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Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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Omelia su san Gregorio Barbarigo

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2009 00:05
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03/09/2009 00:04

Omelia di padre Tomas Tyn O.P.

su san Gregorio Barbarigo
Vescovo del XVII secolo
31 maggio
Rapporto fra Fede, Cultura e Carità.
Ministero episcopale e Sacerdotale. Scuole Cattoliche.


Questa festa è stata estesa a tutta la Chiesa dal Papa di felice memoria Giovanni XXIII nel 1962 nel messale dell’antico rito. Essa però è stata tolta dal calendario delle celebrazioni dei Santi secondo il rito riformato. Tuttavia non è proibito a noi, che veniamo chiamati "nostalgici", continuare a ricordare questo Santo. La nostalgia non è un difetto, anzi è una parola bella, significa il desiderio del ritorno. E che cosa è questa nostra vita cristiana se non la nostalgia del paradiso terrestre, che Gesù ci ha riaperto con la sua beata Passione?

Vi confesso che non conoscevo la vita di questo santo e, per preparare questa omelia, ho consultato la Bibliotheca sanctorum cercando di approfondire l’argomento.

Anzitutto è cosa molto commovente notare che l’educazione e la formazione religiosa di Gregorio, quando era bambino, fu interamente affidata a suo padre. Rimase orfano di madre in tenerissima età. Il libro della Sapienza dice che la gloria dei padri è la sapienza dei figli. Ciò vuol dire che questo figlio, che poi sarebbe divenuto santo, ebbe un ottimo maestro di vita in suo padre. Cari fratelli, questo ci fa riflettere sulla necessità di rivalutare il dono della famiglia e di rivalutare anche il ruolo della paternità: povera patria potestas, com’è malmessa!

Le nostre leggi positive tentano di eludere la lex naturalis Dei, cioè quei vincoli profondi che legano i familiari tra loro, soprattutto i figli ai genitori. I genitori danno ai figli la vita umana, dono preziosissimo, in cui essi collaborano intimamente con Dio, creatore di anime. I genitori non possono generare le anime, poiché l’anima non è generabile, ma solo creabile. Pensate, cari fratelli, all’eccelsa dignità dei genitori che danno vita a un altro essere umano, e con la vita biologica danno anche vita all’anima sua. Dio crea l’anima, però i genitori hanno il cómpito di educare quell’anima ad aprirsi alla luce del Vangelo, allo splendore della legge del Signore, alla conoscenza del cammino che Dio ha tracciato per ogni uomo e che deve essere percorso con perseveranza e fortezza. È edificante constatare il ruolo che il padre di Gregorio Barbarigo ebbe nella vita del figlio, occupandosi della sua educazione sia umana che religiosa.

Gregorio fece ottimi studi umanistici. Era un grande conoscitore delle lingue classiche (latino e greco). Nel Seminario di Padova fondò una stamperia, che ben presto divenne una celebre tipografia: l’editrice Gregoriana. Come primo libro fece stampare una grammatica greca. La Chiesa è sempre amica delle scienze e dell’approfondimento intellettuale. Purtroppo al giorno di oggi c’è una forte ricaduta nella barbarie. Perciò la Chiesa, che è mater et magistra, ha il cómpito di illuminare le genti, perché est lumen ad illuminationem gentium, come ben profetò Simeone, quando portò nelle sue braccia Gesù bambino per offrirlo a Dio onnipotente ed eterno, dicendo: " I miei occhi hanno visto la tua salvezza, o Signore, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele " (Lc 2, 30-32).

Il santo festeggiato oggi, san Gregorio Barbarigo, si dedicò molto all’approfondimento intellettuale e culturale non solo per sé, ma anche per gli alunni dei seminari di Bergamo e di Padova, che egli riformò. Pregava con grande devozione l’ufficio della Beata Vergine. Questo è un distintivo della spiritualità cattolica, ovvero cristiana. Chi è cristiano è cattolico: i due termini s’equivalgono. Il segno distintivo della spiritualità cattolica (e perciò autenticamente cristiana) è la devozione alla Madre gloriosa del Signore.

A 18 anni Gregorio fu considerato maturo per poter essere iniziato ai segreti della diplomazia veneziana e fu aggregato all’ambasciatore Alvise Contarini, inviato della Serenissima a Münster, per discutere la pace di Westfalia. A Münster incontrò il nunzio Fabio Chigi, il futuro Alessandro VII. Purtroppo è andata perduta l’ampia corrispondenza epistolare tra il Chigi e il Barbarigo. Conosciamo solo quel poco che l’Angelini, un biografo settecentesco del santo, ci ha tramandato, sufficiente tuttavia a mostrarci quali tesori di sapienza e di grazia ci fossero in quelle due anime. Fu merito del Chigi guidare San Gregorio negli anni dell’adolescenza verso la meta cui il Signore lo chiamava e metterlo a contatto con una sorgente di spiritualità (San Francesco di Sales) che accanto a San Carlo Borromeo costituì, in grande equilibrio di dolcezza e di gravità, di bontà e severità, di confidenza in Dio e di forte azione umana, la particolare caratteristica dell’animo del nostro santo. Si racconta che il Chigi e il Barbarigo stringessero amicizia, perché entrambi avevano l’abitudine di recitare con intensa devozione l’ufficio della Madonna. Prima che si dividessero per tornare l’uno a Roma, l’altro a Venezia, il Chigi gli consegnò la Filotea di San Francesco di Sales dicendogli: " Ecco una fonte dalla quale potrai attingere stimoli e incendi per la volontà e per il cuore ". Diventato poi vescovo di Bergamo, il Barbarigo la fece tradurre in italiano e distribuire ai suoi preti, perché dal pio e dotto vescovo di Ginevra imparassero la via della santità.

Cari fratelli, vi raccomando la lettura degli scritti di San Francesco di Sales, uno dei santi più pratici e più concreti, che seppe unire l’austerità alla dolcezza. Un buon maestro della dottrina cristiana dovrebbe sempre avere austerità nella verità e dolcezza nel modo di proporla. Ebbene Francesco di Sales fu un eccelso maestro di dottrina ascetica, per il rigore della sua pedagogia cristiana e per la mitezza dei suoi modi.

Nel 1655, quando aveva trent’anni, ricevé la veste talare e gli ordini minori dalle mani del patriarca di Venezia Gianfranco Morosini. Il 25 settembre di quello stesso anno si laureò in utroque iure, nel dicembre fu consacrato sacerdote e il giorno seguente celebrò la sua prima Messa nella chiesa di San Giovanni Evangelista. Andò poi a Roma (1656-1657), dove frattanto il suo amico e protettore card. Chigi era stato eletto papa, e fu nominato Referendario delle due segnature. Oltre a svolgere i compiti propri del suo ufficio a Roma, continuò i suoi studi di teologia: pensava infatti che un prete non dovesse mai dire basta con lo studio. Cercò la conversazione dei dotti e fece della sua casa, corredata di una ricca biblioteca, un centro di convegni culturali. In una lettera al padre scrisse che nella sua stanza amava molti libri e una mensa sobria. Vedete quale nutrimento giovava a lui, un nutrimento sobrio per il corpo e un nutrimento molto intenso per l’anima: i libri! Amava leggere e meditare. Si dedicava alla lettura così come la praticavano i medioevali. È vero che nel Seicento c’era un altro clima, ma, come si vede in questo caso, i Santi hanno sempre mantenuto il gusto della lettura, una lettura certo non superficiale (come quando si legge una notizia del giorno), ma una lettura meditata, approfondita, continuamente riproposta.

Al giorno d’oggi c’è una deprecabile moda, diciamocelo con franchezza, c’è un fumo mondano di estrazione diabolica, che entra ahimè anche nella Chiesa: un populismo a oltranza, un populismo falso. Solo una persona istruita e spiritualmente profonda può far del bene anche al popolo. Invece oggi si dice: è necessario che tutti si facciano ignoranti, che tutti rinuncino a qualsiasi approfondimento culturale. Addirittura si propone capziosamente: " Bisogna togliere di mezzo il latino, perché la gente non lo capisce ". Una persona, se sa una parola di latino, quasi dovrebbe arrossire di vergogna per il suo scarso egualitarismo. Sono affermazioni terribili, affatto perverse, queste cose ed altre ancora peggiori si trovano negli scritti di Jean-Jacqes Rousseau. L’egualitarismo è una grave piaga. Guai se entra nella Chiesa, nel corpo mistico di Cristo! Ma se dovesse entrarvi, sarebbe sempre un corpo estraneo, destinato a essere espulso a suo tempo.

San Gregorio Barbarigo a Roma non smise di studiare e di consolidare la sua dottrina, ma nel contempo assisteva gli appestati di Trastevere, tanto che fu messo a capo di quel popolare rione. Si preoccupò di fare un censimento dei poveri e degli ammalati, di dividere in zone il rione per rendere più capillare ed efficiente la carità, e si prodigò con zelo e intelligenza nel portare sollievo ai colpiti dal morbo.


continua..............
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