QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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Sant’Ambrogio

Ultimo Aggiornamento: 13/09/2009 07:50
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13/09/2009 07:48

Capitolo 16

 

87.Se l’Apostolo ha condonato la colpa, appellandovi a quale autorità, voi sostenete, invece, che non si deve concedere il perdono? Chi più ubbidiente alla legge di Cristo, Novaziano o Paolo? L’Apostolo sapeva che il Signore è misericordioso e che si mostra offeso dal rigore eccessivo e non già dalla clemenza dei discepoli.

88.Giacomo e Giovanni dicevano di invocare dal cielo il fuoco che consumasse le persone non disposte ad accogliere il Signore. Gesù, però, li ha rimproverati, dicendo: “Non sapete di quale spirito siete. Il Figlio dell’uomo, infatti, non è venuto per condurre alla perdizione le anime degli uomini, ma per salvarle”. Ha detto: “Non sapete di quale spirito siete”, poiché erano del suo medesimo. A voi, invece, dice: Non siete del mio spirito, giacché non emulate la mia clemenza, ripudiate la mia pietà, rinnegate la penitenza che volli venisse praticata nel mio nome dai miei apostoli.

89.Invano dite di annunziare la penitenza, se non ne ammettete il frutto. Le ricompense, gli utili, ci sono di stimolo al lavoro. Gli uomini sono sollecitati a una qualche attività o dai premi o dai frutti, ed ogni impegno viene meno con la dilazione dei premi e dei frutti. Il Signore, affinché la fede dei discepoli diventasse più ardente in virtù dei profitti immediati, ha detto che chi, abbandonati tutti i propri beni, lo seguisse, riceverebbe “sette volte tanto” nella vita presente e nella futura. Ha promesso “in questa vita” per togliere ogni senso di fastidio che potesse derivare dalla dilazione. Ha aggiunto “nella futura”, perché già nella presente tu imparassi a credere che ti sono dovute ricompense in quella a venire. Il provento di beni immediati è garanzia di futuri.

90.Se, pertanto, chi è reo di colpe esercita la penitenza per amore di Cristo, come può essere ricompensato “in questa vita” se non lo riammettete alla comunione dei fedeli? E’ mia volontà che il colpevole nutra speranza nel perdono, lo domandi con le lacrime, lo chieda con i gemiti, lo invochi con il contributo di pianto di tutto il popolo, e scongiuri perché gli sia usata clemenza. Se due, tre volte la sua riammissione non è stata consentita, sia convinto di non avere innalzato suppliche con il dovuto ardore. Versi lacrime più copiose, si ripresenti ancora più miserabile nell’aspetto, abbracci i piedi, li lavi con il pianto, non se ne distacchi, finché Gesù dica di lui: “Gli sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato”.

91.Ho conosciuto persone che nell’esercitare la penitenza hanno scavato il volto con le lacrime, solcato le guance con il pianto irrefrenabile, disteso a terra il corpo perché tutti lo calpestassero. Con il volto scarno e pallido per il digiuno hanno rivelato fattezze di morte in un corpo ancora vivo.

 

Capitolo 17

 

92.Attendiamo forse che essi da morti ottengano il perdono, se già da vivi hanno rinunziato alla vita? L’Apostolo dice: “Per quel tale è già sufficiente il castigo che gli è venuto dai più, cosicché voi dovreste piuttosto usargli benevolenza e confortarlo perché egli non soccomba a eccessiva tristezza”. Come “il castigo che gli è venuto dai più” è sufficiente alla punizione, così la preghiera innalzata dai più lo è al perdono. Il Maestro di spiritualità, consapevole della nostra debolezza e interprete della bontà divina, esige che si rimetta il peccato. Vuole che si presti opera di conforto, affinché il penitente non soccomba a tristezza per la stanchezza cagionatagli da un lungo rinvio.

93.L’Apostolo ha , perciò, concesso il perdono. Né soltanto lo ha elargito, ma ha voluto che l’amore di carità verso il peccatore fosse più intenso ancora. Chi è caro a Dio non è spietato, ma mite. Né si è limitato a perdonare, bensì ha voluto che tutti lo imitassero. Ha detto che è stato misericordioso per amore del prossimo, perché molti non si rattristassero per una sola persona: “A chi voi avete perdonato, perdono anche io, e lo faccio per voi davanti a Cristo, perché non cadiamo in balia di Satana, di cui non ignoriamo le macchinazioni”. Con accortezza gira alla larga dal serpente chi è consapevole dei suoi tranelli infiniti ed esiziali. Il demonio non trama che il male. Ci è sempre intorno per cagionare morte. Dobbiamo, perciò, stare all’erta, perché quello che dovrebbe essere per noi il farmaco non diventi per lui materia di trionfo. Faremmo il suo gioco, se chi potesse salvarsi mediante il perdono, dovesse dannarsi a causa dell’afflizione eccessiva.

94.Perché fosse poi chiaro che allude al peccatore che ha ricevuto il battesimo, ha aggiunto: “Vi ho scritto nella lettera di non mescolarvi con gli impudichi di questo mondo”. E più avanti: “Vi ho scritto di non mescolarvi con chi si dice fratello ed è impudico o avaro o idolatra”. I rei che aveva stretti al medesimo giogo in vista del castigo, ha voluto che lo fossero anche al fine di ottenere il perdono. Aggiunge: “Con questi tali non dovete neanche mangiare insieme”. Quanta severità nei riguardi degli ostinati, eppure quanta benevolenza verso coloro che pregano! Contro gli uni si leva in armi giacché Cristo è stato offeso, a favore degli altri invoca il soccorso del Signore.

95.Ma sta scritto: “Ho dato questo individuo in balia di Satana per la morte della sua carne”. Qualcuno, pertanto, potrebbe turbarsi e domandare: “Come può avere ottenuto il perdono, se la carne è morta del tutto? Non è forse chiaro che l’uomo redento sia nel corpo che nell’anima è anche salvato sia nell’uno che nell’altra? Possono, di conseguenza, l’anima senza il corpo, o il corpo senza l’anima, indissolubilmente legati come sono nell’azione, nell’opera, essere partecipi del castigo o del premio?”. Si risponda che nel passo in esame “morte” non significa totale annientamento, bensì castigo della carne. Chi è morto al peccato vive in Dio. Le lusinghe, perciò, della carne cessano. Essa muore ai desideri per rinascere alla castità e alle opere sante.

96.Quale esempio migliore di quello che ci offre la madre di tutti? La terra, dal cui grembo siamo tratti, se interrompiamo l’assiduo lavoro dei campi, appare squallida, muore quasi ai vigneti, agli oliveti in essa piantati. Non perde, tuttavia, la linfa vitale, quella che potremmo dire la sua anima. In seguito, infatti, se riprendiamo a coltivarla e gettiamo i semi che maggiormente si adattano alla natura del terreno, risorge, dando frutti più rigogliosi. Non deve, dunque, sembrare strano se è detto che la nostra carne muore. Dobbiamo, cioè, intendere che non ha per sempre cessato di vivere, ma è stata repressa la sua inclinazione al peccato.

 

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