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ANGELI E DEMONI Catechesi della Chiesa - Libreria Editrice Vaticana

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2009 15:23
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03/09/2009 15:17

GLI ANGELI MESSAGGERI DI DIO

Una speciale realizzazione dell'«immagine di Dio»


1. Nella precedente catechesi ci siamo soffermati sull'articolo del Credo col quale proclamiamo e confessiamo Dio creatore non solo di tutto il mondo creato, ma anche delle «cose invisibili», e ci siamo intrattenuti sull'argomento dell'esistenza degli angeli chiamati a dichiararsi per Dio o contro Dio con un atto radicale e irreversibile di adesione o di rifiuto della sua volontà di salvezza.

Stando sempre alla Sacra Scrittura, gli angeli, in quanto creature puramente spirituali, si presentano alla riflessione della nostra mente come una speciale realizzazione dell'«immagine di Dio», Spirito perfettissimo, come Gesù stesso ricorda alla donna samaritana con le parole: «Dio è spirito» (Gv 4,24). Gli angeli sono, da questo punto di vista, le creature più vicine all'esemplare divino. Il nome che la Sacra Scrittura loro attribuisce indica che ciò che più conta nella Rivelazione è la verità sui compiti degli angeli nei riguardi degli uomini: angelo («angelus») vuole infatti dire «messaggero». L'ebraico «malak», usato nell'Antico Testamento, significa più propriamente «delegato» o «ambasciatore». Gli angeli, creature spirituali, hanno funzione di mediazione e di ministero nei rapporti che intercorrono tra Dio e gli uomini. Sotto questo aspetto la Lettera agli Ebrei dirà che al Cristo è stato affidato un «nome», e quindi un ministero di mediazione, ben superiore a quello degli angeli (cfr. Eb 1,4).

Potenti esecutori dei suoi comandi

2. L'Antico Testamento sottolinea soprattutto la speciale partecipazione degli angeli alla celebrazione della gloria che il Creatore riceve come tributo di lode da parte del mondo creato. Sono in modo speciale i salmi che si fanno interpreti di tale voce, quando, ad esempio, proclamano: «Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nell'alto dei cieli. Lodatelo, voi tutti, suoi angeli...» (Sal 148,1 s). Similmente il Salmo 102: «Benedite il Signore, voi tutti, suoi angeli, potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua parola». Quest'ultimo versetto del Salmo 102 indica che gli angeli prendono parte, in modo a loro proprio, al governo di Dio sulla creazione, come «potenti esecutori dei suoi comandi» secondo il piano stabilito dalla Divina Provvidenza. In particolare agli angeli è affidata una speciale cura e sollecitudine per gli uomini, per i quali presentano a Dio le loro domande e preghiere, come ci ricorda, ad esempio, il Libro di Tobia (cfr. specialmente Tb 3,17 e 12,12) mentre il Salmo 90 proclama: «Egli ha dato ordine ai suoi angeli... di portarti sulle loro mani perché non inciampi nella pietra il tuo piede». Seguendo il Libro di Daniele si può affermare che i compiti degli angeli come ambasciatori del Dio vivo si estendono non solo ai singoli uomini e a coloro che hanno speciali compiti, ma anche a intere nazioni (cfr. Dn 10,13-21).

I compiti degli angeli in rapporto alla missione di Cristo come Messia

3. Il Nuovo Testamento mette in rilievo i compiti degli angeli in rapporto alla missione di Cristo come Messia, e prima di tutto al mistero dell'incarnazione del Figlio di Dio, come constatiamo nel racconto dell'annunciazione della nascita di Giovanni Battista, di Cristo stesso, nelle spiegazioni e disposizioni date a Maria e Giuseppe, nelle indicazioni date ai pastori nella notte della nascita del Signore, nella protezione del neonato davanti al pericolo della persecuzione di Erode (cfr. Lc 1,11.26.30ss; 2,9ss; Mt 1,20s; 2,13).

Più avanti i Vangeli parlano della presenza degli angeli durante il digiuno di 40 giorni di Gesù nel deserto (cfr. Mt 4,11) e durante la preghiera nel Getsemani (Lc 22,43). Dopo la risurrezione di Cristo sarà ancora un angelo, apparso sotto forma di un giovane, che dirà alle donne accorse al sepolcro e sorprese dal fatto di trovarlo vuoto: «Non abbiate paura. Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui... Andate, dite ai suoi discepoli...» (Mc 16,5ss), Due angeli sono visti anche da Maria Maddalena, che è privilegiata d'una apparizione personale di Gesù (Gv 20,12-17). Gli angeli «si presentano» agli apostoli dopo la scomparsa di Cristo, per dire loro: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto in cielo tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo» (At 1,1Os).

Sono gli angeli della vita, della passione e della gloria di Cristo. Gli angeli di colui che, come scrive san Pietro, «è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e avere ottenuto la sovranità sugli angeli, i principati e le potenze» (IPt 3,22).

Ministero messianico

4. Se passiamo alla nuova venuta di Cristo, cioè alla «Parusia», troviamo che tutti i sinottici annotano che «il Figlio dell'uomo... verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi». Si può dunque dire che gli angeli, come puri spiriti, non solo partecipano nel modo che è loro proprio alla santità di Dio stesso, ma nei momenti-chiave circondano il Cristo e lo accompagnano nell'adempimento della sua missione salvifica nei riguardi degli uomini. Allo stesso modo anche tutta la Tradizione e il magistero ordinario della Chiesa ha attribuito nei secoli agli angeli questo particolare carattere e questa funzione di ministero messianico.

LA PARTECIPAZIONE DEGLI ANGELI NELLA STORIA DELLA SALVEZZA

Dottrina sulla creazione


1. Nelle recenti catechesi abbiamo visto come la Chiesa, illuminata dalla luce proveniente dalla Sacra Scrittura, ha professato lungo i secoli la verità sull'esistenza degli angeli come esseri puramente spirituali, creati da Dio. Lo ha fatto fin dall'inizio con il simbolo nicenocostantinopolitano e lo ha confermato nel Concilio Lateranense IV (1215), la cui formulazione è ripresa dal Concilio Vaticano I nel contesto della dottrina sulla creazione: Dio «creò insieme dal nulla fin dall'inizio del tempo l'una e l'altra creatura, quella spirituale e quella corporea, cioè l'angelica e la terrena, e quindi creò la natura umana come ad entrambi comune, essendo costituita di spirito e di corpo». Ossia: Dio creò fin dal principio entrambe le realtà: quella spirituale e quella corporale, il mondo terreno e quello angelico. Tutto ciò egli creò insieme («simul») in ordine alla creazione dell'uomo, costituito di spirito e di materia e posto secondo la narrazione biblica nel quadro di un mondo già stabilito secondo le sue leggi e già misurato dal tempo («deinde»).

Tratti distintivi della natura degli angeli

2. Assieme all'esistenza, la fede della Chiesa riconosce certi tratti distintivi della natura degli angeli. Il loro essere puramente spirituale implica prima di tutto la loro non materialità e la loro immortalità. Gli angeli non hanno «corpo» (anche se in determinate circostanze si manifestano sotto forme visibili in ragione della loro missione a favore degli uomini) e quindi non sono soggetti alla legge della corruttibilità che accomuna tutto il mondo materiale. Gesù stesso, riferendosi alla condizione angelica, dirà che nella vita futura i risorti «non possono più morire, perché sono uguali agli angeli» (Lc 20,36).

Gli angeli sono dotati di intelletto e di libera volontà

3. In quanto creature di natura spirituale, gli angeli sono dotati di intelletto e di libera volontà, come l'uomo, ma in grado a lui superiore, anche se sempre finito, per il limite che è inerente a tutte le creature. Gli angeli sono quindi esseri personali e, in quanto tali, sono anch'essi a «immagine e somiglianza» di Dio. La Sacra Scrittura si riferisce agli angeli adoperando anche appellativi non solo personali (come i nomi propri di Raffaele, Gabriele, Michele), ma anche collettivi» (come le qualifiche di Serafini, Cherubini Troni, Potestà, Dominazioni, Principati), così come opera una distinzione tra angeli e arcangeli. Pur tenendo conto del linguaggio analogico e rappresentativo del testo sacro, possiamo dedurre che questi esseri-persone, quasi raggruppati in società, si suddividono in ordini e gradi, rispondenti alla misura della loro perfezione e ai compiti loro affidati. Gli autori antichi e la stessa liturgia parlano anche dei cori angelici (nove, secondo Dionigi 1'Areopagita). La teologia, specialmente quella patristica e medievale, non ha rifiutato queste rappresentazioni cercando invece di darne una spiegazione dottrinale e mistica, ma senza attribuirvi un valore assoluto. San Tommaso ha preferito approfondire le ricerche sulla condizione ontologica, sull'attività conoscitiva e volitiva e sulla elevazione spirituale di queste creature puramente spirituali, sia per la loro dignità nella scala degli esseri, sia perché in loro poteva meglio approfondire le capacità e le attività proprie dello spirito allo stato puro, traendone non poca luce per illuminare i problemi di fondo che da sempre agitano e stimolano il pensiero umano: la conoscenza, l'amore, la libertà, la docilità a Dio, il raggiungimento del suo Regno.

Per l'uomo e con l'uomo servono il disegno provvidenziale di Dio

4. Il tema cui abbiamo accennato potrà sembrare «lontano» oppure «meno vitale alla mentalità dell'uomo moderno. Eppure la Chiesa, proponendo con franchezza la totalità della verità su Dio Creatore anche degli angeli, crede di recare un grande servizio all'uomo. L'uomo nutre la convinzione che in Cristo, Uomo Dio, è lui (e non gli angeli) a trovarsi al centro della divina rivelazione. Ebbene, l'incontro religioso con il mondo degli esseri puramente spirituali diventa preziosa rivelazione del suo essere non solo corpo ma anche spirito, e della sua appartenenza a un progetto di salvezza veramente grande ed efficace, entro una comunità di esseri personali che per l'uomo e con l'uomo servono il disegno provvidenziale di Dio.

La manifestazione più alta dell'adorazione di Dio

5. Notiamo che la Sacra Scrittura e la Tradizione chiamano propriamente angeli quegli spiriti puri che nella fondamentale prova di libertà hanno scelto Dio, la sua gloria e il suo Regno. Essi sono uniti a Dio mediante l'amore consumato che scaturisce dalla beatificante visione, faccia a faccia, della Santissima Trinità. Lo dice Gesù stesso: «Gli angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli» (Mt 18,10). Quel «vedere sempre la faccia del Padre» è la manifestazione più alta dell'adorazione di Dio. Si può dire che essa costituisce quella «liturgia celeste», compiuta a nome di tutto l'universo, alla quale incessantemente si associa la terrena liturgia della Chiesa, specialmente nei suoi momenti culminanti. Basti qui ricordare l'atto col quale la Chiesa, ogni giorno e ogni ora, nel mondo intero, prima di dare inizio alla preghiera eucaristica nel cuore della santa Messa, si richiama «agli angeli e agli arcangeli» per cantare la gloria di Dio tre volte santo, unendosi così a quei primi adoratori di Dio, nel culto e nell'amorosa conoscenza dell'ineffabile mistero della sua santità.

Compito degli angeli buoni

6. Sempre secondo la rivelazione, gli angeli, che partecipano alla vita della Trinità nella luce della gloria, sono anche chiamati ad avere la loro parte nella storia nella salvezza degli uomini, nei momenti stabiliti dal disegno della Divina Provvidenza. «Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero inviati per servire coloro che devono entrare in possesso della salvezza?», domanda l'autore della Lettera agli Ebrei (Eb 1,14). E questo crede e insegna la Chiesa, in base alla Sacra Scrittura dalla quale apprendiamo che compito degli angeli buoni è la protezione degli uomini e la sollecitudine per la loro salvezza. Troviamo queste espressioni in diversi passi della Sacra Scrittura, come ad esempio nel Salmo 90 già più volte citato: «Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi. Sulle loro mani ti porteranno perché non inciampi nella pietra il tuo piede» (Sal 91,11 s). Gesù stesso, parlando dei bambini e ammonendo di non dar loro scandalo, si richiama ai «loro angeli» (Mt 18,10); attribuisce inoltre agli angeli la funzione di testimoni nel supremo giudizio divino sulla sorte di chi ha riconosciuto o ha rinnegato il Cristo: «Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio» (Lc 12,8s). Queste parole sono significative perché se gli angeli prendono parte al giudizio di Dio, sono interessati alla vita dell'uomo. Interesse e partecipazione che sembrano ricevere una accentuazione nel discorso escatologico, nel quale Gesù fa intervenire gli angeli nella parusia, ossia nella definitiva venuta di Cristo alla fine della storia (cfr. Mt 24,31; 25,31.41).

La sollecitudine degli angeli per l'uomo e per la sua salvezza

7. Tra i libri del Nuovo Testamento, sono specialmente gli Atti degli Apostoli che ci fanno conoscere alcuni fatti che attestano la sollecitudine degli angeli per l'uomo e per la sua salvezza. Così, quando l'angelo di Dio libera gli Apostoli dalla prigione (cfr. At 18,10) e prima di tutto Pietro, che era minacciato di morte dalla mano di Erode. O quando guida l'attività di Pietro nei riguardi del centurione Cornelio, il primo pagano convertito (At 10,3-8; 11,12-16), e analogamente l'attività del diacono Filippo lungo la via da Gerusalemme a Gaza (At 26,29).

Da questi pochi fatti citati a titolo esemplificativo, si comprende come nella coscienza della Chiesa abbia potuto formarsi la persuasione sul ministero affidato agli Angeli in favore degli uomini. Perciò la Chiesa confessa la sua fede negli angeli custodi, venerandoli nella liturgia con una festa apposita, e raccomandando il ricorso alla loro protezione con una preghiera frequente, come nell'invocazione dell'«Angelo di Dio». Questa preghiera sembra fare tesoro delle belle parole di san Basilio: «Ogni fedele ha accanto a sé un angelo come tutore e pastore, per portarlo alla vita».

Michele, Gabriele e Raffaele

8. È infine opportuno notare che la Chiesa onora con culto liturgico tre figure di angeli, che nella Sacra Scrittura sono chiamati per nome. Il primo è Michele Arcangelo (cfr. Dn 10,13.20; Ap 12,7; Gd 9). Il suo nome esprime sinteticamente l'atteggiamento essenziale degli spiriti buoni. «Mica-El» significa infatti: «Chi come Dio?». In questo nome si trova dunque espressa la scelta salvifica grazie alla quale gli angeli «vedono la faccia del Padre» che è nei cieli. Il secondo è Gabriele: figura legata soprattutto al mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio. Il suo nome significa: «la mia potenza è Dio» oppure «potenza di Dio», quasi a dire che, al culmine della creazione, l'incarnazione è il segno supremo del Padre onnipotente. Infine il terzo arcangelo si chiama Raffaele. «Rafa-El» significa: «Dio guarisce». Egli ci è fatto conoscere dalla storia di Tobia nell'Antico Testamento (cfr. Tb 12,15ss), così significativa circa l'affidamento agli angeli dei piccoli figli di Dio, sempre bisognosi di custodia, di cura e di protezione.

A ben riflettere si vede che ciascuna di queste tre figure - Mica-El, Gabri-El, Rafa-El - riflette in modo particolare la verità contenuta nella domanda sollevata dall'autore della Lettera agli Ebrei: «Non sono forse essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono entrare in possesso della salvezza?» (Eb 1,14).

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