QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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ADORAZIONE EUCARISTICA: Anime Riparatrici di padre Emilio Santini

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2009 12:45
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05/09/2009 12:37

SQUARCI DI CATECHISMO EUCARISTICO

P. Emilio Santini - Volume II - Associazione Eucaristica Riparatrice Loreto

Presentazione

Sospinti dal lusinghiero successo riscontrato dalla pubblicazione "Squarci di catechismo eucaristico", edita nel 1990, ed accoglien­do i consensi positivi e gli unanimi suggerimenti degli iscritti, ne diamo alle stampe il secondo volume, che è appunto felice continua­zione nella raccolta dei brani catechistici curati da P. Emilio Santini e già apparsi, sotto vari titoli, nella rivista "Riparazione Eucaristica".

Con l'intento d'illustrare un cammino spirituale, e mirante più che a elaborate forme letterarie a una progressiva penetrazione nelle fi­bre più profonde dell'animo umano, l'autore rivela ancora una volta non soltanto una sottile vena psicologica, ma anche una tenue poten­zialità persuasiva, che, se è ben lontana da scuotimenti cattedratici, assai si confà alla bonaria volontà esortatrice di chi, da oltre trenta anni ormai, con mitezza ed umiltà, è dell'Associazione spirito, mente ed anche braccia.

Affrontando con straordinaria semplicità argomenti arditi, e non indugiando nella chiarificazione di quelle situazioni della vita che potrebbero nascondere insidie pericolose, con parola saggia e accat­tivante egli si sofferma sugli aspetti inibenti della fede eucaristica e palesa quelli che ne favoriscono la crescita, offrendo al lettore at­tento occasione per ottimi spunti d'approfondimento. Tutto ciò av­viene non in un contesto idealistico e astratto, in una realtà epurata dal male, ma nella concreta quotidianità di ogni giorno, dove è così facile incespicare e cadere, ma poi non così difficile rialzarsi, quan­do non si è soli; e in Gesù Eucaristia - è questa la chiave per com­prendere il significato del libro - non si è mai soli.

Angoscie, paure, alienazioni ... disagi connaturati alla stessa im­perfezione umana, e contro i quali l'umanità ha da sempre invano combattuto utilizzando di volta in volta le diverse armi dell'ingan­nevole mito, riacquistano quella dimensione che la solitudine aveva ingigantito, mentre lo spirito si placa finalmente nella contempla­zione di Colui che è certezza.

Loredana Papi


GESU, TU SEI LA MIA PREGHIERA!

Anima eucaristica riparatrice, la tua vocazione è quella di inserir­ti sempre più intimamente nella vita di Gesù Eucaristico, per offrirti con Lui a gloria del Padre e a salvezza dei fratelli.

A questo scopo partecipi con frequenza alla celebrazione e all'a­dorazione dell'Eucaristia. Però devi fare molta attenzione per non ridurre la preghiera ad un semplice soliloquio con te stessa, ad un vano sentimentalismo del cuore, ad una monotona e noiosa ripeti­zione di parole.

Quello che stai dicendo, il Signore lo sa, lo conosce prima e me­glio di te, perché sono parole che Lui stesso ha ispirato, manifesta­to, insegnato. Certamente ora non le gradisce sentendole ripetere in quel modo distratto, frettoloso e anche egoistico.

Delle volte mi viene da pensare alla pazienza che deve avere il Signore nel dover sopportare le nostre solite cantilene. E mi vengo­no in mente i versetti del Salmo 49:

"Non ti rimprovero per tuoi sacrifici, i tuoi olocausti mi stanno sempre innanzi.

Non prenderò giovenchi dalla tua casa, né capri dai tuoi recinti.

Sono mie tutte le bestie della foresta, animali a migliaia sui monti.

Conosco tutti gli uccelli del cielo, è mio ciò che si muove nella campagna."

"Amore voglio, non sacrifici, non offerte, ma comunione con me." dice il Signore.

Come le "bestie della foresta" e gli "uccelli del cielo", così an­che le tue preghiere sono di Dio.

Come i "sacrifici" e gli "olocausti" di Israele, così anche le tue preghiere sono innanzi a Dio ma, come quelli, non sono gradite, per­ché non generano comunione con Lui.

Quindi, quando vai davanti al Tabernacolo, non devi accontentar­ti di una presenza di preghiera, bensì cerca di entrare in comunio­ne di vita con Gesù.

Senza questa comunione, la tua preghiera non arriva a Dio, per­ché solo Lui, il Figlio, il Verbo Incarnato, parla con il Padre. Egli è l'unico Pontefice (cioè Colui che fa da ponte) fra te e Dio, "poiché solo per mezzo di Lui possiamo avere accesso al Padre" (Ef. 2,18).



Pregare con Cristo

Per far sua la tua preghiera e tua la sua preghiera, Gesù si rende presente in te:

"Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ri­mane in me e io in lui". (Giov. 6,56)

A questo Gesù che è in te, devi rivolgerti, devi unirti. Sull'altare, nel tabernacolo, Gesù è di tutti, in te è tutto tuo. È con te giorno e notte, mentre lavori e mentre riposi, sempre e ovunque. È presen­te in te, solo per te; il suo interessamento è per te solo, come se nel mondo non vi foste che voi due, Lui e te. Questo è il tuo Gesù, che in te si fa orante, si fa preghiera, per cui la tua preghiera deve consi­stere essenzialmente nella volontà di unirti alla sua preghiera.

Devi inserirti in questa preghiera di Cristo, come s'inserisce una lampadina nella corrente elettrica.

Egli è sempre in attesa per accoglierti nella sua vita di adorazio­ne, di ringraziamento, di espiazione e di impetrazione.

Quando senti che la tua vita, anziché una lode, è una disobbedien­za a Dio, inserisci la tua adorazione, tanto imperfetta, in quella infi­nita di Cristo. Egli la purifica, l'amplifica, la rende degna.

Per i benefici che hai ricevuto e ricevi in continuazione da Dio, sappi ringraziarlo, offrendogli i meriti infiniti di Cristo.

La tua espiazione è così imperfetta che pecchi anche quando credi di espiare. Ma Colui che è in te, è la tua riparazione, la tua espiazio­ne; prendilo e offrilo al Padre, specialmente dopo aver commesso una mancanza e, in particolare, quando ricevi l'assoluzione nel sa­cramento della confessione.

Può darsi che anche la tua preghiera, trovandoti in certe situazio­ni, sia una continua richiesta. Allora ricordati che la tua domanda, le tue invocazioni, i tuoi desideri, non raggiungeranno il Datore di ogni bene, se non porteranno la firma del suo Figlio Gesù.



Pregare con Cristo Eucaristico

Quando hai imparato a sentire, a vivere, a pregare con Gesù che è in te, prendi questo Gesù "tuo", portalo sull'altare e deponilo nel sacrifico eucaristico.

Ad ogni palpito del tuo cuore vi è un sacerdote che pronuncia le parole della Consacrazione. È una continua offerta del Figlio al Pa­dre. Rivolgi il pensiero a questo Gesù e, nel suo atto offertoriale, la tua vita diventa preghiera, diventa un prolungamento della Messa di Cristo.

Al mattino, all'inizio di ogni nuovo giorno, fa un bel segno di croce e con questo segno intendi battezzare il giorno e le sue attività, e innestare Gesù nella tua vita e la tua vita in Gesù.

La preghiera, il lavoro, la mortificazione, la sofferenza, le priva­zioni, la solitudine, l'incomprensione, il cibo, lo svago e perfino il peccato diventano tanti canali che ti portano e ti immergono nel sa­crificio eucaristico di ogni istante.

Se sei fedele a questi richiami, il tuo cuore viene a trovarsi nella preghiera di Cristo, e si approfitta delle più semplici circostanze per esternare il suo sospiro.

Preghi:

Gesù, con te!

Ti lavi: Gesù, purificami!

Ti vesti: Gesù, rivestimi della tua gloria!

Ti spogli: Gesù, spogliami delle mie cattive abitudini!

Cammini: Gesù, conducimi nella tua volontà!

Stai parlando: Gesù, parla tu per me!

Stai pranzando: Gesù, nutrimi della tua vita divina!

Apri una finestra: Gesù, illuminami con la tua luce!

Sei triste: Gesù, tu sei la mia gioia!

Ti senti sola e incompresa: Gesù, tu solo mi basti!

E così di seguito, in modo che la tua vita diventi tutta calamitata verso Gesù Eucaristico, in comunione cosciente con Lui nell'offrir­ti, nell'immolarti, nel donarti.



Pregare con il Cristo totale

Pregare con Gesù presente in te, pregare con Gesù presente nel­l'Eucaristia, pregare con Gesù presente nell'universo intero. Sappi captare nel creato le ondulazioni divine e amplificarle, sin­tonizzandole con quella misteriosa trasmissione che dal tabernacolo sale al cielo.

Pensa alle migliaia di uomini che, senza fede e senza speranza, si trovano nel lavoro, nella sofferenza, nella discriminazione ...Prendi questa vita sciupata e valorizzala, raccogliendo quella preghiera im­plicita nell'atto umano e inserendola in Cristo perché diventi sua pre­ghiera.

Ricordati anche che tu, unita a Cristo, sei membro vivo e operan­te del suo Corpo Mistico, cioè della Chiesa militante, purgante, trionfante.

In questa invisibile, ma reale unione con tutti coloro che vivono in Cristo, la tua preghiera diventa la loro preghiera, la loro preghie­ra diventa la tua preghiera.

Immersa in questo "corpo orante e adorante", tu preghi, ma non sei più tu che preghi, bensì è Cristo che prega in te. Cristo è divenu­to tua preghiera. Prendi questo Gesù, che si è fatto voce di ogni crea­tura, e offrilo al Padre: "Gesù, ti offro!". È l'unica preghiera che giunge gradita al cuore di Dio e che da Dio si riversa, come benefi­ca rugiada, su tutta l'umanità.

In Cristo, tua preghiera, ogni parola:

- è come un raggio che tu aggiungi alla gloria accidentale di Dio;

- è un grado di perfezione che porti alla tua anima;

- è un dono che offri ai tuoi cari;

- è una goccia di balsamo che fai cadere in un povero cuore triste e sfiduciato;

- è un raggio di luce che fai penetrare in un animo incerto e dubbioso;

- è un sostegno che offri ad un missionario;

- è una grazia speciale che fai scendere nell'animo di un moribondo o di colui che in quel momento ne ha maggior necessità;

- è una forza con cui annulli l'offesa che dalla terra sale al cielo;

- è un grido di amore, di speranza, di gioia, di fiducia, di abbando­no, che emetti nella certezza che a quel grido sussulterà un cuore, il cuore del Padre.

Questa è la tua preghiera!

Gesù, tu sei la mia preghiera!



GESÙ, INSEGNAMI AD ASCOLTARTI!

Anima eucaristica riparatrice, forse anche tu ti sarai lamentata: "Il Signore non mi ascolta!". Però stai attenta a non avere la pretesa di essere ascoltata senza alcuna disposizione ad ascoltare.

Il Signore, nella sua infinita misericordia, è sempre in attesa di una risposta alla sua parola.

"Ma io non sento nulla!", potresti rispondermi. Ti credo, perché ti sei così abituata alla Parola del Signore che non attira più la tua attenzione.

Considera bene quello che ti succede quando ascolti o leggi la Pa­rola di Dio. È come il seme della parabola del Vangelo, che cade in parte sulla strada, tra le pietre, tra le spine ... di conseguenza non produce frutto.

Questo può avvenire anche in te: ascolti e non comprendi, senti e dimentichi. Per cui, se vuoi che in te produca frutto, devi trasfor­mare il tuo animo in terreno buono.

Entra, quindi, in te stessa e getta via i ciottoli, sradica le spine e le erbe cattive.

Non ti preoccupare, non ti avvilire, perché il divino Agricoltore è con te, abita e vive in te.

La Messa, la Comunione, l'Adorazione debbono renderti sempre più convinta della presenza di Gesù in te e che è una presenza non statica, ma dinamica. Ti parla, ti invita, ti richiama senza mai stan­carsi, come l'amante più tenero e affettuoso segue la persona amata. Se sapessi sentirlo, ascoltarlo!

Conoscendo la tua disattenzione, rivolgigli con fiducia la preghie­ra:

"Gesù, insegnami ad ascoltarti!"

Se la tua domanda è sincera, se veramente viene dal cuore, Gesù non può non esaudirla, perché è Lui stesso che suscita in te questo desiderio.

E viene in tuo soccorso, facendoti conoscere ciò che disturba quel­l'intima trasmissione che intercorre tra te e Lui, e nello stesso tem­po ti offre la capacità di annullare le interferenze.



Eliminare le interferenze

1. Mass-Media

Non sempre ti rendi conto, però può succedere che ogni volta premi il tasto della radio o della televisione, s'interrompe in te la trasmis­sione del tuo Gesù.

2. Il mondo

Apri gli occhi e sappi valutare ciò che avviene attorno a te, per non divenire anche tu schiava della mentalità del mondo, assorben­do, assimilando il suo modo di pensare, di parlare, di agire, di vivere...

3. L'attività

Quel tuo lavoro, impegno, ufficio, dato da Dio, può divenire cau­sa di allontanamento da Dio.

Puoi cadere in questa dolorosa realtà:

- quanto ti lasci prendere dall'agitazione; vuoi fare, sempre fare, ca­dendo nell'eresia dell'azione, convinta che anche l'azione è preghiera;

- quando nel tuo dovere ti lasci dominare dal giudizio degli altri. Pensi e ripensi guardando e considerando soltanto la tua reputazione;

- quando non sai prendere una decisione. Rifletti e ragioni su tutti i particolari senza venire ad alcuna conclusione.

4. L'insoddisfazione

Anche tu, qualche giorno, potresti sentirti presa, dominata da un sentimento di stanchezza, d'insoddisfazione.

Ricominciare ogni mattina a fare le medesime cose, vedendoti spes­so poco compresa, considerata, apprezzata... ti viene voglia di la­sciare tutto, di fuggire, di evadere...

Sogni, desideri un altro posto, un altro ambiente, un altro lavo­ro...

Puoi perdere il controllo di te stessa e il contatto con Dio.

5. Il turbamento

Una forte interferenza che può disturbare e anche interrompere la comunione con Gesù, può essere causata da certi tuoi turbamenti in­teriori.

Ti soffermi troppo a ragionare su l'incertezza di quella tale mancanza.

Ripensi e ti turbi per quel peccato. Discuti su certe minuzie.

Ti lasci portare più dal sentimento che dalla ragione.

Cerchi con ansia più la tua intima soddisfazione che il desiderio di piacere a Dio.

È un continuo ripiegamento su te stessa, che deriva dal tuo amor proprio e che genera in te tanto chiasso.

6. Celebrazioni liturgiche

Ti può sembrare strano, eppure la tua partecipazione a tante cele­brazioni liturgiche, anziché unirti al Signore, ti rende maggiormen­te vuota.

Il susseguirsi frettoloso di letture, di canti, di riti, senza il dovuto silenzio e raccoglimento, può darti la soddisfazione di aver parteci­pato, ma intimamente senti che non ti sei nutrita di Dio.

7. Quietismo

Una altro pericolo, forse il più grave, è quello che deriva dall'in­differenza, dal quietismo.

Vada come vada ... nulla t'interessa.

Non vuoi noie, fastidi, preoccupazioni... per cui ti ritiri in te stes­sa, desiderosa soltanto della tua pace.

Se dovessi cadere in questo stato d'animo, ricordati che ti isolere­sti non solo dagli uomini, ma soprattutto da Dio e, di conseguenza, la tua religiosità diverrebbe falsità.



Mettersi in sintonia

Forse con queste brevi considerazioni, posso averti turbata e so­spinta a chiederti con un senso di scoraggiamento: "Allora che cosa debbo fare?

Nulla di nulla, ti rispondo. Rimani dove ti trovi, continua a fare quello che fai. In quel tuo ambiente sei chiamata ad essere lievito di Cristo.

Per divenire questa particella vivificante e trasformante di Cristo, devi metterti e rimanere in sintonia con Lui: "Gesù, insegnami ad ascoltarti! ".

l. Fede

Innanzitutto rafforza la tua fede e credi fermamente alla presenza di Gesù in te.

Egli abita, vive in te. Tu sei innestata in Lui, vivi della sua stessa vita.

È tuo, solamente tuo, e parla a te, unicamente a te: "Gesù, inse­gnami ad ascoltarti!'.

2. Delicatezza d'animo

Consapevole di questa divina presenza, consapevole che Gesù è un "Dio geloso", sia tua premura purificare il tuo mondo interiore e profumarlo di amore.

Di tanto in tanto, in un silenzio adorante, rivolgi il tuo sorriso al­l'Ospite divino, comprendi e accogli il suo sorriso: "Gesù, insegnami ad ascoltarti! ".

3. Cuore aperto

Gesù è in te, ma la sua presenza non è mai completa, per cui devi perfezionarla di giorno in giorno, tenendo il tuo cuore aperto. Pensa a Gesù eucaristicamente presente nei tabernacoli e sappi ve­derlo solo, trascurato, offeso e invitalo nel tuo cuore.

Ma soprattutto accoglilo in te quando Lo vedi scacciato da qual­che cuore e comprendi il suo ardente desiderio di essere per tutti gli uomini via, verità e vita: "Gesù, insegnami ad ascoltarti!".

Se avrai questa fede, questa delicatezza d'animo, questo cuore aper­to, allora le interferenze potranno offrirti l'occasione di intensifica­re, perfezionare la tua sintonia con Gesù.

Quando avrai la batteria del tuo cuore ben carica della presenza di Gesù, leggi pure il giornale, ascolta la radio, guarda la televisio­ne....: i fatti del giorno, le questioni politiche e sindacali, le notizie sulla droga, le uccisioni, la pubblicità, le telenovele... sapranno dir­ti che cosa è la vita senza Dio e ti sospingeranno ad immettere in quei dati avvenimenti un raggio di luce divina mediante un tuo atto di amore.

Solo allora potrai dire che la tua azione è preghiera, perché lavori con Lui e per Lui.

Non ti verrà in mente di cambiare posto, lavoro, famiglia.... per­ché comprenderai che la tua felicità non proviene dal luogo, bensì dal tuo intimo, dove possiedi il tuo Gesù.

E il tuo animo non sarà più preso dall'angoscia, perché non ti sof­fermerai a ragionare su le tue mancanze e miserie, bensì guarderai unicamente l'amore che Gesù ha per te.

Vivificata dalla presenza di Gesù, non potrai cadere nel falso quie­tismo, perché sarai travolta dal suo dinamismo e con Lui diverrai veramente anima eucaristica riparatrice.

Allora ti potrà capitare di sentirti, delle volte, più unita a Gesù quando ti trovi davanti alla televisione, quando fai i tuoi acquisti al mercato, quando cammini per la strada, anziché quando partecipi alle celebrazioni eucaristiche o quando credi di pregare.

Di conseguenza ti esorto a trasformare la tua vita in un continuo e amoroso ascolto alla voce del tuo Gesù: "Gesù, insegnami ad ascoltarti!".



GESÙ, TU SEI LA MIA ATTRATTIVA!

Anima eucaristica riparatrice, quando rivolgi il pensiero al taber­nacolo, quando ti metti in adorazione davanti al tabernacolo, ricor­dati che Gesù è lì e ti attende. Desidera essere preso e mangiato an­che da te, per entrare, vivere e operare nel tabernacolo vivente del tuo cuore, per essere vita della tua vita.



Presenza eucaristica di Gesù

Se vuoi comprendere meglio questa continua attesa di Gesù Sa­cramentato, ti consiglio di rileggere attentamente nel vangelo di Gio­vanni (4,5-26) l'episodio della Samaritana.

Gesù si sentiva stanco e sedette presso il pozzo di Sicàr. Questa fermata, questa sosta, dovrebbero richiamarti alla mente un'altra fermata, un'altra sosta.

Gesù, sceso dal cielo, fattosi uomo come noi, si mise in viaggio in cerca della pecorella smarrita, che è ogni uomo che viene in que­sto mondo. La trovò, la prese su le sue braccia, si addossò le sue cadute, le sue ferite e le guarì salendo sul legno della croce.

Ma sapendo che per la sua debolezza poteva ancora smarrirsi, ri­mase in mezzo al suo gregge e fissò la sua dimora nel tabernacolo. Come allora, seduto sul bordo di quel pozzo, così oggi, nel silen­zio del tabernacolo, Egli attende.

Anche tu puoi aver fatto l'esperienza della Samaritana.

Ti può essere capitato di entrare in chiesa così per caso ma lì, da­vanti al tabernacolo, quando meno te lo aspettavi, una parola scese nel tuo cuore come un dolce rimprovero alla tua dissipazione...; co­me un raggio di luce, che ti ha rivelato il miserevole stato a cui ti sei ridotta con la tua tiepidezza... con il tuo peccato.

Oppure in un'altra circostanza, mentre ti trovavi in adorazione, puoi aver sentito all'improvviso una soave attrattiva per la vita della grazia, un vivo desiderio di amare il Signore, di donarti a Lui.

Anche tu puoi aver sentito come un ammonimento e come un in­vito dolcissimo le parole di Gesù: "Se tu conoscessi il dono di Dio!". O Gesù, fa' scendere nel mio spirito un raggio della tua luce per­ché io ti conosca.

Conosca la grandezza del tuo amore e del tuo sacrificio, per par­teciparvi anch'io...

Conosca i tuoi misteri eucaristici, per adorarli e per viverli...

Conosca i tuoi disegni di amore, per assecondarli fedelmente...

Conosca le tue pene e i tuoi desideri, per dividerli con Te...

Conosca le intimità del tuo Cuore, per riversarvi il mio cuore e per avere i suoi sentimenti in me.

O Gesù, fammi conoscere il tuo "dono", fammelo gustare, so­prattutto fammelo possedere in eterno.



Le attese di Gesù

"Gesù, stanco del suo viaggio, sedeva presso il pozzo". Colui che è la potenza di Dio, Colui che dà sollievo agli stanchi, è obbligato a fermarsi perché si sente stanco.

Alla stanchezza si aggiunge la sete. Gesù aveva sete, una sete non tanto dell'acqua che si trovava nel pozzo, quanto delle anime che era venuto a salvare, dissetandole con il suo sangue.

Pensa ai tebernacoli sparsi nel mondo, dove Gesù attende sem­pre, sempre pronto a dissetare con l'acqua che "zampilla per la vita eterna".

Misteriosamente chiama, ma non si ascolta; cerca ma si sfugge; parla ma si è presi, attratti da altre voci.

Le sue divine emissioni di amore si perdono nel vuoto.

Questa attesa di Gesù non corrisposta, è causa della "stanchez­za", della "tristezza" di Gesù Eucaristia.

Forse anche tu, più di una volta, hai deluso le sue divine aspet­tative...

Ti cercava.... ti attendeva..., ti parlava... ; ma tu rivolgevi altrove i tuoi passi..., trascuravi i suoi dolci richiami..., soffocavi le sue voci...

Povero Gesù! Quanta pazienza anche con te! Quanta stanchezza anche per te!

O Gesù, donami la grazia di comprendere e compensare le tue at­tese. Fa che accolga ogni tuo desiderio e lo custodisca nel mio cuo­re. Trattienimi davanti a Te, ascoltandoti e lasciandomi riempire del tuo amore.

Donami anche, o Gesù, la possibilità di saper compensare la tra­scuranza di tante anime, con le frequenti visite a te, facendomi assi­dua compagna della tua solitudine.

Prendi, o Gesù, il mio spirito, la mia memoria, la mia immagina­zione, la mia volontà, la mia libertà..., prendi il mio cuore e possie­dilo tutto..., metti nel mio animo una forte attrattiva per Te, un'ar­dente sete di Te..., perché ti cerchi continuamente e viva con Te, cooperi con Te nell'opera della salvezza...



La sete di Gesù e la tua sete

"Dammi da bere", chiese Gesù alla Samaritana. Questa richie­sta, la ripeté agonizzante sulla croce: "Sitio!", la ripete misteriosa­mente da ogni tabernacolo, la sussurra intimamente anche nel tuo cuore: "Dammi da bere!".

Gesù aveva sete, ha sete di anime, sete d'immolarsi per la loro salvezza.

Aveva sete, ha sete di amore e di gratitudine, sete di essere desi­derato e ricevuto.

Ha sete della tua anima, che ancora non si decide a donarsi com­pletamente a Lui.

Ha sete del tuo amore, ancora troppo povero, troppo diviso con le creature, pieno di riserve...

Ha sete dei tuoi piccoli sacrifici che Lui vuole utilizzare per la tua santificazione, per la salvezza delle anime.

Sappi ascoltare e assecondare questa divina e amorosa richiesta di Gesù: "Dammi da bere!", perché, a tua volta, tu possa sentire sete di Lui e ripetergli, con la Samaritana: "Donami di quest'acqua!".

Coltiva, accresci nel tuo animo questa sete di Gesù.

Sete del suo amore...

Sete di essere penetrata, conquistata, purificata, trasformata, di­vinizzata dalla sua grazia.

Sete della sofferenza che purifica, eleva, redime...

Sete d'immolarsi sull'altare con Gesù a gloria del Padre e a sal­vezza dei fratelli...

Sete di vivere con Gesù nel tabernacolo, nella sua intima amicizia...

Sete di possedere l'amore che scaturisce dall'Eucaristia, e che sa donarsi...

Sete di amore... che non si estingue.... ma cresce sempre fino a divenire un dolce martirio..., che non avrà il suo appagamento se non quando "saremo abbeverati al torrente delle delizie eterne". O Gesù, donami questa sete di Te, di Te solo!

Di te che hai detto: "Se alcuno ha sete, venga a me e beva!". "O Signore, dammi di quest'acqua ed io non avrò più sete!". Non avrò più sete dei miseri beni della terra, delle sue gioie, delle sue ricchezze, della sua stima, delle sue frivolezze...

Non avrò più sete delle soddisfazioni del mio amor proprio, della mia vanità.

O Gesù, giorno per giorno alimenta in me questa sete di Te. Assetata della tua sete, potrò condurre a Te altre anime, come fe­ce la Samaritana dopo averti conosciuto.

O Gesù, fa' che Tu, Tu solo, sii la mia attrattiva!



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05/09/2009 12:40

VIENI, GESÙ!

Vieni!
Anima eucaristica riparatrice, a volte potresti soffrire di solitudi­ne, non tanto nel vederti sola, quanto nel sentirti sola. La presenza delle persone che ti circondano, non riempie quel vuoto che provi nell'animo. Non sai cosa fare, ti vedi triste, scontenta e anche ner­vosa. Ti agiti, sei ansiosa di qualcuno a cui dire una parola, a cui aprire l'animo e da cui ricevere una parola di comprensione e anche di conforto.

Proprio questa tua ansiosa ricerca t'impedisce di vedere Colui che è accanto a te, ansioso anche Lui di comunicarti la sua pace. Atten­de soltanto che tu ti metta in sintonia con Lui. Ravviva la tua fede e renditi convinta di questa presenza di Gesù. Però per non illuderti e deluderti, fa' attenzione a non fermarti su un Dio che hai costruito nella mente secondo le tue aspirazioni, i tuoi desideri, i tuoi bisogni..., ma cerca di riconoscerlo e accoglierlo nella realtà di ogni giorno.

Devi sincronizzarti con questo Dio, per cui cerca la sua lunghez­za d'onda e invocalo: "Vieni, Gesù!".



Vieni in me.

Al tuo invito, Gesù ti si fa presente e tu, trattenendoti con Lui, hai modo di conoscere l'amore, le premure, la delicatezza che ha verso di te. Conoscendolo, ti accorgi che Lui solo sa comprendere, sa perdonare, sollevare, confortare.... di conseguenza lo invochi:

"Gesù, vieni in me!".

E qui fa molta attenzione. Credi di essere tu a chiamare Gesù, in­vece è Lui che chiama te. La tua invocazione, infatti, è stata solleci­tata da una sua chiamata.

Gesù chiama sempre ed è sempre in attesa di una risposta. Se guardi bene in te stessa, ti accorgi che tutta la tua vita è fatta di appelli del Signore e di risposte che hai saputo dare.

In questo continuo scambio di richieste e risposte, devi finalmen­te capire che il messaggio più urgente, la rivelazione più incalzante è questa: Gesù non è come Lo pensi tu, ma è infinitamente migliore, più affettuoso, più meraviglioso di quanto Lo avessi mai immaginato.

Acquistando questa conoscenza di Gesù, provi la sensazione di li­berarti di una religione vana, che vivi nella tristezza e nell'errore di crederti sola, e nello stesso tempo senti che il cuore ti si apre alla fiducia, all'abbandono, alla gioia vera, per cui ti viene spontanea l'invocazione: "Vieni, Gesù!".

E l'attesa, il desiderio che si vive nel periodo d'avvento che tu devi realizzare in te.

Gesù ti si fa presente, sappi essere vigilante per riconoscerlo e in­vitarlo in te.

È Lui che ti parla, quando leggi o ascolti le divine Scritture. Ti si presenta come luce, forza e amore; accoglilo nella tua mente, nel­la tua volontà, nel tuo cuore.

È Lui che ti si presenta in quel dovere, in quel lavoro; sappi rico­noscerlo e accoglierlo come compagno nella tua vita quotidiana. È Lui che vuole o permette per il tuo bene quell'umiliazione, quella sofferenza, quella contrarietà; sappi intravederci questa sua volon­tà, questa sua permissione e accoglierlo come amico nel tuo dolore. È Lui che nel silenzio del tabernacolo ti guarda, ti segue con tanta premura; mettiti in sintonia con questo suo sguardo divino e per­mettigli di realizzare il suo ardente desiderio di passare dal taberna­colo al tuo cuore.



Per inserirmi in te.

Rifletti su questo "folle" desiderio di Gesù di essere presente in te, di trasformare il tuo cuore in un tabernacolo vivente; cerca di sentire questa sua presenza in te, e di convincerti che Egli attende da te non tanto rispetto, amore e venerazione, quanto la tua disponi­bilità di agire in te per inserirti in Sè.

Anche tu devi ripetere con Maria: "Eccomi, sono la serva del Si­gnore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc. 1,38).

Per questa sua disponibilità il Verbo di Dio assunse nel suo seno verginale la natura umana e divenne Figlio dell'uomo.

Per la tua disponibilità Gesù, presente in te, ti comunica, median­te la natura umana, la sua natura divina, ti inserisce nella sua vita e ti rende figlia di Dio.

Come avverrà questo?

Gesù disse: "Ecco io vengo, o Padre, per fare la tua volontà " (Ebr. 10,9). E visse questa volontà: "Faccio sempre quello che pia­ce al Padre mio" (Gv. 8,29), tanto da divenire suo cibo: 'Il mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato" (Gv. 4,34), e lo mangiò fino alla morte e morì per averlo mangiato: "Tutto è com­piuto!" (Gv. 19,30).

Venne dal Padre, visse nell'obbedienza fino alla morte di croce e ritornò al Padre trascinandosi dietro l'umanità nella via dell'obbe­dienza: "Come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati co­stituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti sa­ranno costituiti giusti " (Rom. 5,19).

Per cui, se vuoi che Gesù venga in te, viva in te e ti inserisca nella sua vita, devi anche tu metterti su questa via dell'obbedienza: "se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti " (Mt. 5,17).

La vita di Dio è racchiusa nella tua volontà. Per cui, se vuoi esse­re inserita in Cristo, devi entrare nella sua volontà.

Sappi allora intravedere, comprendere, accogliere come cibo questa volontà divina nelle varie circostanze della vita.

Però a volte può capitarti che questo cibo ti si presenti poco appe­titoso, anzi disgustoso; allora devi andare a Messa, perché è proprio lì che ti viene offerta la possibilità di conformare, di fondere la tua volontà con quella di Cristo.

Egli per volontà del Padre rinnova il suo sacrificio, rinunzia com­pletamente a Sé stesso fino a divenire un pane spezzato, donato, mangiato.

Non puoi andare a Messa e rimanere te stessa. Devi permettere all'amore di Cristo di sacrificare sull'altare del tuo cuore la tua vo­lontà e le sue manifestazioni d'orgoglio, superbia, egoismo, vanità, risentimento, attaccamento alle tue idee... Devi partecipare alla Messa con sottomissione alla volontà divina, qualunque essa sia; anche quan­do ti fa soffrire, anche quando è contraria alle tue aspettative, al tuo spirito autosufficiente. Unisciti al sacrificio di Cristo con questo tuo sacrificio come pegno di fede nella sua parola, di fiducia nella sua potenza, di amore al suo amore.

Questa progressiva sottomissione della tua volontà alla volontà di­vina, è progressiva consapevolezza di Gesù in te, è progressiva con­quista di Gesù in te, è progressiva trasformazione di te in Gesù.



Per trasformarmi in te.

Al sacrificio della tua volontà, compiuto nella Messa, Gesù ti ri­sponde con il dono della sua volontà nella Comunione.

La presenza sacramentale di Gesù in te termina dopo alcuni minu­ti, ma il suo spirito permane e penetra e vivifica i sensi del tuo corpo e le facoltà della tua anima, così che Gesù vive nella tua vita, nella tua volontà, nel tuo amore, nei tuoi pensieri, nei tuoi desideri...

Da questa immolazione, da questa fusione ricevi una nuova vita, diventi "nuova creatura", vieni trasformata in Gesù.

Sull'altare la sostanza del pane e del vino scompare per dar posto alla sostanza di Gesù.

Anche in te deve scomparire il tuo "io" per dar posto al tuo Dio. È proprio questa sostituzione che ti rende "nuova creatura", che ti comunica i sentimenti di Cristo, che ti imprime i lineamenti di Cristo.

In questo morire a te stessa, in questo rivestirti di Cristo, Gesù compie in te una nuova Incarnazione, rivive in te la sua seconda vi­ta, che consiste appunto nell'onorare, nel glorificare il Padre in una progressiva trasformazione di te in Lui.

Certamente la tua vita, se osservata all'esterno, per molti aspetti resta uguale alle altre: parli, lavori, mangi, cammini ... come tante altre persone, ma sotto queste apparenze si nasconde, come Gesù sotto le specie sacramentali, una vita profonda e divina.

Anche tu a volte dubiti di questa divina realtà, perché non vedi, non senti, non ti accorgi di nulla. Però ricordati che ora tutto si compie nella fede, come se tutto fosse avvolto in un involucro; ma alla fine, nel giorno in cui questo involucro verrà meno, comparirà l'immagi­ne gloriosa di Gesù, tanto più gloriosa quanto più ti sei lasciata tratteggiare dal suo pennello, dal suo scalpello.

Con questa accoglienza di Gesù in te, con questa donazione di te a Gesù, con questa trasformazione di te in Gesù, tu realizzi, riattua­lizzi in te il mistero dell'Incarnazione e del Natale.

Ma questa nascita, questa presenza di Gesù in te non è un dono esclusivo per te, ma è per il bene di tutti.

Come la Vergine Madre a Betlemme presentò Gesù Bambino ai pastori e ai Re Magi, così anche tu devi sentirti in dovere di manife­starlo mediante la condotta e di donarlo mediante l'esercizio della carità.



DAVANTI A TE, O GESÙ!

Anima eucaristica riparatrice, hai festeggiato il Natale. Ma non so se ti sei convinta dell'amore di quel Bambino che hai ammirato nell'immagine del presepio, che hai adorato sotto le specie eucari­stiche, che hai ricevuto nell'Ostia.

Non so se la gioia del Natale abbia eliminato l'amarezza della tua vita quotidiana.

Potresti trovarti ancora nel dubbio, nello scoraggiamento, nella sfiducia, nella tristezza.

Potresti sentirti vuota, vuota di quell'amore che dà quiete, pace, serenità.

Questo amore, lo desideri ardentemente e lo vorresti possedere pienamente. Però, fai attenzione, potresti sbagliare strada. Sbagli quando credi di poterlo acquistare con le tue forze, quando lo ritieni una tua conquista. Perché il vero amore non è un traguardo, ma un dono che si deve saper accogliere.

Il vero amore è quel Bambino che è nato anche per te. Dinanzi a Lui apri il tuo cuore e fallo entrare in te, permettigli di penetrarti e trasformarti nel suo amore.

Posseduta e vivificata da questo amore, puoi riamare Colui che ti ama e in Lui i tuoi fratelli. E stai pur certa che questo tuo amore gli è gradito, perché è un riflesso del suo amore.

Allora quando ti senti stanca, vuota, sola, sfiduciata, ... pensa a Colui che dal tabernacolo ti guarda, ti segue, ti attende.

Esposta a questo Sole eucaristico, purificata dalla sua luce, vivifi­cata dal suo calore, guarda, osserva, considera come l'Amore, per comunicarti amore, si è incarnato, si è immolato, si lascia mangiare.



Amore incarnato.

Ripensa al presepio:

- quel Bambino è l'Amore sussistente ed eterno, che ti si presenta sotto le fattezze di un bambino per attrarre la tua attenzione, per con­quistare il tuo affetto;

- quel Bambino è Colui che è prima del tempo, l'invisibile, l'incom­prensibile; Colui che abita fuori dalla materia, il Principio di ogni cosa creata, la Fonte della vita e dell'immortalità (Cfr. Col. 1,15-18); Colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo (Giov. 11,36);

- quel Bambino per rendersi simile a te, si è fatto uomo come te;

per renderti simile a Sé, ti ha comunicato la sua natura divina;

per elevarti alla sua dignità, ti ha resa figlia del Padre;

per introdurti nell'eternità, è nato nel tempo;

per sostenerti in questo cammino, rinasce e rimane con te nel miste­ro eucaristico.

Per quel Bambino, sei passata da una condizione di mortalità al­l'immortalità;

da una natura corruttibile all'incorruttibilità;

dalla morte del peccato alla vita della grazia;

all'uomo "vecchio" ad una nuova creatura:

dal potere delle tenebre al regno di luce infinita.

Da quel Bambino "in cui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità" (Col. 2,9), ricevi: "grazia su grazia " (Giov. 1,16); "dalla sua povertà, ogni ricchezza" (2, Cor. 9). E per permetterti di avvicinarti a Sè con più spontaneità e fiducia, "spogliò" sé stes­so, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomi­ni; "apparso in forma umana, umiliò sé stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte in croce" (Fil. 2,7-8).



Amore immolato.

Proprio sulla croce l'Amore si è immolato.

Il Figlio di Dio non solo si spogliò della sua maestà divina e as­sunse la natura umana, ma divenne "peccato" per redimere il pec­cato. "Colui che non aveva conosciuto il peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore" (2 Cor. 5,21), "Egli portò i nostri pecca­ti nel suo corpo sul legno della croce" (1 Pietro 2,24).

Guarda, contempla il divin Crocifisso. Il Re della Gloria è dive­nuto il re della burla: "Salve, re dei Giudei ", "Ecco l'uomo ", "Scen­di dalla croce... ". È sospeso fra cielo e terra, fra il cielo provocato e la terra provocatrice, vittima di propiziazione.

È stato l'amore, solo l'amore del Padre che ha imposto a Gesù la via della croce. Egli sapeva che la sua missione era di manifestare agli uomini l'amore infinito di Dio e di ridare agli uomini la capaci­tà di amare Dio; perché in questo sta l'onore di Dio, che sia cono­sciuto il suo amore e sia riamato.

Nonostante la ripugnanza della natura umana, andò liberamente incontro alla morte di croce, perché gli uomini vi vedessero, attra­verso il suo amore, l'amore del Padre e credessero all'amore del Padre per loro e, credendo, lo riamassero e lo riamassero con il suo stesso amore. Perché solo il suo amore è veramente rispondente all'amore del Padre.

In questa realtà sappi vedere la croce non più nel suo aspetto di tristezza, di sofferenza, di morte; ma come una manifestazione e te­stimonianza di amore.

È l'amore del Padre: "Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espia­zione per i nostri peccatiti (1 Giov. 4,10).

È l'amore del Figlio: "Mi ha amato e ha dato sé stesso per me" (Gal. 2,20).

Dall'alto della croce Gesù ha amato e donato la propria vita anche per te, per fare di te un altro sé stesso, un figlio del Padre, un mem­bro del suo Corpo mistico, un vivente animato dal suo stesso Spirito. Continuamente ti ama e ti si dona nel Pane Eucaristico.



Amore mangiato.

Si fa pane per lasciarsi mangiare anche da te: "Prendete e man­giate, questo è il mio Corpo", "Chi mangia la mia carne dimora in me e io in lui".

Per cui, quando fai la Comunione, ricevi Gesù in te, e Gesù rice­ve te in Sé; tanto da formare un'unica dimora, da vivere un'unica vita che è amore: "Dio è amore".

Sappi considerare e comprendere questa condiscendenza, questo annientamento di Gesù che trasforma la realtà del pane nel suo cor­po, proprio per penetrare nel tuo essere con il suo amore, per asso­ciarti al suo amore per il Padre, per completare e realizzare anche in te quella meravigliosa circolazione dell'amore, che parte dal Pa­dre e scende, per la tua unione a Cristo, nel tuo cuore, e dopo averti vivificata, trasformata e assorbita in Sé, s'innalza e con te ritorna al Padre in un perfetto amore per Lui.

In te rivive l'amore di Cristo.

È questo amore di Cristo in te, che tu offri al Padre.

È in questo suo amore presente in te, che Gesù rinnova, perfezio­na il suo amore verso il Padre.

È per mezzo di questo amore, che Gesù continua in te a glorifica­re il Padre.

È in questo amore divino e umano che Gesù realizza la piena con­formità del volere umano al volere di Dio.

È per mezzo di questo amore, che Gesù rivive in te la sua vita terrena, la sua seconda vita.

Anche in te si rinnova e si completa il mistero dell'Incarnazione.



La tua risposta.

Di fronte alle meraviglie di questo Amore che per te, da Figlio di Dio discende alla condizione più infima dell'uomo, che per te sa­le sul legno della croce ricoperto dei tuoi peccati, che si annienta in una piccola ostia per essere da te mangiato comunicandoti la sua vita, lascia per qualche istante le tue occupazioni e i tuoi pensieri, ed entra nel tuo intimo e contempla.

Potrebbe sembrarti incredibile un tale amore, perché solo un paz­zo può amare così, ma Dio è "pazzo" di amore.

Il presepio, la croce, il tabernacolo..., tutto è incitamento e sti­molo del suo amore al tuo amore per Lui.

Scuotiti, liberati da quel vivere abitudinario che ti porta all'indif­ferenza, all'apatia. Quell'amore è rivolto a te, è per te. Credi e la­sciati penetrare da quel grido che, emesso sulla croce, si ripercuote continuamente da ogni tabernacolo: "Sitio".

Il divin Prigioniero non ti chiede acqua, ma un sorso del tuo amo­re. Ha sete d'amore.

Ha sete di te, perché non puoi amarlo se non ti lasci amare. Ha sete di te, non perché abbia bisogno del tuo amore, ma perché non puoi essere ciò per cui sei stato creato, se non amandolo. Ha sete di te, perché ha bisogno anche di te per trasmettere al mon­do il suo amore salvatore.

Ti attende, ti supplica. Lasciati penetrare, conquistare, usare, per­ché il tuo cuore possa battere all'unisono con il suo cuore, amando ciò che Egli ama nell'unico desiderio della gloria del Padre e della salvezza delle anime.



GESÙ, IN TE LA MIA QUARESIMA!

Anima eucaristica riparatrice, raccogliti davanti al Tabernacolo, immergiti nel suo sacro silenzio e con me pensa, considera, rifletti. Stiamo per entrare in Quaresima e il proposito che ci propone il Signore nel Vangelo, mi rimane difficile a comprenderlo e tanto più a praticarlo, mi turba.

Ci dice di fare penitenza, di convertirci e, allo stesso tempo, di rallegrarci, di profumarci, di far buon viso...

Come si può conciliare penitenza e serenità, mortificazione e gioia, rinuncia e gaudio?

Non si comprende perché si ha un concetto sbagliato della peni­tenza. In genere si guarda la penitenza nel suo aspetto negativo. Ci rattrista, ci fa soffrire perché ci richiede la rinuncia di un qualcosa che è in noi, o che ci appartiene.

Invece la vera penitenza non chiede, ma dona; non priva, ma arric­chisce; non rattrista, ma rallegra.

Ci rimane difficile vivere questa prospettiva della penitenza per­ché si tiene conto solo di quello che facciamo per il Signore; delle tristi e povere cose che ci imponiamo per Lui. Per cui, spesso pen­siamo e diciamo: "Quante cose per Lui! Quante ne ho sacrificate! E Lui che ha fatto per me?".

Come si è lontani, anche se si recita spesso, dal "Magnificat", che canta le meraviglie di Dio; dal "Credo", che non dice una pa­rola di noi, ma che canta le iniziative, le invenzioni di Dio per testi­moniarci il suo amore, per persuaderci che ci ama.

Gesù, presente nel tabernacolo, non sa che fare dei nostri sacrifi­ci, delle nostre rinunce, delle nostre mortificazioni. Attende solo una risposta d'amore al suo Amore.

Anima eucaristica riparatrice, non fare "mortificazioni" di Qua­resima. Forse già sei troppo morta, troppo inerte!

Preferisci delle "vivificazioni" quaresimali, che possono con­sistere:

1. Nel saper guardare Gesù e Gesù Eucaristico.

Innanzi tutto distogli lo sguardo da te stessa, per non pensare alle colpe che ti rattristano, alle mortificazioni che ti costano, ai sacrifici che ti ripugnano, alla croce che ti spaventa, poiché non c'è nulla di bello e di attraente in queste cose.

Rivolgi il pensiero al tuo Gesù che ti aspetta, che ti chiama. Sappi trovarlo, conoscerlo e riconoscerlo ancora, per provare meraviglia della sua tenerezza, per contemplare quanto ha fatto per te, per rice­vere nella gioia il suo perdono, per immergerti nel suo amore.

Anche tu considera bene la differenza, con la relativa conclusio­ne, tra il comportamento di Giuda e quello di Pietro.

Giuda riconosce il suo peccato e lo confessa: "Ho peccato, ho ver­sato il sangue innocente". Ma si ferma lì e la sua situazione è così disperata che va ad impiccarsi.

Anche Pietro riconosce di aver peccato, ma non ripiega su se stes­so. Guarda Gesù e sa accogliere quello sguardo di amore e di attesa, e il suo animo trabocca di dolore e di gioia, di pentimento e di speranza.

Dal tabernacolo Gesù rivolge lo sguardo anche verso di te. Fa' che il tuo s'incontri con quello sguardo pieno di bontà e d'amore, e aprigli il tuo animo, perché possa penetrarti, purificarti, elevarti. Come Pietro sentirai la gioia di essere salvata.



2. Nel saper credere all'amore di Gesù.

Sei anima eucaristica non perché vai a Messa, non perché fai la Comunione, non perché ti trattieni in adorazione, ma perché hai la certezza che Gesù ti ama. Ama te, proprio te. Trova gioia nel tuo cuore, è sensibile alle tue attenzioni e soffre delle tue ripulse.

Tu potresti stare senza Gesù, trascurarlo, dimenticarlo; ma Lui non può stare senza te, ti ama! Ti ama gratuitamente. Ti ama prima che Lo ami, anche se sei peccatrice.

Gesù non ha bisogno dei tuoi sacrifici per amarti. Ti ama anche se non fai mortificazioni e rinunce in Quaresima.

Ti ama non perché ne sei degna, ti ama non per le tue qualità, bensì per la bontà, generosità, fedeltà del suo Cuore.

Perché ti ama, ti ha redenta, ti ha unita al suo Corpo Mistico, Ti ha resa figlia del Padre.

Nella misura in cui conoscerai, crederai, accoglierai questo amo­re di Gesù, potrai riamarlo, perché il tuo amore, per essere vero, dev'essere una risonanza del suo amore.

Come Gesù ti ama donandosi a te, fidandosi di te, così anche il tuo amore dev'essere un dono di te, un abbandono fiducioso in Lui. E come Gesù ti ama così come sei, anche tu devi amarlo così co­me sei, perché non vi è nulla di più pericoloso che voler sentirsi de­gni di essere amati dal Signore.



3. Nel saper ricevere da Gesù

Gesù presente nel tabernacolo con tutta la sua divinità, ha in Sé ogni beatitudine, per cui non ha bisogno di nulla.

Egli non è colui che prende, né che riceve. Egli è amore. Mette la sua gioia nel dare. Si rallegra quando apprezzi i suoi doni e vi scorgi la testimonianza e il riflesso della sua bontà.

Gli procuri gioia non per quello che fai per Lui, ma per quello che Gli permetti di fare in te. E in te vuole fare una sola cosa: quella di renderti simile a Sé.

Proprio per questo motivo:

a) ti ama per insegnarti ad amare.

Ti ama con un amore umile, paziente, comprensivo, disinteressa­to, perseverante, per suscitare in te un amore simile al suo, in modo che, con questo amore, Tu possa riamare Lui e Lui nel prossimo.

b) Si dona a te per insegnarti a donare.

A forza di dare, vuole farti comprendere il valore del dare, vuole renderti partecipe della gioia del suo dare.

Allora i tuoi piccoli sacrifici non saranno privazioni sterili, rinun­ce penose, "pure perdite", ma diventeranno fonte di condivisione e di gioia, di fraternità e di generosità, tanto che tu stessa ne rimarrai meravigliata e ti sentirai felice.

c) Ti perdona per insegnarti a sentirti perdonata e a perdonare.

Gesù, nel silenzio del tabernacolo, è sempre vittima di espiazione anche dei tuoi peccati. Per cui non può non perdonarti. Anzi, prova gioia immensa quando può accoglierti e donarti il perdono del tuo peccato. Ripensa alla gioia del padre del figliol prodigo...

Invece sei tu che non ti dai pace, che non ti perdoni. E a Gesù rimane assai difficile superare, distruggere in te la sterile e orgo­gliosa stizza delle tue colpe.

Lasciati penetrare, invadere, sconvolgere, inebriare dal perdono del Signore, in modo che le tue mancanze diventino un semplice ri­cordo della bontà, della tenerezza con cui sono state perdonate. So­lo allora proverai la gioia del perdono. Gioia così intima e forte che sentirai il bisogno di comunicarla ad altri con il tuo perdono.

Nel guardare Gesù, nel credere al suo amore, nel ricevere e dona­re il suo perdono, vivrai la tua penitenza quaresimale, la quale ti spo­glierà veramente di te stessa e ti riempirà di Gesù. Quindi non pri­vazione, ma arricchimento;

non mortificazione, ma vivificazione;

non tristezza, ma gioia.

È un ricevere e un donare Gesù.



GESÙ, TU SEI LA MIA PASQUA!

Anima eucaristica riparatrice, tieni presente che il tuo compito par­ticolare è quello di cooperare con Cristo Gesù.

Egli ha redento l'umanità morendo sulla croce, risorgendo dal se­polcro e rimanendo nel mistero dell'Eucaristia.

Anche tu sei chiamata a vivere questo mistero di morte e di risur­rezione inserendoti nella sua vita eucaristica.

Nel partecipare alla Messa, nel fare la Comunione, nel trattenerti davanti al tabernacolo, guarda, contempla e accogli Colui che riat­tualizza la sua morte per sconfiggere la tua morte, che riattualizza la sua risurrezione per vivificare la tua vita.



Incorporata a Cristo.

Rinnova la fede nella tua incorporazione a Cristo Gesù: "Io sono la vite e voi i tralci". Questo innesto in Cristo, lo iniziasti nel Batte­simo: "Battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo" (Gal. 3,27), e lo vai perfezionando con il Pane eucaristico: Colui che mangia di me, vivrà per me" (Giov. 6,57).

L'effetto dell'Eucaristia è di "farci diventare ciò che mangiamo" (S. Leone Magno). "Io sono la vita", ha detto Gesù; quindi, quando fai la Comunione, ricevi la "vita"; di conseguenza devi neces­sariamente divenire "viva" e trasmettere la "la vita" nella pazien­za, nella carità, nell'ascolto, nella dolcezza, nell'obbedienza ai do­veri del tuo stato ... Se non dai questi segni di "vita", vuol dire che mangi e bevi indegnamente il Corpo e il Sangue del Signore; che fai la Comunione come uno dei tanti atti di ogni giorno, che non tra­smettono, che non comunicano nulla.



Devi morire con Cristo
Forse pensi poco alla Comunione come incorporazione alla vita di Cristo, e tanto meno come incorporazione alla sua morte.

Se vuoi ricevere la vita di Cristo, risorgere con Cristo, prima devi morire, devi essere sepolta con Cristo (Cfr. Col. 2.18).

Allora, quando ti accosti all'altare, ricordati che ricevi Cristo, glo­rioso sì, ma sempre immolato, sacrificato, crocifisso; e dove entra Cristo crocifisso, entra sempre con la sua croce, sulla quale devi cro­cifiggere il peccato e le sue cause.

Non saresti coerente se pretendessi di scuotere la croce dalle tue spalle e ricevere Colui che ha detto: "Se qualcuno vuol venire die­tro a me, rinunci a sè stesso, prenda la sua croce e mi segua". Quindi devi permettere all'amore di Gesù di uccidere sopra l'altare del cuo­re il tuo egoismo, il tuo orgoglio, la tua gelosia, le tue impazienze, la tua concupiscenza, il tuo rancore.....



Risorgere con Cristo
Nella misura in cui vivrai questa mortificazione, morirà in te "l'uo­mo del peccato" e risorgerà "l'uomo nuovo" che è Cristo Gesù. Egli, prendendo possesso della tua carne, della tua anima, delle tue facoltà, della tua libertà ... vivrà in te una sua nuova risurrezio­ne, che consiste appunto nell'onorare, nel glorificare il Padre in una progressiva trasformazione di te in Lui. Vuole completare anche in te la gloria della sua risurrezione. Ma, come quella del sepolcro, è una risurrezione che avviene nel silenzio. E tu, vedendo solo la "passione" e la "morte", spesso ti lasci prendere dalla tristezza, dallo scoraggiamento, come i discepoli di Emmaus.

Ma beata te se, come loro, saprai accogliere Gesù nei tuoi collo­qui, e comprendere il suo dolce rimprovero: "Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?" (Luca, 24,26).



Oggi
Non vi è altra via, devi diventare conforme a Gesù nella "morte " per "raggiungere la risurrezione dai morti ", cioè la tua trasforma­zione in Cristo.

Però questo mistero di morte e di risurrezione, lo devi realizzare non fra dieci, venti, trenta o cinquant'anni..., ma subito, oggi, ogni giorno: "Quotidie morior ", muoio ogni giorno, diceva S. Paolo. E continuava: "Se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno " (2 Cor. 4,16). Quindi la tua risurrezione non solo è speranza per il futuro, ma trasforma­zione nel presente. Oggi risorgi, non un "domani", perchè "ades­so" passi dalla morte alla vita (Cfr. 1 Giov. 3,14) per una parteci­pazione reale alla vita del Risorto.

La tua partecipazione alla gloria di Gesú risorto sarà tanto più gran­de, quanto più "ora" farai vivere in te la sua vita di grazia. Forse mai ci avrai pensato. Tu credi non ad una vita futura, bensì ad una vita eterna. E se è eterna, vuol dire che già è cominciata, che già la vivi. E se la vivi, è cominciata in te la risurrezione. Vivi questa "vita eterna", realizzi questa "risurrezione" nella misura in cui accetterai di morire in quella parte di te stessa in cui sei troppo viva: nelle tue agitazioni, nei tuoi timori, nelle tue tristez­ze, nei tuoi risentimenti, nei tuoi egoismi...; e nella misura in cui accetterai di risuscitare in quella parte di te stessa in cui sei troppo morta: risuscitare alla pace, alla fede, alla speranza, al perdono, al­l'amore, alla gioia....

Per accettare e vivere con generosità questo programma di morte e di vita, tieni presente che "le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi " (Rom. 8,18).

Guarda, considera questa meta gloriosa per sentirti maggiormen­te impegnata ad acquistare e vivere una vita che valga la pena di es­sere resa eterna. Perchè, se il Signore risuscitasse questa tua vita egoistica, dolorosa, agitata.... ti concederebbe un castigo e non un premio.

Sei chiamata a dare questa testimonianza: che è possibile "mori­re", che è possibile "risuscitare".

Portati all'altare. Gesù risorto ti attende per offrirti la sua risurrezione, la sua vittoria, la sua gioia.... Sappi accogliere questa gioia, sappi sintonizzarti con questa gioia, perchè solo la serenità del tuo volto sarà una testimonianza vera che il Cristo è risorto e vive in te. Trasforma il tuo volto in un riflesso di quello di Cristo.

Cessa di soffrire con Cristo, impara a rallegrarti con Lui. Non fer­marti al Crocifisso, ma va al Cristo risorto e offrigli il sacrificio di essere felice.

La tristezza è la misura del tuo attaccamento a te stessa, alla tua esperienza, alla tua sfiducia, ai tuoi guai....; mentre la serenità è la misura del tuo attaccamento a Dio, alla fede, alla speranza....

La tua serenità è l'indice della tua risurrezione, è la risposta del tuo amore all'amore di Cristo, è la manifestazione della tua accetta­zione ad essere un "felice infelice".

Se sei felice finchè tutto va bene..., se sei infelice quando ti trovi nella sofferenza, nella solitudine..., non sei un segno di Dio, non annunci nulla di straordinario.

Ma se sei un felice povero, un felice sofferente, un felice incom­preso e perseguitato, allora sì che manifesti d'aver trovato Qualcu­no che è capace di far nascere in te questa cosa impossibile, che è la sua gioia nella tua tristezza, la sua felicità nella tua povertà, la sua beatitudine nella tua afflizione... Allora sì che la Risurrezione ti ha resa "nuova creatura" e, come tale, generi Cristo, Lo rendi presente e operante nel tuo ambiente e, nel medesimo tempo, parte­cipi e condividi la sua stessa potenza liberante, redentiva, riparativa.



GESÙ, IN TE LA MIA GIOIA!

Anima eucaristica riparatrice, mi sembra giusto e doveroso richia­mare la tua attenzione su un aspetto, forse, troppo trascurato di Ge­sù Eucaristia.

Può darsi che anche tu, per una certa formazione spirituale, pre­ferisci soffermarti su l'abbandono, su la trascuranza, su la sofferen­za di Gesù Sacramentato, anziché sul suo stato glorioso.

E vero che Gesù nel suo Mistero eucaristico "rivive misticamen­te" tutta la vita terrena, ma in realtà non è più il Gesù di Betlemme, di Nazareth, del Cenacolo, del Getsemani, del Calvario, bensì il Cristo Risorto, che vive glorioso alla destra del Padre.

Se hai fatto attenzione, ti sarai accorta che tutta la liturgia pasqua­le è un continuo richiamo sul passaggio di Gesù dalla morte alla ri­surrezione, dall'umiliazione alla gloria, per cui viene rivolto ai fe­deli un insistente invito a partecipare alla vittoria, alla gloria, alla gioia di Cristo Risorto. Un susseguirsi di inviti che sono felicemen­te riassunti ed espressi nel saluto di congedo, che il Sacerdote rivol­ge all'assemblea al termine della celebrazione della Messa: "Anda­te e portate a tutti la gioia del Signore Risorto!".

Ma purtroppo dovrai convenire con me che è un saluto che rima­ne incompreso, non accolto e tanto meno trasmesso.

Se è così anche per te, devi ammettere che non hai celebrato la Pasqua... Non sei passata dalla sofferenza e dall'oscurità del Vener­dì santo alla luce e alla gioia della Domenica di risurrezione. Non hai creduto alla parola del Signore: "Voi piangerete e vi rattristere­te, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia" (Giov. 16,20).

Sei rimasta nella tua paura, paura di rinunziare, di staccarti da te stessa e abbandonarti a Dio... Paura di affrontare i tuoi sentimenti e superarli. Però ricordati che la gioia deriva sempre da una vitto­ria, la vittoria è sempre preceduta da una lotta, la lotta comporta sem­pre la sofferenza.

Non volendo la sofferenza, si rinuncia alla lotta e si accetta, an­che lamentandosi, di rimanere come si è. In questo stato d'animo si è portati più facilmente a guardare il Crocifisso anziché il Sepol­cro vuoto; a soffrire con Cristo anziché a gioire con Lui.

Ma Gesù, nel silenzio del tabernacolo, vede la tua tristezza e desi­dera ardentemente comunicarti la sua gioia; per cui con insistenza sussurra nel tuo intimo: "Vieni a me..., il tuo cuore si rallegrerà e nessuno ti potrà togliere la tua gioia" (cfr. Giov. 16,22-23).

Ascolta, dunque, la voce del Signore, e presso il tabernacolo com­prenderai sempre meglio come Gesù è la tua gioia e come tu sei la sua gioia.



La gioia di Gesù
Anche se nell'Eucaristia Gesù ha il suo Getsemani, la sua Passio­ne, il suo Calvario, sappi ugualmente considerare, anzi, adorare con letizia la sua ineffabile gioia.

Gioia di trovarsi con gli uomini, in tutti i tabernacoli del mondo, realizzando la sua eterna aspirazione: "Pongo le mie delizie tra i figli dell'uomo" (Prov. 8,319).

Gioia di rinnovare misticamente il mistero della sua Morte, che gli permette di compiere una perfetta riparazione della gloria del Padre e di offrire alle anime i tesori della Redenzione.

Gioia di donarsi in cibo ai suoi fedeli per vivere in loro, per in­staurare con loro la più intima amicizia.

Gioia di vedersi ogni giorno circondato da anime che desiderano mantenersi in contatto con la sua vita eucaristica per conoscere, ac­cogliere e vivere sempre meglio il suo mistero di amore.

Gioia di vedere crescere il numero delle anime adoratrici, delle anime riparatrici, le quali si sforzano di non aver altro interesse che i suoi interessi, altro ideale che i suoi ideali, e totalmente si affidano a Lui per la gloria del Padre, per il bene della Chiesa, per la salvez­za del mondo.

Gioia nel vedere anime affamate dell'Eucaristia, assetate del suo amore, e impegnate a realizzare in se stesse la sua vita eucaristica, offrendosi in una reale e amorosa immolazione, facendosi ostia con Lui ostia, divenendo così le consolatrici fedeli del suo Cuore Euca­ristico.



Tu, gioia di Gesù
Desidera fortemente far parte anche tu del numero di queste ani­me generose. Non guardare le tue deboli forze, la tua instabile vo­lontà, il tuo cuore pauroso; se Gesù ti fa sentire le sue divine attrat­tive, lasciati conquistare, lasciati condurre dalla sua grazia e dal suo amore.

In qualunque stato ti trovi, nella salute o nell'infermità, nel lavoro e nella forzata inattività, nella comprensione o nella solitudine, cer­ca di non avere altro fine che quello di divenire gioia di Gesù nella sua vita eucaristica.

Sei gioia di Gesù Eucaristico:

- quando ti vede fedele alla sua grazia e costante nel tuo dovere di ogni ora;

- quando ti vede contemplare i suoi sentimenti per farli tuoi e viver­li con fedeltà e amore;

- quando ami la pace, il silenzio, il raccoglimento, la pia solitudine del tabernacolo, e ti vede piena di zelo nel condurre anime al ta­bernacolo;

- quando ti vede partecipare con generosità e consapevolezza alla Messa, unendoti a Lui e offrendoti con Lui, e donargli nella Co­munione il tuo cuore come una sua dolce "dimora";

- quando ti trattieni con Lui davanti al tabernacolo, parlando del Pa­dre e della sua gloria, interessandoti del suo amore e delle sue pe­ne, parlando della sua Chiesa e dei suoi bisogni, parlando dei tuoi familiari, parenti e conoscenti, e anche dei tuoi defunti, parlando della sua Mamma e dei Santi...

- quando ti vede durante la giornata con il pensiero rivolto al taberna­colo per offrirti con Lui, per immolarti con Lui, per donarti con Lui...



La tua gioia
In queste e in tante altre situazioni cerca di essere la gioia di Ge­sù, in modo che possa posare il suo sguardo anche su te, come su tante altre anime che formano la sua compiacenza, e dire anche per te: "Ora la mia gioia è compiuta" (Gv. 3,29).

Questa gioia di Gesù diventa tua:

- quando lo ami con la certezza di far lieto il suo Cuore;

- quando lo ami e credi di essere amata da lui;

- quando lo ami e ti doni, ti abbandoni a lui;

- quando lo ami e ti lasci usare per trasmettere ad altri il suo amore salvatore;

- quando lo ami e gli permetti di riamare il Padre con il tuo amore... Ciò nonostante potrai trovarti nel dolore più intimo, nell'incom­prensione più profonda, nella solitudine più sofferta, nelle contra­rietà più forti... ma la tua volontà saprà ripetere: "Per te, Gesù! Per amor tuo, o mio Gesù!...". E la pace ti scenderà nell'anima, e con la pace la gioia. Il dolore scomparirà e rimarrà l'amore, anzi il do­lore diventerà amore.

Va' pure al tabernacolo e ascolta il tuo Gesù: "Non si turbi il tuo cuore... Ti dò la mia pace... Fa' quello che ti comando... Godrai della mia stessa gioia... Ti dico questo perché la mia gioia sia in te e la tua gioia sia piena" (Cfr. Giov. 14 e 15).

È il mistero di quella gioia che fu possibile nella vita terrena di Gesù, che sussiste sublimata nella sua vita eucaristica, e che deve completarsi e manifestarsi nella tua vita.

Accetta questo scambio di amore. Gesù è rimasto nell'Eucaristia per donarti la sua salvezza, la sua gloria, la sua gioia. Tu sappi vi­vere, santificarti, immolarti e morire per essere la sua "gioia vi­vente", nella vita, nella morte, nell'eternità.



OFFLINE
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Sesso: Femminile
05/09/2009 12:42

MARIA, CON TE PRESSO L'ALTARE!

Anima eucaristica riparatrice, nel tuo vivere con Gesù, in Gesù, per Gesù potresti, qualche volta, sentire un senso di stanchezza, di sfiducia, d'indifferenza... Non ti preoccupare, non ti angustiare..., potrebbe essere un momento di grazia, che ti sospinge a cercare un aiuto, una guida, un conforto...

Distogli allora lo sguardo da te stessa e rivolgilo verso l'altare per vedere accanto a Gesù la sua Mamma, sia che Egli vi si offra vitti­ma di amore e di riparazione, sia che vi si doni alle anime, sia che vi dimori nascosto nel tabernacolo.

Gesù stesso, immolando sull'altare quella umanità presa nel seno purissimo di Maria, La vuole accanto a Sè come presso la croce, e, nutrendoti di quella stessa carne, inclina il tuo spirito a cercarla, perchè desidera vederti con Lei come Giovanni sul Calvario.

Per cui, come la Vergine Maria è unita alla vita eucaristica di Ge­sù, così dev'essere inseparabilmente unita alla tua vita eucaristica. Per vedere, sentire, vivere questa presenza di Maria nella tua vi­ta, sappi considerare come avresti trovato Gesù sempre con la Ma­dre nella sua vita terrena.



Come a Betlemme
Se avessi potuto adorare Gesù Bambino nella capanna di Betlem­me, Lo avresti trovato fra le braccia: di Maria e ricevuto dalle sue mani per stringerlo amorosamente al tuo cuore.

Così ora, presso il tabernacolo devi saper trovare Maria quale cu­stode e adoratrice amorosa di Gesù Eucaristico e solo da Lei rice­verlo, come cosa sua, nell'Ostia consacrata.



Come a Nazareth
Se avessi cercato Gesù nell'umile casetta di Nazareth, sempre Lo avresti trovato con Maria.

Ora che lo puoi cercare e trovare nella solitudine del tabernacolo e trattenerti con Lui, Maria non può essere assente dai tuoi colloqui con Gesù, dalle tue confidenze, dalle tue lacrime, dai tuoi desideri, dai tuoi propositi.... perchè un tabernacolo senza Maria sarebbe co­me Nazareth senza Maria.



Come nella vita pubblica
Se avessi avuto la fortuna di seguire Gesù nel suo apostolato, avresti veduto Maria spesso accanto a suo Figlio per provvedergli del ne­cessario, per assistere ai suoi discorsi e ai suoi miracoli, per parteci­pare alle sue gioie e alle sue pene...

E quando non l'avresti veduta, l'avresti sentita, perchè con il suo cuore era presente.

Nel tabernacolo Gesù rivive tutta la sua vita terrena, e la Madre non sa e non può separarsi dal suo Figlio divino. E tu devi sentire, vedere questa presenza di Maria nel tabernacolo e associarti a Lei se vuoi rendere la tua presenza più gradita a Gesù; se vuoi essere introdotta più intimamente alla contemplazione della sua vita euca­ristica; se vuoi implorare più efficacemente la sua misericordia e il suo perdono; se vuoi comprendere più profondamente l'ingratitudi­ne degli uomini; se vuoi con più generosità offrirti a lui e offrirti con lui per la sua stessa gloria, per la gloria del Padre e per la sal­vezza delle anime.



Come presso la Croce
Infine se fossi stata sul Calvario, anche lassù avresti veduto Ma­ria, e L'avresti veduta accanto alla Croce, intimamente associata al sacrificio redentore del Figlio.

Ora sull'altare si rinnova misticamente il medesimo sacrificio, vi si offrono lo stesso Corpo e lo stesso Sangue, ricevuti nel seno im­macolato di Maria, per cui Ella non può essere assente, come non fu assente sul Calvario.

È la Madre che si unisce al Figlio e con le sue stesse intenzioni continua ad offrirlo in sacrificio amorosamente.

In ogni Messa devi pensare a questa presenza di Maria e vederla prendere quella patena e quel calice e innalzarli al cielo, come un giorno fece nel tempio con Gesù Bambino, pronunciando le parole sacerdotali: "Ecco, Padre clementissimo, la vittima pura, santa e immacolata; pane santo della vita eterna e calice dell'eterna salvezza ".

E tu che ti sei offerta con la vittima divina, sappi sentirti un tutt'u­no con Gesù immolato, lasciati prendere da Maria e unisciti alla sua oblazione, dicendo con umiltà ma con tanto amore filiale: - Padre santo, ti offro il tuo Gesù con il cuore immacolato di Maria -.



"Ecco tua madre!"
Devi pensare e sentire la presenza di Maria presso l'altare non so­lo perchè è la Madre di Gesù, ma anche perchè è Madre tua. Maria divenne Madre tua nel momento stesso in cui il Verbo di Dio prese la natura umana nel suo seno purissimo.

Ma siccome fu sulla Croce che Gesù ti meritò la grazia di diventa­re figlio di Dio, così fu pure sulla croce che ti diede Maria per Ma­dre: "Ecco tuo Figlio", e contemporaneamente ti affidò a lei: "Ec­co tua Madre!". Se nella celebrazione della Messa si riattualizza tutto il mistero del Calvario, si rinnova pure la misteriosa riconfer­ma della Maternità di Maria verso di te. Quindi va' e sta' presso l'altare, come Giovanni con Maria presso la Croce, se vuoi sentire, quasi ripetere le parole rivolte all'amato discepolo: "Ecco tua Madre!".

In particolare quando ti accosti all'altare per ricevere "il Pane della vita", ricordati che Maria è lì presente, quasi a donarti con le sue stesse mani quel "Cibo" che lei stessa ha preparato.

Abbi la delicatezza di invitarla nel tuo cuore perchè sia Ella ad accogliervi il suo Gesù e vi continui ad amarlo anche per te.

E tu, da buona figliuola, abbi quel tanto di fiducia e di confidenza da inserirti nel loro continuo colloquio: "Gesù, ti amo con il cuore immacolato di Maria! Maria, ti amo con il cuore divino del tuo Gesù!".

Pensa alla gioia di Gesù di trovarsi in te con la sua Mamma, e alla gioia di Maria di vedere

Gesù crescere in te.

Quando ti trovi nel pericolo, nella tentazione, nella paura, nella tristezza, nella solitudine..., ricordati di chi è in te e invoca con fe­de: "Madre mia e fiducia mia!" -.



"Stava"
Maria "stava" sotto la Croce.

Maria sta accanto ad ogni tabernacolo.

Impara da lei a trattenerti presso il tabernacolo, dove gli uomini non vogliono stare, perchè si annoiano, perchè non sanno cosa fare, per cui tutta la notte e gran parte del giorno è deserto, è silenzio.

Tu invece penetra nel segreto del tabernacolo, guarda il tuo Gesù e lasciati conquistare dal suo amore, trattieniti con Lui per compen­sarlo delle ingiustizie e dei disprezzi, delle bestemmie e delle profa­nazioni.

Rimani con Lui per versare nel suo Cuore le lacrime di tutti i pa­dri e di tutte le madri, di tutti i figli e di tutti gli orfani, di tutti i sofferenti e i perseguitati, di tutti gli emarginati e gli incompresi.

Ma sempre con Maria, per imparare da lei come si ama e come ci si dona; per partecipare alla sua fortezza e alla sua oblazione; per riceverla in madre ed esserle consegnata in figlia.

Maria, con te presso l'altare!



GESÙ, SONO CHIESA!

Anima eucaristica riparatrice, forse anche tu, delle volte, ti senti avvolta, penetrata da una solitudine che ti rende triste, angosciata, avvilita...

È il momento opportuno per riflettere e ravvivare la tua fede. Unita a Cristo, vivificata dalla sua vita, sei chiesa, sei integrata nella sua Chiesa.



Chiesa
Ricordati della promessa di Gesù: "Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt. 18,20).

Tu non Lo vedi, non Lo senti, eppure è questa sua presenza invi­sibile, che unisce, che genera, che vivifica la Chiesa.

Questo intervento di Dio rende Chiesa la tua famiglia, la tua par­rocchia, la tua diocesi..., anche l'Associazione a cui appartieni. Co­sì divieni chiesa nella Chiesa.

Non ti preoccupare per la molteplicità e diversità delle chiese, per­ché esse non contrastano con l'unità della Chiesa di Cristo, anzi è proprio per questa loro manifestazione in forme e luoghi diversi che la Chiesa universale esiste in concreto ed entra in contatto con il mon­do come segno e strumento di salvezza.



Eucaristia
Ogni chiesa locale nella sua diversità di ambiente, di vita, di svi­luppo... trova sempre la soluzione da un unico principio che è l'Eu­caristia.

Veramente il mistero eucaristico è il centro vitale e dinamico tan­to della Chiesa universale come della chiesa locale.

Ce lo dice il Vaticano II: "Non è possibile che si formi una comu­nità se non avendo come radice e come cardine la celebrazione della sacra Eucaristia, dalla quale deve quindi prendere le mosse qualsiasi educazione tendente a formare lo spirito comunitario (P. O. 6)". Per cui devi prendere coscienza che la Chiesa, qualunque chiesa, e nella Chiesa anche la tua Associazione, è una "comunità euca­ristica".

Nell'Eucaristia, infatti, si attualizza, in modo eminente, la storia della salvezza. La Chiesa la riceve e la presenta al mondo.

Però la condizione prima per celebrare l'Eucaristia, è quella di riunirsi insieme. E Colui che chiama e riunisce è Cristo Gesù. Lasciati, dunque, attrarre dalla sua voce e unisciti agli altri. Poi­ché non puoi andare all'Eucaristia saltando i tuoi fratelli e pensan­do solo al "tuo" incontro con Gesù.

La convocazione ti deve far uscire dal tuo piccolo mondo perso­nale per inserirti negli altri, per formare con gli altri "una cosa so­la", per formare chiesa; perché solo donandoti puoi arrivare a Co­lui che si dona.

Tieni bene in mente che l'essenza dell'Eucaristia è la realtà di un Corpo nell'atto di donarsi (Questo è il corpo donato per voi), del Sangue nell'atto di versarsi (Questo è il sangue versato per voi).

Quindi, sappi vedere nell'Eucaristia, accanto al mistero della "pre­senza reale", l'altro mistero ancor più profondo, il mistero del Cor­po donato, del Sangue versato.

Questo dono di Cristo al Padre per te, richiede il tuo dono per i fratelli. Non fai, perciò, la "Cena del Signore", senza la capacità di elevarti al sacrificio, al dono dell'amore.

Ricordati che Cristo ti dona il suo Corpo per farti suo corpo, per cui è impossibile e assurdo che tu possa comunicarti al "Corpus Chri­sti", senza comunicarti anche al Corpo ecclesiale dei fratelli.



Un solo corpo
Rileggi nel Vangelo di Giovanni quella accorata preghiera che sgor­gò dal Cuore di Gesù pochi minuti prima di dare inizio alla sua dolo­rosa Passione, e considera bene l'insistenza di Gesù nel chiedere al Padre che tutti i credenti in Lui diventino "una cosa sola", "perché siano perfetti nell'unità", e come questa "unità" sia considerata da Gesù elemento essenziale, argomento valido e convincente per es­sere riconosciuti suoi veri seguaci.

E rifletti anche come S. Paolo ci presenta con somma chiarezza questa "unità" prodotta dall'Eucaristia: "Il calice della benedizio­ne che noi benediciamo, non è forse comunione con il Sangue di Cri­sto? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il Cor­po di Cristo? Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, sia­mo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane (1 Cor. 10,16- 17).

Il Vaticano II chiarisce ancora: "Col sacramento del pane eucari­stico viene rappresentata e prodotta l'unità dei fedeli che costitui­scono un solo corpo in Cristo" (L. G. 3).

Di fronte a questa realtà così sublime e consolante, ma anche di grande responsabilità, devi renderti maggiormente consapevole che, partecipando all'Eucaristia, sei chiamata a modellare la tua vita su questo augusto mistero, nello sforzo costante di raggiungere quella "unità nella carità" che l'Eucaristia significa e produce.



Carità
Unione con Dio e con i fratelli, generata dall'Eucaristia, ma lega­ta e sostenuta dalla carità che è il "vincolo della perfezione".

Se vuoi che la tua carità sia "vincolo della perfezione", dev'esse­re come quella di Cristo, una carità che si dona.

Contempla il tabernacolo e porta nella vita di ogni giorno un amore:

- disinteressato di quel disinteresse che ti renda libera dall'egoismo, dal tornaconto, dall'esibizionismo...

- sincero di quella sincerità che ti eleva dalla doppiezza, dalla fin­zione, dalla menzogna...

- operoso di quelle opere suggerite dall'amore e compiute per amore. Non fermarti alla carità "negativa", "egoistica" dicendo "Non ho fatto e non faccio del male a nessuno", perché il precetto dell'a­more è positivo e devi pagare il debito d'amore che hai verso Dio, per mezzo dell'amore al prossimo.



Dialogo
Unità e carità che nascono, scaturiscono dall'Eucaristia, ma che crescono e si rassodano nel dialogo.

Anche tu avrai certamente constatato che oggi si parla tanto di dia­logo, si esige il dialogo, se ne sente la necessità..., ma difficilmente si dialoga perché si vuole parlare e non ascoltare.

Quindi, se vuoi che il dialogo ti sia di aiuto nel divenire e nel sen­tirti chiesa, devi essere convinta che hai bisogno dell'altro. Di con­seguenza mettiti in ascolto, disposta ad accogliere, pronta a donare.

Se saprai basare il tuo dialogo nella schiettezza e nella semplicità, nell'umiltà vera e nella carità genuina, certamente sarà costruttivo, ti metterà in comunione con gli altri, ti farà sentire chiesa, chiesa in parrocchia, chiesa in famiglia, chiesa nell'Associazione.

Se non sei chiesa, mangi indegnamente il Corpo del Signore; te lo dice S. Paolo: "Chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore sarà reo del Corpo e del Sangue del Signore " (1 Cor. 11,27).

Mangi "indegnamente" e diventi "rea" del Corpo del Signore, quando non sei unita, nella carità, al Corpo di Cristo formato dai fratelli.

Non turbarti, non spaventarti, non avvilirti, ma ricordati sempre che sei chiesa, membro Mistico di Cristo; renditi sempre più mem­bro vivo e operante.

Però fa' attenzione a non lasciarti prendere dalla smania di com­parire, di attirare attenzione, di cercare stima e considerazione..., perché se vuoi essere chiesa, devi guardare e imitare Colui che ge­nera la Chiesa, che è la vita della Chiesa, Gesù Eucaristico. Come Lui, anche tu, nel silenzio, nel nascondimento, nella donazione sin­cera, cerca di essere sempre e ovunque sale e lievito.

Sarai chiesa nella Chiesa, vera anima eucaristica riparatrice.



GESÙ, SONO FAMIGLIA!

Anima eucaristica riparatrice, probabilmente quando leggerai que­sto scritto, il tuo pensiero, come quello di tutta la famiglia della "Ri­parazione Eucaristica", sarà rivolto a Loreto, dove si svolgerà il Con­vegno Nazionale dell'Associazione.

Come sai, è un annuale appuntamento di fede, di preghiera e di studio molto atteso perché, in questa impareggiabile occasione, i pre­senti come gli assenti si rendono maggiormente consapevoli del con­solante mistero della "comunione", che li fa sentire in Cristo sem­pre più uniti, sempre più famiglia.

Ricordati che quando hai dato la tua adesione all'Associazione, il tuo nome è stato non soltanto trascritto in un registro, ma anche inserito nel mistero dell'Eucaristia, perché divenissi con gli altri in­numerevoli aderenti un tutt'uno, un solo corpo, per offrire a Gesù Sacramentato un unico omaggio di amore e riparazione, tale da ren­derlo sempre più conosciuto, amato e glorificato.

Perché tu possa sentirti sempre più viva e operante in questa me­ravigliosa famiglia, ti propongo di riflettere su alcune iniziative, già suggerite nel passato per facilitare questa unione spirituale tra gli associati.



1. La rivista.

Innanzi tutto ti prego di fare molta attenzione a "Riparazione Eu­caristica", perché è la tua rivista. Nel suo aspetto certo non impo­nente, piccolo ma impagabile, essa ti offre un buon cibo eucaristi­co. Nutrendotene, assimilerai lo spirito di famiglia, quello che ti por­terà a pensare, ad amare e a vivere come gli altri associati. Sii orgo­gliosa di questo appuntamento che ogni mese ti ricorda la tua appar­tenenza all'Associazione e che, orientandoti verso una spiritualità concreta, ti evita di cadere in inutili sentimentalismi.



2. L'ora nazionale di riparazione eucaristica.

Approfitta anche di questo incontro annuale per immergerti sem­pre più consapevolmente nella vita comunitaria dell'Associazione. Fin dal 1965, constatando l'impossibilità di trovarci tutti insieme sia nel Convegno Nazionale come nei raduni locali, è stata suggerita e accolta con entusiasmo l'iniziativa di riunirci spiritualmente da­vanti al Tabernacolo, dalle 17,00 alle 18,00 del giovedì precedente la festa del "Corpus Domini", per rinnovare insieme il nostro im­pegno di amore verso Gesù Sacramentato, in preparazione alla festa principale dell'Associazione.



3. L'incontro in S. Casa.

Forse non conosci questa iniziativa perché se n'è parlato poco, no­nostante la sua grande capacità di suscitare e rinforzare nell'Asso­ciazione lo spirito di famiglia.

Nel Convegno Nazionale del 1970, si prese in considerazione la proposta della signorina Alma Merlini, collaboratrice di P. Agosti­no, (Fondatore dell'Opera), di darci "appuntamento alle ore 12,00 in S. Casa per l"Angelus Domini" o almeno per la giaculatoria: "Sia gloria, onore e riparazione a te, Gesù Sacramentato!".

Approfitta anche tu per unirti a questo saluto riconoscente verso Gesù, fattosi uomo nella S. Casa e rimasto per noi nel Tabernacolo.



4. La statua.

La statua che s'innalza dalla cupola del Santuario di Loreto, è l'an­tenna trasmittente e ricevente del tuo collegamento. Un sacerdote la tiene sempre in azione. E la Vergine SS.ma riceve le tue trasmis­sioni fatte di invocazioni, preghiere, offerte... e le inserisce nel Sa­crificio eucaristico, dal quale attinge e ritrasmette una potente emis­sione di grazia.

Sia tua premura metterti spesso in onda.

In questa sincronizzazione vivrai la tua vita di famiglia.



5. Il programma "Sempre più uniti".

È un programma che è stato presentato più volte nella rivista negli anni 70-80, per inculcare negli associati la persuasione che non sono "soli", ma che in Cristo formano "un solo corpo e un solo spirito ".

Anche se centinaia di chilometri ti separano da noi, sei ugualmen­te intercomunicante nella preghiera, nel lavoro, nella sofferenza, nella gioia...

E se vuoi renderti più consapevole di questa tua partecipazione, scrivici qualche volta. Poche parole, anche la semplice firma ti in­troduranno individualmente in questa unione spirituale per esser ri­cordata singolarmente e per sottrarti dalla sofferenza della solitudi­ne: "Non sono sola! -.



6. Il Blocco eucaristico.

Quando al mattino leggi la breve riflessione che ti offre il blocco eucaristico, e rivolgi il pensiero al tabernacolo per fare la tua comu­nione spirituale e per offrire a Gesù la tua giornata, sappi sintoniz­zarti con le altre migliaia di associati che fanno i tuoi stessi atti; ti sentirai maggiormente in famiglia, e in famiglia affronterai con mag­gior forza e serenità il peso della giornata.



7. Il giovedì.

Il giovedì è il tuo giorno, sappi trasformarlo in una festa di fami­glia. Invita gli associati alla Messa che viene celebrata per te. Con loro ascolta la Parola, ricevi il Corpo del Signore, trattieniti in ado­razione... In questa invisibile ma reale unione con loro, potrai ripa­rare la vera profanazione dell'Eucaristia, commessa da coloro che, pur sapendo quanto l'Eucaristia importa, non realizzano quello che essa vuole.



8. Ogni giorno.

Mettiti in sintonia con il sacerdote che ogni giorno ti pensa, ti pren­de, ti porta all'altare e insieme agli altri ti inserisce nell'ostia che tiene tra le dita, e presta anche a te la sua voce per dire con Gesù: "Questo è il mio corpo".



9. Un'unica ostia.

Rafforza la tua fede e sentiti presente in quell'unica Ostia, sempre elevata verso il cielo dal continuo alternarsi di mani sacerdotali, an­che se materialmente sono tante e sparse in tutto il mondo.

Con gli altri, ti unisce a Sé qualunque siano il luogo e la condizio­ne in cui potresti trovarti, e ti accoglie nella misura della tua dispo­nibilità.



10. Un corpo offerto.

In quella presenza diventi partecipe del Cristo totale: Egli capo e tu, con gli altri, corpo. Per cui non ti è permesso fermarti alla tua vita personale, perché ti è richiesto di considerarla come punto d'in­contro, di confronto, di comunione con le altre membra del Corpo di Cristo.

Di conseguenza, immersa nello stesso movimento di donazione di Cristo, devi vivere la tua vita di famiglia, diventando sempre più ricevente e ricevuta:

ricevente Dio e ricevuta da Dio, ricevente i fratelli e ricevuta dai fratelli, perché solo nell'attuare quest'unità e nel vivere questa donazione, fai Eucaristia, diventi famiglia.



11. Nell'intimità della casa.

In Gesù sei famiglia e ogni famiglia ha la sua casa; la tua casa è il tabernacolo.

Và, entra e trattieniti amorosamente con Gesù.

In Lui puoi incontrare tutte le persone che desideri. Con Lui puoi parlare delle loro difficoltà, necessità, preoccupazioni... Per Lui puoi emettere quella effusione di grazia che diverrà luce, conforto, so­stegno, perdono, riconciliazione, ...per i diversi membri della tua famiglia in Cristo.

Nell'intimità di questa casa vivrai con generosità la tua riparazio­ne d'amore.



12. La Mamma.

La casa, la famiglia richiedono la mamma. E tu, partecipe di que­sta famiglia invisibile ma reale di Cristo, hai la tua Mamma. Te L'ha donata Gesù e continuamente te La dona nella riattualizzazione del mistero del Calvario: "Figlio, ecco tua Madre".

Non cercarla lontano, perché ti attende accanto ad ogni altare, pres­so ogni tabernacolo. Con Lei ti rimarrà più facile sentirti un'unica famiglia: "Ascolta, Padre, la preghiera di questa famiglia che hai convocato alla tua presenza".

È a Lei, alla Mamma, che ogni giorno presento anche le tue pre­ghiere, le tue attività, le tue sofferenze e preoccupazioni... perché sia Ella ad offrire tutto al suo Gesù.

E ti depongo, insieme agli altri associati, su le sue mani, perché possa servirsi anche di te per glorificare il Figlio Sacramentato. Renditi docile alle sue richieste, tanto più che ti tengo legata a Lei con la catenina d'oro del S. Rosario.

Sappi sentirti sotto il suo sguardo compiacente e sorridente, e ri­cevere dal Bambino che tiene in braccio, la divina benedizione.



GESÙ, FA' CHE IO CREDA!

Anima eucaristica riparatrice, la tua presenza davanti al taberna­colo testimonia la tua fede nella presenza eucaristica di Gesù. Ma dimmi, ci credi veramente?

Non ti turbare per questa mia domanda, perché non è altro che un riflesso dell'interrogativo che spesso rivolgo a me stesso. Dici di credere, ma dove sono le opere?

Ti porti con frequenza in chiesa, ma questi incontri con Gesù Eu­caristico incidono sulla tua vita, la modificano, la trasformano? La fede, senza le opere, è morta.

Gesù è vita, l'Eucaristia è pane di vita. Ma dopo tanti anni di Messe, di Comunioni, di adorazioni, forse ti trovi sempre la stessa, non ti sei nutrita di Cristo, non hai acquistato i suoi sentimenti.

Ciò nonostante te ne stai tranquilla, perché credi di credere.



L'abitudine
Invece credi per abitudine, e l'abitudine ti toglie l'interesse, l'at­trattiva per Cristo. Rende la tua fede una formalità. Non ti porta alla vita, ma alla morte. Spaventosa conseguenza!

Certamente non sono le tue crisi, non sono le tue colpe che ucci­dono in te la fede, ma è semplicemente la forza dell'abitudine. Gli apostoli erano persone come te, abituate a vivere con Cristo. Lo vedevano tutti i giorni, mangiavano con Lui, partecipavano alle sue opere di apostolato, ascoltavano i suoi continui discorsi. Però più ne ascoltavano, meno erano colpiti, meno vi prestavano atten­zione, meno conoscevano Cristo. Tanto che meritarono il paterno rimprovero: "È da tanto tempo che sono con Voi, e non mi avete ancora conosciuto?".

Tu ti sei così abituata ad andare a Messa che non percepisci più la necessità di offrirti con Cristo;

così abituata a ricevere la Comunione che non fai più comunione con Cristo;

così abituata a trattenerti davanti al tabernacolo che non senti più il contatto con la presenza vivificante e trasformante di Cristo;

così abituata a pregare che non preghi più.



Il silenzio
Proprio per eliminare le conseguenze disastrose dell'abitudine, un giorno il Signore prese tre apostoli e li condusse su di un'alta mon­tagna, nel silenzio, nella solitudine. Lassù si misero tranquilli, im­pararono a tacere, si liberarono da tante preoccupazioni.

Soli con Lui solo, cominciarono a prestargli attenzione, a guar­darlo, a vederlo, a considerarlo proprio quale era sempre con loro. La trasfigurazione di Cristo confermò la trasformazione del loro sguardo.

Anche tu lasciati portare su la montagna del tabernacolo. Se sa­prai entrare nella sua solitudine, se ti lascerai penetrare dal suo si­lenzio, la tua attenzione sarà tutta per Gesù e per Lui solo.

Guardandolo, considerandolo, i tuoi occhi si apriranno e comin­cerai a veder chiaro in Lui e in te. Vedrai quello che nascondi. Sen­tirai quella voce che parla sempre, ma che spesso cerchi di soffoca­re. Ti apparirà evidente la sua volontà. La sua presenza diverrà così reale e vicina che ne sentirai timore. Il suo volto così vivo e affet­tuoso, che ne proverai un fascino sconosciuto.

Allora anche dalle tue labbra uscirà l'esclamazione: "Signore, co­m'è bello stare qui! ".



L'abbandono.

Anche se non comprendi tutta la portata della tua richiesta, il Si­gnore accetta ugualmente la tua presenza e ti dice "Siedi!". Nella solitudine del deserto, prima di compiere il miracolo della moltiplicazione dei pani, Gesù chiese a quella moltitudine di cinque­mila uomini di sedersi.

Ti può sembrare una cosa di poco conto, invece chiedeva a quegli uomini di rinunziare a se stessi e di fidarsi di Lui. Finché stavano in piedi, avevano la possibilità di andarsene e cercare qualcosa da mangiare. Ma sedendosi, si mettevano nelle sue mani.

Penso che a quell'invito molti avranno esitato.

Come avrebbe provveduto per tutta quella moltitudine? Quando i cinquemila si sono seduti, quei cinquemila uomini han­no fatto un atto di fede e di amore.

Il miracolo era già compiuto.

Gesù, dicendo anche a te di sedere, ti chiede un atto di fiducia, un gesto di abbandono. Non ti offre un pezzo di pane, ma ti dona se stesso.

Pensa, considera come Gesù si fida di te, povera e debole creatu­ra. Si mette talmente a tua disposizione che puoi fare di Lui quello che vuoi. E tu non ti fidi di Lui. C'è sempre in te un qualcosa, una certa paura che ti impedisce di abbandonarti totalmente in Lui. Du­biti del suo aiuto, dubiti del suo amore, dubiti che possa cambiare la tua vita. Eppure la fede è il movimento più naturale, più indispen­sabile del cuore. Senza fiducia non sarebbe possibile la vita. E tu hai fede in tutti, meno che in Dio. Affidi la tua salute ad un medico, affidi il tuo denaro ad un banchiere, affidi la tua vita ad un autista... Ma non affidi te stessa a Dio.

Se vuoi che Gesù Eucaristico ti accolga e ti trattenga nella sua pre­senza vivificante e beatificante, devi affidarti totalmente a Lui, devi fidarti ciecamente di Lui.



Il fratello
Forse pensi che ti sarebbe più facile vivere questo abbandono in Dio, se lo potessi vedere. Quante volte davanti al tabernacolo ti sa­rai chiesta: "Se Gesù mi si mostrasse!".

Ti è facile immaginare Gesù come vorresti che ti si manifestasse, ma ti è duro accettarlo come ti è presente.

I Giudei per trent'anni L'avevano incontrato, avvicinato; L'ave­vano visto lavorare, pregare, parlare; ma nessuno L'aveva notato, tanto che Giovanni Battista poté annunciare ad essi: "C'è in mezzo a voi uno che voi non conoscete".

La sua presenza rimane ancora misteriosa.

Tu non Lo vedi, ma Lo credi presente sotto le specie del pane. Tu non Lo vedi, ma ti rimane assai difficile crederLo presente sotto le sembianze di un tuo fratello.

Guardando l'Ostia, ti può uscire spontanea l'espressione: "Gesù, ti amo". Ma non saresti capace di ripeterla nel tuo intimo, guardan­do il tuo vicino.

Eppure sai bene che Gesù, con l'Incarnazione, si è fatto solidale con tutti gli uomini, si è nascosto in ogni uomo.

"Ciò che avete fatto ad uno di questi piccoli, l'avete fatto a me". "Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere...".

Sappi scoprire che il primo e il secondo comandamento sono la stessa cosa, da quando Dio si è fatto uomo.

Mentre ti lusinghi di vedere, ammirare, godere Gesù in una celestia­le visione, non ti accorgi che Gesù è accanto a te. Il tuo vicino è Cristo.

Se riuscirai a vederlo, amarlo nell'Ostia che stai ricevendo, nel­l'Ostia che stai adorando, il tuo amore verso Dio è sincero, hai visto Cristo: altrimenti non avrai che degli slanci.... delle nostalgie.... delle fantasie...

Per questo Gesù non vuole che ti presenti a Lui tutta sola, che de­sideri chiuderti ed esaurirti in un rapporto privato e solitario con Lui, ma vuole che ti senta unita, partecipe della vita di tutti gli uomini.

Per cui devi dare alla tua preghiera, alla tua adorazione, alla tua azione una risonanza universale.

Sappi sentirti membro vivo e operante del Corpo Mistico di Cristo. Se riuscirari ad ottenere questa comunione con Cristo e, in Cri­sto, con i fratelli, potrai ritornare tranquilla a casa, in famiglia, al lavoro, alla tua professione, nel tuo ambiente... perché là rivivrai la tua adorazione, la tua visione, darai la tua testimonianza, compirai con Cristo la tua passione e la tua risurrezione.



GESÙ, FA' CHE IO TI VEDA, TI ASCOLTI, TI VIVA

Anima eucaristica riparatrice, voglio manifestarti un mio tormen­to, perché divenga anche un tuo tormento.

A volte mi inginocchio davanti al tabernacolo, stanco, scontento, deluso ...E mi chiedo: per Lui vivo e lavoro, a Lui mi offro e con Lui mi dono.... eppure non Lo sento...

Ho celebrato la Messa, ho fatto la Comunione ...e poi non sento di aver fatto comunione con Lui, di essermi nutrito di Lui, di vivere di Lui.. Recito le preghiere, dico il Rosario, mi trattengo in adorazione..., ma poi mi chiedo se ho parlato, dialogato con Lui.... oppure se ho fatto un semplice soliloquio, parlando di Lui a me stesso, e non di me a Lui.

Per cui, anziché rinvigorito, infervorato..., mi trovo vuoto, stan­co e mando un sospiro di sollievo: Ho fatto! Ho letto! Ho terminato! E così per giorni, per mesi, per anni.... senza una conversazione di amore, senza una comunicazione di vita, senza una compenetra­zione trasformante e consumante nell'unità.

Forse anche tu, a volte, ti sei trovata in questa situazione, arida, ste­rile, senza vita..., chiusa in te stessa, soddisfatta di te stessa. E pro­prio per rendere più sensibile questo compiacimento di te stessa, po­tresti aver desiderato vedere, sentire realmente il Signore.

Approfitta di questo desiderio perché è sempre un'ispirazione che il Signore suscita nel tuo animo per attirarti a Sé, facendoti uscire dal tuo "io" egoistico. È un raggio di luce, che dal tabernacolo si riflette su di te. Lasciati penetrare, illuminare... Vedendoti, conoscen­doti, ti sentirai sospinta a reagire, a scuoterti e a desiderare in un modo vero e giusto di vedere, di ascoltare, di vivere Gesù.



1. Vedere Gesù

Se vuoi vedere Gesù, non lasciarti trascinare, affascinare da certe voci, non andare qua e là, perché Gesù è in te, e si manifesta anche a te, però non come tu te Lo aspetti.

In Palestina fu visto dai suoi contemporanei, ma essi non Lo rico­nobbero, perché era in mezzo a loro non come Lo avevano atteso. Nulla ti gioverebbe vedere il Signore con gli occhi del corpo, se prima non saprai trovarlo, riconoscerlo attraverso la fede in quella sua volontà, in quella sua permissione che ti si manifestano in sva­riati modi e spesso in piena contraddizione alle tue aspettative, sia negli avvenimenti che avvengono attorno a te, come in ciò che può succedere in te.

Per fortificarti in questa fede, va' al tabernacolo, guarda e con­templa la vita eucaristica di Gesù. Nell'Ostia Egli rivive la sua vita terrena: da Betlemme a Nazareth, dal Giordano al Cenacolo, dal Get­semani al Calvario. Però non fermarti qui, ma continua a guardare e vedrai la gloria del Risorto che, con i segni della Passione, sempre intercede presso il Padre anche per te, e ti offre la sua Risurrezione.

Di questo Gesù risorto e glorioso, vivente nel tabernacolo, sappi vedere: l'umiltà, che Lo riduce alla piccolezza di un'ostia: l'ubbi­dienza, che Lo sottomette alla volontà del Padre e anche ai voleri degli uomini; la gravità del peccato, che Lo tiene in un continuo stato d'immolazione; il sacro silenzio, che Lo innalza mediatore fra Dio e gli uomini; la pia solitudine, che Lo dona alla solitudine di tante anime; la perseveranza nella preghiera d'intercessione, no­nostante 1'incorrispondenza degli uomini; l'amore di Dio e delle ani­me, che Lo sospinge a chiedere la tua collaborazione nella ripara­zione della gloria divina e nell'espiazione del peccato...

Gesù, fa' che io Ti veda!



2. Ascoltare Gesù

Se Gesù mi parlasse..., se Gesù mi dicesse... vai dicendo fra te... Presa da questo desiderio, non ti accorgi che Gesù ti parla e anche con insistenza. Sei tu che non sai metterti in sintonia con Lui. Sei tu che non hai il coraggio di girare quell'interruttore che apre il tuo cuore e lo mette in onda per captare le emissioni amorose di Gesù Eucaristico.

Sappi ascoltarlo quando ti viene rivolta la sua Parola ... sappi ascol­tarlo in quell'ispirazione, in quel richiamo, in quel rimorso..., in particolare in quell'improvvisa illuminazione che rischiara il tuo spi­rito e ti impressiona profondamente.

Va' ancora al tabernacolo e, come attraverso i veli della piccola Ostia cerchi il volto del tuo Gesù, così sappi riascoltare, adorando, le sue misteriose e vivificanti parole.

Potresti sentire ancora una volta il dolce invito: "Vieni! Seguimi!". Ti chiama a lavorare nella sua mistica vigna, perché l'azione della Grazia richiede anche la tua generosa coope­razione.

Quando un senso di tristezza invade il tuo spirito ...e sei quasi ten­tata di lasciar tutto, nello sconforto e nella sfiducia della riuscita..., accogli quell'intima parola che dal Suo Cuore scende nel tuo e ti ri­dona fiducia e forza: "Sono cose impossibili per l'uomo, ma presso Dio tutto è possibile ".

Se ha volte ti accorgi di far resistenza alla grazia, di "ricalcitrare contro il pungolo", fa' attenzione a quella voce che dal tabernacolo si ripercuote nel tuo animo: "Io sono Gesù che tu...." e sappi ri­spondere con umiltà e fiducia: "Cosa vuoi che io faccia, Signore?", lasciandoti prendere, conquistare e condurre dalla sua volontà. Se ti senti avvinta dai lacci del peccato, ascolta: "Io sono il buon pastore... ".

Nel dubbio delle incertezze: "Io sono la via, la verità, la vita". Nell'angoscia, nella tristezza, nella sofferenza, nella delusione, nel­la solitudine... : "Vieni a me, io darò ristoro al tuo spirito". Ma Gesù ti attende anche per dirti le sue pene: "L'anima mia è triste sino alla morte... Trattieniti qui e veglia con me".

Risuoni sempre al tuo orecchio quel suo grido emesso sul Calva­rio e ritrasmesso da ogni tabernacolo: "Sitio!". Ti chiede amore, amore che sa comprendere, consolare, supplire.

Gesù è sempre lì ad aspettarti, in silenzio. In quel silenzio ti ascolta e ti parla.... accogli le sue parole. Esse rischiareranno il tuo spirito, dirigeranno i tuoi passi, regoleranno i palpiti del tuo cuore ...Risol­veranno i tuoi dubbi, infiammeranno i tuoi desideri e le tue speran­ze ...Ti renderanno una piccola ostia di amore e di riparazione. Gesù, fa' che io ti ascolti!



3. Vivere Gesù

Gesù ti si manifesta e ti parla perché desidera assecondare il desi­derio, l'aspirazione del tuo cuore.

Anche se non ti rendi pienamente consapevole, tu cerchi Dio, vuoi possedere Dio, vuoi vivere Dio.

È l'esigenza di quel germe di vita, che è stato deposto nel tuo spi­rito nel momento del tuo concepimento, ma soprattutto nel momen­to del tuo Battesimo.

Cerca di comprendere e assecondare questa tua intima aspirazio­ne, perché è l'unica cosa necessaria, in quanto solo per questa sei stata creata e redenta, solo di questa devi rendere conto a Dio, solo da questa dipende la tua eternità.

Allora sappi far convergere tutta l'attività della tua vita verso la crescita, lo sviluppo della Grazia che è in te.

Ricordati che la vita divina ti è stata concessa senza il tuo concor­so, ma che esso è richiesto per la sua crescita.

E questa vita deve crescere in te fino a farti giungere all'età per­fetta di Cristo.

Nell'eternità vivrai in Dio nella misura in cui avrai fatto vivere Cristo in te.

Sospinta da questi pensieri, va' ancora al tabernacolo e contempla assorbendo in te la vita eucaristica di Gesù.

Proprio davanti al tebernacolo ti sentirai incoraggiata ad imitare e rivivere i suoi misteriosi esempi di umiltà e di dolcezza, di obbe­dienza e di povertà, di purezza e di semplicità, di sacrificio e di ge­nerosità, di zelo e di apostolato, e anche di nascondimento e di sa­cro silenzio.

Il tuo impegno, quindi, deve essere rivolto ad acquistare, a con­servare e ad accrescere in te questa divina rassomiglianza.

Però fa' attenzione: questa somiglianza con Gesù porta necessa­riamente ed essenzialmente ad una vita di vittima, ad una vita fatta di amore e di sacrificio, quale è appunto la vita che Gesù vive nel­l'Ostia.

Da quest'Ostia devi attingere vita per la tua vita. Vita di unione che deve condurti al dono totale di te stessa, fino al più perfetto e amoroso abbandono in Gesù. In Lui devi ispirarti e tendere ai suoi stessi ideali: mirando alla glorificazione di Dio in ogni cosa, parte­cipando al suo apostolato delle anime. Infatti l'Eucaristia è il com­pendio di tutto il suo amore per il Padre e per gli uomini.

Inserita in questo amore, sei chiamata alla più alta missione della vita cristiana: la riparazione presso Dio e presso Gesù Sacramenta­to, a favore della Chiesa e di ogni anima redenta.

Gesù, che nell'Ostia compie una perenne riparazione con la sua vita eucaristica e con il suo sacrificio di amore, ti chiama, ti attira per unirti intimamente a Sé e renderti veramente un'anima eucari­stica riparatrice.

Guarda l'Ostia e apri il tuo spirito alla sua luce, alla sua forza, alla sua vita..., rimarrai sempre più illuminata, sorretta, trasforma­ta, divinizzata.

Gesù rivolgerà su di te il suo sguardo sempre più compiacente, vedendo Sé in te fino a poter dire che, è Lui a vivere in te, anziché tu. Vivi questo meraviglioso scambio di amore!

Gesù, fa' che io ti veda, ti ascolti, ti viva!



GESÙ, SANTIFICA IL MIO OPERARE!

Anima eucaristica riparatrice, ti comprendo se a volte provi nel­l'animo svogliatezza, stanchezza, ripulsa nel dover iniziare un nuo­vo giorno nella noiosa ripetitività delle tue azioni.

Nell'andare in ufficio, in fabbrica, ecc..... senti che lo stipendio non appaga il tuo spirito.

Nell'accudire alle faccende di casa, la poca considerazione dei tuoi cari ti avvilisce, ti rattrista.

Se hai una certa età e ugualmente ti dai da fare per aiutare tua fi­glia, tua nuora, l'incomprensione ti fa piangere.

Se la tua autosufficienza va diminuendo e ti vedi di peso per gli altri, il dolore ti soffoca il respiro.

Proprio in questi momenti in cui ti senti stanca, avvilita, inutile..., sei chiamata a rivolgere il pensiero al Tabernacolo e a credere che quel nuovo giorno è per te prezioso, perché in Gesù vivi una vita non soltanto umana, ma anche divina (cfr. 2 Pietro, 1,4).

Renditi consapevole di quello che avvenne in te, inconsapevole, quando il sacerdote versò dell'acqua sul tuo capo.

In quel momento discese in te lo Spirito Santo che divenne vita della tua anima, come la tua anima è vita del tuo corpo.

Per quella partecipazione della natura divina, sei divenuta figlia di Dio. Per cui possiedi due vite: una celeste e una terrena. Quella terrena cesserà con l'ultimo battito del tuo cuore. Quella divina continuerà nell'eternità di Dio.

Puoi constatare questa loro esistenza in te dal continuo contrasto che vi è tra loro e che tu non riuscirai mai a sopprimere completa­mente (cfr. Rom. 7,15-23).

Proprio in questa continua lotta tra lo spirito e la carne, devi im­pegnarti per vivere sempre più consapevolmente in Gesù, con Ge­sù e per Gesù.



1. In Gesù (stato di grazia).

Rifletti con S. Paolo: "acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del pecca­to che è nelle mie membra" (Rom. 7,22-23).

Se nella tua libertà ti rendi "schiava della legge del peccato", di­struggi in te la vita divina, la vita della grazia.

Gli effetti di questo "suicidio spirituale" non si notano esterna­mente, ma sono profondi, sostanziali nel tuo animo.

Con la grazia santificante sei figlia di Dio.

Senza questa grazia, sei una semplice creatura umana.

Senza la grazia, sei un tralcio staccato dalla vite che è Cristo, per cui sei incapace di produrre frutti di vita eterna; anche l'atto più eroico rimane un atto puramente umano.

Se invece sei innestata a Cristo come il tralcio alla vite, sei vivifi­cata da quella linfa divina, che ti fa pensare, sentire, agire come Lui. In questa misteriosa comunione con Cristo, ogni tua azione, an­che la più piccola e insignificante, come ogni passo che fai in casa, viene penetrata, trasformata, divinizzata dalla grazia santificante che è in te. Per cui, se devi occuparti di umili servizi, se ti vedi poco considerata, incompresa.... non avvilirti, non piangere, ma guarda, considera, consolati: quell'istante segna un aumento della tua gloria nella visione beatifica di Dio.

Inoltre, questo invisibile ma reale mondo della grazia ti presenta, ti offre una meravigliosa compagnia.

Unita a Cristo e vivificata dalla sua vita, entri a far parte del suo Corpo Mistico.

Per cui, vivendo una medesima vita, vieni a trovarti in intima co­munione con i Santi del Cielo, con le anime del Purgatorio e con i giusti delle terra. Sei unita con i tuoi cari defunti.

Credendo a questa consolante "Comunione dei Santi", vivi già nella fede quello che vivrai nell'eternità.



2. Con Gesù (offerta eucaristica).

In questo mondo invisibile, il Signore ti viene incontro con un se­gno visibile, con un segno sacramentale, con il Pane eucaristico. Quel Pane consacrato è Cristo Gesù. In Lui vi è la pienezza della grazia, dalla quale noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia (cfr. Giov.1,16).

Sotto le apparenze di quel Pane, Gesù ti si fa presente ad ogni istan­te, perché ad ogni istante vi è una consacrazione.

Di tanto in tanto renditi consapevole di questa sua presenza e in­serisciti nel suo sacrificio, se vuoi che le tue azioni siano più perfet­te e gradite a Dio.

Quando reciti le tue preghiere, mettiti in comunione con Gesù che in quel momento s'immola su qualche altare. Egli pregherà in te, con te e per te.

Rinnova questo contatto con Lui specialmente quando non hai vo­glia di pregare, quando non sai cosa dire... Prendilo e offrilo: sia Lui la tua preghiera.

Trasforma le tue quotidiane occupazioni in atti di adorazione e di espiazione, conformandoti alla volontà di Dio in sintonia con il sa­crificio di Cristo.

Mentre prendi il tuo cibo, pensa di prenderlo con spirito di rico­noscenza e tieniti unita a Gesù, affinché, come nutre il tuo corpo, possa nutrire anche il tuo spirito.

Se a volte la povertà ti fa soffrire perché non puoi soddisfare un tuo desiderio, pensa alla povertà di Gesù Sacramentato e inserisciti nella sua espiazione.

Se nel tuo animo provi un sentimento di stanchezza, di ribellione alle solite contrarietà, incomprensioni, ingiustizie..., contempla e con­formati a Gesù obbediente sulla croce, obbediente sull'altare, e con la tua sottomissione e accettazione adora con Lui il Padre.

Se in queste e in tante altre circostanze hai questa visione di Gesù, questa unione offertoriale con Lui, la Messa e la Comunione si pro­lungano nella giornata e diventano forza vivificante e divinizzante del tuo operare.

Questo vivere con Gesù ti unisce sempre più ai fratelli e ti sospin­ge ad inserire nell'offerta di Cristo anche la loro vita.

Guarda, considera come la maggioranza degli uomini sciupi la pro­pria esistenza con una visione puramente terrena, materialistica, egoistica...

Impara a "rubare" ad essi il loro operare, il loro soffrire fisica­mente e moralmente, e inserisci tutto nel sacrificio di Cristo per va­lorizzare a loro beneficio quel merito implicito nell'atto umano.



3. Per Gesù (retta intenzione).

Non ha importanza il posto che occupi, l'ufficio che tieni, l'azio­ne che compi.... è solo materia esteriore, ciò che vale è la tua inten­zione. Quanto più è perfetta, pura, disinteressata, tanto più è eleva­to il grado del merito di quella tua azione.

Pensa a Gesù nella sua piccola casa di Nazareth. È il "figlio del falegname", è "il falegname" e, come tale, lo vedi comportarsi ester­namente, come ogni altro uomo; ma internamente la sua intenzione di piacere a Dio è così perfetta che quelle sue azioni comuni, sem­plici, ordinarie hanno riscattato il mondo.

Guarda, osserva, rifletti sulla realtà che ti circonda.

Quanta varietà nella uniformità! Uguali esercizi di pietà, uguali preghiere, uguale apostolato, ma non uguaglianza di anime. Allo sguardo di Dio vi è qualcosa che rivela la superiorità dell'uno sul­l'altro: è il cuore.

Vi sono cuori grandi e generosi, e cuori piccoli e gretti!

Ciò che conta davanti a Dio non è la quantità e la qualità delle opere, ma l'amore che le ha ispirate e sublimate.

Per cui sappi comprendere l'importanza di esercitarti sulla retta intenzione, rinnovandola frequentemente: Gesù, per te! Considera bene come la retta intenzione ti tiene alla presenza di Dio e ti spinge a piacere unicamente a Lui, impedendo alla curiosità, alla vanità, all'orgoglio, all'ambizione di insinuarsi e d'infiltrarsi nelle tue azioni.

Considera ancora quale potenza ha l'intenzione.

Pensa al celebrante quando prepara le offerte per la Messa. Pren­de le ostie e ne depone alcune nella pisside, prende il vino e ne versa un poco nel calice.

Alle parole della consacrazione, le ostie nella pisside diventano Corpo di Gesù, il vino nel calice diventa Sangue di Gesù; mentre le altre ostie sono rimaste pane, il vino nell'ampollina è rimasto vino.

Ugualmente avviene nel tuo operare. Se nel compiere una tale azio­ne, hai l'intenzione di piacere a Dio, quell'azione viene divinizzata, altrimenti rimane semplice azione umana.

Allora tutte quelle azioni che ritornano giorno per giorno e che tessono, nella loro monotona e abituale successione, la trama della tua vita, le puoi santificare con questo semplice atto d'amore: Ge­sù, per te!

Rallegrati, dunque, perché nessuna azione, nessun lavoro, nessu­na opera, nessuna rinunzia, nessuna sofferenza, nessuna pena, nes­suna lacrima sfugge, se tu vuoi, a questa sublime influenza dell'amore.

Se ti lasci penetrare, guidare, dominare dal pensiero di vivere in Gesù, con Gesù, per Gesù, tutta la tua esistenza diventa come un turibolo, da dove di continuo si eleva un cantico di amore, di lode, di gloria al Padre, in sintonia con la Messa di Cristo.


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Sesso: Femminile
05/09/2009 12:44

GESÙ, NEL TUO OPERARE!

Anima eucaristica riparatrice, guardo in me e penso a te. Come vorrei eliminare il vuoto che è anche in te!

Quel vuoto che provi nella preghiera.

Preghi e preghi molto, ma senti che le tue parole si dileguano nel nulla, senza alcuna risonanza.

Eppure con la tua preghiera vorresti raggiungere e penetrare in certe situazioni dolorose per eliminarvi il male e vivificarvi il bene. Non ti angustiare, non ti scoraggiare se non vedi realizzato questo tuo desiderio, ma pensa piuttosto ad utilizzare maggiormente quella possibilità che ti è stata data, di metterti in comunione con Colui che è la salvezza del mondo, perché in Lui e con Lui puoi portarti ovun­que e riempire quel vuoto spirituale che, con tanto dolore, vedi vici­no a te e lontano da te.



1. La società.

Per sentirti maggiormente spronata a cooperare con Cristo Gesù, sappi guardare, considerare, riflettere su quanto ti offrono, giorno dopo giorno, i giornali, la radio, la televisione.

Potrai farti una pallida idea di una società scontenta, sconvolta, tormentata da crisi profonde.

Crisi morale: predominio del sesso, dell'egoismo, della violenza...

Crisi economica: instabilità della moneta, disoccupazione in au­mento, povertà crescente, popoli affamati...

Crisi politica: governi che non governano, ideologie che crolla­no, popoli che insorgono, nazioni che scompaiono, istituzioni che non danno fiducia...

Si ha davanti un panorama nazionale e internazionale che ci schiac­cia, e ci atterrisce per la sua gravità e per le possibili, temibili con­seguenze.

Stai assistendo allo sfacelo di una società costruita dalla superbia dell'uomo.

Inebriato dalle conquiste scientifiche, dall'estensione del suo do­minio sulla natura, dalle sue potenzialità creative e conoscitive, si è innalzato e messo al centro dell'universo.

Ha pensato, agito, cercato di costruire "senza Dio" e "contro Dio". Ed è venuto a trovarsi in una civiltà tecnologica, nella quale si sente afferrato da una mostruosa macchina che lo degrada, che lo condanna a vivere in una città unicamente terrena, sovrastata dal­l'incubo della morte e dalla catastrofe.



2. Il cuore dell'uomo.

Mettiti in silenzio e ascolta come da questa umanità delusa, tor­mentata, immersa in un abisso di violenza e di dolore, si eleva una possente invocazione di salvezza e di liberazione.

Si sente nostalgia di Dio, una nostalgia che si fa insopprimibile bisogno di amore, bisogno di una civiltà fondata sull'amore. Per questo ritorno a Dio non sono sufficienti istituzioni, riforme, sistemi, ordinazioni, progetti culturali, programmi economici.... ma bisogna ritornare all'uomo, entrare nell'uomo per stimolare, soste­nere la sua capacità di rinnovarsi nel cuore e nella mente, perché da lui dipendono le varie realtà sociali.

Però l'uomo per rinnovarsi interiormente ha bisogno di aiuto, lo ha detto il suo Creatore: "Senza di me non potete fare niente..., ma chi rimane in me e io in lui, porta molto frutto" (Giov. 15,4-5).

Da questa vitale unione con Cristo nasce, si fonda e si sviluppa la rinascita, il rinnovamento degli uomini.

Quanto più l'uomo si perfeziona in questa unione con Cristo, tan­to più diventa promotore di pace, di giustizia, di libertà...

Da questa affermazione sorge l'urgenza di riportare Cristo nel cuore dell'uomo, dal quale è stato cacciato da una sottile erosione di ogni valore morale e umano, realizzata in nome del permissivismo, per rispetto umano, per amore del quieto vivere, da un adattamento ai tempi.



3. Il tuo atteggiamento.

Di fronte a questo vuoto delle coscienze, entra in te stessa e guar­dati, perché potresti aver cooperato anche tu, sebbene inconsape­volmente.

Potresti essere stata una spettatrice silenziosa e, a volte, anche ac­condiscendente di fronte a coloro che, con un falso senso di libertà, con una pseudo-cultura deridevano, oltraggiavano, combattevano ogni valore cristiano.

Per cui non devi lasciarti trascinare dall'istinto di criticare, giudi­care, condannare, né rimanere in un atteggiamento di assuefazione e di quietismo, ma sappi sentirti in dovere di portare, di dare il tuo contributo di fede.



4. L'azione divina.

È il cuore dell'uomo che deve essere curato, guarito, ma in que­sto cuore può agire solo la forza della grazia divina, e tu sei chiama­ta a cooperare con Cristo.

Non ti preoccupare se non sai come e quando, non stare a pensare se sei capace o incapace, se sei degna o indegna, perché l'unica cosa che devi fare, è quella di smettere di "fare" per "lasciare fare" a Lui.

Il tuo Dio non è uno che sta fermo sul trono ad aspettare i tuoi servizi, ma è l'amore-iniziativa con un suo disegno di amore anche per te, inserito nel suo piano di amore universale per l'intera fami­glia umana.

Quando hai percepito questo disegno particolare che Dio ha per te, hai trovato il punto centrale in cui devi collocare il tuo "fare". Il punto centrale è il Cuore eucaristico di Gesù, il tuo "fare" è inserirti in questo Cuore divino.

Guarda e ritieni questo Cuore di Cristo centro vitale del suo Cor­po Mistico. E cerca di avere con questo Cuore divino dei rapporti così intimi e continui come quelli, almeno, che le varie parti del tuo corpo hanno con il tuo cuore di carne, se vuoi vivere, amare, opera­re con Gesù Sacramentato.

In questa comunione di vita, tu sei lo strumento e Gesù è l'agente; tu la penna e Gesù lo scrivente; tu la lampadina e Gesù la dinamo. A questo proposito voglio riferirti il pensiero che mi venne molti anni fa, mentre viaggiavo in macchina, alla vista di una centrale elettrica.

Un grande tubo dove scende dell'acqua che fa girare la dinamo, generatrice della corrente elettrica, che viene diramata per città, paesi e campagne portando ovunque luce, calore, forza.

Il tubo è la Messa; l'acqua, la nostra offerta; la dinamo, il Cuore di Gesù; la corrente elettrica, la Grazia.

La tua offerta, inserita nella Messa, celebrata ad ogni istante, coo­pera per portare nel cuore dell'uomo luce, fede, verità, amore, per­dono, gioia, speranza..., eliminando tenebre, dubbio, errore, odio, offesa, tristezza, disperazione...

Così nella tua giornata non vi è più tempo di preghiera e tempo di lavoro, ma tutto è offerta; piccola, misera quanto vuoi, ma sem­pre acqua che fa girare la dinamo, che rende operante il sacrificio redentivo di Cristo.

Anche se il tuo animo rimane freddo, anche se senti che la tua preghiera si perde nel vuoto, la dinamo gira ugualmente, ugualmen­te cooperi con l'onda salvifica, che esce dal Cuore eucaristico di Gesù, che scorre e si espande nel mondo intero.

Sappi vivere e operare in questo mondo invisibile, ma reale della grazia.



GESÙ, TI OFFRO!

Anima eucaristica riparatrice, avrai certamente letto l'articolo pre­cedente: "Gesù, nel tuo operare! " e sicuramente anche tu sarai ri­masta sorpresa della pochissima importanza che si dà alle azioni or­dinarie di ogni giorno quando, invece, se fossero inserite nel sacri­ficio di Cristo, potrebbero divenire una inesauribile sorgente di gra­zia per tutta la società.

Anch'io ho riletto quell'articolo e, rileggendo e riflettendo, mi è venuto in mente un altro pensiero che potrebbe benissimo completarlo. Devi imparare ad offrire non solo le tue azioni, ma anche Gesù stesso: Gesù, ti offro!



1. Gesù è tuo.

Con la tua offerta, inserita nell'offerta di Cristo, realizzi una inti­ma compenetrazione tra te e Gesù. Tu in Gesù e Gesù in te, secondo la parola divina: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, dimora in me e io in lui" (Gv. 16,56); "Chi osserva i suoi coman­damenti, dimora in Dio ed Egli in lui" (1 Gv. 3,24); "Dio è amore, chi sta nell'amore, dimora in Dio e Dio dimora in lui" (1 Gv. 4,16).

Allora renditi consapevole che, con i tuoi atti di offerta, aumenti, perfezioni sempre più questa presenza di te in Gesù e di Gesù in te. Nella misura in cui aumenta questa presenza scambievole, tu di­vieni di Gesù e Gesù diviene tuo.

Ammira, contempla quale fiducia Gesù pone in te, da mettersi to­talmente nelle tue mani. Gesù è tuo.



2. Puoi prenderlo e offrirlo.

Rivolgi pure il pensiero al tabernacolo, nella pisside vi è anche la tua Ostia, che sempre ti attende per accoglierti e per donarsi a te. Con il tuo inserimento nell'Ostia, con la tua assimilazione dell'O­stia, con la tua immolazione con l'Ostia, entri sempre più in posses­so di quest'Ostia, formata da Gesù e da te, per cui puoi prenderla e offrirla al Padre.

Considera attentamente l'amore grande di Gesù. Egli ha compiu­to il suo cammino dal Cielo in terra, dalla terra alla croce, dalla cro­ce all'altare per venirti incontro, per offrirti la sua presenza, per met­tersi nelle tue mani, per essere da te offerto.

Vuole rivivere in te la sua offerta, iniziata nell'Incarnazione, com­piuta sulla croce, resa presente sull'altare, resa eterna in cielo. Rivolgi la tua attenzione a Gesù presente e vivente nell'Eucari­stia, e subito ti viene da pensare che Egli è nell'Ostia, si trova nel tabernacolo in uno stato di offerta. Si offre continuamente al Padre. Però per offrirsi al Padre non era necessario che rimanesse nelle specie eucaristiche, perché la sua offerta era già perfetta e perenne in cielo; ma rimase per essere la tua offerta, per essere da te offerto. Di conseguenza, Gesù si trova nel tabernacolo in uno stato di at­tesa per essere offerto.

Hai a tua disposizione l'unica offerta, l'unica mediazione gradita a Dio Padre. Puoi prenderla e innalzarla al Cielo.

Però ricordati, come già ti ho detto, che puoi prendere quell'Ostia soltanto se vi hai inserito la tua presenza, la tua offerta, in modo che sia formata da Gesù e da te.

Gesù e la tua preghiera, Gesù e il tuo lavoro, Gesù e la tua soffe­renza, Gesù e la tua solitudine, ecc.

Prendi quell'Ostia e innalzala, offrila al Padre: Gesù, ti offro! Eserciti il tuo sacerdozio non solo per te, ma per tutti.

Mettiti in sintonia, sappi raccogliere le attività degli uomini, la vi­ta di ogni creatura, l'armonia del cosmo, e tutto inserisci nell'Ostia: Gesù, ti offro!



3. Per la salvezza dell'umanità.

Forse non sempre ti rendi conto, eppure hai a tua disposizione un tesoro immenso, una potenza infinita: l'offerta di Gesù.

E puoi servirtene a tuo piacimento, come vuoi e quando vuoi, per stabilire e regolare le tue relazioni col Padre Celeste.

Puoi servirtene per riparare, annullare il continuo gri­do di ribellione e di bestemmia che dalla terra sale al cielo. Puoi servirtene per far scendere su questa povera umanità giusti­zia, pace, fraternità.

Considera quale forza mediatrice ti è stata messa nelle mani. Te ne rendi conto? Te ne servi?

Mi vengono in mente le parole di Gesù: "I figli delle tenebre so­no più scaltri dei figli della luce" (Lc 16,8).

Sappi vederli, questi figli delle tenebre, come sono attivi, intra­prendenti, instancabili per divulgare tanto male nella società. Per rendertene conto, basta che ti soffermi per qualche istante da­vanti al televisore, ecc.

E noi che abbiamo a disposizione il rimedio per annullare questo malefico influsso, ci limitiamo a guardare e lamentarci.

Tu, invece, renditi più consapevole di quanto possiedi e irradia nel mondo l'azione espiatrice di Cristo Gesù.

Non ti preoccupare come fare, è sufficiente che tocchi un tasto nell'intimo del tuo cuore, il tasto dell'amore, che ha la potenza, la capacità di innalzare ed espandere sul mondo la tua offerta: "Gesù, ti offro!"



4. La tua responsabilità.

Questo Gesù che ti è stato dato, può essere paragonato ai talenti di cui parla il Vangelo. Il loro numero - 10,5,1 - può corrispondere al grado di conoscenza che hai avuto di Cristo Gesù.

Ora questa conoscenza come la fai fruttificare? I dieci talenti stan­no diventando venti? I cinque stanno diventando dieci? Oppure ti ac­contenti di custodire l'unico talento pensando solo a te stessa?

Se fosse così, un giorno non sarà Cristo a rimproverarti, ma sa­ranno i tuoi stessi fratelli, vicini e lontani, cristiani e non cristiani. Potresti sentire questo rimprovero:

- avevi Cristo, il Salvatore, e non ce l'hai mostrato;

- avevi la fede e non ce l'hai trasmessa;

- avevi la luce e non ci hai illuminati;

- avevi il mezzo per riparare i nostri peccati e non l'hai usato;

- avevi il mezzo per santificarci e non ce l'hai comunicato...

Per sentire simili rimproveri, non devi aspettare l'ultimo giorno, perché ogni giorno vieni giudicata e rimproverata.

Forse l'abitudine, l'indifferenza impediscono anche a te di senti­re, di comprendere il grido di aiuto che s'innalza dalle tante situa­zioni dolorose che travagliano la società.

Sono convinto che se tutti coloro che si nutrono alla mensa del Signore, vivessero una vita inserita in Cristo e offerta con Cristo, non ci sarebbero tante ingiustizie, violenze, odio, fame, miseria...

Questa mia convinzione è basata sulla fede, la quale mi assicura che il sacrificio di Cristo ha redento tutti gli uomini. E se questa opera di amore non produce abbondanti frutti di amore, è perché non vie­ne vissuta, manifestata, trasmessa.

Anche tu tieni ben presente che Gesù ha meritato per tutti la gra­zia redentiva, ma richiede la nostra collaborazione perché venga ap­plicata alla anime. Chi riceve, deve a sua volta trasmettere. Quindi la grazia c'è, ma difetta la nostra collaborazione.

Non ti angustiare se non sai cosa fare, come fare. Continua pure a vivere la tua vita quotidiana, però ricordati di rivolgere con più frequenza il pensiero a Gesù, che sia sull'altare come nel tabernaco­lo ti attende sempre per accogliere la tua offerta e per essere da te preso e offerto: Gesù, ti offro!

Il tuo atto di amore avrà la sua risonanza su tutta l'umanità e per tutta l'eternità.



GESÙ PREGA PER TE!

Anima eucaristica riparatrice, delle volte anche tu, specialmente quando ti senti stanca di sopportare, di affrontare ancora certe situa­zioni, quando ti vedi delusa nelle tue attese, nelle tue richieste.... ti rivolgi a qualche persona amica e le dici: "Prega per me!".

Fai bene a chiedere questa solidarietà umana, però ricordati che vi è Uno che prega per te, anche quando non ci pensi, anche quando non ti rivolgi a Lui: Gesù prega per te!

Verità incredibile, che dovrebbe suscitare nel tuo animo amore, gratitudine, commozione.

Gesù, tu preghi per me!

Non solo Gesù ti ama, ti cerca, ti chiama, ti perdona, si dona a te, si fida di te, come se avesse bisogno di te: "Non è l'uomo che ama Dio, ma è Dio che ama l'uomo" (1 Giov. 4,19), ma fa molto di più: prega per te.

Oh, il grave disastro dell'abitudine! Forse ha reso anche te insen­sibile, indifferente, incredula alla divina affermazione di Gesù: "Io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno" (Lc. 22,32).

Davanti allo sguardo di Gesù, mentre si rivolgeva a Pietro, c'eri anche tu. Eri in quel Pietro, come lui capace di dimenticare.., di rinnegare..., di tradire...

Come Pietro seppe accogliere dallo sguardo di Gesù, da lui tradi­to, quella luce, quella forza per ravvedersi, così anche tu sappi trar­re fiducia e consolazione dalle parole del Discepolo "che Gesù ama­va": "Figlioli miei, vi scrivo queste cose affinché non pecchiate. Ma se qualcuno avesse peccato, noi abbiamo presso il Padre un av­vocato, Gesù Cristo il Giusto" (1 Giov. 21).

Considera e consolati...., per ottenere il perdono dei tuoi peccati hai un avvocato potente, Cristo Gesù, che ti è stato dato dal Padre, "che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e inter­cede per noi" (Rom. 8,34).

Però fa' attenzione e rifletti bene, perché con questa continua pre­ghiera Gesù non chiede al Padre per te i beni di questo mondo, così mutevoli e passeggeri, bensì l'unico bene: la tua gloria eterna: "Pa­dre, io voglio che dove sono io, vi siano pure loro" (Giov. 17,24).

Trema di stupore e di meraviglia a queste parole: "Padre, io vo­glio". Solo un Dio può dire con autorità : "io voglio". E qui hai un Dio che per te tratta alla pari un Dio.

Quindi un Dio che può volere, che può pretendere, che è sicuro di ottenere.

"Che quelli che tu mi ha dato". Anche tu, povera creatura pec­catrice e ingrata, sei un dono del Padre al Figlio.

"Siano dove sono io". Sei chiamata a far parte della vita intima della SS.ma Trinità.

Ti potrebbe sembrare una pura fantasia, eppure è il fine per cui sei stata creata.

Io mi affido a te.

Però potresti pensare, ti potresti chiedere: se Gesù prega per me, è inutile la mia preghiera.

Gesù prega, prega in te, prega con te, prega per te.... per suscita­re in te l'attrattiva alla sua preghiera.

Tu devi pregare per metterti in sintonia con la sua preghiera. Il tuo pensare, il tuo volere, il tuo agire, devono sempre più confor­marsi al suo pensiero, alla sua volontà, alla sua azione..., se vuoi che la preghiera di Cristo accolga la tua preghiera, e la esaudisca.

Rivolgi pure il pensiero al tabernacolo, e inserisci la tua preghiera di lode in Colui che è la lode perenne del Padre.

Deponi in Lui la tua riconoscenza perché per Lui il tuo ringrazia­mento sale al Datore di ogni bene.

Manifesta a Lui il tuo pentimento, ed Egli che ha espiato ogni pec­cato, ti ricondurrà al Padre.

Ma soprattutto è la tua preghiera di domanda, che ti preoccupa perché il più delle volte rimane senza risposta. Per cui facilmente ti senti delusa, scoraggiata, sfiduciata...

Sii forte! Abbi fede! Presenta tutte le tue necessità a Colui che sem­pre intercede per te. Insisti e insisti con calma e fiducia. Però sem­pre con quella disposizione d'animo che ti porta ad affidarti a Lui, a fidarti di Lui che conosce e vuole per te il vero e unico bene, la tua "gloria eterna".

Certamente delle volte ti rimane assai difficile comprendere e con­formarti alla sua volontà, ma anche nell'oscurità dello spirito ripeti e ripeti: Gesù, mi affido a te! Mi fido di te!

È la preghiera che Gesù pronunciò morente in croce.

È la preghiera che ti porta, che ti mette tra le braccia del Padre. È la divina preghiera dell'abbandono in Dio.

È l'atto più perfetto dell'amore, dove tutto diventa preghiera: una continua comunione con Dio, un perdersi in Dio.

Dono supremo, di fronte al quale quello che stai chiedendo perde ogni interesse, diventa miseria di questo mondo.

Gesù prega per te, fa sua la tua preghiera per condurti a questo abbandono di te in Lui, perché Egli cerca unicamente te e non i tuoi doni.



Grazie, Gesù!
Se riesci a comprendere questa bontà, questa premura di Gesù per te, spontaneamente ti senti portata a ringraziarlo. Ringraziarlo so­prattutto con una rinnovata fiducia, con una continua disponibilità che manifestino quell'intima gratitudine che maggiormente conso­la, fa gioire il Cuore Eucaristico di Gesù.

Non fermarti se ti vedi una miseria, anzi più ti senti indegna, più hai bisogno di Lui. Guardalo con amore e sarai accolta con amore. Gesù ti attende nella sua preghiera per te, per unirti a Sé. Più ti do­ni, più realizzi quella mirabile fusione con Gesù, che è l'unica pre­ghiera gradita al Padre, nella quale non sei tu che preghi, ma è Gesù che prega in te, con te e per te.



SORRIDI... DIO TI AMA!

Anima eucaristica riparatrice, credo che avrai letto l'articolo pre­cedente: "Gesù prega per te", e spero che ti abbia detto qualcosa. In me ha suscitato un certo turbamento. Nel rileggerlo mi sono chie­sto: se Gesù prega per me, se s'interessa di me, se mi segue con amore..., devo fidarmi di Lui, devo affidarmi a Lui. Comprendo questa conseguenza e in pratica Gli rivolgo, Gli ripeto il mio atto di abbandono..., ma come lo vivo? Da questo interrogativo sorge il mio tormento. Mi vedo come quel tale che ha nel giardino un al­bero da frutto. Lo guarda, lo coltiva..., ma gli toglie le gemme..., privandolo della fioritura, della fragranza, dei frutti. Dal mio abban­dono in Dio non faccio germogliare i fiori, né espandere il profu­mo, né produrre i frutti..., cioè non lo manifesto né con la serenità, né con la gioia, né con il sorriso.

Anima eucaristica riparatrice, sospinto da una forza interiore, provo a darti, a questo riguardo, qualche suggerimento, nella fiducia che saprai approfittarne più di me.



Gesù, mi abbandono a te
Innanzi tutto ti ricordo che con il tuo atto di abbandono, ti inseri­sci nella vita di Gesù, diventi oggetto delle sue premure divine. Però fa' attenzione: non è sufficiente il semplice atto di abbando­no, ma è necessario che acquisti uno stato di abbandono. E questo lo puoi ottenere gradatamente con un esercizio costante nelle picco­le occasioni che ti si presentano.

La prima condizione per esercitarti in questo abbandono, è che devi essere intimamente convinta della tua figliolanza divina: sono figlia di Dio, Dio mi è Padre.

Guarda, considera l'esempio di Gesù; tentato nel deserto, provo­cato sulla croce: "Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane... Se tu sei il Figlio di Dio, scendi dalla Croce...

Gesù reagisce semplicemente con l'abbandono al Padre. E il Pa­dre interviene con la sua onnipotenza.

Dà a Gesù il necessario per vivere, anzi anche il potere di molti­plicare i pani, e una gloria più grande di quella che avrebbe ricevuto buttandosi illeso dal pinnacolo del Tempio.

E il suo spirito rimesso al Padre dalla croce non è finito nel nulla; continua ad animare dall'interno la Chiesa, suo nuovo corpo viven­te e operante nel mondo.

Proprio con questo abbandono al Padre, Gesù ti fa figlia di Dio. E come figlia devi avere fiducia piena in Dio. Hai un Padre che s'in­teressa di te, che ha cura di te, che ti segue passo per passo. Egli sa il perché di ogni avvenimento.... conosce la vera ragione di ogni imprevisto ... Cerca di imitare la fiducia del bambino che si trova nelle braccia della mamma o portato per mano dal babbo.

Però fa' attenzione ancora. L'abbandono non deve favorire in te la pigrizia, il quietismo, la comodità.., non deve portarti alla rinuncia dei tuoi impegni.., perchè il vero abbandono è l'obbedienza totale a Dio.

Per cui devi lasciarti guidare da questo ragionamento: Dio mi ha messo in questa situazione, mi ha dato questo compito, io devo ob­bedire, agire, fare, sopportare ... confidando in Lui, affidandomi a Lui. Le mie responsabilità sono compiti che Egli mi ha dato, mi da­rà anche luce e forza necessarie per portarli a termine. Come è nelle sue mani la mia vita, così lo sono anche i compiti della mia vita.

Altro che quietismo, è uno spogliarti di te stessa ed un tuffarti in Dio. Un passaggio dalla fiducia in te stessa alla fiducia in Dio. Devi spogliarti di quell'inquietudine, tristezza, impazienza, fretta che ti rendono agitata, scontrosa, insopportabile, per assumere un atteggiamento filiale, che ti mette fiduciosa nell'amore paterno di Dio. Riconosci Dio come Padre e abbandonati a questo Padre che dà responsabilità ed affida compiti, e nello stesso tempo Padre che prov­vede di persona alle necessità di chi si fa figlio.



In Te la mia gioia
Da questa intima, profonda convinzione che Dio ti è Padre premuroso, sorge nel tuo animo: Gesù, in te la mia gioia!

Quella gioia che è santità. Quindi non viene dal tuo carattere, dal tuo temperamento euforico, non dipende dalle tue esperienze vissu­te, né te la procuri con i successi ottenuti, ma viene dalla tua fede e genera nel tuo intimo pace e serenità, e si esterna nel tuo sorriso.

Una gioia che perfezioni con il dono di te stessa, anche quando donare la vita a Gesù significa "croce e martirio".

Una gioia mite, semplice; ma profonda e vigorosa, che ti sostiene nelle preoccupazioni, nel rifiuto degli altri, nelle ingiustizie, nelle sofferenze...

Perché la vera gioia non ti esonera dal soffrire, ma ti fa superare il dolore; non ti impedisce l'insuccesso, ma non lo lascia vittorioso nel tuo spirito; non ti elimina il peccato, ma ti rialza dalla caduta...

Questa gioia puoi renderla più perfetta con un umile e perseve­rante esercizio.

Innanzitutto sappi sorridere a Gesù. Nel tuo intimo, almeno una volta al giorno, rivolgi un sorriso a Gesù, come risposta al suo amore. Quando ti sembra che tutto vada storto, quando non si verifica quel­lo che desideri.... è il momento buono per sperimentare la gioia che viene dalla fede.

Quando ti accorgi di essere caduta nel peccato, nell'atto dell'im­pazienza.., distogli lo sguardo da te stessa e rivolgilo fiduciosa al tuo Gesù.

Quando un sentimento di tristezza, di angoscia ti pervade e ti ren­de turbata, ansiosa.... sappi superarlo accogliendo quello sguardo di bontà e d'amore che Gesù rivolge su di te.

Persuaditi che con la tristezza nell'animo e manifestata in volto, ci rimetti nel fisico e nello spirito, e rendi meno efficace il tuo apo­stolato.

Sii pur certa che per la tua santificazione e per l'edificazione al­trui, servono molto di più la pazienza, la serenità, la pace che dif­fondi, anzichè quel tale lavoro materialmente eseguito nel tempo e nel modo prestabiliti.

Diventi più considerata, apprezzata, amata dai tuoi quando sai man­tenerti calma, serena, paziente ... anziché quando ti agiti per non aver fatto o ottenuto quella o quell'altra cosa.

Sono assai più produttive la fiducia e la gioia con cui sopporti la malattia che ti impedisce opere importanti, delle opere stesse. Ma nonostante il tuo impegno, il tuo esercizio, non acquisti la gioia perfetta fino a quando ti senti e ti vuoi padrona della tua vita. Solo quando ti metti totalmente nelle mani di Dio, compare in te il sorriso spontaneo, la gioia serena di chi sa di essere al sicuro sem­pre e ovunque.

Certamente, spesso sorridere ti costa..., ma lo sforzo ti sarà ri­compensato con quella fiducia in Dio che ti porterà ad esserne contenta.

A volte anche tu ti sarai chiesta, avrai chiesto: Gesù sarà soddi­sfatto di me? Potrebbe essere una domanda egoistica, se motivata dal voler fare bella figura davanti a Dio. Dovresti invece chiederti, dovresti preoccuparti se sei tu ad essere soddisfatta di Dio, perchè Egli lo è di te quando tu lo sei di Lui.

È qui il segreto di quella gioia che è trasparenza di luce divina: essere soddisfatti di Dio. Sorridi, Dio ti ama!



OFFLINE
Post: 1.222
Sesso: Femminile
05/09/2009 12:45

GESÙ, FA' CHE MANIFESTI IL TUO VOLTO!

Anima eucaristica riparatrice, ritorno a te perché ti penso e ti ve­do in uno stato d'animo molto fluttuante.

Ti trovi dibattuta tra la serenità e la tristezza, tra la certezza e l'in­differenza, tra l'abbandono e la paura...

Ancora non sei approdata al porto sicuro della fiducia in Dio, non sei riuscita a salire sulla barca dell'abbandono a Dio, la sola che può darti sicurezza, serenità nell'attraversare il mare infido di questo mondo.

A volte ti agiti, ti rattristi, ti avvilisci perché provi a salire..., rie­sci a superare qualche gradino..., ma ecco all'improvviso un'onda più forte ...e ti ritrovi a terra.

Se vuoi superare l'onda, se vuoi salire sulla barca..., non guarda­re attorno a te, non lasciarti abbagliare da quella gioia, da quel sor­riso che puoi ammirare .... e forse anche invidiare in certe persone, in certe trasmissioni televisive ... Ma entra in te stessa e, camminan­do tra le tue incertezze, tra le tue paure, tra le tue impazienze..., sappi trovare Colui che è in te, che è il nocchiero della tua barca, della tua vita.



Gesù in te.

Ravviva la fede e credi alla presenza di Gesù in te. Egli non tiene conto delle tue qualità, delle tue capacità.... neppure delle tue infe­deltà.. . Ti ama! E perché ti ama, vuole venire in te per vivere con te.

Si fida totalmente di te che si abbandona a te. Ti lascia talmente libera che puoi accoglierlo o rifiutarlo, amarlo o insultarlo, onorar­lo o profanarlo ... Puoi fare di Lui ciò che vuoi...., ma non cesserà mai di amarti ... Pazientemente, soavemente ti attende sempre, anzi ti sollecita, ti stimola perché Gli apra le porte del tuo cuore.

Vuole penetrare sempre più nella tua volontà, perché sa bene che soltanto nella conformità della tua alla sua volontà, potrai superare, evitare il contrasto, la croce, la sofferenza..., tutto ciò che può ren­derti triste.



Tu in Gesù.

Di fronte a questa fiducia che Gesù pone in te, di fronte a questa sua paterna premura di renderti felice, cessa di dubitare e fidati di Lui. Con tutta tranquillità sali su una macchina e fiduciosa ti lasci por­tare. Almeno con altrettanta fiducia lasciati portare da Colui che guida l'universo, che in questo susseguirsi di avvenimenti lieti e tristi, ha un disegno d'amore anche per te.

Tu non vedi..., non senti nulla..., e il dubbio potrebbe turbarti. Ma Gesù ti viene incontro anche in queste incertezze. Ti dà un se­gno. Ti offre l'Eucaristia, dove questo dono vicendevole - Gesù a te e tu a Gesù - si realizza anche in modo sensibile, concreto: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, rimane in me e io in lui" (Giov. 6,56).

"Mangiare", "bere", indicano quell'azione nella quale tu inserisci in te stesso un cibo, una bevanda, che poi il tuo organismo trasforma in sostentamento del tuo corpo, in vita della tua vita.

Nel Pane eucaristico tu ricevi il Verbo fatto carne. Però non sei tu che Lo trasformi in te, bensì è Lui che ti trasforma in Sé. Colui che ha unito in Sé la natura umana e la natura divina, dimo­ra in te e ti fa vivere della sua stessa vita: "Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me, e io vivo per il Padre, così colui che mange­rà la mia carne, vivrà per me" (Giov. 6,57).

Egli vive in virtù del Padre. Tu che nel sacramento ricevi la sua carne, mediante questa sua umanità, vivi di quella vita che Egli ha dal Padre.

Realizzi la sua preghiera: "Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola" (Giov. 17,21).



Non sei sola.

Se Gesù è in te, se si unisce a te, se ti unisce a Sé, se vive con te, devi convincerti che non sei sola. Sei un membro del Corpo Mi­stico, e Gesù vuole servirsi anche di te per rivivere in te la volontà salvifica del Padre.

Renditi maggiormente convinta che in questa tua misteriosa unio­ne con Gesù, Egli vive in te, e che tu vivi della sua stessa vita: "Io sono la vite, voi i tralci".

Allora tu, povera, fragile creatura, con un corpo fatto di terra, sog­getto alla malattia, alla stanchezza, alla vecchiaia..., con un'anima incline al male, attratta da umilianti passioni..., con la vita della Grazia sei una nuova creatura, figlia di Dio, tabernacolo vivo di Dio.



Vivi con il tuo Gesù
Nella calma e nella serenità,

nella stanchezza e nella monotonia del quotidiano,

nella solitudine e nello sconforto,

nella tribolazione e nella malattia,

nell'angoscia e nella preoccupazione,

negli assalti delle passioni e nei tentennamenti della tua volontà, pensa a questa vita di Gesù in te,

saranno tante occasioni che svilupperanno questa presenza vitale di Gesù in te e di te in Gesù, generando fra te e Lui un'intimità sempre crescente.

Per cui non devi sentirti sola.

Non sei sola nella preghiera, Gesù prega con te;

non sei sola nel tuo dovere quotidiano, Gesù agisce e opera con te;

non sei sola quando senti venir meno le forze, la salute, l'udito, la vista...Gesù si fa partecipe della tua angoscia;

non sei sola quando ti vedi incompresa, dimenticata, trascurata.... Gesù ti si fa sentire fedele amico;

non sei sola in quella disgrazia improvvisa, Gesù ti comunica il suo conforto;

non sei sola dopo il peccato, Gesù ti offre la sua misericordia. In questa meravigliosa unione che soltanto un amore onnipotente poteva escogitare e attuare, la tua vita diventa vita di Gesù, la vita di Gesù la tua vita.

Potresti obbiettare: la mia vita è sempre la mia, con le sue miserie e debolezze.

Potresti avere anche ragione. Ma dopo tante Messe, Comunioni, adorazioni; dopo tanti atti di fede, di amore, di offerta.... qualcosa di Gesù sarà pur rimasto in te e avrà certamente trasfuso nei tuoi pensieri, nei tuoi desideri, nei tuoi sentimenti..., i suoi pensieri, i suoi desideri, e suoi sentimenti..., in modo da farti pensare, volere, agire secondo il disegno d'amore che Egli ha per te.

Manifesti il suo volto.

Dalla consapevolezza di possedere Gesù, di essere posseduta da Gesù, Gesù diventa il tuo rifugio; la tua sicurezza. E proprio per questa sicurezza sorge nel tuo animo fiducia, abbandono, serenità, gioia, sorriso...

Renditi finalmente convinta di avere in te questa potenza divina, - che trasforma la tua sofferenza in una gioiosa partecipazione alla sofferenza redentiva di Cristo;

- che vince e cambia la tua tristezza in una serenità imperturbabile;

- che inserisce nella tua solitudine la consolante presenza di Gesù. Questa azione della grazia non puoi trattenere, nascondere nel tuo intimo, perché spontaneamente sale e trasfigura il tuo volto.

Manifesti, senza che te ne accorgi, lo sguardo, il sorriso, la sere­nità di Gesù che è in te.

Allora in qualunque luogo potrai trovarti - in chiesa, in casa, in ufficio, in viaggio, nei campi... - in qualunque stato potrai trovarti - nella salute o nell'infermità, nell'azione o nell'impossibilità di agi­re, nella comprensione o nell'abbandono... - sempre e ovunque la­scia trasparire dal tuo volto questo raggio divino, il sorriso di Gesù.

Se a volte ti costa, inserisciti maggiormente in Gesù, presente in te, e ricevi l'energia necessaria per irradiare quella serenità che sol­leva i cuori.

Ricordati che Gesù in te è la dinamo, e il tuo volto è la lampadina. Tieni accesa questa lampada, presenterai l'apologia più credibile della tua fede, svolgerai l'apostolato più atteso da una società che barcol­la nelle tenebre, in preda a tanta stanchezza e sfiducia.



GESÙ, FA' CHE TI TROVI IN ME!

Anima eucaristica riparatrice, ti scrivo, guardando in me. Per cui ti prego di comprendermi e sopportarmi se ti presento ancora una volta una riflessione che è come una risonanza del mio tormento in­teriore.

Gesù ti ama..., si dona totalmente a te..., vive in te ... Una realtà così sublime che ti sembra un'illusione, tanto più che ogni giorno ti trovi a dover sopportare una vita che è sempre la stessa, con le sue debolezze, incertezze, paure...

Non ti senti penetrata, illuminata, sorretta dalla grazia. Per cui il tuo animo non è sempre sereno, il tuo volto difficilmente è l'espres­sione di quello di Gesù.

Non puoi pretendere di manifestarlo se prima non ti rendi consape­vole, convinta che Gesù è in te, vive con te, opera con te, soffre con te, gioisce con te...



Tesoro nascosto.

Questo mistero della vita di Gesù in te, è come un tesoro nascosto nel tuo intimo. Scoprirlo, conoscerlo, viverlo è la grande scienza della salvezza, è l'unica cosa necessaria, è la vera vita, che ora possie­di mediante la grazia e che un giorno vivrai in cielo mediante la gloria.

Questa presenza, questa vita di Gesù in te, è il dogma più subli­me, più consolante, più degno di considerazione. Infatti che vi è di più grande che avere Dio realmente in te? Che vi è di più consolante che vivere della vita di Dio? Che vi è di più incoraggiante che avere a tua disposizione lo Spirito di Dio?

Riflettici, convinciti e deciditi a vendere tutto il tuo avere per ac­quistare questo unico tesoro prezioso.



Nel tuo intimo.

Entra nel tuo intimo, dove Gesù ti attende e ti chiede di dargli la tua vita per vivere e crescere in te.

Ricordati che nel Battesimo sei stata innestata in Cristo, per cui la sua vita è divenuta vita della tua anima, come la tua anima è vita del tuo corpo. Questa grazia del Battesimo deve crescere in te fino a farti giungere all'età perfetta di Cristo.

Gesù ti previene con la sua grazia, ma non agisce senza te. Senza te ti ha creata e redenta, ma senza te non ti salva. Senza te è nato in te, ma senza te deperisce e muore.

Guarda, osserva come Gesù è in te..., se è vivo e vigoroso, oppu­re se è rimasto piccolo piccolo.

Se non noti nulla di particolare, sappi risalire dagli effetti alla causa. Se sei impaziente, scontenta.... se il tuo volto è turbato, se il tuo cuore è agitato, se la tua volontà è titubante..., Gesù in te potrebbe essere malato, paralizzato, agonizzante.

Per ridargli vita e vigore, tieni presente la frase del Battista: "Egli deve crescere e io diminuire".

Devi morire giorno per giorno al tuo "io", per far crescere in te il tuo "Dio".

Certamente "questo morire" è la massima sofferenza, ma la pro­gressiva mortificazione del tuo "io", la progressiva sottomissione della tua volontà alla volontà di Dio, è la tua progressiva consape­volezza di Dio in te, è la tua progressiva conquista di Dio in te.



La vera vita.

Proprio in questo reciproco donarsi, in questa alternativa di dare e ricevere, devi far consistere la tua vita cristiana, in particolare la tua vita di anima eucaristica riparatrice.

Penetra in questa vita e vivila con generosità; è la più vigorosa, la più travolgente vita che si possa immaginare: non sei più tu che vivi, ma è Cristo che vive in te.



Nel quotidiano.

Potresti pensare: sono belle parole, ma la realtà è un'altra.

Purtroppo hai ragione. La mia vita, la tua vita non manifestano questa trasformazione. E certamente anche tu ti sarai chiesta più volte perché la tua vita continua a manifestarsi triste, scontenta, scoraggiata, sfiduciata, delusa.... nonostante le continue e molteplici preghiere.

Non perdere del tempo prezioso sui tuoi "perché", ma piuttosto approfitta e rifletti su certe illuminazioni interiori, per comprendere sempre meglio che le virtù non sono un dono che ricevi da altri, nep­pure una conquista delle tue forze, ma sono fiori che spuntano dal tuo intimo, dove il divin Giardiniere attende il tuo consenso, la tua collaborazione per piantarli e coltivarli.

Se vuoi una vigorosa fioritura, va', cerca, trova, acquista il teso­ro nascosto in te, che è Cristo Gesù.

Più Lo trovi, più vive in te e con te. Però per trovarlo e farlo tuo nel tuo pensare, nel volere, nell'agire, devi togliere dalla tua vita quotidiana quella coltre che te Lo nasconde e che Gli impedisce di crescere in te, che è il tuo vivere abitudinario.



L'abitudine.

Nella monotonia delle tue azioni quotidiane ti sei ammalata di abi­tudine. Una brutta malattia che ti fa agire senza riflettere, senza com­prendere; che ti trattiene nel tuo mondo esteriore, senza permetterti di entrare in te stessa.

Forse hai acquisito tale abitudine, ma neppure te ne accor­gi. Per cui ti presento alcuni casi, sui quali puoi esaminarti, confrontarti, e così conoscere quale influenza l'abitudine esercita nel tuo agire quotidiano.

- Tu preghi, forse anche molto. Però fa' attenzione se l'abitudine avesse ridotto le tue preghiere a un semplice bisbigliare di parole. Perché può darsi il caso che tu preghi senza pensare a quello che dici, senza metterti in comunione con Gesù che è in te, senza inse­rirti nella sua preghiera, senza sentirti nutrita, rafforzata spiritual­mente. Preghi per poter dire che hai pregato. Guardi più te stessa che il Signore. Ti compiaci dell'esteriorità.

- Nella Messa non vi è quella partecipazione che ti fa morire e risor­gere con Cristo. Ti sei abituata e fermata alla semplice presenza.

- Credi alla presenza di Gesù nell'Ostia e Lo ricevi in te. Ma tu ri­mani fuori, non entri, non ti trattieni con Lui. L'abitudine ti fa fare una Comunione che non realizza in te la "comune unione".

- Senti il desiderio della Confessione e ti confessi. Ma ti sei così abi­tuata a ripetere le stesse cose che rimani sempre la stessa. "Oh felix culpa!", sarebbe il caso di dire, se un certo peccato ti scuotesse, ti aprisse gli occhi.

- Infine ti piace leggere, ascoltare la Parola di Dio, ma quel sentire è divenuto un dolce suono che ti sfiora appena e va a perdersi nel vuoto. Quanta incoerenza! Ascolti ma non ti lasci penetrare, sai ma non fai, dici ma non vivi. Ti sei assuefatta a due modi di vivere: dare a Dio qualche preghiera, e tenerti mente, cuore e attività per il tuo egoismo.

Delle volte ne senti vergogna, ti trovi a disagio, ma l'abitudine ti ha tolto la forza di reagire.



Reazione.

In questa perplessità della tua anima, in questa malinconia indefi­nita, in questa tristezza e solitudine opprimenti, anche dalla tue lab­bra potrebbe uscire l'angoscioso lamento: sono stanca! E una nota di pessimismo può sfiorare la tua vita, la sfiducia può sorgere dal tuo animo, puoi sentirti tentata di fermarti, di fare "sciopero".

Non spaventarti! È duro reagire all'abitudine, è difficile guarire da questa pessima malattia dello spirito, ma tutto puoi in Colui che ti ama. Egli non guarda la tua passata indolenza, i tuoi ripiegamenti, ma si compiace del tuo amore.

Ama Colui che ti ama. Soltanto l'amore potrà liberarti dall'abitu­dine e ridarti la vera vita.

Per risorgere a vita nuova, entra, e scendi nel tuo intimo, e cerca e trova il prezioso tesoro che è in te. Gesù non ti farà attendere, ti si manifesterà e ti si donerà.

Prendilo, è tuo. Il Gesù del Tabernacolo è di tutti, invece il Gesù del tuo cuore è soltanto tuo. Sappi sentirlo tuo. Gesù a te e tu a Ge­sù, per vivere insieme, per pregare, parlare, agire, soffrire, amare insieme.

Acquisterai e manifesterai quella serenità che nulla agita, turba, spaventa.

Sarai felice di quella felicità che resiste a tutte le prove e contra­rietà della vita.

Avrai quella pace immutabile che possiede Dio.

Sappi insistere, resistere, perseverare in questo cammino nel tuo mondo interiore; anche se delle volte vi trovi l'oscurità più profon­da, vi sarà sempre quella fiammella che ti illuminerà, ti purificherà, ti fortificherà, ti comunicherà pace, serenità, gioia, trasformando il tuo volto in quello di Gesù.

Recitiamo un’Ave Maria per Padre Emilio Santini

Autore “santo” di questi insegnamenti Eucaristici!

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e be­nedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. San­ta Maria, Madre di Dio, prega per noi pec­catori, adesso e nell'ora della nostra mor­te.
Amen.


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