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Obiezioni contro la teologia dogmatica

Ultimo Aggiornamento: 02/09/2009 08:07
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02/09/2009 08:05

§ 2. - Obiezioni contro " il metodo speculativo ".

Obiezioni contro la necessità e l'utilità della " teologia speculativa ".

È veramente necessaria la teologia speculativa? Perché non accontentarci d'accogliere semplicemente le verità rivelate, la parola divina? Dio si degnò di fare una rivelazione agli uomini; ora la sua infinita sapienza non d obbliga ad ammettere che Egli abbia manifestato tutte le verità religiose necessarie e veramente utili, non solo ai destinatari immediati della sua parola, ma ai cristiani di tutti i paesi e di tutti i tempi?

Più ancora, non potremmo contestare l'utilità stessa della speculazione teologica? La teologia non altererà la dottrina rivelata dell'economia della redenzione, di questo quadro dalle linee semplici e grandiose e quindi particolarmente seducenti?

Risposta. - La teologia speculativa è poco meno indispensabile di quella positiva, a Infatti, scrive A. Gardeil, non appena finisce la teologia positiva, sorgono numerose questioni della massima importanza, poiché sorte d'ogni dato caduto in uno spirito vivente è che questo lo elabori indefinitamente. La riflessione che va sempre più approfondendosi, le insorgenti obiezioni, la necessità di rendere continuamente attuale l'accordo del dato rivelato col progresso delle idee filosofi-die o anche dell'esperienza, la prospettiva delle sintesi che unificheranno il sapere propriamente umano e il sapere d'origine soprannaturale, sono tutte cause che, assieme ad altre, rendono inevitabile e, fino a un certo punto, necessaria per la fede e la stessa rivelazione una dottrina che si proponga come compito proprio di prolungare la luce della rivelazione verso la soluzione di questioni die la rivelazione non risolve formalmente, e di costruire una scienza unificata, la teologia integrale, coordinando quelle soluzioni tra loro e con i dati rivelati da cui emanano " {Op. cit., pp. 224-225). Il P. J. A. Jungmann, in un libro che citeremo più avanti, ha sviluppato idee analoghe: la teologia nacque soprattutto dal bisogno di rispondere alle esigenze critiche della ragione e agli attacchi degli avversar!, come si vede, p. es., dalle controversie cristologiche del quarto e del quinto secolo e anche da quelle relative alla grazia. Il lavoro di riflessione sulle verità rivelate apparve ben presto interessante in se stesso e venne continuato indipendentemente dalle necessità apologetiche. Omettere questo lavoro significherebbe esporre la fede al pericolo di dover cedere alla filosofia la pretesa d'orientare la vita; e che questo non sia un pericolo illusorio lo provano sufficientemente la storia della teologia protestante del secolo XIX e quella delle Chiese dissidenti d'Oriente. Perciò è bene distinguere la teologia, il suo studio e il suo insegnamento dalla predicazione della fede, anche se la catediesi presuppone solide conoscenze teologiche ed- è efficace solo quando si sforza di conservare alle linee maestre del messaggio rivelato tutto il loro rilievo.

 

Obiezioni contro la possibilità della metafisica, condizione indispensabile della teologia speculativa. - La teologia speculativa consiste essenzialmente nell'applicare nozioni e principi metafisici al dato rivelato; perciò suppone necessariamente la possibilità della metafisica rigettata dalla maggior parte dei filosofi moderni e contemporanei, da quando Kant fece il processo alla metafisica e la maggior parte dei pensatori successivi ratificarono il suo verdetto implacabile.

Risposta. - La teologia speculativa presuppone certamente la possibilità della metafisica; invece l'atteggiamento agnostico è frequente nei filosofi moderni e contemporanei, anche se, occorre dirlo, va contro le tendenze naturali dell'uomo. A. Meyerson potè scrivere giustamente che " l'uomo fa della metafisica anche quando respira ", tanto che la maggior parte degli agnostici, dopo aver negato alla ragione la capacità di superare i fenomeni, si sforza di far rivivere per altra via la metafisica, di cui non può fare a meno. Il primato, negato all'intelligenza, viene accordato al sentimento, alla volontà, all'azione, ecc Significative sono a questo riguardo le due Critiche di Kant: quella della ragion pura e quella della ragion pratica. Notiamo pure come la filosofia contemporanea sia caratterizzata da un'energica reazione contro l'agnosticismo positivistico e da un ritorno al realismo e alla metafisica. C'è da rallegrarsene, perché questo ritorno promette risultati felici; fare la critica dell'agnosticismo e dimostrare la possibilità della metafisica significa esaminare il problema fondamentale della conoscenza, questione, questa, che i limiti ristretti del presente studio non permettono di trattare e che il lettore potrà all'occorrenza, trovare trattata consultando i lavori di filosofia relativi a questo soggetto (4).

Obiezioni desunte dalla molteplicità dei sistemi filosofici. -Ammettiamo pure, si dice, che la metafisica sia possibile, ma sarà sempre una possibilità più teorica e astratta che pratica e concreta. Nessuno infatti ignora la molteplicità dei sistemi filosofici, avendo la storia dimostrato che non c'è nemmeno " la filosofia scolastica " ma che ci sono " delle filosofie scolastiche ", cioè molte dottrine separate da divergenze profonde. I nomi di San Tommaso, di San Bonaventura, di Duns Scoto, di Suarez, non segnano forse altrettante posizioni, se non atteggiamenti filosofici diversi? Chi potrà vantarsi di determinare la verità in queste materie e discernere il vero sistema? Se si opta per una dottrina, che valore si oserà accordarle? E se il suo valore è precario, che solidità potrà avere l'edificio speculativo innalzato su tale fondamento?

(4) Tra i numerosi studi sul problema della conoscenza, a titolo d'esempio, segnaliamo: J. MarÉchal, Le paini de déparl de la métaphysique, Bruges e Parigi 1922-1926; J. Db Tonquédec, La crìtique de la connaissanee, Beauchesne, Parigi 1929; M. D. Rolland Gosseun, Essai d'une étude critique de la connaissanee, Vrin, Parigi 1932 ; J. Maritain, Distinguer frour unir ou les degrés du savoir, Desclée de Brouwer, Parigi 1932 ; F. Olciati, Ifondamenti della filosofia classica, Vita e Pensiero, Milano 1950, pp. 172-236. Profonda e chiara sintesi.

 

Risposta. - E' certo che le dottrine filosofiche abbondano, e che le esposizioni della storia della filosofia lasciano spesso un'impressione sconcertante, ma se vogliamo considerare soltanto le idee maestre, fondamentali, le idee che determinano un vero atteggiamento fìlosofico, vediamo che il numero dei sistemi si riduce in modo singolare. Inoltre molti di questi sistemi non resistono a un esame critico e devono essere risolutamente esclusi. Anche le verità rivelate offrono un prezioso criterio per apprezzare i sistemi filosofici, obbligando a respingere, per esempio, le teorie idealistiche o puramente soggettivistiche, il materialismo, il determinismo, il panteismo, ecc Restano di fronte sistemi che contengono numerosi punti di contatto sulle questioni fondamentali, come avviene particolarmente delle dottrine scolastiche, le cui divergenze reali non possono impedirci di constatare il loro accordo fondamentale sui punti capitali. Queste dottrine comuni agli scolastici sono il punto d'arrivo d'una lunga elaborazione, sono, in maggior parte, un'eredità del passato, formano il punto di incontro d'un grande numero di pensatori, costituiscono il nocciolo della philosophia perennis (5) e quindi dimostrano una solidità a tutta prova. Perciò bisogna ritenerle come vere e attribuire loro un valore assoluto. Ora la teologia in primo luogo si appella a queste verità, non facendo cosi che servirsi di buoni materiali, onde non si può contestare che il suo lavoro non sia legittimo e valido. Minor garanzia offrono i suoi risultati quando poggiano su dottrine particolari e più discusse. Ora il coefficiente d'incertezza di questi elementi filosofici incide necessariamente anche sui risultati della speculazione teologica. Tuttavia l'utilizzazione di queste concezioni filosofiche meno certe non è priva di qualche vantaggio. Non insistiamo sul vantaggio filosofico: la capacità d'una concezione filosofica a descrivere o spiegare il dato rivelato, crea una presunzione di verità in favore di quest'idea. Invece sottolineiamo quest'altro effetto: tali concezioni permettono a coloro che le fanno proprie, di esprimere e intendere meglio le verità della fede in funzione di categorie razionali, soddisfacendo cosi maggiormente una tendenza naturale, irresistibile e legittima dello spirito. Per maggiori schiarimenti su tutta la questione della scienza teologica e dei sistemi teologici si veda A. Gardeil, Op. cit., pp. 252-284.

Obiezioni desunte dall'utilizzazione della filosofia scolastica. - La teologia speculativa si serve della dottrina scolastica, che però è superata, a Ai suoi tempi, scrive E. Le Roy (Dogme et critique, Paris 1907, pp. 348-851), la scolastica fu la filosofia "moderna", ma da allora sono trascorsi seicento anni, e oggi nulla può fare che essa non sia la filosofia di seicento anni fa. Perché cercare di arrestare la vita della verità a uno stadio del suo sviluppo? Ciò significa ucciderla... I filosofi contemporanei non vogliono affatto proscrivere in blocco la filosofia scolastica... Ma non possono accettare che venga loro imposto questo momento della filosofia come l'espressione ne varìetur della verità, come la norma definitiva e indiscutibile di ciò che dev'essere pensato per sempre ". In corporando una filosofia superata nella teologia, non si costruirà mai una scienza viva, capace d'interessare e fecondare lo spirito contemporaneo, ma una scienza necessariamente sterile.

(5) L'enciclica Humani generis descrive la filosofia perenne come " quella sana filosofia che è come un patrimonio ereditato dalle precedenti età cristiane e che possiede una più alta autorità perché lo stesso Magistero della Chiesa ha messo al confronto con la stessa verità rivelata i suoi princìpi e le sue principali asserzioni, messe in luce e fissate lentamente attraverso i tempi da uomini di grande ingegno ". Precisandone il contenuto, l'enciclica continua : " Questa stessa filosofia, confermata e comunemente ammessa dalla Chiesa, difende il genuino valore della cognizione umana, gli incrollabili principi della metafisica, cioè di ragion sumeiente, di causalità e di finalità, ed infine sostiene che si può raggiungere la verità certa ed immutabile".

Risposta. - La maggior parte degli elementi della risposta li abbiamo dati sopra. La verità è cosa assoluta e immutabile e possono variare solo la sua espressione e la chiarezza con cui viene percepita. Può anche accadere che una verità resti lungamente ignorata. Ma le dottrine, di cui è solidamente provata la verità, sono una conquista dello spirito che dev'essere definitiva. Ora, come già s'è detto, la sostanza della dottrina scolastica ha tali garanzie e appartiene alla philosophia perennis, che ai nostri giorni riunisce un numero sempre maggiore di pensatori. Essa si è dimostrata particolarmente adatta alla speculazione teologica e dev'essere mantenuta al suo servizio. Però la teologia speculativa eviterà di servirsi di elementi superati dei sistemi scolastici; sarà aperta a tutte le vere acquisizioni della filosofia moderna e contemporanea; dovrà sfruttare per i suoi fini e a suo vantaggio l'incessante lavoro di decantazione e d'adattamento, cui si dedicano i migliori rappresentanti odierni della filosofia neoscolastica, specialmente tomistica. Questa armoniosa "unione di nova et velerà, che è garanzia di verità, darà un forte impulso alla speculazione teologica e alla scienza sacra attrattiva conquistatrice (6).

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