QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Omelia su san Tommaso d'Aquino

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2009 09:41
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 1.222
Sesso: Femminile
03/09/2009 09:34

Adesso in breve accenno solo alla fede, poi alla filosofia, per spiegarvi come San Tommaso distingueva questi due aspetti della ragione e della fede. La fede è interamente grazia, però non vale il discorso: "se la fede è grazia, io quella grazia non ce l’ho, quindi non credo". Sarebbe troppo facile. San Tommaso dice che la fede si può definire come l’adesione obbediente dell’intelletto speculativo alle verità rivelate. Questa evidenza o certezza la fede l’ha in comune con la scienza. Però la differenza sta qui, cioè nell’origine dell’evidenza, l’evidenza della fede non deriva interamente dalla ragione. Vi farò una sottile, bizantina distinzione, ma importante, cioè la fede si attua nella ragione, la fede è sempre un atto della ragione, ma non è un atto che ha la sua evidenza dalla ragione. Chi crede è la ragione, non è il cuore, né altre viscere, però non ha la sua evidenza interamente nella ragione. Mentre la scienza non solo è propria della ragione, ma anche la sua evidenza deriva interamente dalla ragione. Non amo tante parole, perché diceva già Lucrezio, di beata memoria, che sarebbe stoltezza compiacersi troppo in questi giochi di parole, che in filosofia sono inevitabili. Questa distinzione tra fede della ragione, ma non dalla ragione mi sembra non possa distinguersi in altri termini.

Il credente crede con un atto di ragione, però l’evidenza della fede, che il credente ha in comune con lo scienziato, questa evidenza non deriva dalla ragione, come nella scienza, ma da che cosa? Ecco la domanda: "da che cosa?" E qui San Tommaso si manifesta, (perché lo era), un grande discepolo di San Agostino. Non lo segue da per tutto, come abbiamo visto, ma qui lo segue e dice: "la fede è un assenso cogitato", da cogitare, pensare, con assenso. Questo assenso è dato dall’amore della verità rivelata, l’amore è una disposizione della volontà, quindi ci deve essere la volontà che muova la ragione in direzione di Dio, che ci fa aderire alla verità rivelata. Chi muove la volontà? Ecco qui la grazia attuale: l’inizio della fede in San Tommaso è la grazia attuale di Dio, che muove la volontà, la volontà muove l’intelligenza e l’intelligenza, aderendo alla verità rivelata, (questo atto di condizione soprannaturale), induce l’atto di fede.

Adesso parliamo della teoria della conoscenza, gnoseologia. Qui San Tommaso è in disputa con tutti i moderni. E non a caso i sommi Pontefici, quasi idolatri agli occhi dei moderni, si raccomandavano ai frati, ai preti e compagnia bella di ritornare a San Tommaso :"ite ad Thomam!", esclamava ancora il Papa Giovanni XXIII, ripetendo la frase "ite ad Joseph", quando Giuseppe era in Egitto e il padre diceva ai fratelli "ite ad Joseph!", quando i fratelli di Giuseppe avevano fame, andavano in Egitto, "andate da Giuseppe che vi darà da mangiare!". Diceva Giovanni XXIII ai suoi preti: "Ite ad Thomam!" e loro non lo hanno seguito, significa che la fame del corpo ha ben più esigenze della fame dello spirito, "Ite ad Tomam!", perché? Perché la depravazione (scusate se parlo schietto), la depravazione dei tempi moderni, (questa moderna calamitas di cui parla Pio X nella "Pascendi Dominici Gregis", il grande santo pastore della Chiesa), questa modernistica depravazione consiste anzitutto nel soggettivismo e non c’è medicina più serena, più buona, più solida, più robusta e più chiara nel contempo del tomismo.

Il modernismo tenta questo duplice gioco riguardo al tomismo: o non prenderlo in considerazione oppure metterlo in sincretismo con Kant, Hegel, Haidegger. C’è l’uno e l’altro metodo, ma non praevalebunt. San Tommaso avrà ancora la meglio, perché è fin troppo lampante, leggendo in certe pagine di Haidegger come distorce San Tommaso, per adeguarlo a Kant. Insomma fra San Tommaso e Kant non ci sono possibilità di scendere a patti, non c’è possibilità di una certa concordia tra un sistema genialmente soggettivistico, come quello kantiano (vedete bisogna avere rispetto di questo grande pensatore, io l’ho perché veramente, Kant è un grande filosofo, uno dei più grandi), ma certamente con realismo, come dicevano una volta i bravi commentatori di San Tommaso, come diceva padre Garrigou Lagrange, oggi un poco nel dimenticatoio, il quale sottolineava quella che è la consapevolezza di San Tommaso, che non c’è composizione tra soggettivismo e realismo epistemologico con una posizione non contraria, suscettibile di qualche cosa di intermedio, ma contraddizione come l’opposizione tra l’affermazione e la sua negazione, senza la possibilità di mediazione. Purtroppo è così, bisogna avere anche il coraggio dei contrasti. Pur stimando l’intelligenza, tuttavia quia magna res agitur, si tratta di una grande cosa, questa opzione (che poi opzione non è, ma evidenza), questo incamminarsi in un senso o nell’altro determina tutta la filosofia. Tutto il pensiero dipende da questa direzione, direbbe Hegel, da questo dirimere la questione se il pensiero dipende dall’essere, come dice San Tommaso, o se l’essere dipende dal pensiero, come dice Kant. Non c’è altra possibilità.

San Tommaso è convinto che la facoltà conoscitiva, tutte le facoltà conoscitive, non solo l’intelletto, anche i sensi, tutte le facoltà conoscitive siano transoggettive. Uso una parola difficile, ma poi è facile comprenderla, voi che siete avvezzi alla divina filosofia, quindi conoscete anche i vocaboli. Tutte le facoltà conoscitive sono transoggettive, trans vuol dire "al di là", cioè oltrepassano la soggettività, incontrando ovviamente l’oggetto. Quindi sono aperte alla rappresentazione dell’oggetto. San Tommaso ha questa bella domanda nella Summa, cioè se l’intelligenza conosce le proprie idee o se conosce l’essere tramite le proprie idee, una domanda ben posta. Il soggettivismo moderno risponde: "La nostra mente non conosce l’essere, conosce il proprio pensare", allora ovviamente in ultima analisi l’esistenza di Dio non può essere ammessa, perché esiste solo la mente, che sia autodivinizza

Il sottoscritto, l’avete ben capito, crede ancora agli spiriti del male e vede qui l’aspetto satanico, demoniaco di questa autodivinizzazione dell’uomo, il quale pensa di poter determinare l’essere tramite il pensiero. E’ chiaro, qui c’è già implicitamente, anche se non si trae la conseguenza esplicita, c’è già la negazione di Dio. Dio, per me, in quel momento non esiste, perché l’essere non l’ho ricevuto, l’essere ce l’ho perché lo penso. "Cogito ergo sum", però nel senso santo della parola: Cartesio è innocente, fino a quel punto non ci arriva. Il peccato delle origini: mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male, la mela non è quello che la gente generalmente pensa. Un peccato molto raffinato quello delle origini, la superbia intellettuale. Non il peccato di aver pensato, come dicono i marxisti, quando ripetono che i cattolici considerano il pensare un peccato. San Tommaso sarebbe un grande peccatore! Il peccato non è quello di pensare, ma quello di presumere di determinare, con il pensiero, l’essere. Invece San Tommaso è convinto che non è il pensiero che determina l’essere, ma è l’essere che determina il pensiero.

Solo Dio si può permettere il lusso di essere idealista, perché solo Dio determina l’essere, distinto da Lui, ovviamente, perché il suo essere non è determinabile, però tutti gli altri esseri distinti da Dio sono determinati dal pensiero di Dio. Quindi l’uomo che pensa di poter pensare le proprie idee, indipendentemente dall’essere, è un uomo che si pone al posto di Dio. Qui c’è veramente una affinità con la demonologia, l’antropologia diventa demonologia.

San Tommaso aveva questa convinzione che la mente umana è transoggettiva, cioè aperta all’oggetto e vi cito, per avviare il discorso che completeremo domani, questo bel testo di San Tommaso nel De Anima, cioè il commento al De Anima di Aristotele, terzo libro, ottavo capitolo, lezione 13, ove San Tommaso dice così: "Per hunc modum dicitur intellectus in actu esse, ipsum intellectum in actu", "in questo modo l’intelletto in atto si dice la stessa cosa intellettivamente conosciuta in atto". Che cosa vuol dire? Per San Tommaso l’atto di cognizione consiste nell’attuare identità tra il conoscente in atto e il conosciuto in atto. Molto profonda questa osservazione. L’essenza della conoscenza consiste non nel passaggio dalla potenza all’atto: le cose fisiche si muovono passando dalla potenza all’atto, le cose conoscenti non hanno un’attività fisica, hanno un’attività psichica, cognitiva, intenzionale, che consiste non nel passaggio dalla potenza all’atto, ma nella presenza di un atto a un altro atto, nella fusione di due atti. L’atto dell’intelligibile è l’atto dell’intelletto, l’intellegibile e l’intelligente si fondono nell’atto dell’intelligere, cioè nell’atto dell’intelletto umano.

Prosegue poi San Tommaso: "In quantum species intellecti est species intellectus in actu", cioè in quanto la specie della cosa conosciuta, è la specie dell’intelletto conoscente in atto. Notate bene che nel concetto noi rappresentiamo la cosa esterna quanto alla sua specie. Quindi la stessa specie che costituisce l’uomo (tanto per fare un ovvio esempio), è nell’uomo in quanto all’essere. La stessa specie c’è anche nel concetto, quanto al conoscere intellettivo. C’è identità tra la specie rappresentata e la specie che c’è nella cosa e che nel contempo è la stessa specie nell’intelletto conoscente. Vedete il modo di essere è il vero, la specie è il conoscere. Cioè l’umanità conosciuta è un duplice conoscere: è l’umanità in Deo e l’umanità nella mia intelligenza, mentre mi riconosco come uomo. Quindi ha un essere più sicuro ed un esse cognitum, ma l’umanità è sempre la stessa.

"Anima data est homini loco omnium formarum", l’anima è stata data all’uomo in luogo, in sostituzione quasi, di tutte le altre forme, "ut sit homo quodadmodum…."affinché l’uomo sia in qualche modo tutto l’ente. Vedete il privilegio dell’uomo, come Dio ci ha voluto bene creandoci uomini! Dio ci ha dato un’anima che in qualche modo è tutto l’essere. Tutte le altre cose extraumane sono solo sé stesse, il canarino è un canarino e basta, poi ha qualche impressione sensoriale e basta. Invece l’anima umana, intellettiva è non solo sé stessa, cioè l’uomo, ma è anche tutte le cose che conosce, universalmente. San Tommaso dice, commentando Aristotele, che l’anima umana è data in luogo di tutte le forme, perché l’uomo sia in qualche modo tutto l’ente. "In quantum secundum animam est quodamomodo omnia", bello questo "quodamomodo omnia". Cioè l’uomo, secondo la sua anima, è in un certo qual modo tutte le cose. La sua anima determina due esistenze nell’uomo: uno l’essere fisico dell’uomo, poi tanti esseri.

Secondo San Tommaso l’intelletto, facoltà di un’anima legata al corpo, dipende da un lato dai sensi, ma nel conoscere le entità materiali, procede per astrazione dai corpi. Quindi per il legame coi sensi l’anima non conosce se non tramite i sensi, dall’altro lato però ha anche l’emergenza dai sensi. Tramite che cosa? Tramite l’astrazione. Cioè l’anima parte dal dato sensibile, ma non si ferma ad esso, trascende il dato sensibile su cui si appoggia la sua conoscenza, l’anima lo trascende tramite l’astrazione intellettiva.

Ci sono molti che si chiamano tommasiani per non chiamarsi tomisti, sono un po’ sofisti, il fatto è che i tomisti erano della brava gente, prima hanno capito tutto San Tommaso, certo, ma i grandi maestri hanno sempre la sfortuna di non essere mai capiti in tutto. Io stesso vi confesso che San Tommaso mi sembra un tale gigante, che ho sempre gli stessi sentimenti di Savonarola, il quale diceva che leggeva la Summa per esercizio di umiltà. Entrare nella Summa è come entrare in un tempio, quella elevatezza, come quella di una cattedrale, che toglie il fiato, come Notre Dame di Parigi o altre: viene meno il fiato nel vedere queste volte così slanciate verso l’alto. Analogamente la Summa Theologiae provoca lo stesso effetto di ammirazione, quello che San Tommaso stesso avrebbe chiamato timore riverenziale. Non bisogna pretendere che tutti i tomisti abbiano capito tutto San Tommaso, il grande Gaetano, Priceps tomistarum, certamente mette in evidenza tanti aspetti giusti, altri aspetti li vede un po’ meno bene, ma c’è la complementarietà nella scuola tomistica.

continua.....


Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 04:55. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com