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Omelia su Maria Santissima nel Tempo Pasquale

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2009 10:58
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03/09/2009 10:58



Trascrizione dell’omelia di p. Tomas Tyn
Maria Santissima in Tempo Pasquale


Il sabato è dedicato alla beata Vergine Maria, e di sabato in questo gioioso tempo di Pasqua abbiamo iniziato quella parte dell’inno orientale Akathistos che concerne appunto la partecipazione di Maria Santissima al mistero della redenzione, al mistero della Croce, al mistero della resurrezione, al mistero della tesa, tesa che vuol dire passaggio, passaggio anticipato profeticamente nel popolo dell’antica alleanza, passaggio dall’Egitto, terra delle tenebre, terra del fango, terra della schiavitù, passaggio alla terra promessa, alla terra del Messia, terra ove scorre latte e miele.

Sapete, miei cari fratelli, che quell’immagine del latte e del miele che caratterizzano la terra promessa sono anche i cibi messianici? Pensate alla profezia dell’Emanuele, Dio con noi: Egli crescerà in piedi, saprà distinguere il bene dal male e si ciberà da che cosa? Dal latte e dal miele. Vedete, cari fratelli, il cibo del Messia. Ecco perciò il paese ove scorre latte e miele è il paese della promessa, la terra promessa, la terra che per noi cristiani ha una configurazione ben precisa, non certo una identità geografica, non si trova su questo povero globo, si trova cari fratelli nella vita dell’al di là, in quella vita eterna della quale profondamente crediamo, in quella vita eterna nella quale il Cristo ci ha preceduti con la sua Anima gloriosa, ma anche con il suo Corpo trionfante sulla morte. Ecco, cari fratelli, la nostra speranza, ecco la nuova Pasqua, ecco il nostro passaggio, e come gli antichi passando verso la terra della promessa, verso la terra della verità e della rivelazione dovevano attraversare il mar Rosso, così anche noi che abbiamo ricevuto il battesimo, sacramento pasquale per eccellenza, siamo stati seppelliti insieme a Cristo in attesa di essere partecipi della sua gloriosa resurrezione.

Dice S. Paolo: fratelli, voi che siete stati battezzati in Cristo, voi di Cristo vi siete rivestiti, la vostra vita è Cristo. Così, cari fratelli, per me, dice S. Paolo, morire è un guadagno perché il vivere è di Cristo. Chi vive per Cristo, per lui morire risulta un guadagno, non un guadagno in prospettiva di una perdita, qui certamente è una perdita, ma un guadagno rispetto all’altra vita. Il passaggio si compie attraverso la morte, è un passaggio pasquale, purché sia sostenuto da Colui che ha trionfato sul peccato e sulla morte. Così, miei cari fratelli, l’inno Akathistos ci ha condotti a vedere Maria anzitutto come colei per la cui intercessione crollano gli idoli di Egitto, quella idea riproposta nel mistero di Cristo e della sua SS. Madre, la sacra famiglia che ha conosciuto lo strazio dell’esilio. Anche Gesù è stato chiamato dall’esilio di Egitto, dall’Egitto ho chiamato il mio figlio, dice la Scrittura.

Ora la Sacra Scrittura dice appunto che gli idoli di Egitto, gli idoli pagani, le false religioni crollarono dinanzi a Maria e alla sua potente intercessione. Il demonio ha dovuto lasciare la sua preda, il demonio ha dovuto permettere che si diradino le tenebre nelle quali teneva avvolto l’animo umano e la mente umana. Abbiamo visto la volta scorsa, cari fratelli, come Maria è misticamente rappresentata in quel testo pasquale che racconta della traversata del Mar Rosso, quel mare che è benedizione e maledizione nel contempo, benedizione per il popolo santo del Signore che lo attraversa a piede asciutto nella potenza del Dio degli eserciti, maledizione per il faraone e per i suoi accoliti. Abbiamo visto cari fratelli come l’esercito dell’empio faraone persecutore del popolo di Dio è proprio l’immagine profetica, mistica delle schiere sataniche, delle schiere infernali.

Vedete Maria è la dottrina più sicura, più bella, più esaltante, più sublime per tutti i pii e tutti i buoni, cari fratelli, mentre è dottrina insicura per gli empi, come dice questo stesso libro. Vedete come Maria è nel contempo benedizione per i buoni, ma anche pericolo spirituale per i malvagi. Come il mar Rosso, che si è aperto dinanzi agli israeliti, ma ha inghiottito senza pietà il faraone e il suo esercito.

Così fratelli cari questa volta meditiamo Maria in quell’altro mistero pasquale, simbolo pasquale, segno che Iddio ha posto nell’antica Pasqua e che certamente come tutte le pagine dell’antica alleanza ha anche esso un riferimento alla nuova alleanza, è il simbolo e non solo simbolo, la realtà, al di là di essere reale ha anche un significato profetico, è il simbolo, il segno della colonna di fuoco e della nube che accompagna il fuoco.

Dice l’Akathistos: ave, o Maria, colonna di fuoco che guida nel buio, ave o riparo del mondo più ampio della nube, la colonna di fuoco che guida nel buio, il riparo del mondo più ampio della nube, ebbene i titoli della nostra madre santissima, della nostra madre celeste.

Fratelli cari, Maria SS. è la portatrice di luce, perché la portatrice di Cristo, ego sum lux mundi, dice il Signore, io sono la luce del mondo. Maria è colei che ha irradiato la luce di Cristo sul mondo. Che bella cosa, cari fratelli ! Pensate quella sublime teologia di S. Giovanni, il suo prologo che noi, è bello essere tradizionalisti, abbiamo la fortuna, abbiamo tante fortune, ma fra le altre abbiamo quella di proclamare lo stupendo vangelo alla fine della S. Messa, in principio era il Verbo. Vedete, cari fratelli, il Verbo era pieno di vita e la vita è la luce per gli uomini. Ecco, fratelli cari, il Verbo, il Logos dell’Eterno Padre, il Verbo del Padre, vita e luce.

Così, cari fratelli, come la prima creatura di Dio è quella della luce, il Signore all’inizio disse: sia la luce ! E vi fu luce. Cari fratelli, che peccato, lo vedremo poi nella visione beatifica, che peccato che non abbiamo potuto assistere a quel momento, capite, deve essere stato una cosa splendida. Pensate, c’era solo la Luce Increata, al di fuori di lui c’è la tenebra, nel senso che il nulla è la tenebra e in quel momento il Signore pronuncia la sua onnipotente parola, dice: sia la luce! e la luce sprigiona dalle tenebre, l’essere dal nulla. Il Signore se saremo buoni ce lo farà vedere nella visione beatifica, oggi lo possiamo solo adorare.

Vedete che cosa meravigliosa, Dio creatore dell’essere, creatore della luce e delle tenebre, la luce splende e brilla nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta. Ecco Maria è davvero la colonna di fuoco, la colonna di luce che cammina dinanzi al popolo di Dio per portarlo alla terra della promessa. Maria ci irradia della luce di Cristo, della luce increata di Cristo perché la luce del Verbo è "lumen de lumine, Deus verus, de Deo vero" capite, cari fratelli, Dio vero da Dio vero, luce da luce, generato ma non creato, luce increata, generata, ma non creata. Che mistero sublime! Grande è il mistero della creazione.

Prima creatura, la luce che separa sé stessa luce dalle tenebre. Più grande mistero ancora delle Processioni Trinitarie: Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato, ma non creato. Ecco, cari fratelli, non la luce creata, ma la Luce increata che è Dio, la seconda ipostasi della divina Trinità. Così, cari fratelli, noi abbiamo la grazia di Dio tramite nostro Signore Gesù Cristo, tramite la sua divina incarnazione per opera dello Spirito Santo nel grembo verginale di Maria e così noi abbiamo non solo la luce di questo mondo, la luce che illumina i nostri occhi, non abbiamo solo la luce del nostro intelletto che ci fa conoscere la verità, ma abbiamo anche la luce soprannaturale, la luce divina, la Luce increata, la luce non solo di Dio, ma la Luce che è Dio, fratelli cari, la Luce che è Dio.

Beati coloro che contemplano Dio a quella luce che è Dio stesso. Perché Maria ci vuole introdurre nella contemplazione delle cose di Dio, in quel dono mistico dello Spirito Santo che è il dono della sapienza, saper vedere tutto alla luce della Prima Veritas, alla luce di Dio. Fratelli cari pensate a questo grande mistero difficile da spiegare, spero che lo Spirito Santo mi aiuti per potere in qualche modo rendervelo più vicino. Vedete, una cosa stupenda e purtroppo oggi così dimenticata, con grande sofferenza spirituale delle anime, è il fatto che Iddio è colui che distingue, cari fratelli, Iddio è colui che distingue. Dio che è unità perfetta, unità assoluta, il primo atto ad extra fu quello di distinguere.

Cari fratelli l’agire di Dio è davvero come una spada a due tagli. Lo so che è facilissimo oggi essere attratti da quel movimento intellettuale pseudopacifista che non ama le spade di nessun tipo e men che meno la spada di Dio. Però è così: Dio con la spada della sua onnipotente parola ha tagliato le tenebre dalla luce. Quel taglio cari fratelli tuttora fa male ai nostri vicini! Vedete la gnosi, la ribellione umana che segue la ribellione satanica, perché il primo gnostico è satana, la gnosi consiste in questo: non riconoscere la nostra differenza da Dio, non riconoscere che la luce è separata dalle tenebre, vuol mescolare la luce con le tenebre, capite.

Al giorno di oggi c’è quella mentalità che apparentemente è una mentalità che è di altissima aspirazione metafisica, ricondurre tutto a Dio, però, cari fratelli, state attenti c’è unità ed unità, c’è la falsa unità della mescolanza, capite, quella mescolanza caotica che c’è anche all’inferno, state pur tranquilli, anche il diavolo vuole l’unità. Poi c’è quell’altra unità, l’unità che non toglie le divisioni, anzi accentua le divisioni, luce che brilla nelle tenebre, che separa le tenebre dalla luce.

Che cosa vuol dire questo, cari fratelli? Se noi seguiamo Maria, la colonna di fuoco che ci guida nel buio di questa terra, di questo pellegrinaggio lontani dal Signore, dobbiamo anzitutto stare nella verità perché solo la verità ci libererà, la verità, cari fratelli, non è il pensiero debole, la verità con la v minuscola, no, la verità dobbiamo avere il coraggio di sbandierare, la Verità con la V maiuscola, cari fratelli, la grande Verità, la prima Verità, l’increata Verità, la Verità della pienezza dell’Essere, la Verità che è Dio.

Ecco, cari fratelli, da quale parte dobbiamo stare. Ora se noi siamo di Dio, guidati dal suo Cristo, la prima cosa che dobbiamo fare è avere il coraggio di distinguere luce e tenebre, vero e falso, bene e male. Pensate alla profezia di Isaia, il quale preso dal raptus profetico, con grande sofferenza del cuore, diceva il suo "guai!". I profeti non amavano parlare così e nemmeno io, lo sapete anche voi che siete buoni, è la realtà che non è buona, come noi ce la troviamo dinanzi, i profeti neppure parlavano volentieri, ma lo facevano per amore della verità e per amore di Dio parlavano così.

Allora Isaia dice: guai a voi, guai a loro che mescolano il bene con il male, il vero col falso, il dolce con l’amaro. Ecco l’eresia vera dei nostri tempi, cari fratelli, se voi al giorno di oggi parlate di verità con quella buona, bella, sconcertante, disarmante ingenuità cristiana, io ci tengo, è un dolce e amaro nel contempo vedere quelle reazioni, perché sono divertenti sotto un certo aspetto, se voi dite con calma, con semplicità la parola "verità", vi guardano come se foste degli alienati mentali, capite, da ricoverare, non si accorgono invece che se vi è una discriminazione tra il vero a il falso è proprio il caso della follia. Sono i folli che non distinguono il vero dal falso. Ora capite che per decreto legge è abolita la follia, quindi si è abolita anche la distinzione tra il vero e il falso, tra il bene e il male.

Cari fratelli, coraggio, abbracciamo con S. Francesco la beata follia di Cristo, la follia di proclamare la verità davanti a un mondo relativista, indifferentista, che si compiace del suo pensiero debole. La verità, cari fratelli, la verità distinta dal falso, l’essere distinto dal non essere. D’altra parte, se mi sono concesse un po’ di menzioni di filosofia, S. Tommaso nel suo trattato "de Veritatis" nel primo articolo della prima questione, è splendido, fa capire come all’essere corrispondono quei concetti detti trascendentali che sono il concetto del vero e del bene. Tutto ciò in quanto è, è buono.

Vedete, cari fratelli, quindi stare dalla parte del vero e del bene significa difendere l’Essere, servire l’Essere, sottomettersi all’Essere. Chi si sottomette all’essere si sottomette a Colui che è l’Essere, capite cari fratelli. Servire questo, vuol dire servire l’Essere Increato al quale sottoporre noi stessi. Ecco, cari, allora quella colonna che ci guida nel buio del mondo attuale, ci guida proprio a questo, a distinguere il vero dal falso, il bene dal male.

Quanto spesso noi ci troviamo a confrontarci con gente che dice: "ma dipende solo dai punti di vista". No, cari fratelli, non dipende dai punti di vista. Tutto dipende dai punti di vista, ma non il vero e il falso. Quando si dice: "in epoche diverse si pensa in modo diverso" si cade in un banale riduzionismo, come se la verità se è vera potesse in un determinato tempo diventare falsa. Capite, cari fratelli, la matrice comune di quella pessima filosofia che di fatto è un oltraggio alla filosofia e alla ragione prima di esserlo alla fede, quella pessima filosofia dei nostri tempi consiste nell’esistenzialismo radicale, ovvero nel non rispettare l’Essere. Gli antichi, anche pagani, pensate allo splendore di una mente come quella di Platone, di Aristotele, tutti i grandi del passato, capivano che ogni cosa va rispettata in sé stessa, nella sua dignità, la dignità che è stata conferita dal Creatore, nella sua struttura che le dà Dio, che le dà vita, le dà consistenza ontologica, che le dà intellegibilità, che la rende definibile.

Ecco, fratelli cari, l’amore di Dio è anche l’amore e il rispetto delle creature, il rifiuto di Dio solo in apparenza è amore per le creature, infatti l’agnosticismo è profondamente acostico, questo è il problema. Vedete apparentemente la gnosi odia Dio perché ama l’uomo, no, la gnosi odiando Dio odia l’uomo ed il mondo assieme all’uomo, capite? Perché annulla la consistenza ontologica dell’uomo, quella consistenza ontologica che Dio si è compiaciuto di dare ad ogni ente, ad ogni vero, ad ogni bene. Attenti, cari, come è grande Dio in questo suo potremmo dire cosmo decentralizzato, non è che le creature siano esautorate, non è che siano prive della verità, ciascuno ha la sua, irripetibile, non mutevole. Vedete, l’uomo cambia, ma l’umanità no, l’essenza umana non cambia. Io, individuo umano in carne ed ossa, cambio eccome, sono incamminato verso la tomba, a volte anche la tomba eterna. Certo, cambio io, l’individuo, ma l’umanità mia non cambia mai cari fratelli. Eidos, l’idea dell’uomo, la morfè, la forma dell’uomo, la forma sostanziale non cambia mai. E così la legge morale che scaturisce dalla natura dell’uomo non cambia mai.

Cari fratelli, siamo allora, siamo allora guardinghi, lasciamoci guidare ed anche ammonire, proprio per non cedere dinanzi alla malvagità e all’errore in cui giace il mondo presente, perché è difficile sapete resistere. Se noi ci vediamo solo venti, trenta forse cinquanta che la pensano così, cinquanta o cinquecentomila, democraticamente siamo in minoranza, non so se rendo l’idea. C’è chi potrebbe avere anche un pochino di esitazione o di dubbio. No, cari fratelli, vedete: si Deus est pro nobis, qui es contra nobis? Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi? Amiamo la verità, abbiamo fiducia nella verità, perché la verità che ora sosteniamo su questa terra, sosterrà anche noi nella vita eterna e così sia.


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