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Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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BERNADETTE E LE APPARIZIONI DI LOURDES p. Luigi Chierotti C.M.

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2009 16:10
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03/09/2009 15:57

CAPITOLO XIV

IX APPARIZIONE

Giovedì 25 febbraio 1858 - Mattino presto


La sorgente miracolosa. - Bernadette giunse alla grotta qualche minuto prima dell'aurora, mentre una folla di circa 400 persone l'attendeva con alcune lanterne accese. La veg­gente si inginocchiò e quasi subito le apparve la Bella Signora nel cavo della roccia, con i piedi che sfioravano appena il rosaio selvatico.

Poi la Vergine Santa diede un ordine che sconcertò la ragazza, ma ancor più la folla che non udiva le sue parole: - Va' a bere e a lavami alla sorgente e mangia dell'erba che vi cresce accanto!... - disse la Madonna.

Bernadette si guardò attorno. Non vi era mai stata alcuna sorgente in quel luogo e, senza perder di vista la SS. Vergine, si diresse naturalmente verso il torrente Gave, trascinandosi ginocchioni tra le pietre e le irregola­rità del suolo. Ma un gesto della Bella Signora la tratten­ne, indicandole con una mano la parte sinistra (per chi guarda) della grotta. Bernadette ubbidì, trascinandosi sempre sulle ginocchia, ma neppure colà vi era una sor­gente. Dal terreno trasudava però un po' di umidità. Istintivamente Bernadette cominciò a raspare con le mani per terra e la piccola buca che ella fece si riempì subito di acqua fangosa. «Per tre volte - dirà - l'ho dovuta but­tar via; alla quarta potei berne». Poi la piccola strappò qualche ciuffo d'erba che cresceva negli anfratti della roccia e cominciò a masticarla. Si bagnò quindi il viso con l'acqua che cominciava a fluire limpida e ritornò al

suo solito posto in ginocchio. Dopo qualche minuto la visione ebbe termine.

Bernadette è impazzita! - La gente che non vedeva l'apparizione e non udiva la sua voce, non sapeva cosa dire. Alcuni cominciarono a ridere ed a pensare che la fan­ciulla avesse smarrito il cervello. Il suo volto appariva spor­co di fango e anche dopo che l'ebbero riordinata e ripulita, Bernadette faceva più soltanto pietà a tutti. Molti se ne andarono scandalizzati. La messaggera dell'appello alla penitenza, aveva incominciato a realizzare personalmente con una lezione pratica di mortificazione, bevendo acqua fangosa e masticando un'erba dal sapore ributtante, il pro­gramma austero della vigilia.

Proprio in quel momento però, la piccola buca scavata dalle mani della veggente, si era riempita d'acqua ed un rigagnoletto si dirigeva verso le poche persone rimaste alla grotta. Erano circa le ore sette del 25 febbraio 1858. Era nata così la polla d'acqua miracolosa di Lourdes. Ai curiosi accorsi sul posto nel pomeriggio dello stesso giorno, la sorgente apparve limpida e l'acqua tanto abbondante che fluiva già verso il Gave, attraverso una via apertasi nel ter­reno. Qualche giorno dopo la sorgente cominciò la sua erogazione normale: 85 litri al minuto, 5.100 all'ora, 122.400 al giorno!



Riflessione: La confessione

La sorgente e le piscine miracolose di Lourdes, ove ogni sorta di malati e di miserie corporali vengono risanate, ci fanno pensare spontaneamente a quell'altra piscina miracolosa, che risana le pia­ghe, a volte ben più gravi e profonde, delle nostre anime: la confes­sione. In essa è il sangue di Gesù che ci lava da ogni macchia, pur­ché Egli veda in noi la sincerità del pentimento per le colpe com­messe.

Per ben confessarsi son necessarie cinque cose:

- esame di coscienza fatto con diligenza sulle mancanze com­messe contro i Comandamenti di Dio, i Precetti della Chiesa e gli obblighi del proprio stato, cominciando dall'ultima confessione fatta bene.

- dolore dei peccati commessi: sia dolore perfetto, cioè il cui motivo parte dall'amore di Dio: per esempio per il dispiacere recato al Signore con le nostre colpe; sia dolore imperfetto, sufficiente con la confessione per ottenere il perdono, che parte da motivi di timo­re: per esempio per la paura dell'inferno, in cui si piomberebbe se la morte sopraggiungesse.

- oponimento di non offendere più il Signore: proposito che per quanto è possibile deve essere sincero ed efficace e disporci perciò ad abbandonare le occasioni, che prevediamo pericolose per il futu­ro.

- cusa: fatta lealmente, brevemente, ma in modo completo, sen­za tacer apposta nulla di quanto sappiamo che fa parte della inte­grità del Sacramento.

- nitenza: fatta con cuore e riconoscenza al Signore, per la bontà e misericordia, con cui ci ha perdonato.

Quale uso fai tu della Confessione? - Vai almeno ogni mese a deporre ai piedi del confessore, il tuo piccolo o grande fardello di miserie spirituali? Quando ti capitasse di cadere in peccato grave, corri subito a rimetterti in grazia di Dio, con un fermo proposito di perseverare nel bene?

Hai un confessore fisso, da cui attendi, oltre all'assoluzione dei peccati, anche una parola buona di conforto, di guida, di ammoni­mento?

La confessione è un atto di umiltà e costa a tutti, perché il pecca­to è un atto di superbia contro Dio.

Fioretto: Propongo di fare bene «i nove primi venerdì del mese».

Giaculatoria: «Gesù mio, fate che io vi ami; amatemi e poi crocefig­getemi quanto vi piacerà». (Dal «Diario di Bernadette»).



LUIGI BOURIETTE, IL CAVAPIETRE (26-2-1858)

Tutti lo conoscevano in Lourdes. Vent'anni prima una scheggia gli aveva offeso irreparabilmente un occhio ed anche l'altro si era molto indebolito, minacciando il pover'uomo di cecità completa.

Appena Bouriette sente parlare della sorgente di Massabielle, manda la figliuola ad attingere un po' di quell'acqua, ancora motosa, e si bagna con essa l'occhio offeso.

Miracolo improvviso: ad ogni applicazione dell'acqua, il buon uomo si accorge che la sua vista migliora e che anche l'occhio, da vent'anni cieco, ora vede.

Fuor di sé dalla gioia va incontro al medico curante, il Signor Dozous, e gli grida:

- Sono guarito! Sono guarito!

- È impossibile! - è la risposta del dottore -. La lesione del­l'occhio è organica.

«Tuttavia - racconterà lo stesso dottor Dozous -, mi misi ad una ventina di passi da lui e feci con le mani dei movimenti, che Luigi Bouriette vide perfettamente. Dopo di ciò, avvicinatomi a lui scrissi a matita qualche riga sul mio taccuino; ed egli lesse senza dif­ficoltà.

«Queste due prove così eloquenti mi gettarono nella più grande meraviglia ed allora, in presenza di 25 uomini, chiesi a Bouriette che cosa avesse fatto per ottenere un simile risultato».

Bouriette naturalmente raccontò di aver applicato sull'occhio, l'acqua limacciosa della nuova sorgente di Massabielle.

«Esaminai allora - continua il Dottor Dozous - gli occhi di Luigi Bouriette, che non mi parvero offrire nella loro forma e orga­namento delle loro diverse parti alcuna differenza. Le pupille dei due occhi funzionavano regolarmente, sotto l'azione della luce. Sull'oc­chio destro (quello offeso dalla scheggia) e nella sua parte inferiore, vi era una cicatrice, ben visibile nel punto di unione della circonfe­renza della cornea trasparente con la sclerotica, di una lunghezza di un centimetro circa. Era la sola traccia che rimanesse su quest'or­gano, dell'azione della scheggia che l'aveva colpito».



CAPITOLO XV

X APPARIZIONE

Sabato 27 febbraio 1858 - Poco dopo le 6,30


Atti di umiltà e di penitenza. - Nonostante la rigidità della temperatura la gente è assai numerosa. In tutti vi è attesa e incertezza, dopo il giovedì «dello scandalo», e dopo che il giorno innanzi, venerdì 26, la Bella Signora non si è fatta vedere. Invano Bernadette aveva pregato e pianto. La Madonna sembrava esigere proprio da lei, dalla veggente, che molti invidiavano segretamente, sacrificio, rinunzia e penitenza per i peccati.

Bernadette giunse alla grotta alle sei e mezzo e la sua vista suscitò un vociare di entusiasmo, ma quando si fu inginocchiata, tutti fecero silenzio. Essa pregò per qualche tempo immobile, con un cero acceso in mano e lo sguardo fisso verso la nicchia della roccia, poi cominciò a fare cenni di saluto alla Bella Signora, che senza dubbio ormai con­templava. Dapprima sorrise, ma poi una tristezza immensa si dipinse sul suo volto. Consegnò il cero ad una persona vicina e cominciò a trascinarsi sulle ginocchia, come aveva fatto due giorni prima, fino al fondo della grotta, baciando la terra e aprendo le mani in atteggiamento di preghiera fervorosa. Quando fu al fondo della grotta ridiscese e rico­minciò a salire sulle ginocchia, con un ardore che commo­veva. Anche la gente imitò la veggente, baciando la terra in segno di umiltà e di penitenza. L'invito era partito dalla Bella Signora: Bacia la terra in penitenza peri peccatori!».

Va' a dire ai sacerdoti di costruire una cappella. - L'e­stasi durò un quarto d'ora o poco più. Poi Bernadette si recò alla sorgente, bevve, si bagnò il viso e mangiò ancora alcuni ciuffi d'erba che spuntavano tra le rocce. Si diresse quindi verso Lourdes, attorniata dalla folla, premurosa di correre dal parroco a portare un messaggio: la Signora ave­va chiesto la costruzione di una cappella in quel luogo.

L'atteggiamento del Clero. - Mentre Bernadette si apprestava ad obbedire alla Bella Signora, benché il parro­co le imponesse tanta soggezione, il clero di Lourdes rice­veva la proibizione di recarsi alla grotta di Massabielle. Pro­prio il giorno innanzi, infatti, Mons. Laurence, vescovo di Tarbes, aveva esortato Don Peyramale e gli altri sacerdoti della circoscrizione di Lourdes a non presenziare alle cosi­dette apparizioni della grotta di Massabielle. È una misura prudenziale che la Chiesa prende sempre in simili casi. In realtà, durante tutto il periodo delle apparizioni, solo un giovane sacerdote, Don Dézirat, che pensava di non cadere sotto la proibizione perché non era di Lourdes, partecipò ad una apparizione privatamente. Aveva giocato su di lui più la curiosità che la devozione, ma ne rimase ugualmente impressionato e lasciò una testimonianza scritta di valore.

Comunque, se la fede è una grande cosa, la prudenza e la circospezione del parroco di Lourdes e dell'autorità ecclesiastica erano volute da Dio, per far risplendere più luminosa la verità.

L'incredulità di Tommaso - afferma S. Gregorio Magno - fu più utile alla nostra fede che la fiducia degli altri Apostoli».



Riflessioni: L'obbedienza

Bernadette aveva un sacro terrore del suo parroco; eppure biso­gnava obbedire alla Signora. I sacerdoti di Lourdes si sarebbero aggregati volentieri alla folla che si recava alla grotta, ma sapevano che un atto di obbedienza vale più che un'estasi.

Per la virtù dell'obbedienza Bernadette ebbe sempre una venera­zione particolare. Quando il suo confessore, il Rev. Don Pomian, le proibirà di toccare i rosari della gente, dirà semplicemente: «Me lo hanno proibito!». E quando le proibiranno pure di dar via ciocche di capelli, scriverà semplicemente: «Quanto ai capelli, non mi è più permesso di darne via!»

Don Peyramale per un certo periodo dopo le apparizioni, per evitare il fanatismo della folla, le ingiungerà di non più recarsi alla grotta, e Bernadette obbedirà.

- Ma se l’Apparizione ti richiamasse alla grotta? - le facevano osservare.

- Andrei a chiedere il permesso al Sig. Parroco! - rispondeva Bernadette.

A chi, obbedire. - Dobbiamo obbedire a Dio e a chi lo rappre­senta in tutto ciò che non è peccato.

Come obbedire. - Vi sono due maniere di obbedire: l'una meri­toria, l'altra no.

L'obbedienza soprannaturale, fatta per amor di Dio, è somma­mente utile. Essa può mutare tutto, anche le cose più insignificanti, in tanto oro per il cielo. Questa obbedienza è pronta, schietta, non ricerca i motivi del comando e non guarda da chi l'ordine provenga, perché nel superiore, nella campana, nelle Regole, scorge Dio stesso e la voce di Dio.

Tuttavia è obbedienza di persone libere, responsabili. Deve esse­re pertanto un'obbedienza intelligente, fatta con spirito sincero di collaborazione.

L'obbedienza fatta per forza è quella dello schiavo, che agisce solo per paura della sferza o per essere veduto e considerato.

In questo modo non si agisce per Dio; come dovrebbe egli dun­que rendercene merito?

La prima obbedienza trasforma anche le cose più piccole, fatte per amor di Dio, in valori preziosi per il cielo; la seconda no.

Fioretto: Oggi sarò puntuale al mio lavoro come se mi chiamasse Dio.

Giaculatoria: O Gesù, o Maria, santificatemi nel mio lavoro!



«IO DIRO' A TUA MADRE!»

Il pellegrinaggio nazionale francese del 1926 a Lourdes fu testi­mone di un fatto veramente singolare e commovente. Tra la folla degli ammalati vi era pure un giovane, del quale si attendeva la morte ora per ora e perciò prima di condurlo alla grotta gli erano stati amministrati gli ultimi sacramenti.

Alla processione del SS. Sacramento, mentre il cardinale teneva l'ostensorio al di sopra della sua testa, il morente ripeteva con gran­de pietà, ma sommessamente:

- Gesù, Figlio di Maria, dammi la salute!

Gesù passò senza aver esaudito, almeno in apparenza, la pre­ghiera del povero infermo. Allora il giovane si sollevò penosamente sui gomiti e, raccogliendo le ultime sue forze, esclamò:

- Gesù, Figlio di Maria, tu non mi hai guarito: lo dirò a tua Madre!

Poi ricadde sul guanciale.

Commosso per una confidenza così filiale, il cardinale tornò dinanzi al morente e per la seconda volta gli diede quella benedi­zione, che già tanti miracoli aveva operato.

Ed ecco che una forza misteriosa uscì dal Figlio di Dio e le rive del Gave risuonarono delle grida di gioia della folla, che esaltava il miracolo dell'avvenuta guarigione. Il più felice era naturalmente il miracolato, il quale, ritto, gridava:

- Gesù Figlio di Maria, tu mi hai guarito; lo dirò a tua Madre, perché mi aiuti a ringraziarti. (Oberhammer - Nouveau receuil de exemples).



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