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Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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Omelia su Santa Teresina di Lisieux (del Bambin Gesù)

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2009 10:42
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Sesso: Femminile
03/09/2009 10:42

Il pericolo dell’umiltà, che è una virtù morale e dunque sta nel giusto mezzo, è che il peccato può avvenire in due modi : sia per superbia, per difetto di umiltà, ma anche per avvilimento, per apparente eccesso di umiltà. Spesso, cari fratelli, l’avvilire noi stessi con un certo senso di ostentazione, che è contro la verità del nostro essere umano, significa la più grande superbia che ci sia. Oggi ci sono questi materialisti, questi riduzionisti che dicono: la dimensione spirituale dell’uomo, la santità, aspirare a Dio, tutte cose ridicole, sotto sotto ci sono dei condizionamenti sociali, voi sapete quel libro veramente tremendo, S. Teresa non poteva fare altrimenti perché il ruolo della donna dell’ottocento era quello e la società le ha imposto di essere monaca. Oppure si dice: aveva delle pulsioni che l’hanno portata ad essere così, quindi niente santità, niente amore per il Signore, niente benevolenza, niente sovranatura: semplicemente era spinta dalla più immediata istintualità a farsi non santa, ma a farsi così eroica. Questo è l’attacco mosso contro S. Teresa. Come rispondiamo noi ? Rispondiamo che uno dei peccati più orribili contro lo Spirito Santo è peccare contro lo Spirito in quanto elargitore di doni. Noi diciamo nel credo che lo Spirito Santo è datore dei doni, lo Spirito Vivente. Mi piace molto la lapide che c’era una volta in una università: c’era scritto: allo spirito vivente (in tedesco nel testo). Purtroppo la filosofia tedesca, come ho detto in precedenza, spesso separa la vita dallo spirito. Ci fu chi osò dire che l’anima sia insidiata quasi dall’intelligenza, insidiata quasi dallo Spirito, come ci fosse da un lato un insieme di forze vitali, la psiche, l’anima e contro la psiche ci sarebbe la gnosis, il pneuma che insidia l’anima quasi mortificandola perché secondo loro lo spirito sarebbe niente.

Invece verbum spirans amorem, il verbo che respira l’amore, lo Spirito del Signore non è solo intelligenza, ma è vita ed è amore. Così pensate come la teologia trinitaria ci rivela la partecipazione nella vita trinitaria a Dio, la dimensione spirituale dell’uomo, a parte le pulsioni interiori, porta in sé l’amore di Dio. C’è una affettività, secondo la psicologia di S. Tommaso, che fa vedere come in ogni strato dell’anima c’è sempre questa dualità del conoscere e dell’amare. Ovvero conoscere e tendere.

Negli esseri non pensanti non si può parlare di conoscenza e di amore ma di una costituzione formale tramite l’essenza con la tendenza finalistica. Vedete, essenza, forma, parlando in termini aristotelici, con la tendenza.

Bene, non voglio stancarvi con altra filosofia, passiamo alla spiritualità della santa di Lisieux. Anzitutto la sua essenzialità. Vedete, S. Teresa si fece santa in questa grande carriera, passava veramente da onore in onore con quell’onore che il Signore solo sa dare ai suoi amici. Passava alle vette della santità con questa velocità straordinaria soprattutto per la sua semplicità ed essenzialità. S. Teresa è molto razionale sotto un certo aspetto, sempre prevede il fine. Che cosa voglio? Voglio farmi santa. Bene, quali mezzi adopererò? Una velocità implacabile. Poi lascia da parte tutti gli altri mezzi e sceglie una strada sola per concentrarsi su questo unico mezzo per ottenere la salvezza eterna. Allora la sua strada scelta in particolare è quella che Gesù ci ha annunciato nel vangelo.

Un grande dono mistico concesso ai Santi è di dare un’interpretazione spirituale della lettera della sacra scrittura. Noi leggiamo questo brano, certo ci edifica, però non ne cogliamo il significato profondo, il significato spirituale, il significato che edifica ancora più profondamente, quel significato che non è attribuibile allo strumento umano, ma allo Spirito Santo che ha ispirato le scritture. S. Teresa ebbe questo dono mistico di leggere questo brano e di rendersi conto, quando Gesù benedice i fanciulli e dice: "lasciate che i piccoli vengano da me e chi si farà piccolo sarà grande nel regno dei cieli".

S. Teresa ha capito che con questo Gesù insegnava una via particolare alla santità, la via dell’infanzia spirituale. Però se voi leggete il Diario di S. Teresa voi capirete che è un’infanzia proprio come l’interpreta S. Girolamo, dice: "bisogna farci bambini per entrare nel regno dei cieli, ma bambini non per quanto riguarda l’arretratezza intellettuale, ci sono molti cristiani che dicono: facciamoci bambini, quindi niente cultura, niente pensiero, questo non è farci bambini, è farci primitivi, è un’altra cosa. Quindi non imitare i bambini in questa dabbenaggine, in questa superficialità, ma imitarli in che cosa? Anzitutto imitarli nell’umiltà poi nella docilità e nella fantasia. L’umiltà, in che cosa consiste ? Consiste nella saggezza di riconoscere la nostra limitatezza. Mi viene in mente Socrate, anche la filosofia esprime questo valore religioso, ogni filosofia buona è almeno naturalmente religiosa, non c’è nessun dubbio, allora Socrate aveva intuito questo: la vera saggezza del "conosci te stesso" riconosce che solo Dio è sapiente, che noi nulla sappiamo, la mia saggezza è quella di sapere che non so proprio nulla. Vedete la "stolta ignoranthia" di S. Bonaventura. Vedete, il Signore resiste ai superbi, ma si china verso gli umili, come è grande chi si fa piccolo davanti al Signore! Questa piccolezza non conduce all’avvilimento, al nichilismo. Conduce a che cosa? Conduce alla pace dell’anima.

È meravigliosa questa grande pace che c’è in S. Teresa, nulla poteva strapparla a questa adesione alla pace in Dio. Penso a quel salmo che dice: come un bimbo appena svezzato in braccio a sua madre, così è la mia anima in te o Signore. Veramente la vita di S. Teresa è ad imitazione di questo versetto del salmo. Secondo aspetto la virilità della dottrina spirituale di S. Teresa. C’è tanta gente sapete che dice: infanzia spirituale, cose da bambini, non leggono nemmeno questo libro, invece niente sdolcinature, niente spiritualità oserei dire femminile, spiritualità sommamente virile. Perché, in che cosa consiste questa infanzia spirituale ? Nell’umiltà di cercare non delle stravaganti penitenze, ma S. Teresa non rimaneva senza penitenze, perché senza penitenze, cari fratelli, sarò un po’ all’antica o preconciliare, ma senza penitenze non ci si fa santi. Ci sono due ali che portano in Paradiso: un’ala è la penitenza che ci distacca da noi, l’altra è la preghiera che ci attacca a Dio. Non c’è altro metodo. Le penitenze di S. Teresa non consistevano in flagellazioni, cilici e chissà quali altre cose, no, consistevano nel preciso adempimento, giorno per giorno, di tutti i suoi doveri. La sua superiora la santificava molto, diciamo così, non la trattava con benevolenza, per nulla, la maltrattava, era terribile, era inconsapevole del male che faceva a quella povera suora. Però S. Teresa sottomettendosi a queste dure, terribili obbedienze ebbene si fece santa. Ancora questo, per affrontare la sofferenza quanta gioia, quanto attaccamento all’amore misericordioso del Signore. Perciò una spiritualità duplice della santa: da un lato S. Teresa del Bambino Gesù e poi del Santo Volto, sapete come lei adorava il Volto insanguinato del Signore che si umiliò fino alla morte in Croce.

Un’ultima ultimissima cosa: S. Teresa, con questo suo essenzialismo, chiamiamolo così nel senso di andare subito all’essenziale, si chiede: che cosa devo essere io nella Chiesa? Legge S. Paolo, una stupenda pagina che è scritta anche nel breviario, prima lettera ai Corinzi, capitolo 12, famosissimo seguito dal capitolo 13, l’inno alla carità, il capitolo 12 parla dei carismi, la Chiesa che è il corpo del Signore, nel corpo ci sono diversi organi così nella Chiesa ci sono profeti, dottori, apostoli, ciascuno ha il suo compito. Quale è il mio compito? Si chiedeva S. Teresa con ansia. A un certo punto diceva: se la Chiesa è un corpo, deve avere anche un cuore ed io ho capito che la Chiesa ha anche un cuore che è pieno della carità di essa. Allora ho capito quale sarà il mio posto nella Chiesa, essere nel cuore della Chiesa.

Ecco, cari fratelli, molto importante questo, l’anima contemplativa di S .Teresa, perché l’amore è contemplazione. Pensate la sua via mistica è stata poco favorita, dicono gli autori di spiritualità che non aveva tanti doni intellettivi dello Spirito Santo, perché Dio nella sua storia, nella storia di ogni anima un po’ particolare e in S. Teresa quali erano i doni? Il dono della pietà, per esempio, meno il dono dell’intelletto e della sapienza. Però, cari fratelli, avere carità significa anche avere esperienza di Dio, vedete, la vita mistica non è altro che quella: amare, gustare, per poter godere della presenza di Dio dono increato, presente nel dono creato della sua partecipazione che e è la carità, giacché Dio è amore e chi ama sta in Dio e Dio in lui.



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