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BERNADETTE E LE APPARIZIONI DI LOURDES p. Luigi Chierotti C.M.

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2009 16:10
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03/09/2009 16:04

CAPITOLO XXIV

LA TENTAZIONE DEL DENARO


Molti erano i pellegrini che giungevano a Lourdes e tutti, dopo la grotta, desideravano vedere Bernadette, ma rima­nevano mortificati nel constatare in quale stato di povertà vivesse lei e la sua famiglia.

In quell'entusiasmo sarebbe stato facile accettare sponta­nei aiuti che quotidianamente venivano offerti, ma Berna­dette ed i suoi genitori furono sempre dignitosamente irre­movibili. Questo loro atteggiamento li salvò anche da tra­nelli ingegnosamente architettati.

Il primo storico dei fatti di Lourdes, Enrico Lasserre, nar­ra che una sera entrò in casa Soubirous un signore che pre­se ad interrogare minutamente Bernadette, interessandosi al suo racconto, con esclamazioni di entusiasmo.

Poi, guardando la miseria che vi era attorno: - Io sono ricco - disse -, permettetemi di aiutarvi, e così dicendo depose sul tavolo una borsa che egli aprì a bella posta per metà, perchè si vedesse che era piena di monete d'oro.

Il volto di Bernadette si fece rosso di indignazione: - Io non voglio nulla! Riprendetevi la vostra borsa!

- Non è per voi, bambina. È per i vostri genitori che ne hanno bisogno!

- Nè Bernadette, nè noi! - dissero allora il babbo e la mamma. - Non vogliamo nulla!

- Ma voi siete poveri! Io vi ho disturbato e voglio interes­sarmi di voi. E’ per orgoglio che voi rifiutate!

- No, signore, ma noi non vogliamo ricevere nulla, assolutamente nulla. Prendetevi il vostro denaro!

Il forestiero allora, assai contrariato, riprese la sua borsa e se ne usci. Era un inviato della polizia che veniva a tenta­re la povera famiglia, a fine di avere un'arma contro i Sou­birous?



LA TESTIMONIANZA DEL PARROCO. - Tuttavia lo spiri­to di povertà, l'amore alla povertà che animava Bernadette e la sua famiglia, non partivano dalla paura di fornire ai nemici un'arma. Era un amore sincero, fatto di modestia naturale e di lunga assuefazione alla sofferenza.

Don Peyramale, che da osservatore prudente degli avve­nimenti di Lourdes, si era mutato in protettore incondizio­nato di Bernadette, ebbe a scrivere al suo vescovo di lei: «Nell'ordine morale il più grande fenomeno è vedere questa fanciulla del popolo, povera fino a mancare spesso del pane, rifiutare con tanta dignità le offerte che le si fanno». In una intervista col corrispondente di un giornale pari­gino, venuta recentemente alla luce con i verbali degli interrogatori subiti la prima volta da Bernadette negli uffici della polizia, si legge: «È povera, poverissima e vuol restare povera. Se avesse accettato solo la metà dei doni che le sono stati offerti, avrebbe già una piccola fortuna; ma ha rifiuta­to ogni cosa. Io stesso (l'inviato del Courrier Français, del 26 settembre 1858) ho cercato di ammaliarla facendole balu­ginare una speranza di ricchezza.

- Ascoltate, Bernadette, - le ho proposto -, sapete che cosa dobbiamo fare? Verrete con me a Parigi e in tre settimane sarete ricca.

- Oh, no.! - ha risposto. - Voglio rimanere povera!

- Ma, bambina mia, è pazzesco rifiutare. Non verrete sola con me; condurrete con voi i genitori, non li lascerete mai!

Bernadette è stata inflessibile: - È inutile, non voglio, non voglio!.



Riflessioni: La povertà

Secondo il concetto evangelico «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli!, (Matt. V-3), la virtù della povertà non consiste nell'essere di fatto privo di beni materiali, ma nell'essere da essi distaccati col cuore, nel non riporre in essi la nostra fiducia, nel riguardarli come doni di Dio da fare fruttare, da amministrare per far del bene al prossimo.

«Dio ti ha dato del bene, perché tu faccia del bene!».

Il mondo di fronte alla povertà. - Quanto è lontano da questo pensiero il mondo. Esso proclama. «Beati i ricchi, che per mezzo del danaro sanno farsi valere, ottengono ciò che vogliono, soddisfano ogni loro capriccio ed opprimono ingiustamente gli umili!».

Al danaro tutto si inchina nel mondo: si comprano anche le coscienze, le innocenze, tutto. Per esso si commettono delitti, si vio­lano i diritti più santi.

È la fame esecranda dell'oro»!

L'esempio di Gesù, di Maria e dei Santi. - Eppure Gesù e Maria vollero vivere poveri ed i santi li imitarono.

Bernadette era povera, non desiderò mai la ricchezza. Rimase povera anche quando sarebbe stato facile a lei o alla sua famiglia accettare almeno il necessario per vivere, senza guadagnarselo col sudore della fronte.

Una ricca famiglia volle adottare Bernadette per una ingente somma di denaro, pur permettendo che essa rimanesse con i suoi parenti; ma sia la fanciulla che i parenti rifiutarono.

Altri signori lasciarono al parroco di Lourdes del denaro per i Soubirous. Il sacerdote pensò di consegnare quella somma al for­naio Maisongrosse, perché fornisse di pane quei poveretti. Ma i Sou­birous rifiutarono ed il denaro ritornò al sacerdote.

Il tuo atteggiamento davanti al denaro. - La grande ricchezza di Gesù e Maria erano le loro braccia, il loro lavoro e la fiducia nella Provvidenza. Se tu hai di più di loro, ringraziali, ma non lasciare che l'amore per il denaro entri nel tuo cuore e non fare sfoggio di moni­li inutili, che non recano vantaggio che alla tua vanità.

Quando un vescovo, di passaggio per Lourdes, volle donare a Bernadette un rosario montato in oro, in cambio della sua povera corona, Bernadette rifiutò l'oro, pur donando la sua corona.

Fioretto: Farò una piccola elemosina al primo povero che mi sten­derà la mano, senza inutili riflessioni.

Giaculatoria: «Cerchino pure gli altri i beni terreni, o mio Gesù... Per me non desidero, non voglio, non cerco altro tesoro che il vostro amore! (S. Alfonso).



LA CONVERSIONE DI ALEXIS CARREL (premio Nobel per la medicina)

Nell'estate del 1903 Alexis Carrel, colui che più tardi doveva scri­vere «L'uomo, questo sconosciuto -, accompagnò a Lourdes per curio­sità un treno di malati, dei quali alcuni moribondi.

Carrel era sui trent'anni. Non aveva ancora compiuto le scoperte mediche, né scritto i libri che gli dettero più tardi fama mondia­le. Scienziato ed ateo, restava tuttavia un miscredente onesto, pronto a prendere almeno in esame i fatti prodigiosi di Lourdes, dei quali i più dei suoi colleghi sdegnavano persino di occuparsi.

Su Lourdes aveva letto con attenzione i libri di Zola, Lasserre, Didary, Boissarie ed era rimasto incredulo. Voleva vedere, controlla­re...

Per questo Carrel, munito di etere, soluzioni di morfina e caffei­na e di siringa di Provaz, intraprese il viaggio a Lourdes, in sostitu­zione di un amico medico che non aveva potuto andare.

A Lourdes assistette con i suoi occhi ad una guarigione miracolo­sa. Sotto il suo sguardo, proprio davanti alla grotta, la giovane Maria Ferrand, già entrata in agonia per una peritonite tubercolare, comin­ciò a riprendersi. Carrel vide scomparire in pochi minuti l'orrenda enfiagione del ventre della ragazza. Scosso, ma ancora sulla difensi­va contro la propria emozione, controllò, palpò, visitò e fece visitare da amici medici il corpo della paziente. Egli l'aveva presa, quasi per caso, sotto particolare osservazione durante tutto il viaggio. L'aveva data scientificamente perduta proprio pochi minuti prima del miracolo...

L'incontro col miracolo determinò nell'ancor giovane scienziato, la prima seria spinta alla ricerca di quella conciliazione reale tra spirito e materia, tra fede e scienza, che fu poi la dinamica umana e cristiana dei suoi esperimenti e del suo pensiero...

All'amico don Alex Presse, Carrel disse un giorno, a questo pro­posito, parole estremamente umili e ferme: «Io voglio credere, io cre­do tutto ciò che la Chiesa Cattolica vuole che noi crediamo, e per far ciò, non trovo difficoltà alcuna, poiché non incontro nelle verità del­la Chiesa, alcuna reale opposizione coi dati sicuri della scienza».

Questa volontà di accostare per sé e per gli altri, la scienza alla fede, risulta in modo speciale dai frammenti di diario e dalle medita­zioni scritte, la maggior parte, nel raccoglimento della sua isola di Saint Gildas.

Davanti al miracolo, a Lourdes, lo scienziato aveva pregato così la Vergine: «Vergine dolce... io credo in Voi, Voi avete voluto rispon­dere al mio dubbio con un miracolo manifesto. Io non so vederlo, io dubito ancora. Ma il mio desiderio più vivo, il fine più alto di tutte le mie aspirazioni è di credere perdutamente, ciecamente credere, sen­za più discutere, senza criticare. Il Vostro nome è più dolce del sole del mattino. Prendete Voi il peccatore inquieto dal cuore in tempesta, dalla fronte corrugata, che si consuma nella ricerca delle chimere».

Quasi 40 anni più tardi, in uno slancio mistico delle Meditazioni, egli prega così: La vita non consiste nel capire, ma nell'amare, nel­l'aiutare gli altri, nel pregare, e nel lavorare. Fate, mio Dio, che non sia troppo tardi: Parlate, il vostro servo indegno ascolta. Egli Vi offre ciò che gli rimane!». (N. Fabretti - «Il Popolo» 7-7-1947).



CAPITOLO XXV

XVII APPARIZIONE

Mercoledì, 7 aprile 1858 - Poco dopo le ore 6


Bernadette si sentì richiamata alla grotta il giorno 7 apri­le, e poichè fin dalla sera precedente aveva diffuso la noti­zia che si sarebbe recata a Massabielle, quel mattino vi trovò una grande folla in attesa. Il Commissario di polizia calcolò 1.200 persone, ma egli tendeva sempre a minimiz­zare l'avvenimento ed i presenti furono certamente di più.

La veggente cadde pressochè subito in estasi e vi rimase per circa tre quarti d'ora, durante i quali sorrise all'appari­zione, salutò con i suoi soliti inchini, si avanzò fin dentro la grotta e rimase a lungo immobile a contemplare la SS. Ver­gine.

La folla pregava «con molto raccoglimento» afferma il Commissario di polizia, che aggiunge pure «l'ordine fu per­fetto e niente l'ha turbato».

Il miracolo del cero. - A questa apparizione si ascrive un fatto prodigioso, osservato anche durante altre appari­zioni alla grotta di Massabielle. Sentiamolo descritto dal Dottor Dozous, che l'ha registrato più volte, ma special­mente durante questa apparizione: «Bernadette teneva dalla mano sinistra il S. Rosario e dalla destra un grosso cero acceso.

Al momento in cui essa incominciava a far in ginocchio il suo tratto di ascesa verso la grotta, si arrestò un istante in questo movimento e la sua mano destra avvicinandosi alla sinistra, mise proprio sotto le sue dita la fiamma del grosso cero... Prendendo in mano il mio orologio potei osservare questo fatto per un quarto d'ora.

Bernadette, dopo questo intervallo, avanzò sempre in estasi verso la parte alta della grotta, muovendo allora le mani e allontanandole l'una dall'altra. Così fece cessare l'azione della fiamma sulla mano sinistra... Terminata la sua preghiera... io trattenni un istante Bernadette e la pre­gai di farmi vedere la mano sinistra, che io esaminai con la più grande cura. Non trovai nessuna traccia di bruciatu­ra».

Il dottore non si dette pervinto e volle personalmente provare l'azione del cero acceso sotto la mano sinistra di Bernadette, la quale allontanandola subito: «Voi mi brucia­te!».

Nell'estasi invece l'azione della fiamma era stata nulla. «Questo fatto - conclude il dottor Dozous - io lo narro qui come l'ho veduto e come l'hanno veduto molte persone che erano vicine a Bernadette; io lo espongo come si è pro­dotto, senza però poterlo spiegare! .



Riflessioni: La preghiera

Il pellegrino che giunge per la prima volta a Lourdes, rimane col­pito dalla preghiera fiduciosa, pubblica e privata, che continuamente risuona, o si scorge fare, dinanzi alla grotta, nella basilica e sul piaz­zale di essa, dai malati, da chi li serve, da religiosi.e da laici. Pre­ghiera senza rispetto umano, in tutte le lingue.

Come Bernadette, la gente si inginocchia davanti alla SS. Vergine, apre le braccia in croce, bacia la terra e prega. Pregano, facendo scorrere la corona del S. Rosario uomini e donne: pregano col cuore e con le labbra. Preghiera di domanda, preghiera di ringraziamento, aspirazioni di amore filiale. Oh, quanta preghiera sarebbe dato di scorgere, se fosse permesso, anche nella posta per la Madonna, che ogni giorno giunge ai Suoi piedi da tutto il mondo! La preghiera è il primo passo verso Dio, quello che ci mette in comunicazione con Lui, che tutto può!

Come pregare. - Nella preghiera bisogna parlare anzitutto di lin­guaggio del cielo. Iddio nella sua bontà e la SS. Vergine ascoltano anche la preghiera di un peccatore, ma la preghiera di un cuore in grazia di Dio penetra più facilmente in cielo. Per essere più facil­mente uditi, bisogna dunque pregare con cuore puro, o purificato nella Confessione.

Pregare con umiltà, con fede, con perseveranza. - Fermati su ciascuno di queste espressioni e cerca di darti ragione del loro signi­ficato.

Molte volte la SS. Vergine ottiene da Dio la rassegnazione, al posto della guarigione; a volte fa attendere, vuol che la preghiera si purifichi, si nobiliti, lasciando cadere i motivi umani della domanda e ponendo innanzi gli interessi spirituali.

La tua preghiera. - Non parlo soltanto della preghiera del matti­no e della sera, che spero non ometterai nessun giorno. Parlo soprattutto di quella disposizione abituale di offerta a Dio di tutta la tua giornata, che cambia in preghiera ogni tua azione. Le parole del Vangelo: Bisogna sempre pregare e non mai stancarsi!»» (Lc. XVIII­1), hanno questo significato.

Fioretto: Acquista un Crocifisso o una immagine dell'Immacolata e mettila nella tua camera, o nel tuo studio.

Giaculatoria: O Signore, insegnaci a pregare! (Lc. XIA).



UN COMUNISTA GUARITO A LOURDES

- Io a Lourdes? Ma se non credo né a Dio, né ai suoi miracoli! Perché dovrei andare a Lourdes?

Questa era la risposta, accompagnata da una cattiva risata, di Lui­gi Olivari, al prete che gli aveva proposto un pellegrinaggio alla città dell'Immacolata.

Comunista convinto e praticante ateo, Olivari trovava assurdo chiedere alla Madonna che intervenisse con un miracolo, per resti­tuirgli i movimenti del braccio e della gamba destra, paralizzati in seguito alla caduta da una scala.

I medici avevano detto che egli non avrebbe mai più riacquistato l'uso degli arti. Quella sentenza era dura, sia per lui, sia per la moglie ed i quattro figli, che vedevano profilarsi sulla loro casa l'ombra della miseria...

Ma la SS. Vergine lavorò in quel cuore e così Olivari si recò a Lourdes.

Quello che avvenne ai piedi di Maria lo racconta egli stesso: Mentre mi portavo alla vasca, incontrai un ragazzo cieco che anda­va a pregare la Madonna miracolosa per la quinta volta. Il bimbo pregava accanto a me e mi esortava a fare altrettanto. Io non avevo voglia: ero disgustato dall'ingenuità di tutta quella gente, che aspet­tava l'intervento divino. Quando toccò a me entrare nella piscina, rifiutai con sdegno; ma un'infermiera mi costrinse a bagnarmi. Due altri infermieri mi spogliarono e mi immersero nell'acqua fredda. Accanto a me il bimbo cieco implorava la grazia.

- Dio mio, - gridai -, se veramente esisti, guarisci questo bim­bo che lo merita molto più di me!

Subito dopo cominciai a camminare e istintivamente presi i miei vestiti con il braccio destro.

Al dispensario venni esaminato da una ventina di medici: ero guarito!».

La Madonna aveva voluto premiare la sua preghiera di bontà per quel bimbo, col miracolo della sua guarigione.

Olivari tornò a Nizza perfettamente guarito. Andò a salutare i compagni di cellula ed affermò loro che i suoi ideali politici non erano per nulla mutati. Ma è un fatto - soggiunse - che, se sono guarito, miracolo o no, lo devo a Lourdes!».

I vecchi compagni, nemmeno a dirlo, non gli vollero credere; lo chiamarono «traditore» e minacciarono di espellerlo dal partito, se non avesse ritrattato ogni cosa. Cosicché, secondo questi signori, egli avrebbe dovuto rifiutare la guarigione miracolosa e distendersi nuovamente sul letto delle sue sofferenze, anziché riprendere la sua vita ed il suo lavoro. Logica... progressista!

I giornali (1956) hanno molto parlato di questa singolare guari­gione avvenuta a Lourdes. (Sunteggiato da “Madre e Regina”, 1956).



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