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ANGELI E DEMONI Catechesi della Chiesa - Libreria Editrice Vaticana

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2009 15:23
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03/09/2009 15:19

LA CADUTA DEGLI ANGELI RIBELLI

Satana, lo spirito maligno detto anche diavolo o demonio


1. Continuando l'argomento delle precedenti catechesi dedicate all'articolo della fede riguardante gli angeli, creature di Dio, ci addentriamo oggi ad esplorare il mistero della libertà che alcuni di essi hanno indirizzato contro Dio e il suo piano di salvezza nei confronti degli uomini.

Come testimonia l'evangelista Luca, nel momento in cui i discepoli tornavano dal Maestro pieni di gioia per i frutti raccolti nel loro tirocinio missionario, Gesù pronuncia una frase che fa pensare: «Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore» (Lc 10,18). Con queste parole il Signore afferma che l'annuncio del regno di Dio è sempre una vittoria sul diavolo, ma nello stesso tempo rivela anche che l'edificazione del regno è continuamente esposta alle insidie dello spirito del male. Interessarsene, come intendiamo fare con la catechesi di oggi, vuol dire prepararsi alla condizione di lotta che è propria della vita della Chiesa in questo tempo ultimo della storia della salvezza (così come afferma il Libro dell'Apocalisse (Ap 12,7). D'altra parte, ciò permette di chiarire la retta fede della Chiesa di fronte a chi la stravolge esagerando l'importanza del diavolo, o di chi ne nega o ne minimizza la potenza malefica.

Le precedenti catechesi sugli angeli ci hanno preparati a comprendere la verità che la Sacra Scrittura ha rivelato e che la Tradizione della Chiesa ha trasmesso su satana, cioè sull'angelo caduto, lo spirito maligno, detto anche diavolo o demonio.

Rifiuto di Dio con il conseguente stato di «dannazione»

2. Questa «caduta», che presenta il carattere del rifiuto di Dio con il conseguente stato di «dannazione», consiste nella libera scelta di quegli spiriti creati, che hanno radicalmente e irrevocabilmente rifiutato Dio e il suo Regno, usurpando i suoi diritti sovrani e tentando di sovvertire l'economia della salvezza e lo stesso ordinamento dell'intero creato. Un riflesso di questo atteggiamento lo si ritrova nelle parole del tentatore ai progenitori: «diventerete come Dio» o «come dèi» (cfr. Gen 3,5). Così lo spirito maligno tenta di trapiantare nell'uomo l'atteggiamento di rivalità, di insubordinazione e di opposizione a Dio, che è diventato quasi la motivazione di tutta la sua esistenza.

L'artefice della morte

3. Nell'Antico Testamento la narrazione della caduta dell'uomo, riportata nel Libro della Genesi, contiene un riferimento all'atteggiamento di antagonismo che satana vuole comunicare all'uomo per portarlo alla trasgressione. Anche nel Libro di Giobbe (1,11; 2,5.7) leggiamo che satana cerca di far nascere la ribellione nell'uomo che soffre. Nel Libro della Sapienza (2,24) satana è presentato come l'artefice della morte, che è entrata nella storia dell'uomo assieme al peccato.

Satana e gli altri demòni sono stati creati buoni da Dio

4. La Chiesa, nel Concilio Lateranense IV (1215), insegna che il diavolo (o satana) e gli altri demòni «sono stati creati buoni da Dio ma sono diventati cattivi per loro propria volontà». Infatti leggiamo nella Lettera di san Giuda: «...gli angeli che non conservarono la loro dignità ma lasciarono la loro dimora, il Signore li tiene in catene eterne, nelle tenebre, per il giudizio del gran giorno». Similmente nella seconda Lettera di san Pietro si parla di «angeli che avevano peccato» e che Dio «non risparmiò, ma... precipitò negli abissi tenebrosi dell'inferno, serbandoli per il giudizio» (2Pt 2,4). È chiaro che se Dio «non perdona» il peccato degli angeli lo fa perché essi rimangono nel loro peccato, perché sono eternamente «nelle catene» di quella scelta che hanno operato all'inizio, respingendo Dio, contro la verità del Bene supremo e definitivo che è Dio stesso. In questo senso scrive san Giovanni che «il diavolo è peccatore fin dal principio...» (IGv 3,8). E «sin dal principio» egli è stato omicida e «non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui» (Gv 8,44)

Satana, «menzognero» cosmico e «padre della menzogna»

5. Questi testi ci aiutano a capire la natura e la dimensione del peccato di satana, consistente nel rifiuto della verità su Dio, conosciuto alla luce dell'intelligenza e della rivelazione come Bene infinito, Amore e Santità sussistente. Il peccato è stato tanto maggiore quanto maggiore era la perfezione spirituale e la perspicacia conoscitiva dell'intelletto angelico, quanto maggiore la sua libertà e la sua vicinanza a Dio. Respingendo la verità conosciuta su Dio con un atto della propria libera volontà, satana diventa «menzognero» cosmico e «padre della menzogna» (Gv 8,44). Per questo egli vive nella radicale e irreversibile negazione di Dio e cerca di imporre alla creazione, agli altri esseri creati a immagine di Dio, e in particolare agli uomini, la sua tragica «menzogna sul Bene» che è Dio. Nel Libro della Genesi troviamo una descrizione precisa di tale menzogna e falsificazione della verità su Dio, che satana (sotto forma di serpente) tenta di trasmettere ai primi rappresentanti del genere umano: Dio sarebbe geloso delle sue prerogative e imporrebbe perciò delle limitazioni all'uomo (cfr. Gen 3,5). Satana invita l'uomo a liberarsi dell'imposizione di questo giogo, rendendosi «come Dio».

La morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo

6. In questa condizione di menzogna esistenziale satana diventa - secondo san Giovanni - anche «omicida», cioè distruttore della vita soprannaturale che Dio sin dall'inizio aveva innestato in lui e nelle creature, fatte a «immagine di Dio»: gli altri puri spiriti e gli uomini; satana vuol distruggere la vita secondo la verità, la vita nella pienezza del bene, la soprannaturale vita di grazia e di amore. L'autore del Libro della Sapienza scrive: «...la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono» (Sap 2,24). E nel Vangelo Gesù Cristo ammonisce: «Temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna» (Mt 10,28).

Questo angelo caduto ha conquistato in certa misura il dominio sull'uomo

7. Come effetto del peccato dei progenitori questo angelo caduto ha conquistato in certa misura il dominio sull'uomo. Questa è la dottrina costantemente confessata e annunziata dalla Chiesa, e che il Concilio di Trento ha confermato nel trattato sul peccato originale: essa trova drammatica espressione nella liturgia del Battesimo, quando al catecumeno viene richiesto di rinunziare al demonio e alle sue seduzioni.

Di questo influsso sull'uomo e sulle disposizioni del suo spirito (e del corpo), troviamo varie indicazioni nella Sacra Scrittura, nella quale satana è chiamato «il principe di questo mondo» (cfr. Gv 12,31; 14,30; 16,11), e persino il Dio «di questo mondo» (2Cor 4,4). Troviamo molti altri nomi che descrivono i suoi nefasti rapporti con l'uomo: «Beelzebul» o «Belial», «spirito immondo», «tentatore», «maligno» e infine «anticristo» (1 Gv 4,3). Viene paragonato a un «leone» (1Pt 5,8), a un «drago» (nell'Apocalisse) e a un «serpente» (Gen 3). Molto frequentemente per designarlo viene usato il nome «diavolo» dal greco «diaballein» (da cui «diabolos»), che vuol dire: causare la distruzione, dividere, calunniare, ingannare. E a dire il vero tutto questo avviene fin dall'inizio per opera dello spirito maligno che è presentato dalla Sacra Scrittura come una persona pur asserendo che non è solo: «siamo in molti», gridano i diavoli a Gesù nella regione dei Geraseni (Mc 5,9); «il diavolo e i suoi angeli», dice Gesù nella descrizione del futuro giudizio (cfr. Mt 25,41).

«Possessioni diaboliche»

8. Secondo la Sacra Scrittura, e specialmente il Nuovo Testamento, il dominio e l'influsso di satana e degli altri spiriti maligni abbraccia tutto il mondo. Pensiamo alla parabola di Cristo sul campo (che è il mondo), sul buon seme e su quello non buono che il diavolo semina in mezzo al grano cercando di strappare dai cuori quel bene che in essi è stato «seminato» (Mt 13,38s). Pensiamo alle numerose esortazioni alla vigilanza (Mt 26,41; IPt 5,8), alla preghiera e al digiuno (Mt 17,21). Pensiamo a quella forte affermazione del Signore: «Questa specie di demoni in nessun altro modo si può scacciare se non con la preghiera» (Mc 9,29). L'azione di satana consiste prima di tutto nel tentare gli uomini al male, influendo sulla loro immaginazione e sulle loro facoltà superiori per volgerle in direzione contraria alla legge di Dio. Satana mette alla prova persino Gesù (cfr. Lc 4,3-13), nel tentativo estremo di contrastare le esigenze dell'economia della salvezza così come Dio l'ha preordinata.

Non è escluso che in certi casi lo spirito maligno si spinga anche ad esercitare il suo influsso non solo sulle cose materiali, ma anche sul corpo dell'uomo, per cui si parla di «possessioni diaboliche» (cfr. Mc 5,2-9). Non è sempre facile discernere ciò che di pretematurale avviene in questi casi, né la Chiesa accondiscende o asseconda facilmente la tendenza ad attribuire molti fatti a interventi diretti del demonio; ma in linea di principio non si può negare che nella sua volontà di nuocere e di condurre al male, satana possa giungere a questa estrema manifestazione della sua superiorità.

Presenza di satana nella storia dell'umanità

9. Dobbiamo infine aggiungere che le impressionanti parole dell'apostolo Giovanni: «Tutto il mondo giace sotto il potere del maligno» (1Gv 5,19), alludono anche alla presenza di satana nella storia dell'umanità, una presenza che si acuisce man mano che l'uomo e la società si allontanano da Dio. L'influsso dello spirito maligno può «celarsi» in modo più profondo ed efficace: farsi ignorare corrisponde ai suoi «interessi». L'abilità di satana nel mondo è quella di indurre gli uomini a negare la sua esistenza in nome del razionalismo e di ogni altro sistema di pensiero che cerca tutte le scappatoie pur di non ammetterne l'opera. Ciò non significa però l'eliminazione della libera volontà e della responsabilità dell'uomo e nemmeno la frustrazione dell'azione salvifica di Cristo. Si tratta piuttosto di un conflitto tra le forze oscure del male e quelle della redenzione. Sono eloquenti, a questo proposito, le parole che Gesù rivolse a Pietro all'inizio della passione: «...Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te perché non venga meno la tua fede» (Lc 22,31).

Per questo comprendiamo come Gesù nella preghiera che ci ha insegnato, il «Padre nostro», che è la preghiera del regno di Dio, termina quasi bruscamente, a differenza di tante altre preghiere del suo tempo, richiamandoci alla nostra condizione di esposti alle insidie del Male-Maligno. Il cristiano, appellandosi al Padre con lo spirito di Gesù e invocando il suo Regno, grida con la forza della fede: fa' che non soccombiamo alla tentazione, liberaci dal Male, dal Maligno. Fa', o Signore, che non cadiamo nell'infedeltà a cui ci seduce colui che è stato infedele fin dall'inizio.

LA VITTORIA DI CRISTO SULLO SPIRITO DEL MALE

La potenza di satana non è infinita


1. Le nostre catechesi su Dio, Creatore delle cose «invisibili», ci hanno portato a illuminare e ritemprare la nostra fede per quanto riguarda la verità sul maligno o satana, non certamente voluto da Dio, sommo amore e santità, la cui Provvidenza sapiente e forte sa condurre la nostra esistenza alla vittoria sul principe delle tenebre. La fede della Chiesa infatti ci insegna che la potenza di satana non è infinita. Egli è solo una creatura, potente in quanto spirito puro, ma pur sempre una creatura, con i limiti della creatura, subordinata al volere e al dominio di Dio. Se satana opera nel mondo per il suo odio contro Dio e il suo regno, ciò è permesso dalla Divina Provvidenza che con potenza e bontà («fortiter et suaviter») dirige la storia dell'uomo e del mondo. Se l'azione di satana certamente causa molti danni - di natura spirituale e indirettamente di natura anche fisica - ai singoli e alla società, egli non è tuttavia in grado di annullare la definitiva finalità cui tendono l'uomo e tutta la creazione, il Bene. Egli non può ostacolare l'edificazione del regno di Dio, nel quale si avrà, alla fine, la piena attuazione della giustizia e dell'amore del Padre verso le creature eternamente «predestinate» nel Figlio-Verbo, Gesù Cristo. Possiamo anzi dire con san Paolo che l'opera del maligno concorre al bene (cfr. Rm 2,28) e che serve a edificare la gloria degli «eletti» (cfr. 2Tm 2,10).

La vittoria di Cristo sul «principe di questo mondo»

2. Così tutta la storia dell'umanità si può considerare in funzione della salvezza totale, nella quale è iscritta la vittoria di Cristo sul «principe di questo mondo» (Gv 12,31; 14,30; 16,11).

«Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai» (Lc 4,8), dice perentoriamente Cristo a satana. In un momento drammatico del suo ministero, a chi lo accusava in modo sfacciato di scacciare i demoni perché alleato di Beelzebul, capo dei demoni, Gesù risponde con quelle parole severe e confortanti insieme: «Ogni regno discorde cade in rovina, e nessuna città o famiglia discorde può reggersi. Ora, se satana scaccia satana, egli è discorde con se stesso. Come potrà dunque reggersi il suo regno?... E se io scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il Regno di Dio» (Mt 12,25-28). «Quando un uomo forte, bene armato fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino» (Lc 11,21s). Le parole pronunciate da Cristo a proposito del tentatore trovano il loro compimento storico nella croce e nella risurrezione del Redentore. Come leggiamo nella Lettera agli Ebrei, Cristo si è fatto partecipe dell'umanità fino alla croce «per ridurre all'impotenza, mediante la morte, colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo... e liberare così quelli che... erano tenuti in schiavitù» (Eb 2,14s). Questa è la grande certezza della fede cristiana: «il principe di questo mondo è stato giudicato» (Gv 16,11); «il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo» (IGv 3,8), come ci attesta san Giovanni. Dunque il Cristo crocifisso e risorto si è rivelato come quel «più forte» che ha vinto «l'uomo forte», il diavolo, e lo ha spodestato. Alla vittoria di Cristo sul diavolo partecipa la Chiesa: Cristo, infatti, ha dato ai suoi discepoli il potere di cacciare i demoni (cfr. Mt 10,1 e par.). La Chiesa esercita tale potere vittorioso mediante la fede in Cristo e la preghiera (cfr. Mc 9,29; Mt 17,19s), che in casi specifici può assumere la forma dell'esorcismo.

L'annuncio e l'inizio della vittoria finale

3. In questa fase storica della vittoria di Cristo si inscrive l'annuncio e l'inizio della vittoria finale, la Parusia, la seconda e definitiva venuta di Cristo alla conclusione della storia, verso la quale è proiettata la vita del cristiano. Anche se è vero che la storia terrena continua a svolgersi sotto l'influsso di «quello spirito che - come dice san Paolo - ora opera negli uomini ribelli» (Ef 2,2), i credenti sanno di essere chiamati a lottare per il definitivo trionfo del Bene: «la nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti» (Ef 6,12).

La lotta si concluderà con la definitiva vittoria del bene

4. La lotta, man mano che se ne avvicina il termine, diventa in certo senso sempre più violenta, come mette in rilievo specialmente l'Apocalisse, l'ultimo libro del Nuovo Testamento (cfr. Ap 12,7ss). Ma proprio questo libro accentua la certezza che ci è data da tutta la rivelazione divina: che cioè la lotta si concluderà con la definitiva vittoria del bene. In quella vittoria, precontenuta nel mistero pasquale di Cristo, si adempirà definitivamente il primo annuncio del Libro della Genesi, che con termine significativo è detto «Protovangelo», quando Dio ammonisce il serpente: «Io porrò inimicizia tra te e la donna» (Gen 3,15). In quella fase definitiva Dio, completando il mistero della sua paterna Provvidenza, «libererà dal potere delle tenebre» coloro che ha eternamente «predestinati in Cristo» e li «trasferirà nel regno del suo Figlio diletto» (Col 1,13s). Allora il Figlio sottometterà al Padre anche l'intero universo, affinché «Dio sia tutto in tutti» (1 Cor 15,28).

Il mistero dell'inizio si ricollega col mistero del termine

5. Qui si concludono le catechesi su Dio Creatore delle «cose visibili e invisibili», unite nella nostra impostazione con la verità sulla divina Provvidenza. Appare evidente agli occhi del credente che il mistero dell'inizio del mondo e della storia si ricollega indissolubilmente col mistero del termine, nel quale la finalità di tutto il creato raggiunge il suo compimento. Il Credo, che unisce così organicamente tante verità, è veramente la cattedrale armoniosa della fede.

In maniera progressiva e organica abbiamo potuto ammirare stupefatti il grande mistero dell'intelligenza e dell'amore di Dio, nella sua azione creatrice, verso il cosmo, verso l'uomo, verso il mondo degli spiriti puri. Di tale azione abbiamo considerato la matrice trinitaria, la sapiente finalizzazione alla vita dell'uomo, vera «immagine di Dio», a sua volta chiamato a ritrovare pienamente la sua dignità nella contemplazione della gloria di Dio. Abbiamo ricevuto luce su uno dei massimi problemi che inquietano l'uomo e pervadono la sua ricerca di verità: il problema della sofferenza e del male. Alla radice non sta una decisione errata o cattiva di Dio, ma la sua scelta, e in certo modo il suo rischio, di crearci liberi per averci amici. Dalla libertà è nato anche il male. Ma Dio non si arrende, e con la sua saggezza trascendente, predestinandoci ad essere suoi figli in Cristo, tutto dirige con fortezza e soavità, perché il bene non sia vinto dal male.

Dobbiamo ora lasciarci guidare dalla divina rivelazione nella esplorazione di altri misteri della nostra salvezza. Intanto abbiamo accolto una verità che deve stare a cuore di ogni cristiano: come esistano degli spiriti puri, creature di Dio, inizialmente tutte buone, e poi per una scelta di peccato, separatesi irriducibilmente in angeli di luce e in angeli di tenebre. E mentre l'esistenza degli angeli cattivi chiede a noi il senso della vigilanza per non cedere alle loro lusinghe, siamo certi che la vittoriosa potenza del Cristo redentore circonda la nostra vita perché ne siamo noi stessi vincitori. In ciò siamo validamente aiutati dagli angeli buoni, messaggeri dell'amore di Dio, ai quali, ammaestrati dalla tradizione della Chiesa, rivolgiamo la nostra preghiera: «Angelo di Dio, che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen».

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