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San Giustino, filosofo e martire

Ultimo Aggiornamento: 13/09/2009 08:11
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13/09/2009 08:10

Noi possediamo il Logos totale

 

 

 

X - 1. La nostra dottrina dunque appare più splendida di ogni dottrina umana, perché per noi si è manifestato il Logos totale, Cristo, apparso per noi in corpo, mente, anima.

 

2. Infatti tutto ciò che rettamente enunciarono e trovarono via via filosofi e legislatori, in loro è frutto di ricerca e speculazione, grazie ad una parte di Logos.

 

3. Ma poiché non conobbero il Logos nella sua interezza, che è Cristo, spesso si sono anche contraddetti.

 

4. Quelli che vissero prima di Cristo e si sforzarono di investigare e di indagare le cose con la ragione, secondo le possibilità umane, furono trascinati dinanzi ai tribunali come empi e troppo curiosi. Colui che più di ogni altro tendeva a questo, Socrate, fu accusato delle stesse colpe che si imputano a noi: infatti dissero che egli introduceva nuove divinità, e che non credeva negli dèi che la città riteneva come tali.

 

5. Invece egli insegnò agli uomini a rinnegare i demoni malvagi, autori delle empietà narrate dai poeti, facendo bandire dalla repubblica sia Omero sia gli altri poeti; cercava anche di spingerli alla conoscenza del Dio a loro ignoto, attraverso la ricerca razionale. Diceva: "Non è facile trovare il Padre e creatore dell'universo, né è sicuro che chi l'ha trovato lo riveli a tutti".

 

6. Questo è quanto fece il nostro Cristo con la Sua potenza. Infatti a Socrate nessuno credette fino al punto di morire per questa dottrina. A Cristo invece, conosciuto, almeno in parte, anche da Socrate (Egli infatti era ed è il Logos che è in ogni cosa, che ha predetto il futuro per mezzo dei Profeti e per mezzo di se stesso, che si è fatto come noi ed ha insegnato questa verità), credettero non solo i filosofi e dotti, ma anche operai e uomini assolutamente ignoranti, che sprezzarono i giudizi altrui, la paura, la morte. Poiché è potenza del Padre ineffabile e non costruzione di umana ragione.

 

 

 

Siamo lieti di pagare il nostro debito

 

 

 

XI. - 1. Né noi saremmo uccisi né gli uomini ingiusti e i demoni avrebbero la meglio su di noi, se ogni uomo generato non fosse comunque debitore della morte; perciò siamo lieti di pagare il nostro debito.

 

2. Pertanto riteniamo bello ed opportuno riferire a Crescente, ed a quanti come lui delirano, l'episodio narrato da Senofonte.

 

3. Narrò Senofonte che Eracle, giunto a un trivio, incontrò la virtù e il vizio, apparsi sotto forma di donne.

 

4. Il vizio, in molle veste, con volto seducente e fiorente, dagli occhi subito ammaliatori, disse ad Eracle che, se l'avesse seguito, gli avrebbe procurato una vita sempre felice e adorna di sfarzo splendidissimo, simile al suo.

 

5. La virtù invece, di squallido aspetto e in squallide vesti, disse: "Se tu mi darai ascolto, ti ornerai non di ornamenti e di bellezza caduchi o corruttibili, ma di ornamenti eterni e belli".

 

6. Noi siamo assolutamente convinti che, chiunque fugga ciò che apparentemente è bello e persegua ciò che è reputato aspro ed assurdo, ottiene in cambio la felicità.

 

7. II vizio infatti, ponendo, a copertura delle proprie azioni, le qualità delle virtù e ciò che è vero bene, tramite l'imitazione delle cose incorruttibili (in realtà esso non ne ha né può fare alcunché di incorruttibile), soggioga gli uomini proni a terra, assegnando alla virtù le proprie inique qualità.

 

8. Ma quelli che hanno capito il vero bene, sono anche incorruttibili per la virtù. Questo bisogna che comprenda ogni persona che ragioni, riguardo ai cristiani, agli atleti ed a quanti compirono quelle azioni che i poeti narrarono a proposito dei falsi dèi: questa è la conclusione che si deve trarre dal nostro disprezzo della morte a cui tutti cercano di sfuggire.

 

 

 

L'approdo al cristianesimo

 

 

 

XII. - l. Infatti io stesso, che mi ritenevo soddisfatto delle dottrine di Platone, sentendo che i cristiani erano accusati ma vedendoli impavidi dinanzi alla morte ed a tutti i tormenti ritenuti terribili, mi convincevo che era impossibile che essi vivessero nel vizio e nella concupiscenza.

 

2. Infatti quale uomo libidinoso o intemperante o che reputi un bene il cibarsi di carne umana potrebbe abbracciare la morte, per essere privato di questi suoi beni, e non cercherebbe invece di vivere sempre la vita di quaggiù e di sfuggire ai magistrati, anziché autodenunciarsi per essere ucciso?

 

3. Ormai anche a questo i cattivi demoni sono giunti, con la collaborazione di alcuni uomini malvagi.

 

4. Essi infatti, per mandare a morte alcuni di noi sulla base di false accuse, trascinano negli interrogatori i nostri servi, o fanciulli o donnicciole, e fra tormenti spaventosi li costringono ad accusarsi di quelle nefandezze di loro invenzione, proprio di quelle che essi apertamente commettono. Ma poiché non ci riguardano, non le teniamo in alcun conto, avendo Dio, ingenerato ed ineffabile, come testimone sia dei nostri pensieri sia delle nostre azioni.

 

5. Che cosa ci impedisce di confessare pubblicamente che anche queste azioni sono oneste, e di dimostrare che sono una filosofia divina, sostenendo che noi celebriamo i misteri di Cronos, se uccidiamo uomini e ci saziamo di sangue (come si dice), esattamente come avviene per l'idolo da voi onorato, che aspergete del sangue non solo di animali, ma anche di uomini, voi che, attraverso la persona più insigne e più nobile, fate l'aspersione del sangue di uomini immolati? Perché non imitiamo Zeus e gli altri dèi nello stuprare fanciulli e nel congiungerci impunemente con donne, adducendo a giustificazione gli scritti di Epicuro e dei poeti?

 

6. Poiché, al contrario, ci sforziamo di persuadere a fuggire simili dottrine e quanti le praticano, insieme con i loro imitatori - come anche adesso abbiamo tentato di fare con questi discorsi -, in tutti i modi ci si fa guerra. Ma noi non ce ne curiamo, poiché sappiamo che Dio è giusto osservatore di tutto.

 

7. Oh, se ci fosse anche adesso qualcuno che salisse su un alto palco e gridasse con voce di tragèda: "Vergognatevi, vergognatevi di addossare ad innocenti ciò che voi fate impunemente, e di attribuire le azioni vostre e dei vostri dèi a costoro, che non ne sono nemmeno minimamente partecipi. Pentitevi, rinsavite".

 

 

 

Mi vanto di essere cristiano!

 

 

 

XIII. - l. Io allora, resomi conto che un velo di menzogna era disteso dai cattivi demoni sulle divine dottrine dei cristiani per traviare gli altri uomini, mi risi sia di chi diffondeva tali menzogne, sia di questo falso velo, sia dell'opinione dei più.

 

2. Io confesso di vantarmi e di combattere decisamente per essere trovato cristiano, non perché le dottrine di Platone siano diverse da quelle di Cristo, ma perché non sono del tutto simili, così come quelle degli altri, Stoici e poeti e scrittori.

 

3. Ciascuno infatti, percependo in parte ciò che è congenito al Logos divino sparso nel tutto, formulò teorie corrette; essi però, contraddicendosi su argomenti di maggior importanza, dimostrano di aver posseduto una scienza non sicura ed una conoscenza non inconfutabile.

 

4. Dunque ciò che di buono è stato espresso da chiunque, appartiene a noi cristiani. Infatti noi adoriamo ed amiamo, dopo Dio, il Logos che è da Dio non generato ed ineffabile, poiché Egli per noi si è fatto uomo affinché, divenuto partecipe delle nostre infermità, le potesse anche guarire.

 

5. Tutti gli scrittori, attraverso il seme innato del Logos, poterono oscuramente vedere la realtà. Ma una cosa è un seme ed un'imitazione concessa per quanto è possibile, un'altra è la cosa in sé, di cui, per sua grazia, si hanno la partecipazione e l'imitazione.

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