisponde al 14 Nisan del calendario ebraico: in quella occasione si ricorda il sìgnificato della morte di Cristo e si imita la procedura descritta in Lc. 22,19,20.)

 

Il 1935 è l'anno in cui, secondo i T. di C., è stata completata la scelta alla chiamata celeste, essendo stato completato in quell'anno il numero di coloro che ne avrebbero fatto parte.

Quindi secondo i calcoli geovisti, in 2000 anni di cristianesimo, solo 70.000 hanno accettato Cristo e sono stati ritenuti degni di essere risuscitati. Le decine di migliala di martiri per la fede non sono nemmeno degni di menzione.

I T. di G. ritengono che i Tempi dei Gentili, o "fissati tempi delle nazioni", o "sette tempi",( Cfr. T.N.M., Dan. 4,16.23-25.) siano un periodo di 2520 anni, e credono che Gesù stesse parlando di questo periodo di tempo quando pronunciò la parole riportate nel Vangelo".... e Gerusalemme sarà calpestata dalle nazioni, finché i fissati tempi delle nazioni non siano compiuti"( Lc. 21,23.24. )

A cosa fanno riferimento le parole di Luca? A questo corrispondono i "fissati tempi delle nazioni"? Come il C.D. calcola questo periodo di tempo? Traiamo la risposta . dalla fonte ufficiale: "Gerusalemme rappresentava il Regno di Dio, in quanto si diceva che i suoi re sedessero sul trono dei Regno di Geova. (I Cron. 28,4.5.; Mt. 5,34.35.) I governi gentili, rappresentati dalle bestie selvagge, avrebbero quindi calpestato il diritto del Regno di Dio di dirigere gli affari umani ed avrebbero governato essi stessi sotto il controllo di Satana (cfr. Lc. 4,5.6.). per quanto tempo sarebbe stato permesso a questi governi di esercitare tale dominio prima che Geova desse il Regno a Gesù Cristo? Dan. 4,16 dice: per "sette tempí".' La Bíbbia mostra che nel calcolo del tempo profetico un giorno va calcolato come un anno. (Ez. 4,6; Num. 14,34;) Quanti sono dunque i "giorni" in questione? Ap. .2.3. dice chiaramente che in quella profezia 42 mesi (tre anni e mezzo) equivalgono a 1260 gíorni. Sette anni sono il doppio, cioè 2520 giorni.

 

Applicando la regola di "un giorno per un anno", si arriva a 2520 anni".( Ragioniamo facendo uso….op. cit. pag. 95.)

I 2520 anni si ottengono anche moltiplicando 7x360, essendo un "tempo" o anno biblico" di 12(mesi) x 30(giorni) =360.

 

Secondo i calcoli elaborati dal C.D., si evince che l'inizio dei 2520 anni va fissato a partire dal 607 a.E.V., anno della distruzione, di Gerusalemme (secondo le fonti storiche geoviste). "Come si arriva quindi al 1914? Se si contano 2520 anni dai primi di Ottobre del 607 a.E.V. si arriva ai primi di Ottobre del 1914 E.V.

in quell'anno Satana ed i suoi demoni furono espulsi dal cielo e scagliati sulla terra".( Cfr. Ragioniamo…., op. cit. pag. 95) Facciamo alcune considerazioni sulla esegesi geovista della profezia di Daniele e della sua decorrenza; secondo Lc. 21,24 "Gerusalemme sarà calpestata dalle nazioni, finché i fissati tempi delle nazioni non siano compíuti".

 

Se i "tempi dei gentili" o "fissati tempi delle nazioni" o "sette tempi" sono un periodo durante il quale le nazioni hanno prevalso sul Regno di Dio , e se questo periodo è finito nel 1914 come sostiene il C.D., perché le nazioni dominano ancora oggì incontrastate?

 

Perché i "7 tempi" non poterono cominciare nel 70 d.C. con la distruzione di Gerusalemme ad opera dei romani?

 

Come mai il C.D. amplia la portata di alcuni particolari narrati da Gesù in Mt. 24,21.22? Per esempio: Ia grande tribolazione" citata in questi versetti, fu circoscritta alla regione comprendente Gerusalemme; perché il C.D. le assegna un adempimento su scala mondiale?

 

Inoltre, "la carne" che si sarebbe salvata simboleggiò i Giudei sopravvissuti all'assedio di Gerusalemme nel 70 d.C.; come mai il C.D. afferma invece che tale "carne" prefigurava i T. di G. che sarebbero sopravvissuti alla distruzione dell'attuale società umana nella imminente battaglia di Armaghedon?

 

Perché i T. di G. forzano l'interpretazione del sogno del re Nabucodonosor nportato in Dan. 4,1-17, relativo ai "sette tempi", mentre lo stesso profeta dice che il significato del "sogno" si adempì a Nabucodonosor? (Dan. 4,33.)( Cfr. I T di G , ideologia che logora, op. cit. pag. 249.) Inoltre, applicando la regola "un giorno per un anno, di Ez. 4,6 lo stesso profeta dovette stare per 390 anni coricato sul fianco sinistro, e 40 anni sul fianco destro.( Cfr. Ezec. 4,4-10.) Per di più al versetto 10 si dice che "il profeta si sarebbe dovuto nutrire con 288 grammi di cibo ogni anno, essendo 20 sicli il cibo di un giorno profetico o anno, ed un siclo equivale ad 11,4 grammi.

 

E ancora: se la regola "un giorno per un anno" deve valere sempre, come mai nel libro "Rivelazione..." si dice che 1260 giorni o tre tempi e mezzo di Riv. 12,14 corrispondono "a tre anni e mezzo letterali e decorrono dalla primavera del 1919 all'autunno del 1922?"( Cfr. Rivelazione, il suo grandfoso…. op.cit. pag. 184.)

 

Perché sempre su "Rivelazione  si dice che i 42 mesi di Ap. 11,2 "sono letterali e vanno dall'Ottobre del 1914 alla primavera dei 1918"?( Cfr. Rivelazione, il suo grandioso..., op. cit. pag. 162.)

 

Perché sul "Finito il mistero " parlando dei tre tempi e mezzo di Ap. 11,23 si dice: "ciascun tempo è equivalente ad un anno solare di 365 e un quarto di giorni"?( Cfr. Quindi è finito il mistero..., op. cit. pag. 261.)

 

Ancora: se i 2520 anni sono stati ottenuti dalla moltiplicazione 7x360, computando l'anno di 360 giorni, nel calcolo della loro decorrenza bisogna tenere conto della loro effettiva durata, dato che ad ogni 4 anni di decorrenza si ha una differenza di 21 giomi, differenza tra il calendario lunare di 360 giorni ed il

calendario solare di 365 e un quarto di giomi; il che comporta nell'intero periodo di 2520 anni una differenza di 13.230 giorni equivalenti a circa 36 anni. Quindi, la presunta intronizzazione di Gesù con la

relativa identificazione della "generazione" di Mt. 24,34 sarebbe dovuta avvenire nel 1878 e non nel 1914.

 

Inoltre la cronologia elaborata dal C.D. che conduce al 1914 è molto lacunosa anche dal punto di vista archeologico e non tiene conto di certi fatti ben documentati; difatti la Bibbia narra che Gerusalemme fu distrutta dai Babilonesi nel 19' anno del regno di Nabucodonosor (Cfr. Ger. 52,12.); quindi, secondo gli storici, la

distruzione del tempio di Gerusalemme avvenne intorno all'anno 587 a.C.; ma i matematici geovisti, per far quadrare i conti, hanno dovuto anticipare di un ventennio gli avvenimenti.

 

In definitiva, da un albero che simboleggiava Nabucodonosor e ciò che doveva accadere a lui essendo che (l'albero sei tu , o re" Dan. 4,19), i T. di G. ne hanno fatto derivare la sovranità di Dio in relazione alla nostra terra.

 

 

 

CAPITOLO IX

 

9.0.  PAROUSIA, PRESENZA O VENUTA!

 

Molti commentatori biblici pensano che citando le guerre, le carestie, le pestilenze, i terremoti, l'aumento dell'illegalità Gesù abbia voluto dare il segno della sua venuta.( Cfr. Mt. 24.)

La Soc. Torre di Guardia non ha dubbi come si è detto che il segno composito di Matteo si sia manifestato in una misura senza precedenti a partire dal 1914.

Questo, a suo parere, indica che la parousia di Cristo e l'inizio degli ultimi giomi sia da collocare in quell'anno, e che Armaghedon giungerà prima che sia scomparsa la generazione del 1914.

 

In tale data Gesù Cristo sarebbe ritornato sulla terra dando inizio alla "parousia", cioè la sua "presenza invisibile". A chi chiede come sia possibile che la presenza di Gesù nel mondo sia passata e passi inosservata, la Soc. Torre di Guardia risponde che Gesù è venuto tra noi invisibilmente e che il suo regno si è insediato nei cieli invisibili di Dio. Il testo biblico su cui fermerò l'attenzione, è preso da Mt. 24,1 La T.N.M. lo rende così: "Dicci quando avverranno queste cose, e quale sarà il segno della tua presenza e del termine del sistema di cose".

 

A parte poche altre traduzioni, come avremo modo di vedere, la maggioranza dei traduttori traduce "parousia" con "venuta", e non con "presenza". Gli esegeti del geovismo, su cosa basano tale traduzione?

Il loro dizionario blblico, alla voce "Presenza", dice: "Questo termine traduce il greco parousia, composto da parà= presso ed ousìa= l'essere, (da eimì, io sono).

Quindi "parousia" significa letteralmente "essere presso", cioè ---presenza".

Ricorre 24 volte nelle Scritture Greche Cristiane, spesso a proposito della presenza di Cristo in relazione al Regno messianico. (vedi T.N.M. appendice 5 B. pp. 1578,1579.) Molte traduzioni rendono questo termine in svariati modi. In alcuni versetti lo traducono "presenza", ma più spesso "venuta".

Questo ha dato origine all'espressione "seconda venuta" o "secondo avvento" di Cristo Gesù, (essendo parousia tradotto adventus nella Vulgata latina in Mt. 24,3).

 

Anche se la presenza di Gesù implica necessariamente il suo arrivo nel luogo in cui è presente, traducendo parousia con "venuta" si dà risalto unicamente all'arrivo, e si lascia in ombra la successiva presenza. Pur ammettendo come traduzione di parousia sia "arrivo" che "presenza", in genere lessicografi riconoscono che l'idea principale trasmessa da questo termine è la presenza della persona. W. E. Vine afferma: "Parousia.. , indica sia un arrivo che una successiva presenza ... A proposito del ritorno di Cristo, quando la Chiesa viene rapita in cielo, non significa semplicemente una sua momentanea venuta per i suoi santi, ma la sua presenza con loro da quel momento fino alla Sua rivelazione manifestazione al mondo" . (Vine's Expository Dictionary or Old and New Testament Words, 1981, vol. 1, pp. 208,209)

 

Un lessico spiega che nella letteratura greca secolare a volte "parousìa" è usato a proposito della "visita di un regnante o di un alto funzionarío".( H. G. Liddell e Scott; A Greek-English Lexicon, riveduto da H. S. Jones, Oxford, 1968, pag. 1343)

 

Nell'appendice della sua Emphasised Bible (pag. 271) V. B. Rotherham afferma: "In questa edizione il sostantivo "parousìa" è uniformemente reso "presenza" (escludendo venuta come corrispondente di questo termine). Il significato di "presenza" è mostrato così chiaramente dalla contrapposízlone con

"assenza"…che sorge spontanea la domanda: Perché non renderlo sempre così"?.

 

La parousìa di Mt. 24,3 si riferisce ad una presenza speciale che avrebbe riguardato tutti gli abitanti della terra, influendo su di loro, e sarebbe stata inseparabilmente legata alla piena espressione dell'autorità di Gesù quale Re unto da Dio.( Perspicacia nello studio..., op. cit. vol. 2°, pag. 648.) Fin qui il geovismo.

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01/09/2009 16:08

Ma chi conosce i metodi adottati dagli scrittori del geovismo, nel citare le fonti, sa bene che tutte le volte che è possibile è buona norma controllare direttamente alla fonte i testi citati, o quanto meno consultare testi che trattano il problema. La risposta alle affermazioni geoviste è stata data da C. Olof Jonsson nel suo libro: "Il segno degli ultimi giorni ". "Nella domanda posta a Gesù e risposta in Mt. 24,3: « Quale sarà il segno della tua venuta? », la parola venuta traduce il greco parousìa. Il significato originario di parousìa è presenza, ma è ormai un fatto filologicamente accertato che al tempo di Gesù il vocabolo era correttamente usato in un altro significato che la Società Torre di Guardia volutamente ignora, ostinandosi a considerare "presenza" l'unica accezione corretta del termine e rivelando in ciò un "interesse acquisito".( C. OLOF JONSSON e Wolfgang HERBST, Il Segno degli ultimi giorni, ed. Deboniane, Roma, 1992, pag. 28)

L'affermazione che la "parousìa" di Cristo ha avuto inizio nel 1914 e che a partire da quell'anno è possibile coglierne le tracce negli avvenimenti mondiali, implica, in effetti, che il segno di cui si informavano i discepoli indichi la presenza già in atto di Gesù, che Gesù, cioè, è già venuto ed è presente invisibilmente; non sarebbe un preannuncio di essa, un segno che precederebbe la venuta di Gesù, segnalandone l'imminenza. Conseguentemente la T.N.M traduce la domanda di Mt. 24,3 come segue: "Dicci quando avverranno queste cose, e quale sarà il segno della tua presenza e del termine del sistema di cose?" L'idea che questa traduzione sottintende è che la seconda presenza di Cristo consti di due sequenze, la prima delle quali è rappresentata da una presenza invisibile che si protrae fino alla seconda, costituita dalla rivelazione di essa al mondo nella battaglia di Armaghedon. "Si tratta di un'idea tutt'altro che originale, visto che fu proposta da H. Drummond, uno dei futuri fondatori della Chiesa Cattolica Apostolica di E. Irving.

Tale teoria della "presenza invisibile" o della "venuta in due fasi", meglio conosciuta oggi come teoria del "rapimento segreto", fu poi ben presto condivisa da altri interpreti di profezie.

 

Essa fu adottata non solo dagli Irvingiti ma anche dai seguaci di J. Darby, fratelli di Plytnounth, ad opera dei quali si diffuse soprattutto tra i millenaristi, quei cristiani, cioè, che credevano in un futuro millennio sulla terra, letteralmente inteso.

Per molti sostenitori della venuta in due fasi la parola greca "parousìa" divenne il punto cruciale della questione.

Si credeva comunemente che questo termine si riferisse alla prima fase della venuta di Cristo, alla sua presenza invisibile "nell'aria", e che con "epiphania", "apparizione", ed "apokàlypsis", "rivelazione", si indicasse la seconda fase della venuta, l'intervento di Cristo sulla scena mondiale nella battaglia di Amaghedon".( Cfr. Il segno degli ultimi giorni, op. cit. pag. 29)

Dare alla parola "parousìa" il significato di venuta o di presenza non è in sé indifferente. Ne deriva infatti una diversa interpretazione e della domanda posta dai discepoli e dalla risposta di Gesù. "Il reverendo R- Govett, sostenitore della teoria dei rapimento segreto nel 1866, scriveva: « Se diciamo: "Qual è il segno della tua venuta?" allora stiamo chiedendo un segno dei futuri movimenti del Salvatore dai cieli altissimi. Se diciamo: "Qual è il segno della tua presenza?", stiamo chiedendo una prova dell'esistenza segreta di Gesù nell'aria. I discepoli chiesero: "Quale sarà il segno della tua presenza" Questo ci garantisce che essi immaginavano, che Gesù sarebbe stato presente in segreto »". (The Rainbow, giugno 1866, pag. 265)( Cfr. Il Segno degli ultimi giorni, op. cit. pag. 29.)

 

C. T. Russel, fondatore dei T. di G. fece proprie queste considerazioni. Nel 1876 sotto l'influenza di N. H. Barbour, di fede avventista, (di cui Russel era assistente) e dei suoi associati, Russel adottò "presenza" come l'unico significato di parousìa e se ne servì per imporre la sua teoria, che cioè, Cristo era venuto nel

1874 segretamente e invisibilmente, così come era stato predetto da Barbour.

 

Nell'adozione di tale significato giocò un ruolo di primissimo piano il fallimento della predizione del 1874; ed il conseguente bisogno di giustificarlo. Esso rimase poi operante nella cerchia di Russel fino agli anni trenta del nostro secolo, quando all'improvviso si "scoprì" che la "invisibile presenza" di Cristo aveva avuto inizio nel 1914, e non nel 1874. Che il significato più esatto di parousìa sia "presenza", e che esso sia l'unico possibile nel contesto biblico, è opinione che incontra ormai scarso credito tra i traduttori biblici i quali, con rarissime eccezioni, a "presenza" preferiscono tutti "venuta", "avvento", "arrivo".

 

Fino alla metà dei XIX secolo, pare che pochi traduttori biblici siano stati propensi a tradurre parousìa con "presenza".

"Il primo traduttore del XIX sec. Che rese parousìa con "presenza" in Mt. 24, fu, con ogni probabilità, R. Young nella sua Literal Translation of the Holy Bible, del 1862.

Due anni dopo, B. Wilson, uno dei primi capi del movimento religioso conosciuto oggi come Chiesa della Conferenza Generale di Dio, pubblicò il The Emphatic Diaglott (1864) dove tradusse parousìa con "presenza" tutte le ventiquattro volte in cui il termine ricorre nel N.T.

Questo gruppo professa vedute simili a quelle dei T. di G. su dottrine come la Trinità, l'anima, e l'inferno di fuoco. Si giunge così al 1872, allorché B. Rotherham pubblicò il The Emphasized New Testament. Nella terza edizione riveduta dell'opera, del 1897, Rotherham passo', nella traduzione di parousìa, da "arrivo" precedentemente adottato a "presenza".

 

La ragione del cambiamento, come egli stesso spiegò, nell'Appendice alla terza edizione, va rintracciata in una parziale adesione dell'autore, alla teoria della "venuta in due tempi". La parousìa di Cristo, egli spiega, può essere non solo un evento, ma anche un "periodo più o meno esteso", durante il quale "devono avere

luogo certe cose".

 

Rotherham era stato influenzato nel suo pensiero dalla stretta amicizia con alcuni ideatori della rivista The Rainbow, della quale lo stesso Rotherham fu editore negli ultimi tre anni della sua pubblicazione (dal 1885 al 1887).

 

Nel nostro secolo le traduzioni che rendono "parousìa" con "presenza" in Mt. 24 sono: A Concordant Version (1962) di A. E. Knoch, la Bible Numerics (2' ed., 1935) di I. Panin, la Traduzione del Nuovo mondo delle Scritture Greche Cristiane (1950) della Società Torre di Guardia, il New Testament di J. L. Tomanek, la Restoration of Original Holy Name Bible (1968), il Todays English New Testament di D. Klingensmith (1972) ed il New Testament (1972) di Dyrnond.

 

Altre traduzioni danno qua e là "presenza" come significato letterale di parousìa nelle note in calce, ma optano per "venuta", "arrivo", o espressioni simili al testo.

 

Che alcuni traduttori furono condizionati dalla loro adesione alla dottrina della "presenza invisibile" è chiaramente dimostrato dalla traduzione di Dymond (1972) di Mt. 24,3: "Ma nello stesso tempo dieci quali altri eventi indicheranno che tu sei ritornato sulla terra per esservi invisibilmente presente". A parte queste poche eccezioni, i traduttori sia antichi che moderni, nei versetti in cui si parla della seconda venuta di Crísto hanno preferito tradurre parousìa con venuta, avvento, arrivo, piuttosto che con presenza.

 

Perché lo hanno fatto, se la maggior parte di loro concorda sul fatto che il significato primario della parola è presenza? E' possibile che tanti esperti delle lingue originarie del N.T. non abbiano saputo cogliere il senso esatto dei termine greco? Che cosa ci dicono le prime antiche versioni dei N.T., la Latina, la Siriaca,

la Copta, la Gotica, che furono prodotte quando ancora il greco della Koinè, la lingua originaria del N.T., era una lingua viva?

 

Come intesero quegli antichi traduttori la parola parousìa?

 

 

 

9.1  Il termine "Parousìa" nelle più antiche versioni

 

9.1.1. La Vulgata

 

La Vulgata, l'opera di san Girolamo che risale alla fine del IV° secolo presenta un dato interessante.

Ben venti volte, sulle ventiquattro in cui il termine compare nel N.T., parousìa è tradotto adventus, ossia "venuta". Solo in quattro casi (1 Cor. 16,17; 2 Cor. 10, 10; Fil. 2,12 -1 2 Pt. 1, 16;.) parousìa è tradotto praesentia, "presenza", e di essi solo l'ultimo riguarda la parousìa di Cristo. Negli altri sedici casi in cui parousìa compare collegato a Cristo, Girolamo preferì rendere il termine con adventus, per la semplice ragione che egli dava alla parola parousìa il significato di "venuta" e non di "presenza".

 

9.1.2.  Vetus Latina

 

Le versioni anteriore alla Vulgata, come la Vetus Latina, tranne cinque passi (2 Cor. 10,10; Fil. 2,12; 2 Ts. 2,9; 2 Pt. 3,4.12.) dei quali però solo due riguardano la parousìa di Cristo, preferisce tradurre parousìa con "adventus", e fa questo in quindici dei diciassette versetti in cui si parla della parousìa di Cristo.

 

9.1.3. Peshitta Siriaca

 

Questa versione del V° secolo ebbe anch'essa, come la Vulgata, dei precedenti più antichi, testimoniati dai manoscritti siriaci Curetoniano e Sinaitico. Poiché il siriaco di questi manoscritti è un dialetto dell'aramaico, esso è probabilmente molto vicino al dialetto palestinese-aramaico parlato da Gesù e dagli apostoli.

Se, secondo quanto si ritiene comunemente, la lingua originaria di Gesù e degli apostoli fu l'aramaico, queste versioni siriache possono riflettere le parole effettivamente usate da Gesù e dagli apostoli.

Il corrispondente siriaco di parousìa in Mt. 24 è "me' thithà", che, alla stessa maniera del latino "adventus" significa "venuta", essendo derivato da un verbo che significa "venire".

 

9.1.4. Versione Gotica

 

Anche la versione gotica del vescovo ariano Wulfila, realizzata nella metà del IV sec. e precedente di poco la Vulgata latina, rende in greco parousìa con un equivalente di "venuta", il gotico "cums".

Dall'esame delle fonti emerge dunque che nei passi in cui si tratta della seconda venuta di Cristo, le prime versioni del N.T., realizzate quando ancora il greco della koinè era una lingua viva da traduttori espertissimi della lingua greca, preferirono rendere "parousìa" con vocaboli che significano "venuta". Perché parousìa è reso con venuta quando si riferìscono a Gesù, e con "presenza" quando si riferisce, per esempio, alla "parousìa" di san Paolo?( Cfr. 2 Cor. 10,10; Fil. 2,12-1) L'interrogativo è rimasto a lungo senza risposta, fino a quando agli inizi dei XX sec. Nuove scoperte hanno permesso agli studiosi del N.T. di giungere alla soluzione del problema.

 

 

 

9.2.   L'uso tecnico di "Parousìa"

 

Nel corso degli scavi effettuati negli ultimi cento anni nei luoghi degli antichi insediamenti greco-romani, sono venuti alla luce migliaia di iscrizioni su pietra e metallo e numerosi testi su papiro, pergamene, ceramiche.

ll primo che comprese l'importanza di tale scoperta e ne studiò i riflessi sull'esegesi biblica fu
A. Deissmann, professore dell'università di Heídelberg e di Berlino, il quale pubblicò nel 1895 i risultati delle sue indagini. La sua ricerca contribuì a gettare una nuova luce sul lessico neotestamentario

greco. Uno dei vocaboli che più si avvantaggiò delle nuove ricerche, fu appunto parousìa.

 

Pubblicando, nel 1908, "Licht vom Osten " (Luce dell'oriente), alla voce "parousìa" A. Deissman dice: "Un'altra delle idee centrali dell'antica dottrina cristiana riceve luce dai nuovi testi, cioè parousìa, o avvento, venuta, una parola in cui si esprimono le più ardenti speranze di san Paolo. Noi adesso possiamo dire che la migliore interpretazione della primitiva speranza cristiana della "parousìa" è il vecchio "avvento",

« Ecco, il tuo re viene a te ».(Mt. 21,5)

Dal periodo tolemaico fino al secondo dopo Cristo la parola ricorre in Oriente come "espressione tecnica per indicare l'arrivo o la visita del re, o dell'imperatore.

Le conclusioni a cui era pervenuto il Deissman, ricevettero ulteriore conferma dalle ricerche di altri studiosi quali: G. Milligan, J. Moulton, P. L.Schoonheim.

Oggi tutti i moderni lessici e dizionari di greco segnalano questo significato in aggiunta a quello primario di "presenza", mentre nessuno dubita più che, quando nel N.T. "parousìa" è usato riguardo alla seconda venuta di Cristo, esso abbia il significato di "visita del re".

Quindi non c'è nulla che dia l'idea di una presenza segreta, invisibile, nascosta.

A sostegno della improbabile equivalenza "parousìa = presenza", la Società Torre di Guardia porta alcune traduzioni bibliche ed il parere isolato di qualche studioso di greco. I puntelli però si rivelano più deboli dell'edificio che sono chiamati a sostenere, raccattati da testi obsoleti, che risalgono al tempo in cui si ignorava l'esistenza di un uso tecnico del vocabolo.

Così si scopre che delle cinque traduzioni bibliche portate come prova dell'esattezza, dell'equivalenza "parousìa = presenza" nella più recente trattazione della voce "parousìa" della Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, (Appendice 5 B, 1989, pp. 1578,1579), ben tre, (Emphatic Diaglott di Wilson, The Emphasized Bible di Rotherbam e The Holy Bible in Modern English di Fenton) sono anteriori agli studi di Deissman, Millígan, Moulton. La quarta è la stessa Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane, nell'edizione del 1950. Anche il grande rilievo dato al parere di I. P. Warren, che in

"The Parousìa" si rivela convinto sostenitore della linea "parousìa = presenza", si ridimensiona quando si scopre che l'opera di Warren risale al 1879.( I.P. WARREN, The Parousia, Portiand, Maine, 1879, pp. 12-15.)

Passando poi ai tre moderni lessici greci a cui la Società Torre di Guardia fa riferimento: A Greek-English Lexícon dí Liddell e Scott; Dizionario Teologico del Nuono Testamento di Kittel-Friedrich (GLN7); il Lessico di Bauer, si nota subito come di essi si faccia un uso distorto e di comodo.

Si dice, infatti, soltanto che riportano la voce "parousìa" il significato di "presenza", e si tace che non solo registrano parimenti il significato tecnico di "visita di un re", ma che sottolineano persino che quest'ultima è l'eccezione comune in cui il vocabolo compare nel N.T. in riferimento alla "parousìa" di Gesù Cristo.

Ma questo il lettore della pubblicazione della Torre di Guardia non lo saprà mai.

(ndr i comuni tdG infatti non vanno a consultare autorevoli vocabolari greci, anzi non consultano proprio niente, si limitano solo a leggere i libri che vengono loro indicati dagli anziani).

 

Si arriva infine al Lessico di Bauer, dove si legge testualmente che "parousìa" divenne il termine ufficiale per indicare la venuta di una persona di rango elevato, specialmente re ed imperatori, durante le loro visite alle provincie; una chiara negazione, come si vede, della tesi sostenuta dalla Torre di Guardia. Ma stranamente ad essa si fa riferimento come se ne costituisse la conferma, non la smentita.

Tra i dizionari, soltanto l'Expository Dictionary of New Testament Words, il dizionario greco-inglese curato da W. E. Vìne, sembra offrire un certo sostegno a chi intende la "parousìa" di Cristo come un periodo di "presenza invisibile" che sarà seguita dalla rivelazione finale alla battaglia di Armaghedon. Vi si legge

infatti: "Parousìa ... denota sia un arrivo, sia una conseguente presenza... Quando è usato a proposito del ritorno di Cristo il termine indica non semplicemente la sua momentanea venuta per i suoi santi, ma la sua presenza con loro da quel momento fino alla sua rivelazione e manifestazione al mondo".

Questa definizione della "parousìa" suona molto simile a quella della Società Torre dí Guardia.( Cfr. Ausiliario per capire la Bibbia, op. cit. pag. 10 17; anche: Perspicacia nello studio. op cit, vol. Il pag. 648)

Non sorprende perciò scoprire che essa appare identica nel dizionario biblico della Società.

W. E. Vine è stato, in realtà, uno dei più ferventi sostenitori della dottrina del "rapimento segreto" nel nostro secolo. Questo, evidenternente, lo spinse a dare di "parousia" una definizione che costituisse il puntello linguistico della sua posizione teologica, sebbene ciò lo ponesse in posizione arretrata di fronte agli esiti più modemi dell'esegesi biblica. Come detto prima, l'idea del "rapimento segreto" trovò entusiastica adesione soprattutto tra i seguaci dì J. N. Darby, noti come "i Fratelli".

Nel 1847 uno scisma tra Derby e G. Muller, il capo del gruppo de "i Fratelli" della città inglese di Bristol, spaccò in due il movimento: da una parte gli "Exclusive Brethren", che rimasero con Derby, dall'altra gli "Open Brethren", che si schierarono con Muller.

Sebbene lo stesso Muller si dichiarasse contrario alla dottrina del "rapimento segreto", il movimento degli "Open Brethren"aderì all'idea e continuò a predicarla.

W. E. Vine, nato nel 1873, sembra che sia stato fin dalla gioventù associato agli "Open Brethren". Fu un grande studioso, e il suo Dizionario è uno strumento importantissimo per lo studio del N.T. La sua definizione della parola "parousìa" fu, comunque, chiaramente influenzata dalll'adesione alla dottrina del "rapimento segreto" per la quale simpatizzo probabilmente fin dalla giovinezza…..Il famoso esegeta e commentatore biblico F. F. Bruce, sebbene fosse della stessa matrice religiosa di Vine, avanzò seri dubbi sulla correttezza dell'uso che Vine aveva fatto della parola "parousìa" nella loro dottrina escatologica. Scrive Bruce: « ci sì può chiedere se questa interpretazione della "parousìa" corrisponde al senso che la

parola aveva nel greco ellenistico. Vine adduce a sostegno il lessico di Cremer; ma Cremer scrisse un bel po' di tempo prima che lo studio dei papiri documentari rivoluzionasse le nostre conoscenze della lingua della Koinè ellenistica ».( F. F. BRUCE, in P. 0. RUOFF, W. E. VINE, His Life and Minístry , Londra, 1955, pp. 75,76.)

 

 

 

9.3.    Il contesto biblico

 

Nei casi di polisemia, quando cioè la parola ha più di un significato, decisivo per la sua comprensione diventa il contesto. Nel caso di Mt. 24,3 i discepoli chiesero a Gesù un segno che ne rivelasse la "presenza" o un segno che ne anticipasse la "venuta"!

Interrogata al riguardo, la Società Torre di Guardia fu costretta ad ammettere che i discepoli "non pensavano che Cristo avrebbe governato come glorioso spirito dai cieli e perciò non sapevano che la sua seconda presenza sarebbe stata invisibile".( La Torre di Guardia del 15/9/1965, pp. 574,575.)

 

La stessa conclusione si ha in un altro numero della rivista: "Quando chiesero a Gesù: « Quale sarà il segno della tua presenza? », non sapevano che la sua futura presenza sarebbe stata invisibile".( La Torre dì Guardia del 1/7/1974, pag. 402, par. 6)

Ma se i discepoli non pensavano che nel futuro Cristo sarebbe stato invisibilmente presente, come avrebbero potuto chiedere un segno della sua presenza invisibile?

Già questo dice che Matteo non può avere usato "parousìa" nel senso di "presenza".

I discepoli chiedevano quindi a Gesù non un segno che li avvertisse che l'evento era in atto, ma un segno che li avvertisse in anticipo dell'approssimarsi di esso. Se questa interpretazione è esatta è lecito averne conferma dal contesto.

Marco, nel suo Vangelo, offre gli elementi per una interessante verifica. Nella sua versione, la richiesta di un "segno" riguarda esclusivamente la distruzione del tempio.( Cfr. Mc: 13,1-4.)

Non è possibile pensare che i discepoli avessero bisogno di un "segno" che li avvertisse che il tempio era stato distrutto, o che la sua distruzione sarebbe avvenuta presto.

E' chiaro, invece, che essì chiedevano un "segno" precorritore dell'evento. Viene così demolita l'argomentazione a cui talora la Soc. Torre di Guardia ricorre, che "non vi sarebbe bisogno di un segno, se la parousìa doveva essere visibile".( Cfr. Svegliatevi, 8/6/1968, pag. 27.)

E il modo in cui rispose, conferma che i segni precorrevano l'evento. Infatti, dopo avere elencato gli eventi futuri tra cui la distruzione di Gerusalemme, Gesù descrivendo il "segno" che avrebbe accompagnato la sua venuta "sulle nubi", dice: «Ora imparate dal fico l'illustrazione; Appena il suo ramoscello si fa tenero e

mette le foglie, sapete che l'estate è vicina. Così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte »( Cfr. Mc. 13,28.29 in T.N.M.; anche Mt. 24,32.33; Lc. 21,29-3 1,)

Non c'è dubbio che nell'esempio di Gesù i germogli del fico hanno la funzione di indicare ai discepoli non che l'estate è presente, ma che l'estate si avvicina.

I germogli sono i segni che precedono, non seguono la venuta dell'estate. Allo stesso modo, il segno della venuta del Figlio dell'uomo proverà che "Egli è vicino, alle porte", non che è presente invisibilmente.

Il paragone è tra l'estate che si avvicina e Cristo che si avvicina. Gesù esorta i discepoli ad attendere un segno che precederà il suo arrivo, la sua "visita regale", non un segno che seguirà la sua venuta e lo mostrerà invisibilmente presente.

 

Quindi i Sinottici indicano molto chiaramente che i discepoli chiedevano un segno della venuta di Cristo, non un segno della sua presenza. Inoltre, nelle parabole in cui si ammonisce sulla necessità di essere vigili nell'attesa, Gesù paragona il suo giudizio a quello di un padrone che ritorna a casa dopo un viaggio.( Cfr. Mc: 13,33-37. La trattazione dei tema "parousìa" è tratta da : Il segno degli ultimi giorni, op. cit. pp. 28-41.)

 

Ciò che vi si descrive è l'arrivo del padrone, non la sua invisibile presenza.

Tutte le testirnonianze quindi, quelle provenienti dalle traduzioni antiche e moderne, dai lessici della lingua greca, dal contesto, e dalle concordanze, portano ad un'unica conclusione: "parousìa" in Mt. 24,3 non può riferirsi alla "presenza invisibile", o di una "venuta in due fasi"; ma si riferisce al futuro arrivo di Cristo, ed alla sua "venuta" in qualità di re per compiere il Giudizio, "con potenza e grande gloria" (Mt. 24,30 in T.N.M) accompagnato dai suoi santi angeli, e quindi si riferiscono alla divinità di Cristo.

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CAPITOLO X

 

 

10. 0. TITOLI CRISTOLOGICI

 

 

10.1. Figlio dell'uomo

 

Durante la sua attività terrena, Gesù spesso usava il titolo "Figlio dell'uomo" e lo applicava a se stesso.

Tale titolo lo troviamo nei Vangeli ben 82 volte, e sempre sulla bocca di Gesù.

Il riferimento è ad un personaggio celeste del libro del profeta Ezechiele e Daniele.( Cfr. Dan. 7,13.14; Ez. 2,1.6.8;)

L'intendimento che i T. di G. hanno del titolo cristologico "Figlio dell'uomo" lo possiamo evincere dai loro scritti: « Il fatto che Gesù applicasse a sé stesso questa espressione, indicava chiaramente che il Figlio di Dio era davvero un essere umano, dato che era "divenuto carne" (Gv. 1, 14), essendo "nato da donna", la vergine ebrea Maria che l'aveva concepito e partorito (Gal. 4,4).

Quindi, non aveva semplicemente un corpo umano materializzato, come un tempo avevano avuto alcuni angeli, né si era incarnato, ma era proprio un "figlio del genere umano", poiché aveva una madre umana. Per questa ragione l'apostolo Paolo poté dire che l'8° Salmo si riferiva profeticamente a Gesù Cristo dice:

"lo facevi anche un poco inferiore agli angeli".(Eb. 2,7 T.N.M.)

Paolo spiega che per adempire questo Salmo profetico, Gesù senz'altro fu fatto "un poco inferiore agli angeli", diventando realmente un mortale "figlio dell'uomo terreno".

La designazione "Figlio dell'uomo" serve dunque a sottolineare lo stretto legame di parentela esistente fra Gesù Cristo ed il genere umano. Gesù infatti è identificato come Colui che ha il potere di riscattare il genere umano liberandolo dalle schiavitù del peccato e della morte, e anche come il grande Vendicatore del sangue….Gesù a proposito del "segno del Figlio dell'uomo". disse: "Vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi del cielo con potenza e gran gloria".(Mt. 24,30)

Questo era chiaramente un riferimento alla profezia di Daniele ... Anche Stefano ebbe una visione in cui vide "i cieli aperti e il Figlio dell'uomo in piedi alla destra di Dio".(At. 7,56) Ciò significa che Gesù nella sua posizione celeste conservava la designazione messianica di "Figlio dell'uomo". Quindi, l'adempimento della profezia di Dan. 7,13.14 non avviene al momento della risurrezione di Gesù al cielo, ma quando egli è autorizzato da Dio ad agire contro tutti gli oppositori mediante una energica espressione della sua autorità regale.

A quanto pare, dunque, la "venuta del figlio dell'uomo alla presenza dell'Antico dei giorni" corrisponde cronologicamente allo scoppio della guerra in cielo". (cioè nel 1914)( Perspicacia nello studio-, op. cit. pp. 923,924,- anche Ausiliario-, op. cit. pp. 454,455; vedi anche T.G. 1/6/1956, pag. 351.)

 

Inoltre, il libro di testo che spiega al T. di G. versetto per versetto l'Apocalisse di Giovanni, facendo una esegesi di Ap. 14,14-16 dice: « Non ci sono dubbi sulla identità di colui che siede sulla nube bianca.

Seduto su una nube bianca, simile ad un figlio dell'uomo e con una corona d'oro, questi è chiaramente Gesù, il re messianico che fu visto in visione anche da Daniele (Dn. 7,13.14). Ma di quale messe parla qui la profezia? Quand'era sulla terra, Gesù paragonò l'opera di fare discepoli alla mietitura del campo mondiale dell'umanità (Mt. 9,37.38). Questa mietitura o raccolta raggiunge il culmine nel "giorno del Signore, quando Gesù è incoronato re ed esegue il giudizio per conto del Padre suo. Così il tempo in cui Egli domina, a partire dal 1914, è anche il gioioso tempo in cui raccoglie la messe. Pur essendo Re e Giudice, Gesù attende l'ordine da Geova il suo Dio, prima di cominciare a mietere. Quest'ordine giunge mediante un angelo.

Immediatamente Gesù ubbidisce. Dapprima, a cominciare dal 1919, fa completare dai suoi angeli la mietitura del rimanente dei 144.000.

Successivamente ha luogo il radunamento della grande folla. La storia mostra che fra il 1931 e il 1935 comincia a manifestarsi un buon numero di queste altre pecore. Nel 1935 Geova fece si che la classe di Giovanni comprendesse la vera identità della grande folla.

Senz'altro Colui che è simile ad un "Figlio d'uomo" ha raccolto una messe abbondante e gioiosa durante questo tempo della fine ».( Rivelazione-, op. cit. pp. 211,212.)

In sintesi dalla visione geovista del termine "Figlio dell'uomo" si evince che:

 

1) Con tale espressione si vuole indicare la piena unica natura umana di Gesù;

 

2) Si trae la conclusione che Dan. 7,13 è una profezia che fa riferimento, si applica, e si adempie in Gesù;

 

3) Il termine “Figlio dell'uomo" sottolinea lo stretto legame di parentela tra Gesù ed il genere umano;

4) La venuta del "Figlio dell'uomo" avvenne nel 1914.

 

 

10.1.1.    Differenti usi dei termine

 

L'espressione Figlio dell'uomo è in realtà una espressione ambigua, di diverso uso nel V.T. e nel N.T.; nel libro di Ezechiele il profeta viene chiamato con l'espressione Figlio dell'uomo, ed in tale contesto indica semplicernente un "uomo". Diverso è invece l'uso del termine in Daniele. Probabilmente in Daniele con tale termine "si vuole esprimere l'attesa messianica che mai era venuta meno in mezzo al popolo e che in questo periodo, caratterizzato dalla prospettiva escatologica, assume le sembianze di colui che

verrà ad instaurare il Regno di Jahwè. Nel N.T. il titolo "Figlio dell'uomo" è direttamente riferito alla persona

storica di Gesù che con questa espressione ha voluto identificare se stesso e la sua missione.

"Figlio dell'uomo" è diventato progressivamente un titolo messianico con il quale la comunità primitiva ha identificato Gesù con il Signore escatologico".( Cfr. Lexicon Dizionario, Teol. Eneici., op. cit. pag. 420.)

 

Questo fatto appare particolarmente nel servo di Jahwè, in Lui si compiranno le speranze che Dio ha posto in Israele suo servo (Isa. 41,8). Israele, chiamato ad essere la luce dei pagani, si riduce dapprima al resto, poi ad un singolo individuo nel quale si concentra la missione.

Nel giudaismo il "Figlio dell'uomo" di Dan. 7,13 è considerato una figura individuale escatologica;

"Fino a Cristo la storia di salvezza conosce una riduzione progressiva: umanità- popolo d'Israele- resto d'Israele- l'individuo Gesù Cristo; fin qui la pluralità tende all' unità.

Ma a partire da questo momento inizia un movimento inverso, quello che dall'unìtà si rifrange nella pluralità. Gesù Cristo è il primogenito di molti fratelli (Rm. 8,29); costituisce il nuovo popolo di Dio e segna l'inizio della nuova umanità. Egli riassume così tutta l'evoluzione precedente ed apre una storia nuova.

Egli è tanto la fine, la meta e il compendio, come pure l'inizio di un nuovo futuro".( Walter KASPER, Gesù il Cristo, Queriniana, Brescia, 1975, pag, 305)

 

Così Gesù nella sua persona potrà rappresentare contemporaneamente tre realtà: la persona individuale del Cristo, la comunità del nuovo Israele, la concreta unità di Gesù e dei membri della sua Chiesa.

In Mc. 2,10 il "Figlio dell'uomo" rimette i peccati. Il titolo fa riferimento al ruolo risolutivo che Gesù ha nella storia del mondo e dell'uomo.

 

In età patristica il termine "Figlio dell'uorno" è inteso in senso erroneo, cioè nato con natura umana, che assume natura umana. Ma il titolo fa riferimento ad una figura apocalittico-escatologica che ha la sua origine dall'alto, discende dall'alto e nell'alto rimane, perché pone il suo trono tra cielo e terra.

 

In Dan. 7,13-28 il "Figlio dell'uomo" viene dall'alto verso il basso, siede sulle nubi, ed esprime un giudizio.

Questa figura è da interpretare in senso individuale o collettivo? Non c'è risposta.

 

E' una figura enigmatica, e neppure gli ebrei riuscivano a capirne il significato. E' un titolo ricco di profetismo, è una figura misteriosa che opera una graduale rivelazione. Ciò permette a Gesù di parlare o evitare di parlare in modo esplicito. Usa "Figlio dell'uomo" per dire che il Regno di Dio è qui, Dio lo sta attuando per mezzo di quello che Lui sta dicendo e compiendo.

Questo titolo non solo protegge il mistero, ma lo svela perché si riferisce ai testi biblici apocalittici come quelli di Ezechiele e Daniele. "Quindi il titolo Figlio dell'uomo" si trova sulla bocca di Gesù per correggere il possibile fraintendimento politico del titolo Messia.

 

In quel contesto il titolo "Figlio dell'uomo" è stato valutato come espressione della pretesa di Gesù e della sua dimensione escatologica. Nell'ambito, invece, della riflessione sul mistero di Gesù Cristo, questo titolo

orienta alla comprensione dell'umanítà di Gesù, così come quello di "Figlio di Dio" aiuta a comprendere la sua divinità.

La prima riflessione teologica che il Kasper sviluppa dal titolo "Figlio dell'uomo" è, dunque, orientata all'affermazione della umanità di Crísto che abbraccia tutta la sua vita, dalla nascita alla morte.(cf N.Madonia, Ermeneutica e cristologia in W. Kasper, ed. Augustinus, Palermo 1990. pp.223,224.)

 

"Denominandosi Figlio dell'uomo, Gesù si presenta come giudice e salvatore escatologico, che in futuro verrà nella gloria.

Ma, innovando profondamente il significato di questa figura, dichiara che il Figlio dell'uomo esercita già ora il potere di giudicare e salvare. Questa tensione presente e futuro corrisponde alla dinamica del Regno, ora nascosto ed avversato, ma in futuro glorioso.

Il Figlio dell'uomo impersona il Regno".(cf La verità vi farà liberi, op. cit. pag. 122, n.222)

 

 

10.2   Figlio di Davide

 

li titolo cristologico "Figlio di Davide" presente nei sinottici, indica che Gesù è il Messia promesso e sottolinea un aspetto particolare della figura del Messia: l'unto di Dio doveva nascere dalla famiglia di Davide.( Cfr. Mt. 22,42.)

 

Il titolo "Figlio di Davide" sottolinea il legame che unisce il Salvatore alla storia d'Israele alla profezia dell'antico patto. In Gesù, in quanto discendente di Davide (2)  trova infatti piena realizzazione l'antica profezia fatta al re d'Israele (Cfr. 2 Sarn. 7,12.) di una particolare benedizione sulla casa di Davide e del suo ristabilimento; non però secondo l'aspettativa dei giudei, che la attendevano come una rinnovata e vittoriosa attività politico-militare, ma nel senso che la fedeltà di Dio ha suscitato il discendente atteso, colui che dà a tutta la storia d'Israele il suo vero significato, colui la cui missione è assai più vasta di un semplice ristabilimento dinastico.

 

Per i T. di G. il titolo "Figlio di Davide" lo qualifica come re del Regno di Dio per eredità sia legíttima che naturale, e senza tale qualifica Gesù non avrebbe potuto sedere alla destra di Dio per regnare. Nello spiegare la legittima eredità, viene detto: « Poiché il padre di Maria era Eli della casa di Davide, mediante

Natan figlio di Davide, Gesù ricevette il diritto naturale al trono di Davide mediante Maria. Tuttavia poiché Giuseppe adottò legalmente Gesù come suo primogenito, Gesù acquistò ulteriormente il diritto legale al trono, poiché Giacobbe, padre di Giuseppe, era un diretto discendente reale del re Davide, mediante Salomone e tutti i re di Giuda ».( La Torre di Guardia dei 1/6/1959, pag. 332.)

"Quindi Gesù Cristo è Figlio di Davide perché è l'erede sia legittimo che naturale al trono di Davide".( Cfr. Perspicacia nello studio-, op. cit. pag. 658.)

In realtà, la risposta che Gesù dà ai Farisei in Mt. 22,41-45 mette in evidenza che pur discendendo da Davide per le sue origini umane, il Messia aveva anche un carattere divino che lo rendeva superiore a Davide.

Con molta probabilità l'uso che i sinottici fanno di questo titolo, rivela una mentalità precristiana che identificava il titolo con l'attesa di un messianismo regale.

 

In Mt. 22,41-45 Gesù accetta il titolo, ma lo rende più conforme e coerente con la sua predicazione che vedeva nel servo sofferente l'espressione più adeguata.

 

 

 

10.3.   Figlio di Dio

 

Poche espressioni del N.T. esprimono con altrettanta chiarezza tutto il mistero di Gesù di Nazareth, della sua persona e della sua opera. L'evangelista Marco raccoglie tutta la sua testimonianza su Gesù sotto il titolo significativo: "Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio" (Mc. 1,1).

 

Caratteristico dei sinottici è il fatto che due sole categorie di individui, ben determinate, chiamano Gesù "Figlio di Dio": gli indemoniati e i discepoli.

Con questa esplicita confessione della sua superiorità, della sua divinità stessa, lo affrontano i demoni nella persona dei malati da essi posseduti.( Mc. 3,11; 5,7.)

Ed è precisamente questo mistero della divinità di Gesù che è dato ai discepoli di conoscere.( Mt. 16,16)

 

Il titolo cristologico "Figlio di Dio" esprime la realtà ontologica della relazione di Gesù di Nazareth con Dio.

 

In virtù di questa particolare relazione con Dio Egli è l'Unigenito venuto dal Padre,( Gv. 1, 18.) è il Logos che dall'eternità è presso Dio.( Gv. 1,2.)

Nella dottrina geovista il titolo "Figlio di Dio" assume un significato particolare: « Gesù è l'unigenito Figlio di Dio nel senso che ha avuto origine da lui. E' anche il primogenito di Dio in quanto prima creatura di Dio. Il termine "principio" di Gv. 1,1 non può riferirsi al "principio" di Dio, il Creatore, in quanto Egli è etemo, senza principio.

Deve quindi riferirsi al principio della creazione, quando la Parola fu generata da Dio quale suo Figlio primogenito. Il termine "principio" è usato in modo simile in diversi altri versetti per descrivere l'inizio di un periodo, di una carriera o di un comportamento, come il "principio" della carriera cristiana di coloro a cui Giovanni scrisse la sua prima lettera. (1 Gv. 2,7; 3,11)

Gesù è "l'unigenito Figlio" in quanto è l'unico dei figli di Dio creato esclusivamente da Dio, dato che tutti gli altri furono creati tramite questo figlio primogenito.

 

Gesù, quando nacque come essere umano, continuò ad essere Figlio di Dio; quando, circa trenta anni dopo la sua nascita umana, fu battezzato, l'uomo Gesù nacque di nuovo come Figlio spirituale con la speranza di ritornare in cielo. Come Davide da adulto poté diventare figlio di Dio in senso speciale, così

anche Gesù divenne Figlio di Dio in modo speciale al momento del suo battesimo ed alla sua risurrezione (Perspicacia nello studio..., op. cit. pag. 928.)  Fin qui il geovismo.

 

In realtà l'uso che viene fatto nel N.T. del titolo "Figlio di Dio" esprime l'apice della pretesa di Gesù, perché rivela la sua consapevolezza di avere una relazione del tutto unica con Dio, quella appunto della figliolanza divina, e rivela che Gesù è Figlio di Dio in modo unico ed assoluto, altro che figlio alla stessa maniera di Davide.

"La comunità primitiva, memore dell'insegnamento di Gesù, si è sempre più spesso rivolta a Dìo chiamandolo ed invocandolo come Padre; uno sguardo al Vangelo di Giovanni mostra che l'impiego di "Padre" riferito a Dio è di 109 volte. Se lo si confronta con le 4 volte usate da Marco, si può concludere che verso la fine del I° secolo la comunità ha assunto definitivamente questa espressione come sinonimo di Dio. La fede vede in Gesù Figlio di Dio la verità della condizione reale di Gesù Cristo, vero Dio perché Figlio del Padre".( Lexicon, Diz. Teol, op, cit. pag. 422.)

 

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01/09/2009 16:09

CAPITOLO XI

 

11.0.   GESU' DEGRADATO A MARESCIALLO

 

Secondo il calcolo del tempo nella dottrina geovista, il tempo in cui viviamo è il tempo della fine.

Molto presto Dio scatenerà una guerra di proporzioni mondiali denominata "battaglia di Armaghedon".( Cfr. Riv. 16,16.) Tale battaglia vedrà da un lato eserciti celesti, dall'altro lato il genere umano, tranne alcuni.

Secondo l'ermeneutica, geovista, Dio avrebbe decretato di uccidere sei miliardi di persone colpevoli di non essere passati tra le fila dei T. di G.

Le operazioni belliche vengono descritte dai "santi" di Brooklyn con un linguaggio che si addice ad abili strateghi.

"Geova è una persona virile di guerra";( La Torre di Guardia dei 15/7/1991, pag. 24.) "Geova è un generale teocratico in trionfo";( La Torre di Guardia del 15/7/1990, pag. 15) "Geova ha un esercito veramente straordinario che stroncherà la ribellione di proporzioni universali contro il suo dominio. La Bibbía usa più di 250 volte l'espressione "Geova degli eserciti".

Basilarmente l'espressione si riferisce al posto che Dio occupa quale comandante in capo di vaste forze angeliche... La pace fu violata quando una schiera di uomini armati afferrò Gesù. Allora un discepolo estrasse la spada e colpì uno degli aggressori. Gesù gli ordinò di riporre la spada nel fodero.

Gesù aveva al suoi ordini un grande esercito, ma Pietro non era stato arruolato in quell'esercito.( La Torre di Guardia del 15/4/1998, pag. 29.)

 

Finalmente dopo 2000 anni abbiamo scoperto perché Gesù condannò il gesto di Pietro e riattaccò l'orecchio a Malco, semplicemente perché Pietro non era abilitato a compiere quel gesto essendo che non faceva parte di quell'esercito di cui Gesù era il capo.

Come si conviene ad un esercito efficiente, "Geova ha ora pronte le sue visibili forze di esecuzione capitale atteggiate a colpire la cristianità". (Le nazioni conosceranno che io sono Geova: Come?, ed. da Watch Tower   ... Brooklyn, 1973, pag. 127.)

Una domanda s'impone a questo punto: a che cosa è dovuto tanto odio che i T. di G. nutrono in particolare modo verso la Chiesa cattolica? Ecco la risposta: "L'accusa presentata dagli unti cristiani Testimoni di Geova riguarda le sette religiose della cristianità che hanno commesso adulterio spirituale con i loro idoli di letame".( Cfr. idem pag. 258.)

 

Se Geova è generale, se è una virile persona di guerra, se è il comandante in capo del suo esercito, quale posto occupa Gesù nella gerarchia militare elaborata dai militaristi e strateghi americani? Da re del Regno di Dio, Gesù è stato degradato a semplice "Maresciallo"!

Il Signore Gesù Cristo, il maresciallo di campo di Geova che comanda i suoi guerrieri, avanza insuperabilmente gagliardo preparato per la guerra".( J. F. RUTHERFORD, Religione, ed. da Watch Tower, Brooklyn, New York, 1940, p. 265)

 

"Gesù è il Maresciallo di campo di Geova".( Il nostro prossimo Governo Mondiale: Il Regno di Dio, ed. da Watch Tower  ... Brooklyn, New York, 1977, pag. 179.)

 

La rivista Torre di Guardia spesso raffigura Gesù in procinto di trafiggere la terra con una spada a doppio taglio.( Cfr. T.G. del 15/711979, (pagina di copertina)

Inoltre Gesù viene mostrato spesso su di un cavallo bianco, con una corona in testa e con la spada sguainata in mano. Gli angeli sono Ie forze esecutive"; "questa invisibile organizzazione celeste di Geova al comando del glorificato Gesù Crìsto prenderà parte al letterale annientamento della cristianità".(10)

Ovviamente i "pacifici" T. di G. "non parteciperanno al combattimento, ma assisteranno festanti al massacro senza provare simpatia e fare cordoglio, perché Geova lo vuole".( Cfr. T.G. del 114/1973, pag. 213.)

Per la goduria dei Mansueti" spettatori geovisti, la fantasia degli scrittori americani ci fa sapere che "Geova farà un cenno al suo Maresciallo di campo, Gesù Cristo. Lui e gli eserciti celesti si lanceranno nella battaglia.

Il corrispondente di guerra, l'apostolo Giovanni, ci fornisce una descrizione anticipata della schiacciante vittoria che il Maresciallo di campo di Geova riporterà.

Il Maresciallo Gesù Cristo guiderà gli eserciti celesti in una carica vittoriosa".( Sicurezza mondiale sotto il Principe della pace, ed. da Watch Tower  ... Pennsylvania, 1986, pag. 154.)

E' emblematico il sottotitolo dove viene presentato quanto sopra: "Geova degli eserciti riprende le attività militari".( Idem pag. 153.)

Chiediamo ai T. di G.: Come mai Gesù da Re e Giudice (Cfr. Rivelazione, il suo grandioso culmine..., op.cit. pp. 211-212,) è stato degradato a semplice Maresciallo?

Di quale grave insubordinazione lo si accusa? Ritengo le domande legittime, visto che in Gv. 1,14 nella T.N.M. si dice che Gesù "era pieno di immeritata benignità`. Perché secondo "i seri studenti biblici" di Brooklyn Gesù non merita la benignità di Dio, visto che la benignità che gli mostra il Padre è da lui immeritata? Aspettiamo di conoscere quali sono i capi di accusa che il C.D. muove a Gesù tanto da provocare il suo degradamento.

 

 

CAPITOLO XII

 

 

12.0. TESTI RIFERITI A GESU' E  MANIPOLATI  DAL GEOVISMO

 

 

La Bibbia di Gerusalemme :Mt. 2,8.11 "Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anche io venga ad adorarlo". "Entrati in casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostrati lo adorarono".

 

Traduzione del Nuovo Testamento: Mt. 2,8.11. "Andate e fate una attenta ricerca del bambino, e quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, affinché anch'io vada a rendergli omaggio". 'Ed entrati nella casa videro il fanciullino con sua madre Maria, e prostratisi, gli resero omaggio".

 

La Bibbia di Gerusalemme: Mt. 28,9. "Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: « Salute a  voi ». Ed esse, avvicinatesì, gli presero i piedi e lo adorarono".

 

Traduzione del Nuovo Testamento Mt. 28,9. "Ed ecco, Gesù andò incontro e disse: «Buon giorno! »

Esse si accostarono e, presolo ai piedi, gli resero omaggio"

 

La Bibbia di Gerusalemme: Lc. 24,52. "Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia".

 

Traduzione del Nuovo Testamento Lc. 24,52 "Ed essi gli resero omaggio e tornarono a Gerusalemme con grande gioia".

 

Quando il verbo "proskynéo" si riferisce a Dio, come in Mt. 4,10. Il geovismo traduce "adorare".

 

Lo stesso verbo si trova in Mt. 2,8. ; 28,9.; Lc. 24,52. E siccome si parla di Gesù, il geovismo, che ha deciso che Gesù non deve essere Dio, traduce "rendere omaggio".

Lo stesso verbo, se si tratta del diavolo diventa per il geovismo "fare un atto di adorazione", come in

Mt. 4,9; Lc. 4,7; Ap. 9,20; 13,4.8; 19,20; Se si tratta di figure di idoli vuole dire "adorare", (At. 7,43), solo per Gesù lo stesso verbo non vuol dire invece "adorare".

 

La Bibbia di Gerusalemme Mt. 21,9. "La folla che andava innanzi e quella che veniva dietro, gridava:

Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli".

 

Traduzione del Nuovo Testamento  Mt. 21,9. “In quanto alle folli che gli andavano avanti e quelli che seguivano gridavano: Salva, preghiamo, il figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome di Geova! Salvalo, preghiamo, nei luoghi altissimi".

 

Qui il geovismo vede in "Osanna" una preghiera a Geova perché salvi Cristo dai guai incombenti e gli conceda un posto nei luoghi altissimi. Invece checché ne dica il geovismo, qui abbiamo un inno di gioia, di lode, di augurio, come si rivela dai versetti seguenti 15 e 16 e dal "Benedetto colui..." del vs. 9.

Inoltre, "Osanna" non dice "salvalo", ma "salvaci" come vuole il 'NA" finale delle lingue semitiche che significa "noi". Se poi ad "Osanna" si vuole dare un'altra radice, e cioè "ushena" = nostra potenza, potremmo avere il significato di "tu Dio nostra potenza".

Così Gesù diventerebbe il Dio potente del popolo che lo acclamava

Del resto, non potrebbe questo essere un richiamo del "Dio potente" che Is. 9,5 applica a Gesù? Qui il geovismo è talmente sicuro di trovarci la divinità di Cristo, da sentire il bisogno di alterare il testo.

 

La Bibbia di Gerusalemme Mt. 26,26. ". .. prendete e mangiate; questo è il mio corpo"

 

Traduzione del Nuovo Testamento Mt. 26,26. " ... prendete, mangiate. Questo significa il mio corpo".

 

Il geovismo, cambiando il verbo "essere" nel verbo "significare", fa scomparire l'Eucarestia ai suoi lettori.

 

Lo stesso avviene nei passi paralleli.

Si tratta di una alterazione biblica che si trova solo nella traduzione ufficiale geovista, la T.N.M.

 

Anche le altre Bibbie di proprietà geovista, come il “Diaglott " e la "American Standard Version ", la "King James " hanno il verbo "essere". E' un evidente espediente per negare la presenza eucaristica.

 

La Bibbia di Gerusalemme: 1 Cor.10,14-22 "  ... il calice della Benedizione che noi benediciamo,

non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con

il corpo di Cristo?.. Non potete bere il calice del Signore e il calice dei demoni; non potete partecipare alla

mensa del Signore e alla mensa dei demoni. O vogliamo provocare la gelosia dei Signore?"

 

Traduzione del Nuovo Testamento 1 Cor. 10,14-22 ". il calice di benedizione che noi benediciamo, non

 è una partecipazione al sangue del Cristo? Il pane che noi rompiamo, non è una partecipazione al corpo del Cristo? ... Voi non potete bere il calice di Geova e il calice dei demoni; non potete partecipare alla tavola di Geova" e alla tavola dei demoni. O "incitiamo Geova a gelosia?.,

 

E' evidente lo sforzo geovista di minimizzare le profonde realtà comprese in questi versetti, o quanto meno, riportarle tutte a Geova spostandole a Gesù.

San Paolo invece parla del corpo e del sangue di Cristo, dell'Eucarestia, motivo di profonda unione spirituale tra i fratelli e dei fratelli con Gesù. L'Eucarestia assume poi un carattere chiaramente sacrificale perché in parallelo ai sacrifici dei pagani; ma come si sa, il geovismo rigetta ogni riferimento al carattere

sacrificale.

Si parla poi di "calice di Geova" e di "tavola di Geova" quando invece san Paolo parla del calice e della tavola di Cristo, l'Eucarestia.

Per spostare la realtà da Cristo a Geova, il geovismo traduce "Geova" quello che per tutti è "Kyrios", Signore; inoltre pone tra virgolette "tavola di Geova" e incitiamo Geova a gelosia" quasi a far capire che si tratta di incitazioni vetero-testamentarie.

 

La Bibbia di Gerusalemme  Gv. 8,24.28.58. "...se infatti non credete che io sono, morirete nei vostri peccati".

"Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io sono".

"... In realtà vi dico: prima che Abramo fosse, lo sono".

 

Gv. 13,19. "Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che lo sono".

 

Traduzione del Nuovo Testamento Gv. 8,24.28.58. ". ,... poiché se non credete che sono io morirete nei

vostri peccati".

"... Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora conoscerete che sono io."

"... Verissimamente vi dico: Prima che Abramo venisse alla esistenza, io ero".

 

Gv. 13,19. "Da questo momento ve lo dico prima che avvenga, affinché quando sia awenuto crediate che sono io"

 

"Io Sono", diventa per il geovismo "sono io", oppure "io ero". E il geovismo spiega: San Giovanni ha sbagliato l'accordo dei tempi.( Cfr. lhe Kingdom Interlinear. op. cit. pag. 451, nota.)

 

L'evangelista deve essere grato al geovismo che lo ha gentilmente corretto.

(ndr i tdG che scrivono queste bestemmie dovrebbero arrossire dalla vergogna, i loro volti dovrebbero diventare viola dalla vergogna, invece osano dire che l’apostolo Giovanni ha sbagliato a scrivere; vergogna!”)

 

Anche questa manomissione del testo biblico è fatta per allontanare dal lettore la tentazione di vedere in quel "lo Sono" la divinità di Cristo.

Questo 'Io Sono" è lo stesso che "ho ohn" di Eso. 3,14 dei LXX.

 

La Bibbia di Gerusalemme Gv. 7,29. "lo però lo conosco, perchè vengo da Lui ed Egli mi ha mandato".

 

Gv. 16,27. "Il Padre stesso vi ama, poiché mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio".

 

Gv. 17,8. ".... e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato".

 

Traduzione del Nuovo Testamento Gv. 7,29. "lo lo conosco perchè sono un suo rappresentante, ed Egli Mi ha mandato".

 

Gv. 16,27. "Poiché il Padre stesso ha affetto per voi, perché voi avete avuto affetto per me e avete

creduto che sono uscito come rappresentante del Padre".

 

Gv. 17,8. ". e hanno certamente conosciuto che sono uscito come tuo rappresentante, e hanno creduto che tu mi hai mandato".

 

Tutti i modi sono buoni pur di annullare la realtà divina di Gesù. Qui, come in altri testi, Gesù è ridotto a semplice rappresentante, come è rappresentante il Battista in Gv. 1,6. A quanto pare per il geovismo Gesù è davvero una persona molto scomoda.

 

La Bibbia di Gerusalemme: Gv. 10,38. ".... se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre".

 

Gv. 14,9-11. ". ... da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto

il Padre... ".

 

"Non credi che lo sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere".

 

"Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me".

 

Traduzione del Nuovo Testamento Gv. 10,38. " ... se non credete a me, credete alle opere, affinchè conosciate e continuate a conoscere che il Padre è unito a me e lo sono unito al Padre".

 

Gv. 14,9-11. ". ... Sono stato con voi tanto tempo, e tu, Filippo, non m'hai ancora conosciuto? Chi ha

visto me ha visto (anche) il Padre... ".

 

"Non credi che io sono unito al Padre e il Padre è unito a me? Le cose che vi dico non le dico da me stesso; ma il Padre che rimane unito a me fa le sue opere".

 

"Credetemi che io sono unito al Padre e il Padre è unito a me".

 

Giovanni non poteva trovare una espressione più chiara per dirci che Gesù è tutt'uno con il Padre.

 

In questa espressione Gesù sembra dire proprio ai T. di G.: "Perché non credete", così come disse a Filippo: "Non credi che io sono nel Padre". Solo la fede discerne la presenza del Figlio nel Padre e del Padre nel Figlio. Gesù è "nel Padre", come il Padre è nel Figlio.

 

 

La Bibbia di Gerusalemme: Mc. 9,37. "Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me:

chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato.

 

Le. 10,16. "Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui

che mi ha mandato".

 

Traduzione del Nuovo Testamento  Mc. 9,37. "Chiunque riceve uno di questi bambini in base al mio nome, riceve me; e chiunque riceve me, riceve non solo me, ma anche colui che mi ha mandato".

 

Le. 10,16. "Chi ascolta voi ascolta anche me. E chi trascura voi trascura anche me. Inoltre, chi trascura me trascura anche colui che mi ha mandato".

 

Il geovismo aggiunge in Luca per tre volte "anche" per indebolire il senso profondo della immedesimazione dell'uomo a Cristo e di Cristo al Padre (come in Gv. 14,9).

Altri "anche" in più si trovano in Lc. 9,48; Mt. 18,5; Gv. 13,20; sempre per lo stesso motivo.

 

Secondo la regola geovista, ci aspetteremmo due "anche" in più nel brano di Mc. 9,37; sopra citato. Stranamente qui non troviamo il primo "anche" (forse provvederanno ad ovviare alla svista in una prossima ristampa della T.N.M.), mentre il secondo perde la parentesi nella "T.N.M. delle Scritture Greche Cristiane" del 1963, e nella T.N.M. del 1967, per ritrovarla nella T.N.M. del 1987; inoltre un "solo" in più finisce con lo stravolgere letteralmente il senso del testo.

 

Anche tale parola perde la parentesi nelle citata edizioni del 1963 e del 1967, per ritrovarle nella edizione del 1987. In linguaggio geovese, questo si chiama fedeltà al testo biblico.

 

La Bibbia di Gerusalemme At. 3,15. "e avete ucciso l'autore della vita... ".

 

At. 5,31. "Dio lo ha innalzato con la sua destra facendolo capo e Salvatore  ... ".

 

Eb. 12,2. "tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede".

 

Traduzione del Nuovo Testamento  At. 3,15. "mentre uccideste il principale Agente della vita..."

 

At 5,31. "Dio lo ha esaltato come principale Agente e Salvatore alla Sua destra ...

 

Eb. 12,2. "mentre guardiamo attentamente al principale Agente e Perfezionatore della nostra fede, Gesù.."

 

Gesù non è un semplice Agente, ma l'autore della vita; il termine greco  può essere tradotto anche con "principe della vita", ossia il capo che guida i suoi alla vita, che comunica loro quella vita che gli appartiene.

Ma per il geovismo Gesù non è l'autore della vita.

Consola il fatto che da semplice rappresentante Gesù è stato promosso chissà per quali meriti ad "Agente Principale". Inoltre, in Eb. 12,2 Cristo, da autore della fede", diventa "Agente della nostra fede"

C'è nel testo un "nostra" in più per spiegare ai lettori geovisti che la fede appartiene solo a loro.

 

La Bibbia di Gerusalemme  At. 7,59.60. "E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva:«Signore Gesù,accogli il mio spirito».

"Poi piegò le ginocchia e gridò forte: «Signore, non imputar loro questo peccato ». Detto questo, morì".

 

Rm. 10,13. "Infatti; chiunque invocherà il nome del salvatore sarà salvato".

 

Traduzione del Nuovo Testamento At. 7,59.60. "E tiravano pietre a Stefano mentre faceva appello e diceva: «Signore Gesù ricevi il mio spirito".

"Quindi, pìegando le ginocchia, gridò a gran voce: « Geova, non imputare loro questo peccato»,. E

dopo aver detto questo si addormentò [nella morte]".

 

Rm. 10,13. "Poiché chiunque invoca il nome di Geova sarà salvato".

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01/09/2009 16:10

Il geovismo ha infilato a forza per più di 230 volte nel N.T. il nome "Geova" come nei due esempi riportati.

E' chiaro che Stefano dicendo la prima volta "Kyrie lesú" e la seconda volta solo "Kyrie", abbia inteso rivolgersi sempre a Gesù. Ma al geovismo, che conosce quasi esclusivamente un Cristo "Maresciallo di campo", "Comandante delle forze esecutive di Geova", "Agente", non poteva certo piacere il Cristo

Dio di questi versetti, e quindi, singolarmente, in At. 7,60 sposta il discorso da Gesù a Geova

Il secondo "Kyrie" ha la funzione divina di perdonare, ma anche il primo "Kyrie" ha la funzione divina di ricevere lo spirito immortale "pneuma".

Nella lettera di Paolo ai Romani, in 10,9 il "Signore è certamente Gesù. La frase è talmente forte che il geovisrno ha sentito il bisogno di corromperla infilando Geova al posto del Signore Gesù, perché il C.D. ha deciso che Gesù non deve essere invocato.

 

La Bibbia di Gerusalemme  Rm. 9,5. ". i patriarchi; da essi proviene Cristo secondo la carne, egli è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen".

 

Traduzione del Nuovo Testamento Rm. 9,5. ". ai quali appartengono gli antenati e dai quali [sorse] il Cristo secondo la came: Dio, che è sopra tutti, [sia] benedetto per sempre. Amen".

Il contesto della frase paolina rende chiara che la dossologia è rivolta al Cristo. Ancora una volta con una parentesi inserita a forza, quel [sia] stravolge il senso della frase.

 

La Bibbia di Gerusalemme  Fil.2,6. "il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio".

 

Traduzione del Nuovo Testamento Fil. 2,6. "il quale, benché esistesse nella forma di Dio, non prese in

considerazione una rapina, cioè che dovesse essere uguale a Dio".

 

Nello spiegare questo versetto, il geovismo insegna che qui san Paolo vuole dire che Gesù non era Dio, non era uguale a Dio, né che Gesù stesso avesse mai inteso farsi uguale a Dio. addirittura nel concetto geovista, a Gesù nemmeno passò per la mente l'idea di farsi uguale a Dio, perché sarebbe stata una grande rapina appropriarsi di qualcosa che non gli spettava.

Anche se il geovismo è stato costretto ad ammettere che questo versetto è stato inteso da tutti i commentatori biblici come dimostrazione della divinità di Cristo, dice che tutti sbagliano perché nessuno di loro ha lo spirito di Dio per comprendere pienamente ed esattamente il senso della Scrittura.

Però, come si nota dal testo, per negare la divinità del Cristo, il geovismo è costretto ad aggiungere una virgola, un "cioè", ed un "dovesse". Ma ciò di cui il Cristo fatto uomo si è liberamente spogliato, non è la natura divina, ma la gloria che gli spettava di diritto, e che possedeva nella sua preesistenza. (cfr. Gv. 7,5)

 

La Bibbia di Gerusalemme  Col. 2,9. "E' in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità".

 

Traduzione del Nuovo Testamento Col. 2,9. "perché in lui dimora corporalmente tutta la pienezza della

qualità divina".

 

"Il senso della parola pienezza (cfr. Col. 1, 19) è precisato dall'avverbio corporalmente e dal genitivo della divinità; nel Cristo risorto si ricapitola tutto il mondo divino, a cui appartiene con il suo essere preesistente e glorificato, e tutto il mondo creato, che ha assunto direttamente (l'umanità) o indirettamente (il cosmo) con la sua incarnazione e la sua risurrezione: insomma tutta la pienezza dell'essere".

(Cfr. Commento a Col. 2,9 nella Bibbia di Gerusalemme)

 

Il greco "théotetos", ben tradotto nell'Interlineare geovista con "divinità", nel testo italiano della T.N.M. diventa "qualità divina"; anche qui lo scopo è allontanare dal lettore la tentazione di vedervi la divinità di Cristo. E il geovismo sa di essere solo a tradurre così, perché non si sforza neppure di trovare il solito traduttore di turno che gli consenta di scrivere: « Non siamo i soli a tradurre così, ma anche Tizio e Caio fanno lo stesso ».

Non solo i cattolici traducono "divinità", ma anche tutte le Bibbie di proprietà geovista hanno "Deity".

A giustificare questa dequalificazione di Cristo nella dottrina geovista sta una affermazione di straordinaria

importanza riportata in una delle pubblicazioni edite dalla Soc. Torre di Guardia. Vi leggiamo: «Al principio del giorno del Signore nel 1914, anche i dedicati battezzati studenti biblici che erano usciti dalla religiosa cristianità avevano lasciato l'amore che caratterizzò nel primo secolo la congregazione cristiana. In che modo?

Più attenzione, più espresso amore era rivolto al Figlio di Dio che a Geova stesso ».(Quindi è finito il mistero di Dio, op.cit. pag.107)

Altra significativa affermazione: « Nel libretto dei cantici pubblicato dai servitori di Geova nel 1905, i cantici alla lode di Gesù erano due volte più numerosi di quelli alla lode di Geova Dio. Nel libretto dei cantici del 1928 il numero dei cantici che esaltavano Gesù era all'incirca uguale a quello dei cantici che esaltavano Geova.

Ma nel libretto più recente, quello del 1984, Geova è onorato da un numero di cantici quattro volte superiore a quello dei cantici in onore di Gesù ».

Questo è in armonia con le parole di Gesù stesso: "il Padre è maggiore di me". (Gv. 14,28)

Più verosimilmente questa declassazione ricorda le parole del Battista in Gv. 3,30, "Egli deve crescere e io invece diminuire". Secondo i T. di G. sarebbe stato lo stesso Gesù a richiamarli a non occuparsi troppo di lui, ma pensare invece a Geova. E da quel momento i fedeli testimoni ubbidirono degradando biblicamente Gesù, ma, soprattutto, amandolo meno.

 

 

 

La Bibbia di Gerusalemme  Eb. 1,2. "in quei giomi ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose per mezzo del quale ha fatto anche il mondo".

 

Lc. 4,22. ". e dicevano: « Non è il figlio di Giuseppe? »".

 

Traduzione del Nuovo Testamento Eb.1,2 " alla fine di questi giorni ha parlato a noi per mezzo di un Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e mediante il quale fece i sistemi di cose".

 

Lc. 4,22 "….e dicevano "Non è forse questo un figlio di Giuseppe?"

 

E' evidente l'intenzione di fare far passare Gesù per un essere creato, uno dei tanti, un portavoce di Dio come tanti.

 

La Bibbia di Gerusalemme  Eb. 1,8. "del Figlio invece afferma: Il tuo trono, o Dio, sta in eterno".

 

Traduzione del Nuovo Testamento Eb. 1,8. "Ma riguardo al Figlio: Dio è il tuo trono per i secoli dei secoli".

 

Nel tentativo di nascondere l'evidente riferimento a Gesù Dio, il geovismo fa una confusione enorme e lo rende addirittura superiore al Padre, facendolo sedere su Dio che gli fa da trono, da sedile. Dio farebbe per sempre da sedia a Gesù. E siccome colui che siede sul trono è più importante ed ha più dignità dello stesso trono, Gesù diventa più grande del Padre.

(ndr vergognatevi di quanto scrivete, bestemmiatori!)

 

 

 

CONCLUSIONE

 

Il problema delle sette è molto serio, è una realtà con cui siamo costretti a vivere.

Volerlo minimizzare o ignorare è inutile e pericoloso. E' indispensabile riconoscerlo nella sua ampiezza e gravità ed affrontarlo con la necessaria carità, serietà e fermezza, consapevoli della missione che ognuno ha nella unica Chiesa voluta da Cristo.

Dietro l'apparente euforia dovuta al successo che viene interpretato dai dirigenti geovisti come un segno evidente della benedizione divina, è frequente osservare tra i T. di G. grande infelicità e profonda tristezza. La vita tipica del testimone tende a contribuire ai suoi problemi emotivi: la mancanza di tempo da dedicare alla cura personale, ad attività gratificanti o emotivamente realizzanti; le molti leggi-norme-regole emanate dal C.D. a cui il T. di G. è tenuto alla rigorosa osservanza; la scarsa stima di sé ed un perenne senso d'incapacità e fallimento; una attività meccanico-ripetitiva, noiosa e spesso poco gratificante. A proposito, la sociologa Miriam Castiglione ha correttamente osservato: "L'estrema fissità in tutto, la ripetitività, l'assenza di libertà espressiva ed emozionale ricorrono sempre ed ovunque.

Questa esperienza religiosa suscita l'impressione di essere di fronte ad un massiccio annullamento della libertà dell'individuo e del gruppo. Resta la sensazione di avere toccato con mano il più rilevante esempio di coercizione psicologica e di manipolazione di massa che il protestantesimo statunitense sia riuscito a partorire nel corso della sua storia".(M. CASTIGLIONE "I T di G. ideologia e consenso sociale, ed. Claudiana, Torino, 1981, pp.64-65)

Si osserva che spesso diventano T. di G. coloro che sono afflitti da problemi più o meno gravi e sperano di risolverli con la loro adesione al gruppo.

Molti sono contattati dai T. di G. in un periodo particolarmente difficile della loro vita; tali persone sono particolarmente vulnerabili e nel gruppo pensano di avere trovato una spalla pronta a dare aiuto e sostegno.

D'altra parte è pure vero che quella dei T. di G. è l'organizzazione che conta il maggior numero di fuoriusciti o dissociati. E' questa la vera sfida che si pone alla Chiesa ed alla coscienza del credente.

La Nuova Evangelizzazione deve tenere conto del recupero di tutti coloro (e sono milioni nel mondo) che dopo avere avuto contatti con la deleteria dottrina geovista, non aderiscono più a nessuna confessione religiosa.

Se è difficile lasciare l'organizzazione dei T. di G., specie se qualche amico o parente fa ancora parte dell'organizzazione, è ancora più difficile il ritorno ed il reinserimento nella fede originaria.

E' già dìfficile per il fuoriuscito il ritorno ad una vita sociale normale; l'intervallo di tempo per il pieno recupero dipende generalmente dal grado di coinvolgimento nel gruppo e dal tempo trascorso in esso.

Riprendersi dopo una esperienza di adesione al geovismo talvolta può richiedere anni. Comporta un riorientamento della visione del mondo e della propria vita.

Durante tale periodo gli amici e la famiglia devono far sentire la loro vicinanza ed il loro affetto e sopportare il nervosismo e spesso la depressione cui va incontro l'ex testimone.

Questo tipo di convalescenza può richiedere un lungo periodo di tempo. Pochi passano con facilità dallo stato di coinvolgimento come testimone ad un eguale stato di coinvolgimento in un'altra organizzazione.

Le prime settimane dopo la dissociazione possono costituire il periodo cruciale. Molti accusano, insonnia, poca energia o stimoli durante il giomo; è sulla vita, su illusioni perdute, o provare sentimenti di rabbia o rancore verso l'organizzazione o singoli testimoni. Molti "apostati" del geovismo sono persone che hanno compreso di avere affidato la vita e le speranze ad altri uomini e non a Cristo; hanno capito le falsità e gli inganni di cui sono stati vittime e vorrebbero aiutare altri a vedere e capire.

Non sono persone che hanno "perso" Dio; molto più spesso è gente che lo ha trovato, che Lo ha riscoperto, e soffrono nel vedere come da chi hanno amato e continuano ad amare, debbano ricevere odio, disprezzo, in ossequio ai dettami della Società, ed essere giudicati colpevoli solo di avere seguito la voce della propria coscienza, di avere ragionato con la propria testa.

Molti di questi nostri fratelli separati stanno vivendo un terribile dramma interiore. L'avvento del 2000 e l'ennesimo fallimento delle catastrofiche previsioni ha disorientato molti, ed ha precipitato altri nello sconforto. L'ultima illusione di una fine ormai prossima è svanita con l'articolo pubblicato nello "Svegliatevi" del 8/9/1995: "L'anno 2000 non ha nessun significato particolare, ma è una data valida solo per la cristianítà".

Tale annuncio ha svuotato la loro predicazione di ogni significato.

Se osserviamo attentamente, hanno lo sguardo spento e l'andatura stanca, cascante, proprio perché è stata loro tolta la spinta propulsiva della fine imminente.

Proprio per questo occorre un maggiore impegno ed una maggiore sensibilità specie da parte di chi è "Chiesa".

La cosa più importante da recuperare è che fuori dalla "Torre di Guardia" c'è vita. Il segreto di una rapida guarigione risiede nella sostituzione di quello che si è perduto: i propri amici    un sistema di valori, delle finalità  ed   uno scopo per cui vivere.

 

BIBLIOGRAFIA

 

Letteratura geovista

 

         Pubblicazioni edite dal Corpo direttivo tramite la Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania e le sue consociate Associazioni:

 

Rivista quindicinale Svegliatevi

Rivista quindicinale La Torre di Guardia

C.T. RUSSEL, Studi sulle Scritture, Brooklyn, N. Y., 1899

J. F. RUTHERFORD, L'Arpa di Dio, Brooklyn, 1921

J.F. RUTIHERFORD, La Creazione, Brooklyn, 1927

J.F. RUTHERFORD, Religione, Brooklyn, 1940

J.F. RUTHERFORD, Riconciliazione, Brooklyn, 1928

Accertatevi di ogni cosa. Attenetevi a ciò che è eccellente, Brooklyn, 1974

Annuario dei Testimoni di Geova del J976, Wiesbaden

Ausiliario per capire la Bibbia, Roma, 1981

Cose nelle quali è impossibile che Dio menta, Brooklyn, 1965

Dal paradiso perduto al paradiso riconquistato, Brooklyn, 1959

Dovreste credere nella Trinità, Brooklyn, 1989

Il Millenario Regno di Dio si è avvicinato, Germania Occ., 1975

Il nostro prossimo governo mondiale: il Regno di Dio, Wlesbaden, 1977

La Verità che conduce alla Vita Eterna, Brooklyn, 1968

Le Nazioni conosceranno che io sono Geova: Come?, Brooklyn, 1973

L'eterno proposito di Dio ora trìonfa per il bene dell'uomo, Wiesbaden, 1975

Lo Spirito Santo, la forza del Nuovo Ordine avvenire, Brooklyn, 1977

Perspicacia nello studio delle scritture, Roma, 1988

Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca, Roma, 1982

Quindi è fínito il mistero di Dio, Brooklyn, 1971

Ragioniamo facendo uso delle Scritture, Roma, 1985

Rivelazione, il suo grandioso culmine è vicino, Roma, 1988

Sia fatta la tua volontà in terra, Brooklyn, 1961

Sicurezza mondiale sotto il "Principe della Pace ", Roma, 1986

The Kingdom Interlinear Traslation of the Greek Scriptures, BrookIM 1969

Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, Roma, 1987

Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile, Brooklyn, 1971

Vicina la salvezza dell'uomo dall'afflizione mondiale, Wiesbaden, 1978

Vita eterna, nella libertà deifigli di Dio, Brooklyn, 1967

 

Aìtra letteratura

 

AA. VV. Mysterium Salutis3, Queriniana, Brescia, 1980, V edizione

AA. VV. Perché dovreste credere nella trinità, Movimento Biblico Cattolico, GRIS,

             Casamassima, Bari, 1992

A. AVETA, I Testimoni di Geova, un'ideologia che logora, ed. Dehontane, Roma, 1990

A.     AVETA, Storia e dottrina dei Testimoni di Geova, ed. Dehoniane, Roma, 1994

AGOSTINO, De Trinitate, Città Nuova, Roma, 1998

Bruno FORTE, Trinità come storia, ed. Paoline, Cinisello Balsamo, 1988, IV edizione

Catechismo della Chiesa Cattolica, Libreria editrice Vaticana, 1992

C.E.I. "La verità vi farà liberi", Librería editrice Vaticana, Roma, 1995

Grande Commentario Biblico, Queriniana, Brescia, 1974

Grande Lessico del Nuovo Testamento, a cura di G. Kittel, Brescia, 1965

G. BOSIO, Iniziazione ai Padri, S.E.I., Torino, 1963

IGNAZIO di ANTIOCHIA, Le Lettere, ed. Paoline, 1980

J. C.O., e W. HERBST, Il Segno degli Ultimi Giorni, ed. Dehoniane, Roma, 1992

La Bibbia di Gerusalemme, ed. Dehoniane, Bologna, 1996, XIV edizione

La Sacra Bibbía, a cura di mon Salvatore Garofalo, ed. Marinetti, Casale Monferrato, 1974, VII edizione

L. MINUTI, I Testimoni di Geova non hanno la Bibbia, Coletti a San Pietro editore, Roma, 1992

M. INTROVIGNE, Le Sette cristiane, Arnoldo Mondadori S.p.A., Milano, 1989

New Catholie Encyclopedia, Washington, 1967

N. MADONIA, Ermeneutica e Cristologia in Walter Kasper, ed. Augustinus, Palermo, 1990

PACOMIO-MANCUSO Lexicon, Dizionario Teologico Enciclopedico, ed. Piemme, Casale. Moferrato, 1993

P. NANTE, Perché ho lasciato i Testimoni di Geova, Centro Mariano Salesiano Torino, 1990,

R. CANTALAMESSA, I misteri di Cristo nella vita della Chiesa, ed. Ancora, Milano, 1991. 

S. POLLINA, Il popolo dell'Apocalisse, Movimento Biblico Cattolico, GRIS, Casamassima, Bari, 1993

The lllustrated Bible Dictionary, Sydney e Auckland,1980

W. KASPER, Gesù il Cristo, Queriniana, Brescia, 1975

W. KASPER, Il Dio di Gesù Cristo, Queriniana, Brescia, 1989

 

 

 

 

INDICE

 

0. 1.  Cause della proliferazione

0.2.   Elenco delle eresie professate dai T. di G      

 

Capitolo I

 

1.0.   Gesù creato 

1.1.   L'esegesi geovista 

1.2.   Come è stato impiegato Gesù   

 

Capitolo Il

 

2.0.   Esistenza preumana di Gesù       

2.1.   I testi biblici      

 

Capitolo III

3.0.   Natale di Gesù  

3.1.  Celebrazione del Natale

3.2.  Chi guidò realmente i Magi   

 

Capitolo IV

4.0.  Quando nacque Gesù

4.1.  Incarnazione 

4.2.  Scopo del Concilio di Calcedonia

4.3.  La fede della Chiesa

4.4.  Scopo della venuta di Gesù

4.5.  La teoria del riscatto     

 

Capitolo V

 

5.0.  La risurrezione di Gesù

5.1.  La testimonianza dei Vangeli  

5.2.  La testimonianza dei Padri   

 

 

Capitolo VI

 

6.0.         La dottrina della Trinità nel geovismo

6.1                 Cosa dicono realmente le fonti 

 

 

Capitolo VII

 

7.0.  Gesù è Dio o un dio?

7.1.  Giudizi sulla T.N.M

7.2.  Preghiere rivolte a Gesù  

 

Capitolo VIII

 

8.0  I Testimoni di Geova e il 1914    

 

Capitolo IX

9.0. Parousìa, presenza o venuta!

9.1. Il termine "parousìá" nelle più antiche versioni

9.1.1.   La Vulgata  

9.1.2.  Vetus Latina

9.1.3.  Peshitta Siriaca

9.1.4.   Versione Gotica  

9.2.      L'uso tecnico di "parousìa"

9.2.          Il contesto biblico 

 

Capitolo X

 

10.0.    Titoli Cristologici

10. 1.    Figlio dell'uomo

10.1.1.  Differenti usi del termine  

10.2.   Figlio di Davíde

10.3.  Figlio di Dio  

 

Capitolo XI

11.0.  Gesù degradato a Maresciallo 

 

Capitolo XII

 

12.0. Testi riferiti a Gesù e manipolati dal geovismo

Conclusione

Bibliografia    

Indice

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