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Conferenze sulla Presenza reale di Gesù nell'Eucarestia

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2009 11:33
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03/09/2009 11:33

Quindi l’uso di ogni sacramento dipende dalla istituzione che Cristo ha fatto nei riguardi del sacramento stesso, o, se volete, bisogna usare di quel segno sacramentale secondo la volontà di Colui che l’ha istituito. Perciò, per esempio, si parla dei sacramenti dei vivi e dei morti. Che cosa significano i sacramenti dei morti? Non i sacramenti di coloro che sono sepolti, no, sacramenti dei morti significa sacramenti che rimettono le colpe gravi. Quando un uomo commette una colpa grave, ebbene la grazia di Dio non c’è in lui. E San Agostino dice giustamente che come l’anima è la vita del corpo, così Dio è la vita dell’anima. Così l’anima senza Dio, senza grazia, è un’anima morta. Ecco che cosa significa sacramento dei morti, significa un sacramento fatto per rimettere la colpa grave. Quali sono? Due: battesimo e penitenza, proprio perché sia nel significato del battesimo, che nel significato della penitenza, si cela questa connotazione del perdono.

Il battesimo è un lavacro esterno, che significa una purificazione interiore. Il sacramento della penitenza, Gesù alita sui suoi discepoli, quando viene a trovarli dopo la sua gloriosa resurrezione, e dice: "Ricevete lo Spirito Santo, a chiunque rimetterete i peccati, saranno rimessi, a chiunque non li rimetterete, resteranno non rimessi". Quindi confessione auricolare, non quello che si dice oggi, che basta fare una liturgia penitenziale, come si dice, senza confessione. No, no, i successori degli apostoli devono giudicare. Perché Gesù dice: "A chi li rimetterete, saranno rimessi", vuol dire che sono a conoscenza dei peccati. Quindi è un sacramento che è fatto in quella forma precisa, di confessione auricolare, è fatto per rimettere i peccati, perché Gesù stesso l’ha detto: "ricevete lo Spirito Santo, a chi li rimetterete, saranno rimessi", l’istituzione del sacramento significa la remissione dei peccati.

Ma non tutti i sacramenti rimettono i peccati, così l’Eucarestia, per esempio, non è istituita per rimettere i peccati, è per eccellenza un sacramento dei vivi, ossia bisogna accostarsi all’Eucarestia con la grazia di Dio nell’anima nostra. Perché? Perché l’Eucarestia è stata istituita come un cibo spirituale, come un cibo e una bevanda spirituale. Quindi San Tommaso così delinea l’economia sacramentale paragonando la vita soprannaturale alla vita naturale dell’uomo. Dice: "nella vita dell’uomo c’è anzitutto la sua nascita, poi la sua crescita, poi il nutrimento, tramite il quale l’uomo appunto si mantiene in vita, poi, se capita che l’uomo cade in una malattia, allora c’è bisogno del rimedio, dopo aver passato un po’ questa malattia, i suoi pericoli anche letali, c’è il periodo della convalescenza. Infine c’è l’aspetto sociale della vita umana. La società e la gerarchia sociale, la società è sempre una comunione, nel contempo un ordine politico e sociale.

A questo punto dice San Tommaso: "Alla nascita dell’uomo corrisponde il sacramento della nascita spirituale". Quale è il sacramento della nascita spirituale? Ebbene, è il battesimo. Con il battesimo si nasce, meglio si rinasce con una vita diversa da quella che i genitori ci hanno dato. I genitori ci danno una vita contrassegnata dalla morte, dono grande quello, certamente, ma sempre un dono limitato, perché contrassegnato dalla morte, ebbene in Gesù Cristo, nostro Signore, siamo partoriti dalla santa madre Chiesa (misticamente, è un linguaggio mistico, non bisogna prenderlo alla lettera), misticamente la santa madre Chiesa vedete come esercita la sua maternità nei nostri riguardi, ci partorisce a vita nuova, a una vita che non è più destinata a morire, ad una vita eterna, alla salvezza eterna. Quindi il santo battesimo è la nostra nascita alla vita soprannaturale.

Poi il segno sacramentale della crescita compiuta, vedete quando un individuo cresce e diventa adulto, il suo essere adulto si manifesta biologicamente nella capacità di donare la vita ad altri. Vedete la capacità riproduttiva. Così anche la maturità soprannaturale si manifesta nella capacità di essere apostoli di Cristo, di essere mandati da Cristo, di essere mandati da Lui ad annunciare la sua parola, a combattere la spirituale battaglia di Cristo Signore, questo è il sacramento della cresima, di cui oggi si tende a sminuire l’aspetto combattivo, però c’è, perché non c’è apostolo che non sia un grande lottatore, sempre in spiritualibus, si capisce, ma non di meno. (sapete le lotte spirituali a volte sono le più difficili addirittura). Quindi l’aspetto della cresima, la crescita compiuta, un uomo che ha maturato la sua crescita spirituale, così che viene deputato da Dio, per mezzo della sua Chiesa, viene deputato ad essere portavoce di Dio, a proclamare la sua parola. Vedete questo sigillo, anche sacerdotale, perché la santa cresima conferisce appunto, come il battesimo, anche un carattere sacro, e proprio il sacerdozio più maturo, il fedele è deputato ad annunziare la parola del Signore.

Poi c’è il nutrimento, vedete qui siamo a livello dell’Eucarestia, l’Eucarestia è stata istituita come nutrimento, come cibo e bevanda spirituale, Gesù dice: "prendete e mangiate", la materia è il pane, "prendete e bevete", la materia è il vino. Quindi istituisce questo sacramento come cibo e bevanda spirituali. Nutrimento.

Poi quando ci si ammala, ma pericolosamente, addirittura spiritualmente la morte, si potrebbe dire, ecco il peccato mortale. In questo caso che cosa bisogna fare? Ricorrere subito al Medico celeste. Ora per versare del balsamo nelle ferite dell’anima, c’è appunto per questo l’istituzione del sacramento della penitenza, del sacramento della spirituale resurrezione, la seconda tavola dopo il naufragio, dicevano i padri della Chiesa, che quando la nave sprofonda il povero naufrago si aggrappa a quello che rimane, per mantenersi al di sopra delle onde, così quando la grazia battesimale viene meno, ecco che ci dobbiamo aggrappare a Cristo che ci perdona nel sacramento della penitenza.

Ma poi c’è bisogno di una certa convalescenza spirituale, di togliere i rimasugli del peccato, le pene temporali per il peccato e preparare l’anima ad un’eventuale incontro con Dio, se Iddio lo vorrà, ed ecco allora il sacramento dell’estrema unzione, oggi si dice appunto "unzione degli infermi", ma il significato non cambia.

Ecco poi i sacramenti della vita sociale. Dice appunto San Tommaso e tanti altri teologi affermavano questo, l’ordine soprannaturale rispetta le esigenze dell’ordine naturale. Quindi se l’uomo è per natura sua socievole, anche su un piano di grazia non sarà un asociale. Come siamo creati da Dio per vivere in società, senza che la nostra vita sia assorbita tutta solo dalla vita sociale (anzi voi sapete bene che solo chi sa stare anche solo, chi sa avere quella buona solitudine, questa sostanza spirituale e vivere dal di dentro di se, solo costui può anche vivere gradevolmente una vita civile e sociale, quindi le due cose, la individualità e la socialità non si contrappongono a vicenda, anzi l’una richiama l’altra) Dunque la vita soprannaturale del cristiano è pure fatta di queste due dimensioni: una individuale, che è fondante, l’altra che è connaturale, anche se appoggiata su questa sostanza individuale, ed è la vita sociale soprannaturale. Quale è questa vita sociale soprannaturale? E’ la vita ecclesiale. Mi dispiace, ma io sono aggrappato alle buone definizioni di un tempo, anche queste oggi vengono un po’ discusse, ma mi pare non a giusto titolo, ebbene come diceva San Roberto Bellarmino (che preghi per noi lassù nel Cielo, noi non vogliamo contraddirlo, è pericoloso contraddire i Santi), San Roberto dice appunto che la Chiesa è una "societas supernaturalis perfecta" società perfetta, anche se soprannaturale. Certo non è come la società dello stato, perché lo stato mira alla convivenza pacifica dei cittadini, pace non nel senso banale, pace profonda, pace che è promozione spirituale dei cittadini, tuttavia ha semplicemente una finalità immanente, si potrebbe dire, finalità che rimane nell’orizzonte umano. La finalità della società ecclesiastica ha invece un fine trascendente, divino: la salvezza dell’anima. Quindi vedete che è diverso il fine? Però la Chiesa è sempre societas perfecta, una vita sociale. Ora come in una società umana c’è la comunione di uomini fra loro, una moltitudo hominum, dice San Tommaso, una moltitudine, non si può essere società quando si è uno solo, siamo in più, siamo una moltitudine, così la moltitudine ecclesiastica è fondata interamente sul sacramento del matrimonio. La sacramentalità del matrimonio è proprio quella, in qualche modo, anche spirituale fecondità. Vedete il matrimonio nel contempo un istituto di Dio creatore, ma nel contempo anche di Dio redentore e santificatore, dunque Dio creatore vuole dai coniugi una fecondità, naturale, Dio redentore vuole da loro una fecondità soprannaturale. Loro devono dare vita ai cittadini non solo della terra, anche della terra, ma anzitutto ai cittadini futuri della Gerusalemme celeste.Vedete la sacramentalità del matrimonio.

Poi la sacramentalità del sacerdozio. Ogni società è un corpo sociale ordinato, come il corpo umano. San Paolo parla della Chiesa come del "corpus Christi misticum". Come il nostro corpo, se fosse un ammasso di cellule disordinato, non sarebbe proprio un corpo, similmente il corpo della societas ecclesiastica è un corpo ordinato, gerarchicamente ordinato. Un’altra eresia che si fa strada (ahimè, talvolta mi agito un tantino quando sento certi spropositi), ad esempio quando sento : "Padre, una volta c’era la concezione della Chiesa piramidale, adesso abbiamo la concezione larga della Chiesa comunione". Come se le due cose si opponessero l’una all’altra. Mi diverte molto, sotto un altro aspetto mi fa anche agitare, fatto sta che le due dimensioni si richiamano a vicenda, sono ugualmente compresenti dall’inizio stesso.

Quell’ordine che ci sarà nel nostro corpo, in tutte le articolazioni, c’è già nella cellula fecondata, nel primo istante della nostra concezione c’è il patrimonio genetico che predetermina, fin dall’inizio, tutte le articolazioni del nostro corpo. Similmente nella Chiesa, sin dall’inizio, il Cristo, che è già la Chiesa nella sua cellula germinale, per così dire, il Cristo è non solo corpo, ma anzitutto capo. Quindi la gerarchia della Chiesa è compresente nella stessa moltitudo ecclesiastica. Quindi non si può dire: "comunione contro piramide" ( che modo di dire!), non si può dire "comunione contro sacerdozio", comunione e sacerdozio, comunione e società ordinata, divinamente ordinata, non umanamente ordinata. Guai se non ci fosse il sacerdozio, perché, come dice la scrittura, senza i profeti il popolo muore. E’ necessario che Iddio abbia istituito la Chiesa come comunità, ma anche come comunità ordinata. Quindi il sacerdozio è essenziale alla Chiesa, quindi abbiamo il sacerdozio anche della nuova alleanza, i ministri del Signore che sono posti nella santa gerarchia e che differenziano il corpo mistico di Cristo che è la Chiesa. Però tutto il significato dei sacramenti, di tutti quanti, converge verso l’Eucarestia, che è il sacramento più alto tra tutti.

Possiamo facilmente vederlo che sia nel battesimo che nella penitenza, che sono sacramenti purificatori, iniziatici quasi, in vista dell’Eucarestia, possiamo vederlo in maniera splendida nel sacerdozio, che è tutto proteso verso il sacrificio da offrire a Dio. Vedete certe crisi di identità (un’altra cosa che è il mio cruccio), sentir dire "sacerdoti in crisi di identità". Che cosa vuol dire? Vuol dire che un sacerdote non sa per che cosa sta qui al mondo quel sacerdote. E’ orribile dire questo! E’ così chiaro, Gesù glie lo dice con tale sicurezza, con tale chiarezza, : "tu sei sacerdote in eterno, secondo l’ordine di Melchidesech, per offrire il sacrificio a Dio!". Questo è il senso del sacerdozio, tutto il resto viene dopo. Bisogna che ve lo dica, guai al sacerdote che si riduce ad essere semplicemente un lavoratore sul piano della promozione sociale. Molto bello anche questo, guai se non ci fosse, ci deve essere! Però il sacerdozio non ha come fine specifico questo. Come fine specifico il sacerdote deve essere mediatore, assieme all’unico mediatore che è il Cristo, tra il popolo e Dio.

Detto questo, vediamo come si costituisce il segno sacramentale e poi lo applichiamo in modo particolare all’Eucarestia. Ogni segno sacramentale, per tutti i sacramenti vale sempre lo stesso discorso, è fatto sempre da due elementi: uno materiale e uno spirituale. L’elemento materiale, il segno visibile, quasi palpabile, udibile o comunque sensibilmente percettibile, il segno visibile si chiama "la materia del sacramento". Cerchiamo di memorizzare bene queste cose, perché bisogna usare un linguaggio un po’ tecnico. Lo spiego, però è bene che una volta abituati a quel linguaggio, lo adoperiamo. Quindi si dice materia di un sacramento il segno sensibilmente percettibile, quel pezzo di materia che si usa. L’acqua per il battesimo, il bambino viene battezzato con dell’acqua pura (c’è tutta una casistica fino a che punto ci possano essere altri ingredienti, ma questo non ci interessa adesso), l’acqua possibilmente pura è la materia del battesimo.

Alla materia del sacramento si aggiunge il suo significato espresso spiritualmente in quello che si dice "forma del sacramento", per usare il linguaggio abituale del medioevo, che ha ripreso appunto l’aristotelismo, con la dualità aristotelica della materia e della forma. Dunque ogni sacramento, per analogia con le sostanze aristoteliche, è fatto di due dimensioni, la dimensione materiale, la materia che si usa, poi la dimensione spirituale. Per esempio nel battesimo, dove tutto è molto chiaro, l’elemento materiale è l’acqua, l’elemento spirituale e formale sono le parole di chi battezza: "Io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo", questa formula è appunto la forma del battesimo. Notate l’importanza di questa dualità di materia e di forma. Voi direste : "Il sacramento è un segno già abbastanza cospicuo nella sua materialità", ed è vero, però la materia è ancora ambivalente nei suoi significati, la materia può significare tante cose. Per esempio l’acqua serve per rinfrescare, serve per lavarsi, serve per tante cose, anche per bere. L’acqua può avere tanti significati. Solo se io all’acqua e al gesto dell’abluzione, che è la materia del battesimo, aggiungo le parole: "Io ti battezzo", allora a tutti è chiaro, io verso dell’acqua sulla fronte del bambino non per lavarlo, ma per battezzarlo nel nome della Trinità Santissima. Quindi in ogni sacramento c’è la materia e la forma.

Però notate, miei cari, come Iddio è buono con l’uomo proprio nell’adoperare dei segni così visibili, così palpabili e così umili, così come Dio realmente ha fatto. Vedete Dio che adopera dell’acqua, dell’olio, del pane, del vino, le parole del sacerdote nel perdono che impartisce. Tutte cose udibili, visibili, palpabili. Perché Iddio fa questo? Notate che ci furono in tutti i tempi, anche al giorno di oggi, ahimè, degli eretici gnostici. Oggi non siamo più abituati a chiamare le cose con il loro proprio nome, ma ci sono degli gnostici tuttora. C’è della gente che dice tranquillamente: "io non è che di quei sacramenti ne abbia proprio bisogno". C’è della gente che va a messa , dice : "Io sono migliore di loro", chi glie lo permette di dire così? Se Gesù lo avesse incontrato gli avrebbe detto quelle cose che diceva ai farisei, che si reputavano giusti. C’è gente che dice: "Quei cristiani che vanno a Messa, loro si sforzano di essere buoni, io non ci vado a Messa, però sono tanto più buono di loro!". Già dire così è una cosa pericolosissima spiritualmente. Per di più dicono: "Questa brava gente ci va a Messa, però io di queste cose materiali, di queste cose spicciole, di quel pane, di quel vino, chi me lo fa fare? Io sono un uomo spirituale, io sono un pneumatikos", come dicevano gli gnostici: "I cristaiani sono degli psichici, hanno bisogno di quei segni sensibili, io sono uno spirituale, non ne ho bisogno" Che superbia, che superbia! Che vuole saperne più di quanto non ne sappia il buon Dio nei nostri riguardi.

Il buon Dio non è un idealista, l’idealismo è quella filosofia che pensa che l’uomo abbia in sé dei contenuti a priori, che contempli delle sostanze spirituali. No, Iddio che ci ha fatti, Iddio sa che la nostra intelligenza è legata alle rappresentazioni sensibili. C’è poco da fare, finchè viviamo quaggiù sulla terra degli angioletti non li vediamo ed anche il Signore purtroppo non lo vediamo. Lo vedremo, tale è la nostra speranza, dopo la morte, ma finché l’anima è legata al corpo, noi siamo pure legati ai sensi. Cioè formiamo dei concetti intellettivi, ma sempre appoggiandoci su rappresentazioni sensibili. Vedete come Dio, conoscendo l’uomo, agisce secondo il modo di fare, di conoscere, di comprendere che è proprio dell’uomo. Ecco quello che si chiama la sinkatabasis, ossia l’accondiscendenza di Dio nei riguardi dell’uomo. Dio si china verso l’uomo, Dio si adatta in qualche modo all’uomo, modo humano Deus locutus est, in una maniera Iddio si è espresso nei nostri riguardi.


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