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Inquisizione tra mito e realtà

Ultimo Aggiornamento: 02/09/2009 10:07
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02/09/2009 10:07

Pubblichiamo il testo della conversazione che Gianpaolo Barra, direttore de “il Timone”, ha tenuto a Radio Maria giovedì 4 marzo 1999, durante la “Serata Sacerdotale”, condotta da don Tino Rolfi. Conserviamo lo stile colloquiale e la divisione in paragrafi numerati, utilizzata per i suoi appunti dall'autore.


1. In questa conversazione   affrontiamo un argomento delicato, di cui si parla molto ma di cui si conosce poco: l'Inquisizione.
2. Quando parliamo di Inquisizione è proprio il caso di dire: basta la parola. Basta pronunciare il termine Inquisizione ed ecco che noi cattolici restiamo senza parole, ammutoliti.
3. “Come è possibile che la vostra Chiesa cattolica sia stata capace di istituire i tribunali dell'Inquisizione?”, ci domandano e ci ricordano i laicisti e gli avversari della Chiesa. E noi, spesso, non sappiamo che cosa rispondere. Anzi, molti cattolici si aggiungono al coro di quelli che puntano il dito accusatorio contro la Chiesa del passato e talvolta rincara no la dose, per non sentirsi fuori moda, praticando quella strana disciplina che sta diventando comune nel nostro mondo: quella di dare le colpe di ogni male ai Cristiani del passato.
4. Gli amici radioascoltatori sanno bene che l'Inquisizione è un argomento utilizzato per denigrare la storia della Chiesa e sanno bene che denigrando la storia della Chiesa si finisce prima o poi per denigrare la Chiesa tutta intera, quindi anche la fede che essa insegna e trasmette, la fede cattolica.
5. Stasera, da buoni apologeti, quindi da difensori della Chiesa, tenteremo di fare un po' di chiarezza su alcuni aspetti dell'Inquisizione. Ripeto: su alcuni aspetti, i più utilizzati dalla propaganda anticattolica, non su tutta l'Inquisizione.

IL ROGO
6. Veniamo subito ad un primo punto. Che cosa viene in mente appena si parla di Inquisizione? Viene in mente il rogo, la morte per rogo.
7.
 Nell'immaginario popolare si pensa che i tribunali dell'Inquisizione siano stati istituiti per mandare tutti gli eretici al rogo. Si pensa che tutti gli inquisiti, tutti coloro che cadevano nelle terribili braccia dell'inquisitore finivano al rogo.
8. Questo è quello che si pensa, questo è quanto molto spesso ci viene detto ed insegnato e affermazioni di questo genere zittiscono ogni possibile difesa.
9. Noi ci domandiamo: le cose stanno proprio così? Vediamo qualche dato storicamente documentato, che ci aiuti a formulare un giudizio più vicino alla verità storica.
10. Innanzitutto, va precisato che la condanna al rogo per gli eretici era una pena stabilita dal diritto penale e non dal diritto canonico. Non esiste nel diritto canonico la condanna al rogo.
11. Fu uno dei più grandi avversari della  Chiesa  Cattolica e del Cristianesimo, l'imperatore Federico II di Svevia, che dichiarò per tutto l'impero (1231-2) - e lui era la massima autorità dell'impero - e poteva farlo, allora, - l'eresia come crimine di lesa maestà, e stabilì la pena di morte per gli eretici. Ogni sospetto doveva essere tradotto davanti a un tribunale ecclesiastico e arso vivo se riconosciuto colpevole.
12. Dunque, è vero che quando il tribunale dell'Inquisizione  abbandonava un eretico al braccio secolare, questi veniva condannato a morte dalla giustizia secolare, se non si pentiva, ma non era la Chiesa a condannarlo a morte, né era la Chiesa ad ucciderlo. La Chiesa si limitava a riconoscerlo come eretico che rifiutava ogni pentimento. Era il diritto penale e il braccio della legge che prevedevano la morte ed esegui vano la sentenza.
13. Detto questo, entriamo un po' nel merito e qui emergono sorprese: quale stupore ci coglie tutti se esaminiamo quante sono state le condanne al braccio secolare. L'esame dei dati ci indica che i tribunali dell'Inquisizione furono estremamente benevoli, furono molto prudenti nel con segnare gli eretici al braccio secolare.
14. I dati, documentati storicamente, non mancano, basta conoscerli. Facciamo l'esempio di Bernardo Guy, che ha esercitato con una certa severità l'ufficio di inquisitore a Tolosa. Bene: dal 1308 al 1323 egli ha pronunciato 930 sentenze. Abbiamo l'elenco completo delle pene da lui inflitte: 132 imposizioni di croci - 9 pellegrinaggi - 143 servizi in Terra Santa - 307 imprigionamenti - 17 imprigionamenti platonici contro defunti - 3 abbandoni teorici al braccio secolare di defunti - 69 esumazioni - 40 sentenze in contumacia - 2 esposizioni alla berlina - 2 riduzioni allo stato laicale - 1 esilio - 22 distruzioni di case -1 Talmud bruciato - 42 abbandoni al braccio secolare e 139 sentenze che ordinavano la liberazione degli accusati.
15. L'Inquisizione di Pamiers ci fornisce i seguenti dati: dal 1318 al 1324 furono giudicati 98 imputati. Due furono rilasciati - per 21 manca ogni informazione e per questo si pensa che non subirono condanne - 35 con dannati alla prigione e 5 abbandonati al braccio secolare. I rimanenti 25
furono assolti.
16. Queste proporzioni valgono anche per quella considerata la più terribile delle Inquisizioni, quella spagnola. Lo storico danese Gustav Henningsen ha analizzato statistica mente 44.000 casi di inquisiti tra il 1540 e il 1700 e ha rilevato che solo l'1% fu giustiziato.
17. Soltanto l'1%! Questi dati contestano  il mito della crudeltà dell'Inquisizione spagnola. E non solo. Lo storico statunitense Edward Peters ha confermato questi dati. Sentiamo che cosa scrive: “La valutazione più attendibile è che, tra il 1550 e il 1800, in Spagna vennero emesse 3000 sentenze di morte secondo verdetto inquisitoriale, un numero molto inferiore a  quello  degli  analoghi   tribunali secolari”.
18. Come vedete, grazie a questi dati, va sfatata la leggenda che tutti coloro che venivano giudicati dall'Inquisizione finivano a rogo. E una leggenda che gli storici hanno smontato, ma che perdura ancora nell'immaginario popolare. Almeno noi cattolici evitiamo di farci raggira re da essa.

LA TORTURA
19.
 Veniamo ad un secondo punto. Dopo il rogo, appena si parla di Inquisizione, l'altra cosa che viene in mente è la tortura.
20. Sappiamo che la tortura veniva applicata dai giudici inquisitori. Vi erano precise disposizioni ecclesiastiche che stabilivano la liceità di costringere l'Inquisito a confessare la sua colpa.
21. La procedura inquisitoriale ha fatto ricorso alla tortura. Essa fu ordinata con la bolla Ad extirpanda di Papa Innocenzo IV il 15 maggio 1252. Leggiamo il passo di questa bolla che ci interessa: “II podestà o il rettore della città saranno tenuti a costringere gli eretici catturati a con fessare e a denunciare i loro compiici”.
22. Ora,  di solito i  denigratori dell'Inquisizione si fermano qui. E noi restiamo senza parole. Ma si dimenticano di dirci che nella stessa bolla si precisa che la tortura degli imputati non doveva “far loro perdere alcun membro o mettere la loro vita a repentaglio”.
23. Dunque, si prevede una tortura, ma una tortura che non può provo care mutilazioni, non può far morire il torturato. E non solo. Si prevede anche che la tortura non poteva durare, di regola, più di 15 minuti, che si poteva applicare una sola volta, che non poteva essere ripetuta e che la Confessione così ottenuta non aveva alcun valore ai fini del processo se non era confermata dall'imputato dopo due giorni e in condizioni normali.
24. Ma fermiamoci un momento a riflettere. Ci rendiamo conto che queste disposizioni ecclesiastiche riguardanti la “tortura” avrebbero fatto sorridere i professionisti della tortura del nostro secolo?
25. Le testimonianze di coloro che sono finiti sotto tortura dei nazisti o dei loro degni compari comunisti ci hanno descritto veramente che cosa è la tortura e chi ha ascoltato queste testimonianze si accorge subito che la tortura prevista dalle Procedure inquisitoriali è semplicemente dilettantesca.
26. Ma andiamo avanti. Sappiamo che la tortura  fu applicata con somma cautela e solo in casi eccezionali. I Papi ripeterono più volte che la tortura non poteva essere spinta fino alla perdita di un membro e ancor meno fino alla morte. Si poteva applicare solo quando tutti gli altri mezzi di investigazione erano stati esauriti. Ancora una cosa: non poteva decidere arbitrariamente l'Inquisitore, magari troppo ansioso della ricerca della Verità. Doveva esserci anche il parere favorevole del vescovo, e spesso vescovo e giudice inquisitore non andavano d'accordo.
27. Oggi abbiamo informazioni preCise su quante volte venne applicata la Tortura:
-nelle 636 sentenze iscritte nel registro di Tolosa dal 1309 al 1323, la tortura fu applicata una sola volta.
-A Valencia, dal 1478 al 1530 si celebrarono 2354 processi. La tortura si applicò solo 12 volte.
28. Come si vede da questi dati, non solo la tortura era estremamente più leggera di quelle che la nostra epoca, che non è un'epoca cristiana, ha escogitato, ma veniva applicata raramente, praticamente quasi mai.

LE GARANZIE
29. Veniamo ad un terzo punto. Quando parliamo di Inquisizione si pensa sempre a giudici il cui potere sarebbe stato così totale, così assoluto, così insindacabile che può essere paragonato a quello esercitato nei moderni sistemi totalitari.
30. Ora, anche in questo caso bisogna sfatare questa leggenda. Non è affatto vero che i giudici inquisitoriali fossero onnipotenti e che, di conseguenza, l'imputato non avesse alcuna garanzia di un equo processo.
31. Dobbiamo subito precisare che gli inquisitori erano costantemente controllati.  Papa Innocenzo IV (1246) e papa Alessandro IV (1256) ordinano ai provinciali e ai generali dei Domenicani e dei Francescani  di  deporre  gli inquisitori dei loro ordini che, a causa della loro crudeltà, avessero provocato proteste popolari.
32. Come si vede, il papa del tempo teneva conto dell'opinione pubblica e ordinava di punire il giudice inquisitore che avesse provocato proteste popolari.
33. Non solo. Al Concilio di Vienna, papa Clemente V (1311) fulminò di scomunica - scomunica da potersi togliere solo in articulo mortis e sotto riserva della riparazione del danno - l'Inquisitore che avesse approfittato delle sue funzioni per ottenere guadagni illeciti e per estorcere agli accusati somme di denaro.
34. Andiamo avanti. I Vescovi avevano l'obbligo di segnalare al Papa tutti gli abusi che venivano commessi nel corso della procedura e di denunciare i colpevoli. Lo stesso obbligo era imposto a tutti quelli che, prestando aiuto agli inquisitori, erano in ogni istante testimoni dei loro atti.
35. Capitò anche che i vescovi di Reims e di Sens avvisarono il Papa che Robert La Bougre, un domenicano, era un inquisitore crudele. Roma indaga, questo Inquisitore viene destituito e addirittura incarcerato (1239).
36. Altro che onnipotenza, altro che potere insindacabile dei giudici inquisitoriali. Questa leggenda va sfatata.
37. Come va sfatata un'altra leggenda: quella che ci narra di un imputato sempre indifeso, senza garanzie e dunque destinato irrimediabilmente alla condanna.
38. Molte garanzie che le norme canoniche, cioè della Chiesa, prevedevano per l'imputato inventate in quel tempo, al tempo dei tribunali dell'Inquisizione, durano ancora oggi, sono entrate nel nostro sistema giudiziario.
39. Facciamo qualche esempio. Innanzitutto l'Inquisitore non era mai solo, ma formulava il suo giudizio circondato da una giuria, composta da laici ed era questa giuria che decideva in merito al valore da dare ai testimoni e alle testimonianze.
40. Questi laici erano esperti di diritto, e da nessun documento risulta che si accontentassero di svolgere un ruolo da comparse e, soprattutto, costituivano la garanzia che l'Inquisitore non poteva allontanarsi dal diritto a proprio piacimento.
41. Un altro esempio, un'altra garanzia per l'imputato. L'imputato poteva dichiarare di avere dei nemici mortali, doveva provarlo, doveva spiegare i motivi e fare i nomi di questi nemici. Da quel momento nessuno di quelli indicati dall'imputato poteva far parte della giuria e se vi era stato incluso veniva allontanato.
42. Un terzo esempio:  per togliere ai testimoni la tentazione di approfittare del segreto di cui venivano circondati per accusare degli innocenti, gravissime pene colpivano le false deposizioni. Uno storico protestante, il più fiero avversario dell'Inquisizione, Charles Lea, scrive onestamente: “Quando veniva smascherato un falso testimone costui era trattato con la stessa severità usata per gli eretici”.
43. Gli storici hanno dimostrato - e qui ci sono veramente delle sorprese - che le pene inflitte dall'Inquisizione   venivano spesso attenuate o addirittura cancellate nella pratica.
44. I prigionieri ottenevano permessi di congedo da passare a casa. A Carcassonne, il 13 dicembre 1250, il vescovo diede ad una certa Alazais Sicre il permesso di uscire dal carcere dov'era rinchiusa per crimine di eresia e, fino a Ognissanti, di andare dove voleva in tutta libertà. Vi sono molti esempi di questo genere, non si tratta affatto di un caso isolato.
45. Esistevano i congedi per malattia. Abbiamo molti casi documentati. L'Inquisizione metteva in libertà provvisoria i detenuti le cui cure erano utili ai genitori o ai figli. Talvolta si giungeva a commutare la pena. 
46. Nel 1244 l'arcivescovo di Narbonne e i vescovi di Carcassonne, di Elne, di Maguelonne, di Lodeve, di Adge, di Nimes, di Albi, di Beziers, di Saint Benoit decisero: “Nel caso in cui per l'assenza del carcerato dovesse incombere un evidente pericolo di morte dei figli o dei genitori, procurare di ovviare al pericolo facendo in modo, laddove non ci sia altro rimedio, di commutare prudentemente la pena del carcere in un'altra; occorre infatti in tal caso mitigare il rigore con la mansuetudine”.
47. Perfino gli Inquisitori più severi attuarono questa prassi. Bernard de Caux, nel 1246, condannò alla prigione perpetua un eretico recidivo, Bernard Sabatier; ma nella stessa sentenza aggiunse che, essendo il padre del colpevole un buon cattolico, vecchio e malato, il figlio poteva restare presso di lui per accudirlo finché fosse rimasto in vita.
48. Malgrado il suo odio anti-cattolico, Charles Lea riconosce che “questa facoltà di attenuare le sentenze era frequentemente esercitata” e ne cita un considerevole numero di casi.
49. Nei documenti inquisitoriali, abbiamo incontrato condanne alla prigione “perpetua e irremissibile”. Ma attenti a non farsi ingannare da certi modi di esprimersi del tempo. Abbiamo condanne al “carcere perpetuo per anni uno”. Solitamente “perpetuo” vuoi dire 5 anni, “irremissibile” vuoi dire 8 anni. La pena dell'ergastolo non era prevista: fu inventata nel '700 illuminista, cioè nell'epoca che ha dato il via alla nostra società anticristiana e anticattolica.
50. Facciamo un'ultima considerazione e sfatiamo un'ultima leggenda. Questa leggenda dice, naturalmente, che tutti gli eretici erano buoni cristiani, che si preoccupavano solo di vivere in pace la loro fede diversa da quella ufficiale.
51. Ora, diciamo subito una cosa molto scomoda e fuori moda: non si deve pensare - come è abbastanza diffuso nell'immaginario popolare - che gli eretici fossero pacifici cittadini adibiti a pratiche religiose del tutto innocue.
52. Gli eretici erano puniti anche dal potere civile perché costituivano un autentico pericolo per la pace sociale. Pensiamo ai catari. Negavano il valore del corpo, che consideravano prigione dell'anima. Questa soffre e si può liberare solo sopprimendo il corpo. Talvolta praticavano il suicidio. Condannavano il matrimonio, la famiglia e la procreazione. Non bisogna comunicare la vita. Ma distruggere la famiglia - ricordiamolo – era quanto distruggere l'intera società medievale. Aborrivano il giuramento, pilastro dei rapporti personali nel Medioevo: dal giuramento traeva la sua forza ogni autorità. Lottavano anche  violentemente contro la Chiesa.
53. Per fare un solo esempio: nel 1112, la diocesi di Utrecht viene sconvolta da un eretico chiamato Tanchelmo che negava l'autorità del Papa, occupava e devastava le chiese, bastonava e cacciava i preti, appoggiato da 3.000 uomini organizzati  e  armati. I vescovi di Utrecht e di Colonia decidono di combatterlo non con l'uso della forza, ma chiamando a predicare san Norberto, il fondatore dei Premostratensi.
54. Tanchelmo fu poi perseguitato da Goffredo il barbuto, duca di Lorena. E noi sappiamo che il duca era un acerrimo nemico e un severo persecutore della Chiesa.
55. Credo che per stasera possa bastare. Tante altre cose si dovrebbero dire. Naturalmente, gli amici radioascoltatori si saranno accorti che non ho trattato esaurientemente tutto il tema dell'Inquisizione. Ci vorrebbe ben più di una trasmissione. Ma ho voluto sottolineare solo alcuni punti scelti tra quelli più dibattuti, più utilizzati per contestare in blocco la storia della Chiesa, specialmente della Chiesa medievale, per avvertire di stare attenti, di verificare bene le cose che ci vengono dette, per incoraggiare tutti a non avere paura della verità.

Bibliografia
Jean-Baptiste Guiraud, Elogio della Inquisizione, Leonardo, Milano 1994.
Jean-Pierre Dedieu, L'Inquisizione, Edizioni Paoline, Cinisello Bal.mo (MI) 1990.
John Tedeschi, Il giudice e l'eretico, Viata e pensiero, Milano 1991.
Luigi Negri, Controstoria. Una rilettura di mille anni di vita della Chiesa, San Paolo, Cinisello Bal.mo (MI) 2000.
Franco Cardini [a cura di], Processi alla Chiesa. Mistificazione e apologia, Piemme, Casale Mon.to (AL) 1994.



IL TIMONE – Settembre/Ottobre 2000 (pag. 27-28-29-30)
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