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Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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IL PURGATORIO

Ultimo Aggiornamento: 02/09/2009 11:17
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02/09/2009 08:48

Pubblichiamo il testo della conversazione che Gianpaolo Barra, direttore de “Il Timone”, ha tenuto a Radio Maria il 9 marzo 2000, durante la “Serata Sacerdotale”, condotta da don Tino Rolfi. Conserviamo lo stile colloquiale e la suddivisione in paragrafi utilizzata per i suoi appunti dall’autore.

1. Questa sera parleremo del Purgatorio. È un tema dottrina le, che distingue noi cattolici, e anche, per certi versi, i cristiani ortodossi, che crediamo nella sua esistenza, rispetto a Protestanti e Testimoni di Geova, che la negano.
2. Costoro, non credendo all'esistenza del Purgatorio, non credono che esistano anime bisognose di preghiere: inutile sarebbe, per loro, pregare per le anime dei defunti.
3. Il Purgatorio è un tema sul quale si sono cimentati anche gli storici.
Alcuni ritengono che questa dottrina sia stata inventata dalla Chiesa medievale. Prima di quel tempo, sostengono, nessuno avrebbe mai parlato di questa realtà ultraterrena.
4. Le cose stanno diversamente.
5. Tra le verità di fede cattolica vi è anche quella del Purgatorio. La "professione di fede" formulata da papa Paolo VI recita: "Crediamo che le anime di tutti coloro che muoiono nella grazia di Dio " sia quelle che devono essere ancora purificate col fuoco del Purgatorio sia quelle che, come il buon ladrone, sono ricevute in Paradiso subito dopo di esser si separate dal corpo - costituiscono il popolo di Dio dopo la morte" .
6. L'esistenza del Purgatorio è riaffermata dal Concilio Vaticano Il, nella Costituzione Dogmatica Lumen Gentium, dove si legge: "Fino a che il Signore non verrà nella gloria e tutti gli angeli con lui (cf. Mt 25,31) e, distrutta la morte, non gli saranno sottomesse tutte le cose (cf. 1 Cor 15, 26- 27), alcuni dei suoi discepoli sono pellegrini sulla terra, altri passati da questa vita, stanno purificandosi e altri godono della gloria" (n. 49).
7. Per quanto ci riguarda, non mancheremo di chiedere alla storia se corrisponde al vero l'affermazione secondo la quale la dottrina del Purgatorio sarebbe nata nell'epoca medievale, inventata dalla Chiesa cattolica molti secoli dopo la morte di Gesù.
8. Ma ora entriamo nel vivo della conversazione e illustriamo le ragioni della tesi che intendiamo difendere. La dottrina del Purgatorio nasce dalla Sacra Scrittura. È dottrina illustrata nella Parola di Dio. Ed è sempre stata creduta dalla Chiesa.

La Sacra Scrittura
9.
Nell'Antico Testamento è di fondamentale importanza il capitolo 12 del secondo libro dei Maccabei. Qui si narra un episodio significativo. Giuda Maccabeo, dopo avere vinto una decisiva battaglia per la nobile causa dell'indipendenza degli Ebrei, si reca sul campo di combattimento per seppellire i caduti. Si accorge che sotto la tunica di ciascun caduto vi erano oggetti idolatrici, dedicati agli idoli pagani, e Giuda Maccabeo capisce, in quel momento, perché questi soldati erano morti.
10. Dio li aveva puniti per questo peccato. Cosa racconta la Bibbia?
Racconta che Giuda Maccabeo prega e fa pregare il popolo di Israele perché Dio perdoni il peccato commesso da quei soldati. Erano morti combattendo per una nobile causa, erano morti con "sentimenti di pietà" (lo dice il racconto biblico) e Giuda Maccabeo fa innalzare preghiere a Dio per i defunti. Questa èla prova che si credeva nella possibilità che i peccati dei defunti fossero perdonati.
11. Si legge ancora che Giuda Maccabeo fece una colletta e la "inviò a Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio espiatorio" e la Bibbia dice che agì" in modo molto buono e nobile, suggerito dal pensiero della Risurrezione. Perché se non avesse avuta ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti. Ma se egli considerava la magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentavano nella morte con sentimenti di pietà, la sua considerazione era santa e devota. Perciò egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato" (2 Mac 12, 43-45).
12. Ricaviamo un primo insegnamento. Quando noi cattolici preghiamo per le anime dei defunti siamo in perfetto accordo con quanto insegna la Parola di Dio.
Facciamo un'opera" buona e nobile", un'opera "santa e devota", come ha fatto Giuda Maccabeo.
13. Proseguiamo nella nostra riflessione. Ricordiamo brevemente tre passi del Nuovo Testamento che alludono al Purgatorio.
14. Il primo lo troviamo nel Vangelo di san Matteo: "Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo" (5,25-26).
15. Lasciamo agli esegeti il compito di approfondire il senso di questo passo, ma facciamo una considerazione. Delle due l'una: o Gesù, quando parla di questa prigione, intende una prigione terrena, come quelle che ci sono sulla terra (e allora, spiace dirlo, si è sbagliato: infatti, in realtà succede che alcuni escano di prigione senza aver scontato tutta la pena), oppure Gesù parlava di una "prigione" non terrestre, dove si sconta - quindi si "purga" - fino all'ultimo spicciolo, infallibilmente. E questa prigione dove chi lo merita sconta fino all'ultimo spicciolo è proprio il Purgatorio.
16. Il secondo passo lo troviamo ancora nel vangelo di san Matteo: "Perciò io vi dico: Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parlerà male del Figlio dell'uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo spirito non sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro" (12,31-32).
17. Sant'Agostino, san Gregorio Magno e san Bernardo hanno visto in questo passo una allusione alla possibilità che alcuni peccati, meno gravi della bestemmia contro lo Spirito, siano perdonati nella vita futura, quindi dopo una purificazione.
18. Ma il brano più importante viene da san Paolo. L'Apostolo delle genti scrive nella sua prima Lettera ai Corinti: "Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento come costruisce.
Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo.
E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l'opera di ciascuno saràben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno. Se l'opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; ma se l'opera finirà bruciata, sarà punito; tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco" (1 Cor, 3, 10-17).
19. Per san Paolo l'opera di quelli che hanno costruito la loro vita sul fondamento Gesù Cristo verrà provata, giudicata. Se l'opera sarà trovata imperfetta, costoro verranno puniti, ma non per sempre: si salveranno, tuttavia dopo essere passati per il fuoco purificatore.
20. Bene: questo è il Purgatorio.
Come si vede, la credenza nell'esistenza del Purgatorio è fondata biblicamente. Credere alla necessità di pregare per le anime del Purgatorio ha fondamento biblico.
21. Noi cattolici possiamo stare tranquilli. La nostra fede è conforme all'insegnamento biblico.

La storia

22. Facciamo un passo avanti. Una conversazione di apologetica non può evitare di interrogarsi sulla storia. Che cosa pensavano i primi cristiani riguardo il Purgatorio?
Professavano la stessa fede che professiamo oggi noi cattolici? Oppure dobbiamo riconoscere che l'idea del Purgatorio è stata inventata dalla Chiesa in epoca successiva?
23. La risposta va cercata nelle tracce che la storia ci ha lasciato.
24. Il primo esempio che voglio ricordare è tratto dal commovente diario di una grande martire cristiana, Perpetua, che fu uccisa a Cartagine, in Africa, il 7 marzo dell'anno 203 insieme ad altri cinque cristiani: Felicita, Revocato, Saturnino, Secondalo e il loro catechista Saturo.
25. Il commovente diario di Perpetua ci fa comprendere la grandezza dei martiri dei primi tempi del Cristianesimo, uccisi in odio alla fede nei modi più brutali, davanti a folle impazzite che gioivano per questi crudeli spettacoli. Perpetua e i suoi fratelli nella fede furono dapprima gravemente feriti da belve feroci e poi finiti con un colpo di grazia, passati a fil di spada.
26. Il diario ci narra un episodio importante per il tema che stiamo trattando. Mentre si trovava in prigione, Perpetua ha una duplice visione. Nella prima vede suo fratello Dinocrate, "morto a sette anni per un cancro che gli aveva devastato la faccia" al punto che, scrive Perpetua, "la sua morte aveva fatto inorridire tutti". Perpetua vede suo fratellino uscire" da un luogo tenebroso dove vi era molta altra gente; era accaldato e assetato, sudicio e pallido. Il volto era sfigurato dalla piaga che l'aveva ucciso". E, sempre in questa prima visione, Perpetua vede suo fratello che cerca invano di abbeverarsi ad una piscina e con ciòcapisce che Dinocrate sta soffrendo.
27. Impietosita da questa visione, Perpetua prega per l'anima di suo fratello defunto. Il Signore ascolta le sue preghiere e in una seconda visione ella vede Dinocrate perfettamente guarito, in grado di abbeverarsi, capace di giocare come fanno tutti i bambini. Interpretando questa seconda visione, Perpetua scrive: "Mi svegliai e compresi che la pena (del Purgatorio) gli era stata rimessa".
28. Prestiamo attenzione a questo episodio. La storia ci consegna un documento straordinario, che risale all'inizio del terzo secolo, nel quale Perpetua, martire della fede cattolica, fa esplicito riferimento al Purgatorio.
29. Nel terzo secolo dopo Cristo i cristiani credevano all'esistenza del Purgatorio, come dimostra il diario della martire Perpetua.
30. Capite bene, cari amici, che basta questo documento per smantellare l'accusa che il Purgatorio sia stato inventato dalla Chiesa cattolica nell'epoca del suo maggior splendore, nel Medioevo. In realtà, già i primi cristiani credevano nella sua esistenza.
31. Proseguiamo il nostro viaggio nella storia. Prima della testimonianza di Perpetua, nel secondo secolo la storia ha collocato un' altra testimonianza della credenza nel Purgatorio. O meglio: della credenza nella necessità di pregare per le anime dei defunti e quindi, ovviamente, del Purgatorio, anche se non lo si chiamava con questo nome.
32. Perché diciamo "ovviamente". Perché i cristiani sapevano, e sanno bene ancora oggi, che pregare per le anime del Paradiso è inutile, perché esse godono già della felicità eterna; e pregare per le anime dei dannati non solo è inutile, ma è una gravissima offesa fatta a Dio e alla sua infinita e infallibile giustizia.
33. Pertanto, quando troviamo documenti che attesta no la pratica di pregare per le anime dei defunti, ciò dimostra che i cristiani credevano nella possibilità di aiutarle; era no anime non certo destinate all'inferno (altrimenti sarebbe stato peccato pregare per loro) e nemmeno già in paradiso (altrimenti sarebbe stato inutile pregare): si tratta dunque di anime destinate al Paradiso, ma che avevano bisogno di un'ulteriore purificazione, che avevano bisogno di suffragi: è ciò che noi chiamiamo Purgatorio.
34. Nel secondo secolo la storia colloca il notissimo epitaffio di Abercio. Costui era un cristiano, probabilmente vescovo di lerapoli, in Asia Minore, il quale, prima di morire, compose di propria mano il suo epitaffio, cioè l'iscrizione per la sua tomba.
35. In questo epitaffio leggiamo una frase importante per il tema che stiamo affrontando: "Queste cose dettai direttamente io, Abercio, quando avevo precisamente settantadue anni di età.
Vedendole e comprendendole, preghi per Abercio".
36. Abercio invita quelli che visiteranno la sua tomba a pregare per lui. Invita a pregare per lui defunto, quindi per la sua anima. Siamo di fronte, come si può comprendere, ad una antichissima testimonianza che dimostra come la Chiesa primitiva credesse al Purgatorio e alla necessità di pregare per le anime dei defunti.
37. Questo antichissimo documento, di straordinaria importanza, conferma che noi cattolici abbiamo ragione quando crediamo nell'esistenza del Purgatorio. La nostra fede è conforme alla fede dei primi cristiani. Pazienza se nel corso dei secoli, dopo la Riforma protestante o la nascita dei Testimoni di Geova, è emerso qualcuno che ha negato questa verità. Noi stiamo dalla parte di ciò che insegna la Bibbia e che professano i veri cristiani fin dai tempi della Chiesa primitiva.
38. Continuiamo il nostro viaggio apologetico nel mondo della storia. Un'altra preziosa testimonianza ci giunge da Tertulliano (ca 155 - ca 222). Egli era un pagano, convertito al Cristianesimo; divenne uno strenuo apologeta del cattolicesimo prima di cadere, purtroppo, nell'eresia montanista.
39. Tertulliano ci interessa per la sua testimonianza storica. Nel suo De Corona, scrive: "Nel giorno anniversario facciamo preghiere per i defunti". Il dato storico è importante: abbiamo una prova ulteriore che la Chiesa dei primissimi tempi pregava per i defunti, quindi per le anime del Purgatorio.
40. Tertulliano ci offre un altro documento importante: nel suo De monogamia, scrive: "La moglie sopravvissuta al marito offre preghiere per la gioia di suo marito nei giorni anniversari della sua morte", dove si intende bene che la moglie prega perché l'anima del defunto giunga presto alla gioia del Paradiso.
Questo documento storico conferma la credenza dei primi cristiani nell'esistenza del Purgatorio: si prega perché le anime dei defunti giungano presto nella gioia, cioè in Paradiso.
41. La storia è ricchissima di testimonianze. Anche il grande sant'Agostino attesta la fermissima fede della Chiesa dei primi secoli nella esistenza del Purgatorio. Scrive il santo vescovo di Ippona: "Non si può negare che le anime dei defunti possono essere aiutate dalla pietà dei loro cari ancora in vita, quando è offerto per loro il sacrificio del Mediatore [qui sant'Agostino sta parlando del sacrificio della Messa], oppure mediante elemosine" (De fide, spe, et caritate).
42. Riportiamo un'ultima testimonianza, anche per non stancare i nostri amici radioascoltatori.
Proviene da sant'Efrem di Siro, vissuto nel IV secolo (306-373). Siamo di fronte ad un uomo di grandissime virtù, che raggiunse una immensa fama di santità. Era così importante che San Girolamo (ca 347 - 419 o 420) attesta che gli scritti di sant'Efrem erano letti pubblicamente in Chiesa, dopo la Sacra Bibbia.
43. Scrive sant'Efrem nel suo testamento: "Nel trigesimo della mia morte ricordatevi di me, fratelli, nella preghiera. I morti infatti ricevono aiuto dalla preghiera fatta dai vivi" (Testamentum).
44. Anche questa, dunque, è una testimonianza offerta dalla storia nella credenza della Chiesa dei primi secoli: i morti potevano ricevere benefici dalle preghiere dei vivi.
Ricordo, come già detto, che non si poteva trattare né delle anime del Paradiso (che non hanno bisogno di nostri benefici) né di quelle dell'inferno (che non possono ricevere alcun beneficio).
45. Siamo giunti al termine di questa conversazione apologetica. Che cosa ci portiamo a casa? Vi lascio due considerazioni: la prima riguarda la dottrina del Purgatorio che viene contestata.
Abbiamo visto che si tratta di una verità fondata sulla Sacra Scrittura e sempre creduta dalla Chiesa e dal popolo cattolico.
47. La seconda: preghiamo per le anime dei nostri cari, con la consapevolezza che la nostra preghiera porta giovamento alla condizione delle anime del Purgatorio. Queste anime contraccambiano le nostre preghiere e implorano Dio di concederci ogni mezzo necessario per andare, insieme a loro, in Paradiso.
48. Ci risentiamo, a Dio piacendo, la prossima volta. Grazie.



IL TIMONE – Maggio/Giugno 2003 (pag. 64 – 65 - 66)
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02/09/2009 11:17

Il Purgatorio
Autore: Don Claudio CRESCIMANNO

Che cos’è il purgatorio? Creduto dai cattolici e negato da altri cristiani. I fondamenti dottrinali del costante insegnamento del Magistero della Chiesa, fondato sulla Sacra Scrittura e la Tradizione ecclesiastica.


Lo sguardo della fede sull’aldilà è un aspetto fondamentale della nostra vita di credenti, anzi elemento che ci distingue essenzialmente dagli increduli. Per noi cattolici, poi, è parte integrante di questo sguardo la realtà del purgatorio. Occorre dunque ripescarlo dall’oblio in cui sembra essere caduto, almeno per una parte dei teologi, predicatori e catechisti di oggi, difenderne la verità dell’esistenza, ripresentarne il valore dottrinale e spirituale.
Che cos’è il purgatorio? Per comprenderlo correttamente occorre dire anzitutto che cosa non è: non è uno stato intermedio tra la salvezza e la perdizione; esistono solo due possibilità di sbocco per la nostra vita: o per sempre con Dio o per sempre senza Dio. Per coloro che vivono e muoiono senza Dio non c’è altro che l’immediata e definitiva condanna; per coloro che si salvano ci sono invece due possibilità: o l’ingresso immediato in paradiso, o una sosta di purificazione e di preparazione alla beatitudine; costoro sono già salvati, ma devono prepararsi a godere appieno di tale salvezza.
La ragione di questa esigenza di purificazione è evidente: l’eccelsa santità di Dio è incompatibile con la più piccola imperfezione per cui la creatura che si avventurasse nell’unione perfetta con Dio del paradiso senza essere in armonia con Lui non ne avrebbe beatitudine, ma sofferenza. In altre parole potremmo dire che solo chi è già totalmente incandescente del divino amore può entrare nell’oceano di fuoco della santissima Trinità senza rimanerne scottato.
Non è dunque difficile immaginare che anche colui che muore nella grazia del Signore si trovi a dover espiare nel purgatorio sia i peccati veniali e le imperfezioni di cui è gravato al momento del trapasso, sia le scorie dei peccati mortali, già confessati quanto alla colpa durante la vita, ma non pienamente espiati quanto alla pena.
In che cosa consista precisamente la purificazione che si patisce nel purgatorio resta misterioso. Certamente non si gode la visione beatificante di Dio, mancanza particolarmente dolorosa per l’anima salvata che, in quanto tale, aspira a questo con tutta se stessa. Privazione, però, mitigata dalla certezza di giungervi al più presto, e senza più il pericolo di perderla.Questo è il costante insegnamento del Magistero della Chiesa, fondato sulla Sacra Scrittura e la Tradizione ecclesiastica. Ma è proprio qui che molti fratelli separati che pure si dicono cristiani come noi non ci seguono più. Le Confessioni protestanti e i movimenti religiosi di derivazione cristiana, ad esempio avventisti, testimoni di Geova, mormoni, ecc…, negano la realtà del purgatorio e quindi la sua fondazione nella Bibbia e nella più antica Tradizione cristiana, mentre la fanno risalire ad una invenzione della cristianità medievale.
Vediamo dunque brevemente dove la Chiesa attinge la sua fede sull’esistenza e natura del purgatorio.
Nel primo Libro dei Maccabei, leggiamo della sollecitudine di Giuda Maccabeo per quegli israeliti morti in battaglia a cui vengono trovati addosso degli amuleti pagani. Quel santo condottiero vede nella loro morte un castigo per la loro superstizione, ma ritiene anche che l’eroismo dimostrato in battaglia li abbia salvati; per questo esorta i presenti a pregare per loro, «poi, fatta una colletta… inviò (il denaro) a Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio espiatorio, agendo così in modo evidentemente buono e nobile, suggerito dal pensiero della risurrezione… Egli considerava la magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentano nella morte con sentimenti di pietà… perciò egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato» (vv. 43-45).
Nel Nuovo Testamento troviamo significative allusioni che, almeno indirettamente, insinuano l’idea del purgatorio: - in Matteo 5,25-26 leggiamo: «Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei per strada con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all’ultimo spicciolo!». Questo brano suggerisce il rimando ad un “carcere” ultraterreno in cui si paga fino in fondo il debito con la divina giustizia;
- in Matteo 12,32 troviamo che: «… la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata né in questo mondo né in quello futuro». Questa espressione può essere semplice iperbole enfatica per dire la gravità di un peccato, ma indubbiamente sottintende l’esistenza di peccati che possono essere espiati dopo la morte; - nella prima Lettera ai Corinti (3,14-15) si dice: «Se l’opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; ma se l’opera finirà distrutta sarà punito; tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco». C’è dunque una salvezza già acquisita, quindi ultraterrena, che però richiede ancora una purificazione sofferente; - infine nella medesima Lettera ai Corinti (15,29), san Paolo cita, seppure senza approvarla, la pratica di coloro che si fanno battezzare al posto di quelli che sono morti mentre si preparavano al battesimo, ma senza averlo potuto ricevere. Al di là del giudizio sulla cosa in sé, resta affermata come ovvia l’idea di suffragare, addirittura in questo caso con un battesimo vicario, le anime dei defunti.
Da queste premesse bibliche la Tradizione cristiana ha tratto fin dalle origini la sua dottrina e la sua prassi: - gli Atti dei Martiri e le iscrizioni delle catacombe attestano la convinzione delle prime generazioni cristiane che sia opera di pietà pregare per i defunti, fatto inspiegabile se non come soccorso a chi è nella salvezza (ai dannati non può giovare), ma in via di purificazione (per i beati non ci sarebbe motivo); - i Padri della Chiesa, tanto d’Oriente come d’Occidente, sono unanimi nell’affermare l’espiazione ultraterrena delle colpe veniali e quindi il valore dei suffragi, specialmente la messa, le preghiere e le elemosine, e nel riprovare con energia le dottrine contrarie, come ad esempio quella dell’eretico Ario, primo negatore dell’efficacia della preghiera per i defunti; - nel medioevo i grandi maestri scolastici enucleano gli elementi essenziali dell’escatologia cristiana: il giudizio particolare che segue immediatamente la morte, la conseguente biforcazione in salvezza o dannazione, l’esigenza di purificazione per una parte dei salvati.
Il Magistero della Chiesa ha poi formulato dogmaticamente i dati della Scrittura e della Tradizione, e il popolo cristiano li ha da sempre vissuti con fervore: la sollecitudine per i defunti è stata ed è tutt’ora parte fondamentale e sentita della pietà cattolica.
Occorre aggiungere, però, che purtroppo nell’attuale contesto new age e sincretista c’è il rischio che l’ottica di fede con cui si è guardato sin qui al rapporto con i propri cari defunti sia contaminato o addirittura sostituito da pratiche superstiziose. Siamo tutti curiosi di saperne di più sull’aldilà, ma occorre restare nell’ambito della fede e rinunciare assolutamente alle scorciatoie: il tentativo di comunicazione con i defunti attraverso presunti sensitivi, veggenti o affini è da rigettare senza tentennamenti. Se vogliamo giovare ai nostri cari defunti in quella mirabile economia che è la Comunione dei Santi dedichiamoci piuttosto ai suffragi: la santa messa, le indulgenze, l’offerta di preghiere e penitenze.








IL TIMONE - Aprile 2006 (pag. 28-29)
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