QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Che cosa è la Santa Messa?

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2009 17:26
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 1.222
Sesso: Femminile
05/09/2009 11:45

LA SANTA MESSA a cura di P.Giulio M. Scozzaro

EDITRICE VITA NUOVA

Hanno collaborato:

Testi: Autori vari

Progetto grafico:Mariano Gemma

Realizzazione grafica: Vittorio Candido

Videoimpaginazione: Danila Zimone

Ottimizzazione: Vincenzo Patricolo

DEDICATO A tutti i Sacerdoti, a tutti coloro che partecipano alla Santa Messa, ma soprattutto, a coloro che non hanno compreso l'infinito valore della Santa Messa



PRESENTAZIONE

Trivento, 25 marzo 2002 (Solennità dell'Annunciazione del Signore)

Purtroppo, nel clima imperante della secolarizzazione, del con­sumismo e dell'edonismo sfrenato molti, anche se battezzati, non si rendono conto della realtà della Santa Messa.

La maggior parte dei cristianì non partecipa più alla Messa domenicale e di quelli che la frequentano, alcuni lo fanno solo per soddisfare ad un obbligo. Per questi la Parola di Dio conta poco, sono distrattì e sperano solo che la Messa sia breve. E' davvero tri­ste che ì discepoli dei Signore vanno a trovare il loro Signore, l'Amico, il Redentore, perché obbligati e che per di più non lo incontrano come Persona presente e viva.

Altri partecipano perché in fondo credono in Qualcuno che bisogna tenersì buono per ottenere favori e per non incorrere nei suoì castighi.

Non mancano persone, religiose a modo loro, che ritengono la Messa loro proprietà ìn quanto l'hanno "pagata": questi sono tanto più soddisfattì quanto più il celebrante nomina con più enfasi il loro defunto. Purtroppo non sanno che la Santa Messa è lo stesso Sacrifìcìo del Calvario, fonte e culmine di tutta l'opera della sal­vezza eterna dell'umanità intera.

Per fortuna ci sono anche cristiani che partecipano in pienezza e riconoscono il Signore allo spezzare del Pane, si riempiano di gioia incontenibile perché incontrano il Risorto e, come ì discepoli di Emmaus, escono dalla Chiesa per correre ad annunciare ii grande evento aì fratelli.

La presente pubblicazione è un umile, ma valido strumento per­ché il numero dei fedeli dalla fede matura cresca e diventi sempre più lievito in mezzo alla comunità: solo così si instaura il Regno di Dio sulla terra.

Per questo benedico volentieri l'iniziativa ed auguro ad essa la più larga diffusione.

+ Antonio Santucci Vescovo di Trivento



LA SANTA MESSA: L'INFINITO MISTERO di Padre Giulio Maria Scozzaro

Con questo libro, si intende dare un contributo per spiegare la Santa Messa. Vuole essere un ulteriore aiuto a tutti coloro che fre­quentano la Chiesa e partecipano alla Santa Messa. Solo istruendo con semplicità e fedeltà al Magistero, potremo aiutare tante anime, allontanatesi per mancanza di conoscenza dei "Misteri della Fede ". Moltissimi cattolici non sanno rispondere correttamente sul significato della Santa Messa; non conoscono le parti e gli effetti tutti soprannaturali di essa; non hanno mai saputo che ogni cele­brazione è la rimiovazione della morte di Gesù, avvenuta duemila anni fa, anche se cambia la modalità: allora Gesù soffrì e morì real­mente, versando il Suo Sangue, quindi, in modo cruento (spargen­do il Sangue); invece, nella Santa Messa, Gesù muore misticamen­te, spiritualmente, cioè, in modo incruento (senza spargimento di Sangue).

Quindi, nella Santa Messa - in ogni Santa Messa - si ripete anco­ra una volta la morte di Gesù, anche se in modo mistico. Nella Santa Messa Gesù è veramente Vittima, è presente, è ancora e sem­pre Sacerdote, che offre al Padre Se stesso.

Per questa ragione, la Santa Messa ha un valore infinito, perché ancora Gesù si offre Vittima sanguinante al Padre; dal Sacerdote viene offerto al Padre il proprio Figlio Divino inchiodato sulla Croce, Vittima dell'ingratitudine degli uomini, Vittima per salvare e redimere l'umanità.

Per questo, S. Alfonso de' Liguori sostiene: "Dio stesso non può fare che vi sia un'azione più santa e più grande della celebra­zione di una Santa Messa".

Il Santo Curato d'Ars afferma: "Tutte le opere buone riunite insieme non possono valere una Santa Messa, perché esse sono opere degli uomini, mentre la Santa Messa è opera di Dio".

È la preghiera più importante davanti a Dio Padre, l'unica pre­ghiera assolutamente più potente, in quanto, chi ancora muore per amore di Dio è lo stesso Figlio di Dio Padre, la Parola, il Verbo eterno.

Giustamente, San Pier Giuliano Eymard suggerisce: "Sappi, o cristiano, che la Messa è l'atto più santo della Religione: tu non potresti far niente di più glorioso a Dio, né di più vantaggioso alla tua anima che di ascoltarla piamente e il più sovente possibile".

Ma non basta essere presenti fisicamente, bisogna disporsi spiri­tualmente, essere raccolti e attenti a quanto avviene durante la Santa Messa. Il Santo Curato d'Ars rimprovera quei fedeli che sono dis­tratti durante la Santa Messa: "Se conoscessimo il valore del Santo Sacrificio della Messa, quanto maggiore zelo porremmo per ascoltarla!".

Occorre tenere presente, che la Santa Messa ci fa ottenere bene­fici e Grazie, nella misura della nostra partecipazione interiore: più attenzione e partecipazione, più preparazione e amore verso la Persona di Gesù e sul Sacrificio che si consumerà sull'altare, e più si ottiene Grazia da Dio. Mentre, più distrazioni, disinteresse e dis­amore alla Santa Messa, e meno Grazia si riceve, forse niente. Chi si comporta distrattamente, non avrà alcuna consolazione divina e lo Spirito Santo non si farà sentire nell'anima.

Occorre prepararsi bene prima della Santa Messa, perché è una questione di disposizione interiore, di amore, non solo di presenza esteriore. San Paolo ammonisce chiaramente, invitando ad un esame di coscienza: "Chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del Corpo e del Sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo Pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il Corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna" (1 Cor 11,27-29).

Innanzitutto, ci vuole partecipazione devota, perché i fiotti ven­gono solo se si "vive" la Santa Messa, solo se si partecipa attiva­mente. In ogni Santa Messa le Grazie che si possono ottenere sono infinite, perché la Santa Messa ha un valore infinito. Nella Santa Messa si riceve il Corpo e il Sangue di Gesù, cioè, chi mangia l'Eucaristia immette in sé, ciò che appartiene alla Persona di Gesù. Ci si riempie dello Spirito di Gesù. Si riceve maggiore Grazia.

Sono molti i frutti spirituali che si ottengono per mezzo della Santa Messa: 1) si ha maggiore Spirito Santo, che è lo stesso Spirito di Gesù; 2) vengono cancellati i peccati veniali; 3) si dà alle Anime del Purgatorio immenso sollievo nelle loro pene; 4) Dio elargisce benedizioni particolari; 5) si prepara un grado maggiore di Gloria da usufruirne poi in Cielo; 6) la tendenza al male diminuisce; 7) si ha più forza per vincere le tentazioni; 8) si ha superiore capacità a perdonare gli altri; 9) si amerà con più slancio; 10) viene diminui­to l'amor proprio, fonte di ogni cattiveria; 11) aumenta l'Amore Divino, l'Amore di Gesù nella propria anima; 12) ci si unisce più facilmente a Gesù; 13) si ha più Luce Divina che allontana le miserie umane.

Certamente questi flutti saranno più abbondanti, in relazione alla partecipazione interiore del Sacerdote alla Santa Messa. Il Sacerdote che celebra con più partecipazione interiore, quindi più unione a Gesù, più Grazie ottiene per sé e per tutti i fedeli presen­ti, assenti e coloro che sono lontani.

Ricevere la Santa Comunione significa lasciarsi assimilare da Gesù, introdursi nella Vita Divina di Gesù. "La Messa è ad un tempo e inseparabilmente il memoriale del Sacrificio nel quale si perpetua il Sacrificio della Croce, e il sacro banchetto della Comunione al Corpo e al Sangue del Signore. Ma la celebrazio­ne del Sacrificio eucaristico è totalmente orientata all'unione intima dei fedeli con Cristo attraverso la Comunione. Comunicarsi, è ricevere Cristo stesso che si è offerto per noi" (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1382).

La Chiesa insegna che il Sacrificio di Cristo e il Sacrificio dell'Eucaristia sono un unico Sacrificio: "Si tratta infatti di una sola e identica Vittima e lo stesso Gesù la offre ora per il mini­stero dei Sacerdoti, Egli che un giorno offrì Se stesso sulla Croce: diverso è solo il modo di offrirsi". "In questo divino Sacrificio, che si compie nella Messa, è contenuto e immolato in modo incruento lo stesso Cristo, che si offrì una sola volta in modo cruento sull'altare della Croce" (CCC 1367). "L'Eucaristia è dunque un Sacrificio perché ri-presenta (rende presente) il Sacrificio della Croce, perché ne è il memoriale e perché ne applica il frutto" (CCC 1366).

A ragione, San Tommaso d'Aquino poteva scrivere: "Tanto vale la celebrazione della Santa Messa quanto vale la morte di Gesù in Croce". E tutti i Santi che hanno meditato sul valore e l'effica­cia della Messa, sono stati devotissimi assistendovi come Serafini. Per il Santo Curato d'Ars "la Messa è la devozione dei Santi". Invece, numerosi fedeli non partecipano alla Messa, ma vi assisto­no, come si assiste ad uno spettacolo. Forse perché conoscono pochissimo della Santa Messa?

Essendo convinto di questo, San Leonardo da Porto Maurizio ripeteva di continuo a tutti quelli che lo incontravano: "O popoli ingannati, che fate voi? Perché non correte alle Chiese per ascoltare quante Messe potete? Perché non imitate gli Angeli che, quando si celebra la Santa Messa, scendono a schiere dal Paradiso e stanno attorno ai nostri altari in adorazione, per intercedere per noi?".

Ma già molti secoli prima, Sant'Agostino insegnava: "Tutti i passi che uno fa per recarsi ad ascoltare la Santa Messa sono da un Angelo numerati, e sarà concesso da Dio un sommo premio in questa vita e nell'eternità". La convinzione sull'Angelo era pure del Santo Curato d'Ars: "Com'è felice quell'Angelo Custode che accompagna un'anima alla Santa Messa".

Purtroppo, molti cattolici non hanno amore per la Santa Messa, probabilmente perché non ne conoscono bene il significato, ma è doloroso vedere sempre arrivare fedeli dopo l'inizio della Santa Messa e poi scappano via di corsa o cominciano a parlare in Chiesa subito dopo la fine della Santa Messa. Ma è ancora più triste sentire parlare durante la Santa Messa alcuni fedeli, che forse hanno scam­biato il luogo santo per un luogo di conversazione. Esorto quei fede­li che hanno difficoltà a restare in silenzio in Chiesa, ad approfondi­re la conoscenza della Santa Messa e di pregare di più il Signore Gesù per avere più Amore e più Grazia soprannaturale.

Il Concilio Vaticano II precisa: "La Chiesa si preoccupa viva­mente che i fedeli non assistano come estranei o muti spettatori a questo mistero di fede, ma che, mediante una comprensione piena dei riti e delle preghiere, partecipino all'azione sacra consapevol­mente, pienamente e attivamente; siano istruiti nella Parola di Dio, si nutrano alla mensa del Corpo del Signore, rendano grazie a Dio; offrendo l'Ostia immacolata, non soltanto per le mani del Sacerdote, ma insieme con Lui, imparino ad offrire se stessi, e di giorno in giorno, per mezzo di Cristo Mediatore" (SC II,48).

Solo con la Santa Messa possiamo rendere convenientemente grazie a Dio dei Suoi doni, per questo Sant'Ireneo scrive: "A que­sto fine è stato istituito il Sacrificio della Messa, perchè noi ren­dessimo grazie a Dio". Non c'è altra preghiera per rendere adegua­tamente grazie alla Santissima Trinità, per i benefici che riversa sul­l'umanità, se non con la Santa Messa. Ma con una partecipazione attenta, devota ed umile.

Sì, la Santa Messa è poco conosciuta, eppure è principalmente la Santa Messa a propiziarci favori da Dio. "Io credo che se non ci fosse la Messa, a quest'ora il mondo sarebbe già sprofondato sotto il peso delle sue iniquità. È la Messa il poderoso sostegno che lo regge", così affermava S. Leonardo da Porto Maurizio. Mentre S. Teresa d'Avila diceva alle monache: "Senza la Santa Messa che cosa sarebbe di noi? Tutto perirebbe quaggiù, perché soltanto essa può fermare il braccio di Dio". "Sarebbe più faci­le che la terra si reggesse senza sole, anziché senza la Santa Messa", asseriva convinto Padre Pio da Pietrelcina.

La Santa Messa ha un valore propiziatorio oltre che riparatorio, perché "con la preghiera noi domandiamo a Dio le Grazie; nella Santa Messa costringiamo Dio a darcele, diceva San Filippo Neri.

Sappiamo di Sacerdoti che celebravano piangendo. Padre Pio da Pietrelcina diceva: "Che cosa sono quelle poche lacrime di fron­te a ciò che avviene sull'altare? Torrenti di lacrime ci vorrebbe­ro!». Poteva dire questo, per avere lungamente meditato sull'im­portanza della Santa Messa e avere fatto esperienze mistiche duran­te la celebrazione del Sacrificio.

In ogni Santa Messa, Gesù immolato si offre Vittima di "espia­zione per i nostri peccati" (1 Gv. 2,2), versa il suo Divino Sangue "in remissione dei peccati" (Mt. 26,28). Non c'è nulla che si possa mettere alla pari del Sacrificio della Santa Messa. Il Concilio Vaticano II è molto chiaro quando parla della funzione sacerdotale e della Santa Messa: "Nella loro qualità di ministri delle cose sacre, e soprattutto nel Sacrificio della Messa, i Presbiteri agi­scono in modo speciale in Persona di Cristo, il quale Si è offer­to come Vittima per santificare gli uomini; sono pertanto invi­tati a imitare ciò che trattano, nel senso che, celebrando il mistero della morte del Signore, devono cercare di mortificare le proprie membra dai vizi e dalle concupiscenze» (PO III,13c).

Soprattutto nella Messa "se chiederete qualche cosa al Padre nel Mio Nome, Egli ve la darà" (Gv 16,23). "Ogni volta che il Sacrificio della Croce - col quale Cristo, nostro Agnello pasquale, è stato immolato -, viene celebrato sull'altare, si rinnova l'opera della nostra redenzione, afferma il Vaticano II (LG I,3).

I Sacerdoti "esercitano la loro sacra funzione soprattutto nel culto eucaristico o sinassi, dove, agendo in Persona di Cristo e pro­clamando il Suo mistero, uniscono i voti dei fedeli al Sacrificio del loro Capo; e nel Sacrificio della Messa rendono presente e appli­cano fino alla venuta del Signore l'unico Sacrificio della nuova alleanza, cioè il Sacrificio di Cristo che Si offrì al Padre una volta per sempre quale Vittima Immacolata " (LG 28).

Non appena il Sacerdote pronuncia le parole della consacrazio­ne, Gesù si rende presente sull'altare, senza considerare se il Sacerdote è buono o poco buono.

Il Sacerdote nella Santa Messa offre al Padre il Corpo di Suo Figlio morto in Croce; lacerato, con mani e piedi spaccati, avvolto dal Suo Preziosissimo Sangue. È poco tutto questo? Ah, se si com­prendesse un poco cosa significhi offrire a Dio Padre il Figlio morto in Croce in ogni Santa Messa?!

La Santa Messa è lo stesso Sacrificio del Calvario. Nella Santa Messa Cristo viene offerto dal Sacerdote sull'Altare, in memoria e rinnovazione del Sacrificio del Calvario. Ogni giorno, celebrando la Santa Messa, si rinnova misteriosamente la Passione e Morte di Gesù sulla Croce. La Santa Messa non è solo memoria del Sacrificio della Croce, ma è lo stesso Sacrificio della Croce; identi­co l'Offerente, identica la Vittima, cioè, Gesù, Dio Incarnato: Si tratta, infatti, di una sola e identica Vittima... Diverso è solo il modo di offrirsi.

In questo libro sono riportate due meditazioni: una meditazione molto interessante ed approfondita di Francisco Fernàndez­ Carvajal, mentre l'altra è di Padre Gnarocas. Inoltre, ci sono due schemi di due Sacerdoti, che spiegano le varie parti della Santa Messa. La chiara e bella meditazione di Francisco Femàndez­ Carvajal aiuta il lettore a valorizzare la Santa Messa, ad approfon­dire la conoscenza di essa, che mai prima aveva scoperto. La medi­tazione di Padre Gnarocas è più breve, concreta e molto importan­te come la prima.

Alla luce di questi nuovi approfondimenti la Santa Messa avrà un significato nuovo, diverso e tutto spirituale, perché ci si sarà convinti che essa è il Santo Sacrificio di Gesù del Calvario, che continua dopo duemila anni a offrirsi Vittima Innocente inchiodato in Croce sull'altare per la salvezza dei peccatori.

Scoprire la Santa Messa, significa arrivare in Chiesa almeno dieci minuti prima dell'inizio per prepararsi, per liberare la mente dalle preoccupazioni e da tutto ciò che è in contrasto con l'Amore di Gesù. Chi arriva prima, mostra certamente interesse per la Santa Messa, si dispone mentalmente e spiritualmente meglio, ma non basta: ripeto che bisogna conoscere il significato della Santa Messa per parteciparvi con molto amore ed attenzione. Per parteciparvi efficacemente. Arrivando prima, ci si concentra su quello che avver­rà sull'altare; chi si sacrificherà, per quale motivo e per chi; si rin­noverà nella mente il ricordo che la Santa Messa è lo stesso Sacrificio di duemila anni fa sul Calvario, e per questo bisogna esse­re composti ed attenti, perché Gesù realmente sente e vede tutto.

Per ricevere Grazie durante la Santa Messa, occorre disporsi interiormente, preparare l'anima all'incontro con Gesù, meditare anche per cinque minuti sulla Passione e Morte di Gesù, che si rin­noverà misticamente (spiritualmente) sull'altare, per il Santo Sacrificio che celebra il Sacerdote.

Scoprire la Santa Messa significa dare alla propria vita un nuovo orientamento; cambiare la vecchia mentalità, abbandonando e rifiu­tando ogni affetto al peccato; non essere più egoista e non sperare più di ottenere qualcosa in cambio, quando si aiuta una persona.

Scoprire la Santa Messa provoca nella persona una trasforma­zione sostanziale, perché la partecipazione e il cibarsi del Corpo di Gesù, riempie di Grazia l'anima e trasforma la vita, trasforma la mente. Conduce la persona a rifiutare ogni opera disonesta, ad avere terrore di commettere falsificazioni, a fuggire come la peste tutto ciò che offende il Signore Gesù. Questo significa scoprire la Santa Messa. E bisogna stare attenti, perché scoprire la Santa Messa non è tanto andarci spensieratamente la domenica o in altre occa­sioni: ma vivere la Santa Messa nella propria vita. Significa imi­tare Gesù Cristo, Colui che nel Santo Sacrificio si sacrifica nel silenzio, con Amore, sopportando insulti e calunnie, e perdona i Suoi nemici, anzi, ancora di più, li scusa: "Padre... non sanno quel­lo che fanno" (Lc 23,34). Significa imitare in ogni momento della propria vita la Sua misericordia, la Sua bontà, la Sua preghiera men­tre riceveva disprezzi e umiliazioni; la carità, morendo in Croce per salvare i peccatori; l'abbandono al Padre come segno di incondizionata fiducia alla Volontà del Padre; l'adempimento della Volontà del Padre, nonostante avesse dinanzi migliaia di nemici; la sopporta­zione amorosa di indicibili torture e sofferenze, della crocifissione con le mani e i piedi spaccati e trafitti. Vivere la Santa Messa signi­fica mettere in pratica le virtù di Gesù durante la Sua Passione.

La persona che vive seriamente la Santa Messa nella propria vita, si convertirà decisamente, rifiuterà ogni forma di peccato. Il drogato vincerà questa grave debolezza e non si bucherà più; chi odia, comincerà ad amare; chi conosce poco Gesù si unirà con il tempo a Lui, metterà al primo posto Gesù nella scala dei valori; pre­gherà con umiltà e devozione il Santo Rosario per chiedere aiuto all'Immacolata, Madre ed Avvocata dell'umanità; osserverà i 10 Comandamenti con attenzione; avrà un alto senso del peccato; chi è malato potrà guarire o ricevere la Grazia di sopportare serena­mente le sofferenze; chi non perdona, andrà a cercare l'altra parte per un abbraccio di pace; l'usuraio smetterà di farlo; chi ha rubato, non ruberà più e provvederà a restituire ciò che non gli appartiene; chi bestemmia imparerà a lodare il Signore; chi è schiavo del pec­cato avrà molta forza per liberarsi dalle catene e dalle reti della schiavitù; il povero troverà facilmente aiuti; il ricco aiuterà i pove­ri; l'amore regnerà nella persona; otterrà il dominio dei propri istin­ti, che non saranno più violenti ed insistenti; non sarà più avido di accumulare denaro; avrà una sensibilità squisita per aiutare i biso­gnosi; avrà un basso concetto di sé, cioè, sarà umile e rinnegato; non cercherà di prevalere sugli altri nelle discussioni, ma presente­rà i suoi pareri con semplicità; si sforzerà di trovare armonia ed unità con marito o moglie, con figli o genitori; espierà su questa terra i peccati, cioè, le pene da espiare diminuiranno; otterrà le Grazie che desidera, se servono per la sua santificazione; si impe­gnerà nella parrocchia, dando il suo contributo nelle opere; avrà una particolare attenzione per la propria vita spirituale, così farà ogni giorno la meditazione e l'esame di coscienza; chiederà al Padre Spirituale consigli; penserà alla vita eterna, a vivere per raggiunge­re il Paradiso; avrà maggiore delicatezza nel "trattare" amorosamente con il Padre celeste; raggiungerà la convinzione che Gesù è Risorto, è in mezzo a noi, opera ancora miracoli come duemila anni fa, aiuta sempre coloro che a Lui si rivolgono; adorerà lo Spirito Santo con completo abbandono; ed altro ancora sgorgherà nella propria persona: sarà, appunto, una persona nuova.

Sì, sarà una persona nuova, con più forza e più Grazia Divina, proprio perché la Santa Messa è un canale speciale per ricevere Grazie ed aumento della Grazia santificante.

Tante altre cose potrei scrivere dei frutti spirituali che scaturi­scono dalla devota ed attenta partecipazione alla Santa Messa, ma sono sicuro che ognuno riflettendo in cuor suo su se stesso, farà memoria delle Grazie ricevute, delle gioie provate durante il Santo Sacrificio, della pace ritrovata dopo avervi partecipato, dei senti­menti nuovi, diventati come quelli di Gesù.

Potenza della Santa Messa, chi potrà mai dare una spiegazione sufficiente ad essa? Gli Angeli meglio degli uomini comprendono la Santa Messa, ma neanche loro la comprendono fino in fondo, tanto è mistero infinito.

Anche noi, partecipando alla Santa Messa con devozione e unio­ne spirituale con Gesù che si offre al Padre in ogni celebrazione, possiamo aiutare Gesù, offrendocí insieme a Lui, in unione con Lui come vittime al Padre per i bisogni della Chiesa Cattolica, la con­versione dei peccatori e per aiutare le Anime del Purgatorio.

Diventiamo anche noi piccoli corredentori, figli della Corredentrice, di Colei che "per disposizione della divina Provvidenza fu su questa terra l’Alma Madre del Divino Redentore, generosamente associata alla Sua opera a un titolo assolutamente unico, e umile Ancella del Signore, concependo Cristo, generando­lo, nutrendolo, presentandolo al Padre nel Tempio, soffrendo col Figlio Suo morente in Croce, Ella cooperò in modo tutto speciale all'opera del Salvatore, con l'obbedienza, la fede, la speranza e l'ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo Ella è diventata per noi Madre nell'ordine della Grazia" afferma il Concilio Vaticano II (LG VIII,61).

Ritornando ai significati all'interno della Santa Messa, se è importante sapere che essa è lo stesso Sacrificio di duemila anni fa sul Calvario che si rinnova sull'altare, è anche importante conosce­re i significati dei riti nella celebrazione, per partecipare con mag­giore convinzione ed amore.

Quindi, dopo questa mia meditazione che serve anche da prefa­zione, ci saranno le due meditazioni. Farà molto bene conoscerle e leggerle con grande attenzione, leggerle lentamente e rimanere a rifletterci anche per lungo tempo. Penso, che dalla buona lettura e meditazione che si farà, la vita dovrà cambiare e tutto dovrà avere un senso diverso e nuovo, spirituale e sublime. Si capirà se la medi­tazione è stata fatta bene o male, dal desiderio che si avrà o non si avrà di partecipare alla Santa Messa spessissimo (anche ogni gior­no secondo le possibilità), e rimanere attenti, devoti e umili durante la celebrazione.

Ci sono molti fedeli assidui alla Santa Messa quotidiana, ed è una pratica molto efficace, non solo e primariamente per lodare e ringraziare Dio, ma anche per il guadagno spirituale che si riceve. Le Grazie che si ricevono sono numerose, e tutto dipende dalla nostra disposizione interiore. Certamente, la protezione divina sarà più forte sopra di noi, oltre le Grazie di ordine materiale che si pos­sono ricevere: guarire da una malattia, trovare un lavoro, non fare un'azione pericolosa, guidare la macchina ed evitare un incidente grave, non subire avversità da chi è contro, superare momenti criti­ci con facilità, avere pace in famiglia, andare d'accordo con le per­sone difficili, svolgere i propri compiti con successo. Sono comun­que innumerevoli le Grazie che si ottengono, partecipando con devozione alla Santa Messa. Ciò che bisogna ricordare, è la mag­giore presenza di Gesù nell'anima che partecipa alla Santa Messa: maggiore Grazia avrà chi incontra in amorosa visita il Figlio di Dio, l'Amore stesso venuto in mezzo a noi. Non bisogna d'altronde mai dimenticare, che partecipare alla Santa Messa è una necessità tua, che sei tu ad avere bisogno e quindi, in Chiesa ci devi andare essen­zialmente per adorare Gesù, per ringraziarlo e per lodarlo.

Sarà Lui poi a donarti le Grazie che ti occorrono dietro la tua preghiera, ma prima devi adorarlo, ringraziarlo e lodarlo. Ogni volta che entri in Chiesa, ogni volta che passi dinanzi una Chiesa, ma sempre quando ti trovi dentro la Chiesa o per la Santa Messa o per i tuoi momenti di preghiera.

Purtroppo, c'è chi scambia la Chiesa per un luogo di ricreazio­ne, per mormorare e anche calunniare, chi per illudersi di essere cattolico solo perché è amico di un Sacerdote, chi permette di fare delle cose che solitamente si fanno nei bar, chi per un luogo profa­no e chi per un luogo di azioni perverse. C'è chi sfoga la sua per­versione e c'è chi entra in Chiesa illudendosi che basta questo per amare Gesù. Ma non dimentico tutti coloro che entrano in Chiesa con vero amore per Gesù, che partecipano alla Santa Messa con devozione e vera partecipazione interiore ed esteriore, che conside­rano seriamente la Chiesa come la Casa di Dio, il luogo del Santo Sacrificio e la dimora di Gesù Eucaristico.

Oggi c'è perdita di amore verso la Santa Messa festiva, figuria­moci per quella feriale. È chiaro che la frequenza giornaliera indi­ca un particolare stato spirituale di chi vi si reca: amore a Gesù; devozione alla Santa Messa; una Grazia da chiedere; un conforto che si trova in Chiesa durante la Santa Messa; sofferenze negative scoperte nella propria persona e che solo l'Onnipotenza di Gesù potrà allontanare; anche abitudine creatasi nel tempo. Sono del parere, che chi si reca alla Santa Messa giornaliera, è spinto dall'a­more per Gesù e per i bisogni spirituali che si hanno.

Partecipare alla Santa Messa giornaliera è un impiegare il pro­prio tempo nel migliore dei modi. Quanto tempo si spreca inutil­mente nella giornata? Non si ha mezz'ora per lodare e ringraziare Gesù, per chiedere aiuti e protezioni per sé e per la famiglia? Quanto tempo davanti alla televisione? E per quale ragione: per vedere telenovele e certi films che allontanano da Gesù, tendono a fare dimenticare l'Amore di Dio, portano il cuore ad essere insensi­bile, duro e malvagio verso gli altri.

La televisione è una cosa buona, ma è usata male. Oggi, prevalentemente è usata per portare dissipazione, per distruggere le fami­glie e per rendere immorale la società. Un genitore che venisse a sapere che la propria figlia è continuamente disturbata da altri uomini per condurla alla prostituzione, cosa fa, non la difende?

E guardare, lasciare che gli altri familiari guardano quella tele­visione immorale, non significa lasciare educare i propri figli e tutta la famiglia a comportamenti immorali?

E’ proprio la televisione oggi uno dei mezzi più diabolici esi­stenti. C'è la televisione buona e che può seguire tutta la famiglia, ma è troppo poca. Trionfa e schiaccia tutto, quella televisione matrigna, che continua a uccidere i propri figli che rimangono per ore a guardarla, a guardare come è facile calpestare i Comandamenti e gli insegnamenti di Gesù Cristo; come si diventa obbedienti a messaggi demenziali, che inneggiano ad una falsa libertà, all'odio, all'adulterio, agli scandali sessuali, alla pornogra­fia, alle lotte fratricide, ad una cultura di morte e di violenza, allo sconvolgimento della famiglia, al divorzio, agli amori facili, alla corruzione, all'esaltazione della droga, degli aborti e di tutto ciò che disprezza il Vangelo di Gesù Cristo.

La televisione ha due aspetti: uno buono e uno cattivo, dipende dall'utente che sceglie le cose buone da guardare o le cose non buone. Da ciò che si vede in televisione ci si forma di conseguenza la propria mentalità, si agisce condotti da ciò che si vede e da ciò che si sente, e questo il più delle volte avviene in modo inconscio, senza che la persona se ne renda conto. Questo avviene a numero­se persone. Quante persone dicono tante frasi ridicole dopo avere visto telenovele e certi films? Proprio perché sono trasportate dalla propria debolezza a identificarsi con un dato personaggio. E se invece quel dato personaggio fosse una persona sana moralmente e virtuosa? Chi guarda la televisione sarebbe portato e probabilmen­te diventerebbe come quel personaggio sano moralmente e virtuo­so. Uno diventa ciò che vede e dice ciò che sente. È vero che non è una regola generale e non la prendiamo per tale, ma il più delle volte è proprio così.

La televisione cattiva predica continuamente e sottilmente la distruzione della famiglia, il rinnegamento dei valori morali e la perversione morale e sessuale. Quante persone seguono la televi­sione con spirito critico, mettendo in discussione quello che viene detto? Da come vanno le cose nel mondo, sembra che siano molte le persone che prendono ogni cosa che viene detta in televisione come oro colato.

Ogni parola che si ascolta dalla televisione deve essere valutata, esaminata alla luce del Vangelo, alla luce dell'insegnamento della Chiesa. Non si può credere a tutto quello che si ascolta, non si può dare credito a chi vuole con le sue parole e con le sue opere portar­ti a rinnegare Gesù, a non amare la Madonna e a distruggere la tua famiglia. Ci vuole molto a capire che oggi ci sono molte belve, che con dolci parole vogliono mangiare la tua libertà, la tua vita spiri­tuale e ogni tuo valore cristiano?

La Santa Messa potrà diventare una riparazione giornaliera a tutto quello che è contro Dio e che segue la morale cristiana. Basta convincersi dell'importanza della Santa Messa, del bisogno che se ne ha, della mezz'ora che doverosamente si deve dedicare a Dio, dato che Lui si dedica da sempre totalmente a noi.

È importante da parte dei fedeli, mettere un'intenzione prima dell'inizio della Santa Messa. Il Sacerdote offre al Padre il Figlio Divino immolato nella Santa Messa e chiede al Padre con un'inten­zione (per i defunti o per i vivi) di aiutare la persona o le persone per cui viene celebrata la Santa Messa. Mentre i fedeli possono mettere l'intenzione di offrire al Padre la loro partecipazione alla Santa Messa.

La partecipazione dei fedeli è attiva, e chi ne è consapevole, offre l'innocente Gesù al Padre chiedendo Grazie e il perdono per i peccati commessi, ma la Grazia arriva secondo la sua partecipazio­ne interiore, secondo le sue disposizioni spirituali. I fedeli offrono anche la Santa Comunione che mangiano per chiedere Grazie o per riparare i peccati che si commettono contro i Sacratissimi Cuori di Gesù e di Maria.




OFFLINE
Post: 1.222
Sesso: Femminile
05/09/2009 11:48

PER OGNI GIORNO SI POSSONO GIA STABILIRE LE INTENZIONI:

LUNEDÌ: si prega per tutti i giovani, per riparare le impurità;

MARTEDÌ: si prega anche oggi per i giovani e per riparare i cri­mini e gli scandali;

MERCOLEDÌ: si prega per tutti i genitori, per riparare le bestemmie e i discorsi scandalosi;

GIOVEDÌ: si prega per il Papa, i Vescovi, i Sacerdoti e si ripara­no i sacrilegi eucaristici e della Confessione;

VENERDÌ: si prega per i Religiosi e le Religiose, per riparare gli odi nel mondo e le mancanze di carità;

SABATO: si prega per i moribondi e le Anime del Purgatorio, mentre si riparano i peccati della droga, dei divorzi, della prostitu­zione, degli aborti e della stampa cattiva;

DOMENICA: si prega per la conversione di tutti i peccatori e si ripara la profanazione della Santa Messa festiva.

Riguardo lo svolgersi della Santa Messa, passo a dare una bre­vissima spiegazione sui significati, ma prima chiarisco che l'altare rappresenta il Calvario e per questo deve essere più elevato; il marmo è chiamato Mensa, perché vi si compiono i Sacri Misteri; sistemata al centro dell'altare è posta la Pietra Sepolcrale, che con­tiene le reliquie dei Martiri, anche se il Martire per eccellenza è Gesù, che in ogni Santa Messa ritorna ad offrirsi Vittima al Padre. L'altare viene coperto con alcune tovaglie pulite e decorose, con le candele accese, che sono simbolo della nostra Fede, che illumina la mente e riscalda il cuore. È importante sapere che le parti fonda­mentali della Messa sono due: "Liturgia della Parola" e "Liturgia Eucaristica", e sono strettamente collegate. Sia la Parola che l'Eucaristia ci nutrono, ma dipende dalla nostra disposi­zione ricevere adeguato nutrimento. Chi partecipa con attenzione e devozione, sarà stato più nutrito dalla Grazia di Gesù, mentre chi non è attento e né devoto, riceverà poco cibo spirituale, e per que­sto non crescerà, non farà progressi nella vita spirituale. Rimarrà sempre poco maturo nella vita spirituale.



INGRESSO:

il Sacerdote bacia l'altare, fa il segno della Croce e si umilia, recita il Confiteor (confesso a Dio...), chiede con il popolo pietà al Signore e dispone il cuore con atti di umiltà, anche in silenzio. Si fa l’esame di coscienza.

PREGHIERA:

è la colletta, che raccoglie tutte le preghiere dei partecipanti, tutte le intenzioni e le rivolge al Signore. Prima di questa preghiera (col­letta) nei giorni festivi c'è l'inno di lode e di acclamazione a Dio con il Gloria. Se non c'è il Gloria, con la preghiera recitata dal Sacerdote si chiede al Signore di concedere nella Santa Messa le Grazie richieste da tutti i partecipanti;

LETTURA:

dopo avere pregato, c'è l'insegnamento. La lettura o le due letture prima del Vangelo ci fanno conoscere la Parola di Dio, ciò che Dio vuole dire ad ognuno di noi. E’ Dio che parla attraverso le letture, ed è commovente pensare a questo, a un Dio che si rivolge a noi per amore. Questa Parola è Grazia Divina, per questo motivo di dice alla fine: "Rendiamo grazie a Dio".

VANGELO:

il Vangelo ci rivolge l'insegnamento più importante: quello detto da Dio incarnato. La Parola del Vangelo è Parola di vita, e i frutti sono abbondanti, quando si meditano le parole del Vangelo che si ascol­ta. Ci si mette in piedi per rispetto a Colui che ci rivolge le parole: Gesù. In piedi anche per mostrare la nostra sollecitudine nel voler mettere in pratica gli insegnamenti. Insieme al celebrante i fedeli fanno tre segni di croce: uno sulla fronte, sulle labbra e sul cuore. Significa che la Parola di Dio deve rimanere nella mia mente per meditarla, sulle mie labbra per annunciarla agli altri, nel mio cuore per amarla devotamente e conservarla. Il bacio dato dal Sacerdote è l'espressione della preziosità del Vangelo. Segue la predica nei giorni festivi e quando vi è necessità. È chiaro che segue con atten­zione la predica chi vuole crescere nella vita spirituale, chi vuole sapere cosa è bene fare e cosa è bene non fare nella vita.

CREDO:

dopo avere ascoltato la proclamazione del Vangelo, ed eventual­mente l'omelia, il Sacerdote ed i fedeli recitano insieme la Professione della propria Fede. Il Credo si chiama anche Simbolo Apostolico, e contiene l'insieme delle principali Verità rivelate da Dio. È importante recitare il Credo con attenzione e partecipazione, perché è anche un lodare e adorare la SS. Trinità, credere con mag­giore convinzione alle Verità della Dottrina Cattolica. Non basta conoscere le Verità della nostra Fede, ma bisogna amarle, e questo è facile approfondendole, studiandole e meditandole. Una maggio­re conoscenza comporta una maggiore Fede e una maggiore fiducia in Gesù Salvatore, buono e misericordioso, che continua a salvare, a sanare, a guarire e a perdonare.

OFFERTORIO:

il Sacerdote offre al Padre il pane e il vino da consacrare, che diven­teranno Corpo e Sangue di Gesù, per la transustanziazione (cam­biamento) delle due specie. Il Sacerdote offre il Santo Sacrificio insieme ai fedeli, che sono parte attiva e quindi partecipano alla Santa Messa, e non assistono come passivi spettatori. I fedeli pre­gano con il Sacerdote, anche se è necessario il Sacerdote per com­piere il Sacrificio.

Le poche gocce di acqua che il Sacerdote aggiunge al vino, indica­no l'unione delle due nature in Gesù: quella Divina e quella umana. Ciò che il Sacerdote offre sulla mensa dell'altare, servirà per il bene di tutti, infatti i fedeli rispondono: "Il Signore riceva dalle tue mani questo Sacrificio, a lode e gloria del Suo Nome, per il bene nostro e di tutta la Sua Santa Chiesa ".

A questo punto, ogni fedele può fare l'offerta personale, può offrire se stesso, la sua vita in riparazione dei propri peccati e dei peccati del mondo; offre i propri peccati, i peccati del mondo, affinché nel Santo Sacrificio vengano distrutti. È importante offrirsi insieme a Gesù al Padre, unire i propri meriti ai meriti infiniti di Gesù per la conversione dei peccatori e la pace nel mondo. Pregare per le pove­re Anime del Purgatorio e per tutti coloro che si affidano alle nostre preghiere. Ci sono quelle persone che si sono offerte a Dio come vittime per la salvezza dei peccatori, ed è bene rinnovare la propria offerta in questo momento.

PREFAZIO:

il Prefazio è una lode solenne rivolta al Padre in ringraziamento per l'opera della Salvezza. Si recita dopo la preghiera sulle offerte e i fedeli rispondono tre volte a tre inviti del Sacerdote: "Il Signore sia con voi ...; in alto i nostri cuori...; rendiamo grazie al Signore nostro Dio... ".

PREGHIERA EUCARISTICA:

è la preghiera di azioni di grazie e di santificazione. Questo è il momento più importante di tutta la Santa Messa.

CONSACRAZIONE:

dopo le parole della consacrazione Gesù è sull'altare nella forma eucaristica, ed è lo stesso Gesù vissuto duemila anni fa e morto in Croce. Sull'altare c'è un miracolo, il più grande miracolo. Questo è il momento per adorare Gesù, per ringraziarlo di tutti i benefici elargiti e per il Suo Amore per ognuno di noi. Si cerca tante volte l'aiuto di Gesù, ma proprio ora Lui è vivo e vero sull'altare, pronto ad esaudire le richieste di aiuto, a donare Grazia a chi la cerca, a sanare i malati, a liberare dalle tentazioni e negatività, a donare il Suo Amore a tutti. La trasformazione o transustanziazione del pane e del vino in Corpo e Sangue di Gesù, significano che realmente, veramente e sostanzialmente Gesù è sull'altare, e tu Lo adori e ringrazi nella misura della Fede che hai.

PADRE NOSTRO:

la preghiera di Gesù rivolta al Padre, in ogni Santa Messa è ripetu­ta dall'assemblea come atto di amore a Colui che ha permesso e per­mette il Santo Sacrificio per la salvezza degli uomini. Insieme a Gesù si rivolge al Padre la supplica di liberarci dal male, di aiutar­ci sempre. È la preghiera per eccellenza, la preghiera in cui si rico­nosce il Padre di Gesù come Padre nostro.

SCAMBIO DELLA PACE:

è curioso vedere a questo punto delle persone che girano per la Chiesa per scambiare il segno della pace, ignorando che la pace si deve scambiare con il cuore, deve essere il tuo cuore ad amare, a perdonare, a portare negli altri la pace di Gesù. Ci sono persone che in Chiesa scambiano la pace con tutti, sorridono, storcono le labbra per salutare, ma poi fuori la Chiesa sono dei veri e propri demoni, perché portano la guerra nelle famiglie, disprezzano gli altri e fomentano i litigi. Che significa? Che queste persone intendono prendere in giro Dio e le altre persone, ignorando che si prendono in giro da loro stessi. Gesù insegna: "Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono " (Mt 5,24-25). Gesù spiega che non serve a niente andare a Messa se poi si odia il prossimo, se si ha una mentalità maligna che cerca di portare scompigli e non pace. Bisogna andare a Messa dopo avere trovato la pace con tutti, avere perdonato tutti, altrimenti è un inganno, un perdere tempo. Di sicuro è meglio andare che non andare, ma è bene andare con l'animo umile, misericordioso verso tutti e penitente.

COMUNIONE:

dopo la consacrazione, questo è l'altro momento di Grazia.

Addirittura, si riceve la Grazia stessa, Gesù che viene dentro di noi come Cibo Eucaristico. Purtroppo, in certi cattolici c'è discreta ignoranza sulla Fede e vanno a mangiare il Corpo di Gesù in pec­cato mortale. Si mette Gesù lì dove c'è il peccato. La Chiesa conti­nua ad insegnare che la Santa Comunione si fa solo se si è in Grazia o al massimo, con peccati veniali, cioè leggeri, che si eliminano recitando l'atto di dolore e partecipando con devozione alla Santa Messa. Perché mangiare il Corpo di Gesù è un vero e proprio mira­colo. Che senso ha fare la Santa Comunione quando non si ama Gesù e Lui non fa parte della tua vita? Bisogna chiedersi se fare la Santa Comunione domenicale è sentita come necessità per incon­trare Gesù o come semplice abitudine. Vorresti parlare o abitare con uno che non ti ama e che ti è contro? No. Anche Gesù vuole incon­trare e vuole abitare nei cuori che Lo amano e non Lo disprezzano, perché fare la Comunione in peccato mortale è disprezzare Gesù e il Suo Amore. Che serve fare la Comunione se si odia di continuo il prossimo, se si calunnia, se si perseguita il prossimo innocente? È un illudersi di essere cattolici, di frequentare la Santa Messa. Ma Gesù è contento di questi cattolici? Per piacere a Gesù, bisogna votarsi per Gesù ed eliminare tutto ciò non piace a Gesù. Se non si perdona il prossimo, neanche si riceve il perdono da Gesù.

BENEDIZIONE FINALE:

il Sacerdote congeda i fedeli benedicendoli, e i fedeli devono por­tare questa benedizione a tutti coloro che incontrano. Anche se il Sacerdote dice che la "Messa è finita", i fedeli devono subito dopo cominciare la loro messa, cioè, devono vivere in forma spirituale e praticare quello che ha vissuto Gesù nella Santa Messa. Come Gesù nella Santa Messa ritorna a morire spiritualmente in Croce, così il vero cattolico deve morire ogni giorno a se stesso, deve rinnegarsi, deve continuamente lavorare per distruggere il proprio orgoglio e la propria superbia. Se non ci si comporta così, allora veramente la Messa finisce in Chiesa. Invece, tutta la nostra vita deve essere una Santa Messa, vivere immolati con Gesù alla nostra croce e non alla Sua, in quanto è di dolore inaudito e infinito. Ognuno deve rimane­re inchiodato alla propria croce, portarla con amore e umiltà, rin­novando ogni giorno la propria unione a Gesù Crocifisso e per amore Suo, sopportare in silenzio le pene, le sofferenze e le catti­verie che possono arrivare dall'esterno.

E' semplice comprendere i significati dei riti della Santa Messa, basta fissare nella mente le fasi più importanti, conoscere bene i significati spirituali dei riti e meditare spesso sulla Santa Messa come Santo Sacrificio, che si compie sotto i nostri occhi, sull'alta­re.

In fondo al libro ci sono due schemi, di cui il PRIMO è più litur­gico, immediato e facilmente comprensibile, in quanto passa in ras­segna ogni momento della Santa Messa. Il SECONDO schema, oltre a spiegare le parti della Santa Messa, offre anche riflessioni spiritua­li, che aiutano a prendere maggiore coscienza su come partecipare.

Possa questo libro aiutare tantissime anime a partecipare alla Santa Messa come piace a Gesù e ad offrirsi al Padre insieme a Gesù, per ottenere Grazie personali e per la conversione dei pecca­tori, per i bisogni della Chiesa, la santificazione dei Sacerdoti e la liberazione delle Anime del Purgatorio.

Maria Santissima aiuti il lettore ad amare e a partecipare alla Santa Messa con il Suo Cuore Immacolato, con il Suo Amore verso Gesù Crocifisso, che è Risorto ed è vivo e vero in mezzo a noi nell'Eucaristia, come generoso e misericordioso dispensatore di Grazie. Gesù Risorto ha vinto, anche noi dobbiamo continuare a vincere insieme a Gesù e a Maria.


[SM=g27998]

OFFLINE
Post: 1.222
Sesso: Femminile
05/09/2009 11:50

SACRIFICIO DELLA CROCE E SACRIFICIO DELLA SANTA MESSA di Padre Gnarocas

Gesù Cristo, per la sua infinita bontà misericordiosa verso di noi, volle espiare il peccato originale e i nostri peccati personali per darci la possibilità di ridiventare figli di Dio ed eredi del Paradiso. Per fare questo Gesù consumò il suo martirio, iniziato fin dalla sua concezione nel seno purissimo della sempre Vergine Maria, con la sua Passione e Morte sul patibolo della Croce. Ma per applicare all'umanità i meriti della sua Redenzione lungo i secoli fino alla fine del mondo istituì il Sacrificio della Santa Messa.

La Santa Messa quindi è la rinnovazione del Sacrificio della Croce, infatti:

1) Il Sacrificio della Croce fu offerto all'Eterno Padre.

2) Nel Sacrificio della Croce la Vittima offerta al Padre fu Gesù Cristo.

3) Il Sacrificio si compì colla distruzione della Vittima divina, Gesù Cristo, mediante la morte reale della sua Umanità Santissima sulla Croce.

4) Sulla Croce il Sacerdote che offrì la Vittima al Padre fu Gesù stesso.

1) Il Sacrificio della Messa si offre all'Eterno Padre.

2) Nel Sacrificio della Messa la Vittima offerta al Padre è Gesù Cristo.

3) Il Sacrificio della Messa si compie con la distruzione della Vittima divina, Gesù Cristo, mediante la morte mistica della sua umanità Santissima sull'Altare.

4) Nella Messa, il Sacerdote che offre la Vittima al Padre è Gesù stesso per mezzo del Sacerdote Ministeriale.

La differenza tra il Sacrificio della Croce e il Sacrificio della Messa sta in questo:

A) Gesù sulla Croce si offrì al Padre in modo cruento, con spargimento di Sangue.

B) Col Sacrificio della Croce Gesù meritò agli uomini tutte le Grazie che costituiscono i meri­ti del Sacrificio della Croce.

A) Gesù nella Messa si offre al Padre in modo incruento, senza spargimento del suo Sangue, ma misticamente.

B) Col Sacrificio della Messa Gesù applica agli uomini i meri­ti del Sacrificio della Croce.

Perciò Gesù Cristo, realmente presente alla Santa Messa, offre al Padre Celeste, sotto forma sacramentale, la sua immolazione sulla Croce. Al riguardo il Concilio Vaticano II dice: "Nostro Signore, all'ultima Cena, la notte in cui si sarebbe sacrificato, istituì il Sacrificio Eucaristico del suo Corpo e del suo Sangue, per perpe­tuare il Sacrificio della Croce lungo i secoli fino a che Egli venga".

Il Papa Pio XII si esprimeva così: "Dall'altare del Golgota non è diverso l'altare delle nostre Chiese; anche esso è un monte sor­montato dalla Croce e dal Crocifisso, dove si attua la riconcilia­zione fra Dio e l'uomo ".

Paolo VI a chiusura dell'Anno della Fede (30 giugno 1968), nel­l'importante documento sulla solenne Professione di Fede dice: "Noi crediamo che la Messa celebrata dal Sacerdote, che rappre­senta la persona di Cristo in virtù del potere ricevuto nel Sacramento dell'Ordine, e da lui offerta nel nome di Cristo e dei membri del suo Corpo Mistico, è il Sacrificio del Calvario reso sacramentalmente presente sui nostri altari".

Il Sacrificio della Messa, che la Chiesa offre di continuo a Dio in tutto il mondo, placa la Giustizia, ne arresta i castighi e ottiene all'uomo Grazia e perdono. Si comprende allora perché Dio non ci castiga come faceva anticamente nel Vecchio Testamento, benché nei tempi attuali i peccati sono aumentati di molto in numero e gra­vità. In ogni parte del mondo c'è sempre una Messa che viene celebrata in cui Gesù Cristo, rioffrendosi al Padre, grida: "Padre, mise­ricordia!". E il Padre sente l'amato Figlio e l'ascolta.

San Timoteo di Gerusalemme afferma che la terra è debitrice della propria conservazione alla Santa Messa, senza di questo Sacrificio i peccati dell'uomo l'avrebbero già distrutta.

"In ogni Messa - dice San Tommaso d'Aquino - si trova tutto il frutto che Gesù Cristo ha meritato sulla Croce: tutto il frutto della Passione e Morte del Signore è il frutto di ogni Messa".

S. Alfonso Maria de' Liguori dice: "Tutta la gloria che gli Angeli e i Santi hanno dato e daranno a Dio con le loro virtù, opere buone, penitenze ecc. non potrà mai eguagliare la gloria che glie­ne dà una sola Messa perché tutta la gloria di tutte le creature del Cielo, del Purgatorio e della terra è limitata, mentre la gloria data a Dio da una sola Messa è illimitata, infinita e Dio stesso non può fare che vi sia un'azione più santa e più grande della celebrazione della Messa". Perciò la Santa Messa è l'azione che maggiormente glorifica Dio e più efficacemente placa la Giustizia divina verso i peccatori, che apporta maggior abbondanza di bene su questa terra, che più abbatte le forze dell'inferno e apporta maggior suffragio alle Anime del Purgatorio, per cui il Concilio di Trento afferma: "Bisogna confessare che l'uomo non può fare opera più santa e divina del tremendo Sacrificio della Messa".

Prodigio ineffabile, mistero sublime che si compie sull'altare men­tre si celebra la Santa Messa. E' Gesù Cristo che, Vittima di valore infinito, s'immola per noi e si offre all'Eterno Padre per soddisfare ai nostri peccati e per impetrarci i tesori della sua infinita Misericordia. Con la Messa Dio riceve l'adorazione perfetta, il ringraziamento pieno, la soddisfazione completa, la preghiera onnipotente.

Diceva Gesù alla grande mistica Santa Gertrude: "Sii sicura che a chi ascolta devotamente la Santa Messa, manderò, negli ultimi istanti della sua vita, per confortarlo e proteggerlo tanti dei miei Santi, quante saranno state le Messe da lui bene ascoltate ".

Una Messa, ascoltata bene durante la vita presente, è per noi molto più proficua e salutare di molte Messe ascoltate o fatte celebrare da altri per noi dopo la nostra morte. Come non compiangere quei fedeli, più pagani che cristiani, i quali non si curano affatto o ben poco di partecipare alla Messa festiva che perdono per ogni più futile motivo. Santa Maria Goretti per andare a Messa la domenica, alle volte percorreva a piedi, tra andata e ritorno, 22 chilometri.

Nella nostra vita di ogni giorno dovremmo preferire la Santa Messa ad ogni altra opera buona perché, dice San Bernardo, si merita di più ascoltando devotamente una Santa Messa che col dis­tribuire ai poveri tutte le proprie sostanze e col girare pellegrinan­do per tutta la terra. E non può essere diversamente perché nessuna cosa al mondo può avere il valore infinito di una Messa. Il martirio non è nulla, diceva il Santo Curato d'Ars, in confronto della Messa, perché il martirio è il sacrificio dell'uomo a Dio, mentre la Messa è il Sacrificio di Dio per l'uomo! La Santa Messa è quindi la devo­zione delle devozioni alla quale dovremmo partecipare, possibil­mente, tutti i giorni.

Un giorno fu domandato a P. Pio da Pietralcina: "Padre, spie­gateci la Messa".

- Figli miei, come posso spiegarvela? La Messa è infinita come Gesù... Chiedete ad un Angelo che cosa sia la Messa ed egli vi risponderà con verità: Capisco che cosa e perché si fa, ma non comprendo quanto valore abbia. Un Angelo, mille Angeli, tutto il Cielo sanno questo e così pensano.

- Padre, come dobbiamo ascoltare la Messa?

- Come vi assistettero la Santissima Vergine e le pie donne. Come assistette San Giovanni al Sacrificio Eucaristico e a quello cruento della Croce.

- Padre, che benefici riceviamo assistendo alla Santa Messa? - Non si possono enumerare. Li vedrete in Paradiso.

- Altra risposta: nell'assistere alla Messa rinnova la tua Fede e medita quale Vittima s'immola per te alla Divina Giustizia per pla­carla e renderla propizia. Non allontanarti dall'altare senza versare lacrime di dolore e di amore per Gesù Crocifisso, per la tua eterna

salute. La Vergine Addolorata ti terrà compagnia e ti sarà di dolce ispirazione.

Se ci fossimo trovati sul monte Calvario, mentre Gesù agoniz­zava sulla Croce per nostro amore, per la nostra salvezza, con quali sentimenti avremmo assistito a quella scena d'immenso dolore e d'infinito amore?

Ebbene con gli stessi sentimenti dovremmo assistere alla Santa Messa, perché sull'altare è lo stesso Gesù, che compie, in un modo misterioso ma vero, lo stesso Sacrificio della Croce per nostro amore e per la nostra salvezza eterna.

Assistendo, quindi, devotamente alla Santa Messa ed offrendo a Dio, insieme col Sacerdote, il Santo Sacrificio, noi onoriamo Dio in modo degno di Lui, soddisfacciamo alla Divina Giustizia per i nostri peccati, ringraziamo Dio in modo conveniente, aiutiamo le Anime del Purgatorio, otteniamo la conversione dei peccatori, apriamo il tesoro delle Grazie Divine per noi e per il mondo intero.

Perciò, quanto è consigliabile e proficuo partecipare alla Santa Messa non solo nei giorni festivi, ma ogni qualvolta lo possiamo anche nei giorni feriali. Diceva il grande missionario San Leonardo da Porto Maurizio: "Oh, se capissimo quale tesoro è la Santa Messa! Le Chiese sarebbero sempre zeppe. Benedetto chi ascolta la Santa Messa ogni giorno!"

Aveva capito questo il grande scrittore Alessandro Manzoni. Un suo amico si recò a fargli visita nel pomeriggio di un giornata invernale con vento freddo e pioggia. Trovò l'illustre amico di umore cattivo.

- Che cosa è capitato? - gli chiese l'amico stupito.

- C'è che stamane i miei familiari non hanno voluto che io andassi in Chiesa col pretesto del tempo cattivo!

- Ma scusi, mi pare che abbiano fatto benissimo! C'era da pren­dersi un malanno sicuro alla sua età...

- Ed io vi dico invece - ribattè Alessandro Manzoni con forza ­che hanno fatto malissimo e glielo provo. Supponga che io avessi vinto a una lotteria un premio ricchissimo; supponga che scadesse proprio oggi il tempo per riscuoterlo e che per la riscossione aves­si dovuto presentarmi personalmente, crede lei che per paura del cattivo tempo mi avrebbero fatto perdere il premio obbligandomi a stare in casa? L'amico non seppe rispondere.



OFFLINE
Post: 1.222
Sesso: Femminile
05/09/2009 11:53

LA MESSA, CENTRO DELLA VITA CRISTIANA di Francisco Fernàndez-Carvajal

HA OFFERTO SE STESSO PER TUTTI GLI UOMINI. LA DONAZIONE DI NOI STESSI

La donazione piena di Cristo, che culmina sul Calvario, è l'invi­to più pressante a corrispondere al suo grande amore per ciascuno di noi. Sulla Croce Gesù ha consumato la sua sottomissione com­pleta alla Volontà del Padre e il suo amore per gli uomini, per cia­scuno di loro: "Mi ha amato e ha dato se stesso per me " (Gal 2,20). Davanti a questo insondabile mistero d'amore dovrei domandarmi: che faccio per Lui? Come corrispondo al suo amore?

Sul Calvario nostro Signore, Sacerdote e Vittima, ha offerto se stesso al Padre celeste, spargendo il suo Sangue, che si separò dal Corpo. Si è compiuta così, fino in fondo, la Volontà del Padre. Fu desiderio del Padre che la Redenzione si realizzasse in questo modo; Gesù l'ha accolto con amore e con la più completa sottomis­sione. L'essenza del suo Sacrificio sta in questa offerta intima di se stesso. Sta nella sottomissione amorosa, senza limiti, alla Volontà del Padre.

Il Sacrificio della Croce è unico. Sacerdote e Vittima sono un'u­nica e medesima Divina Persona: il Figlio di Dio fatto Uomo. Gesù non fu offerto al Padre, da Pilato o da Caifa, o dalla moltitudine riunita ai suoi piedi. Fu Lui che sacrificò se stesso. Gesù ha vissu­to in perfetta identificazione con la Volontà del Padre ogni momen­to della sua vita terrena, ma è sul Calvario che la sua donazione rag­giunge la manifestazione suprema.

Noi, che vogliamo essere imitatori di Gesù, che desideriamo solo che la nostra vita sia il riflesso della sua, dobbiamo chiederci, nella nostra preghiera di oggi, se sappiamo unirci all'offerta di Gesù al Padre, accettando la Volontà di Dio in ogni momento, nelle gioie e nelle contrarietà, nelle occupazioni della giornata, nei momenti più difficili, nell'insuccesso, nel dolore, o nella malattia, e nei momenti facili, quando ci sentiamo pieni di gioia.

"Madre e Signora mia, insegnami a pronunciare un - sì- che, come il Tuo, si identifichi col grido di Gesù davanti a suo Padre: Non mea voluntas... (Lc 22, 42): non sia fatta la mia volontà, ma quella di Dio " scrive Escrivà.



LA SANTA MESSA, RINNOVAMENTO DEL SACRIFICIO DELLA CROCE

Per meditare sull'unità che esiste tra il Sacrificio della Croce e la Santa Messa, fissiamo la nostra attenzione sull'offerta interiore che Cristo fa di se stesso, con donazione totale e sottomissione amoro­sa a suo Padre. La Santa Messa e il Sacrificio della Croce sono il medesimo e unico Sacrificio, anche se nel tempo sono separati; la totale sottomissione amorosa di nostro Signore alla Volontà del Padre torna a farsi presente, senza le circostanze dolorose e cruen­te del Calvario. L'offerta interiore di se stesso è identica sul Calvario e nella Messa: è l'olocausto di Cristo. Il Sacerdote è lo stesso, identica la Vittima, identiche l'oblazione e la sottomissione alla Volontà del Padre; è diversa la manifestazione esteriore del medesimo Sacrificio: sul Calvario attraverso la Passione e Morte di Gesù; nella Messa attraverso la separazione sacramentale, non cruenta, del Corpo e del Sangue di Cristo mediante la transustan­ziazione del pane e del vino.

Nella Messa il Sacerdote è mero strumento di Cristo, Sommo ed eterno Sacerdote. Cristo offre se stesso in ogni Messa, allo stesso modo in cui si è offerto sul Calvario, anche se nella Messa lo fa attraverso un Sacerdote, il quale agisce in persona Christi. Perciò "ogni Messa, anche se privatamente celebrata da un Sacerdote, non è tuttavia cosa privata, ma azione di Cristo e della Chiesa, la quale nel Sacrificio che offre ha imparato a offrire sé medesima come Sacrificio universale, applicando per la salute del mondo intero l'unica e infinita virtù redentrice del Sacrificio della Croce ", ha scritto Paolo VI nella Mysterium fidei.

Lo stesso Cristo, in ogni Messa, si offre manifestando la dona­zione amorosa a suo Padre celeste, che ora si esprime attraverso la Consacrazione del pane e, separatamente, la Consacrazione del vino. È il momento culminante, l'essenza, il nucleo, della Santa Messa.

La nostra meditazione, oggi, ci offre l'opportunità di chiederci come assistiamo e partecipiamo alla Santa Messa. "Stai lì con le stesse disposizioni con cui la Vergine Santissima stava sul Calvario, poiché si tratta di essere alla presenza dello stesso Dio e della consumazione dell'identico Sacrificio?"; diceva il Santo Curato d'Ars. Cosa ci vuole per crescere nella Grazia di Dio? Amore, identificazione piena con la Volontà di Dio, offerta di sé, desiderio di corredenzione.



VALORE INFINITO DELLA SANTA MESSA

Il Sacrificio della Messa, poiché è sostanzialmente identico al Sacrificio della Croce, ha un valore infinito. In ogni Messa l'adora­zione, il rendimento di grazie, la riparazione sono offerte infinite, indipendentemente dalle disposizioni concrete di coloro che vi assi­stono e del celebrante, poiché è Cristo il Sacerdote che offre ed è la Vittima che si offre. Di conseguenza non esiste un modo più per­fetto di adorare Dio dell'offerta della Messa, nella quale suo Figlio Gesù Cristo è Vittima e Sommo Sacerdote.

E neppure c'è un modo più perfetto di rendere grazie a Dio per la sua infinita misericordia verso di noi: nulla risulta più gradito a Dio del Sacrificio dell'altare. Ogni volta che si celebra la Santa Messa, a motivo dell'infinita dignità del Sacerdote e della Vittima, vengono riparati tutti i peccati del mondo: si tratta dell'unica, per­fetta e degna riparazione, alla quale dobbiamo unire i nostri atti di penitenza. É l'unico Sacrificio adeguato che noi uomini possiamo offrire, e attraverso il quale le nostre attività quotidiane, il nostro dolore e le nostre gioie possono acquistare un valore infinito. La Santa Messa "è realmente il cuore e il centro del mondo cristia­no" (Giovanni Paolo II).



LA NOSTRA PARTECIPAZIONE AL SACRIFICIO

La Chiesa nostra Madre ci invita a partecipare all'atto più subli­me che si realizza ogni giorno, in modo CONSAPEVOLE, DEVOTO E ATTIVO. Dobbiamo particolarmente curare di stare attenti e raccolti nel momento della Consacrazione; in quegli istan­ti cercheremo l'intimità di Colui che, Sacerdote e Vittima, si offre per amore a Dio Padre come fece sul Calvario. Questo Sacrificio diventerà allora il centro della nostra vita quotidiana, così come lo è di tutta la liturgia e della vita della Chiesa. La Santa Messa, il cen­tro della vita della Chiesa e di ogni cristiano.

La nostra unione con Cristo, al momento della Consacrazione, sarà tanto più piena quanto più siamo identifi­cati con la Volontà di Dio, e disposti a una dedizione generosa. Uniti al Figlio offriamo al Padre la Santa Messa, e nello stesso tempo offriamo noi stessi per Lui, con Lui e in Lui. Quest'atto di unione dev'essere così profondo e vero da penetrare ogni nostra giornata e influire decisamente nel lavoro, nei rapporti con gli altri, nelle gioie e nelle sconfitte, in tutto.

Se al momento della Comunione Gesù ci trova con simili dis­posizioni di donazione, di identificazione amorosa con la volontà di Dio Padre, che altro farà se non infonderci lo Spirito Santo, con tutti i suoi Doni e le sue Grazie?

Disponiamo di molti aiuti per vivere bene la Santa Messa. Tra gli altri quello degli Angeli, che "sono sempre presenti in gran numero per onorare questo santo mistero; [...] il trovarsi uniti a essi per lo stesso fine ci incoraggerà nello sforzo di migliorarci. Il coro della Chiesa trionfante e quello della Chiesa militante si uni­ranno a nostro Signore in questa azione divina, per rapire il Cuore di Dio Padre e conquistarci la sua misericordia; questo con Lui, in Lui e per Lui ", afferma San Francesco di Sales.

Rivolgiamoci agli Angeli per evitare le distrazioni, e sforziamo­ci di curare con più amore il momento incomparabile nel quale par­tecipiamo al Sacrificio della Croce.



I FRUTTI DELLA MESSA

I frutti di ogni Messa sono infiniti, ma in noi sono condizio­nati dalle nostre personali disposizioni e, per questo, limitati.

Il Concilio Vaticano II dice che, "fatta eccezione per il modo di offrire, che è differente, vi è piena identità tra il Sacrificio della Croce e la sua rinnovazione sacramentale nella Messa [...]; e per conseguenza, la Messa è insieme Sacrificio di lode, d'azione di gra­zie, di propiziazione e di espiazione". Si è soliti sintetizzare in que­sti quattro i fini che il Salvatore volle conferire al suo Sacrificio sulla Croce. Questi quattro fini della Santa Messa si conseguono in diversa misura e modo. I fini che direttamente si riferiscono a Dio, come l'adorazione e l'azione di grazie, si raggiungono sempre infal­libilmente e pienamente con il loro valore infinito, anche senza la nostra collaborazione, anche se nessun fedele assiste alla celebra­zione della Messa, o vi assista distratto. Ogni volta che si celebra il Sacrificio Eucaristico si dà lode in modo illimitato a Dio nostro Signore e si offre un'azione di grazie che soddisfa pienamente Dio. Questa offerta, dice San Tommaso, è gradita a Dio più di quan­to lo offendano tutti i peccati del mondo, poiché il Sacerdote principale di ogni Messa è Cristo stesso, che è anche la Vittima che si offre.

Tuttavia, gli altri due fini del Sacrificio eucaristico (propiziazio­ne e petizione), che ridondano in favore degli uomini e che si chia­mano "frutti" della Messa, di fatto non sempre raggiungono la pie­nezza che di per sé potrebbero conseguire. I fiotti della riconcilia­zione con Dio e della propiziazione in vista di ottenere quel che imploriamo dalla sua benevolenza possono anch'essi essere infini­ti, poiché si fondano sui meriti di Cristo: non li riceviamo, però, mai in tal grado perché CI VENGONO APPLICATI SECONDO LE

DISPOSIZIONI PERSONALI.

Quanto migliore è la nostra partecipazione al Santo Sacrificio dell'Altare tanto più sovrabbondano i frutti di propi­ziazione e di petizione. La preghiera stessa di Cristo moltiplica il valore della nostra nella misura in cui, nella Messa, uniamo le nostre richieste di ai e di riparazione alle sue.

Perché possiamo ricevere con abbondanza i frutti della Santa Messa, la Chiesa ci invita a unirci al Sacrificio di Cristo, a parteci­pare, pertanto, alla lode, al ringraziamento, all'espiazione e all'im­petrazione di Cristo. Lo stesso rito della Messa (i gesti liturgici), mentre è significato del Sacrificio interiore di Cristo, è anche segno dell'offerta dei fedeli uniti a Lui. L'offerta di tutto il nostro essere, del lavoro quotidiano, è motivo per compierlo con perfezione umana e rettitudine d'intenzione. "Tutte infatti le loro attività, pre­ghiere e iniziative apostoliche, la vita coniugale e familiare, il lavo­ro giornaliero, il sollievo spirituale e corporale, se sono compiute nello Spirito, e anche le molestie della vita, se sono sopportate con pazienza, diventano offerte spirituali gradite a Dio attraverso Gesù Cristo (cfr 1 Pt 2, S); nella celebrazione dell'Eucaristia sono in tutta pietà presentate al Padre insieme all'oblazione del Corpo del Signore " (LG 34).

Tutte le nostre opere e la nostra vita acquistano un valore nuovo, perché tutto allora fa perno intorno alla Santa Messa, che è centro della giornata, al quale si volgono tutti i nostri pensieri e azioni; è altresì la fonte dalla quale scaturiscono tutte le Grazie necessarie per santificare il nostro cammino sulla terra.



LA NOSTRA PARTECIPAZIONE ALLA SANTA MESSA DEVE ESSERE ORAZIONE PERSONALE, UNIONE CON CRISTO SACERDOTE E VITTIMA

Affinché possiamo ottenere sempre più frutto dalla Santa Messa, la Chiesa nostra Madre si preoccupa che vi assistiamo non come estranei o muti spettatori, ma sforzandoci di comprenderla ogni volta meglio, attraverso i suoi riti e le preghiere, partecipando all'azione sacra consapevolmente, devotamente e attivamente, con disposizione d'animo retta, l'anima in sintonia con le parole e corri­spondendo alla Grazia Divina.

Presteremo un'attenzione delicata ai dialoghi, alle invocazioni, faremo atti di Fede e di amore nei silenzi previsti: durante la Consacrazione, al momento di ricevere il Signore. Ciò che conta è la partecipazione interiore, la nostra unione con Cristo che offre se stesso; ci saranno però di aiuto gli elementi esterni della liturgia: le posizioni (in ginocchio, in piedi, seduti), la recita o il canto di parti in comune (il Gloria, il Credo, il Sanctus, il Padre nostro...)

Spesso ci sarà di grande aiuto seguire sul messale le preghiere del celebrante. L'impegno a essere puntuali, arrivare almeno qual­che minuto prima dell'inizio, ci aiuterà a prepararci meglio e avrà il sapore di una delicata attenzione verso il Signore, verso il Sacerdote che celebra la Messa e verso gli altri fedeli. Gesù gradi­sce che siamo esemplari anche in questo. Non arriveremmo forse con sufficiente anticipo se si trattasse di un appuntamento impor­tante? Niente al mondo è più importante della Santa Messa.

La partecipazione interiore consiste nell'esercizio delle virtù: atti di Fede, di speranza e di carità. Al momento della Consacrazione possiamo ripetere, con l'Apostolo Tommaso, queste parole piene di Fede e di amore: `Mio Signore e mio Dio'; credo fermamente che sei presente sull'altare, e altre che potrà suggerirci la nostra pietà.

Nella Santa Messa la nostra partecipazione deve essere, prima di tutto, orazione personale, nella quale culmina il nostro dialogo abi­tuale con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Questa orazione per quanto a ognuno è possibile, è condizione indispensabile alla auten­tica e cosciente partecipazione liturgica; non solo: essa è il frutto, la conseguenza di tale partecipazione. Diceva Paolo VI nell'udienza generale del 20/8/1969: "Oggi più che mai occorre alimentare uno spirito e una pratica di orazione personale. Senza una propria, inti­ma, continua vita interiore di preghiera, di fede, di carità, non ci si può conservare cristiani, non si può utilmente e saggiamente par­tecipare alla rifiorente rinascita liturgica, non si può efficacemen­te dare testimonianza di quella autenticità cristiana, della quale spesso si parla, non si può pensare, respirare, agire, soffrire, spe­rare pienamente con la Chiesa viva e pellegrina: occorre pregare".

Abbiamo Dio vicino a noi e in noi in modo del tutto speciale nel momento della Comunione, quando la partecipazione alla Santa Messa tocca il momento culminante. "L'effetto proprio di questo Sacramento"; insegna San Tommaso d'Aquino, "è la trasformazio­ne dell'uomo in Cristo", perché dica con l'Apostolo: Non sono io che vivo, ma vive in me Cristo".



VIVERE LA MESSA LUNGO LA GIORNATA

La Messa è il più importante e il più proficuo dei nostri incontri personali con Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, dato che tutta la Trinità interviene nel Sacrificio Eucaristico, ed è il modo migliore e il più grato a Dio di corrispondere all'Amore Divino. La Messa è il centro e la radice della vita spirituale del cristiano. Come i raggi di un cerchio convergono, tutti, nel loro centro, così le nostre azioni, le nostre parole e pensieri devono tro­vare il loro centro nel Sacrificio dell'altare. Lì tutto quanto faccia­mo acquista valore redentivo. Per questo aiuta molto la vita cristia­na rinnovare l'offerta delle opere durante la Messa; offriamo tutto ciò che andiamo facendo nel corso della giornata, unendolo all'in­tenzione della Messa del giorno successivo o a quella che in quel momento si sta celebrando nel luogo più vicino o in qualsiasi altra parte del mondo. La nostra giornata diviene così, in modo miste­rioso ma reale, parte della Messa: è, in un certo modo, un prolun­gamento del Sacrificio dell'altare; la nostra esistenza e la nostra atti­vità sono come la materia del Sacrificio Eucaristico, nel quale con­vergono e si offrono. La Santa Messa diventa il centro e ordina a sé la giornata, con le sue gioie e dolori. Anche le debolezze si purifi­cano quando sono parte di una vita offerta a Dio.

Svolgeremo meglio il nostro lavoro se pensiamo che lo abbiamo posto sulla patena del Sacerdote, o se in quel momento ci uniamo interiormente a un'altra Messa, alla quale non possiamo essere pre­senti fisicamente. E lo stesso succederà con le altre realtà della gior­nata: i piccoli sacrifici che la vita familiare inevitabilmente comporta, la fatica, il dolore. Questo stesso lavoro e tutte le circostanze della giornata sono poi anche un'eccellente preparazione per la Messa del giorno seguente, preparazione che faremo in modo di intensificare nei momenti più prossimi alla celebrazione, evitando ogni forma d'abitudinarismo.

"Non lasciate mai che subentri in voi l'abitudine nel celebrare o nell'assistere al Santo Sacrificio: fatelo, invece, con tanta devo­zione come se si trattasse dell'unica Messa della vostra vita, sapendo che lì c'è sempre presente Cristo, Dio e Uomo, Capo e Corpo, e dunque, unita a nostro Signore, tutta la sua Chiesa", come afferma con amore il Fondatore dell'Opus Dei, Escrivà.



PREPARAZIONE ALLA MESSA

Per conseguire i frutti che il Signore vuole darci in ogni Messa dobbiamo, inoltre, affinare la preparazione dell'anima, la partecipa­zione nei riti liturgici, che deve essere consapevole, pia e attiva. Per questo DOBBIAMO CURARE LA PUNTUALITÀ, che è la prima manifestazione di delicatezza verso Dio e verso gli altri fede­li, l'ordine della persona, il modo di stare seduti o in ginocchio, come di chi sta alla presenza del suo Amico, ma anche suo Dio e suo Signore, con la riverenza e il rispetto dovuti, segni questi di Fede e di amore. E seguire i riti dell'azione liturgica facendo pro­prie le acclamazioni, i canti, i silenzi preghiera senza rumore di parole, senza fretta, riempendo di atti di Fede e di amore tutta la Messa, e particolarmente il momento della Consacrazione, vivendo con intensa partecipazione ogni singolo momento del Sacrificio Eucaristico (chiedendo perdono di cuore mentre si recita l'atto peni­tenziale, ascoltando con attenzione le letture, e così via).

E se viviamo con pietà, con amore, il Santo Sacrificio, ritornere­mo alle nostre occupazioni con una grande gioia, fermamente dis­posti a manifestare con opere il fervore della nostra Fede: "Tu sei il Cristo ".

Molto vicino a Gesù troveremo Maria Santissima, che fu presente ai piedi della Croce e partecipò alla Redenzione in modo pieno e singolare. Ella ci ispirerà i sentimenti e le disposizioni con cui dob­biamo vivere il Sacrificio eucaristico, nel quale si offre suo Figlio.

Prima della Santa Messa dobbiamo disporci interiormente a par­tecipare all'avvenimento più importante che ogni giorno accade nel mondo. La Messa celebrata da un Sacerdote qualsiasi, nel posto più nascosto, è quanto di più grande stia avvenendo in quel momento sulla terra; anche se non vi assiste neppure una sola persona. É quanto di più grato a Dio gli uomini possano offrire; è l'occasione per eccellenza per ringraziarlo dei molti benefici che riceviamo, per chiedergli perdono per i tanti peccati e le mancanze d'amore, e implorare da Lui tante grazie (spirituali e materiali) di cui abbiamo bisogno.

Scrive Escrivà: "Chi non ha delle cose da chiedere? Signore, quella malattia... ; Signore, quella pena... ; Signore, quell'umilia­zione che non so sopportare per Tuo amore... Vogliamo il bene, la felicità e la gioia dei nostri familiari; ci opprime il cuore la condi­zione di coloro che soffrono fame e sete di pane e di giustizia, di coloro che patiscono l'amarezza della solitudine, di coloro che, giunti alla fine dei loro giorni, non ricevono uno sguardo d'affetto né un gesto d'aiuto.

Ma la grande miseria che ci fa soffrire, il bisogno grande a cui vogliamo porre rimedio, è il peccato, l'allontanamento da Dio, il pericolo che le anime si perdano per tutta l'eternità. Condurre gli uomini alla gloria eterna nell'amore di Dio: ecco la nostra aspira­zione fondamentale quando celebriamo la Messa; la stessa che ebbe Gesù quando donò la sua vita sul Calvario". In questo modo, il nostro apostolato punta sulla Santa Messa e da essa esce fortificato.

I minuti di ringraziamento dopo la Messa saranno il coro­namento di questo tempo della giornata così importante, e avranno un'influenza diretta sul nostro lavoro, sulla famiglia, sulla gioia con cui trattiamo tutti, sulla serenità e fiducia con cui viviamo le altre ore del giorno. La Messa vissuta così non sarà mai un atto isolato; sarà l'alimento di tutte le nostre azioni e conferirà loro alcune caratteristiche specifiche.

E nella Santa Messa troviamo sempre nostra Madre Maria Santissima. "Come potremmo partecipare al Sacrificio senza ricor­dare e invocare la Madre del Sacerdote Supremo e della Vittima? La Madonna ha partecipato molto intimamente al sacerdozio di suo Figlio durante la sua vita in terra, per questo rimane legata in modo indissolubile al sacerdozio di Cristo. Come era presente sul Calvario, lo è nella Messa, che è un prolungamento del Calvario. Accanto alla Croce assisteva suo Figlio offrendolo al Padre; accan­to all'Altare assiste la Chiesa che offre sé stessa nel suo Capo, di cui rinnova il Sacrificio. Offriamoci a Gesù per mezzo della Madonna"; sono belle parole di P Bernardos.

Sforziamoci di considerare la presenza di nostra Madre Santa Maria nella Santa Messa, ed Ella ci aiuterà a partecipare con mag­gior devozione e raccoglimento.



PARTECIPAZIONE DEI FEDELI AL SACRIFICIO EUCARISTICO

Il Signore ha diritto di chiedere a noi un'aperta confessione di Fede con parole e con opere in mezzo a un mondo in cui pare che la confusione, l'ignoranza e l'errore costituiscano la normalità. Ci unisce al Signore un vincolo stretto, che è nato nel Battesimo e che si è rafforzato giorno dopo giorno.

In quel Sacramento si è stabilita un'intima e profonda unione con Cristo, poiché in esso abbiamo ricevuto lo stesso Spirito e siamo stati elevati alla dignità di figli di Dio. Si tratta di una comu­nione di vita molto più profonda di quella che potrebbe esserci tra due esseri umani qualsiasi.

Come una mano unita al corpo è pervasa dal flusso di vita che scorre in tutto il corpo, in modo simile il cristiano è pieno della vita di Cristo.

In ogni Messa Cristo si offre tutto intero, insieme anche alla Chiesa, che è il suo Corpo mistico, formato da tutti i battezzati.

A motivo di questa unione con Cristo attraverso la Chiesa, i fedeli offrono il Sacrificio uniti a Lui, e con Lui offrono anche se stessi: partecipano dunque alla Messa come coloro che offrono e come offerte. Sull'altare, Gesù Cristo rinnova a Dio Padre l'offerta delle sofferenze redentrici e meritorie che patì sulla Croce, e quel­le dei suoi fratelli. É possibile intimità maggiore, unione più salda con Cristo? É possibile una dignità più grande? La Santa Messa, ben vissuta, può cambiare la nostra esistenza. "Nutrendo nelle nostre anime gli stessi sentimenti che ebbe Cristo sulla Croce, otterremo che la nostra vita intera divenga un'incessante espiazio­ne, un'assidua petizione e un sacrificio permanente per tutta l'uma­nità, perché il Signore vi concederà un istinto soprannaturale per purificare tutte le azioni, elevarle all'ordine della Grazia e trasfor­marle in strumento di apostolato ", afferma Escrivà.

"E voi chi dite che io sia?". Nel Sacrificio Eucaristico cono­sciamo intimamente Cristo. Lì la nostra fede diventa più salda, e ci fortifichiamo per confessare apertamente che Cristo è il Messia, l'Unigenito di Dio, venuto per la salvezza di tutti.



L'ANIMA SACERDOTALE DEL CRISTIANO E LA SANTA MESSA

"La Santa Messa è offerta dai Sacerdoti e anche dai fedeli, i quali infatti per mezzo del carattere che si imprime nella loro anima, sono deputati al culto divino partecipando, così, con­venientemente al loro stato, al sacerdozio di Cristo - afferma Pio XII -, benché tale partecipazione sia essenzialmente diversa da quella di chi ha ricevuto il Sacramento dell'Ordine, continua il Concilio Vaticano II (LG 10).

Solamente mediante le parole del Sacerdote in quanto rappre­senta Cristo, nel momento della Consacrazione si rende presente sull'altare lo stesso Cristo; tutti i fedeli, però, partecipano all'obla­zione che si fa a Dio Padre per il bene di tutta la Chiesa. Insieme al Sacerdote offrono il Sacrificio, unendosi alle sue intenzioni di petizione, di riparazione, di adorazione e di ringraziamento; ancor più, si uniscono allo stesso Cristo, Sacerdote eterno e a tutta la Chiesa. Nella Messa possiamo ogni giorno offrire tutte le cose create e tutte le nostre opere: il lavoro, il dolore, la vita familiare, la fatica e la stanchezza, le iniziative apostoliche che ci proponiamo per quel­la giornata.

L'offertorio è un momento molto opportuno per presentare le nostre offerte personali, che si uniscono allora al Sacrificio di Cristo. Che cosa mettiamo ogni giorno sulla patena del Sacerdote? Che trova lì il Signore? Mossi dall'anima sacerdotale, che ci porta a identificarci con Cristo nella vita ordinaria, non solo offriremo le realtà della nostra esistenza, ma offriremo noi stessi, nel più intimo del nostro essere.

"PREGATE, FRATELLI, PERCHÉ IL MIO E VOSTRO SACRIFI­CIO SIA GRADITO A DIO, PADRE ONNIPOTENTE".

"IL SIGNORE RICEVA DALLE TUE MANI QUESTO SACRIFICIO A LODE E GLORIA DEL SUO NOME, PER IL BENE NOSTRO E DI TUTTA LA SUA SANTA CHIESA" (Messale Romano); dobbiamo riempire di contenuto e di orazione personale questa come le altre preghiere che si ripetono in ogni Messa.


Andiamo alla Messa per fare nostro il suo Sacrificio unico, di infinito valore. Lo facciamo nostro e ci presentiamo davanti alla Trinità beatissima rivestiti degli infiniti meriti di Gesù Cristo, aspi­rando con certezza al perdono, a una Grazia maggiore nell'anima e alla vita eterna; adoriamo con l'adorazione di Cristo, espiamo per i meriti di Gesù, impetriamo con la sua voce, sempre efficace.

Tutto quanto è suo diventa nostro. E il nostro, suo: orazione, lavoro, gioie, pensieri e desideri, che acquistano allora una dimen­sione soprannaturale ed eterna. Tutto quanto facciamo acquista valore nella misura in cui viene offerto con Cristo, Sacerdote e Vittima, sull'altare. Quando cerchiamo questa intimità con il Signore, "nella nostra vita l'umano si intreccia col divino. Tutti i nostri sforzi - anche i più insignificanti - acquistano una portata

eterna, perché sono uniti al Sacrificio di Gesù sulla Croce, sostie­ne Escrivà.

La nostra partecipazione alla Messa culmina nella Sacra Comunione, la più piena identificazione con Cristo che mai potremmo immaginare. Mai gli Apostoli, prima dell'istituzione della Sacra Eucaristia, negli anni in cui percorrevano la Palestina insieme a Gesù, hanno potuto gustare con Lui un'intimità come quella di cui godiamo noi dopo esserci comunicati. Chiediamoci ora com'è la nostra Messa, come sono le nostre Comunioni. Se cer­chiamo di prepararle bene, se allontaniamo con prontezza qualsiasi distrazione volontaria, se facciamo molti atti di Fede e di amore; se sorge, con frequenza, nella nostra anima l'esclamazione piena di fede di San Pietro: "Tu sei il Cristo ".



OFFLINE
Post: 1.222
Sesso: Femminile
05/09/2009 11:55

MARIA E LA SANTA MESSA

"Gesù allora, vedendo la Madre e lì accanto a Lei il discepolo che Egli amava, disse alla Madre: Donna, ecco il Tuo Figlio!" (Gv 19,26). Era l'ultimo dono di Gesù prima di morire; ci ha dato sua Madre come Madre nostra.

Da quel momento il discepolo di Cristo ha qualcosa di suo: ha per Madre sua Maria. Il suo posto di Madre nella Chiesa durerà per sempre: "E da quel momento il discepolo La prese nella sua casa", (Gv 19,27).

Quella è l'ora di Gesù, che inaugura con la sua Morte redentrice una nuova èra fino alla fine dei tempi. Da allora, "SE VOGLIAMO ESSERE CRISTIANI DOBBIAMO ESSERE MARIANI", disse Papa Paolo VI nell'omelia del 24 aprile 1979; per essere un buon cristia­no è necessario avere un grande amore per Maria. L'opera di Gesù può essere riassunta in due meravigliose realtà: ci ha dato la filia­zione divina, facendoci figli di Dio, e ci ha fatto figli di Maria Santissima.

La Vergine vede in ogni cristiano suo Figlio Gesù. Ci tratta come se al posto nostro ci fosse Cristo stesso.

Come potrebbe dimenticarsi di noi quando ci vedesse nel biso­gno? Che cosa non otterrà da suo Figlio per noi? Non potremo mai immaginare l'amore di Maria per ciascuno di noi.

Abituiamoci a incontrare Santa Maria mentre celebriamo o par­tecipiamo alla Santa Messa. Lì "nel Sacrificio dell'Altare, la parte­cipazione di Maria rievoca il silenzioso riserbo con cui accompa­gnò la vita di suo Figlio, quando percorreva la terra di Palestina. La Santa Messa è un'azione della Trinità; per volontà del Padre, cooperando con lo Spirito Santo, il Figlio si offre in oblazione redentrice. In questo insondabile mistero si scorge, come tra veli, il volto purissimo di Maria: Figlia di Dio Padre, Madre di Dio Figlio, Sposa di Dio Spirito Santo.

L'intimità con Gesù, nel Sacrificio dell'Altare, porta con sé necessariamente l'intimità con Maria, sua Madre. Chi incontra Gesù incontra anche la Vergine senza macchia, come accadde a quei Santi personaggi - i Re Magi - che vennero ad adorare Cristo: Entrati nella casa, videro il Bambino con Maria sua Madre" (Mt 2, 11)" (Escrivà).

Con Lei possiamo offrire tutta la nostra vita - tutti i pen­sieri, gli affanni, le fatiche, gli affetti, le azioni, gli amori - aven­do in noi gli stessi sentimenti che ebbe Cristo Gesù: "Padre Santo!", gli diciamo nell'intimità del nostro cuore, e lo possiamo ripetere durante la Santa Messa, per il Cuore Immacolato di Maria io Ti offro Gesù Tuo Figlio amatissimo e offro me stesso insieme a Lui, con Lui e per Lui, per tutte le sue intenzioni e in nome di tutte le creature.

Celebrare o assistere come conviene al Santo Sacrificio dell'Altare è quanto di meglio possiamo offrire a Gesù, al suo Corpo Mistico e a tutta l'umanità. Accanto a Maria, nella Santa Messa, siamo particolarmente uniti a tutta la Chiesa.

Lei è Corredentrice con Cristo. Come Lei, anche noi possiamo essere corredentori in tutte le ore del giorno, se le colmiamo di pre­ghiera, se lavoriamo con coscienza, se viviamo una carità amabile con coloro che abbiamo modo di incontrare durante le nostre faccende, in famiglia; se offriamo con serenità le contrarietà che ogni giorno porta con sé.



POSSIAMO AIUTARE MOLTO E IN MOLTI MODI LE ANIME DEL PURGATORIO

La Santa Messa, che ha valore infinito, è quanto di più impor­tante possiamo offrire per le Anime del Purgatorio. A loro suffragio possiamo applicare anche le indulgenze che lucriamo in questa vita; le nostre preghiere, specialmente il Santo Rosario; il lavoro, il dolo­re, le contrarietà, eccetera. I suffragi sono il modo migliore per manifestare il nostro amore a coloro che ci hanno preceduti e aspet­tano di incontrarsi con Dio; e, in particolar modo, dobbiamo prega­re per i nostri parenti e amici. Nelle nostre preghiere ci ricorderemo particolarmente e in primo luogo dei nostri genitori e anch'essi ci aiuteranno molto in quello scambio di beni spirituali che è la Comunione dei Santi. "Le Anime Sante del Purgatorio. Per dovere di carità, di giustizia, tienile molto presenti nei tuoi sacrifici e nella tua orazione.

Potessi tu dire, nel nominarle: "Le mie buone amiche, le Anime del Purgatorio... ". Esse sono molto potenti davanti a Dio!



IMPORTANZA DELLA CONFESSIONE

La Chiesa ci ricorda l'inderogabile necessità della Confessione sacramentale affinché tutti possiamo vivere la Risurrezione di Cristo non soltanto nella liturgia, ma anche nella nostra propria anima. La Confessione ci fa partecipi della Passione di Cristo e, per i suoi meriti, della sua Risurrezione. Ogni volta che riceviamo questo Sacramento con le dovute disposizioni si opera nella nostra anima una rinascita alla vita della Grazia. Il Sangue di Cristo, amorosamente sparso, purifica e santifica l'anima, e per sua virtù il Sacramento conferisce la Grazia - se fosse stata perduta - o l'aumenta, benché in gradi diversi a seconda delle disposizioni del penitente.

"L'intensità del moto suddetto talora capita che sia proporzio­nata a una Grazia superiore a quella da cui il penitente era deca­duto col peccato; talora invece capita che sia uguale; e talora infe­riore. Perciò il penitente talora risorge con una Grazia superiore a quella precedente; talora con una uguale; e talora con una Grazia inferiore. Lo stesso si dica delle virtù che accompagnano la Grazia", afferma San Tommaso.

Nella Confessione l'anima riceve da Dio maggiori luci e Grazie particolari per combattere le inclinazioni confessate, per evitare le occasioni di peccato, per non ricadere nelle colpe commesse, per la lotta quotidiana. Guarda com'è buono Dio e come facilmente per­dona i peccati; non solo ti rimanda perdonato ma ti concede anche doni insperati.

Quante volte le Grazie maggiori le abbiamo ricevute dopo una Confessione, dopo aver detto al Signore che ci siamo comportati male con Lui! Gesù rende sempre bene per male, per incoraggiarci a essere fedeli. Il castigo che meritiamo per i nostri peccati come quello che meritarono gli abitanti di Ninive, come oggi ci viene nar­rato nella prima lettura della Messa, è annullato da Dio quando vede il nostro pentimento e le nostre opere di penitenza e di ripara­zione.

La Confessione sincera delle nostre colpe lascia sempre nell'a­nima grande pace e gioia. La tristezza del peccato o della mancan­za di corrispondenza alla Grazia si muta in gioia. "Forse i momen­ti di una Confessione sincera sono tra i più dolci, più confortanti e più decisivi di una vita" (Paolo VI).

Il Santo Escrivà, con criterio semplice e pratico, consigliava che la Confessione fosse "concisa, concreta, chiara e completa". Confessione "CONCISA", di non molte parole: quelle che servo­no, che sono necessarie per dire con umiltà ciò che si è fatto o si è omesso, senza prolissità, senza perifrasi.

L'abbondanza di parole denota, talvolta, il desiderio più o meno cosciente di sfuggire la sincerità diretta e piena; per evitare ciò, bisogna fare bene l'esame di coscienza.

Confessione "CONCRETA", senza divagazioni, senza genericità. "Se il penitente è sconosciuto al confessore, è bene che gli precisi la sua condizione, il tempo trascorso dall'ultima Confessione, le even­tuali difficoltà della sua vita cristiana..." (Paolo VI, Ordo Poenitentiae). Dichiarerà i suoi peccati e le circostanze che aggrava­no le colpe perché il confessore possa giudicare, assolvere e curare.

Confessione "CHIARA", perché ci capiscano, dichiarando la gravità precisa della colpa e mettendo in evidenza la nostra miseria con la modestia e la delicatezza dovute.

Confessione "COMPLETA", integra, senza tralasciare nulla per falsa vergogna, per non fare brutta figura davanti al confessore. Verifichiamo se, nel prepararci per ricevere questo Sacramento, facciamo sempre in modo che quello che stiamo per dire al confes­sore abbia le caratteristiche sopra descritte.

La santità si realizza nella continua purificazione dell'intimo dell'anima, condizione indispensabile per amare ogni giorno di più Dio. Per questo, amare la Confessione frequente è chiaro sintomo di delicatezza interiore, di amore a Dio; disprezzarla o non averla a cuore - quando facilmente si trovano scuse o si rimanda - indica mancanza di finezza d'animo e, forse, tiepidez­za, stoltezza e insensibilità per le mozioni che il Signore ci susci­ta in cuore.

É necessario che ci risolleviamo e allontaniamo quel che ci osta­cola, il peso delle nostre colpe. Ogni Confessione contrita ci aiuta a guardare avanti per percorrere con gioia e pieni di speranza la stra­da che ancora ci rimane.

Ogni volta che riceviamo questo Sacramento udiamo, come Lazzaro, le parole di Cristo: "Scioglietelo e lasciatelo andare" (Gv 11,44), perché le mancanze, le debolezze, i peccati veniali tratten­gono e intralciano il cristiano, e non gli consentono di percorrere svelto il cammino.

Il Sacramento della Confessione spezza tutti i legami con cui il demonio tenta di tenerci asserviti perché non ci dirigiamo solleciti e determinati verso Cristo.

La Confessione frequente dei nostri peccati è in stretta rela­zione con la santità, con l'amore a Dio; è lì, quindi, che il Signore ci affina e ci insegna a essere umili. La tiepidezza, al contrario, cresce dove c'è trascuratezza e abbandono, negligen­ze e peccati veniali di cui non ci si pente sinceramente. La Confessione contrita rende l'anima chiara e purificata. E, se siamo deboli, solo la Confessione frequente renderà possibile una costan­te condizione di purezza e di amore; nella vita interiore diventa il miglior rimedio per allontanare ogni sintomo di tiepidezza, di imborghesimento, di disamore nella vita interiore.

"Uno dei motivi principali per tenere in gran conto la Confessione frequente è che, se si pratica con buone disposizioni, è letteralmente impossibile uno stato di tiepidezza. Può essere questo il motivo per cui la Santa Chiesa raccomanda con una notevole insistenza la Confessione frequente o la Confessione settimanale", ha scritto Baur nel libro La confessione frequente. Per questa ragio­ne dobbiamo sforzarci di curarne la puntualità e di accostarci a essa con sempre migliori disposizioni.

Cristo, l'Agnello senza macchia, è venuto a purificarci dai nostri peccati: non solo da quelli gravi, ma anche dalle imperfezioni e dalle mancanze d'amore della vita corrente. Esaminiamoci oggi sul­l'amore con cui ci accostiamo al Sacramento della Confessione, e se lo riceviamo con la frequenza che Dio ci chiede.



ATTI DI FEDE

Dobbiamo fare molti atti di Fede nell'orazione e durante la Santa Messa. Si racconta di San Tommaso che quando guardava la Sacra Specie, nell'elevarla al momento della consacrazione, ripeteva: "Tu sei il re della gloria, Tu sei il Figlio sempiterno del Padre". E il venerabile Josè Maria Escrivà in quegli istanti era solito ripetere: "Aumentaci la Fede, la speranza e la carità ", e, mentre faceva la genuflessione: "Ti adoro con devozione, o Dio nascosto".

Molti fedeli hanno l'abitudine di ripetere, con lo sguardo rivolto al Santissimo Sacramento, l'esclamazione dell'Apostolo Tommaso davanti a Gesù risorto: "Mio Signore e mio Dio!". Quale che sia il modo, non possiamo lasciarci sfuggire questa opportunità senza manifestare al Signore la nostra fede e il nostro amore.



RINGRAZIARE DIO PER TUTTI I BENEFICI È UNA MANIFESTAZIONE DI FEDE, DI SPERANZA E DI AMORE, E I MOTIVI PER ESSERE GRATI SONO INNUMEREVOLI

"Ti loderò, Signore, fra tutti i popoli, ai miei fratelli annunzierò il tuo nome. Alleluia" (Sal 17,50). La Sacra Scrittura ci invita inces­santemente a rendere grazie a Dio: gli inni, i salmi, le parole di tutti gli uomini giusti sono pervasi di lode e di ringraziamento a Dio. "Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi bene­fici" (Sal 102,2) canta il salmista. Il ringraziamento è un modo dav­vero bello di metterci in relazione con Dio e con gli uomini. È un modo di pregare molto gradito al Signore, e anticipa in qualche modo la lode che gli rivolgeremo per sempre nell'eternità; ed è un modo di rendere più gradevole la convivenza quotidiana.

Chiamiamo precisamente "azione di grazie" il Sacramento dell'Eucaristia, attraverso il quale anticipiamo l'unione in cui consi­ste la beatitudine eterna.

Nel Vangelo leggiamo come il Signore si dispiaccia per l'ingra­titudine di alcuni lebbrosi che non sanno ringraziare: dopo essere stati guariti non si ricordano più di colui che ha reso loro la salute, e con essa gli affetti familiari, il lavoro, la vita stessa. In un'altra occasione si rammarica per la città di Gerusalemme, che non com­prende l'infinita misericordia del Dio che va a visitarla, né il dono che il Signore le ha fatto quando ha cercato di raccogliere i suoi figli come una chioccia raduna i pulcini sotto le ali.

Ringraziare è una maniera di manifestare la Fede, perché rico­nosciamo in Dio la fonte di tutti i beni; è manifestazione di speran­za, perché siamo convinti che in Lui sono tutti i beni; e conduce all'amore e all'umiltà, dato che ci ravvisiamo poveri e bisognosi. San Paolo esortava vivamente i primi cristiani a essere riconoscen­ti: "In ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi" (1 Ts 5,18); vedeva nell'ingratitudine a Dio la causa del paganesimo.

"Anche Paolo rende grazie in tutte le sue lettere per il bene che Dio diffonde nel mondo. Ringraziamo dunque continuamente anche noi il Signore delle Grazie, grandi e piccole, che fa a noi e agli altri" afferma San Giovanni Crisostomo. Un giorno, quando sare­mo ormai alla presenza di Dio per sempre, comprenderemo con tutta chiarezza non solo che dobbiamo a Lui la nostra esistenza, ma che l'ha colmata di tante attenzioni, Grazie e benefici "il cui nume­ro sorpassa quello dei granelli di sabbia". Ci renderemo conto che dobbiamo immensa gratitudine a Dio e agli altri. Solo quando la Fede si intiepidisce non si riconoscono più i doni e, dunque, l'ob­bligo della riconoscenza.

Scrive il Santo Escrivà: "Abituati a innalzare il cuore a Dio, in rendimento di grazie, molte volte al giorno. Perché ti dà questo e quest'altro. Perché ti hanno disprezzato. Perché non hai ciò di cui hai bisogno o perché lo hai. Perché ha fatto così bella sua Madre, che è anche Madre tua. Perché ha creato il sole e la luna e quell'a­nimale e quella pianta. Perché ha fatto eloquente quell'uomo, e te impacciato nel parlare... Ringrazialo di tutto, perché tutto è buono".



IL RINGRAZIAMENTO DOPO LA SANTA MESSA E LA COMUNIONE

Il nostro rapporto quotidiano col Signore deve essere contrasse­gnato da frequenti atti di ringraziamento, perché siamo circondati dalle sue cure e dai suoi favori: "Ci inonda la Grazia", dice Journet.

C'è però, un momento veramente straordinario nel quale il Signore ci colma dei suoi doni, e in cui dobbiamo essere partico­larmente pieni di gratitudine: il ringraziamento dopo la Messa.

In quei momenti il nostro dialogo con Gesù deve essere intimo, semplice e allegro. Formuleremo atti di adorazione, di petizione, di umiltà, di espiazione e di ringraziamento. Un grande maestro di spi­rito, Garrigou-Lagrange ha scritto: "I Santi hanno ripetutamente affermato che l'azione di grazie sacramentale è per noi il momento più prezioso della vita spirituale".

È il momento in cui dobbiamo escludere dal nostro cuore tutto il resto, per quanto importante possa essere o sembrare, per stare a tu per tu soli col Signore. Talvolta staremo in sua compagnia e non saranno necessarie le parole; ci basterà sapere che Egli è lì, nella nostra anima, e noi in Lui.

Questo ci farà provare una profonda gratitudine, una grande contentezza, e sperimenteremo la vera amicizia con l'Amico. Lì accanto gli Angeli Lo adorano nella nostra anima, che in quegli istanti è quanto al mondo somiglia più al cielo. Come mettersi a pensare ad altro?

In altre occasioni ci serviremo delle preghiere raccolte nei libri di devozione, che hanno alimentato la pietà di generazioni di cri­stiani lungo i secoli: il Te Deum, il Trium puerorum, l'Adoro te devote e molte altre che i Santi e i buoni cristiani ci hanno lasciato come alimento della nostra pietà.

"L'amore per Cristo, che si offre per noi, ci fa trovare, al termi­ne della Messa, alcuni minuti per un ringraziamento personale, intimo, che prolunghi nel silenzio del cuore l'azione di grazie dell'Eucaristia. Come rivolgersi a Lui, come parlargli, come com­portarsi? La vita cristiana non è fatta di rigide norme. Penso tut­tavia che, molte volte, oggetto fondamentale del nostro dialogo con Cristo può essere la considerazione che il Signore è per noi Re, Medico, Maestro, Amico"; afferma Escrivà.

Re, perché ci ha riscattati dal peccato e ci ha riportati nel regno della luce. Gli chiederemo che regni nel nostro cuore, nelle parole che pronunceremo quel giorno, nel lavoro che gli abbiamo offerto, nei nostri pensieri, in ciascuna delle nostre azioni.

Nella Comunione incontriamo Gesù come Medico, e con Lui troveremo la cura per le nostre infermità. Ci accostiamo alla Comunione come si avvicinavano a Lui i ciechi, i sordi, i paraliti­ci... E non dimentichiamo che abbiamo nella nostra anima, a nostra disposizione, la Fonte della vita. Egli è la Vita.

Gesù è il Maestro, e riconosciamo che Egli ha parole di vita eter­na; e in noi c'è tanta ignoranza, invece. Egli insegna incessante­mente, ma noi dobbiamo prestargli attenzione. Se non custodiamo l'immaginazione, la memoria, i sensi, non potremo udirlo.

Nella Comunione contempliamo l'Amico, il vero Amico, da cui impariamo che cosa sia la vera amicizia. A Lui raccontiamo quel che ci succede, e troviamo sempre una parola di conforto, di inco­raggiamento... Ci capisce. Pensiamo che è presente realmente come in cielo, dove lo attorniano gli Angeli. Qualche volta potremo chie­dere aiuto al nostro Angelo Custode: "Ringrazialo per me, tu sai farlo meglio".

La Vergine, che ha portato in grembo per nove mesi il Figlio di Dio, più di qualsiasi altra creatura potrà insegnarci a fare l'atto di ringraziamento dopo la Comunione. Chiediamo il suo aiuto.



LA REDENZIONE DIVENTA ATTUALE NELLA SANTA MESSA. SIAMO CORREDENTORI CON GESÙ CRISTO, SE CORRISPONDIAMO

Possiamo avere sempre nella giornata un momento opportuno per ricordare che la Redenzione, continua a farsi giorno dopo gior­no e per soffermarci a considerare i momenti in cui essa diventa più manifesta: "Ogni volta che il Sacrificio della Croce, col quale Cristo, nostro Agnello pasquale, è stato immolato (cfr 1 Cor S, 7), viene celebrato sull'altare, si rinnova l'opera della nostra redenzione" (LG 3). Ogni Messa possiede un valore infinito; i frutti per ogni fedele dipendono dalle disposizioni personali. Insieme a Sant'Agostino possiamo dire, applicandolo alla Messa: "Vi si imprima nel cuore Colui che per voi fu confitto in Croce. Non vi è consentito amare con tiepidezza".

La Redenzione si è realizzata una sola volta attraverso la Passione, Morte e Risurrezione di Gesù Cristo, e si riattualizza ora, in modo particolarmente intenso, in ciascun uomo, che partecipa intimamente al Sacrificio della Messa.

La Redenzione si realizza anche, in modo diverso da quanto detto sopra per la Santa Messa, in ogni nostra conversione interio­re, quando facciamo una buona Confessione, quando riceviamo con devozione i Sacramenti, che sono come "canali della Grazia". Il dolore offerto in riparazione dei nostri peccati - che meritavano un castigo ben maggiore - per la salvezza eterna nostra e di tutto il mondo, ci fa anche corredentori con Cristo.

Ciò che era inutile e devastante si muta in un acquisto di valore incalcolabile. Un malato in ospedale, una madre posta di fronte a problemi che sembrano sovrastarla, la profonda pena per la notizia di una disgrazia, le difficoltà nelle quali ogni giorno inciampiamo, le stesse mortificazioni che volontariamente cerchiamo, tutto ciò serve per la Redenzione del mondo se lo mettiamo sulla patena insieme al pane che il Sacerdote offre nella Santa Messa.

Magari ci sembrano cose piccole, di poco conto, come paiono di poco conto le poche gocce d'acqua che il Sacerdote aggiunge al vino nell'offertorio. Tuttavia, così come quelle gocce d'acqua si uni­scono al vino che diventerà il Sangue di Cristo, anche le nostre azioni, offerte, avranno agli occhi di Dio un valore immenso, per­ché le abbiamo unite al Sacrificio di Gesù Cristo. "Il peccatore per­donato è capace di unire la sua propria mortificazione fisica e spi­rituale, ricercata o almeno accettata, alla Passione di Gesù che gli ha ottenuto il perdono" (Giovanni Paolo II). Diventiamo così cor­redentori con Cristo.

Ricorriamo sempre alla Vergine perché ci insegni a vivere la nostra vocazione di corredentori con Cristo nella vita quotidiana. "Che hai provato, Madonna, al vedere Tuo Figlio?", Le chie­diamo nell'intimità della nostra preghiera: "Ti guardo, e non trovo parole per descrivere il Tuo dolore. Ma ben capisco che accetti tutto senza vacillare quando vedi che Tuo Figlio lo vuole, che noi Tuoi figli ne abbiamo bisogno. E un nuovo "fiat" nella Tua vita. Un nuovo modo di accettare la corredenzione. Grazie, Madre mia! Dammi una ferma volontà di dedizione, un completo distacco da me stesso. Che tutto mi sembri poco di fronte alle anime, avendo imparato da Te quel che significa corredimere. Ricordati, però, di venirmi incontro, nel cammino, perché da solo non saprei procede­re", scrive appassionatamente M. Montenegro.



OFFLINE
Post: 1.222
Sesso: Femminile
05/09/2009 17:26

CONVERSAZIONI SULLA SANTA MESSA

Queste quattro riflessioni sulla S. Messa vogliono essere un aiuto spirituale per riscoprire come invita a fare il Papa nella sua lettera Dies Domini, il valore infinito della Euca­restia.

Che cosa c'è di più sublime della presenza, del sacrificio, della Comunione di Cristo con noi, per noi, in noi?

Da duemila anni il Signore Risorto dona il suo Corpo e il suo Sangue a milioni di cristiani per la salvezza del mondo. Chi ci ama più di Cristo?

Chi ci libera più di Cristo? Chi ci santifica più di Cristo?

Ogni giorno come il sole illumina il mondo, il Signore ripresentando il suo sacrificio della Croce nel mistero del­l'Eucaristia, dona al cuore la Festa infinita dell'Amore, lo Spirito Santo!

«Sono venuto a portare il fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già acceso!» (Lc 12, 49): ogni giorno attraverso alla S. Messa il Signore riaccende i cuori, riempiendoli di amore divino!

Il Signore ci dia la grazia di "riscoprire" il dono della sua Cena: tutti siamo invitati come gli apostoli a riceverla per avere sempre più nella vita, la gioia e la forza della sua presenza!

Adoriamo, lodiamo, ringraziamo, riceviamo il Signore chiedendogli sempre più di esperimentare la sua promessa: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame chi crede in me non avrà più sete» (Gv 6, 35).

Grazie per la vostra preghiera!



Prima conversazione
IL MISTERO DELL'EUCARESTIA: LA PRESENZA DI GESÙ


1. PREMESSA

L'Eucarestia è il massimo dell'amore

L'Eucarestia è il dono più sublime di Cristo

L'Eucarestia è il tesoro della Chiesa

L'Eucarestia è la sorgente di tutte le grazie

L'Eucarestia è l'azione di valore infinito

L'Eucarestia è la più grande di tutte le meraviglie operata da Cristo, il mirabile documento del suo amore (S. Tommaso)

L'Eucarestia è la fonte e l'apice di tutta la vita cristiana (Concilio Vaticano II)

L'Eucarestia è la fonte e il culmine dell'evangelizzazione (Concilio Vaticano II)

L'Eucarestia è la più grande responsabilità della Chiesa nella storia (R. Cantalamessa)

Queste riflessioni sono un invito a sostare in adorazione davanti a Gesù e a ritrovare la gioia immensa di partecipare alla S. Messa, il massimo dei tesori che esiste sulla terra.

Occorre vincere l'eresia e l'indifferenza: molti cristiani non credono più alla Presenza eucaristica e sovente c'è l'indifferenza, l'apatia, il gelo eucaristico, non si cerca più il Signore presente nell'Eucarestia.



2. NOMI DELL'EUCARESTIA

Come viene chiamato questo Sacramento?


«Il nostro Salvatore nell'ultima Cena, la notte in cui veni­va tradito, istituì il sacrificio eucaristico del suo Corpo e del suo Sangue, col quale perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il sacrificio della Croce e per affidare alla sua dilet­ta sposa, la Chiesa, il memoriale della sua morte e Resurre­zione: Sacramento di pietà, segno di unità, vincolo di carità, convito pasquale, nel quale si riceve Cristo, l'anima viene ricolmata di grazia e viene dato il regno della gloria futura» (SC 47).

L'insondabile ricchezza di questo Sacramento si esprime attraverso i diversi nomi che gli si danno. Ciascuno di essi ne evoca aspetti particolari. Lo si chiama:

a) Eucarestia: perché è rendimento di grazie a Dio. I ter­mini eucharistein (Lc 22, 19; 1 Cor 11, 24) e eologein (Mt 26, 26; Mc 14, 22) (in ebraico berakah = benedizione) ricordano le benedizioni ebraiche che durante il pasto pro­clamano le opere di Dio: la creazione, la rendenzione e la santificazione.

b) Cena del Signore: perché è la Cena che il Signore ha consumato con i suoi discepoli la vigilia della sua Passione e anticipazione della cena delle nozze dell'Agnello nella Gerusalemme celeste.

c) Frazione del pane: perché questo rito, tipico della cena ebraica è stato utilizzato da Gesù quando benediceva e distribuiva il pane come capo della mensa, soprattutto durante l'ultima Cena. Da questo gesto i discepoli lo rico­nosceranno dopo la sua Resurrezione (Lc 24, 13-35) e con tale espressione i primi cristiani designeranno le loro assemblee eucaristiche. In tal modo intendevano significare che tutti coloro che mangiano dell'unico pane spezzato, entrano in comunione e formano in Lui un solo Corpo.

d) Assemblea eucaristica (sinaxis): in quanto l'Eucarestia viene celebrata nell'assemblea dei fedeli, espressione visi­bile della Chiesa.

e) Memoriale della Passione e della Resurrezione del Signore.

f) Santo Sacrificio: perché attualizza l'unico sacrificio di Cristo Salvatore e comprende anche l'offerta della Chiesa; o ancora Santo Sacrificio della Messa, sacrificio di lode, sacrificio puro e santo, poiché porta a compimento e supera tutti i sacrifici dell'antica Alleanza.

g) Santa e divina liturgia: perché tutta la liturgia della Chiesa trova il suo compimento e la sua più densa espres­sione nella celebrazione di questo Sacramento; si parla anche di Santissimo Sacramento in quanto costituisce il Sacramento dei Sacramenti. Con questo nome si indicano le specie eucaristiche conservate nel tabernacolo.

h) Comunione: perché mediante questo Sacramento, ci uniamo a Cristo, il quale si rende partecipe del suo Corpo e del suo Sangue per formare un solo corpo; viene inoltre chiamato le "cose sante" (ta hagià: sancta): è il significato originale dell'espressione "comunione dei santi" di cui par­la il Simbolo degli apostoli - pane degli angeli, pane del cielo, farmaco di immortalità, viatico.

i) Santa Messa: perché la liturgia nella quale si è compiu­to il mistero della Salvezza, si conclude con l'invito ai fedeli (missio) affinché compiano la volontà di Dio nella loro vita quotidiana (CCC n. 1328-32).



3. LA PREPARAZIONE DELL'EUCARESTIA NEL VECCHIO TESTAMENTO

Il mistero dell'Eucarestia è stato in qualche modo prepa­rato nel Vecchio Testamento: per comprendere l'Eucarestia, occorre approfondire i passi biblici, in cui vengono narrati fatti, tradizioni, riti che prefigurano il mistero eucaristico. Elenchiamo riti, simboli e temi che preparano l'Eucarestia.

- il sacrificio e l'oblazione, il convito sacrificale

- il sacrificio ed il convito della Pasqua ebraica

- il sangue dell'Alleanza; il sangue per l'espiazione

- il sacrificio del servo di Jahvè

- il convito escatologico, il convito della Sapienza, la manna del cielo

- il sacrificio dell'era messianica



• I segni del pane e del vino nel Vecchio Testamento e nel Nuovo Testamento

Al centro della celebrazione dell'Eucarestia si trovano il pane e il vino i quali, per le parole di Cristo e l'invocazione dello Spirito Santo, diventano il Corpo e il Sangue di Cristo. Fedele al comando del Signore, la Chiesa continua a fare, in memoria di Lui, fino al suo glorioso ritorno, ciò che Egli ha fatto alla vigilia della sua Passione: «... prese il pane [...] prese il calice del vino... ». Diventando misteriosamente il Corpo e il Sangue di Cristo, i segni del pane e del vino con­tinuano a significare anche la bontà della creazione.

Così all'offertorio rendiamo grazie al Creatore per il pane e per il vino "frutto del lavoro dell'uomo", ma prima anco­ra "frutto della terra" e "della vite", doni del Creatore. Nel gesto di Melchisedek, re e sacerdote che offrì pane e vino (Gn 14, 18) la Chiesa vede una prefigurazione della propria offerta (CCC n. 1333).

«Nell'antica Alleanza il pane e il vino sono offerti in sacrificio tra le primizie della terra, in segno di riconoscen­za al Creatore. Ma ricevevano anche un nuovo significato nel contesto dell'Esodo: i pani azzimi, che Israele mangia ogni anno a Pasqua, commemorano la fretta della partenza dall'Egitto: il ricordo della manna del deserto richiamerà sempre ad Israele che Egli vive del pane della Parola di Dio. Il pane quotidiano, infine, è il frutto della Terra pro­messa, pegno della fedeltà di Dio alle sue promesse. Il cali­ce della "benedizione" al termine della cena pasquale degli ebrei, aggiunge alla gioia festiva del vino una dimensione escatologica, quella attesa messianica della restaurazione di Gerusalemme. Gesù ha istituito l'Eucarestia conferendo un significato nuovo e definitivo alla benedizione del pane e del calice. I miracoli della moltiplicazione del pane, allor­ché il Signore pronunciò la benedizione, spezzò i pani e li distribuì per mezzo dei suoi discepoli per sfamare la folla, prefiguravano l'abbondanza di questo unico pane, cioè l'Eucarestia. Il segno dell'acqua trasformata in vino a Cana, annunzia già l'Ora della glorificazione di Gesù. Manifesta compimento del banchetto delle nozze nel Regno del Padre, dove i fedeli berranno il vino nuovo dive­nuto Sangue di Cristo».

Il primo annuncio dell'Eucarestia ha provocato una divisione tra i discepoli, così come l'annunzio della Pas­sione li ha scandalizzati. "Questo linguaggio è duro chi può intenderlo?" (Gv 6, 60). L'Eucarestia e la Croce sono pietre di inciampo. Si tratta dello stesso mistero, ed esso non cessa di essere occasione di divisione. "Forse anche voi volete andarvene?" (Gv 6, 67): questa domanda del Signore continua a risuonare attraverso i secoli, come invito del suo amore a scoprire che è Lui solo ad avere "parole di vita eterna" (Jo 6, 68) e che accogliere nella fede il dono della sua Eucarestia è accogliere Lui stesso» (CCC n. 1333-1336).



4. L'ISTITUZIONE DELL'EUCARESTIA

Il Signore avendo amato i suoi, li amò fino alla fine. Sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, mentre cenava, lavò loro i piedi e diede loro il comandamento dell'amore. Per lasciare loro un pegno di questo amore, per non allontanarsi mai dai suoi e renderli partecipi della sua Pasqua, istituì l'Eucarestia come memoriale della sua morte e Resurrezione, e comandò ai suoi discepoli di celebrarla fino al suo ritorno, costituendoli, in quel momento sacerdoti della nuova Alleanza» (CCC n. 1337).

«I tre vangeli sinottici e S. Paolo ci hanno trasmesso il racconto dell'istituzione dell'Eucarestia (Mt 26, 17-29; Mc 14, 12-25; Lc 22, 14-22; 1 Cor 11, 23-26); da parte sua Giovanni riferisce le parole di Gesù nella sinagoga di Cafarnao, parole che preparano l'istituzione dell'Eucare­stia: Cristo si definisce come il Pane di vita, disceso dal Cielo (Jo 6)» (CCC n. 1338).

Gesù ha scelto il tempo della Pasqua per compiere ciò che aveva annunziato a Cafarnao: dare ai suoi discepoli il suo Corpo e il suo Sangue.

Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immola­re la vittima di Pasqua. Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: «Andate a preparare per noi la Pasqua perché pos­siamo mangiare». Essi andarono... e prepararono la Pasqua. Quando fu l'ora, prese posto a tavola, gli apostoli con Lui e disse: «Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia Passione, poiché vi dico non la mangerò più finché essa non si compia nel regno di Dio». Poi prese un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio Corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: «Questo calice è la nuova Alleanza nel mio Sangue, che viene versato per voi» (Lc 22, 7-20) (CCC n. 1339).

«Celebrando l'ultima Cena con i suoi apostoli durante un banchetto pasquale, Gesù ha dato alla Pasqua ebraica il suo significato definitivo. Infatti, la nuova Pasqua, il passaggio di Gesù al Padre attraverso la sua morte e la sua Resurre­zione, è anticipata nella Cena celebrata nell'Eucarestia, che porta a compimento la Pasqua ebraica e anticipa la Pasqua finale della Chiesa nella gloria del Regno» (CCC n. 1340).



5. LA PRESENZA DI CRISTO NELL'EUCARESTIA OPERATA DALLA POTENZA DELLA SUA PAROLA E DELLO SPIRITO SANTO

«"Cristo Gesù che è morto, anzi, che è risuscitato sta alla destra di Dio e intercede per noi" (Rm 8, 34) è presente in molti modi alla sua Chiesa: nella sua Parola, nella preghiera della Chiesa là "dove sono due o tre riuniti" nel suo nome (Mt 18, 20) nei poveri, nei malati, nei prigionieri, nei sacra­menti di cui Egli è l'autore, nel sacrificio della Messa e della persona del ministro, ma soprattutto è presente sotto le spe­cie eucaristiche (Sc 7)» (CCC n. 1373).

Come si rende presente Cristo nell'Eucarestia?

a) Con la Parola di Cristo

«Il modo della presenza di Cristo sotto le specie eucaristi­che è unico. Esso pone l'Eucarestia al di sopra di tutti i Sacramenti e ne fa quasi il coronamento della vita spirituale e il fine al quale tendono tutti i Sacramenti. Nel Santissimo Sacramento dell'Eucarestia è contenuto veramente, realmen­te, sostanzialmente il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo, con l'anima e la divinità e quindi, il Cristo tutto intero. Tale presenza si dice "reale" non per esclusione, quasi che le altre non siano reali, ma per antonomasia, perché sostanziale e in forza di essa Cristo, uomo-Dio, tutto intero si fa presente» (CCC n. 1374).

E per la conversione del pane e del vino nel suo Corpo e nel suo Sangue che Cristo diviene presente in questo Sacramen­to. I Padri della Chiesa hanno sempre espresso con fermezza la fede della Chiesa nell'efficacia della Parola di Cristo e del­l'azione dello Spirito Santo per operare questa conversione.

S. Giovanni Crisostomo afferma: «Non è l'uomo che fa diventare le cose offerte Corpo e Sangue di Cristo, ma è Cri­sto stesso che è stato crocifisso per noi». Il sacerdote, figura di Cristo, pronunzia quelle parole, ma la loro virtù e la grazia sono di Dio. «Questo è il mio Corpo», dice.

Questa Parola trasforma le cose offerte.

Questo pane è pane prima delle parole della consacrazione ma dopo le parole sacramentali della consacrazione, il pane diventa Carne di Cristo.

Da quali parole è operata la consacrazione e di chi sono queste parole? Del Signore Gesù.

Tutte le cose che si dicono prima di quel momento sono dette dal sacerdote che loda Dio, prega per il suo popolo, per i re e per gli altri, ma quando arriva il momento della consa­crazione, il sacerdote non usa più parole sue ma di Cristo.

È dunque la parola che opera il Sacramento. Vedi quanto è efficace il parlare di Cristo?

«Prima della consacrazione non c'era il Corpo di Cristo, ma dopo la consacrazione io ti dico, c'è ormai il Corpo di Cristo. Egli ha detto ed è stato fatto, ha comandato ed è stato creato» (S. Ambrogio).

«Non si tratta dell'elemento formato da natura, ma della sostanza, prodotta dalla formula della consacrazione, ed è maggiore l'efficacia della consacrazione di quella della natu­ra perché l'effetto della consacrazione, la stessa natura viene trasformata [...]. La Parola di Cristo, che poté creare dal nul­la ciò che non esisteva, non può trasformare in una sostanza diversa ciò che esiste? Non è minore impresa dare una nuova natura alle cose che trasformarle» (S. Ambrogio).

«Ti adoro devotamente, Dio nascosto che sotto queste figu­re veramente ti celi» (S. Tommaso).

«Non posso intendere le parole "Questo è il mio Corpo" diversamente da come suonano. Tocca quindi ad altri dimostrare che là dove la Parola dice "questo è il mio Cor­po" il Corpo di Cristo non c'è. Non voglio svalutare le spiegazioni basate sulla ragione. Di fronte a parole tanto chiare, non ammetto domande; respingo il raziocinio e la sana ragione umana. Dimostrazioni materiali: argomenta­zioni geometriche: tutto respingo completamente. Dio sta al di sopra di qualsiasi matematica e bisogna adorare con stupore la Parola di Dio» (Lutero al colloquio di Marburg 1529).

Il Concilio di Trento riassume la fede cattolica dichiaran­do: «Poiché il Cristo, nostro Redentore, ha detto che ciò che offriva sotto la specie del pane era veramente il suo Corpo, nella Chiesa di Dio vi fu sempre la convinzione, e questo santo Concilio lo dichiara di nuovo, che con la con­sacrazione del pane e del vino si opera la conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo del Cri­sto, nostro Signore e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue. Questa conversione, quindi, in modo conveniente ed appropriato è chiamato dalla Santa Chiesa cattolica transustanziazione» (CCC n. 1376).

«La presenza di Cristo ha inizio al momento della consa­crazione e continua finché sussistono le specie eucaristi­che. Cristo è tutto integro presente in ciascuna specie e in ciascuna sua parte; perciò la frazione del pane non divide Cristo» (CCC n. 1377).

b) Con lo Spirito Santo

Lo Spirito Santo rende presente il Signore dentro la Paro­la di Gesù. Lo Spirito che a Pasqua irruppe nel sepolcro e toccando il Corpo inanimato di Cristo, lo fece rivivere, nell'Eucarestia ripete questo prodigio; Egli viene sul pane e sul vino che sono elementi morti e dà loro vita, ne fa il Corpo e il Sangue viventi del Redentore. È veramen­te come dice Gesù: lo «Spirito che dà vita» (Jo 6, 63).

L'efficacia viene dallo Spirito, ma tale efficacia si eser­cita dentro la Parola di Gesù e attraverso essa.

«Il Risorto opera realmente con la forza dello Spirito, sul pane sul vino; comunica realmente per mezzo di essi trasformati, la sua vita definitiva. Non è Cristo nella sua situazione mortale che si fa presente nell'Eucarestia, ma è la persona di Cristo quella che si comunica trasformando la sua vita. Il suo Corpo è corpo vivo, il corpo di una per­sona. L'Eucarestia è come un secondo avvento corporeo di Cristo» (Schokel).

«Manda su di noi e su questi santi doni presentati il tuo Santissimo Spirito, Signore e datore di vita, che siede con te Dio e Padre e con il tuo unico Figlio. Egli regna conso­stanziale ed eterno: ha parlato nella Legge, nei Profeti e nel Nuovo Testamento è disceso sul nostro Signore nel fiume Giordano; è disceso sui santi apostoli il giorno di Pentecoste.

«Manda questo tuo Spirito su di noi Signore e su questi santi doni presentati affinché per la sua venuta, santa, buona e gloriosa, santifichi questo pane e ne faccia il san­to Corpo di Cristo (Amen). Santifichi questo calice e ne faccia il Sangue prezioso di Cristo (Amen)» (Anafora antiochena).

«Ora ti preghiamo: lo Spirito Santo santifichi questi doni perché diventino il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo, nostro Signore, nella celebrazione di questo grande miste­ro, che ci ha lasciato in segno di eterna alleanza» (Pre­ghiera eucaristica IV).

«La consacrazione che ne fa un sì grande Sacramento, non avviene che attraverso l'intervento invisibile dello Spi­rito Santo» (S. Agostino).

«L'ostia che viene offerta da molti diventa un solo Corpo del Cristo mediante l'infusione dello Spirito Santo» (Sacra­mentario gregoriano 600 d.C.).

«Quello che lo Spirito Santo tocca, viene trasformato e santificato» (S. Cirillo di Gerusalemme).



Revisione di vita
- Per me l'Eucarestia è veramente il centro della fede?

- Come partecipo alla S. Messa festiva e possibilmente nei giorni feriali?

- So dare del tempo all'Adorazione eucaristica o non adoro mai la Presenza santissima del Signore?

- Penso alla Presenza di Cristo nella mia giornata?



Seconda conversazione
IL VALORE INFINITO DEL SACRIFICIO DI CRISTO


1. LA SANTA MESSA È IL SACRIFICIO DI GESÙ

«Una goccia di Sangue di Cristo, che scende dalla Croce, è sufficiente per purificare tutto il mondo» (Pascal).

«Ci vorrà tutta l'eternità per capire la S. Messa» (Curato d'Ars).

Nella vita della Chiesa in questi duemila anni c'è stato un immenso sforzo per cercare di comprendere sempre più il sacrificio del Signore che si è offerto sulla Croce e si offre in ogni S. Messa a Dio Padre, nello Spirito, per la salvezza e la santificazione del mondo.

Gesù, offrendosi per noi, ha ottenuto il perdono dei pec­cati di ogni uomo e di ogni donna da Adamo ed Eva fino all'ultimo uomo che vivrà sulla terra. Nessuna azione ha un valore eguale al sacrificio di Cristo, il massimo atto di amo­re e di donazione che è stato posto sulla terra: un atto di valore infinito, perché è un atto di amore del Padre, del Figlio, dello Spirito!

Dio Padre offre il Figlio; il Figlio si dona al Padre nello Spirito, per la salvezza del mondo; Gesù in Croce è il "massimo dell'amore" sulla terra!

Non dobbiamo mai dire: «Ho capito la S. Messa» ma cer­care ogni giorno di invocare lo Spirito perché ci illumini sul valore infinito, divino del sacrificio di Cristo in Croce e presente nella S. Messa.



2. IL SACRIFICIO DI CRISTO IN CROCE E IL SACRIFICIO DELLA SANTA MESSA

Che rapporto c'è tra l'ultima Cena di Gesù, il sacrificio della Croce e la S. Messa? Il sacrificio di Cristo, sommo sacerdote e unico mediatore, è unico compiuto una volta per tutte sulla Croce. Tuttavia è reso presente nel sacrificio euca­ristico della Chiesa, ogni volta che si celebra la S. Messa.

Gesù si è offerto al Padre, con «un'unica oblazione [... ] ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati» (Eb 10, 14) con l'unico sacrificio della Croce.

Mentre nel Vecchio Testamento i sacrifici venivano conti­nuamente ripetuti si offrivano a Dio gli animali sacrificati, Gesù abolisce tutti i sacrifici offrendo se stesso con un atto di amore infinito, di valore unico, capace di ottenere la remissione dei peccati e il dono dello Spirito: «Egli non ha bisogno ogni giorno, come gli altri sommi sacerdoti di offrire sacrifici prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo, poiché Egli ha fatto questo una volta per tutte, offrendo se stesso» (Eb 7, 27).

«Il sacrificio di Cristo e il sacrificio dell'Eucarestia sono un unico sacrificio, si tratta di una sola e identica vittima e lo stesso Gesù lo offre ora per il ministero dei sacerdoti, Egli che un giorno offrì se stesso sulla Croce: diverso è solo il modo di offrirsi».

«In questo divino sacrificio, che si compie nella Messa, è contenuto e immolato in modo incruento lo stesso Cristo che si offrì una volta sola in modo cruento sull'altare della Croce» (CCC n. 1367).

Nell'Eucarestia Cristo dona lo stesso Corpo che ha conse­gnato per noi sulla Croce, lo stesso Sangue che Egli «ha versato per molti in remissione dei peccati» (Mt 26, 28).

Per comprendere questo rapporto tra il sacrificio di Cri­sto, l'ultima Cena e la S. Messa occorre capire che l'Euca­restia è un memoriale del Signore.

Gesù dice nell'ultima Cena: «Questo è il mio Corpo che è dato per voi [...]. Questo calice è la nuova alleanza nel mio Sangue, che viene versato per voi [...]. Fate questo in memoria di me: questo è il mio memoriale» (Mt 26, 28).

L'Eucarestia è dunque 1'attualizzazione del sacrificio di Cristo, è la ripresentazione, si rende presente in modo "sacramentale" il sacrificio di Cristo in Croce: è un memo­riale, è il "banchetto sacrificale".

Che cosa significa, che cos'è un memoriale? Occorre distinguere "la memoria" dal memoriale. Quando noi con il pensiero "ricordiamo" richiamiamo qualcuno o qualcosa, rievochiamo con un atto puramente intellettuale un fatto del passato.

Fare memoria, ricordare è dunque un nostro ritorno al passato con il pensiero.

Per la Bibbia "ricordare" non è solo un atto di pensiero, ma un'azione, memoria + azione. Quando si dice che Dio si ricorda di Mosè, per es. significa che Dio agisce in favo­re di Mosè (ricordare = agire per qualcuno).

Ricordare = mettersi in contatto con Dio che dà vita, libe­ra, salva, interviene.

Quando Dio libera il popolo dall'Egitto, ordina a Mosè di celebrare ogni anno questo avvenimento dicendo di cele­brare, di ricordare ogni anno la liberazione dall'Egitto la Pasqua: «Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo cele­brerete come festa del Signore: di generazione in genera­zione lo celebrerete come rito perenne» (Es 12, 4). Il popo­lo si ricorda degli interventi di Dio a suo favore avvenuti nel passato ma ciò che restituisce vita non è la memoria soggettiva dei credenti, ma l'atto compiuto una volta da Dio il quale, come tale, ha una virtù permanente, che il cre­dente è invitato a riconoscere e fare proprio. In realtà questo avvenimento non riguarda soltanto i suoi destinatari imme­diati: attraverso di loro Dio aveva di mira tutti i discendenti.

Per questo motivo la Misnah commenta: «Celebrando la festività ci si deve comportare come se si fosse usciti perso­nalmente dall'Egitto».

Questo invito a "sentirsi presenti" all'azione di Dio, il Deuteronomio lo suggeriva già quando amava mettere insieme la generazione del deserto e gli israeliti del tempo presente: «Il Signore nostro Dio ha stabilito con noi un'al­leanza sull'Oreb. Il Signore non ha stabilito quest'alleanza con i nostri Padri; ma con noi che siamo qui oggi tutti in vita» (Deut. 5, 2-3).

Il memoriale è dunque un fatto passato che si rende pre­sente oggi è il passato che ci raggiunge!

Gesù nell'ultima Cena dicendo «Fate questo in memoria di me» è come se dicesse: «Questo gesto rende qui e ora presente il mio sacrificio di domani sulla Croce e ripeten­dolo per sempre io sarò presente in sacrificio fino alla fine del mondo. Io mi dono per voi e a voi, affinché voi possiate donare la vita per gli altri».

Gesù comunica ai suoi cristiani la sua vita d'amore infini­to! L'azione liturgica ci rende presenti alla morte e alla Resurrezione di Gesù facendoci partecipi dello Spirito e della vita di Gesù risorto!

Afferma il Concilio di Trento: «Cristo Dio, e Signore nostro, anche se si sarebbe immolato a Dio Padre una sola volta morendo sull'altare della Croce, per compiere una redenzione eterna, tuttavia il suo sacerdozio non doveva estinguersi con la morte (Eb 7, 24-27). Nell'ultima Cena, la notte in cui fu tradito, volle lasciare alla Chiesa sua amata sposa, un sacrificio visibile (come esige la sua natura) con cui venisse significato quello cruento che avrebbe offerto una volta p\er tutte sulla Croce, prolungandone la memoria fino alla fine del mondo, e applicando la sua efficacia salvi­fica alla remissione dei nostri peccati quotidiani».



3. DUE DESCRIZIONI PER CAPIRE CHE LA SANTA MESSA È VERAMENTE IL SACRIFICIO DI CRISTO

a) Il mistero del sole che è simile al mistero della S. Messa

«Per comprendere meglio il mistero del "memoriale" di un'azione del passato che mantiene la propria efficacia durante i secoli, proponiamo un'analogia simbolica.

«Ogni mattina ripetiamo che "il sole gira" mentre sappia­mo benissimo che il sole non "si alza", ma che la terra ogni mattina si espone al sole, centro del suo sistema, di esistenza. Capita lo stesso dell'azione di Cristo, del suo sacrificio, del mistero della Messa: il sacrificio è unico, non si ripete un'altra volta, Gesù non muore nuovamente nella Messa, ma il suo sacrificio si attua oggi nel senso che misteriosamente noi ci rendiamo presenti a Gesù che muo­re in Croce. Ormai è Lui il centro del sistema cristiano, nel senso che è Colui dal quale tutti dipendono e ricevono la vita. Ogni mattina io "mi" rendo presente al sacrificio di Gesù che, pur rimanendo un atto temporale del passato, possiede una dimensione sovratemporale e mi permette di rendermi presente a Lui attraverso lo spessore di questo tempo che per me scorre senza sosta. In questo modo il tempo acquisisce non soltanto la sua profondità d'eternità, ma anche un dinamismo che, solidamente ancorato nell'at­to salvifico di Dio, mi apre alla riconciliazione universale». (LEON-DUFOUR, Condividere il pane eucaristico, ed. LDC pag. 118).

b) La Messa è veramente il sacrificio di Gesù

Un venerdì di duemila anni fa, un uomo senza peccato ha offerto in Croce la sua vita, il suo Sangue e la sua morte in un gesto supremo di amore al Padre e agli uomini.

Quell'uomo era il Figlio di Dio e poiché perfettamente Santo, il Padre l'ha resuscitato e accolto nella gloria del Cielo. Attraverso il suo sacrificio l'umanità è entrata nella vita eterna di Dio.

La Messa non è un nuovo sacrificio, ma è la presenza del sacrificio di Cristo: una nuova presenza del sacrificio redentore, una nuova presentazione, una ripresentazione del sacrificio del Calvario che diventa una realtà del nostro tempo e della nostra vita. La Messa è il "Sacramento del sacrificio di Cristo": ci sono miliardi di ostie consacrate, ma c'è un solo Corpo di Cristo. Ci sono milioni di Messe offerte attraverso ai secoli, ma c'è un solo sacrificio di Cri­sto offerto sulla Croce: tra il sacrificio del calvario e quello dell'altare, c'è la differenza della visibilità: visibile sul Cal­vario, sacramentale dell'Eucarestia.



4. IL SACRIFICIO DELLA CHIESA

«L'Eucarestia è il sacrificio della Chiesa. La Chiesa, che è il Corpo di Cristo, partecipa all'offerta del suo Corpo. Con Lui, essa stessa viene offerta tutta intera. Essa si unisce alla sua intercessione presso il Padre a favore di tutti gli uomini. Nell'Eucarestia il sacrificio di Cristo diviene pure il sacrifi­cio dei cristiani. La vita dei fedeli, la loro lode, la loro sof­ferenza, la loro preghiera, il loro lavoro, sono uniti a quelli di Cristo e alla sua offerta totale e in questo modo acquista­no un valore nuovo. Il sacrificio di Cristo presente sull'alta­re offre a tutte le generazioni di cristiani la possibilità di essere uniti alla sua offerta. Nelle catacombe la Chiesa è spesso raffigurata come una donna in preghiera, con le braccia spalancate, in atteggiamento orante. Come Cristo ha steso le braccia sulla Croce, così per mezzo di Lui e in Lui si offre e intercede per tutti gli uomini» (CCC n. 1368).

La Chiesa offre il sacrificio ogni giorno per lodare, rin­graziare il Padre, per tutta l'opera di redenzione e di santifi­cazione dell'umanità. Perennemente si innalza al Cielo, la lode a Dio, in Cristo che offre se stesso per la gloria di Dio e la salvezza degli uomini, nello Spirito Santo!



Revisione di vita
- Quando partecipo alla S. Messa penso di essere vera­mente presente al sacrificio di Cristo in Croce?

- Mi sento, in ogni celebrazione eucaristica amato, libe­rato, santificato da Gesù che dona la sua vita per me?

- Che cosa offro di me stesso e della mia vita, quando partecipo alla S. Messa?

- Cerco ogni giorno, se è possibile di partecipare alla S. Messa, massima azione della mia vita e della vita della Chiesa?



CANONI DEL CONCILIO DI TRENTO SUL SS. SACRIFICIO DELLA

MESSA (SESSIONE XXII - 17 SETTEMBRE 1562)


l. Se qualcuno dirà che nella Messa non si offre a Dio un vero e proprio sacrificio o che essere offerto non significa altro se non che Cristo ci viene dato a mangiare, sia anate­ma.

2. Se qualcuno dirà che con quelle parole: «Fate questo in memoria di me», Cristo non ha costituito i suoi apostoli sacerdoti o che non li ha ordinati perché essi e gli altri sacerdoti offrissero il suo Corpo e il suo Sangue, a.s.

3. Se qualcuno dirà che il sacrificio della Messa è solo sacrificio di lode e di ringraziamento o la semplice comme­morazione del sacrificio offerto sulla Croce e non propizia­torio o che giova soltanto a chi lo riceve, e che non si deve offrire per i vivi o per i morti, per i peccati, per le pene, per le soddisfazioni e per le altre necessità, a.s.

4. Se qualcuno dirà che col sacrificio della Messa si bestemmia contro il sacrificio di Cristo consumato sulla Croce o che con esso si deroga all'onore di esso, a.s.

5. Chi dirà che celebrare Messe in onore dei santi e per ottenere la loro intercessione presso Dio, come la Chiesa intende, è impostura, a.s.

6. Se qualcuno dirà che il canone della Messa contiene errori, e che quindi bisogna abolirlo, a.s.

7. Se qualcuno dirà che le cerimonie, le vesti e gli altri segni esterni di cui si serve la Chiesa cattolica nella cele­brazione delle Messe siano piuttosto elementi adatti a favo­rire l'empietà, che manifestazioni di pietà, a.s.



Terza conversazione
IL BANCHETTO PASQUALE


1. LA PROMESSA DELL'EUCARESTIA: JO 6, 1-71

Per comprendere meglio il grande dono dell'Eucarestia occorre riflettere sul cap. VI in cui Giovanni presenta i segni e il discorso che Gesù ha fatto a Cafarnao sull'Euca­restia, per preparare gli apostoli alla comprensione del grande dono di sé, che avrebbe fatto loro nell'ultima Cena. Ecco il testo:

l. Il segno dei pani: la moltiplicazione "segno" dell'Euca­restia (6, 1-15)

2. La traversata del mare: Dio domina la natura (6, 16-21)

3. Il discorso a Cafarnao (6, 22-58)

a) Brano introduttivo (6, 22-25)

b) Operare per la fede (6, 26-31)

c) Il pane celeste e la fede (6, 32-46)

d) Mangiare il pane celeste per non morire (6, 47-52)

e) La Carne e il Sangue di Gesù (6, 53-59)

4. La reazione degli apostoli (6, 59-71).



• Mangiare il pane celeste per non morire (6, 47-52)

A. v 47 «In verità, in verità vi dico, chi crede in me ha la vita eterna».

u 48 «Io sono il Pane di Vita».

v. 49 «I vostri padri mangiarono la manna e mori­rono».

B. v. 50 «Questo è il Pane disceso dal cielo, affinché chi ne mangia non muoia».

B. v. 51 «Io sono il Pane vivente disceso dal cielo. Se qualcuno mangia di questo pane vivrà in eter­no».

A v 52«E il pane che io darò è la mia Carne per la vi­ta del mondo.

Ora i giudei discutevano tra loro: "Come può costui darci la Carne da mangiare?"».



• La Carne e il Sangue di Gesù (Jo 6, 53-59)

A. v 53 «Disse loro Gesù: "In verità, in verità vi dico, se non mangiate la Carne del figlio dell'uomo e be­vete il suo Sangue, non avrete la vita in voi"».

v 54 «Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno».

v 55 «La mia Carne infatti è vero cibo e il mio Sangue vera bevanda».

B. v. 56 «Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue rimane in me e io in Lui».

B. v 57 «Come il Padre, il vivente, ha inviato me e io vi­vo per il Padre, così chi mangia me, anch'egli vivrà per me».

A v 58 «Questo è il pane sceso dal cielo. Non come man­giarono i padri e morirono. Chi mangia questo pa­ne vivrà in eterno».



Commento
A) Mangiare la Carne di Gesù per non morire (Jo 6, 47-52) La costruzione di questo brano sembra di tipo chiastico in quanto i versetti iniziali (vv. 47 ss.) sono in parallelo con il passo finale (vv. 51/c-52) e i due versetti centrali sono strettamente paralleli.



Ecco lo schema:

A. Il pane per la vita eterna (vv. 47)

B. Necessità di mangiare il pane sceso dal cielo, per non morire (vv. 50)

B'. Mangiare il pane sceso dal cielo per vivere eternamen­te (v. 51 /ab)

A' . La grande rivelazione: il pane è la Carne di Cristo per la vita del mondo!



Gesù progressivamente dice: «Io sono il Pane di vita, occorre "mangiarmi": questo pane è la mia Carne!». Gesù rivela questo mistero della sua persona e del suo amore il suo amore infinito e personale per l'uomo, lo porta a diven­tare nutrimento della vita, per la vita eterna: è l'offerta di se stesso al mondo!



(V. 48) «lo sono il pane della vita» - Con questa affer­mazione si inizia l'esortazione di Gesù a mangiarlo per avere la vita eterna. Gesù ripete il verbo "mangiare" per invitare l'uomo a nutrirsi di Lui, per avere la vita eterna. Gesù dice che, mentre la manna non procurò l'immortalità, chi si nutre di Lui vivrà in eterno.

L'azione del mangiare indica plasticamente l'interiorizza­zione della Parola del Figlio di Dio e l'assimilazione della sua Persona con una vita di fede profondissima. In modo analogo alla metafora del bere l'acqua viva, che è la rivela­zione del mistero del Verbo incarnato (Jo 4, 13 ss.,) il man­giare il pane vivente, che è Gesù, significa far propria la verità del Cristo, anzi la Persona del Figlio di Dio che è la verità, ossia la rivelazione perfetta del Padre.

(V. 51) «Il pane che io darò è la mia Carne per la vita del mondo» - Gesù dice in questo passo «che io darò»: è questa un'allusione al sacrificio della Croce, che rivelerà l'amore supremo del Padre e del Figlio per l'umanità. Li­dentificazione di questo pane divino con la Carne del Cri­sto, ossia la sua persona umana, sacrificata per la vita del mondo è chiarissima.

Sulla Croce Gesù dà la sua vita per la salvezza del mon­do: Gesù è morto per tutta l'umanità, rivelando l'amore infinito di Dio per l'uomo! Il termine "Carne" indica la persona umana nella sua fragilità e debolezza: il Figlio di Dio, fattosi uomo, dona la sua persona, dona se stesso, dona la sua vita per la salvezza e la vita di tutti gli uomini.

Questa frase «è la mia Carne per la vita del mondo» ricor­da la formula eucaristica, si ispira alla formula istituzionale dell'Eucarestia; Giovanni allude e pensa alle parole di Gesù dette nell'ultima Cena (1 Cor 11, 24; Lc 22, 19): la variante più importante tra la formula tradizionale dell'Eucarestia e quella di Giovanni sta nei termini "Corpo-Carne".

Paolo e i sinottici usano la parola "questo è il mio Corpo" mentre Giovanni usa "Carne" che suggerisce il rapporto tra l'Incarnazione («il Verbo si fece Carne») e l'Eucarestia.

Secondo alcuni esegeti sembra che Giovanni, in questa frase, abbia conservato il testo primitivo della formula eucarestia. (Gesù se è così avrebbe detto: «Prendete e man­giate, questa è la mia Carne»). Inoltre dicendo "per" sem­bra che Giovanni voglia sottolineare in profondità il "dono della Croce"; Gesù che dà la vita per la salvezza!



(V. 52) «Ora i giudei discutevano tra di loro: come può costui darci la sua Carne da mangiare?» - La difficoltà dei giudei è quella dell'uomo in balia delle forze della natura, non essendo rinato dallo Spirito Santo, perché non vuole credere. Come Nicodemo, così qui i giudei non rie­scono a credere, non capiscono Gesù e il suo mistero d'a­more: Giovanni, usando il verbo "mormorare", si ispira alle scene di ribellione e di contesa degli ebrei nel deserto (Es 17, 2) ma allude anche ai doceti che alla fine del 1 secolo negavano la realtà dell'umanità di Cristo e quindi l'Eucare­stia. Le due affermazioni «mangiare la Carne» e «bere il Sangue» suonano ambedue paradossali e assurde se intese in senso naturale e biblico. Solo l'interpretazione sacra­mentale offre un senso plausibile.



(V. 53) «Se non mangiate la Carne del figlio dell'uomo e bevete il suo Sangue non avete la vita in voi» - La locu­zione "Carne e Sangue" nel linguaggio semitico, indica "tutto l'uomo". Gesù non attenua il linguaggio sulla neces­sità di mangiare la sua Carne e bere il suo Sangue dopo la mormorazione dei giudei, anzi rincara la dose, perché all'a­zione del mangiare aggiunge l'azione del bere il suo Sangue (v. 53) e nel passo seguente, sostituirà il verbo fagein con trogein che indica non solo "mangiare" ma "masticare con i denti". Le parole di Gesù sono quindi di un verismo così accentuato che non possono essere prese in senso traslato per indicare solo l'interiorizzazione della rivelazione. Il bere l'acqua viva e il mangiare il pane, sono due immagini molto plastiche ed eloquenti per esprimere il processo di penetrazione intima e di assimilazione delle parole di Gesù. Ma il linguaggio di Giovanni 6, 53-58 è così forte e crudo che non può non applicarsi al Sacramento dell'Eucarestia, durante la cui istituzione Gesù disse ai suoi discepoli, appunto, di mangiare il pane che è il Suo Corpo e di bere il vino che è il Suo Sangue (Mc 14, 22-25; 1 Cor 11, 23 ss.).

Evidentemente la Cena eucaristica non prescinde dalla fede; anzi il mangiare la Carne del Signore e il bere il suo Sangue è una dimostrazione di fede.

Nel v. 54 secondo il modo di esprimersi semitico, la pre­sentazione negativa del versetto precedente viene presenta­ta in senso positivo: per avere la vita bisogna mangiare la Carne del Figlio dell'Uomo e bere il suo Sangue.

Occorre pertanto credere in Gesù per avere la vita eterna e la Resurrezione (v. 40) e questa fede si dimostra ricevendo il Corpo e il Sangue di Gesù!

Con questo gesto è seminato il germe di immortalità che porterà il suo frutto sensazionale nell'ultimo giorno. «La Resurrezione non farà che mettere in attività le forze che la comunione al Corpo e al Sangue di Cristo ha deposto nel­l'uomo, per la trasformazione finale del suo essere» (Snhackemburg).



(V. 55) «La mia Carne infatti è vero cibo, il mio Sangue vera bevanda» - Afferma che vero cibo e vera bevanda per esprimere che veramente la Carne e Sangue di Gesù sono nutrimento, così come il cibo materiale nutre la vita fisica. Accentua anche il fatto che mentre la manna non era un "vero" cibo spirituale, questo lo è in profondità: il Corpo e il Sangue di Cristo nutrono veramente, danno vita vera, tanto che sono fonte di vita eterna e di Resurrezione. È un cibo così potente che dà una vita che non finirà mai!



(V. 56) «Chi si ciba della mia Carne e beve il mio San­gue rimane in me ed io in Lui» - Questo versetto ripete il v. 54 sostituendo e concretizzando il dono della vita eterna e della Resurrezione con quello della comunione intima con Gesù. La perfetta comunione di vita tra il fedele e il Cristo è causata dall'adesione totale al Verbo incarnato.

«Chi riceve Gesù, riceve la vita che è eterna: questa unità con Gesù è permanente; la Comunione con Cristo ricevuto sacramentalmente, immette nel circolo divino, per cui l'u­nione sacramentale diviene, unione personale, rapporto profondo tra il discepolo e la persona del Signore. Per la pri­ma volta nel Vangelo di Giovanni, si trova una formula di "immanenza" che descrive in modo tutto particolare l'in­comparabile unione del cristiano con Cristo! Le parole sul rimanere in Cristo di chi riceve l'Eucarestia e del rimanere di Cristo in chi lo riceve, accennano con forza all'unione unica nel suo genere di Gesù con i cristiani e dei cristiani con Gesù. Questa compenetrazione reciproca senza diminu­zione della personalità non ha analogie nella sfera terrena e umana: la sua geniale formulazione linguistica nella sua semplicità e pregnanza presuppone una lunga meditazione e riflessione su questo mistero della fede» (Snhackemburg).



(V. 57) Il Cristo diventa fonte e fine dell'esistenza del fedele che mangia la sua Carne, in modo analogo a quanto avviene nella Trinità.

Dice il CCC: «La Messa è ad un tempo e inseparabilmen­te il memoriale del sacrificio nel quale si perpetua il sacrifi­cio della Croce, il sacro banchetto della Comunione al Cor­po e Sangue del Signore. Ma la celebrazione del sacrificio eucaristico è totalmente orientata all'unione intima dei fedeli con Cristo attraverso la Comunione. Comunicarsi è ricevere Cristo stesso che si è offerto con noi» (n. 1328).

Nella S. Messa noi dobbiamo offrire noi stessi con il Signore che si sacrifica per noi e ricevere in noi il Signore per attuare la massima unità possibile con Lui, sulla terra. Nella S. Comunione si realizza il mistero dell'unità: Dio ci assimila a sé, donando a ciascuno tutto se stesso per la nostra liberazione, purificazione, santificazione. «Ciò che è avvenu­to nell'Incarnazione si riproduce nella S. Comunione. Come il Verbo unendosi alla carne l'ha innalzata alla somiglianza con sé e l'ha resa vivificante, così quantunque in grado minore, la Carne di Cristo, venendo in noi, ci cambia nella sua immagine e ci fa viventi» (S. Giovanni Crisostomo).



Revisione di vita
- Ho qualche difficoltà spirituale nel ricevere il Signore?

- Quando vado a Messa cerco di fare le due comunioni: con la Parola di Dio e con il Corpo e il Sangue di Gesù?

- Per me la S. Comunione è veramente il "massimo momento di unione con Cristo"?

- Facendo la S. Comunione penso che Gesù si dona a me "personalmente"?



Quarta conversazione
GESÙ SI DONA A NOI, NOI CI DONIAMO A LUI: LA MASSIMA COMUNIONE


1. LA SANTA COMUNIONE È LA MASSIMA COMUNIONE TRA DIO E NOI

Gesù prima di morire ha così pregato, rivolgendosi al Padre: «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro Parola crederanno in me; perché tutti siano una cosa sola. Come tu Padre sei in me e io in te, siano anch'essi una cosa sola perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Jo 17, 20).

Questa unità tra Dio e noi e tra di noi è creata dalla Paro­la, dallo Spirito, dalla fede, dall'Eucarestia: venendo dentro di noi, dandosi "personalmente" a ciascuno Gesù realizza la massima unità. Nella S. Comunione non c'è solo un'u­nità morale ma fisica, corporea personale, la più sublime e profonda possibile.

Si può parlare di "incorporazione con Cristo" di unione al suo Corpo e al suo Sangue, alla sua Persona umano-divina. S. Elisabetta della Trinità, una grande mistica, dice che noi dobbiamo fare in modo che la nostra sia come «umanità aggiunta alla sua» è come una «nuova Incarnazione». Gesù si unisce profondamente a ciascun uomo che lo riceve sacramentalmente.

S. Paolo esprime il mistero di questa unione eucaristica con queste parole: «Il calice della benedizione, che noi benediciamo, non è comunione con il Sangue di Cristo? Il pane che spezziamo, non è comunione con il Corpo di Cristo?» (1 Cor 10, 16).

È un vero scambio di vita divina tra Dio e noi. Dio amandoci, fino a venire in noi, ci trasforma in Lui. Cristo venendo in noi, Lui che è la Verità, ci dona la Verità. Cristo venendo in noi, Lui che che è l'Amore, ci dona l'Amore. Cristo venendo in noi, Lui che è la Libertà, ci libera dal male. Cristo venendo in noi, Lui che è la Forza, ci dona la forza per essere cristiani. Cristo venendo in noi, Lui che è la Gioia, ci dona la gioia di Dio. Cristo venendo in noi, Lui che è la Vita, ci vivifica, santificandoci.

S. Tommaso spiega quest'unità applicando alla Comu­nione le leggi dell'amicizia:

a) Legge dell'unità:

«Chi ama non si accontenta di una conoscenza superfi­ciale dell'amato, ma cerca di capire intimamente le sin­gole cose che ad esso appartengono e di penetrare così nella sua intimità per cui si dice che lo Spirito scruta le profondità (1 Cor 2, 10). Chi ama gioisce dell'amato e dei suoi beni in forza della compiacenza interiormente radicata verso l'amato per cui si dice che l'amore vuole l'intimità e si parla di "viscere di carità"».

b) Legge dell'identificazione:

«Nell'amore di amicizia chi ama si trova nell'amato, in quanto considera il bene e il male e la volontà stessa del­l'amico come sue proprie: così da sembrare che Egli stes­so senta e subisca il bene e il male nel proprio amico; per questo è caratteristica degli amici «volere le stesse cose e delle medesime dolersi e gioire. Cosicché colui che ama, sembra essere nell'amato e come identificato in Lui».



2. I FRUTTI DELLA COMUNIONE

a) Unione al Corpo di Cristo.

La comunione stabilisce un'unione che si chiama "fisico­sacramentale" e determina un contatto speciale con l'uma­nità di Cristo. L'incontro con Cristo, fa bene anche al cor­po. Dice S. Teresa: «Pensate forse che questo santissimo pane non sia sostentamento ai nostri miseri corpi? So, invece che è così... se quando era al mondo, col semplice tocco delle vesti (e tutta la folla cercava di toccarlo, perché da Lui usciva una forza che sanava tutti Lc 6, 19) guariva gli infermi, come dubitare che, stando in noi personalmen­te non abbia a compiere miracoli se abbiamo fede?».

La Carne di Cristo, tutta bagnata dall'unzione dello Spi­rito è per così dire un "divino calmante" che smorza, toni­fica e mette pace nel nostro sistema nervoso sconvolto dal­le tre concupiscenze (la concupiscenza della carne, degli occhi, la superbia della vita: sensualità, vanità, orgoglio).

«Cristo venendo in noi, unisce le nostre membra alle sue: purifica, eleva, perfeziona, santifica, trasforma, tutte le nostre facoltà. La presenza divina di Gesù e la sua virtù santificatrice impregnano così intimamente tutto il nostro essere, anima e corpo con tutte le sue potenze che diven­tiamo altri cristi» (Marmiom).

Toccando Cristo attingiamo immortalità, incorruzione, giovinezza, libertà.

C'è un influsso cristificante sul nostro corpo. La comu­nione al Cristo risorto, ci fa risorgere: inizia già ora la Resurrezione del corpo, una specie di trasfigurazione anti­cipata ci rivestiamo in certo qual modo di immortalità, si comincia a rivestirci dei vestimenti della gloria e il nostro corpo va assumendo le qualità del Corpo trasfigurato di Cristo! Cristo comunica la sua luminosità, ci fa divenire luminosi e splendenti: con la fede e con l'amore a Gesù dobbiamo ricevere sulle nostre piaghe (superbia, lussuria, egoismo, pigrizia, disturbi interiori) l'influsso santificante del Signore.



b) Dono dello Spirito e unione alla SS. Trinità

Gesù risorto dona abbondantemente lo Spirito nella S. Comunione. Dice lo Scheeben, uno dei più grandi teologi: «Come lo Spirito, quale Spirito del Figlio è unito nel modo più reale al Corpo di Lui e vi abita e vi riposa, così pure in questo corpo, viene a noi per unirsi, per donarsi a noi e dar­si in proprietà a noi.

«Nel Corpo del Verbo, riempito da Lui, noi succhiamo, per così dire, lo Spirito dal petto e dal cuore di Colui dal quale procede. Egli si unisce e si effonde in noi, tanto come soffio della vita divina, ossia dell'amore divino che proprio qui, dove noi siamo uniti così intimamente con il Padre celeste mediante la più reale unione col suo Figlio, tocca l'apogeo, quando come pegno dell'amore di Dio per noi, pegno che ci offre da mangiare, nonché come il suggello della nostra filiazione e della nostra unione con Lui, la qua­le trova qui il suo compimento e la sua consumazione».

Nella S. Comunione dobbiamo pregare e desiderare che si attui quella "copiosissima effusione dello Spirito Santo" che dovrebbe renderci ogni giorno sempre più simili a Gesù, rinnovarci continuamente e santificarci sempre più.

Lo Spirito che ha santificato Maria, che ha santificato Gesù, santifichi anche noi!

Nella Chiesa siriaca verso il 475 il sacerdote prima di dare la S. Eucarestia diceva: «Il Corpo di Gesù Cristo, lo Spirito Santo per la guarigione del corpo e dell'anima». Nella litur­gia siriaca il sacerdote mettendo nel calice un frammento del pane-agnello dice: «Pienezza dello Spirito Santo».

Continuamente gli autori siriaci dicono che ricevendo il Corpo e il Sangue di Gesù noi riceviamo lo Spirito Santo, la sua grazia, il suo dono di immortalità.

Gesù riempito di Spirito Santo ha riempito di Spirito il pane e il vino eucaristici: «Allo stesso modo dopo la cena prese il calice, vi fece mescolanza di vino e di acqua, alzò gli occhi al cielo, lo presentò a Te, suo Dio e Padre, rese grazie, lo consacrò e lo benedisse. Lo riempì di Spirito San­to e lo diede ai suoi santi e benedetti discepoli [...]. Chiamò il pane suo Corpo vivente, lo riempi di se stesso e dello Spirito Santo, tese la sua mano e diede loro il pane [...]. Prendete e mangiate con fede, e non dubitate che que­sto sia il mio Corpo. E chi lo mangia con fede, mediante di esso mangia il Fuoco dello Spirito [...]. Mangiate tutti, e mangiate per mezzo di esso lo Spirito [...]. D'ora in poi voi mangerete una Pasqua pura e senza macchia, un pane fer­mentato e perfetto che lo Spirito ha impastato e fatto cuo­cere, un vino mescolato con Fuoco e Spirito» (S. Efrem).

«Volle che avendo essi (il pane e il vino) ricevuto la gra­zia e la venuta dello Spirito Santo, noi non guardassimo più alla loro natura, ma li prendessimo per il Corpo e il Sangue di Nostro Signore. Perché il Corpo di Nostro Signore nean­ch'esso possedette l'immortalità e il potere di dare l'im­mortalità, per propria natura: è lo Spirito Santo che glieli ha dati ed è per la Resurrezione dai morti che ricevette l'u­nione con la natura divina, divenne immortale e causa di immortalità per gli altri» (Teodoro di Mopseustia).

C'è un bellissimo testo che esprime questo dono dello Spirito:

«Ecco Fuoco e Spirito nel seno di sua Madre

ecco Fuoco e Spirito nel fiume dove sei stato battezzato Fuoco e Spirito nel nostro Battesimo

nel pane e nel calice Fuoco e Spirito Santo

nel tuo pane è nascosto lo Spirito che non si mangia nel tuo vino abita il Fuoco che non può essere bevuto. Lo Spirito nel tuo pane, il Fuoco nel tuo vino

meraviglia singolare che le nostre labbra hanno ricevuto». (Inno De Fide - siriaco)



c) Unione all'anima di Cristo

«Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue dimora in me ed io in Lui» (Jo 6, 56). «Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre così anche colui che mangia me vivrà per me» (Jo 6, 57).

Gesù nella S. Comunione dona a noi la sua vita divina, tramite lo Spirito, il suo amore infinito, trasformandoci in Lui, fino a potere dire con S. Paolo: «Non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me» (Gal 2, 20); «La mia vita è Cristo» (Fil 1, 21).

Ciò che il cibo materiale fa nel nostro corpo, nella nostra vita fisica, la Comunione lo realizza nella nostra vita spiri­tuale: conserva, rafforza, accresce la nostra vita divina; la Fede, la Speranza, la Carità e tutte le virtù e i doni spirituali. La Comunione realizza in noi un'unione profonda di pen­sieri, volontà, affetti tra noi e Cristo, cambia il nostro modo di pensare, di volere, di sentire, di agire, trasformandoci in Cristo, che dona a noi la Verità, la Forza, l'Amore, tutti i suoi santi doni spirituali affinché la nostra vita divenga sempre più capacità di lode, di amore a Dio Padre, servizio ai fratelli, ringraziamento, offerta, vita nuova nello Spirito.

Poco per volta si diventa come Gesù: umili, cortesi, buo­ni, pazienti, oranti, ci si trasforma in Cristo, si diventa Cri­sto. «Voglio che Gesù si impossessi talmente delle mie facoltà che io non possa più compiere azioni umane e per­sonali, ma solo delle azioni divine ispirate e dirette dallo Spirito di Gesù» (S. Teresina del Bambino Gesù).

«Gesù ti prego di rivestirmi di Te, di identificare tutti i movimenti della mia anima a quelli della tua, di sommer­germi, di invadermi, di sostituirti a me, affinché la mia vita non sia che un riflesso della tua» (Elisabetta della Trinità).

La S. Comunione ci fa diventare capaci di unirci al Cristo in Croce, sofferenti con il Cristo sofferente, generosi nel­l'offrire al Signore le croci e le difficoltà della nostra vita, con Lui sulla Croce. La S. Comunione trasforma la nostra vita, in una vita sempre più secondo il Vangelo ci converte ogni giorno aiutandoci a maturare nel dono e nello spirito di servizio. Gesù viene a vivere in ciascuno di noi, per con­tinuare a portare l'amore e la salvezza a tutti.



d) La Comunione ci separa dal peccato

Il Corpo di Cristo che riceviamo nella Comunione è "dato per noi" e il Sangue che beviamo è "sparso per molti in remissione dei peccati". Perciò l'Eucarestia non può unirci a Cristo senza purificarci, nello stesso tempo, dei peccati commessi e preservarci da quelli futuri (CCC n. 1393).

Cancella i peccati veniali perché vivifica la carità. Donandosi a noi Cristo ravviva il nostro amore e ci rende capaci di troncare gli attaccamenti disordinati alle creature e radicarci in Lui.

«Cristo è morto per amore. Perciò quando facciamo memoria della sua morte, durante il sacrificio, invochiamo la venuta dello Spirito Santo quale dono di amore.

La nostra preghiera chiede quello stesso amore per cui Cristo si è degnato di essere crocifisso per noi. Anche noi mediante la grazia dello Spirito Santo, possiamo essere crocifissi al mondo e il mondo a noi. Avendo ricevuto il dono dell'amore moriamo al peccato e viviamo per Dio» (CCC n. 1394).

Preserva dai peccati mortali per la carità che accende in noi. Quanto più partecipiamo alla vita di Cristo e progre­diamo nella sua amicizia, tanto più è difficile separarci da Lui con il peccato mortale (CCC n. 1395).



e) L'Eucarestia unisce ai fratelli costruisce la Chiesa

Ricevendo Gesù ci si unisce a Lui più profondamente. Lui fa la Chiesa, perché riunisce in un solo corpo tutti quelli che lo ricevono. La Comunione rinnova, rinsalda, approfondisce la Chiesa, l'unità tra i cristiani, uniti tra loro da Cristo. Nel Battesimo si è stati chiamati a formare un solo corpo, l'Eucarestia perfeziona l'unità, dona l'amore vicendevole rende capaci di servizio, pronti all'accoglienza soprattutto dei poveri. Unendosi a Cristo, ci-si unisce a tutti coloro con cui Cristo è unito!

Ricevendo Cristo, diventiamo capaci di incontrarlo nei fratelli, specie i più poveri: Gesù dà la grazia di riconoscer­lo nei fratelli, dà l'amore per l'unità di tutti.

«Non si consacra l'Eucarestia, se insieme non si consacra il mondo». Si riceve Gesù per comunicarsi e unirsi a tutti i popoli della terra: l'Eucarestia è il principio dell'amore universale, dall'unità dei popoli.

L'amore del prossimo è "condizione" prima per ricevere Gesù ed è il "fine" dell'incontro con Lui, l'effetto: chi rice­ve Gesù ama il prossimo! Con lo stesso amore con cui Gesù lo ama. L'amore fraterno è la pupilla degli occhi di Cristo! La comunità cristiana viene generata dall'Eucare­stia continuamente.



3. COME PARTECIPARE ALLA S. MESSA?

Alcune indicazioni di spiritualità: vivere bene i cinque momenti della Celebrazione eucaristica.




Atto penitenziale
Preparare il punto di conversione: in che cosa devo con­vertirmi in modo primario? Che cosa c'è nella mia vita che si oppone al Signore che incontro?

Mai partecipare alla S. Messa, senza prima purificarsi, ricordandosi di quanto dice S. Giovanni della Croce: «Con­vien sapere che un recipiente tanto più è capace quanto più in sé è puro: e tanto più una cosa si diffonde e si comunica, quanto più è sottile e delicata. Ora il Verbo è immensamen­te sottile e delicato e l'anima è il vaso ampio e capace per la grande purezza e delicatezza che ha al presente, per la grande purificazione cui si sottopone».



Parola di Dio
Devo fare sempre la "prima comunione con la Parola" durante la S. Messa, ascoltando con attenzione, fede e devo­zione la Parola di Dio, cercando di mettere in cuore "una Parola di vita" da vivere durante la giornata, chiedendo al Signore: «Signore cosa vuoi dirmi con questa Parola?»



Offertorio
Mai andare all'Eucarestia senza offrire Gesù al Padre e offrirsi. Offrire al Signore qualche dono (un dovere da compiere, un servizio di carità, un atto di generosità, ecc.). Offrire anche le sofferenze di qualche persona che soffre.



Consacrazione
Unirsi profondamente a Gesù in Croce che dona se stesso per la gloria di Dio e la salvezza del mondo. Ridire il pro­prio "Amen", sì a Gesù Cristo, impegnandosi nella vita cri­stiana.



S. Comunione
Occorre incontrare Gesù:

- con la massima fede: è Gesù che viene in me!

- con il massimo amore: come posso ricambiare il suo Amore infinito?

- con la massima gioia: non c'è gioia più grande sulla ter­ra, Dio viene in me!

- con la massima umiltà: «Signore non sono degno di par­tecipare alla tua mensa: ma di soltanto una parola e io sarò salvato!».

- con grande senso di adorazione: è l'Infinito Dio che vie­ne a me;

- con molto ascolto: il Signore mi parla!

- con continuo ringraziamento e lode che deve prolungar­si lungo la giornata.



4. Adorazione eucaristica

a) Occorre continuare la S. Messa pregando Gesù presen­te nell'Eucarestia e cercando di interiorizzare la S. Messa, prolungando la preghiera. Dice il Concilio: «I fedeli impa­rino ad offrire se stessi per mezzo di Gesù mediatore siano perfezionati nell'unità con Dio e tra di loro in modo che Dio sia tutto in tutti» (C. Liturgica n. 48).

La preghiera di Adorazione deve continuare la preghiera della Messa, adorando, ringraziando, lodando, chiedendo perdono, invocando per sé e per tutti l'aiuto del Signore!

b) Nell'Adorazione continuazione della Messa devono essere vivificati i sentimenti della liturgia eucaristica ope­rando una vera conversione nella carità. L'adorazione dovrebbe essere "una revisione di vita" sulla carità e dovrebbe diventare un dono di me stesso agli altri. Nell'A­dorazione si deve "costruire la Chiesa pregando per tutti!". Donare il tempo a Dio Presente nell'Eucarestia!

c) Pregando davanti a Gesù Eucarestia si deve rinnovare il senso dell'offerta di sé con Gesù che si offre al Padre per tutti e il senso vivissimo del ringraziamento per il grande dono della Cena del Signore.

d) L'Adorazione deve diventare sempre più un "atto di donazione di sé" un momento forte in cui si apre il cuore e la vita al Signore!

L'adorazione non è tanto un prendere, quanto un donarsi al Signore. Offrire il proprio cuore, implorando amore e generosità! La preghiera deve diventare sempre di più silenzio e donazione: adorare è amare, che significa prima di tutto "ascoltare Dio", accogliere Dio che viene in noi, facendo attenzione più a Dio che a noi stessi.



Revisione di vita
l. Quando vado a Messa cerco veramente di "incontrare" il Signore?

2. Mi preparo e partecipo bene ai cinque momenti centra­li: atto penitenziale, ascolto della Parola, offertorio, consa­crazione, Comunione?

3. So prepararmi prima (mentre da casa vado in Chiesa) e dopo (ringraziando e pregando) il Signore che è venuto in me?

4. Durante la settimana, trovo un po' di tempo per andare in Chiesa ad adorare personalmente il Signore o non ho tempo?





I MISTERI DELLO SPIRITO SANTO
(da recitarsi alla domenica per la Santificazione della festa)

1° Mistero: Gesù è concepito per opera dello Spirito San­to (Lc 1, 26-28)

2° Mistero: Gesù è consacrato Messia al Giordano dallo Spirito Santo (Lc 3, 21-22)

3° Mistero: Gesù muore in Croce per togliere il peccato e donare lo Spirito Santo (Gv 19,

4° Mistero: Gesù dona agli Apostoli lo Spirito per la remissione dei peccati (Gv 20, 22)

5° Mistero: Gesù a Pentecoste effonde lo Spirito per la Missione nel mondo (Atti 2, 1-13)



Si può recitare 1'Ave Maria aggiungendo l'invocazione allo Spirito:

«... Santa Maria Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte e ottienici il dono dello Spirito Santo. Amen».

Possibilmente recitare il S. Rosa­rio con la corona "rossa" segno del fuoco dello Spirito San­to, che è l'Amore.

Richiederla a: Parrocchia San Secondo - via San Secondo, 8 - 10128 Torino - tel. 011543191

[SM=g27998]

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 00:36. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com