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Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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IL CULTO DELLE IMMAGINI E DEI SANTI

Ultimo Aggiornamento: 02/09/2009 09:41
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02/09/2009 09:41

Pubblichiamo il testo della conversazione che Gianpaolo Barra, direttore de “il Timone”, ha tenuto a Radio Maria il 24 febbraio 2000, durante la “Serata Sacerdotale”, condotta da don Tino Rolfi. Conserviamo lo stile colloquiale e la divisione in paragrafi numerati, utilizzata per i suoi appunti dall'autore.

 


1. Affrontiamo un classico argomento utilizzato da Protestanti e Testimoni di Geova per accusare la Chiesa Cattolica di aver tradito l'insegnamento del Vangelo.
2. Si tratta del “culto delle immagini”, vale a dire dell'utilizzo di immagini, dipinti, statue per alimentare la venerazione dovuta alle persone che vi sono rappresentate: Gesù, Maria, gli Angeli e i santi. L'utilizzo della immagini sacre richiama alla mente anche il “culto dei santi” e di questo ci occuperemo nella parte finale della conversazione.
3. Mi faccio guidare dal bel libretto di Padre Nicola Tornese intitolato: “Immagini e santi”, opuscolo che fa parte di una popolare collana preparata per aiutare i cattolici a rispondere alle obiezioni dei Testimoni di Geova, ma che si può utilizzare anche per quelle dei Protestanti.
4. Chiederemo anche alla storia di dirci come si comportavano i primi cristiani in merito all'uso delle immagini e al culto dei santi, quando non esistevano né Testimoni di Geova né Protestanti che ora lo contestano. Faremo, dunque, una breve incursione nella storia.
5. Veniamo alla dottrina cattolica riguardo l'uso delle immagini sacre.
6. Una solenne risoluzione circa l'utilizzo delle immagini è stata presa nel Secondo Concilio di Nicea (787).
7. Dobbiamo ricordare che nell'anno 730 l'Imperatore d'Oriente Leone III Isaurico proibisce il culto delle immagini, di quelle icone così diffuse nel mondo cristiano. Ciò causa la distruzione di preziosissime opere d'arte.
8. Il Patriarca di Costantinopoli, Germano, si oppone alla decisione imperiale, ma viene destituito e i difensori delle immagini sacre perseguitati. La persecuzione perdura sotto gli imperatori che succedono a Leone III.
9. Finalmente, nell'anno 787 si convoca a Nicea un Concilio ecumenico che sancisce la liceità di rappresentare per immagini le figure di Gesù, di Maria, degli Angeli e dei santi.
10. Il Concilio spiegava che, attraverso le immagini, chi le contempla è invitato ad imitare i personaggi rappresentati. Le immagini sacre devono inoltre aiutare i cristiani ad imitare coloro che esse rappresentano.
11. E non solo: le immagini sacre servono anche per decorare i luoghi di culto e servono - questo accadeva soprattutto in epoche passate - a migliorare nei credenti la conoscenza dell'Antico e del Nuovo Testamento.
12. Passata questa prima bufera, la lotta contro l'uso delle immagini nella liturgia e nella pietà popolare divampa nuovamente nel XVI secolo, a causa dell'eretico Martin Lutero, da cui prende il via il multiforme mondo protestante. A quel tempo soprattutto i calvinisti si distinguono per la distruzione di innumerevoli statue e immagini nelle chiese da loro occupate.
13. Oggi, anche i Testimoni di Geova sono risolutamente avversi alla venerazione delle immagini.
14. Noi crediamo che la causa della avversione di Protestanti e Testimoni di Geova sia da ricercare in una lettura parziale, distorta e quindi errata della Bibbia.
15. Solitamente, per sostenere la presunta contrarietà di Dio all'utilizzo e al la venerazione delle immagini si ricordano i versetti 2, 3 e 4 del capitolo 20 del Libro dell'Esodo.
16. Leggiamoli: “lo sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù: non avrai altri dei di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelleacque sotto la terra”.
17. A questo punto, noi cattolici dovremmo essere spacciati. Dopo una prima, superficiale lettura di questo brano biblico non pare esserci via di scampo.
18. Sorge una domanda: dopo aver letto quei versetti biblici, non abbiamo forse la prova che la Chiesa ha disobbedito al comando di Dio?
19. Domanda più che legittima, ma alla quale noi cattolici dobbiamo saper rispondere. Intanto, bisogna leggere tutta la Bibbia, non solo qualche brano. Infatti, noi abbiamo letto i versetti da 2 a 4 del capitolo 20 del Libro dell'Esodo. Subito dopo, nel versetto 5, il Signore spiega perché ha dato quel comando: “Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai”.
20. Ecco così svelato il motivo della proibizione divina. Dio non proibisce l'utilizzo delle immagini sacre, ma proibisce l'idolatria, che era, ed è, un peccato gravissimo.
21. Per idolatria si intende mettere al posto del vero Dio un “idolo” e adorarlo. Gli Ebrei correvano il pericolo di prestare alle immagini, alle statue di creature del cielo o della terra quel culto che è dovuto solo a Dio. Era un pericolo concreto, poiché erano circondati da popoli idolatri.
22. Dunque, noi cattolici sosteniamo questa tesi: non proibizione totale delle immagini, ma proibizione della idolatria.
23. E vedremo che la Bibbia condanna solo e sempre la raffigurazione e l'adorazione delle immagini e delle divinità pagane, ossia degli idoli, in contrasto con l'adorazione nell'unico vero Dio.
24. A questo punto, capite bene, bisogna portare le prove che dimostrano la veridicità della dottrina cattolica. Siamo certi di interpretare bene il comando di Dio?
25. Sì siamo sicuri. Infatti, la Bibbia in segna che Dio non proibisce, sempre, per qualunque ragione, di costruire immagini. Anzi, si legge che Dio ha addirittura ordinato di costruire immagini e statue.
26. Restiamo nel Libro dell'Esodo. Leggiamo, al capitolo 37, che Mosè, convoca “tutti gli uomini di ingegno”, e la Bibbia spiega che questi uomini di ingegno, questi artisti “Il Signore [li] aveva dotati dì saggezza e di intelligenza, perché fossero in grado di eseguire i lavori della costruzione del santuario” ed essi “fecero ogni cosa secondo ciò che il Signore aveva ordinato” (36,1).
27. Bene: che cosa aveva ordinato il Signore? Aveva ordinato di adornare con statue e immagini l'Arca dell'Alleanza.
28. Il Libro dell'Esodo rivela un preciso comando del Signore: “Farai due che rubini d'oro: li farai lavorati a martello sulle due estremità del coperchio. Fa' un cherubino ad una estremità e un cherubino all'altra estremità. Farete i cherubini tutti di un pezzo con il coperchio alle sue due estremità. I cherubini avranno le due ali stese di sopra, proteggendo con le ali il coperchio; saranno rivolti l'uno verso l'altro e le facce dei cherubini saranno rivolte verso il coperchio” (Es 25, 18-21).
29. Ma allora, come si vede in questo caso, il Signore ordina di scolpire e fare statue di cherubini, cioè di angeli, quindi di creature, per adornare i luoghi di culto. Dunque, quando non c'è il pericolo di idolatria, costruire statue per il culto corrisponde alla volontà di Dio.
30. Non solo: ancora nel Libro dell'Esodo leggiamo che uno di quegli artisti “dotati di saggezza e di intelligenza” disegnò due cherubini sul “velo di porpora viola e di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto” (Es 36, 35).
31. Dunque, si evince proprio dalla Bibbia che non solo le statue, ma anche i disegni, vale a dire le “immagini” di creature sono gradite a Dio, se utilizzate per il culto e senza pericolo di idolatria.
32. Basterebbe questo esempio per rispondere alle contestazioni. Quando nelle chiese ammiriamo statue di cherubini o di angeli e contempliamo quadri che li raffigurano, ciò è conforme al volere di Dio, bene espresso nel Libro dell'Esodo.
33. Basta questo esempio - dicevo - ma non ci accontentiamo. La Bibbia offre altre informazioni che possiamo utilizzare per mostrare le ragioni della nostra fede e per rispondere alle contestazioni.
34. Che la proibizione biblica di scolpire statue di creature riguardi solo oggetti che potevano venire idolatrati è dimostrato anche da un altro racconto biblico.
35. Lo troviamo nel Libro dei Numeri, al capitolo 21. Il popolo d'Israele, uscito dall'Egitto e in cammino attraverso il deserto verso la terra promessa, si rivolta contro Dio e contro Mosè per l'asprezza del viaggio. Il Signore punisce questa ribellione mandando in mezzo al popolo serpenti velenosi che, narra la Bibbia: “mordevano la gente e un gran numero di israeliti morì” (Nm 21,6).
36. La punizione ottiene il pentimento del popolo che riconosce il proprio peccato. Mosè allora intercede presso Dio e il Signore gli ordina: “Fatti un serpente e mettilo sopra un'asta; chiunque dopo essere stato morso, lo guarderà resterà in vita” (Nm 21, 8).
37. Vedete bene che il Signore, in questa occasione, ordina di costruire un oggetto che raffigura una creatura terrestre, il serpente; naturalmente, in questo comando divino non v'è contraddizione con l'ordine, sempre divino, di non costruire oggetti raffiguranti creature terrestri.
38. Perché non vi è contraddizione? Perché la proibizione di costruire oggetti riguardava - come abbiamo detto - solo gli idoli; essa voleva evitare il pericolo che questi oggetti fossero idolatrati, adorati al posto di Dio.
39. Interpretiamo correttamente la Sacra scrittura? Si, e la prova sta nel fatto che quello stesso serpente, costruito per ordine di Dio, viene distrutto, sempre per ordine di Dio, quando gli Ebrei cominciano ad adorarlo, bruciando incenso e dandogli un nome: Necustan (2 Re, 18, 4).
40. Vedete amici: uno stesso oggetto può essere voluto da Dio se serve al culto e distrutto da Dio se diventa un idolo. Altro che proibizione assoluta di fare immagini, come sostengono i contestatori della dottrina cattolica.
41. Facciamo un passo avanti. Chiediamo alla storia di dirci come si sono comportati i primi cristiani.
42. La prima risposta della storia riguarda il luogo di culto più importante di Israele, il Tempio, costruito da re Salomone. Il Primo Libro dei Re spiega come Salomone ha costruito il tempio e le lodi che Dio gli ha riservato (9,3).
43. Salomone fa collocare nel tempio statue di metallo fuso che rappresentavano 12 buoi, poi altre statue di leoni, ancora di buoi e di cherubini. Un chiaro esempio che mostra come il Signore, per adornare luoghi di culto e senza pericolo di idolatria, gradisca l'utilizzo di statue e dipinti.
44. Ora, la dottrina cattolica non insegna l'adorazione delle statue che si trovano nelle chiese. Nessun pericolo di idolatria, né di considerare Maria, gli Angeli e i santi al posto di Dio.
45. A conferma della bontà della dottrina cattolica, la storia offre molteplici esempi. Le pitture delle catacombe, le sculture dei sarcofagi cristiani e le statue di Gesù Buon pastore dell'antichità cristiana ci dicono che i cristiani hanno utilizzato le immagini fin dai tempi della Chiesa primitiva.
46. Lo scrittore e filosofo cristiano Tertulliano, vissuto nel II secolo (ca. 155 - ca. 222), convertito al cristianesimo, difensore e apologeta, prima - purtroppo - di diventare eretico, ricorda le immagini del Buon Pastore con le quali i cristiani adornavano i calici (De pudicitia, 7, 10).
47. Siamo in epoca antichissima e già i cristiani si facevano immagini di Gesù Buon Pastore. Ma, allora, quando nelle nostre chiese fanno bella figura dipinti e statue di Gesù Buon Pastore, noi cattolici non facciamo altro che imitare i primi cristiani.
48. Lo storico Eusebio di Cesarea, vissuto a cavallo del III e IV secolo (ca. 265 - ca. 340), ricorda di avere visto le immagini dipinte di Gesù e dei santi apostoli Pietro e Paolo (Historia ecclesiastica, VII, 18). Evidentemente, i cristiani di quel tempo - e siamo in tempi antichissimi - utilizzavano le immagini di Gesù e dei santi.
49. Proseguiamo nella nostra riflessione. Nella Chiesa cattolica l'uso delle immagini e della statue è strettamente connesso con la venerazione dei santi.
50. Si sa che buona parte del mondo protestante e i Testimoni di Geova contestano questa venerazione. I riformatori protestanti Zwingli e Calvino già nel XVI secolo consideravano il culto deisanti una invenzione umana, senza basi bibliche.
51. Come rispondere? Cominciamo con il dire che nella Bibbia sono chiamati “santi” tutti quelliche hanno fatto la scelta cristiana, i membri della comunità di Cristo.
52. Ma noi restringiamo il discorso ai santi che sono già in Cielo: uomini e donne che si sonodistinti per la pratica eroica delle virtù cristiane. E' lecito - chiediamo - venerare questi santi? Oppureciò è contro la volontà di Dio?
53. La Bibbia afferma che è legittimo venerare i santi, pregarli, chiedere la loro intercessione.
54. Ma noi cerchiamo nel campo della storia della Chiesa primitiva. Come si comportavano i primicristiani?
55. Dobbiamo sapere che fin dai primissimi tempi il martirio, il dono della vita per Cristo, era considerato la massima espressione dell'amore a Dio e della fede. Il martire era un eroe cristiano e la comunità circondava di venerazione - come facciamo oggi noi cattolici - il suo corpo e la tomba.
56. Gli Atti degli Apostoli narrano, al capitolo 8, che dopo il martirio di Santo Stefano, “Persone pie seppellirono Stefano e fecero grande lutto per lui”.
57. Nella Chiesa primitiva, come facciamo noi cattolici, veniva ricordato l'anniversario della morte del martire e lo si pregava perché intercedesse presso Dio in favore dei vivi.
58. Non mancano i documenti. Il primo che la storia ci ha tramandato ricorda il “giorno del martirio” di San Policarpo, morto il 23 febbraio 155 a Smirne, nell'odierna Turchia.
59. Questo documento è stato scritto probabilmente nell'anno 177 dalla Comunità di Smirne e si intitola “Martirio di san Policarpo”. Vi si legge la distinzione tra la adorazione da tributare a Cristo, perché è Dio e la venerazione da tributare ai martiri, perché sono stati discepoli e imitatori di Cristo.
60. Leggiamo: “Noi adoriamo .lui [il Cristo] perché è Figlio di Dio; i martiri invece li amiamo come discepoli e imitatori del Signore (...). Pertanto il centurione, visto l'accanimento dei Giudei nella contesa, fece portare in mezzo il corpo e lo fece bruciare secondo il costume pagano. Così noi, solo più tardi, potemmo raccogliere le sue ossa, più preziose delle gemme più insigni e più stimabili dell'oro, e le collocammo in luogo conveniente. Quivi, per quanto ci sarà possibile, ci raduneremo con gioia e allegrezza, per celebrare, con l'aiuto del Signore, il giorno natalizio del suo martirio, per rievocare la memoria di coloro che hanno combattuto prima di noi, e per tenere esercitati e pronti quelli che dovranno affrontare la lotta” (Dal martirio di san Policarpo, cc. 17 e 18).
61. In questo prezioso e antichissimo documento appare come nei primissimi tempi - siamo poco dopo la metà del II secolo - i cristiani veneravano i martiri, i santi, raccoglievano e custodivano le loro reliquie: proprio come facciamo oggi noi cattolici.
62. I cristiani dei primi tempi raccoglievano, con religiosa pietà, quando era possibile, le sacre spoglie dei martiri per seppellirle onoratamente, e poi celebravano il dies natalis, cioè il giorno del martirio, con la Messa.
63. La storia ci trasmette altri dati. Lo storico Eusebio di Cesarea ci racconta che il senatore romano Astirio, presente al martirio del soldato Marino, “si pose sopra le spalle il cadavere, lo avvolse in scintillante e preziosa veste e con magnifica pompa lo collocò in una tomba conveniente” (Hist. Eccl., VII, 16).
64. A Cartagine i cristiani, dopo la morte di san Cipriano, presero di notte il corpo del martire e lo accompagnarono fra ceri e fiaccole con preghiere in solenne corteo fino al sepolcro.
65. I cristiani si radunavano sulla tomba, se questo non era impossibile per via della persecuzione, per commemorare i martiri con la celebrazione eucaristica e con altri riti liturgici.
66. San Cipriano voleva che si tenesse conto del giorno della morte dei confessori della fede per celebrare la loro memoria.
67. Molti altri esempi si potrebbero portare. Resta un fatto, con il quale chiudiamo questa conversazione. Utilizzare immagini sacre, venerare i santi che vi sono rappresentati è cosa gradita a Dio, non in contrasto con l'insegnamento della Bibbia e in sintonia con quello che i cristiani hanno sempre fatto, fin dai tempi della Chiesa primitiva.
68. Noi cattolici possiamo dunque star tranquilli: le contestazioni non scalfiscono la nostra fede.


Bibliografia:
Nicola Tornese s.j., Immagini e santi. Piccola collana “I Testimoni di Geova, n.12, Marigliano 1990.
Catechismo della Chiesa Cattolica. Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano.
Rino Cammilleri, Un santo al giorno. Aneddoti, curiosità, notizie 2002. Piemme, Casale Mon.to (AL) 2001.
Alfredo Cattabiani, Santi d’Italia Rizzoli, Milano 1993.


IL TIMONE – Marzo/Aprile 2002 (pag.64-65-66)
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