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La Santa Messa: FONTE DELL'EUCARESTIA

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2009 12:23
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Sesso: Femminile
05/09/2009 12:21

TI OFFRIAMO, PADRE!

La vita terrena di Gesù fu una continua offerta, che ha avuto il suo culmine sulla croce, che si riattualizza nella Messa e che si perpetua in Cielo.

Un'oblazione con cui Cristo riporta a Dio non soltanto la natura divina, ma anche la natura umana assunta e, con la natura umana, tutti gli uomini e, con gli uomini, tutto il creato.

Siamo così coinvolti in questo atto di amore del Figlio al Padre, che possiamo farlo nostro.

Pensiamo a quello che avviene, quando recitiamo alcune frasi nella celebrazione eucaristica.

- "Ti offriamo, o Padre, tra i doni che ci hai dato, la Vittima pura, santa e immacolata".

- "Ti offriamo, o Padre, il pane della vita e il calice della salvezza ".

- "Ti offriamo, Padre, questo sacrificio vivo e santo". Avviene che noi prendiamo Gesù immolato e glorioso, e Lo offriamo al Padre.

Avviene che Dio, il Padre, riceve suo Figlio da noi, dalle nostre mani.

Certamente è il Padre che ci dona il Figlio, ma ce lo dona per riaverlo da noi: "Ti offriamo, o Padre!".

Però facciamo attenzione. È vero che il Padre ci dona il Figlio; ma noi possiamo riceverlo, prenderlo, posse­derlo, nella misura in cui noi, con la nostra offerta, ci siamo inseriti nel suo sacrificio.

Quanto più ci inseriamo nella sua offerta al Padre, tanto più aumentiamo, perfezioniamo la presenza di noi in Gesù e di Gesù in noi.

Come aumenta questa presenza vicendevole, noi diventiamo di Gesù e Gesù diviene nostro, possiamo prenderlo e dire con verità: "Ti offriamo, o Padre!".

Anche noi siamo di Gesù. Permettiamogli di prenderci e di offrirci, perché possa dire anche Lui: "Padre, sono tuoi!".

Andiamo a Messa e impariamo ad offrire la Vittima divina e noi con essa, per poter dire con il celebrante: "Ti offriamo, Padre!": Gesù, dono del Padre, diventa il nostro dono.

Pensiamo alla Messa che viene celebrata ad ogni istante, sentiamoci spiritualmente presenti e diciamo: "Ti offriamo, Padre!": trasformiamo, divinizziamo la nostra vita.

Sappiamo vedere, con l'occhio della fede, quell'Ostia sempre elevata verso il Cielo dal continuo alternarsi di mani sacerdotali e formata da Gesù e da noi, e diciamo: "Ti offriamo, o Padre!": annulliamo il peccato che dalla terra sale al Cielo.

Ricordiamoci del preziosissimo tesoro, che si trova nel tabernacolo, prendiamolo e diciamo: "Ti offriamo, o Padre!": versiamo il riscatto dei nostri peccati.

Con questo unirci a Gesù e offrirci con Gesù, svolgia­mo una meravigliosa funzione ecclesiale, rendiamo la nostra vita preziosa allo sguardo di Gesù e, con Gesù, diventiamo la compiacenza del Padre.



IMPARIAMO AD OFFRIRCI

La Messa è un incontro di famiglia.

Cristo Gesù, Uomo-Dio, come Fratello maggiore ci riunisce, ci parla, ci prepara per introdurci alla presenza del Padre.

Il Padre, vedendoci nel Figlio, ci accoglie come figli e ci inserisce nella sua vita trinitaria, trasformando così la Messa in una festa di famiglia.

Però si partecipa a questa festa nella misura in cui uno, con l'offerta di se stesso, s'immette nel sacrificio di Cristo.

Per cui dobbiamo imparare ad offrirci in Cristo e con Cristo. E questo richiede un certo cambiamento di men­talità.

In genere si va a Messa per essere presenti, per assi­stere, al massimo per dire una preghiera, più comune­mente per chiedere...

Invece nella Messa dobbiamo donare, e non tanto quello che abbiamo, quanto quello che siamo.

Gesù per accoglierci e presentarci al Padre, attende non solo la nostra lode, la nostra preghiera, il nostro pentimento, la nostra riconoscenza, ma soprattutto attende noi stessi, il nostro essere. È l'insegnamento della Chiesa: "I fedeli imparino ad offrire la vittima divina e se stessi con essa".

Per imparare ad offrirci, dobbiamo fare molta atten­zione nel momento in cui il celebrante prepara le offer­te, per inserirci nell'ostia, per perderci nel vino. Perché proprio su quell'ostia e su quel vino, il celebrante invo­ca lo Spirito Santo: "Padre,... ora ti preghiamo umilmente: manda il tuo Spirito a santificare i doni che ti ofriamo, perché diventino il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo".

Incorporati a Cristo, ci troviamo alla Presenza del Padre e possiamo offrirgli, come nostro dono, il suo stesso Figlio.

Il Padre ci guarda con compiacente amore e ci ridona il Figlio come suo dono, che noi facciamo nostro nella Comunione.

È il momento di aprire le porte a Cristo, se vogliamo concretizzare l'offerta di noi stessi.

Permettiamogli d'invadere tutto il nostro essere per­ché sia Lui l'unico nostro Signore.

Gesù, prendi possesso:

- del mio corpo: rendilo sempre più tua dimora e servi­tene per entrare e santificare l'ambiente della mia vita quotidiana;

- dei miei occhi: perché tu possa continuare a vedere con questi miei occhi, e io impari a vedere me stesso e le realtà che mi circondano nella tua luce;

- del mio udito: rendilo più sensibile perché io possa percepire la tua implorazione nel povero, nel sofferen­te, nell'emarginato, nel perseguitato, nel drogato, nel­l'extra-comunitario;

- della mia lingua: perché ha tanto bisogno di essere tua, con tanta facilità si inquina di peccato. Fa' che oggi non esca dalle mie labbra nulla che dispiaccia a te;

- della mia intelligenza: perché il mio pensiero sia tuo, perché non si chiuda nell'orgoglio, ma si apra alla verità;

- della mia volontà: è il dono più duro, quindi il più bello; aiutami a farmi comprendere tutto ciò che vuoi da me, per risponderti sempre con il mio "sì";

- del mio amore: è il fiore più bello che hai messo nel mio cuore, custodiscilo sempre e tutto per te, e inse­gnami ad amare in te e per te tutte le persone che mi fai incontrare;

- della mia vita: perché è tua, appartiene unicamente a te, per cui non posso vivere come piace a me, ma devo vivere come piace a te; rendimi disponibile ai tuoi desideri perché tu possa servirti anche di me per esse­re più conosciuto, amato e glorificato nel Mistero eucaristico.

Nell'intimità della Comunione con facilità e sponta­neità ci apriamo, ci doniamo a Cristo; ma poi, nella realtà della vita quotidiana, con altrettanta facilità, riprendiamo il nostro dono... Non ci fidiamo. Anziché avventurarci in Cristo, preferiamo rimanere dove e come siamo.

È un'arte difficile offrirsi a Dio. Non arriveremo mai a farlo bene, a farlo fino in fondo, a farlo con assoluta autenticità. Ma non dobbiamo scoraggiarci. Gesù ci attende ad ogni Messa, ad ogni Comunione, per inse­gnarci ad offrirci e per renderci giorno dopo giorno più coerenti.



GESÙ CI OFFRE

Nella Messa non solo offriamo Gesù al Padre (Ti offriamo, Padre, la vittima, pura, santa e immacolata), non solo impariamo ad offrirci, offrendo la vittima divi­na, ma noi stessi siamo offerti.

Il Verbo di Dio si è fatto uomo per offrirsi al Padre, ma più giustamente per offrirsi per noi, per offrire noi al Padre. Infatti non vi è un solo istante che Gesù non sia del Padre, mentre si è fatto uomo, è morto e risorto per ricondurci a Dio, come afferma S. Pietro (Cfr. 1 Pt. 3,18).

E per offrirci al Padre si è sostituito a noi, ci ha incor­porati a sé, ci ha identificati con sé.

Pensiamo:

- all'Incarnazione: Cristo assume la natura umana per inserirci nella natura divina;

- al Battesimo: lo Spirito Santo ci rende membra del Corpo Mistico di Cristo;

- alla Comunione: la vita di Cristo vivifica la nostra vita. Per renderci più consapevoli di questa mirabile sosti­tuzione di noi in Gesù Cristo, prendiamo in considera­zione i segni sacramentali della Comunione.

Mediante la Consacrazione la sostanza del pane viene sostituita dalla sostanza del Corpo di Cristo, per cui il pane non è più pane, ma Corpo di Cristo.

Ricevendo, sotto le sembianze del pane, il Corpo di Cristo, noi realizziamo un'unione che non è soltanto il contatto con il Corpo di Cristo, ma un vero congiungi­mento sostanziale tra il suo e il nostro corpo, così noi diventiamo un solo corpo con Gesù; la sua sostanza diviene la nostra sostanza; la sua vita, la nostra vita. Di conseguenza, Gesù divenendo un tutt'uno con noi, nell'offrire se stesso al Padre, offre anche noi. Certamente ci ha offerti durante il sacrificio del Calvario, ma nella sua bontà misericordiosa ha voluto continuare la Redenzione nella Messa anche per poter oggi offrirci al Padre.

Pensiamo alla Messa. Gesù si offre al Padre non più da solo, ma con tutte le membra del suo Corpo Mistico, cioè con tutti noi.

Noi, quindi, siamo continuamente offerti al Padre, perché non vi è luogo della terra, non vi è momento del giorno, in cui l'Agnello immolato non venga offerto all'Eterno Padre.

Possiamo purtroppo ignorare questa incessante obla­zione, possiamo trascurarla con tanta indifferenza, ma Gesù continua ad offrirsi e ad offrirci per valorizzare questa nostra povera vita.

Questo dev'essere di grande consolazione per noi, perché nessuno è mai solo a pregare, a lavorare, a soffri­re, ecc...: ad ogni istante vi è una Messa, Gesù si offre per noi e con Lui offre anche noi.

Così tutto nella nostra vita è valorizzato e trasformato in un continuo e perfetto sacrificio offerto al Padre. Però facciamo attenzione.

Gesù ci coinvolge nella sua offerta come membra del suo Corpo Mistico; ma noi ne riceviamo i benefici nella misura in cui ce ne rendiamo consapevoli, e ci immet­tiamo nella sua offerta.

Allora andiamo a Messa con l'intenzione di metterci a disposizione di Cristo, affinché Lui possa prenderci, inserirci in Lui e con Lui offrirci al Padre.

E se rinnoviamo questa intenzione anche nelle varie occupazioni e preoccupazioni della giornata, più facil­mente diventiamo:

- consolazione per Gesù, in quanto Gli permettiamo di offrire un sacrificio più completo per la nostra presen­za consapevole;

- consolazione per il Padre, in quanto Gli permettiamo di vederci, accoglierci e amarci nel suo Figlio predi­letto.

- consolazione per noi stessi, in quanto in Gesù e con Gesù celebriamo giorno per giorno la nostra messa, immedesimandoci sempre più nella sua Messa.



IN SINTONIA CON GESÙ

Se nella Messa sappiamo unirci alla Vittima divina, possiamo realizzare una meravigliosa sintonia di amore tra noi e Gesù.

Noi offriamo Gesù al Padre come nostro dono. Gesù offre noi, come suo dono, al Padre. Il Padre ci accoglie e ci ridona il Figlio come suo dono.

Cerchiamo di non circoscrivere questa divina realtà nel breve tempo della Messa, portiamola invece con noi per viverla e perfezionarla in una continua sincro­nizzazione tra Gesù presente in noi e Gesù presente nell'Eucaristia.

Mentre usciamo dalla chiesa, Gesù rimane e, per il susseguirsi delle celebrazioni della Messa, viene a tro­varsi in un continuo stato di offerta, d'immolazione e di donazione.

Se sapremo captare le emissioni di amore di Gesù che è in noi, ci sentiremo sospinti a portarci da altare in altare per offrirci, immolarci e donarci con Gesù Eucaristia.

Ad ogni istante viene celebrata una Messa, in ogni istante abbiamo sempre qualcosa da inserire nel sacrìfì­cio di Cristo.

In pratica:

stai pregando? Unisciti a Gesù che sull'altare sta ado­rando, lodando la SS.ma Trinità anche per te.

Vuoi ringraziare il Signore? Unisciti a Gesù che in quel momento, con la sua offerta, sta ringraziando il Padre.

Hai commesso una colpa? Unisciti a Gesù che proprio in quell'istante rinnova il suo sacrificio per espiare anche il tuo peccato con quelli di tutti gli uomini.

Vuoi ottenere una grazia? Unisciti a Gesù che sta domandandola per te nella sua offerta al Padre.

Stai soffrendo? Unisciti alla Vittima divina che pro­prio in quel momento sta offrendo a Dio la tua pena, unita a tutte quelle da Lui sopportate durante la vita terrena.

Vuoi essere più buona? Unisciti a Gesù che nella sua Messa ti attende per trasformarti in una messa vivente.

Desideri fare dell'apostolato? Unisciti a Gesù che ti attende sull'altare per servirsi anche di te per rendere operante oggi il suo Sacrificio.

Vuoi essere un'anima eucaristica riparatrice? Unisciti a Gesù che s'immola sui nostri altari tra tanta trascuranza e indifferenza. Con la tua presenza spiri­tuale lo consoli, con la tua offerta cooperi con Lui a riparare verso il Padre.

Hai paura della morte? Unisciti a Gesù che in quel momento del tuo distacco farà della tua morte e della sua offerta un unico sacrificio, portandoti da questa all'altra vita per continuare nella visione quell'adora­zione, quell'offerta che compi ora nella fede.

Tutto questo possiamo realizzarlo in un modo sem­plice e facile: basta avere un po' di attenzione per metterci, nelle varie situazioni della giornata, in sin­tonia con Gesù Eucaristico.

Prendiamo allora l'abitudine di vedere con l'occhio della fede quella patena e quel calice sempre elevati verso il cielo dal continuo alternarsi di mani sacerdota­li, per deporci la nostra vita di ogni ora, di ogni istante. Per facilitare questa sincronizzazione con Gesù Sacramentato, possiamo utilizzare la breve invocazio­ne: Gesù, mi unisco a te e con te mi offro al Padre!

E se vogliamo renderla ancor più perfetta e gradita al Signore, sappiamo sintonizzarci, la preghiera, il lavoro, la gioia, la sofferenza, l'agonia di tanti nostri fratelli, con la recita della seguente preghiera:

"O Gesù, che t'immoli continuamente sui nostri altari, ecco io vengo e mi unisco a te.

Sulla patena che ora viene innalzata, depongo me stesso, il lavoro che compio e la sofferenza che soppor­to, e coloro che, in questo istante, pregano, lavorano, soffrono, muoiono.

Quest'offerta, Gesù, venga santificata dal tuo Spirito affinché io possa, con te e per te, offrire alla SS.ma Trinità questo sacrificio di lode, di ringrazia­mento, di espiazione e di domanda.

O Maria, mi metto con Gesù nelle tue mani immaco­late: offrici tu al Padre".



SPEZZÒ IL PANE

Più volte, anzi spesso, rimango impressionato e rifletto sulla poca attenzione con cui nella Messa si pronuncia e si ascolta questa breve espressione: "Spezzò il pane", quando invece ha tutta la sua impor­tanza, anzi, secondo me, è il fulcro della celebrazione stessa.

In genere ci si raccoglie, ci si prepara alle parole che vengono subito dopo: "Prendete e mangiate, questo è il mio Corpo...".

Giustamente sono parole che meritano tutta la nostra attenzione e devozione, in quanto sono esse, pronuncia­te nel nome del Signore, che fanno scomparire la sostanza del pane e subentrare quella del Corpo di Cristo.

Ma questa riattualizzazione del Sacrificio del Calvario è una conseguenza dell'atto che Gesù fece nello spezzare il pane.

Infatti in quel gesto esterno voleva indicare che Egli "spezzava" se stesso, sottomettendosi pienamente alla volontà del Padre.

Quindi, quel gesto non indicava solo condivisione, ma anche immolazione, assumeva un significato sacri­ficale che si consumava fra Gesù e il Padre.

Per quello che sento, credo che è stato questo "spez­zarsi", questo accettare la volontà di Dio il momento culminante del Sacrificio di Cristo, in quanto ha dovuto lottare fortemente per superare le ripugnanze della natura umana, tanto da gridare: "Padre, allontana da me questo Calice".

Ma dopo aver detto: "Padre, non la mia, ma la tua volontà si faccia", il salire sul calvario, il morire in croce diventano un atto di amore e di abbandono: "Padre, nelle tue mani affido il mio spirito".

Gesù "spezzò" se stesso sulla croce per la gloria del Padre. Servo obbediente ha ricostruito l'alleanza, distrutta dalla disobbedienza del peccato.

Continua a "spezzarsi" sull'altare, facendosi pane e lasciandosi mangiare per entrare nell'uomo come lievi­to di vita eterna.

Se veramente vogliamo partecipare consapevolmente e attivamente alla celebrazione della Messa, dobbiamo imparare a "spezzarci".

"Spezzarci" per la gloria di Dio, cioè infrangere il nostro orgoglio, deporre ogni resistenza, conformarci alla divina volontà.

"Spezzarci" per il bene dei fratelli. Vivificati e sostenuti dal “Pane spezzato” di Cristo, dobbiamo a nostra volta lasciarci mangiare.

Se metteremo più attenzione alle parole: "Spezzò il pane" prima della Consacrazione, e al gesto del cele­brante nel momento in cui spezza l'Ostia prima della Comunione, la Messa ci si presenterà nella sua vera realtà. Ogni volta ci chiederà il nostro sacrificio da inserire in quello di Cristo, per poi donarci la gioia di partecipare alla comunione con Dio e con i fratelli.



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