QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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Chi è il PAPA? (magisteriale lezione catechetica dottrinale)

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2009 20:06
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03/09/2009 19:57

IL «PADRE DI TUTTI»

Tra i molti titoli attribuiti al Papa, ci sono quelli di «Pastore del gregge del Signore», come dice S. Ambro­gio, di «Padre del popolo cristiano», come dice S. Agostino, di «Padre della Chiesa universale», come dice S. Anselmo, di «Padre delle Nazioni», «Padre dei poveri», «Padre santo dell'umanità redenta», come dicono altri, di «Papa e Padre di tutti», come dice il Beato Umberto di Romans.

Sì, il Papa è il «Padre di tutti», perché a lui è stata ed è affidata l'umanità dei redenti, ossia di tutti gli uomini che Dio «vuole siano salvi e raggiungano la conoscenza della verità» (1 Tm 1,4). Nulla dei problemi del­l'uomo può dunque disinteressare il Papa, il «Padre di tutti», impegnato a trasmettere e donare a ogni uomo il patrimonio della Rive­lazione divina, il deposito della Fede, senza la quale «è impossibile piacere a Dio» (Eb 11,6).



Parola, Acqua, Pane di vita

Il problema dell'evangelizzazione pla­netaria - estremo mandato di Cristo prima dell'Ascensione: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15) - è il problema costante e pri­mario della Chiesa sempre e dovunque «missionaria», perché tutti gli uomini cre­dano alla «Buona Novella»: ma «come potranno credere - dice S. Paolo - senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi?» (Rm 11,14).

Il Papa è «Padre di tutti» principalmen­te attraverso gli evangelizzatori, i missiona­ri, gli apostoli e i consacrati che si spando­no sulla terra a portare la Parola di vita del Vangelo, l'Acqua della vita della grazia, il Pane di vita dell'Eucarestia.

La Chiesa è vita, è vita delle anime, è vita eterna, è vita anche temporale nella cura dei poveri e degli oppressi, dei soffe­renti e dei tribolati.

Il «Padre di tutti» guarda all'umanità intera e si fa carico delle preoccupazioni dell'umanità nell'affermare soprattutto i grandi valori dell'uomo e dell'umanità, ossia: la salvezza eterna dell'anima, la cre­scita della Fede, la difesa della vita, la custodia della pace nella giustizia e nella libertà, la sollecitudine verso i poveri e ver­so i sofferenti, la promozione dei popoli sot­tosviluppati e abbandonati.

E la grande scuola del Papato dei due millenni scorsi ci presenta, pur tra le ombre della Chiesa debole e «peccatrice» nel suo elemento umano, la luce sfolgorante di Papi Santi e Martiri, di Papi sapienti e generosi, di Papi poveri e miti, di Papi ardenti e intra­prendenti, di Papi pazienti ed eroici: è un quadro unico della paternità universale di ogni Papa, della paternità sempre volta sia al bene supremo ed eterno dell'uomo, ossia la salvezza eterna dell'anima, sia al bene temporale dell'uomo, ossia la difesa della vita e della pace, la salvaguardia della libertà e della giustizia, la cura dei poveri e dei sofferenti.



Chiesa, scuole, ospedali

Basterebbe pensare alla rete delle Mis­sioni sparse su tutti i continenti del pianeta terra, per capire subito come il «Padre di tutti» ha cura di tutti gli uomini e diriga e sostenga tutti i consacrati che abbandonano ogni cosa «a causa di Cristo e del Vangelo» (Mc 10, 29), per dedicarsi a prò dei fratelli da salvare e aiutare, specialmente dei più diseredati e sottosviluppati nei paesi dell'A­frica e dell'Asia, tra i popoli del Medio Oriente e dell'Est europeo, senza trascurare i bisogni soprattutto spirituali delle nazioni opulente schiavizzate dai beni terreni senza rendersi conto che «passa la scena di que­sto mondo» (1 Cor 7,31).

L'attività primaria delle «Missioni», si sa, è volta alla salvezza dell'uomo in tutta la sua realtà di anima e di corpo. La presenza e il lavoro dei missionari, infatti, si esprime soprattutto nella edificazione di Chiese, scuole e ospedali, per andare subito incon­tro alle necessità primarie dell'uomo, che sono la vita spirituale, la vita intellettuale, la vita fisica.

Il «Padre di tutti» non può che provare gioia ed esultanza di spirito quando può inviare gruppi di missionari e di apostoli - consacrati o anche laici - nelle terre lontane più bisognose della Parola di Vita, dell'Ac­qua di Vita, del Pane di Vita: ossia, la Paro­la di Dio che illumina e guida, l'Acqua del­la grazia che purifica e vivifica, il Pane del­l'Eucarestia che nutre e fa crescere «fino alla statura di Cristo» (Ef 4,13).

E se c'è una tristezza nell'anima del «Padre di tutti» è proprio quella di vedere assottigliarsi, anziché ingrossarsi, le file dei missionari e degli apostoli della «Buona Novella».

Ciò significa, infatti, diminuzione di Chiese, di scuole, di ospedali, e di conse­guenza, anche, di case e di strade, di fabbri­che e di campi di lavoro. La preghiera per­ché «il Signore mandi operai nella sua mes­se» (Mt 9,38) è sempre una preghiera urgen­te, e oggi più urgente che mai, perché, di fatto, «la Chiesa sta invecchiando - diceva il grande Servo di Dio P. Pio da Pietrelcina -, e ciò è castigo di Dio».



Il lavoro cristiano

Il lavoro è un bene, anzi è un valore pri­mordiale nella vita di ogni uomo. Per il suo sostentamento e per la sua crescita, per le sue capacità e per la sua dignità. Ogni uomo è tenuto, per questo, al lavoro giusto e pro­porzionato. E questo dovere del lavoro è tale che, secondo la massima dell'Apostolo delle genti, «chi non lavora, non mangi» (2 Ts 3,40).

Il problema maggiore fra gli uomini, tuttavia, è oggi la mancanza di lavoro, da una parte, e lo sfruttamento dei lavoratori, dall'altra; per cui, si determinano condizio­ni di disoccupazione, per un verso, a causa della scarsità di fonti del lavoro, e di oppressione, per un altro verso, a causa del sovraccarico di lavoro con cui vengono sfruttati gli operai, neppure retribuiti secon­do giustizia.

E qui conosciamo gli interventi dei Sommi Pontefici che hanno alzato la voce di «Difensori degli oppressi» contro le ingiustizie e sperequazioni sociali. E in tal modo abbiamo avuto le grandi encicliche sociali soprattutto dei Sommi Pontefici Leone XIII (Rerum novarum), Pio XI (Qua­dragesimo anno), Paolo VI (Populorum progressio), Giovanni Paolo II (Laborem exercens, Sollicitudo rei socialis e Centesi­mus annus).

Queste encicliche sociali sono testi fon­damentali per conoscere la dottrina della Chiesa sul lavoro e sul problema economi­co che riguarda l'umanità intera. Basti qui ricordare Papa Giovanni XXIII, il quale definì l'enciclica Rerum novarum di Leone XIII «una somma del Cattolicesimo in cam­po economico e sociale».

È per questo che sulla tomba del Papa Leone XIII, nella basilica Lateranense, a fianco alla figura del Papa si trova la sago­ma di un operaio che porta sulle sue braccia robuste due monconi di una catena spezza­ta, mentre guarda il Papa e, sorridendo, ten­de a lui le braccia liberate dalla catena spez­zata.

E il Papa Giovanni Paolo II, da parte sua, è così vicino al mondo degli operai da arrivare a definirsi confidenzialmente «ami­co e collega degli operai», giacché con tut­ta verità, essendo stato egli operaio, da gio­vane, in un discorso al polo industriale di Pomezia, dove lavorano 35000 operai, egli disse a loro: «Conosco bene il vostro stato d'animo e le vostre tensioni. Anch'io ho avuto l'esperienza diretta di un lavoro fisico come il vostro, di una fatica giornaliera e della sua dipendenza, pesantezza e monoto­nia....».

Se gli uomini dessero ascolto alla parola e agli insegnamenti dei Papi, l'umanità non sof­frirebbe certamente tanti dissesti nella giusti­zia sociale, tante sperequazioni nel trattamen­to degli operai, tanti sfruttamenti e oppressioni dei più deboli e meno abbienti fra gli uomini, a profitto ingiusto e disonesto di poche e stra­ricche multinazionali o gruppi di potere.



Contro la violenza e la guerra

La vita è il valore primario dell'uomo, è la base di ogni altro bene. Senza la vita si è nella morte. La morte spirituale distrugge la vita dell'anima. La morte fisica distrugge la vita del corpo.

Più preziosa, immensamente più prezio­sa è la vita spirituale, la vita dell'anima in grazia di Dio. Chi si trova con la morte del­l'anima nello stato di peccato mortale, dovrebbe ricordare le parole lucide e forti di Gesù: «Qual vantaggio, infatti, avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa potrà dare in cambio della propria anima?» (Mt 16,26).

Ma anche la vita del corpo è dono di Dio che ha creato l'uomo corpo e anima, ed è un valore da custodire, è un bene da valo­rizzare e mai da profanare, tanto meno da uccidere o distruggere. È perentorio, per questo, il comandamento di Dio: «Non ucci­dere»! (Dt 5,17).

Che cosa avviene, però, tra gli uomini? Da Caino in poi, purtroppo, tendenza e faci­lità a uccidere il fratello hanno segnato la storia dell'umanità con torrenti e fiumi di sangue fratricida, alla scuola e sotto la regia di satana, di colui che «è stato l'omicida fin da principio» (Gv 8,44).

Le guerre e uccisioni, infatti, hanno costellato e stanno costellando il cammino dell'umanità su questa povera terra. Da oriente a occidente, il fragore delle armi risuona, or qua or là, tra popoli e nazioni, senza risparmiare, a volte, il mondo intero già impegnato, difatti, in due cosidette «guerre mondiali».

Ci sono ancora uomini che ricordano la prima guerra mondiale con le sue stragi e devastazioni. Ma qui vogliamo ricordare soprattutto la sofferenza del Santo Padre Pio X, il quale tentò ogni via per impedire quel­l'immane flagello. E fu lui a rispondere all'ambasciatore di Francesco Giuseppe, che chiedeva la benedizione papale sopra le armate austriache: «Io benedico la Pace, non la guerra». E fu lui, quale «Padre di tut­ti», all'avanzarsi inarrestabile del conflitto mondiale, a ripetere con angoscia: «Poveri figli miei! Darei in olocausto questa povera vita mia per impedire lo strazio di tante gio­vinezze!... Ah, questa guerra in arrivo!... mi sembra di sognare un sogno pauroso... Io sento che sarà la mia morte!».

E difatti, il suo cuore non resse più allo strazio, ed egli mori all'alba del 20 agosto 1914, dopo aver detto: «Faccio sacrificio della mia vita per quella dei miei figli!».

Anche durante la seconda guerra mon­diale, il Papa Pio XII offri a Dio per l'uma­nità in guerra fratricida la sua preghiera ardente e la sua penitenza, dormendo sem­pre per terra, fino alla fine del conflitto.

Più recentemente, infine, tutti abbiamo conosciuto la passione con cui il Papa Gio­vanni Paolo II ha alzato la voce contro la guerra nell'Irak, in Bosnia Erzegovina e in altre parti della terra, trovandosi a volte pressoché solo a difendere la vita contro la barbara violenza della morte nelle guerre fratricide, e pregando tante volte, a lungo, disteso per terra con le braccia a croce, dinanzi al Tabernacolo.



Difensore della vita innocente

È stato scritto, con ragione, che «se si facesse un referendum su chi è il miglior difensore dei diritti umani, il Papa Giovan­ni Paolo II riceverebbe due miliardi e mez­zo di voti su tre miliardi di votanti».

È indiscussa ormai nel mondo intero la fama riscossa dal Papa Giovanni Paolo II quale difensore dei diritti umani e soprattut­to di quel diritto umano primario e fonda­mentale che è il diritto alla vita.

Contro l'aborto e la contraccezione, contro l'eutanasia e la sterilizzazione - vere cancrene e tragedie sociali di portata spa­ventosa - la voce di tutti i Pontefici, ma in particolare del Papa Giovanni Paolo II, si è alzata e continua ad alzarsi forte e vibrante, ammonitrice instancabile.

Sono almeno 50 milioni gli aborti che vengono provocati ogni anno sulla terra. Altro che guerra mondiale annuale! Qui è un'ecatombe di innocenti sacrificati sull'al­tare dell'egoismo, ed è ancor più tragico sapere che ormai una tragedia giornaliera così immane lascia indifferente la più gran parte dell'umanità. A quale accecamento siamo ormai arrivati? Non è forse questo «l'impero delle tenebre» (Lc 22, 53) di cui parla Gesù per sua Passione e Morte?

Intanto il Papa Giovanni Paolo II per­corre i cinque continenti e parla in difesa della vita a folle anche oceaniche, special­mente ai giovani, come è avvenuto nel gen­naio 1995, quando egli ha visto radunati attorno a sé, a Manila, nelle Isole Filippine, cinque milioni di giovani, accorsi da ogni parte del mondo per ascoltare la sua voce di «Padre di tutti» in difesa della vita di «tutti i figli», specie di quelli più inermi e inno­centi ancora racchiusi nel grembo materno e dei vecchi, degli invalidi e degli handicap­pati. Dio è sempre il «Dio dei vivi e non dei morti»: è parola di Gesù (Mt 22, 32), è paro­la del Papa Giovanni Paolo Il nella sua mirabile Enciclica sul valore e l'inviolabi­lità della vita umana: Evangelium vitae.




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