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Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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A MESSA CON SAN PADRE PIO (meditazione)

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2009 15:40
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03/09/2009 15:38

A MESSA CON PADRE PIO [SM=g27998]

a cura del Centro regionale Gruppi di Preghiera di Padre Pio Madonna dei Sette Dolori - Pescara

«...chi non ricorda il fervore col quale Padre Pio riviveva, nella Messa, la Passione di Cristo? Da qui la stima che egli aveva della Messa - da lui chiamata "mistero tremendo" - come momento decisivo della salvezza e della santificazione dell'uomo mediante la partecipazione alle sofferenze stesse del Crocifisso. "C"è nella Messa - diceva - tutto il Calvario". La Messa fu per lui la "fonte e il culmine", il perno ed il centro di tutta la sua vita e di tutta la sua opera».

Sua Santità Giovanni Paolo II, San Giovanni Rotondo 23 maggio 1987

MENTRE IL SACERDOTE SALE ALL'ALTARE

«Una cosa desidero da voi...: la vostra ordi­naria meditazione si aggiri possibilmente intorno alla vita, passione e morte, non­ché intorno alla risurrezione coll'ascensione del nostro Signore Gesù Cristo.

Potrete quindi meditarne la sua nascita, la sua fuga e dimora in Egitto, il suo ritorno e la sua vita nascosta nella bottega di Nazareth sino a i trenta anni; la sua umiltà nel farsi battezzare dal suo pre­cursore san Giovanni; potrete meditare la sua vita pubblica, la sua dolorosissima passione e morte, l'istituzione del santissimo Sacramento, proprio in quella sera in cui gli uomini gli stavano prepa­rando i più atroci tormenti; potrete meditare anco­ra Gesù che fa orazione nell'orto e che sudò san­gue alla vista dei tormenti che gli uomini a lui pre­paravano e dell'ingratitudine degli uomini che non si sarebbero avvaluti dei suoi meriti; meditare pure Gesù trascinato e menato nei tribunali, fla­gellato e coronato di spine, il suo viaggio per l'erta del Calvario carico della croce, la sua crocifissione e finalmente la sua morte in croce fra un mare di angosce, alla vista della sua afflittissima Madre». (Epistolario III, pagine 63-64)

«Rappresenta alla tua immaginazione Gesù crocifisso tra le tue braccia e sul tuo petto, e di' cento volte, baciando il suo costato: "Quest'è la mia speranza, la viva sorgente della mia felicità; quest'è il cuore dell'anima mia; mai nulla mi sepa­rerà dal suo amore; io lo posseggo e non lo lascerò, finché non mi mette nel luogo di sicurezza".

Digli spesso: "Che cosa posso io avere sulla terra, o che posso pretendere nel cielo, se non voi, o mio Gesù? Voi siete il Dio del mio cuore e l'ere­dità che io desidero eternamente"». (Epistolario III, pagina 503)

«Nell'assistere alla santa Messa rinnova la tua fede e medita quale vittima s'immola per te alla di­vina giustizia per placarla e rendertela propizia.

Non allontanarti dall'altare senza versare la­crime di dolore e di amore per Gesù, Crocifisso per la tua eterna salute.

La Vergine Addolorata ti terrà compagnia e ti sarà di dolce ispirazione».

(Dedica scritta da Padre Pio su un messale. cfr. "Lettere di Padre Pio", presentate da S. Em. Giacomo Cardinale Lercaro. Edizione 1971, pagina 66)

CONFESSO

«Vivi umile, dolce ed innamorata del nostro Sposo celeste, e non ti dar fastidio per non poter aver memoria di tutti i tuoi mi­nimi mancamenti per poterteli confessare; no, fi­gliuola, non conviene per questo affliggerti perché siccome cadi spesso senza accorgertene, così pari­menti senza che te ne accorgi, risorgi.

... il giusto si vede o si sente cadere sette volte al giorno... e così se cade sette volte, senza appli­carvisi si rileva.

Non ti pigliar dunque fastidio di questo, ma con franchezza ed umiltà di' quello che ricordi, ri­mettilo alla dolce misericordia di Dio, il quale po­ne la sua mano sotto quelli che cadono senza mali­zia, acciocché non si facciano male o restino feriti, e li rialza e solleva così presto che non s'accorgono di essere caduti, perché la divina mano li ha raccol­ti nel cadere, né tampoco di essere risorti, perché sono stati così presto sollevati che non hanno po­tuto pensarvi». (Epistolario III, pagina 945)

«Il quadro della vita poi,... non ha più ragione di cagionarti spavento ed abbattimento di spirito. Gesù ha perdonato tutto; tutto ha consumato col fuoco del suo santo amore.

Il persuaderti del contrario non è sentimento che viene da Dio, ma è artificio del nemico che vuole, se gli fosse possibile, allontanarti da Dio e darti in braccio allo sconforto ed alla disperazio­ne». (Epistolario III, pagina 264)

«Umiliati amorosamente avanti a Dio ed agli uomini, perché Iddio parla a chi tiene le orecchie basse. - Ascolta - dice egli alla sposa della sacra Cantica, - considera ed abbassa le tue orecchie, dimenticati del tuo popolo e della casa di tuo pa­dre -. Così il figliuolo amoroso si prostra sopra la sua faccia, quando parla al suo Padre celeste; ed aspetta la risposta dell'oracolo suo divino.

Iddio riempirà il tuo vaso del suo balsamo quando lo vedrà vuoto dei profumi del mondo; e quanto più ti umilierai, più egli ti esalterà». (Epistolario III, pagine 733-734)

PREGHIAMO

«Il sacro dono dell'orazione... sta posto nella destra mano del Salvatore, ed a misura che tu sarai vuota di te stessa, cioè dell'amore del tuo corpo e della tua propria volontà, e che ti andrai ben radicando nella santa umiltà, il Signore lo andrà comunicando al tuo cuore...

... le grazie ed i gusti dell'orazione non sono acque della terra, ma del cielo, e che perciò tutti i nostri sforzi non bastano a farla cadere, benché sia necessario disporvisi con grandissima diligenza sì, ma sempre umile e tranquilla: bisogna tenere il cuore aperto verso il cielo ed aspettare di là la cele­ste rugiada. Non ti scordare di portare... con te all'orazione questa considerazione, perché con es­sa ti avvicinerai a Dio, e ti metterai alla sua presen­za per due principali ragioni: la prima per rendere a Dio l'onore e l'ossequio che gli dobbiamo, e ciò può farsi senza che egli parli a noi né noi a lui, perché quest'obbligo si adempie riconoscendo che egli è il nostro Dio e noi sue vili creature, che stiamo prostrate col nostro spirito avanti al di lui cospetto e senza che lui ci parli.

Ora,... l'uno di questi due beni non ti può mai mancare nell'orazione. Se puoi parlare al Signore, parlagli, lodalo, pregalo, ascoltalo; se non puoi parlare per essere rozza, non ti dispiacere; nelle vie dello spirito, fermati in camera, a guisa dei cor­tigiani, e fargli riverenza.

Egli che vedrà, gradirà la tua pazienza, favori­rà il tuo silenzio ed un'altra volta rimarrai consola­ta... La seconda ragione per la quale uno si pone al­la presenza di Dio nell'orazione è per parlargli e sentire la sua voce per mezzo delle sue ispirazioni ed illuminazioni interne, ed ordinariamente que­sto si fa con un grandissimo gusto, perché è una grazia segnalata per noi il parlare ad un Signore così grande, il quale, quando risponde, spande so­pra di noi mille balsami ed unguenti preziosi che recano una grande soavità all'anima, ascoltando i suoi comandi. Quanti cortigiani ci sono che ven­gono e vanno cento volte alla presenza del re non per parlargli o per ascoltarlo, ma semplicemente per essere veduti da lui e con quella assiduità farsi riconoscere per suoi veri servi?

Questo modo di stare alla presenza di Dio so­lamente per protestare con la nostra volontà di ri­conoscerci per suoi servi, è santissimo, eccellen­tissimo, purissimo e di grandissima perfezione... In questa forma non ti inquieterai per parlar­gli, perché l'altra occasione di stare appresso di lui non è meno utile, anzi forse molto più, benché sia meno conforme al nostro gusto. Quando dunque tu ti troverai appresso Dio nell'orazione, conside­ra la sua verità, parlagli, se puoi, e se non puoi, fer­mati lì, fatti vedere, e non ti pigliare altro fastidio». (Epistolario III, pagine 979-983)

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