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BERNADETTE E LE APPARIZIONI DI LOURDES p. Luigi Chierotti C.M.

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2009 16:10
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03/09/2009 15:47

CAPITOLO IV

L'APPARIZIONE DELLA «BELLA SIGNORA»

11 febbraio 1858 - Giovedì grasso


L'orologio della chiesa ha già scandito le undici. Da tutte le case si leva il vociare allegro del Carnevale. Si attende il pranzo del giovedì grasso.

Solo una famiglia di via Piccoli Fossati non fa chiasso. Non vi è in casa un sol briciolo di legna da ardere, per cuocere lo scarso desinare. - Tonina, va' a raccogliere un po' di legna sulle rive del Gave!- aveva detto la mamma alla figlia mino­re e la ragazza si disponeva a partire, calzando gli zoccoli di legno, quando giunse a farle compagnia una sua amica.

Allora anche Bernadette volle andare con loro, a racco­gliere il suo piccolo fascio di rami secchi.

Bernadette tossiva. La mamma tentennò un poco, poi le annodò il fazzoletto in testa e le mise sulle spalle il mantel­lo a cappuccio, di color bianco.

La veste di Bernadette era nera, rammendata in più pun­ti. Nei piedi i soliti zoccoletti di legno, molto simili agli zoc­coli olandesi.

Le tre amiche giunsero fino alle rocce di Massabielle, raccogliendo qua e là rami secchi.

Bernadette era rimasta un po' indietro e le sue compa­gne, quando furono sulle rive del torrente, senza attender­la, tolsero gli zoccoli ed essendo senza calze, attraversaro­no la corrente gelida. Speravano di aver miglior fortuna nel bosco, che era sull'altra sponda.

Giunse anche Bernadette e volle far altrettanto, ma essa portava le calze per la salute malferma e perciò, appoggia­tasi ad un masso, cominciò a togliersi la prima calza.

La bella signora. - Era mezzogiorno circa. Forse stava suonando l'Angelus dal campanile della chiesa. Improvvisamente una vivace folata di vento scosse la fanciulla. Essa si voltò, ma i pioppi della riva erano immo­bili.

- Mi sarò ingannata! - pensò e riprese a scalzarsi. Una nuova folata di vento la interruppe.

Alzò gli occhi verso la roccia e volle gettare un grido, che rimase soffocato nella sua gola.

Era sbigottita, fremeva tutta e fissava qualcosa che era davanti a lei. Poi si lasciò scivolare sulle ginocchia; istinti­vamente cercò la corona del S. Rosario che aveva sempre con sé e fece atto di portare la mano alla fronte per fare il segno della croce, come soleva nei momenti di pericolo, ma non poté segnarsi.

Davanti a lei vi era una giovane Signora, bellissima, vestita di bianco, la quale sorrise, prese anche Lei tra le mani il Rosario che le pendeva dal braccio e si fece il segno della croce.

!Allora anch'io tentai di farlo per la seconda volta - raccontò poi Bernadette; - vi riuscii e subito disparve ogni sentimento di paura. Mi inginocchiai e alla presenza della Bella Signora, recitai il Rosario.

«Quand'ebbi finito, Essa mi fece cenno di andarle vicino, ma io non osai ed Essa disparve.

«Allora mi tolsi l'altra calza, attraversai l'acqua dinanzi alla grotta e raggiunsi le compagne».

L'apparizione era durata circa quindici minuti. Quando Bernadette ebbe raggiunto le amiche:

- Voi, non avete visto nulla? - chiese loro tutta ansi­mante.

- Noi no.! Perché? - risposero quelle incuriosite. Bernadette dapprima tacque interdetta, ma poi raccontò loro ogni cosa, raccomandando il segreto.

Giunte che furono a casa, le ragazze non seppero tace­re, nonostante la promessa, cosicché il giorno dopo tutto il vicinato parlava della «Bella Signora?», che la figlia dei Sou­birous diceva di aver visto alle rocce di Massabielle, e chi dava una spiegazione, chi un'altra, chi diceva che erano tutte fóle e chi ci credeva per davvero.

Mamma Soubirous volle tagliar corto, e proibì alla figlia di ritornare da quelle parti e di accennare a quel fatto. Fino alla domenica non se ne parlerà più.



Riflessioni: Il segno della Croce

«Subito disparve ogni sentimento di paura». Bernadette come per istinto tentò di portare la mano alla fronte, ma non potè segnarsi, se non dopo che anche la Madonna ebbe fatto il segno della croce; allora ogni sentimento di paura disparve. La Mediatrice le aveva ottenuta la grazia della serenità, della calma, il senso della presenza di Dio, che è pace e dolcezza.

Il segno di croce della SS. Vergine con quale esattezza e con qua­le amore deve essere stato fatto! Quel segno benedetto ricordava a Maria la morte redentrice del suo Gesù per gli altri suoi figli; ricor­dava soprattutto il martirio lento di tanti anni, quando stringendo il suo piccolo Gesù, che Lei allevava come una vittima, i suoi occhi avevano dinanzi la visione continua del Calvario, con le sue tre cro­ci!

Il segno di croce di Bernadette ha la semplicità delle cose infanti­li; il mettersi in ginocchio e cercare la coroncina che portava con sè, ci rammenta come fosse abituale nella sua vita la presenza di Dio e della SS. Vergine, sopratutto nei momenti di pericolo. Per tutta la vita Bernadette porrà un'attenzione particolare nel fare il suo «bel segno di croce».

Il nostro segno di croce. Quando ci portarono al fonte battesima­le, il sacerdote tracciò sulla nostra fronte e sul nostro cuore, un pic­colo segno di croce, ed ingiunse al demonio di non osare mai di violarlo, inducendo in peccato quella nuova creatura di Dio. Abbia­mo assecondato forse noi stessi l'opera funesta del demonio?

Poi, dietro la guida premurosa della mamma, le nostre manine tracciarono mattina e sera il segno della croce sulla nostra persona, prima di prendere il cibo, prima della scuola, in chiesa, davanti ad un'immagine.

Oggi forse ci rammentiamo appena di farlo qualche volta e spes­so è un gesto frettoloso, che non ha alcun significato!

Fioretto: Farò con attenzione il segno di croce, prima e dopo la preghiera della sera.

Giaculatoria: O Gesù, noi Ti adoriamo e Ti benediciamo, perché con la tua croce hai redento il mondo!



IL SEGNO DI CROCE DI S. TOMMASO D'AQUINO [SM=g27998]

S. Tomaso d'Aquino ebbe da parte dei parenti, gli ostacoli mag­giori alla sua vocazione domenicana.

Quando ebbe fatto sapere che intendeva vestire la divisa di San Domenico e divenire sacerdote, essi lo rinchiusero senza pietà nella torre del castello. A nulla valsero però le lusinghe della madre e del­le due sorelle, Marotta (divenuta poi benedettina) e Teodora. I suoi due fratelli, Rinaldo e Landolfo, credettero di aver trovato il mezzo per farlo rinsavire, con una prova stimata più efficace.

Essi pensavano che, se fossero riusciti a far perdere la virtù più bella al giovane testardo, il suo volere si sarebbe piegato.

Portarono pertanto da Napoli una delle loro amiche, celebre per la sua bellezza e, avendole detto chiaro ciò che aspettavano da lei, una sera la introdussero di nascosto nella torre di Tommaso.

Il giovane, accortosi, si rizzò di scatto, afferrò nel focolare un tiz­zone ardente e mise in fuga quella sciagurata.

Poi, tracciata sul muro una croce nera, si inginocchiò davanti ad essa a pregare lungamente, chiedendo al Signore ed alla Vergine Santa di difenderlo per quel segno benedetto della nostra Redenzio­ne, e di serbargli la più bella delle virtù.

Quando poi, stanco per il sonno, si sdraiò sul suo giaciglio e si addormentò, egli vide in sogno due angioli che venivano a cingergli i lombi con un cordone incandescente.

Dette un grido e si destò. Da quel momento la sua virtù non ebbe più ostacoli. Il cingolo miracoloso, che davvero gli angeli gli avevano stretto ai fianchi, si conserva ancora oggi nella chiesa di S. Domenico in Chieri (Torino).



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