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Omelia su San Gennaro e il Sangue, come interpretarlo

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2009 09:19
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03/09/2009 09:18


Omelia su san Gennaro - Vescovo Martire del IV secolo
19 settembre


L’Effusione del Sangue. I Segni dei Tempi.

Oggi, 19 settembre, la Chiesa tutta si rallegra per la festività di un grande santo, Gennaro, martire di Gesù Cristo, nostro Signore e salvatore. Di lui purtroppo abbiamo scarse notizie. C’è chi dubita persino del tipo di morte cui fu condannato. Pare che sia stato decapitato nell’anno 305 presso la solfatara di Pozzuoli, in séguito alla persecuzione aperta dall’editto di Diocleziano (303). Forse fu vescovo di Benevento; altri dicono di Napoli. Ma questo non ha importanza. Fu un pastore del gregge del Signore che versò il suo sangue per noi.

Alla scarsezza delle notizie storiche supplisce un grande miracolo, che si perpetua di anno in anno e più volte all’anno. Solitamente, il 19 settembre il sangue raggrumato del santo diventa di nuovo liquido nelle due ampolle che l’arcivescovo di Napoli mostra al popolo nella teca d’argento e cristallo che le accoglie.

Al giorno d’oggi c’è una certa prevenzione modernista contro i miracoli. Per superbia razionalistica si vorrebbe quasi vietare al Signore di fare dei miracoli. Con tono scandalizzato si esclama: " Ma come! Il Signore si permette simili cose? ". Oggi impera la mentalità illuminista, la mentalità di Voltaire, contrassegnata dal dubbio che il Signore esista. Essa può anche arrivare ad ammettere che il Signore è il re dell’universo, purché sia chiaro che si tratta di un re che non governa. Questa è la concezione razionalista deista. Invece la concezione più profonda da un punto di vista metafisico e più consona alla nostra fede è quella che vede il Signore in un rapporto tutto particolare con il mondo, in quanto — come dice san Paolo nella Lettera ai Romani — Dio chiama all’essere le cose che non sono. San Tommaso d’Aquino avrebbe detto che Dio dona alle creature il loro essere, l’actus essendi, le fa esistere poiché Egli è l’Essere sussistente, l’essere per essenza, per cui solo lui può dare l’essere alle essenze. Tutte le cose hanno le rispettive essenze, che Dio rispetta come tali, ma le pone in essere creandole. Ecco la profondità dell’atto creatore! Iddio crea dando tutto l’essere ad un’essenza che è posta nell’essere, per cui prima di essere posta nell’essere non è nulla, proprio perché non era se non nella mente di Dio. Il Signore dà alle cose non solo la dignità di esserci, ma anche la dignità di essere delle cause. Perciò è sbagliata l’opinione degli occasionalisti, che sono dei "miracolisti". Secondo loro non esistono cause seconde, ma ogni azione delle cose sarebbe immediatamente un agire di Dio: non è il fuoco che brucia, ma è Dio che brucia. Se così fosse, non ci sarebbe distinzione tra fenomeni naturali e soprannaturali. In questa prospettiva il miracolo nella sua eccezionalità scompare.

Altri modernisti, razionalisti, insistono talmente sull’autonomia delle essenze, da dimenticarsi che tutta l’essenza delle cose (che le cose hanno) viene dal Signore; quindi il Signore può produrre egli stesso, immediatamente, tutti gli effetti delle cause seconde. La ragione umana, prima ancora di accettare con umiltà e obbedienza la parola rivelata del Signore, deve già, come praeambulum fidei, ammettere la possibilità che Dio, che è un essere onnipotente, sommamente razionale e sommamente libero, possa fare dei miracoli, cioè possa governare il mondo in maniera naturale, e intervenire anche in maniera soprannaturale.

Sono state fatte delle analisi rigorose sul sangue di san Gennaro, poiché ha sempre suscitato curiosità un fenomeno così strepitoso come la liquefazione di grumi di sangue. Sappiamo benissimo che è un processo irreversibile da un punto di vista biologico quello della coagulazione ematica. Ci sono dei buoni cristiani che ammettono che il Signore faccia questo miracolo; però si chiedono perché mai il Signore, che così raramente ed eccezionalmente interviene nelle vicende di questo mondo in maniera soprannaturale, si compiaccia di compiere questo miracolo in maniera così ripetitiva. Io penso che il Signore nei nostri riguardi segua una sua pedagogia, alla quale non facciamo attenzione, per cui tendiamo a dimenticarci assai presto dei benefici ricevuti dal Signore. Lo preghiamo: Signore, fammi questa grazia! E appena l’abbiamo ricevuta siamo così avvezzi ad essere ben trattati da Lui, che ce ne scordiamo e non Gli diciamo neppure grazie!

Il beneficio supremo che il Signore ci ha dato è quello del sangue benedetto del Figlio suo. Non dimentichiamocelo. C’è poca venerazione per quel sangue che è la nostra salvezza, per il sangue dell’Agnello immacolato. Cerchiamo allora di cogliere quest’occasione della festa di san Gennaro per diventare davvero grati al Signore del supremo beneficio del dono del Figlio suo, del dono della sua croce, del dono del suo Sangue. Sin dai tempi antichissimi, non appena l’uomo si allontanava da Dio con il peccato, il Signore, volendo in nome del suo infinito amore e della sua paterna misericordia recuperare l’uomo all’amicizia di sé e alla vita soprannaturale, predispose che il peccato venisse redento dal sangue del Figlio suo fattosi uomo.

Nell’antico Testamento la legge mosaica proibisce di mangiare la carne degli animali assieme al loro sangue. Perché questo? I nostri esegeti, un po’ troppo aggiornati e un po’ fuori strada, dicono che in fondo gli Ebrei erano dei materialisti e che, quando affermavano che nel sangue c’era l’anima, non intendevano nulla di spirituale, ma qualcosa di concreto e materiale. Questa mentalità è terribile! Quante opere assolutamente inattendibili ho letto su questo argomento, le quali rimandavano a Platone il concetto della spiritualità dell’anima, asserendo che tale concetto è contrario alla sapienza biblica. In tal modo, secondo i modernisti, su questo argomento sulla Bibbia ci sarebbe un’evoluzione, in quantoché sarebbe stata gradualmente inquinata dal "dualismo greco", per cui solo adesso appare un’idea di questa anima spirituale. All’inizio questa idea non ci sarebbe stata. Io penso invece, cari fratelli, che, se è vero che gli autori sacri imparano un poco alla volta quella verità che il Signore vuole rivelare, tuttavia lo Spirito Santo tutto sa fin dall’inizio. In questo senso non vale il concetto modernista del progresso, ma la verità esiste tutta intera, nota allo Spirito, fin dall’inizio.

Se l’uomo, come è vero, ha un’anima spirituale, essa è destinata all’immortalità ed è ben distinta dalla carne e dal sangue. La carne e il sangue sono l’uomo nella sua fragilità fisica, ma questa fragilità è sostenuta e vivificata da uno spirito vivente che è l’anima. L’anima, cari fratelli, non deriva da nessuna evoluzione materiale. Deriva dall’alto, deriva dal Creatore, che ci ha resi simili a lui: " Poco meno degli angeli, o Signore, hai fatto l’uomo " (Ps 8, 6; Eb 2, 7). Ecco la grandezza e la dignità dell’essere umano!

Il comando dato dal Signore per bocca di Mosè che cosa vuol dire? Vuol dire che il sangue non è l’anima. Invece qualcuno dice che non si deve mangiare la carne con il sangue, perché nel sangue dell’animale c’è la sua anima. No. Non c’è identità tra sangue e anima. Gli Ebrei non erano così primitivi come i modernisti s’immaginano. Dunque sapevano distinguere tra l’anima e il corpo con il suo sangue. Perché il sangue non doveva essere mangiato? Perché il sangue dell’animale apparteneva al Signore, in quanto il sangue, senza essere l’anima, è il simbolo dell’anima ed è il segno della morte. La morte consiste nel distacco, doloroso ovviamente, dell’anima dal corpo. L’anima, che è fatta per il corpo, dovrebbe sopravvivere nel corpo, ma a un certo momento subentra uno scioglimento. Ogni morte ha in sé un aspetto anche cruento, cioè legato al sangue, che non circola più nella salma. L’effusione del sangue è la causa — come dice san Tommaso d’Aquino — dispositiva, non formale, della vita, così come il sangue è il segno della donazione dell’anima a Dio, dal quale abbiamo ricevuto la vita.

Il Signore nei precetti dell’antica alleanza faceva capire che la redenzione sarebbe stata ottenuta tramite l’effusione del sangue. Non c’è remissione dei peccati, senza l’effusione del sangue. Ecco perché l’alleanza del popolo eletto con il suo Signore era sempre stretta nel sangue. Pensate a Mosè, il quale prese il sangue degli animali sacrificati e asperse l’altare del Signore e le dodici tribù di Israele.

continua......

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