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Alle sorgenti della vera pietà (Carità nella Verità dottrinale) di don Fusina

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2009 16:24
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05/09/2009 16:04


- Capitolo 2 -

"IO CREDO IN... "

LA FEDE E' UN CAMMINO


Abbiamo visto il significato dell'espressione iniziale: "io cre­do!" e in che cosa consiste la fede che professiamo: è un aprire il cuore a Gesù per accoglierlo come Salvatore e Signore, per farlo sedere sul trono della nostra vita affinché ne sia il sovrano assoluto. Questa fede ci ha trasformati in figli di Dio, ci ha fatti nascere di nuovo, non più dalla nostra mamma, ma dallo Spirito di Dio. Ora in noi vive ed opera Gesù stesso! Il cristiano, cioè il credente, è un altro Cristo!

Facciamo ora un passo avanti. L'espressione iniziale ag­giunge una particella grammaticale molto importante. In italiano diciamo "in" così come in latino. In greco si dice "eis o `ev": "Credo in...".

L'espressione è presa dal Vangelo di Giovanni. Giovanni non usa la parola fede, ma usa molte volte il verbo "credere in"... che vuol dire: "cammino verso qualcuno o qualcosa".

Tutto ciò è molto importante perché manifesta la fede come un cammino e non come una realtà ferma, statica. Nell'atto di fede è tutto il mio essere che si muove incontro a qualcuno nel duale ho fiducia. La fede ha come meta un incontro di persone, non un manifesto di verità astratte. Infatti diciamo: Credo in Dio Padre..., Credo in Gesù Cristo..., Credo nello Spirito Santo. Sarebbe come dire: cammino incontro a Dio Padre, a Gesù Cristo, allo Spirito Santo...

Lo scopo della nostra fede è l'incontro con le tre Persone della Ss.ma Trinità. Non è però solo l'incontro del mio intelletto, ma è l'incontro di tutto il mio essere: intelletto, cuore, vita.



L'INTELLIGENZA

Mediante la fede io vado incontro a Dio con la mia intelligenza.

In che modo? Accogliendo come sicuramente vere quelle realtà che Egli mi rivela nella predicazione apostolica e nella Sacra Scrittura e che la Chiesa mi propone di credere. Eccovi un esempio.

L'oggetto del mio occhio è tutto ciò che è corporeo: un uomo, una pianta, una montagna, un bicchiere, un libro, ecc.

Per vedere queste cose però mi è necessaria la luce: senza di essa queste cose ci sono ugualmente, ma io non le vedo. E' come se non ci fossero. La luce invece le illumina così che i miei occhi le possono vedere e, in un certo senso, farle proprie, portarle dentro di me nella loro immagine.

L'oggetto della mia intelligenza è la verità e la realtà: tutto ciò che è vero e reale può essere capito dal mio intelletto. Ma qui ci troviamo di fronte a due tipi di realtà e a due tipi di luce: a) ci sono le realtà terrene e le verità terrene, quelle cioè che la mia intelligenza può capire alla luce dell'esperienza, dell'evidenza e del ragionamento;

b) ma ci sono delle realtà e delle verità che sono divine ed eterne che superano la capacità della mia intelligenza e non sono percepibili alla luce naturale. Occorre una facoltà nuova e una luce nuova, soprannaturale.

La facoltà nuova è la fede, la luce soprannaturale è la Parola di Dio.

Con questa facoltà e con questa luce mi è possibile ac­cogliere dentro di me realtà e verità divine altrimenti invisibili.

Es.: la Ss.m Trinità è una realtà ed una verità divina che supera ogni esperienza ed ogni ragionamento. Eppure io la conosco perché l'ho accolta in me mediante la fede ed alla luce della Parola di Dio.

La Fede dunque è. prima di tutto. un incontro dell'intelligenza umana con le verità rivelate da Dio, alla luce della divina Parola.

Queste verità, però, non sono astratte: corrispondono a realtà concrete. Anzi esse sono tutte riassunte in una persona: Gesù! "Io sono la Verità" Egli ha detto! (Gv 14,6). Ma Egli è pure la luce del mondo: "Io sono la luce del mondo: chi segue me non vivrà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita" (Gv 12,46).

Infatti Gesù è la Parola stessa di Dio, l'immagine umana del Dio invisibile. Chi vede Gesù, vede il Padre! (cfr Gv 14,9). Quando noi diciamo `Yo credo in..." affermiamo il cammino della nostra intelligenza verso Colui che è la Verità e la Luce. Questo cammino dura tutta la vita e continuerà, sia pure in maniera molto diversa, anche nell'aldilà, per sempre. La no­stra intelligenza, infatti, non arriverà mai ad esaurire la vastità infinita di verità che è Dio! Ci sono così due grandi caratteristiche della fede cristiana:

- la prima: è che essa è in continua crescita e perciò nessuno può mai tenersi pago di quello che conosce o, peggio, pretendere di conoscere tutto lui solo;

- la seconda: essa è certa e sicura nelle sue acquisizioni perché ha come fondamento la veracità e l'onestà di Dio stesso.

Quante cose noi accettiamo come vere solo perché ce le dice qualcuno che noi reputiamo verace ed onesto. Pensiamo un po' ai racconti della storia, alle descrizioni della geografia, dell'astronomia, ecc. Del resto tutta la nostra vita quotidiana è fondata sulla fiducia reciproca. Altrimenti come si potrebbe salire in treno, comprare il cibo, farsi curare dal medico, chiedere consiglio all'avvocato e via dicendo. "Ma se noi accettiamo la testimonianza degli uomini saggi ed onesti - scrive San Giovanni Apostolo - quanto più dovremo accetta­re la testimonianza di Dio!" (Gv 5,9).

Dio è autorevole perché Egli è verace (cioè dice sempre e solo la verità) ed è onesto (cioè non vuole e non può ingan­nare nessuno). Perciò quando Dio parla noi siamo certi di quel che dice e ci sentiamo sicuri delle verità che ci rivela: esse sono garantite dalla sua autorità.

Quindi l'effetto della fede intellettuale in Dio e nelle verità che Egli ci rivela è la nostra certezza (riguarda (intelletto) e la nostra sicurezza (riguarda il cuore).

Il vero credente è un uomo certo e sicuro non perché si fonda sulla propria intelligenza, ma perché ha il suo fondamento in Dio e nella sua Parola: "Il Signore è con me: non potrò vacillare. Egli mi fa camminare sulle alture. Egli è la mia roccia, il mio rifugio, la mia sicurezza" (dai Salmi).



IL CUORE

Mediante la fede io vado incontro a Dio con il mio cuore. Dio non è soltanto Verità. Egli è anche Amore. San Gio­vanni scrive: "Dio è Amore, chi rimane nell'amore, rimane in Dio e Dio in lui" (Gv 4,16).

Quando io dico credo in... esprimo non solo il cammino del mio intelletto verso la Verità, ma anche il cammino del mio cuore verso l'Amore. Infatti Dio mi si rivela all'intelletto come Padre buono e misericordioso, un padre che mi ha pensato e scelto da tutta l'eternità e che mi ha creato al momento opportuno. Un Padre che mi vuole dare sè stesso come eredità eterna. Egli mi rivela che il suo amore per me è eterno, da sempre, prima ancora che io esistessi. Egli mi ama non perché io lo meriti, ma perché Egli è buono. Credere in questo Amore significa lasciarmi amare e, di conseguenza, amarlo a mia volta.

Dio non si rivela come un Dio astratto, ma come un Dio concreto che ama. La fede perciò non può restare nel campo puramente intellettuale, ma deve scendere nel cuore e diventare risposta d'amore all'amore di Dio.

Una fede puramente intellettuale è incapace di salvarci. Solo una fede animata dall'amore può salvarci!



LA VITA

Mediante la fede io vado incontro a Dio con tutto il mio essere.

Un giorno i Giudei chiesero a Gesù: "Quali sono le opere che dobbiamo fare per piacere a Dio?" e Gesù rispose: "Un'opera sola vuole dà voi il Padre Celeste: che crediate in Colui che egli ha mandato" (Gv 6,19).

Di fronte a questa dichiarazione qualcuno potrebbe essere tentato di pensare che la salvezza dipenda esclusivamente da una fede intellettuale. Ma quando Gesù parla di fede in Colui che Dio ha mandato, intende parlare di sequela, cioè di una fede che porta a seguirlo.

Altrettanto quando parla di amore: Gesù non si riferisce mai ad un amore puramente sentimentale, ma parla sempre di un amore che porta a seguirlo. "Vieni e seguimi": ecco l'invito di Gesù a tutti gli uomini. "Vieni" mediante la tua fede in me, accettandomi come tuo salvatore e come tuo signore. "Seguimi" mediante il tuo amore operoso pronto a compiere le opere sante alle quali Dio ti ha abilitato con il dono del suo Spirito. La fede salvifica è quella che porta a seguire Gesù fino alla Croce e alla Risurrezione. Del resto accade così anche nella nostra vita quotidiana. Quando noi diamo fiducia ad una persona, immediatamente gliela dimostriamo con l'atteggiamento e con le opere. Per esempio se io ho veramente fiducia in un operatore finanziario, gli do i miei soldi da amministrare. Se ho piena fiducia in un chirurgo, gli affido la mia vita e mi lascio operare da lui. Se ho fiducia in un insegnante, lo ascolto e mi sforzo di mettere in pratica le sue lezioni. Se ho fede in un avvocato, seguo i suoi consigli, ecc. Non si può pensare di aver fede in Dio ed in Gesù senza poi passare immediatamente alla sequela, all'attuazione del Vangelo, al compimento della divina volontà! Una fede che si fermasse unicamente all'intelletto o al sentimento, sarebbe una fede morta, come afferma la Bibbia: "La. fede senza le opere è morta!" (ciac 2,20).

Dunque credere in Dio significa andare incontro a Lui non solo con la mente e con il cuore, ma anche con tutta la nostra vita. Significa, in altre parole, aprire la porta del cuore, vuol dire che tutto in noi è al suo servizio: mente, cuore, corpo, forze, ecc.

Stiamo bene attenti però a non prendere un abbaglio che, purtroppo, inganna molti cristiani. La Bibbia ci dichiara apertamente che non è in virtù delle nostre opere che siamo salvi, ma in virtù del Signore mediante la fede in Lui (cfr Efes 2,9). Cosa vuol dire? Vuol dire che la salvezza è già stata compiuta da Dio nella Persona di Gesù. Noi possiamo far nostra la salvezza che è in Cristo. Come? Mediante la fede, cioè accettandoLe come nostro Salvatore e Signore. Allora Gesù verrà in noi e ci salverà.

Ma la fede che apre la porta della vita a Gesù, come abbiamo detto, comprende tutto il nostro essere: mente, cuore, corpo: tutto!

Vi faccio un esempio. Il perdono dei peccati Dio ce lo concede come un dono per i meriti infiniti del Signore Gesù. Tu potresti fare tutte le più grandi penitenze del mondo, ma non arriveresti mai a pagare uno solo dei tuoi peccati. Gesù, con il suo Sangue, ha pagato ogni nostro peccato una volta per sempre. Ora se tu vuoi il perdono non hai che una cosa da fare: credere in Gesù Salvatore e nel suo Sangue Prezioso. Ma con quale fede? Solo con la fede della mente? No! con la fede completa, quella che è resa viva ed operosa dalla carità, cioè dall'amore. Ecco perché confessi il tuo peccato, chiedi il perdono, fai penitenza. Non basta che tu dica: io credo che Gesù è il mio salvatore, ma è necessario che tu lo accolga

come tale nel tuo cuore e nella tua vita rigettando il tuo peccato e convertendoti a Dio. Vedi, dunque, che è Gesù il tuo salvatore: ma è altrettanto vero il fatto che tu lo accogli con una fede autentica, viva e operante.



LA FEDE E' UN CAMMINO

Ecco, amici, il profondo significato delle prime parole del Simbolo: "Io credo in...". Esse indicano un cammino di tutto il nostro essere verso Dio Uno e Trino, cioè non verso verità astratte, ma verso realtà concrete, verso le tre Persone della Ss.ma Trinità con tutte le meravigliose realtà che Esse portano in sè.

La fede è. dunque, un cammino. Ora dire cammino, significa dire movimento da un punto fino ad un altro punto. Significa pure dire crescita.

Il punto di partenza della fede è Dio che si rivela a noi: la fede nasce dall'ascolto della Parola di Dio. E' nella Parola di Dio che sta la sorgente della fede. Chi non ascolta la Parola di Dio non può aver la fede! La Parola di Dio poi ci è offerta dalla predicazione, come insegna l'apostolo Paolo nella lettera ai Romani (Rom 10,9-15). La predicazione, infine, è affidata alla Chiesa cui Gesù ha detto: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mt 28,19).

Se vuoi crescere nella fede fino alla sua perfezione, che si avrà nella visione beata in Cielo, è necessario che tu ti metta in religioso ascolto della Parola di Dio, come giustamente insegna il Concilio Vaticano II (Cost. Dei Verbum n. 5). Non coi tuoi sforzi intellettuali, né con la moltitudine dei libri e neppure con i ragionamenti sofisticati potrai crescere e ma­turare nella fede, ma unicamente accogliendo in te la divina parola e obbedendo ad essa. Infatti: "A Dio, che rivela, è dovuta l'obbedienza della fede con la quale l'uomo si abbandona a Dio tutt'intero liberamente, prestandogli il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà e acconsentendo volontariamente alla rivelazione data da Lui" (Conc. Vat. Il, Dei Verbum n. 5).

"Per questo - continua il Concilio - sono necessari la grazia di Dio che previene e soccorre e gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi della mente e dia a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla. verità". "Infine - dice il Concilio - affinchè l'intelligenza della Rivelazione diventi sempre più profonda, lo stesso Spirito Santo perfeziona continuamente la fede per mezzo dei suoi doni".

Ecco, dunque, la strada per crescere nella fede: mettersi nelle mani di Dio, affidarsi alla sua grazia, chiedere il suo aiuto con preghiera umile e perseverante, ascoltare la sua Parola lasciandoci penetrare dalla dolcezza e dalla luce dello Spirito Santo.

Così ha fatto la Madonna che Gesù ci ha presentato come modello di fede e che lo Spirito ha proclamato beata per la sua fede. "Maria - dice il Vangelo - conservava e meditava tutte queste cose nel suo cuore" (Le 2,19). Non solo essa si è abbandonata a Dio senza riserve, aprendo la porta del suo cuore a Gesù e facendolo Signore di tutto il suo essere, ma era in continuo e religioso ascolto della sua Parola, tanto che Gesù, correggendo l'espressione entusiasta di una donna che proclamava la grandezza di Maria ponendola tutta nella sua divina maternità, La presentò modello dei discepoli "che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica" ( Lc 11, 27­28). Impariamo, dunque, dall'esempio di Maria a credere e a crescere nella fede.



CONTEMPLAZIONE

Ora mettiti davanti al Signore Gesù, possibilmente in ginocchio davanti al Ss.mo Sacramento o ad una sua immagine nel segreto della tua cameretta. Riconosci umilmente i tuoi peccati e chiedine il perdono confidando nella misericordia di Dio. Poi apri la tua mente, il tuo cuore, la tua vita a Gesù che sta bussando alla tua porta e accoglilo in te quale tuo Salvatore e Signore pregandolo di prendere possesso di tutto il tuo essere senza eccezione alcuna. Fa questa preghiera con la Madonna, come un bambino ripete la preghierina che la mamma gli suggerisce.



PREGHIERA

Signore Gesù, sono infinitamente riconoscente al Padre perché mi ha concesso il dono della fede e mediante il Battesimo mi ha fatto rinascere come suo figlio adottivo. Però mi accorgo che non Ti ho mai accolto con un atto coscientemente responsabile quale mio Salvatore e Signore personale. Oggi, ancora una volta, Tu bussi alla porta del mio cuore chiedendomi di entrare e di essere accolto come amico. Ebbene, con la tua santa grazia e con il materno aiuto di Maria, ecco che io, in questo momento Ti apro il cuore. Vieni, Gesù, a cenare con me perché anch'io voglio cenare con Te, mio Signore e mio Salvatore. Prendi possesso di tutto me stesso: io mi dono a Te per sempre e pongo in Te tutta la mia fede. Amen.



- Capitolo 3 -

"CREDO IN UN SOLO DIO, PADRE... "

DIO E' PADRE


Il primo articolo del Credo dice così: "Io credo in un solo Dio, Padre Onnipotente, creatore del cielo e della, terra, di tutte le cose visibili ed invisibili".

L'oggetto di questo primo atto di fede è il Padre. Con questo atto di fede noi ci incontriamo con il Padre e ci affidiamo a Lui. Questa precisazione è molto importante e significativa. C'è infatti l'idea che quando il cristiano afferma di credere in Dio, dica la stessa cosa che dice il buddista o il maomettano. La realtà è profondamente diversa. Infatti altro è la convinzione umana su Dio (convinzione che il cristiano condivide con tutti i credenti del mondo) e altro la fede in Dio. Molto spesso le due cose vengono confuse, ma non è esatto!



LA CONVINZIONE UMANA

La convinzione umana sull'esistenza di Dio è fondata sul ragionamento, più o meno esplicito, della nostra intelligenza umana. La Bibbia stessa afferma: "Ciò che di Dio si può conoscere è manifesto a tutti gli uomini; Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le perfezioni invisibili di Dio possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da Lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità" (Rm 1). Di conseguenza la Bibbia condanna quanti rifiutano Dio, "essi sono inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa" (Rom 1,19-21).

Grazie alla rivelazione che Dio fa di sè stesso attraverso le opere della creazione, gli uomini sanno abbastanza di Lui per poterlo adorare come il Signore e ringraziarlo per i doni ricevuti. La Parola di Dio giunge ad ogni uomo nel multiforme dialogo che Dio, attraverso il creato frutto della sua parola, ha intessuto con l'unica creatura capace di rispondere, fatta a sua immagine e somiglianza. Pertanto l'orgogliosa volontà degli uomini di prescindere da Dio, loro creatore, è una scelta piena di malizie: per questo non hanno scuse di fronte al giudizio di Dio. L'effetto di questa colpevole malizia è terribile: pensieri vuoti, privi della verità essenziale e mente ottenebrata, cioè incapace di dirigere il cammino della creatura.

Non è forse la triste realtà che stiamo vivendo in questo mondo che rifiuta di conoscere e di accogliere Dio? Comunque non è dell'ateismo, più o meno colpevole, più o meno ideologico, che noi stiamo parlando, ma della convinzione che ci sia Dio, quella che erroneamente noi chiamiamo fede in Dio o credere in Dio.

Dovremmo dire invece conoscenza dell'esistenza di Dio o convinzione che Dio esiste. Questa conoscenza e convinzione infatti non scaturisce da una Parola alla quale crediamo, ma da una presunzione che ci siamo formati dentro di noi me­diante l'intuizione ed il ragionamento. C'è infatti un principio connaturale in noi che sta contemporaneamente e alla base della scienza e alla base della convinzione che Dio esiste: è il principio di ragion sufficiente. Esso si esprime più o meno così: ogni cosa. come ogni avvenimento. deve avere una spiegazione sufficiente o dentro di sè. o fuori di s è. Non esiste nulla e non accade nulla senza che ci sia una spiegazione. Facciamo un esempio: ho lasciato la mia stanza tutta in disordine. Lì un libro, là una giacca, più in là le scarpe, il letto disfatto, il pigiama per terra. Esco e chiudo a chiave. Ritorno dopo un'ora e, appena apro la porta, ecco che vedo la stanza tutta ordinata: la giacca è appesa all'attaccapanni, il pigiama ripiegato sulla sedia, il letto rifatto, i libri al loro posto nello scaffale, le scarpe pulite ed ordinate. Qual'è, secondo voi, la prima cosa che mi viene in mente in quel momento? E' una domanda: Chi è stato? Scatta cioè in me il principio di ragion sufficiente al fondo del quale sta una certezza di natura: non può mai mancare una spiegazione ed una spiegazione sufficiente a un qualsiasi fenomeno, a qualsiasi cosa accadda. Non solo ci deve essere una spiegazione al fatto, ma anche una spiegazione logica ed esauriente.

Nell'esempio che vi ho portato prima non basta rispondere: è stato il vento! Perché non è una spiegazione logica ed esauriente. L'ordine, infatti, richiede un progetto, un'intelligenza ed il vento non ha progetti e non è intelligente. Può darsi che io non venga mai a sapere chi in realtà è stato a mettermi in ordine la stanza, ma di una cosa sono e resterò sempre convinto: che qualcuno è stato e questo qualcuno è intelligente!

Il principio di ragion sufficiente è quello che spinge la polizia a ricercare il colpevole attraverso gli indizi e le prove, quello che spinge lo scienziato a cercare la soluzione di certi e­nigmi, quello che guida ogni uomo in ogni momento della sua vita verso il progresso, la ricerca, la conoscenza.

Ebbene questo principio viene applicato, più o meno con­sciamente, anche al mondo ed alla vita. Non è possibile che il cosmo, con tutta la sua immensità e la sua meravigliosa organizzazione, sia senza adeguata spiegazione e non è possibile che i fenomeni della vita siano privi di motivazioni. Un grande scienziato, premio Nobel per la fisica, ha scritto: "Il mondo senza Dio è un assurdo, il mondo con Dio è un mistero. Ebbene io, come scienziato, posso accettare il mistero perché ci sono molte e molte cose che ignoro, ma non posso accettare l'assurdo".

Quando la Bibbia condanna gli atei non intende tanto parlare di quelli che, senza colpa e in buona fede, danno una risposta semplicista al grande problema del mondo, ma quelli che per superbia o per stupidità e indifferenza, rifiutano di cercare la vera soluzione.

Ogni uomo, per quanto ignorante e incolto, si pone, prima o poi, il grosso problema dell'esistenza di Dio e gli dà una risposta. C'è chi, in buona fede, dà una risposta negativa e c'è chi la dà negativa in mala fede, per tornaconto, per preconcetto, per pigrizia o indifferenza.

Ma c'è anche, ed è la stragrande maggioranza degli uomini, chi dà una risposta positiva, anche se non univoca, ossia concorde. Ebbene, quando una persona dice: "io credo in Dio", intende affermare la sua convinzione che Dio esiste. Ma questa non è fede, è convinzione basata sulla ragione umana. La fede, invece, si basa sulla Parola di Dio.



IL DIO DI GESU CRISTO

Il Dio della convinzione umana è un Dio generico, astratto, senza volto. Il Dio della fede invece è "il Dio, Padre del Si­gnore nostro Gesù Cristo il Dio di ogni consolazione (S. Paolo); Colui che è l'Amore" (S. Giovanni).

Quando il cristiano dice io credo in Dio non è solo alla sua convinzione umana che fa appello, ma alla sua fede nella Parola di Gesù.

Dice il Vangelo di Giovanni: "Dio nessuno mai lo ha visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, Lui lo ha rivelato" (Gv 1,18).

Dunque è nel Dio rivelato da Gesù che noi affermiamo di credere, quando diciamo: Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili ed invisibili.

Quell'aggettivo solo non si riferisce soltanto all'esistenza di un Dio solo, quindi escludendo ogni altra divinità, ma so­prattutto al fatto che il Dio che esiste è proprio e solo il Padre di Gesù.

Fin dal principio della sua professione di fede il cristiano si distingue nettamente da ogni altra religione in quanto pro­clama che il suo Dio è il Padre di Gesù e, in Gesù, il Padre di tutti i suoi discepoli.

La paternità divina viene così posta a fondamento della no­stra professione di fede. Per noi non esiste che un Dio: e questo Dio è un papà il papà di Gesù il papà dei credenti in Gesù. il papà di tutti e di tutto.

Gesù lo chiamava proprio così: Abbà, cioè papà! E quando gli apostoli gli hanno chiesto di insegnare loro a pregarlo, Gesù ha detto: invocatelo anche voi così: Abbà, papà! come faccio io! (Le 11,1-2).

Per questo, prima di recitare o cantare insieme la preghiera del Padre nostro, il celebrante esclama: obbedienti alla Pa­rola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osia­mo dire: Abbà! Papà! Padre!

A questo punto si impone un'altra spiegazione riguardante la paternità di Dio. Noi diciamo indifferentemente Dio è no­stro Padre e Dio è Padre di tutti gli uomini. Il che non è del tutto esatto.

Dio, infatti, è padre di tutti gli uomini in un modo ed è padre dei discepoli di Gesù in un altro.



1) Dio è padre di tutti gli uomini nel senso che è il loro crea­tore. Li ha pensati, amati e voluti da tutta l'eternità. Essi sono il frutto del suo amore e della sua onnipotenza. Ogni uomo è figlio di Dio in quanto, come dice la Bibbia, è fatto a sua immagine e somiglianza. In questo senso non c'è alcuna differenza di razza, di religione, di sesso. Ogni uomo è figlio di Dio e, di conseguenza, tutti gli uomini sono tra di loro fratelli.

In questo senso Dio può essere considerato Padre anche di tutte le cose. Ogni cosa infatti viene dal suo cuore e dalla sua volontà. Perciò ogni cosa deve essere rispettata perché, in qualche modo, porta l'impronta di Dio che l'ha fatta.



2) C'è però una paternità divina ben superiore a questa e che s'innesta nel mistero della Ss.ma Trinità. Dio è Padre perché da tutta l'eternità genera un Figlio, da tutta l'eternità in tutto uguale e consostanziale al Padre, cioè della stessa sostanza e natura. Ebbene verso questo Figlio, Dio ha una paternità sostanzialmente diversa da quella che ha verso tutti gli uomini e verso tutte le creature. Tra Lui ed il Figlio esiste un rapporto unico, come è unico il rapporto che unisce un papà al figlio che ha generato.

Ebbene i cristiani partecipano a questo rapporto unico e sono perciò figli di Dio non solo alla maniera di tutti gli uomini, ma anche alla maniera di Gesù. Ciò avviene non per naturale generazione, ma per grazia, mediante la fede. E ciò suppone una generazione da parte di Dio e una nuova nascita, dall'acqua e dallo Spirito Santo, da parte dell'uomo. La Bibbia insegna che il cristiano è una nuova creatura: è creato di nuovo da una particolare azione dello Spirito Santo che lo rende partecipe della natura stessa di Dio. Scrive San Pietro: "Noi siamo partecipi della natura divina" (cfr 2Pt 1,4) e Gesù, parlando a Nicodemo, afferma che è necessario nascere di nuovo, mediante l'acqua e lo Spirito Santo, se vogliamo entrare nel Regno di Dio (cfr Gv 3). Nel prologo del suo vangelo Giovanni afferma: "A quanti hanno accolto Gesù, Dio ha fatto un dono: quello di diventare figli di Dio", poi continua: "A quelli cioè che hanno fede nel suo nome (nel nome di Gesù) i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo (non dalla natura umana), ma da Dio sono stati generati" (Gv 1,12-13) .

Dunque noi che abbiamo fede in Gesù siamo stati generati da Dio: il che significa che partecipiamo alla vita filiale di Gesù, vero Figlio di Dio. Di conseguenza noi possiamo chiamare Dio nostro papà allo stesso modo con cui lo chiama Gesù e non solo come lo chiamano tutti gli uomini da Lui creati. Nei cristiani c'è qualcosa che non c'è negli altri uomini, qualcosa però che Dio vuol dare a tutti e a cia­scuno: ed è la vita nuova, la vita stessa di Cristo, la vita del Figlio di Dio.

Con il primo articolo del Credo è questo meraviglioso mistero di paternità e di filiazione che noi vogliamo soprattutto professare ed annunciare. Dio, il Dio vero, il Dio che è il Padre di Gesù e il Creatore del mondo, è pure nostro padre non solo nel senso e al livello della creazione, ma anche nel senso e al livello di Gesù. Noi formiamo con Gesù un essere solo, un solo corpo e, quindi, siamo veri figli di Dio partecipando alla sua natura divina. Gesù vi partecipa dall'eternità per natura, perché è Dio, noi vi partecipiamo dal giorno del battesimo e per grazia, per adozione. Non è una cosa meravigliosa per la quale dovremmo cadere in ginocchio per ringraziare Dio?



La Madonna ci aiuti a comprendere questa realtà e ci ispiri parole di ammirazione e di gratitudine per il dono stupendo che abbiamo ricevuto. Lei ci precede in questa grazia perché concepita senza peccato per un dono singolare di Dio in vista della redenzione di Cristo: è figlia di Dio per eccellenza, la figlia prediletta per grazia! Inoltre Maria coopera con Dio alla nostra rigenerazione soprannaturale in modo ineffabile, per volontà di Dio che l'ha voluta cooperatrice "in modo tutto singolare all'opera del Salvatore con l'obbedienza, la fede, la speranza e l'ardente carità per restaurare la vita soprannaturale delle anime" (Conc. Vaticano II: L.G. n. 61).



CONTEMPLAZIONE

Mettiti devotamente alla presenza di Dio Padre. Immagina di avere accanto a te Gesù che pone sulle tue labbra la "sua" preghiera, che è anche tua. Falla tua! Recitala adagio. Vi ho aggiunto alcuni pensieri per aiutarti a meditarla, ma tu lasciati guidare dallo Spirito che è in Te.

PADRE (ABBA', PAPA')

NOSTRO: di me e di tutti. La mia è. una preghiera per tutta la famiglia umana. Quello che chiedo per me lo domando per ogni uomo, per ogni tuo figlio.

CHE SEI NEI CIELI: la tua casa è il Cielo, che è pure la mia dove Tu mi attendi con amore. Anche il mio cuore e quello dei miei fratelli è una Casa per Te. Tu non sei lontano, sei in me. Prima parte: riguarda Lui.

SIA SANTIFICATO IL TUO NOME; cioè, conosciuto, amato, invocato con fiducia filiale, servito con prontezza e impegno. Sia benedetto e ringraziato il tuo Nome di Padre!

VENGA IL TUO REGNO; il regno dell'amore, della pace, della giustizia: nel mio cuore, nella mia famiglia, nella società umana, nella tua Chiesa, in tutto il mondo per preparare il Regno celeste futuro.

SIA FATTA LA TUA VOLONTA'; cioè si compiano i tuoi pro­getti di misericordia, quelli che hai su di me e quelli che hai sulla mia famiglia, sulla tua Chiesa, sul mondo intero.

COME IN CIELO; come li ha compiuti il tuo Verbo nell'eternità quando si è incarnato per noi, per attuare con infinito amore il tuo progetto di salvezza, annientandosi e facendosi obbe­dientefino alla morte di croce.

COSI' IN TERRA; anch'io obbediente per amore, ponendo in Te la mia fiducia filiale. Tu infatti vuoi sempre e solo il mio bene anche quando mi lasci nella prova e nella sofferenza.

Seconda parte: riguarda noi.

DACCI OGGI, cioè ogni giorno della. nostra vita terrena.

IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO; il pane che nutre la vita terrena e il Pane celeste che nutre la nostra vita celeste. Nel "pane" è racchiuso ogni altro nostro desiderio, ogni nostra necessità spirituale e corporale.

RIMETTI A NOI; cioè perdonami, cancella, dimentica.

I NOSTRI DEBITI, i miei numerosi peccati e le pene dovute ai peccati.

COME NOI LI RIMETTIAMO; fin da adesso perdono anch'io nell'intimo del cuore.

AI NOSTRI DEBITORI, senza coltivare in cuore rancore, vendetta, odio, ma anzi amando e benedicendo chiunque mi abbia fatto offesa. Lo faccio unicamente per amor tuo.

E NON CI INDURRE IN TENTAZIONE; cioè tieni conto della mia fragilità e della mia debolezza quando mi metti alla prova. Sono "piccolo e pauroso, non sono un eroe.

MA LIBERACI DAL MALE; dal Maligno che vuole la mia ro­vina eterna, da ogni sua infestazione e ossessione, da ogni male che da lui procede.



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