È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Obiezioni contro la teologia dogmatica

Ultimo Aggiornamento: 02/09/2009 08:07
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 1.208
Sesso: Maschile
02/09/2009 08:03

tratto dall'Enciclopedia di Apologetica - quinta edizione - traduzione del testo APOLOGÉTIQUE Nos raisons de croire - Réponses aux objection

 

La teologia è l'esposizione sistematica delle verità contenute nelle fonti della rivelazione divina positiva (la Tradizione e la Sacra Scrittura) e proposte dal magistero vivo della Chiesa cattolica. Di queste verità, che riguardano Dio e le creature considerate in rapporto a Lui, loro primo principio e ultimo fine, alcune hanno importanza direttamente pratica, in quanto concernono l'attività umana dal punto di vista del suo fine soprannaturale, le altre sono invece d'ordine più teorico: le prime formano l'oggetto della teologia morale; le altre, chiamate talvolta " verità da credere ", sono materia della teologia dommatica.
Tali verità si possono esporre con due metodi nettamente distinti: col metodo detto " positivo ", che si limita a raccogliere diligentemente e a raggruppare secondo un ordine logico gl'insegnamenti delle fonti della rivelazione e del magistero ecclesiastico; col metodo chiamato " speculativo " o a scolastico ", che consiste essenzialmente nell'applìcare a questi dati nozioni e principi filosofici allo scopo di spiegarli nella misura del possibile e dedurne ulteriori conclusioni.

Tenendo conto di questi diversi processi e del loro relativo valore, R. Draguet ha dato quest'eccellente definizione della teologia: a La teologia è, in ordine primario, la cognizione scientifica di Dio e del mondo secondo i dati d'una rivelazione divina positiva, che cogliamo attraverso il magistero attuale della Chiesa cattolica, sua infallibile interprete e, in ordine secondario, l'interpretazione della rivelazione in funzione di valori garantiti dalla sola ragione " (Revue cath. des idées et des faits, 14 febbraio 1936, p. 17).

Come si vede, la teologia è una disciplina sui generis. Da secoli essa è oggetto di numerose obiezioni o difficoltà, che differiscono notevolmente tra di loro, sia per l'origine e per lo spirito, sia per la natura e l'importanza. Noi ne raccoglieremo solo un numero ristretto, cioè quelle che s'impongono all'attenzione e all'esame, per la loro importanza, diffusione, tenacia o attualità.

Il lettore avvertito noterà facilmente che queste difficoltà non sono esclusivamente quelle esaminate abitualmente nei manuali di teologia e nelle opere d'introduzione allo studio di questa scienza; qui troverà obiezioni non meno gravi, che i loro autori generalmente s'accontentano (o stimano più prudente) di formulare solo oralmente, e che, per lo più se non sempre, rimangono senza risposta.

Nell'esporre e nell'esaminare queste obiezioni s'impone massima franchezza. Anche dal semplice punto di vista apologetico la tattica peggiore è quella di velare parzialmente la difficoltà o di snaturarla per facilitare la confutazione, con un processo che ispira necessariamente la diffidenza. Non solo bisogna avere il coraggio di riprodurre sinceramente le obiezioni, ma anche di riconoscere la parte di verità che contengono con un'ammissione che non deve ispirare nessun timore; occorre solo distinguere accuratamente la teologia stessa, la sua vera natura e metodi ben compresi da una parte, e quelli che furono detti " i peccati dei cattivi teologi " dall'altra; le accuse, in quanto fondate, non toccano la teologia, ma solo il lavoro di certi autori. Anzi, denunciare lealmente queste imperfezioni, questi difetti ed errori, significa contribuire al progresso degli stessi studi teologici. Queste pagine intendono servire alla causa della verità, che evidentemente è la causa della scienza di Dio.

Infine presenteremo le obiezioni e le risposte in un ordine sistema tira, del quale dobbiamo dire qualche parola.

Tenendo presente la natura della teologia, si capisce facilmente clic la maggior parte delle difficoltà, sollevate contro la rivelazione divina positiva, contro le sue fonti o contro il magistero della Chiesa, interessano anch'esse la causa della teologia. Certe obiezioni, come quelle contro l'esistenza d'una rivelazione soprannaturale, non tendono forse a negare perfino la possibilità della teologia?

Tuttavia il più delle volte tali attacchi non toccano che indirettamente la teologia, mirando immediatamente solo ai suoi presupposti indispensabili. Perciò non rientrano nell'ambito del nostro studio, ma, almeno in buona parte, trovano il loro posto naturale in altre sezioni della presente opera; e il lettore veda queste sezioni o altri lavori relativi ai punti discussi.

Ma il contenuto delle fonti della rivelazione e quello dei documenti del magistero ecclesiastico costituiscono " un dato ", che è la base e il punto di partenza del lavoro teologico. È possibile che il " dato ", in quanto contiene o suppone certe concezioni fisiche o filosofiche, sembri creare al teologo certe difficoltà. Prima considereremo queste. Poi esamineremo le accuse contro ì metodi, positivo e speculativo, della teologia. Infine vedremo le ragioni adottate contro il valore scientifico o pratico di tutta l'esposizione sistematica. Perciò seguiranno tre capitoli:

Obiezioni contro " il dato " della teologia.
Obiezioni contro i " metodi " della teologia.
Obiezioni contro il valore scientifico e pratico della teologia.


CAPITOLO I. - OBIEZIONI CONTRO " IL DATO " DELLA TEOLOGIA

Le difficoltà di questa specie si desumono principalmente dalle concezioni fisiche superate e dalle nozioni filosofiche contenute in questo " dato ". Di qui due obiezioni, la prima delle quali riguarda prima di tutto " il dato " delle fonti della rivelazione, la seconda " il dato " del magistero ecclesiastico.

Obiezioni desunte dalle concezioni fisiche superate. - Si dice che molto spesso la dottrina religiosa della Sacra Scrittura e dei Padri della Chiesa, e talvolta anche quella del magistero ecclesiastico, viene espressa in rapporto a concezioni fisiche (p. es. cosmologiche) superate, con un nesso strettissimo e perfino indissolubile. Ora questo è grave, perché qualsiasi tentativo di dissociare i due elementi finisce col dissolvere completamente l'affermazione in questione e togliere alla proposizione tutto il suo senso. Prendiamo ad esempio queste due asserzioni, che sono punti di fede contenuti nei simboli: Gesù Cristo " discese " agl'inferi e a sali " al cielo (Denz. 40, 54, 86). I due enunciati suppongono evidentemente l'antica cosmologia geocentrica e la geografia celeste e sotterranea oggi completamente superate, e sono talmente legati ad esse che perdono tutto il loro significato se li priviamo della vecchia cornice. Se il Cristo non " discese ", nò " salì ", che cosa resta della credenza nella discesa agli inferi e della sua ascensione al cielo?

Risposta. - Bisogna riconoscere lealmente che certe verità della rivelazione sono formulate nella cornice di concezioni definitivamente sepolte dalle scienze naturali. Il fatto impone al teologo un compito, ma non crea una difficoltà insormontabile; può essere cosa delicata, ma non impossibile, separare il minerale prezioso dalla ganga, la verità religiosa rivelata assolutamente valida dalla sua espressione umana relativamente utile. Da tempo i teologi hanno compreso il loro compito e cercano di determinare che cosa si debba intendere per " discesa di Cristo agli inferi ", per " ascensione al cielo ", e di chiarire il valore cristologico e soteriologico di questi fatti. Se vi sono tra loro numerose divergenze sui particolari, c'è però completo accordo sulla sostanza della dottrina: il messaggio che l'anima di Cristo unita alla persona del Verbo portò ai giusti dell'Antico Testamento, in attesa d'essere ammessi nella felicità celeste; la fine della presenza visibile del Salvatore sulla terra e l'esaltazione gloriosa dell'Uomo-Dio (1). Osserviamo di sfuggita che il fatto di aver utilizzato tali concezioni fisiche, che non sono elemento essenziale né parte integrante della verità rivelata, si spiega facilmente quando si rammenti il carattere dei libri sacri e della maggior parte degli scritti patristici, i quali non sono trattati propriamente teologici, ma opere di edificazione, destinate spesso alla massa dei fedeli. Non era possibile servirsi di un linguaggio astratto e tecnico, ma occorreva una forma viva e concreta, che difficilmente può fare a meno delle concezioni fisiche, tanto più quando siffatte concezioni sono come cristallizzate nel linguaggio comune.

(1) Cfr. p. es. B. Bartmann, Lehrbuch der Dogmatik, 7 ed., Friburgo in Br.. 1928, t. t, pp. 409-411 e 415-417; trad. it. di Natale Bussi, Manuale di Teologia Dommatica, voi. H, 3 ed., pp. 143-146 e 151-153. Ed. Paoline, Alba 1952. H. Quiixiet, Desunte de Jésus aux enfers, in D. T. C. t. iv, col. 565-619; J. Chaine, Descenle du Christ aux enfers, in Dict. de la Bible, Supplement, t. n, col. 395-431 ; A. Gardeil, Le donne révélé et la théologie, 2 ed. Juvisy, s. d., pp. 101-106.

 

Obiezioni desunte dagli elementi filosofici delle formule dommatiche.

Molti e forse quasi tutti i dommi definiti e proposti dal magistero ecclesiastico sono formulati nel linguaggio delle scuole filosofiche e più precisamente nella terminologia scolastica, tanto che le teorie di queste scuole fanno ormai corpo col domma e ne sono divenute inseparabili. Assieme alla dottrina religiosa rivelata, viene imposto al teologo tutto un sistema di nozioni e di principi filosofici disprezzato e rigettato dalla maggior parte dei pensatori moderni e contemporanei. Il teologo oggi non può più proporre la verità rivelata con categorie accessibili alla mentalità odierna.

Risposta. - Eccellenti teologi, come Gardeil (Le donné révèlé et la théologie, ed. cit., pp. 77-114), R. Garrigou-Lagrange (Le sens commuti, 3 ed. pp. 343-358), L. de Grandmaison (Le dogme chrètien, 3 ed., pp. 30-52), ed H. Pinard (Dogme, in D. A. F. C. 1.1, col. 1146-1148) ci offrono gli elementi della risposta. Le formule dommatiche del magistero della Chiesa non lasciano certamente libertà sconfinate al teologo che cerca una filosofia per il suo lavoro speculativo, poiché escludono i sistemi idealisti o puramente soggettivisti e impongono la scelta d'una dottrina realista, oggettiva. Tale esigenza tuttavia non può creare alcuna difficoltà perché, anche senza un qualsiasi intervento della Chiesa docente, le verità contenute nelle fonti della rivelazione impongono non meno imperiosamente una dottrina realista, perché è evidentissimo che a solo le filosofie oggettive sono compatibili con una fede oggettiva " (Grandmaison, Op. cit, p. 37).

Occorre però fare attenzione a non esagerare la parte di filosofia contenuta nelle formule dommatiche. " Ciò che la Chiesa desume dalle varie filosofie, scrive giustamente H. Pinard (Art. cit., col. 1146), è la loro terminologia; ma essa l'usa senza canonizzare il resto dei sistemi e, ordinariamente non da alla parola altro significato che quello comune. Su questo punto l'accordo tra i teologi va sempre più stabilendosi ". L. de Grandmaison (Op. cit., p. 40) fa pure osservare che " le definizioni ecclesiastiche, anche quelle che sono enunciate in termini specificamente scolastici, sotto i loro precisi vocaboli non contengono, per lo più, che la filosofia universale riguardo alla quale si devono intendere tutte le metafisiche, al di fuori dei sistemi particolari ". E l'autore con indovinati esempi, presi dall'insegnamento conciliare sui sacramenti, dimostra che non bisogna lasciarsi ingannare dai termini tecnici: " i vocaboli forma, materia, carattere sembrano pregni di filosofia scolastica; in realtà sono profondi, ma, se esaminati da vicino, implicano soltanto nozioni filosofiche semplicissime " (ivi, p. 42).

Ci sono tuttavia eccezioni: talvolta s'impone un senso più tecnico, come ammette lealmente L. de Grandmaison : " Per alcune di queste formule di fede non si può fare a meno di riconoscere che la Chiesa suppone nozioni filosofiche di cui non è possibile accertare direttamente il carattere generale " (ivi, pp. 44-45). A. Gardeil aggiunge: " Checché se ne dica, in alcune definizioni della Chiesa ci sono termini tecnici usati come tali, come prova prima di tutto la precisione filosofica degli errori che vogliono confutare " (Op. cit., p. 90). Non è qui il luogo di dimostrare che questa condotta del magistero ecclesiastico è perfettamente legittima (cfr. Grandmaison, Op. cit., pp. 45-51) e basta fare osservare con A. Gardeil (Op. cit., pp. 94-114) e R. Garrigou-Lagrange che, nonostante tutto, " la formula dommatica, espressa in linguaggio filosofia), è sempre sul prolungamento del senso comune e non infeuda il dogma a nessun sistema propriamente detto... Lungi dall'infeudarsi ai nostri concetti, la rivelazione li giudica e li utilizza" (Op. cit., pp. 347-358).

Per concludere e dissipare ogni equivoco, citiamo il rilievo giustissimo di H. Pinard: a Dicendo che le formule dommatiche espresse in un linguaggio filo-sofico non aggiungono nessuna filosofia al domma, non si vuole dire che non aggiungano al concetto volgare qualcosa di più filosofico; ma si vuole soltanto affermare che questo qualcosa è una maggior precisione astratta nell'esprimere il domma, non già l'introduzione di "costruzioni" umane nei "dati" della rivelazione" (Art.'cit., col. 1146).

Quindi non si può dire che le formule dommatiche impongano al teologo un determinato sistema filosofico, perché lo obbligano soltanto ad ammettere un certo numero di nozioni fondamentali ratificate dal senso comune e dalla philosophia perennis (2). Queste nozioni offrono tutte le desiderabili garanzie di verità e non possono impedire al teologo d'accogliere con benevolenza tutte le vere acquisizioni del pensiero moderno e contemporaneo e di essere perfettamente aggiornate dal punto di vista filosofico.

OBIEZIONI CONTRO I " METODI " DELLA TEOLOGIA

§ 1. - Obiezioni contro il " metodo positivo ".

Queste obiezioni puntano soprattutto contro il metodo positivo, quale viene usato dagli autori dei manuali.

Obiezioni contro " l'argomento scritturistico dei manuali ". - Si dice che questi argomenti tradiscono la tendenza dei teologi a voler provare tutte le tesi a ex S. Scriptum ", quasi che la Scrittura fosse l'unica fonte della rivelazione. Molti testi non sono affatto ad rem, o almeno non hanno il valore che vien loro attribuito. Inoltre tali prove denotano spesso mancanza totale di senso storico dimenticando praticamente il carattere progressivo della rivelazione, donde quell'esegesi che gonfia o forza il senso dei testi. Infine, spesso viene presentato un argomento come scritturistico mentre non è altro che un argomento ex Traditione (solo la Tradizione infatti autorizza l'interpretazione della Scrittura ammessa nella prova), o ex ratione theologica (essendo l'argomento infarcito di nozioni e di principi teologici con un rapporto molto lontano con la Scrittura).

Risposta.. Si deve subito ammettere che queste obiezioni contengono una parte di verità e che occorre trame profitto; ma stiamo attenti per non esagerare Ì difetti degli argomenti scritturistici dei manuali, avendo noi il diritto di mostrarci Severi, non però ingiusti.

(2) Queste nozioni si trovano precisate, solidamente collegate tra loro nella filosofia aristotelico-tomista : si comprende quindi come tale possente sintesi si dimostri particolarmente adatta al lavoro speculativo del teologo e sia stata raccomandata in modo specialissimo dal magistero ecclesiastico. Si veda, ad esempio, l'enciclica fiumani generis (12 agosto 1950) che, tra l'altro, difende questa filosofia da due accuse: di essere antiquata per la forma e razionalistica per il processo di pensiero. La stessa enciclica fa pure il punto sulla questione delle formule dommatiche, mettendo in guardia da un pericoloso relativismo, propugnato recentemente da qualche teologo.

 

È innegabile che molti teologi cercano di puntellare tutte le tesi con argomenti della Scrittura. La preoccupazione è spiegabile, anche se non giustificabile. L'argomento ex Scriptum può sembrar loro più facile di quello ex Traditione e del resto è l'unico utilizzabile nella polemica contro i protestanti, che ammettono soltanto la Scrittura. Ora un testo, una volta allegato a sostegno di una dottrina, viene spesso, troppo spesso, ripreso senza sufficiente controllo dagli autori di manuali, inclini, se non abituati, a copiare molto servilmente i lavori esistenti, tanto che anche oggi l'esegeta formato al metodo filologico ? storico troverà molto da ridire su parecchi manuali.

Però bisogna pure riconoscere l'immenso progresso di questi ultimi anni. Parecchi autori di manuali come B. Bartmann ( 1), per citare un solo esempio, hanno largamente profittato del rinnovamento degli studi biblici, hanno utilizzato seriamente i migliori lavori d'esegesi e di teologia biblica, cui rimandano il lettore nelle notizie bibliografiche. D'altronde per giudicare equamente dell'argomento scritturistico, non basta consultare i manuali, ma occorre pure, e forse ancora di più, tener conto degli studi più approfonditi offerti dagli autori cattolici, specialmente dai lavori generali o dalle monografie di teologia biblica (2), opere che denotano nei loro autori una formazione storica e filologica ed espongono la dottrina biblica in tutta la sua purezza, mettendone anche in risalto l'evoluzione progressiva; opere che auguriamo vivamente si moltiplichi-no, si perfezionino, e siano utilizzate intelligentemente dagli autori dei manuali teologici.

Obiezioni contro l'argomento " ex Tradizione " dei manuali. - Innanzitutto, si dice, l'argomento è uno dei più sommari, poiché il più delle volte ci si accontenta di due o tre citazioni patristiche, che contengono o sembrano contenere (perché anche qui alcuni testi non sono ad rem) la dottrina (tesi) da provare. Questa prova inoltre, non meno di quella scritturistica, rivela una mentalità insensibile all'evoluzione delle dottrine; infine, e soprattutto, l'argomento è spesso privo di valore per difetto d'applicazione dei principi relativi all'autorità delle testimonianze tratte dai documenti della Tradizione. Cosi, il più delle volte, a proposito della tesi in questione, si trascura di far vedere che i Padri presentano questa dottrina come una verità di fede e che essi sono moralmente unanimi a insegnarla come tale.

(1) Manuale di teologia dogmatica, 3 voli., 3 ed., Ed. Paoline, Alba 1952.

(2) Come esempi ricordiamo l'eccellente sintesi di A. Lemonnyer, Théokgie du Nouaeau Testament, Bloud et Gay, Parigi 1938; le pregiate opere di G. Bonsirven, Les enseignements de Jésus-Christ, Beauchesne, Paris 1946; Il Vangelo di Paolo, Ed. Paoline, Roma 1951; Teologia del N. Testamento, Marietti, Torino 1952; l'opera notissima di F. Prat, La thèologk de saint Paul; trad. it. La teologia di San Paolo, 6 ed., SEI, Torino 1945 ; e le monografìe di E. Tobac, Le problèmi de lajustijkalwn dans sainl Paul, Lovanio 1908 e di B. Rigaux, L'Antéchrist et l'opposition au royame messianique dans l'Ancien et le Nouveau Testament, Duculot, Gembloux 1932. Ricordiamo anche i numerosi articoli di teologia biblica contenuti nel Dictionnaire de la Bible, Supplément, Parigi 1928 ss.; infine non dobbiamo dimenticare la parte notevole consecrata all'esame dei testi scritturistici in numerosissimi articoli del D. T. C. e del D. A. F. C, nonché in monografie come quelle di J. Lebreton, Histoire du dogme de la Trinité des orìgines au Concile de Nicée, Beauchesne, Parigi 1928. Tra i lavori te deschi si potranno consultare, ad esempio, gli studi di teologia biblica pubblicati nelle tre collezioni Alttestamentliche Abhandlnngen, Meuteslamentliche Abhandlungen, e Biblische Zifragen, edite a Mùnster in Westfalia dal 1908 in poi.

 

Risposta. - Anche qui siamo costretti a essere severi, stando però attenti per non esagerare e quindi non essere ingiusti. Gli autori dei manuali trattano spesso l'argomento ex Traditione molto sommariamente e troppo di frequente dimenticano e trascurano di applicare in questa materia i princìpi inculcati da loro stessi; ma bisogna pure ammettere che nei manuali lo spazio, necessariamente molto o troppo ristretto, non permette lunghi sviluppi, che d'altronde spesso non sono necessari. Così, generalmente, quando la dottrina è contenuta in modo chiaro nella Scrittura, sicché, spesso fin dalla più remota antichità e anche dalla fine dell'età apostolica, le testimonianze della Tradizione, soprattutto i Padri della Chiesa, riproducono o sviluppano fedelmente gl'insegnamenti dei documenti ispirati. Così pure, quando una verità di fede, negata o messa in dubbio dagli eretici, venne definita solennemente dalla Chiesa fin dai primi secoli. Il più delle volte in pratica basterà fare alcune citazioni, che s'impongono per chiarezza e importanza, o rimandare a qualche raccolta, come YEnchiri-dion palristicum di J. Rouet de Journel, poiché in queste condizioni, applicando i princìpi relativi al valore dell'argomento, si ottiene certamente e facilmente la certezza che la dottrina appartiene al deposito della fede.

Per altri punti dottrinali occorre una ricerca più approfondita; ed essendo il lavoro vasto e difficile, è chiaro che non possono farlo gli autori dei manuali; quando la ricerca è già stata fatta (anche solo parzialmente, come in molti casi), il manuale riassumerà le conclusioni dei migliori studi, darà i riferimenti bibliografici utili e, all'occorrenza, aggiungerà una parola di critica; quando poi la ricerca non è ancora stata fatta il manuale sarà prudentemente riservato, indicherà la lacuna, che il più delle volte solo una monografia potò colmare. I manuali insomma devono riflettere lo stato attuale degli studi sulla patrologia e la storia dei dommi, non potendo fare di più.

Anche qui fu fatto un progresso immenso, e molti manuali recenti utilizzano con cura i migliori lavori, quali ad esempio l'Histoire des dogmes dans l'antiquité chrètienne di J. Tixeront, e l'Histoire du dogme de la Trinité di J. Lebreton. Alcuni manuali manifestano un serio sforzo per determinare il valore teologico dell'argomento. Infine, come fu notato analogamente per l'argomento scritturistico, per farsi un'idea esatta dello stato attuale della prova ex Traditione non basta consultare i manuali, ma occorre anche, e soprattutto, esaminare gli studi più approfonditi, specialmente i lavori cattolici sulla patrologia e sulla storia del domma; per questo meritano d'essere ricordati il Dictionnaire apologétique de la foi catholique e, particolarmente, il Dictionnaire de théologie catholique, numerosi articoli del quale sono vere monografie originali.

Obiezioni contro il modo di utilizzare i documenti del magistero ecclesiastico. - Questi documenti per lo più sono utilizzati in modo insufficiente e per di più difettoso.

In modo insufficiente, poiché raramente i teologi studiano attentamente tutti gl'interventi del magistero ecclesiastico nello sviluppo delle verità d'ordine religioso, dando prova, con la loro negligenza, che praticamente misconoscono o, almeno, non comprendono abbastanza il compito organico della Chiesa nella economia della rivelazione. Forse siffatta negligenza storicamente si spiega in parte con le necessità della polemica contro i protestanti; però non è giustificata. Anche quando si utilizzano i documenti del magistero ecclesiastico, lo si fa in modo insufficiente e difettoso, poiché sovente il teologo non determina il valore preciso dell'insegnamento che contengono, o s'inganna nel precisarlo. Cosi egli non si da sempre la pena di circoscrivere rigorosamente il preciso oggetto di una definizione, e di distinguerlo diligentemente da tutti gli elementi che non sono insegnati dalla Chiesa con la stessa insistenza.

Risposta. – Dobbiamo per forza ripetere che bisogna guardarsi da ogni esagerazione, non limitarsi a consultare i manuali, ma studiare i lavori specializzati e quindi approfondirli, come gli articoli del Dictionnaire de théologie caiholique, die ordinariamente segnalano con cura i principali documenti dei magistero ecclesiastico, e cercano di precisarne il valore.

Generalmente i manuali si limitano a citare gl'interventi capitali, in primo luogo le solenni definizioni dei concili e dei pontefici romani, e a rimandare ali'Enchiridion Symbolorurn del Denzingcr; talvolta aggiungono una parola sul valore preciso dei testi, come fanno parecchi che notano come, definendo la possibilità della conoscenza naturale dell'esistenza di Dio, il Concilio Vaticano non intese insegnare la possibilità della conoscenza naturale della creazione ex nihilo, anche se la definizione adopera il termine " Creatore ". ("Si quis dixerit, Deum unum et verum, creatorem et Dominum nostrum, per ea quae facta sunt, naturali rationis humanae lumine certo cognosci non posse: anathema sit "; Denz. 180G).

Un giusto apprezzamento dei lavori esistenti deve tener conto delle difficoltà die molto spesso provengono dal determinare rigorosamente l'oggetto e il valore dottrinale dei documenti del magistero. Trattandosi d'un testo conciliare, può essere indispensabile lo studio minuzioso degli atti. Queste difficoltà spiegano in gran parte le lacune e i difetti, ma non possono impedirci di constatarli e deplorarli, e suscitano il vivo augurio che si studi maggiormente la " teologia positiva " dei documenti del magistero ecdesiastico, alcuni punti della quale potrebbero essere oggetto di monografie di tal genere (3).

(3) Quasi a conclusione e coronamento di questo § i, vogliamo riportare un tratto dell'enciclica Humani generis, che, riferendosi al metodo della teologia positiva, precisa come esso sia dommatico e non puramente storico: " È vero che i teologi devono sempre ritornare alle fonti della Rivelazione divina: è infatti loro compito indicare come gli insegnamenti del vivo Magistero "si trovino sia esplicitamente sia implicitamente" nella S. Scrittura e nella divina Tradizione. Inoltre si aggiunga che ambedue le fonti della Rivelazione contengono tali e tanti tesori di verità da non potersi mai, di fatto, esaurire. Per cui le scienze sacre con lo studio delle sacre fonti ringiovaniscono sempre ; mentre, al contrario, diventa sterile, come sappiamo dall'esperienza, la speculazione che trascura la ricerca del sacro deposito. Ma per questo motivo, la teologia, anche quella positiva, non può essere equiparata ad una scienza solamente storica. Poiché Dio insieme a queste sacre fonti ha dato alla sua Chiesa il vivo Magistero, anche per illustrare e svolgere quelle verità che sono contenute nel deposito della fede soltanto oscuramente e come implicitamente. E il divin Redentore non ha affidato questo deposito, per l'autentica interpretazione, né ai singoli fedeli, né agli stessi teologi, ma solo al Magistero della Chiesa. Se poi la Chiesa esercita questo suo ufficio (come nel corso dei secoli è spesso avvenuto) con l'esercizio sia ordinario, sia straordinario di esso, è evidente che è del tutto falso il metodo con cui si vorrebbero spie gare le cose chiare con quelle oscure; che anzi è necessario che tutti seguano l'ordine inverso. Perciò il nostro Predecessore, di imp. mem., Pio IX, mentre insegnava che è compito nobilissimo della teologia quello di mostrare come una dottrina definita dalla Chiesa è contenuta nelle fonti, non senza grave motivo aggiungeva le seguenti parole: "in quello stesso senso, con cui è stata definita dalla Chiesa".

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 17:47. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com