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Omelia su San Gennaro e il Sangue, come interpretarlo

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2009 09:19
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03/09/2009 09:19


Noi, cari fratelli, abbiamo un Sangue ben diverso, un sangue più eloquente di quello di Abele, un Sangue non più di animali sacrificati, ma del Verbo di Dio, incarnatosi per la nostra salvezza. Questo Sangue è ben più potente di quello dell’antica alleanza, con il quale il sacerdote entrava nel santuario per aspergere il coperchio dell’arca dell’alleanza. Il Signore, donando il suo Sangue sulla croce, è entrato in un santuario non costruito da mano umana: il santuario eterno del cielo. Ecco l’eloquenza del Sangue di Cristo, che egli ha portato con sé nel santuario di Dio. Quel sangue continuamente intercede per noi. Sempre il Cristo mostra al Padre le piaghe della sua gloriosa passione per ottenerci il perdono.

Questo è il senso dell’effusione del sangue, del Sangue di quel Re dei màrtiri che è il Cristo crocifisso e del sangue di tutti coloro che muoiono per la fede in Cristo. Giustamente Tertulliano nell’Apologetico scriveva: Sanguis martyirum, semen Ecclesiae, perché quello è il sangue di un agnello sgozzato, che vive eternamente.

Il miracolo di san Gennaro, la liquefazione del suo sangue, ha un significato profondamente pasquale. Ci fa pensare che nella passione di Cristo e di coloro che hanno professano la loro fede in lui la morte è stata inghiottita dalla vita. Cristo è morto per il peccato una volta per sempre. Ma ora vive in Dio, vive eternamente.

Anche la nostra vita è nascosta in Dio come il nostro Signore risorto. Così bisogna che la Chiesa consideri sé stessa come un prolungamento della passione di Cristo lungo la storia. La Chiesa è sempre perseguitata, sempre destinata a patire, finché sarà su questa terra. Fino al trionfo glorioso del cielo, la Chiesa sarà inevitabilmente perseguitata. Non ricordo se Pio IX o Pio X, ricevendo un giorno dei seminaristi, chiese loro quali fossero gli attributi della Chiesa ed avendo essi elencate le note tradizionali, egli aggiunse "e perseguitata!". Noi cristiani cosa dobbiamo fare? Quello che Gesù ci dice nel vangelo: dobbiamo fare ciò che hanno fatto i martiri dei primi tempi della Chiesa, tempi di persecuzione. Siccome la Chiesa ha sì la sua storia, però la vive tutta protesa verso l’eternità, il tempo della Chiesa è tempo di pienezza. Sembra quasi che nella storia della Chiesa l’inizio coincida con la fine. Infatti Cristo è l’alfa e l’omèga, l’inizio e la fine. Questo i modernisti, con il loro ideale progresso del quale tanto si vantano, non lo capiranno mai. Ci accuseranno certamente di mentalità apocalittica. Nulla di male, cari fratelli, perché sappiamo bene che l’Apocalissi conclude tutta la Scrittura e contiene promesse buone per i buoni, minacce formidabili per i malvagi.

Allora come interpretare la storia? Il Signore Gesù parla dei segni della fine. Ed è giusto che il cristiano approfondisca i cosiddetti segni dei tempi, ma non con l’attuale ottimismo superficiale e con quel fare pomposo e retorico, che purtroppo è entrato nel cattivo gusto della nostra convivenza ecclesiale e che fa esclamare: " noi scrutiamo i segni dei tempi. Tutto va per il meglio! ". Ci si dimentica della falsità di un certo profetismo, quando si sentiva dire che tutto sarebbe andato liscio e si sarebbero ottenute strepitose vittorie. Il Signore riguardo ai segni dei tempi dice cose terrificanti. Non rivela la data. A nessuno di noi infatti è concesso di sapere il tempo e l’ora. Però Gesù dice quali saranno i segni premonitori. Quindi il buon cristiano è sempre vigilante e pensa in ogni momento al kairòs, cioè al momento che gli spalancherà l’eternità.

Mi viene in mente san Vincenzo Ferreri, un glorioso confratello domenicano, il quale predicava con toni fortemente apocalittici, quelli che sono tanto invisi ai modernisti di oggi. Ebbene, quel santo era considerato come l’angelo dell’Apocalise, quell’angelo che dice: Timete Deum et date illi honorem (Ap 14, 7). In ogni tempo c’è l’esigenza di temere Iddio e onorarlo. Allora cerchiamo di vedere come Gesù articola questi segni, che sono catastrofici, terribili (altro che segni di bonaccia, come sentiamo ora dappertutto!). Il mondo è spesso addormentato. Si crea l’illusione della pace. La Scrittura invece vede le cose ben diversamente: proprio quando diranno " pace, pace ", allora ci sarà la guerra. Cari fratelli, quando sento i capi della superpotenza comunista che parlano di pace, temo sempre che scoppi la guerra. Bisogna pregare molto, perché questo è un segno tutt’altro che confortante.

Gesù dice che ci saranno sconvolgimenti terribili: terremoti, carestie, pestilenze, malattie, guerre e rivoluzioni. Che sconquasso satanico! Altro che progresso ideale! Certo si progredirà verso la luce della gloria eterna, ma per crucem ad lucem: questo vale non solo per il Cristo storico, ma anche per il Cristo mistico che è la Chiesa. La Chiesa deve avere il coraggio di portare con dignità la croce del suo salvatore. Solo così essa potrà raggiungere la luce del suo ultimo trionfo. Ma prima verranno tempi spaventosi. Le sventure materiali saranno solo l’inizio, ad esse fanno seguito mali peggiori, come i disordini sociali.

Pensiamo alla società: le grandi rivoluzioni hanno sempre distrutto la pace sociale. La società civile dovrebbe contribuire alla salvezza soprannaturale delle anime. I Francesi, quando nel 1789 fecero la rivoluzione e decapitarono il loro sovrano, non intendevano solo punire il cittadino Capeto (Luigi XVI), ma volevano decapitare un ordine. Quale ordine? Non certo l’ordine massonico che nasce dalla base, evoluzionisticamente, ma l’ordine che è radicato in cielo. Ci sono due ordini, uno che ha le sue radici nella città celeste, l’altro che ha le radici in terra. La mala pianta dell’ordine, che è il disordine, ha soppiantato il vero ordine, che si riallaccia al cielo. Nelle rivoluzioni, il popolo insorge contro il popolo, i fratelli denunciano i fratelli, si perseguitano e si odiano a vicenda, si sentono profeti, non distinguono più il vero dal falso. La cosa più terribile è quando l’odio entra nella Chiesa stessa, per cui i fratelli denunciano i fratelli e ci si perseguita a vicenda. Questo mi fa paura. Si obietta: " Ma la Chiesa ha vissuto tempi ben più tremendi ". È vero. In certi periodi ci furono due o tre papi (un papa vero e due antipapi). Non si sapeva chi fosse il vero vicario di Cristo, ma si sapeva qual era la verità, perché la si affermava chiaramente con quelle formule che iniziavano con si quis dixerit... e terminavano con ...anàthema sit. Chi stava di qua era figlio della Chiesa cattolica, chi stava di là era eretico.

Quello che mi fa paura — come dicevo poc’anzi — è che non c’è più un confine spirituale tra il bene e il male, tra il vero e il falso. Dobbiamo fare molta attenzione ai veri segni dei tempi, non a quei segni che ci propinano i pseudo-profeti che parlano di pace anche quando c’è guerra, ma ai quei segni che ci preannunciano tempi difficili, quando sarà perseguitato non solo l’uomo buono, ma la bontà stessa, non solo l’amante del vero, ma la verità stessa.

In tutto questo, però, il sangue di Gesù e quello dei màrtiri, che hanno fecondato la Chiesa, ci danno forza e speranza. Quel sangue sarà la nostra salvezza. Così sia.

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