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Omelia su san Girolamo (continuità fra Antico e Nuovo Testamento)

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2009 00:21
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03/09/2009 00:21


Una seconda vocazione di San Girolamo fu quella di vivere da monaco. Fece un viaggio in Gallia (la Francia attuale) e conobbe la vita monastica. Allora, assieme ad alcuni suoi amici, fondò vicino ad Aquileia il così detto " Coro dei Beati " (mi piace il nome di questa comunità monastica). Disse che chiudendosi in un monastero per fare vita ascetica, per studiare e per pregare, si diventava beati e non si poteva non cantare le lodi del Signore. Le biografie di S. Girolamo sottolineano questo duplice aspetto della sua vita: la vita monastica e lo studio come preghiera. Sono due elementi che si compenetrano vicendevolmente. Quando ci si ritira in solitudine, che cosa si fa? Ebbene anzitutto si prega il Signore. E la preghiera, a sua volta, di che cosa si nutre? Della divina parola, amata, approfondita, studiata con passione.

Per il resto della sua vita San Girolamo viaggiò in Oriente, fece vita ascetica nel deserto vicino ad Antiochia, ascoltò a Costantinopoli le lezioni di Gregorio di Nazianzo, il quale gli fece leggere gli scritti di Orìgene, esortandolo a tradurne in latino le opere. San Girolamo ammirò molto Orìgene per il suo greco raffinato, per la sottigliezza del suo pensiero neoplatonico, ma con lui entrò poi in un’appassionata polemica per certe affermazioni in eretiche. San Girolamo fu un polemista straordinario. Applicò il detto di san Paolo: " Devi esortare opportunamente e inopportunamente ". In effetti, Girolamo esortava anche inopportunamente. Direi quasi più inopportunamente che opportunamente. Si inimicò moltissime persone, essendo uno spirito irascibile e passionale. Però (ecco la pedagogia di Cristo!) quella sua passionalità, quella sua irascibilità, quel suo orgoglio, quel suo spirito vendicativo, furono da lui vinti con l’aiuto del Signore Gesù e quello che vi era di buono nella sua passionalità fu messo al servizio del Vangelo.

Nel 382 il papa Damaso (366-384) lo chiamò a Roma e in quell’occasione gli conferì l’incarico di rivedere la versione latina del Nuovo Testamento [detta Vetus Latina o Itala] sull’originale greco e di correggere sul testo dei Septuaginta la versione corrente dell’Antico Testamento. Nasceva così quella redazione della Bibbia che per la sua celebrità si chiamò Vulgata e che, per quanto non immune da mende, può essere tuttora considerata come uno dei più insigni monumenti letterari dell’antichità cristiana. Nel 391, quando erano passati sette anni dalla morte di Damaso I, San Girolamo decise di intraprendere la traduzione dell’Antico Testamento sull’ebraico, lavoro che lo tenne impegnato fino al 406: non si trattava più di una revisione, ma di una versione ex novo. Così San Girolamo poté dire di aver ottemperato totalmente all’ordine del pontefice, in spirito di perfetta obbedienza.

San Girolamo pensava addirittura di poter succedere a papa Damaso, di cui era stato segretario: aveva buone speranze. La tradizione dice che fu persino ascritto al Sacro Collegio, tant’è vero che in arte S. Girolamo è spesso rappresentato in vesti cardinalizie. Egli apparteneva al clero di Roma e quindi poteva essere eletto papa. Condusse vita ascetica e ben presto attorno a lui si radunarono altri desiderosi di perfezione, specialmente un gruppo di dame dell’alta nobiltà romana, come le vedove Marcella e Paola con le rispettive figlie Blesilla ed Eustochia. Ma il clero romano, al quale San Girolamo non risparmiò gli attacchi, lo avversò fieramente e, alla morte di papa Damaso (384), prese pretesto dal decesso della giovane Blesilla per suscitare una sollevazione di popolo contro San Girolamo, che sdegnato abbandonò Roma e prese la via di Gerusalemme, dove presto lo raggiunse il gruppo degli asceti romani. Egli era troppo ascetico per i gusti romani di quel tempo, era molto amico del Papa San Damaso, desideroso di costumi più severi:da qui la reazione ostile contro di lui, che dovette fuggire da Roma, temendo per la sua incolumità fisica. Dopo alcuni pellegrinaggi ad Antiochia e nei deserti della Nitria, nel 387 si stabilì con la sua piccola comunità nei dintorni di Betlemme. Furono anni d’intenso lavoro e di studio, in vista dei quali SanGirolamo si era preparato uno strumento prezioso nella ricca biblioteca raccolta durante le sue peregrinazioni.

In arte san Girolamo è spesso rappresentato non solo in vesti cardinalizie, ma anche in abiti poveri e logori, per sottolineare la sua anima monastica. Talora viene raffigurato con un leone ai suoi piedi. Perché mai? Si racconta che un giorno egli trovò un leone con una spina nella zampa; gliela tolse e lo medicò. Il leone gli si affezionò e rimase accanto a lui fino alla morte. Questa è una leggenda. Può darsi però che l’episodio sia vero. Comunque è bello vedere in questa bestia feroce, che ferita si lascia medicare e diventa docile, il simbolo del santo stesso. San Girolamo non era timido, anzi era un vero leone, che però divenne mite dinanzi al Maestro, divenne mansueto dinanzi al Signore.

S. Girolamo: che anima bella! Ci induce a pensare che, anche se vediamo in noi degli eccessi, delle tendenze passionali e disordinate, non c’è da temere: il Signore ci medica, come medicò Girolamo e lo rese mansueto, considerando quello che c’era di buono in lui.

Circa il rapporto di S. Girolamo con le Scritture, cito un brano del suo Commento al profeta Isaia: " Si enim iuxta apostolum Paulum Christus Dei virtus est Deique sapientia, ignoratio scripturarum ignoratio Christi est " [= Se secondo l’apostolo Paolo il Cristo è la potenza e la sapienza di Dio, l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo]. Mi piace molto questo sillogismo. Se san Paolo afferma che Cristo è la sapienza e la potenza di Dio e se Gesù dice ai sadducei che non conoscendo le Scritture non conoscono la potenza di Dio (Mt 22, 29), ciò vuol dire che le Scritture sono vere. Perciò tutto l’Antico Testamento è visto da S. Girolamo come non è visto da certi nostri esegeti contemporanei, cioè come una pedagogia in vista del Cristo.

Per S. Girolamo Isaia è stato non solo un profeta, ma anche un apostolo e un evangelista. I profeti chi annunciano? Annunciano Colui che è annunciato anche dagli apostoli, il Cristo. Questo è il punto cruciale verso cui converge tutta la storia dell’Antica Alleanza.

Oggi siamo in scarsa consonanza con la sensibilità del popolo ebraico. Ma questo non ci interessa più di tanto, perché non siamo laicisti. Ci preme solo la vita dello spirito, la religione, non le etnie. Se uno perde di vista queste due cose, tutto si confonde. Nella religione le cose stanno così: la pienezza della verità è solo in Cristo. Quindi non c’è nessun dubbio che tutte le Scritture convergono verso il Cristo. Pensate alla trasfigurazione di Gesù: Mosè ed Elia stanno ai lati del Signore. Allora rispettiamo pure la sensibilità di tutti, ma rispettiamo anzi tutto l’onore dovuto a Dio! E Dio ha voluto che il mondo fosse redento nel Cristo.

Le Scritture contengono il Cristo. Infatti S. Girolamo dice: " Nel volume di Isaia è contenuto tutto quello che la lingua umana può pronunciare, tutto quello che la debole mente umana può concepire. Tutta la filosofia, la metafisica, la cosmologia, l’etica sono contenute nelle Scritture ".

Ebbene, sull’esempio di S. Girolamo manteniamoci fedeli all’interpretazione obbiettiva, secondo verità delle Sacre Scritture, perché la parola del Signore sia il nutrimento delle anime nostre e così sia.
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