È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Obiezioni contro l'Antico Testamento

Ultimo Aggiornamento: 02/09/2009 08:35
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 1.208
Sesso: Maschile
02/09/2009 08:29

§ 3. - La dottrina monoteistica del V. Testamento.

L'Antico Testamento ha valore soprattutto per le grandi dottrine religiose delle quali il popolo israelitico fu il portatore nell'antichità. Queste dottrine sono la fede in un solo Dio, le speranze messianiche ed escatologiche, la morale del decalogo. Ora la critica razionalistica attacca perfino questo triplice insegnamento e tenta di provare che il monoteismo nel mondo antico non fu un privilegio d'Israele; che la predicazione messianica dei profeti non contiene le visioni chiare realizzabili e realizzate cui si appella l'apologetica cristiana per giustificare la nascita del cristianesimo; che il decalogo, del quale si fa un vanto a Mosè, venne introdotto nella religione israelitica più tardi.

Nell'esposizione della storia d'Israele S. Magnin ha fatto conoscere i fatti principali che manifestano la trascendenza del monoteismo israelitico. Noi preciseremo alcuni aspetti di quest'esposizione.

1. Spiegazione di Renan e d'alcuni autori che propugnano l'origine semitica. - Gli autori indipendenti variano notevolmente nel presentare gli argomenti contro l'origine soprannaturale del monoteismo israelitico.

a) La spiegazione di Renan. - A quest'autore piaceva spiegare il monoteismo ebraico ricorrendo agl'istinti religiosi dei popoli semitici: esso sarebbe stato conservato, se non causato, dalla permanenza nel deserto, dove la contemplazione con la sua monotonia generava necessariamente una teologia monoteistica. Renan additava l'Arabia come la patria per eccellenza dei pensatori religiosi che si evolvono nell'orbita del monoteismo.

Vale la pena citare la pagina di storia religiosa dove Renan sviluppa il suo pensiero, perché contiene il germe d'alcune di quelle teorie che sono poi diventate di moda per spiegare l'origine del credo israelitico. " La coscienza semitica è chiara ma poco estesa; comprende a meraviglia l'unità, ma non sa cogliere la molteplicità.

(8) V. il nostro opuscolo : Pour mieux compratóre et mieta enseigner Fhistoire de l'Ancien Testament, Parigi, Desclée de Br. 1936.

 

II monoteismo ne riassume e spiega tutti i caratteri. È gloria della razza semitica l'aver raggiunto fin da principio la nozione della divinità, che tutti gli altri popoli dovevano adottare sul suo esempio e sulla fede della sua predicazione. Questa razza sempre concepì il governo dell'universo come una monarchia assoluta; la sua teodicea, dopo il libro di Giobbe, non ha più fatto un passo; sempre le furono estranee le grandezze e le aberrazioni del politeismo.

Il monoteismo non s'inventa: l'India, pur avendo un pensiero tanto originale e profondo, non vi è ancora giunta nemmeno oggi; tutta la forza dello spirito greco non bastò per condurre l'umanità al monoteismo, senza la cooperazione dei Semiti, i quali, possiamo anche affermare, non avrebbero mai raggiunto il domma dell'unità divina se non l'avessero trovato negl'istinti più imperiosi del loro spirito e del loro cuore; essi in Dio non compresero affatto la varietà, la pluralità, il sesso. La natura poi tiene poco posto nelle religioni semitiche: il deserto è monoteista; sublime nella sua uniformità immensa, all'uomo rivela prima di tutto l'idea dell'infinito " (9).

La facile e semplicistica spiegazione di Renan si mostrò ben presto insufficiente, poiché a mano a mano che s'imparò a conoscere meglio le antiche civiltà semitiche e quelle delle tribù nomadi, che avevano attraversato il deserto siro-arabico, si vide che nel deserto le credenze politeiste erano fiorite con la stessa esuberanza che nelle terre coltivate dell'Oriente antico, tanto fra i discendenti di Sem quanto fra quelli di Cam e di Jafet. Bisognava quindi abbandonare l'ipotesi di Renan, o modificarla profondamente, indicando con esattezza il gruppo dei Semiti e l'epoca della loro storia, alla quale si collegherebbe il monoteismo israelitico. Assieme allo sguardo retrospettivo che la storia permette di dare, non è privo d'interesse considerare quali ipotesi hanno affascinato gli studiosi.

b) Monoteismo comune ai Semiti. - Dapprima un certo numero di studiosi credette di poter asserire l'esistenza d'un monoteismo primitivo comune ai Semiti, in base a nuove considerazioni. L'argomento principale consisteva nell'ammettere l'esistenza d'un dio, El, Ilu, comune ai popoli semitici, considerandolo come il dio " primitivo e molto probabilmente unico dei Semiti " (10).

Com'è noto, questa tesi fu aspramente discussa. Non si nega che presso molti popoli sia esistito un dio El, Ilu, ma si tratta di sapere se questa divinità si trova presso tutti i Semiti e se nei tempi primitivi fu l'unico dio. Provare questo pare difficile.

c) Monoteismo in una famiglia più ristretta. - Se manca un monoteismo comune ai Semiti, non sarà possibile trovare la fede monoteistica assodata in qualche famiglia etnica più ristretta? Quando il panbabilonismo era di moda, gli storici si volgevano necessariamente alla religione assiro-babilonese, ma le ricerche fatte non diedero nessun risultato, poiché nell'Assiria-Babilonia il poli teismo si sviluppò con una ricchezza impressionante e, sotto l'influsso sia delle speculazioni sacerdotali, sia degli eventi politici, s'organizzò a varie riprese, ge-rarchizzando le divinità che si credeva componessero il panteon, e ponendole sotto l'autorità d'un dio supremo, al quale si rendeva un culto particolare, che però fu sempre inferiore a una vera religione monoteistica.

(9) E. Renan, Histoire generale et système compare des langues sémitiques, I parte, Parigi l855> PP- 5-6-
(10) M. J. Laorange, Études sur les religions sémitiques, 1 ed., Parigi 1903, p. 70. -
Evidentemente né il P. Lagrange, né il P. Landersdorfer, citato più avanti, non interpre
tano razionalisticamente i fatti sui quali talvolta concordano con i razionalisti, perché
ammettono la rivelazione primitiva e gl'interventi soprannaturali di Dio nella storia degli
Ebrei.

Si giunse a costituire delle triadi, una supremazia politico-religiosa degli dèi venerati nelle capitali dei regni, per esempio quella di Marduk o di Assur, a comporre inni e preghiere in cui le tendenze monoteistiche talora rivestono le forme d'una fede e d'una fiducia in un solo Dio. Cosi stando le cose, anche i seguaci del panbabilonismo rinunciarono a qualsiasi tentativo di trovare o di costituire un preteso monoteismo babilonese (11).

c) Elohismo tra gli Arabi. - Sconfortati dall'esito delle ricerche sulle antiche civiltà sumerica e assiro-babilonese (12), alcuni autori credettero di trovare tra gli Arabi quanto mancava tra gli Assiro-babilonesi, rinnovando così, in forma più particolare e modificata, l'ipotesi di Renan. G. Brockelmann, ad esempio, sebbene molto timidamente, propose d'ammettere che tra le tribù arabe del deserto esistesse un elohismo di tendenze monoteistiche, propenso com'è a considerare il deserto quale culla del monoteismo islamico. Egli afferma che Allah (Allah und die Golzen. Der Ursprung des islamischen Monotheismus. in Arch. liei. Wiss., 1922, pp. 93-121) non è un dio idolatrico elevato sopra gli altri per potenza e grado, per il fatto che in tutte le tradizioni antiche appariva come Dio supremo, creatore e signore, e non c'è mai una figura intermedia che lo spieghi. Sia pure, rispondono altri studiosi, ma può trattarsi d'un prestito preso, se non dal cristianesimo, almeno dal giudaismo, che molte tribù arabe avevano imparato a conoscere.

Parecchi studiosi tentarono di salvare l'origine " araba " del monoteismo israelitico, ipotesi che le tradizioni dell'Arabia antica appoggiano scarsamente (cfr. J. Wellhausen, Reste arabischen Heidentums, 2 ed., Berlino 1897), dirigendo le ricerche su una regione più circoscritta dell'Arabia, cioè l'Arabia del sud (13). Basandosi sui lavori e specialmente sulla monografia di Nielsen con secrata al dio sabeo Ilmukah: Die sabarische Gott Ilmukah (Lipsia, 1910), poi mettendo la patria arranita dei patriarchi in stretta relazione storica con l'Arabia meridionale e la penisola sinaitica, il P. Landersdorfer credette poter giustapporre antiche credenze monoteistiche con la fede d'Israele. Fu un brillante fuoco d'artificio, che presto si spense (14).

(11) Fr. X. Kortleitner, Babyloniorum attetoritas quantum apud antiquos IsraSlitas va-luerit? Innsbruck 1930.

(12) Accanto all'Assiro-Babilonia, l'Egitto era il secondo centro di civilizzazione nel Medio Oriente. Recentemente s'è pensato di far derivare il monoteismo israelitico dalle antiche religioni egiziane : cfr. Fr. X. Kortleitner, Aegyptiorum auctorìlas quantum epud Isra&ilarum instituta sacra pertinuerit, Innsbruck, 1933. - Óltre gli Egiziani e gli Assiro-babilonesi, molti altri popoli penetrarono dal 1800 al 1200 nelle regioni che formano la cosiddetta " mezzaluna fertile " (la regione del Tigri, dell'Eufrate e dell'Oronte) : procedendo da est a ovest indichiamo iMitanni, gli Urriti, gl'Ittiti, gli Hyksos,gliAramei. Le credenze religiose della maggior parte di questi popoli sono poco note e nessuno di essi sembra doversi prendere in considerazione.
(13) F. Hommel, Die altìsraeliiiscke Ueberlisferung in tnschriftlicher Beleuchtung, Monaco 1897; Der Gestimdienst der alter Araba und die altisraelitische Ueberlieferung, Monaco igoi. D. Nielsen, Die allarabìschen Mondreligian und die Masaische Ueberlieferung, Strasburgo 1904; D. Landersdorfer, Die Bibel und die sudarabische Altertumforschung, MUnster in West. 1920 ; - Alcuni di questi autori fanno agire l'influsso arabo attraverso Babilonia, per soddisfare insieme le esigenze del panbabilonismo e quelle della Bibbia, che fa venire Abramo da Ur di Caldea. V. G. Ryckmans, Les religions arabes préislamiques, in M. Gorce-R. Mortier, Histoire generale des religions, Parigi 1947, pp. 307-332.
(14) Sulla questione delle tendenze monoteistiche dell'Oriente antico vedi la magistrale sintesi dello studioso cattolico J. Hehn, Die biblisehe und babylonische Cotlesidee. Die israelitische GoUesauffassung im Lichte der altorientalischen Religionsgeschichte, Lipsia 1913. L'opera fu messa all'Indice e quindi si deve leggere con le debite riserve ; essa contiene una documentazione d'importanza capitale, e sul problema del monoteismo israelitico formula numerosi giudizi, di cui la letteratura cattolica a questo riguardo continuerà ancora per molto tempo ad avvantaggiarsi.

 

2. Secondo grappo dì spiegazioni. - Rinunciando all'idea fondamentale di Renan, un secondo gruppo d'autori cerca di spiegare lo sbocciare delle credenze monoteistiche nell'antico Oriente mediante l'influsso che i culti solari avrebbero esercitato sulle antiche religioni politeistiche. Infatti è noto che la venerazione del dio sole fece sorgere parecchie religioni solari, che instaurarono tutte quante un certo monismo religioso. Gli esempi più noti sono quelli dei culti siriaci, dei quali Franz Cumont tracciò la storia, e quello del culto di Mitra, il sol invictus degl'imperatori romani. Nell'antico Oriente un caso simile di culto solare, forse altrettanto impressionante, fu il culto di Aton, il disco solare, che il faraone riformatore Amenofis IV tentò d'istituire e di opporre a quello del dio tebano Amon-Ra. Il tentativo sarebbe stato fatto prima che si formasse il jahvismo mosaico, e il famoso inno che Amenofis IV rivolse al sole avrebbe influito sul salmo CIV (CHI), uno dei più bei canti religiosi del salterio.

Anche qui, quando si considerano ì fatti da vicino e si stringe più da presso il senso dei documenti messi a confronto, all'estremo vertice del confronto cessano le analogie, proprio ove dovrebbe avvenire l'incontro. Per il culto del dio sole avviene press'a poco quanto accade per quello della dèa madre, la grande dea, la dea della vegetazione: in tutti e due i casi una divinità naturistica prevalse sulle altre non fino a sopprimerle, ma fino a dominarle e relegarle in secondo piano. È naturale che il sole e la terra madre siano pervenuti a una tale supremazia, perché si ritrovano quasi identici presso tutti i popoli e rappresentano gli elementi della natura con cui l'uomo deve fare i conti. Sotto alcuni aspetti s'aggiunsero " i cieli " e divennero anch'essi il simbolo d'una divinità, la cui religione ha essa pure un certo andamento monoteistico.

3. Terzo gruppo di spiegazioni. - Sembra che in questi ultimi anni la scienza comparata delle religioni cambi ancora una volta direzione, lasciandosi ora affascinare dal preteso monoteismo della letteratura sapienziale, quale si manifesterebbe soprattutto nella letteratura sapienziale egiziana. In un recente articolo il prof. A. Lods elenca i testi principali che occorrerebbe considerare {Le monothéisme israelile a-t-il eu des précurseurs panni des sages de l'Ancien Orienti in Rev. Hist. Philos. Rei, 1934, t. XIV, pp. 197-205) e da un responso tra i più categorici: " Nelle espressioni "Dio", "il dio" c'è poco più che un monoteismo verbale, che è soltanto un lontanissimo avviamento all'idea dell'unità del divino. L'uso di queste locuzioni nei moralisti egiziani e assirobabilonesi risponde esattissimamente a quello dei termini theós e o tkeós che dai Greci politeisti erano usati quasi come sinonimi di theoi. S'ammetterà volentieri che la letteratura gnomica internazionale dell'antico Oriente preparò il terreno al movimento profetico israelitico, diffondendo nell'elite della nazione idee "levate sulla divinità e la sua giustizia.

Però non basta quest'influsso a spiegare la convinzione categorica che si manifesta con crescente chiarezza nell'anima dei profeti d'Israele nei secoli VIII-VII-VI riguardo al carattere unico e universale del Dio che si era rivelato a loro, convinzione che arrivò a esprimersi in formule chiarissime: "Jahvé è Dio e non ce ne sono affatto altri". Gli dèi delle nazioni "non sono dèi". "Lo giuro sull'onor mio, dice Jahvé:

Ogni ginocchio si piegherà davanti a me e ogni lingua giungerà per il mio nome. Le isole spereranno in me" ".

4. Quarto gruppo di spiegazioni. - Altri autori si limitano ad appellarsi alle tendenze, dette enoteiste, d'ogni vita religiosa un po' intensa, cioè il bisogno che ha un'anima religiosa di fare una scelta tra le divinità che le si presentano e, data la preferenza, di limitare ad essa il proprio orizzonte religioso. Per appoggiare queste tendenze si citano volentieri i nomi teofori, che insistono sul carattere veramente trascendente d'una divinità particolare, o che la esaltano come la divinità, diremmo unica, di colui al quale venne dato il nome. Così questi nomi accadici: Iluma-Nushu (Nusku è davvero dio), Ea-ma-ilu (Ea è il mio dio), l-li-ma-ilum (il mio dio è dio), llu-shu-ma (lui soprattutto è dio), Mannum-kima-ilija (chi è come il mio dio?). Si dice essere sufficiente che la riflessione filosofica rinvigorisca queste tendenze, oppure che la volontà unificatrice d'un re o d'un collegio di sacerdoti se ne impadronisca, perché risulti nel modo più naturale un monoteismo almeno allo stato embrionale.

Questa teoria è insufficiente quanto le ipotesi rivali, lasciando sempre da spiegare perché in realtà queste tendenze siano riuscite soltanto in Israele, mentre altrove fallirono dovunque. Inoltre i migliori assirologi negano che tali formule ed esclamazioni esprimano un reale monoteismo, perché al massimo fissano temporaneamente ed esclusivamente l'attenzione dei fedeli sopra una divinità, che cercano di esaltare per un momento, onde attirare la sua attenzione sulle preghiere con cui viene assediata: B. Gemser, Die Beteekenisder Persoonsnamen voor onze Kennis vati het Leven der onde Babyloniers en Ai-syriers, Wageningen, 1924. Insomma soltanto il monoteismo israelitico seppe tenersi al riparo dalla credenza nelle idee associate nella suprema dignità e resistere all'attrattiva quasi generale di elaborare le triadi divine. Le scoperte dei testi archeologici di Ras Shamra-Ugarit hanno messo in una luce tutta nuova l'ammirabile trascendenza della religione d'Israele, in contrasto con le speculazioni mitologiche, di cui si dilettavano gli antichi cananei.

Conclusione. - Come si vede, i risultati della nostra inchiesta sulle origini del monoteismo israelitico sono sfavorevoli alle ipotesi della storia coniparata delle religioni, poiché nessuna di esse risolve il problema. Il monoteismo israelitico si presenta allo storico con caratteri che portano il segno indelebile della sua origine specificamente israelitica e che, posta la trascendenza del fenomeno, postulano una causa divina (15).

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 15:36. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com