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Obiezioni contro l'Antico Testamento

Ultimo Aggiornamento: 02/09/2009 08:35
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02/09/2009 08:30

Obiezioni contro la scienza cattolica dell'Antico Testamento desunte dalle direttive pontificie ed ecclesiastiche in materia

tratto dall'Enciclopedia di Apologetica - quinta edizione - traduzione del testo APOLOGÉTIQUE Nos raisons de croire - Réponses aux objection

 

CAPITOLO IV. — OBIEZIONI CONTRO LA SCIENZA CATTOLICA DELL'ANTICO TESTAMENTO DESUNTE DALLE DIRETTIVE PONTIFICIE ED ECCLESIASTICHE IN MATERIA

Ci resta da rispondere ad alcune difficoltà speciali desunte dalle direttive ecclesiastiche in materia d'esegesi.

Enunciazione. - Le presenti difficoltà non riguardano più l'Antico Testamento in se stesso, ma la scienza dell'A. T. quale la Chiesa organizza e impone anche nell'insegnamento del grado superiore.

S'obietta che le direttive ecclesiastiche e pontifìcie sono ispirate da vedute molto ristrette, che screditano il lavoro scientifico e innalzano ostacoli che sbarrano la via a ogni progresso in campo storico letterario dell'Antico Testamento. Forse la nozione d'ispirazione, come venne intesa dalla scuola domenicana di Gerusalemme e da alcuni grandi teologi, come il P. Billot, S. J., è abbastanza duttile e ricca per prevenire o risolvere le obiezioni sollevate contro l'inerranza biblica. Però il caso è diverso riguardo al tenore di certe encicliche, delle risposte della Commissione biblica e dell'insegnamento più o meno ufficioso dato quasi autoritativamente in alcune scuole e nei loro manuali.

Le incriminazioni sono rivolte soprattutto contro le decisioni della Commissione biblica sulla composizione del Pentateuco e sul deutero-Isaia.

Risposta. - Non siamo affatto autorizzati a trattare ufficialmente la questione difficile, complessa e delicata di cui si parla; quindi qui ci permettiamo soltanto di sviluppare alcune considerazioni, con tutto quel rispetto per l'autorità ecclesiastica, che il soggetto impone.

1. - Prima di tutto ci sembra che per giudicare equamente sulla condizione creata dalla Chiesa all'esegesi, non si debba mai dimenticare che le direttive pontificie furono emanate in piena crisi modernista e che la maggior parte delle misure prese dal governo centrale della Chiesa, come la creazione d'un Istituto Biblico romano, il monopolio dell'insegnamento biblico riservato più o meno a quest'Istituto, la costituzione d'una Commissione biblica, ecc, si presentano evidentemente e in gran parte come misure d'eccezione, promulgate riguardo alla crisi che bisognava vincere. Una quarantina d'anni fa la Chiesa s'accorse delle gravi minacce che pendevano sull'insegnamento biblico, ne previde le disastrose conseguenze per la fede, si credette esposta a un temibile pericolo e reagì con energia. Ora è proprio d'ogni reazione esagerare le posizioni che intende salvare, e non c'è da stupirsi che la Chiesa abbia forse stretto troppo il freno delle misure disciplinari. Potremo rimproverare alla Chiesa d'aver preferito la salute delle anime a un progresso, d'altronde aleatorio, in un ramo molto speciale delle scienze ecclesiastiche? Secondo me, se cosi si può dire, l'eccessiva prudenza e fermezza giovarono alla comunità dei fedeli, ed era meglio vedere una scienza particolare in pericolo per qualche anno, che veder compromessa l'esistenza di tutto il corpo.

Anche dal punto di vista puramente scientifico, le misure restrittive imposte dalla Chiesa ebbero un effetto salutare. Infatti nella maggior parte delle questioni in cui intervenne la Chiesa, gli esegeti protestanti e indipendenti non riescono ad accordarsi; ora, di fronte a cosi notevoli divergenze di vedute è meglio non alterare la dottrina ricevuta, e anche se alcuni cardinali e consultori delle Congregazioni romane non brillavano per scienza critica della Sacra Scrittura, diedero però prova di buon senso, e questo è molto nel trattare uomini e cose.

2. - Gli esegeti poi, conformandosi in tutto alle direttive pontificie come vengono formulate nelle risposte della Commissione biblica, non possono dimenticare l'enorme differenza che la stessa Chiesa stabilisce tra queste risposte e gli atti infallibili del magistero supremo. Questa distinzione dev'essere mantenuta non solo in teoria, ma anche in pratica, perché se di fronte ad esse si agisse come se si trattasse di risposte ex cathedra, di soluzioni ne varietur, s'indurrebbe in errore l'opinione cattolica e si solleverebbero false difficoltà per i non credenti; agire cosi significherebbe pure falsare direttamente il senso delle direttive, perché la Chiesa invita i suoi studiosi a riprendere queste scottanti questioni, sottoponendole a nuovi e più profondi studi.

3. - Inoltre si è sufficientemente capito che la maggior parte delle risposte della Commissione biblica sono redatte non in modo assoluto, ma in stretta dipendenza dalle controversie vive al momento della loro pubblicazione? Quindi in gran parte le risposte limitano esse stesse l'estensione delle decisioni. Se dopo la promulgazione d'un decreto sono apparse opere o argomenti nuovi, le risposte d'un tempo sembrerebbero perciò stesso diventare caduche, come avvenne, se si ricorda, delle direttive romane promulgate il 13 gennaio 1897 per il Comma Joanneum e implicitamente annullate il 2 giugno 1927 (1).
La Chiesa, mutando atteggiamento, (si può negare che si tratti proprio di questo?), ben lungi dallo sminuirsi, ci ha dato un esempio di lealtà scientifica (2).

4. - Infine gli esegeti cattolici non mancheranno di mostrare che le risposte della Commissione biblica sono quanto mai ponderate e caute e, ben lungi dall'arrestare il progresso degli studi, i termini moderati in cui sono concepite, aprono la porta a un prudente progresso, che la Chiesa ama incoraggiare. Cosi, per esempio, la Commissione biblica s'accontenta di postulare l'autenticità a sostanziale " del Pentateuco, si limita ad affermare che Davide è l'autore " principale " dei salmi, ritiene che gli argomenti allegati fino al 1908 in favore del deutero-Isaia k non costringono " (cogant) l'esegeta e a non sciolgono a (ad evincen-dum) il problema, riconoscendo nello stesso tempo che il libro della Consolazione d'Israele, almeno per la sua destinazione profetica, appartiene al tempo dell'esilio babilonese. Non c'è dubbio che queste formule in alcuni ambienti siano state e siano tuttora interpretate in modo stretto; ma di questo non è responsabile la Chiesa. Del resto non mancarono mai esegeti che, fedeli allo spirito della Commissione, proseguirono lo studio dei problemi difficili e non esitarono a protestare contro opere che ad essi sembravano contrastare il progresso scientifico (3). La Chiesa non si è mai spaventata dei lavori di questi servitori buoni e fedeli, in cui anzi vede le manifestazioni d'una fede illuminata in cerca d'intelligenza, e le prove non d'un'audacia sacrilega, ma d'un magnifico coraggio intellettuale. Non possiamo qui tacere la grande opera compiuta dalla scuola biblica di Gerusalemme, o da qualche grande solitario, come il canonico Van Hoonacker. La storia dei loro lavori è una meravigliosa pagina d'apologetica cristiana (4).

(1) Enehìridion biblicum, Roma 1927, pp. 46-47.
(2) ivi.
(3)_ Qui rimandiamo volentieri all'eccellente articolo di Mons. Pirot, Commissim bibliqus, in Dkt. de la Bible, SuppUment, 1930, t. n, co'.l. 103-113, il cui spirito animatóre è giustamente lodato dalla Revue bibliqut (1936, t. xlv, p. 6oa).
(4) Vedi L'oeuvre exégétique et historique de M. J. Lagrange, Parigi, Bloud et Gay 1935.
J. Coppens, Le ckanoine Albin Van Hoonacker, ecc, Parigi 1935 ; si legga poi l'Enciclica pontificia Divino afflante Spirìtu (30 ott. 1943). Cfr. J. Levie, L'encyclique sur les études bibliques, Tournai-Parigi, Casterman 1946.

 

 

 

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