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BERNADETTE E LE APPARIZIONI DI LOURDES p. Luigi Chierotti C.M.

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2009 16:10
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03/09/2009 16:08

CAPITOLO XXVIII

BERNADETTE SUL CANDELABRO DELLA POPOLARITA’


Dopo l'ultima apparizione, quella del 16 luglio, Berna­dette riprese la sua vita normale di scolara, preoccupata delle lezioni, perchè capiva che era giocoforza ricuperare il tempo perduto. Ogni mattina pertanto la si vedeva andare a scuola con il suo sillabario ed un pezzo di pane sotto il mantello. Ora la sua famiglia non abitava più nella stam­berga di via Piccoli Fossati, ma, dal principio del mese di luglio, era stata sistemata in una casa più decente, presso la chiesa. Poco dopo, con l'aiuto del parroco, anche il babbo potè riprendere il suo lavoro di mugnaio nel molino Gras e la famiglia si recò ad abitare colà.

Intanto ogni giorno piovevano numerosi i visitatori ed i pellegrini in casa Soubirous e naturalmente non si stanca­vano di sentire cento volte la storia delle apparizioni dalle labbra della giovane, facendole mille domande, a volte anche sciocche. Così quel po' di tempo che Bernadette aveva per studiare le lezioni, se ne volava via.

La Madonna non le appariva più, ma le faceva sentire la sua presenza e le concedeva anche delle gioie spirituali vivissime. Il giorno 8 settembre 1858, Bernadette fu accolta nella Congregazione delle Figlie di Maria di Lourdes, men­tre il confessore le concedeva eccezionalmente di potersi comunicare ogni mese e poi ogni 15 giorni e anche setti­manalmente.

La Grotta viene riaperta al pubblico. - Il 5 ottobre, il Sindaco di Lourdes, Sig. Lacadè, fece annunziare dal bandi­tore che l'accesso alla grotta era riaperto al pubblico, per esplicito volere dell'Imperatore Napoleone III. Con un atto di sapiente chiaroveggenza, l'Imperatore aveva accolto la supplica delle popolazioni vicine e gli operai di Lourdes non tardarono quel mattino stesso a rovesciare la palizzata, con cui si era chiusa la grotta il giorno 8 giugno 1858.

Benché sia ormai autunno, l'afflusso della gente ripren­de subito in grande stile. Anche Bernadette, appena ha un momento di tempo libero ed il permesso del parroco, si reca alla grotta. Colà, inginocchiata, essa fissa la nicchia e prega con fervore, benchè sappia che non vedrà più la Signora su questa terra.

La gente l'assale da ogni parte; le fanno toccare oggetti, carezzare bambini. Una sola cosa non si può far accettare a Bernadette, denaro, nè per sè nè per i parenti.

Don Peyramale, il parroco che non risparmia a Berna­dette avvertimenti e critiche anche se le vuole bene, ad un certo punto le proibisce di recarsi alla grotta, onde far ces­sare queste scene di fanatismo che la Chiesa non approva. Bernadette obbedisce scrupolosamente.

Il «segno» della Madonna a Don Peyramale. - Tutti ricordano che il sacerdote aveva chiesto alla SS. Vergine, come prova, di far rifiorire in pieno inverno il rosaio selva­tico della grotta, ma la Madonna non aveva raccolto la sfi­da. Forse perchè sarebbe stato un miracolo troppo eviden­te, che non avrebbe dato più luogo al merito della fede. A Don Peyramale tuttavia, la Bella Signora volle dare un «segno» personale, una domenica, mentre distribuiva la comunione ai fedeli. Ecco come raccontò egli stesso questo fatto straordinario alle Suore dell'Ospizio: «Scorsi alla balaustra una persona che aveva attorno alla testa un'au­reola luminosa. Fui molto colpito da questa vista. Le diedi la comunione senza rendermi conto di chi potesse essere, ma la seguii con lo sguardo fino a che giunse al proprio posto e, quando si girò per inginocchiarsi, riconobbi Berna­dette Soubirous. Da quel momento cessarono le mie inquie­tudini e non ebbi più alcun dubbio sulle apparizioni!». Bernadette presso le suore. - Questa convinzione acqui­sita in modo così straordinario, indusse Don Peyramale a suggerire a Bernadette di ritirarsi presso le Suore dell'Ospi­zio. Le Suore l'avrebbero difesa dalla curiosità della gente, permettendole di studiare e pregare con maggior tranquil­lità come desiderava.

Anche all'Ospizio però le visite non finirono e quella giovane illetterata e ignorante dovette rispondere a tutti, specialmente alle sottigliezze degli inquisitori, e firmare centinaia di immagini, con la sua scrittura incerta ed infan­tile. Il suo saluto era sempre lo stesso: P. p. Bernadette!» e cioè; Pregate per Bernadette!».

Gli storici di Lourdes ed i biografi di Bernadette sono concordi nell'affermare che nei due anni 1858-60 la giova­ne, straziata sempre dall'asma, premuta dalla folla, spiata, ammonita, tormentata, dimostrò un controllo di sé vera­mente straordinario.

L'Approvazione del vescovo. - Intanto, dopo più di tre anni di esami, di rapporti e di studi, la Commissione nomi­nata da Mons. Laurence il 28 luglio 1858, ha terminato i suoi lavori ed il 18 gennaio 1862, il vescovo firma il decre­to che esprime il suo giudizio sulle apparizioni avvenute alla grotta di Lourdes: «...Giudichiamo che l'Immacolata Maria, Madre di Dio, è realmente apparsa a Bernadette Soubirous l'11 febbraio 1858 e nei giorni seguenti in numero di diciotto volte nella grotta di Massabielle, alla periferia di Lourdes; che quest'ap­parizione riveste tutti i caratteri della verità é che i fedeli pos­sono con tranquillità prestarvi fede. Sottomettiamo umilmen­te il nostro giudizio al giudizio del Sovrano Pontefice ecc.».

Nello stesso tempo, Mons. Laurence, vescovo di una diocesi povera, si rivolge agli altri vescovi della Francia, affinchè vogliano fornirgli quell'aiuto materiale necessario per innalzare un santuario sul luogo delle apparizioni.

Bernadette è felice. Finalmente il desiderio della Bella Signora sarà esaudito: «Va' a dire ai sacerdoti di costruire una cappella!».



Riflessioni: Che significa «consacrarsi» alla Madonna [SM=g27998]

Spesso avrai sentito parlare di consacrazione alla SS. Vergine di persone singole, di famiglie, di città, di intere nazioni. Orbene «con­sacrarsi» alla Madonna significa:

a) donarsi a Lei totalmente per amore;

b) mettere nelle sue mani anche i nostri interessi materiali e spiri­tuali, perché li regoli Lei per il nostro maggior vantaggio.

È vero, noi siamo già interamente della Madonna. Essa è madre dell'umanità intera, fin dal momento supremo del Calvario, e tutto ciò che da Dio scende a noi e ciò che da noi sale a Dio, passa attra­verso alle sue mani di Mediatrice Universale presso Gesù Mediatore tra Dio e gli uomini.

Ma un atto spontaneo di donazione Le è particolarmente gradito, come è sempre gradito ad una mamma, una dimostrazione di affet­to, di venerazione o di sudditanza di un figlio affezionato.

Quale, forma di consacrazione scegliere. - Tante sono le forme e le formule di consacrazione alla SS. Vergine. Si può dire che ogni par­ticolare devozione alla Madonna ha il suo atto proprio di consacrazio­ne, che pone in evidenza aspetti caratteristici di quella devozione.

Ogni anima quindi ha modo di scegliere quella maniera di con­sacrarsi alla SS. Vergine, eleggendola come sua Regina, che più si adatta alle sue tendenze e formazione spirituale.

Mi sembra tuttavia che la maniera più completa per riconoscere i diritti di Maria su di un cuore e per vivere in dipendenza da Lei istante per istante, sia la «Schiavitù d'amore» di S. Luigi Grignion de Montfort. Con essa noi ci mettiamo totalmente nelle mani della Madonna come ,schiavi d'amore, per vivere continuamente in Lei, con Lei, per Lei -, perché ci porti più presto e sicuramente a Gesù. «Gesù infatti non è mai così ben conosciuto ed amato, come quando è presentato sulle braccia di Maria!», diceva S. Francesco Saverio.

Vivere la propria consacrazione. - Qualsiasi consacrazione un'anima abbia fatto di sé alla SS. Vergine, dopo matura riflessione e preparazione, l'essenziale consiste nel viverla, altrimenti resta una formula vuota, ripetuta magari spesso, ma priva di frutto pratico.

Ciò che ricerca in noi la Madonna non sono le parole, le escla­mazioni e la devozione sensibile, ma il cuore, la volontà, per guidar­ci a Gesù.

Fioretto: Cercherò di ottenere la consacrazione della mia famiglia ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria.

Giaculatoria: Io sono tutto vostro e tutto quanto posseggo ve lo offro, amabile mio Gesù, per mezzo di Maria, vostra SS. Madre!



“SI', LA STATUA È MOLTO BELLA, MA NON È LEI...!”

Nel settembre del 1863, alcune pie e generose persone avevano preso l'iniziativa di far scolpire una statua dell'Immacolata da collo­care nel cavo della roccia di Massabielle, proprio dove era apparsa la Madonna. L'incarico venne affidato al signor Giuseppe Fabisch, professore di scultura alla scuola di Belle Arti di Lione, artista già noto per aver realizzato la statua di Nostra Signora di La Salette.

Lo scultore, prima di mettere mano all'opera, volle che Bernadette gli facesse conoscere tutti i particolari dell'apparizione, che tanto l'a­veva rapita con la sua sovrumana bellezza. La interrogò circa la fisio­nomia della Bella Signora, il vestito, l'atteggiamento ed i gesti di quando aveva pronunciato le parole: «Io sono l'Immacolata Concezio­ne! -. La ragazza - racconta l'artista - si alzò, con grande semplicità giunse le mani ed elevò gli occhi al cielo... Ma né il Beato Angetico, né il Perugino, né Raffaello non ci hanno dato nulla di così soave e nello stesso tempo di così profondo, come lo sguardo di quella giovinetta. Non dimenticherò mai più una simile incantevote espressione!».

Il signor Fabisch preparò diversi bozzetti, ma nessuno di essi poté soddisfare Bernadette. Quando l'opera fu terminata, né Berna­dette, né il parroco Don Peyramale poterono assistere alla sua collo­cazione nella nicchia, avvenuta il 4 aprile 1864, perché ambedue ammalati.

Quando potè recarsi alla grotta, Bernadette rimase a lungo ingi­nocchiata al suo solito posto, a pregare e a contemplare la bianca immagine di marmo di Carrara.

- Ebbene, che cosa ne dici? - le fu chiesto. - Sì, è motto bella, ma non è Lei!...

- Ma è possibile almeno, guardando questa statua, immaginare la bellezza della Signora?

- Oh, no.! - rispondeva ancora. - C'è differenza come tra la terra e il cielo!



CAPITOLO XXIX

BERNADETTE NEL SILENZIO DELLA VITA RELIGIOSA


Un miracolo anche per Bernadette. - La salute della giovane è sempre precaria e nella primavera del 1862, si aggrava improvvisamente. Frequenti crisi di asma ed una solenne polmonite la conducono alle porte dell'eternità. Quando le si dice:

- L'acqua della grotta guarisce gli altri ammalati. Per­chè non guarisce anche te?

- La Santa Vergine - risponde -, forse vuole che io soffra!

- E perché può voler che tu soffra? - Perché ne ho bisogno!...

Il 28 aprile le condizioni di Bernadette precipitano. Ven­gono chiamati d'urgenza i suoi genitori e le vengono amministrati gli ultimi sacramenti, mentre i medici fanno consulto al suo capezzale. Bernadette respira a fatica e tutti attendono la sua fine. Ad un tratto essa chiede l'acqua della grotta; la beve e quasi subito il suo respiro si fa normale ed il suo volto si rianima.

- Mi sento guarita! - dice. - Ho sentito come una montagna staccarsi dal mio petto!

Il giorno seguente è lei che riceve il dottor Balancie stu­pefatto nel parlatorio dell'Ospizio.

«Sono stanca di veder tanta gente». - Bernadette ha un desiderio vivissimo di scomparire e supplica sacerdoti e vescovi che l'avvicinano che le indichino in quale comunità religiosa debba chiedere di essere accolta. È povera, non ha dote per farsi suora, è malaticcia, non potrà far gran che e le comunità diffidano non poco, ricordando il caso di Melania, la veggente di La Salette, che aveva preferito abbandonare la vocazione piuttosto che ripetere il novizia­to. Attendendo che la SS. Vergine le significhi la sua volontà, Bernadette scrive in data 22 agosto 1864: «Sono stanca di veder tanta gente! Pregate per me, affinché Dio mi prenda con sé o mi faccia entrar presto nel numero delle sue spose. E il mio più grande desiderio, sebbene ne sia mol­to indegna».

Addio alla folla e alla grotta. - Finalmente nel 1866, quando Bernadette conta ormai 22 anni, le Suore della Carità di Nevers, le stesse che dirigono l'Ospizio di Lour­des, le aprono le porte della loro comunità. Viene accolta come postulante nella casa stessa di Lourdes, ma, terminato il postulantato, anche lei deve raggiungere la Casa Madre di Nevers per il noviziato. Prima di lasciare Lourdes per sempre, la Madonna le concede la gioia di poter assistere alla inaugurazione di una parte del grandioso santuario in costruzione. Si tratta della cripta, corrispondente al coro dell'attuale chiesa superiore. Il 21 maggio 1866, 50.000 pel­legrini assistono alla Messa pontificiale, celebrata da Mons. . Laurence su di un altare posto tra la grotta ed il Gave. Gli occhi di tutti però sono puntati su Bernadette, che vi assi­ste con il gruppo di Figlie di Maria. È quello il suo addio alla folla che per tanti anni l'ha cercata e venerata.

Il 3 di luglio Bernadette si reca alla grotta e prega lunga­mente, baciando la roccia e gemendo:

«O Madre mia, o Madre mia, come potrò lasciarvi? La grotta era il mio para­diso!».

Non l'avrebbe più riveduta! Il 4 luglio parte da Lourdes dopo un doloroso distacco dai suoi parenti, e il 7 luglio 1866, entra con una compagna di vocazione nella Casa Madre delle Suore a Nevers. Ma quante lacrime al ricordo di Lourdes e dei suoi cari! Il giorno seguente la giovane è invitata a fare alle Suore un breve racconto delle apparizio­ni, poi non se ne parlerà mai più. Né lei né le compagne non dovranno mai più accennare ad esse. Bernadette divie­ne semplicemente una novizia come le altre e non avrà alcuna preferenza. Quando verranno a cercarla alla porta per vederla, si risponderà negativamente, eccetto in casi straordinari e per alcuni personaggi particolari.

Professione religiosa in punto di morte. - Ricevuto l'abi­to religioso il 29 luglio, Bernadette continua il suo Calvario. Le crisi di asma si ripetono: ha vomiti di sangue e una tos­se terribile le squarcia il petto. Deve passare intere notti seduta sulla sponda del letto, con i piedi sopra una sedia per poter meglio respirare. Il 25 ottobre è in pericolo di vita. Accorre Mons. Fourcade, vescovo di Nevers, e vengo­no amministrati a Bernadette gli ultimi sacramenti. Poi il vescovo pronuncia la formula dei Voti religiosi e l'ammalata risponde debolmente: «Così sia!». In tal modo può morire da vera religiosa. Ma non è ancora la sua ora. Si riprende, perchè, a suo dire, deve ancor soffrire molto, prima di poter rivedere la Bella Signora» in cielo.

La notizia più dolorosa per la giovane novizia giunge da Lourdes: l'8 dicembre, festa dell'Immacolata, è morta la sua buona mamma. Aveva appena quarantun anni e due mesi. Bernadette piange come una bambina e pensa al babbo rimasto solo con i fratellini. Il pensiero del Paradiso la con­sola un poco. Sa che lassù ora l'attendono la Mamma del cielo e quella della terra.



Riflessioni: La Croce della malattia

Il collaudo della virtù di una persona spesso è la malattia. Finché non si è visto il suo comportamento su di un letto di dolore, la sua virtù può essere anche tutto orpello che riluce, ma che non resiste alla prova del crogiuolo.

Quando soprattutto la malattia dura a lungo, le anime che ne sanno usare bene, si affinano e si santificano più che con qualsiasi altro mezzo. Ma quale croce pesante è a volte la malattia, per sé e per gli altri!

Come comportarsi nella malattia. - Se il Signore permette che questa croce si posi anche sulle tue spalle, non perdere la fede, non lamentarti con Dio, ma fa' in modo di tendervi le braccia, direi con generosità, se non proprio con gioia.

Non far pesare sugli altri la tua sofferenza! Soffri nel silenzio fin­ché ti è possibile, dando giorno per giorno uno scopo ben preciso al tuo dolore.

Se poi giungerai a velare il tuo martirio con un perpetuo sorriso, quale spettacolo più bello?

Allora la tua sofferenza sarà tutta moneta per il cielo.

Il soffrire passa - diceva Santa Teresa -, ma il merito di aver sofferto non passerà mai!».

Come assistere gli infermi. - Difficilmente si comprendono gli ammalati, se non si è mai provato, un poco almeno, la croce dell'in­fermità.

Il malato ridiventa bambino; a volte è capriccioso, instabile di umore, esigente.

Guardalo come se fosse Gesù stesso! Ti sarà più facile la pazien­za, la bontà, la delicatezza verso di lui.

«Bernadette - dicevano le suore sue compagne - aveva per le ammalate cure materne», ed ebbe per questo l'ufficio di infermiera per molti anni.

Preghiera di accettazione nelle malattie. - Signore, che nella tua sapienza e bontà permetti che io sia oppresso da questa tribola­zione, gradisci l'omaggio della mia rassegnazione volenterosa alle disposizioni della tua Provvidenza. Così vuoi tu e così voglio anch'io: si faccia sempre di me, secondo la tua volontà adorabile.

Degnati di accettare il mio sacrificio ed in ricambio infondi nel mio cuore la virtù della pazienza e della rassegnazione amorosa alla tua santa volontà. Sì, dammi pure tutte le croci che vuoi, ma insieme dammi la forza di portarle con pazienza, per tuo amore.

O Maria, tu che sei la «Salute degli infermi», ottienimi la guarigio­ne, perché io possa lavorare ancora per la gloria di Dio e per il bene delle anime, o almeno ottienimi una perfetta rassegnazione alla volontà di Dio a mio riguardo (Sant'Alfonso).

Fioretto: Assisterò con pazienza gli ammalati della famiglia, oppure farò una visita a qualche infermo, con spirito di fede e di vera carità.

Giaculatoria: Sia fatta, o Padre, la tua volontà!



“NON HO TEMPO DI RESTARE A LETTO. VA' A CHIEDERE ALLA SANTA VERGINE Dl GUARIRMI SUBITO”

Madre Alessandra Roques, superiora dell'Ospizio nel quale si tro­va Bernadette, si è procurata inavvertitamente una grave distorsione a un piede ed il medico ha giudicato quaranta giorni di riposo asso­luto.

Con una semplicità da far stupire, la superiora chiama accanto a sé Bernadette e le dice:

- Figlia mia, io non ho tempo di restare a letto. Va' a chiedere alla Vergine Santa di guarirmi subito!

- Sì, Madre, - risponde Bernadette e si allontana per pregare la sua bella Immacolata.

Il giorno dopo la superiora è alzata e riprende il suo lavoro con grande meraviglia dei medici, che non sanno spiegarsi la improvvisa guarigione.

D'ora innanzi però, i medici di Lourdes dovranno meravigliarsi spesso di questi fatti straordinari e guarigioni inspiegabili, che i loro libri di scienza non contemplano.



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