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Alle sorgenti della vera pietà (Carità nella Verità dottrinale) di don Fusina

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2009 16:24
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05/09/2009 16:08


- Capitolo 10 -

"PER NOI UOMINI E PER LA NOSTRA SALVEZZA..."

IL MISTERO DELLA SALVEZZA


D opo aver proclamato la nostra fede nella divinità di Gesù dobbiamo meditare un altro grande mistero: quello della salvezza. Dicendo le parole "per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal Cielo" noi affermiamo che quel Gesù, che è il vero Unigenito Figlio di Dio, si è occupato di noi uomini, ha lasciato il Cielo ed è venuto sulla terra. Per chi? Per che cosa?

- "Per noi uomini", cioè per tutti gli uomini e per ciascun uomo in particolare.

- "Per la nostra salvezza", ossia per salvarci.

Ma noi abbiamo proprio bisogno di essere salvati? Da chi e da che cosa? Che significa per noi "la salvezza"? In che senso Gesù è il nostro salvatore?

Son tutte domande alle quali la Parola di Dio risponde ri­velandoci un grande mistero: il Mistero della Salvezza o della Redenzione in Cristo. Vediamone insieme i due elementi costitutivi così come ci vengono presentati dal Credo.



IL PRIMO ELEMENTO: L'Amore della Trinità

"Per noi uomini" - Vuol dire: per nostro amore. L'opera della salvezza è opera di amore divino.

- Innanzitutto c'è l'amore del Figlio di Dio che scende dal cielo per noi. Egli però viene obbedendo ad un mandato del Padre: "Io non sono venuto per fare la mia volontà, ma quella del Padre che mi ha mandato" (Gv 6,38). Quando diciamo il "Padre nostro" e arriviamo alla petizione "Sia fatta la Tua volontà come in cielo, così in terra" è a que­sta obbedienza del Figlio che alludiamo. Come cioè il Figlio compie la volontà del Padre in cielo fin da tutta l'eternità, così, sul suo esempio, fa che la compiamo anche noi qui in terra. Innanzitutto perciò apriamo gli occhi della fede per contemplare Colui che in Cielo compie la volontà del Padre, ossia il Verbo, la seconda Persona della Santissima Trinità. Egli, spinto proprio dall'amore per il Padre e per noi, ha detto il suo "sì" divino all'opera della redenzione accettando la missione affidatagli dal Padre per la nostra salvezza.

Quest'atto di obbedienza del Figlio precede tutta la storia della salvezza. E' un "sì" che risale "al principio", prima ancora della creazione del mondo. Ecco perché, nel corso della storia che precede l'Incarnazione, troviamo questo "sì" già presente nelle profezie che riguardano Gesù, come, ad esempio, nel salmo 40,7-9 in cui si fa dire al futuro Salvatore: "Ecco, io vengo, Signore, per fare la tua volontà". La Lettera agli Ebrei riprende queste parole profetiche applicandole a Cristo nel momento in cui si fa uomo nel seno verginale di Maria: "Cristo, entrando nel mondo, dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, ma mi hai preparato un corpo. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per i peccati. Allora ho detto: Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà!" (Ebrei 10,5-7). E quando Maria, esclama: "Eccomi, sono la serva del Signore; si faccia di me secondo la tua parola!" (LC 1,38) come un'eco, esprime sensibilmente, facendola propria, l'obbedienza del Figlio. In tal modo il nuovo Adamo e la nuova Eva, come insegna la Chiesa alla luce dei santi Padri, riparano con la loro obbedienza la superba disobbedienza dei progenitori. Questa obbedienza del Verbo incarnato, sublime atto d'amore per il Padre, costituisce il cuore del sacrificio della Nuova Alleanza, il centro dell'opera della salvezza.

- Questo atto di obbedienza, mentre ci mette davanti agli occhi l'esempio del Figlio di Dio, ci rivela anche l'amore del Padre per noi, amore che Lo porta a "dare in sacrificio" il Figlio diletto per la nostra redenzione.

E' Lui dunque, il Padre, la sorgente della nostra salvezza! Gesù viene a redimerci prima di tutto per amore del Padre, per attuare il suo paterno progetto in nostro favore: "Dio è Amore. In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui" (1Gv 4,8-9). Gesù ci ama perché ama il Padre e vuole salvarci perché così vuole il Padre. Gesù guarda a noi come a realtà preziose che appartengono al Padre e che il Padre ha affidato a lui: "Erano tuoi - dice dei discepoli - e li ha dati a me!" (Gv 17,6). - Lo Spirito Santo poi continua nella storia l'opera salvifica di Gesù mediante la Chiesa. La salvezza infatti, come vedremo, viene attuata in noi dallo Spirito che ci unisce in una comunione vitale e soprannaturale con Gesù e, in Lui, con il Padre. Per l'opera dello Spirito Santo diventiamo 'figli nel Figlio", quindi "obbedienti nell'Obbediente" per la gloria del Padre.

La salvezza perciò è opera di tutta la Ss.ma Trinità perché tutte tre le divine Persone vi sono coinvolte dall'Amore infinito: il Padre la progetta e la vuole, il Figlio obbedisce e la compie, lo Spirito Santo la porta e la realizza in ciascuno di noi. Potremo ancora dubitare dell'amore di Dio? "Dio dimostra il suo amore per noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi" (Rm 5,8). "Che diremo dunque di fronte a questi fatti? Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?... Chi ci separerà dall'amore di Cristo?... Io sono persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né

alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore!" (Rm 8,11,17).



IL SECONDO ELEMENTO: Il mistero pasquale

"E per la nostra salvezza". In che cosa consiste la salvezza? Sarebbe molto lungo un discorso approfondito su questo punto. Del resto ne abbiamo già accennato e ne parleremo anche più avanti, quando tratteremo della morte e risurrezione di Cristo. Mi limiterò perciò a pochi cenni per aiutare la nostra preghiera e la nostra partecipazione alla S. Liturgia nella quale si rinnova e si celebra sacramentalmente questa grande opera di Dio.

In genere si dice che uno è salvato quando viene liberato da una situazione di grave disagio, tale da poter privarlo di un grande bene, quale potrebbe essere la vita stessa. Ebbene l'umanità, a causa della ribellione originale, istigata dal demonio, è venuta a trovarsi in una gravissima situazione e in un grandissimo pericolo. La situazione è la separazione da Dio e dalla sua grazia; il pericolo è l'eterna dannazione come logica conseguenza. Il peccato originale infatti, secondo la divina rivelazione, consiste in una libera adesione alla ribellione di Satana da parte dell'umanità rappresentata da Adamo. Il racconto biblico, nella sua forma attuale, tradisce una trasmissione letteraria "mitologica", sotto la quale però si nasconde una realtà storica e vera. I personaggi, i loro gesti e le loro parole, fanno parte della forma, ma il messaggio che essi esprimono e trasmettono è autentica rivelazione di Dio, per cui possiamo cogliere, attraverso di essi, la sostanza del mistero che il racconto ci trasmette. Oggi i teologi tentano di spiegare in vari modi il peccato originale. Noi però dalle parole stesse della Genesi, cerchiamo di ricavare punti di

luce capaci di illuminare la nostra fede e di introdurci nella contemplazione del mistero della salvezza.

- Il primo punto di luce sta proprio nella la storicità del fatto, anche se la forma del racconto, come abbiamo già detto, ricalca i miti del tempo in cui il Libro della Genesi è stato scritto. Non si tratta di una favola o di una parabola, ma di un fatto le cui conseguenze raggiungono tutti gli uomini di tutti i tempi.

- Il secondo punto di luce consiste nella valenza universale di questo peccato in quanto l'intera umanità vi è coinvolta. Non si tratta di un avvenimento individuale, circoscritto al solo Adamo e alla sola Eva, ma di un fatto che assume proporzioni mondiali: coinvolge tutti e ciascuno come, ad esempio, il fallimento dell'azienda paterna travolge tutta la famiglia.

- Un terzo punto di luce sta nella rivelazione dell'essenza stessa del peccato. Perché è peccato? Che cos'è il peccato? Il racconto biblico risponde a queste domande rivelandoci che il peccato consiste nella ribellione a Dio, ribellione con la quale si rifiuta il riconoscimento di Dio quale Sovrano assoluto di tutte le cose, Lo si offende rifiutandogli l'omaggio della fede nella sua sapienza, nella sua potenza e nel suo amore per anteporgli Satana con la sua menzogna e la sua stoltezza.

- Un quarto punto di luce ci è dato dalla presenza istigatrice del Maligno senza del quale il peccato non ci sarebbe stato. Questa presenza ci rivela un mistero più profondo: il mistero del Male. Certo l'uomo non è giustificato nel suo peccato dalla presenza del Tentatore perché Adamo era pienamente libero e quindi responsabile delle proprie scelte. Oggi invece l'azione tentatrice del Maligno è facilitata dalle nostre concupiscenze scatenate dal peccato originale alle quali con molta difficoltà tentiamo di far argine con una volontà debi­litata e una natura ferita che solo la grazia di Dio può sostenere.

- Un quinto punto di luce infine ci induce a comprendere le gravi conseguenze del peccato originale che possiamo sintetizzare così: la soggezione a Satana, la natura ferita e incline al male, il dolore, la morte e l'esclusione dalla comunione con Dio.

Ecco, questo è l'abisso da cui Dio ci vuole salvare!



L'OPERA DI DIO IN CRISTO

Dopo la caduta di Adamo Dio vuole trasformare l'umanità che da lui deriva, in una umanità "nuova". Nuova non solo nell'atteggiamento interiore, ma nella sua stessa sostanza. Ecco allora il meraviglioso progetto della salvezza in Cristo. Dio riassume, S. Ireneo direbbe "ricapitola", tutta l'umani­tà in Cristo, vero Dio e vero uomo e in Lui distrugge il peccato e ci dona una vita nuova. Egli compie queste due azioni non in ciascun uomo, ma in Gesù e, attraverso Gesù per l'opera dello Spirito Santo, come da una sorgente purissima la salvezza dilaga nel mondo raggiungendo per vie innumerevoli ogni uomo per trasformarlo in "creatura nuova" come insegna S. Paolo. "Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me" (Gal 2,20). E ancora: "Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate, ecco: ne sono nate di nuove" (2Cor 5,17). Per questo S. Paolo chiama Gesù "nuo­vo Adamo" (1Cor 15,45). Su di Lui, infatti, è stato posto il peccato del mondo, come dice il vangelo: 'Ecco l'Agnello di Dio, Colui che porta su di sè il peccato del mondo" (Gv 1,29).

Scrive S. Pietro: "Egli ha preso su di sè i nostri peccati e li ha portati con sè sulla croce, per farci morire al peccato e farci vivere una vita giusta. Le sue piaghe sono state la vostra guarigione" (1Pt 2,24). Quando Gesù è morto, in Lui è morta crocifissa tutta la vecchia umanità di Adamo che portava su di sè. Vi faccio un esempio: se io metto una foto in un libro e butto il libro sul fuoco, il fuoco distruggerà con il libro anche la foto. Ebbene, così è accaduto sulla croce: Gesù è morto perché in Lui crocifisso morisse il peccato dell'umanità, ogni peccato, anche il mio, anche il tuo! Così, mediante la sua morte, Gesù ci ha liberati dal peccato e dalle sue tristi conseguenze. Questa però è soltanto la parte negativa del progetto salvifico di Dio. Egli infatti ci libera dal peccato perché vuol darci una vita nuova, divina.

Per questo ha risuscitato Gesù e ha fatto di Lui la sorgente di una nuova vita soprannaturale per ciascun uomo. Gesù risorto è la fonte di una umanità nuova, di un mondo nuovo. S. Paolo chiama Gesù "il secondo uomo". Il primo è Adamo con la sua discendenza peccaminosa e mortale; il secondo è Cristo con la sua discendenza divinizzata dalla grazia ed erede della vita eterna. Il primo uomo è stato distrutto dalla croce in Cristo crocifisso; il secondo è nato dalla risurrezione di Gesù. Il primo viene dalla nascita carnale ed è di terra; il secondo da una nascita spirituale ed è celeste. Per questo Gesù dice a Nicodemo: "Se uno non nasce da acqua. e Spirito Santo (battesimo) non può entrare nel regno di Dio. Ciò che è nato dalla carne è carne e ciò che è nato dallo Spirito è Spirito" (Gv 3,5-6). Il battesimo è il sacramento che realizza in noi l'opera salvifica di Gesù immergendoci nella sua Morte e nella sua Risurrezione. Il simbolismo di questo mistero appare chiaro nell'antico rito battesimale quando a ricevere il sacramento erano non i bambini, ma uomini adulti e convertiti.



LA GRANDE VEGLIA PASQUALE

La celebrazione si faceva nella notte pasquale e precisamente all'aurora dopo aver passato diverse ore pregando e ascoltando letture sacre ed esortazioni.

1 - Il catecumeno (veniva così chiamato colui che si prepa­rava al battesimo) proclamava la sua rinuncia a Satana, agli idoli e al peccato rivolgendo la faccia verso l'occidente (dove tramonta il sole e donde avanza la notte, simbolo perciò del male e della sua tenebra).

2 - Successivamente faceva la sua professione di fede rivolgendosi ad oriente (donde nasce il sole, simbolo del Signore, chiamato anche Oriente e Sole di giustizia perché viene a illuminare l'uomo con la sua parola e il suo esempio).

3 - Il catecumeno poi scendeva nella grande vasca battesimale e il celebrante ve lo immergeva tre volte "Nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo". Era una triplice immersione seguita da una triplice emersione dal significato assai profondo:

- con l'immersione il catecumeno intendeva unirsi a Cristo Crocifisso per morire simbolicamente con Lui e in Lui, facendo propria la sua morte redentrice. Per lui in quel momento il fonte battesimale rappresentava il sepolcro di Cristo come anche la sua Croce (talvolta il fonte era proprio a forma di croce). Così si attuava nel catecumeno il primo elemento della salvezza, cioè la distruzione del peccato, il ripudio di Satana e la liberazione dalla morte;

- con l'emersione invece veniva simboleggiata la risurrezione o anche la nuova nascita in Cristo e il fonte assumeva il simbolo dell'utero materno che partorisce una nuova creatura. Da quel momento il catecumeno non era più l'uomo peccatore nato da Adamo. Quello era sepolto per sempre nel fonte battesimale. Adesso egli era diventato un uomo nuovo, nato con Cristo ad una vita nuova: era figlio nel Figlio. Anche sopra di lui, uscente dall'acqua battesimale, la fede faceva sentire le parole celesti: "Questi è il mio figlio diletto";

- il neofito (così lo si chiamava dopo il battesimo) veniva unto dal vescovo con olio profumato simbolo dello Spirito Santo che con i suoi doni e i suoi carismi prendeva possesso di lui per farne un generoso discepolo di Cristo, un degno soldato capace di lottare fino al martirio, se necessario, per rimanere fedele al suo Signore (era la Cresima);

- infine, rivestito di una veste candida, simbolo della nuova vita ricevuta, e illuminato da una lampada, simbolo di Cristo Luce del mondo e della Fede, il novello cristiano veniva accompagnato fra canti di gioia all'interno della basilica dove poteva partecipare all'Eucaristia unendosi ai fratelli per formare un unico corpo mediante il Corpo e il Sangue del Signore, nell'attesa del banchetto eterno.

Questa celebrazione battesimale era quanto mai suggestiva e parlante di per se stessa ed esprimeva in maniera plastica il grande mistero della salvezza operato da Gesù. Oggi si preferisce, per motivi di opportunità, specialmente nel battesimo dei bambini, infondere l'acqua sul capo. Certo, il sacramento è lo stesso, ma il segno esteriore viene molto diluito anche se gli elementi essenziali del sacro rito ci sono tutti.



LA MATERNA PRESENZA DI MARIA

Con questa descrizione spero di avervi dato un aiuto per penetrare nel mistero della salvezza, ossia nella partecipazione, mediante la fede e il sacramento, alla morte e alla risurrezione di Gesù. Vorrei solo aggiungere un pensiero sulla presenza e sul ruolo della Madonna nel battesimo. Come abbiamo detto il battesimo è una nuova nascita in Cristo, cioè nasciamo di nuovo, non dalla carne, ma dall'acqua e dallo Spirito Santo. Il fonte battesimale

raffigura e il sepolcro di Cristo e il seno della Chiesa che ci rigenera. Ed è appunto lì che bisogna cogliere la materna presenza di Maria. Il Concilio Vaticano II insegna che Maria è la madre della Chiesa e di ciascun cristiano in quanto ci genera alla vita nuova di Cristo diventando canale dell'amore materno di Dio "dal quale discende ogni paternità (e maternità) in cielo e in terra" (cfr Ef 3,15). Da quel momento Maria ci accoglie come veri figli nello Spirito attuando obbediente e amorevole la parola del Crocifisso. "Donna, ecco tuo figlio!" (Gv 19,26 ). Ora tocca a noi attuare l'altra parola: "Ecco tua Madre!" (Gv 19,27) e accogliere Maria quale nostra vera mamma nell'ordine soprannaturale come suggerisce il vangelo: "e da quel momento il discepolo la prese con sè" (cfr Gv 19,27) cioè nella sua casa, nella sua vita. Tutta la devozione alla Madonna nasce da qui e consiste nel vivere con Lei questa realtà soprannaturale nella quale siamo stati trasportati da Cristo suo Figlio, nostro Salvatore, realtà che costituisce la vita quotidiana del cristiano: figlio vero di Dio, figlio vero di Maria "in Cristo".



CONTEMPLAZIONE

Per contemplare questo grande mistero della fede e farlo oggetto di orazione medita sul seguente brano biblico.

Lettera ai Romani cap. 5

Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato.

Fino alla legge infatti c'era peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire.

Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo morirono tutti, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti gli uomini.

E non è accaduto per il dono di grazia come per il peccato di uno solo: il giudizio partì da un solo atto per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute per la giustificazione. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l'abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.

Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita. Similmente, come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.

La legge poi sopraggiunse a dare piena coscienza della caduta, ma laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia,

perché come il peccato aveva regnato con la morte, così regni anche la grazia con la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore.



- Capitolo 11 -

"FU CONCEPITO PER OPERA DELLO SPIRITO SANTO"

L'INCARNAZIONE DEL FIGLIO DI DIO


Dopo aver affermato che il Figlio di Dio "per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal Cielo", proclamiamo "e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo". Con queste parole noi esprimiamo la nostra fede nel mistero dell'Incarnazione con quattro affermazioni:

1 - il Figlio di Dio discese dal Cielo;

2 - si è fatto uomo;

3 - prendendo la "carne" umana nel seno della Vergine Maria;

4 - per opera dello Spirito Santo.



SI E' FATTO UOMO

Il punto centrale sta nelle parole "si è fatto uomo": è questa la realtà che vogliamo affermare. Una realtà sconvolgente se ci pensiamo bene. Dio, il Creatore, l'Onnipotente, l'Infinito si è fatto uno di noi, "si è fatto in tutto simile a noi eccetto il peccato" come dice la Bibbia (cfr Ebr 4,15). Per questo Egli "discese dal Cielo": questa espressione non vuole denotare un movimento da luogo a luogo, ma un atteggiamento di umiliazione e di povertà. Scrive San Paolo: "Cristo Gesù era Dio, ma non pensò di dover conservare gelosamente il fatto di essere uguale al Padre. Rinunziò a tutto; scelse di essere servo e diventò uomo fra gli uomini. Tanto che essi lo riconobbero come uno di loro. Svuotò sè stesso e fu obbediente a Dio sino alla morte e alla morte di croce" (Filipp 2,6-8).

Notate bene i tre verbi usati da San Paolo per esprimere questo mistero:

"rinunziò a tutto"; "scelse di essere servo"; "svuotò sè stesso".

- Egli era ricchissimo, non gli mancava nulla: ebbene, ri­nunziò a tutto.

- Egli era il Padrone del mondo: ebbene scelse di essere il servo.

- Egli era la Pienezza dell'Essere e della vita: ebbene svuotò sè stesso fino alla morte di croce.

Perché e per chi, ha compiuto questo gesto così sconvolgente? "Per noi uomini e per la nostra salvezza", cioè perché ci ama e ci vuole salvare.



L'ESEMPIO DI GESU’

- Il nostro nemico, quello che ci porta alla rovina, è la superbia. Allora Il Figlio di Dio si è fatto umile per insegnarci e donarci l'umiltà che salva, la sua umiltà.

- La superbia produce la disobbedienza. Allora Egli si è fatto obbediente fino alla morte per insegnarci e donarci la sua obbedienza offerta per la nostra salvezza.

- Noi siamo dominati dall'avarizia e dalla passione per le ricchezze di questo mondo. Egli si è svuotato di tutto, si è fatto povero per insegnarci e donarci la sua povertà che salva e libera dalla schiavitù del denaro e dei beni terreni.

La spiegazione di tutto è l'amore: "per noi uomini e per la no­stra salvezza discese dal cielo"!

E qui entriamo nel grande mistero di Gesù, il mistero dell'Incarnazione che si esprime così: Il Figlio Eterno di Dio si è fatto uomo per amor nostro.

Notate bene l'espressione: si è fatto uomo. Noi non diciamo "ha rivestito la nostra umanità": diciamo che si è atto uomo, è diventato uno di noi. Prima era Dio: ora è anche uomo, cioè ha una natura come la nostra: un'anima come la nostra ed un corpo come il nostro. Quindi ha un'intelligenza che ragiona come la nostra, un cuore che ama come il nostro, una sensibilità che soffre e gioisce come la nostra, istinti come i nostri, sensi e nervi, mani e piedi, fantasia ed impulsi come i nostri. Egli è un vero uomo: non un fac-simile, non una caricatura, non un robot. E' un uomo vero, tale quale sono io e siete voi. "In tutto uguale a noi eccetto il peccato". L'unica cosa che Egli non ha potuto assumere come sua è stato il peccato, perché il peccato è l'opposto di Dio. In compenso, però, si è caricato di tutti i nostri peccati e li ha portati fino sulla croce perché ogni peccato morisse con lui e fosse espiato con il suo sangue.

questo Gesù, uomo vero e Dio vero, è la manifestazione visibile di Dio. In Lui è Dio stesso che si fa vedere e toccare da noi. "Chi vede me, vede il Padre" ha detto ai suoi discepoli "perché io sono nel Padre ed il Padre è in me!" (cfr Gv 14,9 -10) .

Attraverso la vita umana di Gesù Dio ci mostra visibilmente e palpabilmente chi è realmente, che cosa pensa, che cosa sente, che cosa vuole. Gesù, se mi permettete l'espressione, traduce nel linguaggio umano (fatto di gesti, di parole e di sentimenti), l'amore infinito di Dio. Per esempio: quando Gesù abbraccia i bambini compie un gesto di tenerezza che rivela la tenerezza di Dio e quando mangia con gli amici compie un gesto di affetto con il quale rivela l'amicizia affettuosa di Dio. Ricordatevi che Gesù rivela chi è Dio più con i fatti che con le parole.

Tutti i filosofi e tutti i grandi fondatori delle varie religioni che hanno parlato mirabilmente di Dio, ne hanno parlato dal di fuori, come un astronomo che parla delle sue sco­perte nel cosmo conosciute guardando dal suo telescopio. Gesù invece rivela Dio dal di dentro come l'astronauta che viene da un altro mondo e che ha toccato con i suoi piedi e con le sue mani i pianeti e le stelle dell'universo. San Giovanni scrive giustamente: "Nessun uomo mai ha visto Dio! Ma Gesù che né è il Figlio Unigenito, Lui sì ce lo ha ri­velato" (cfr Gv 1,18) .



NEL SENO DI MARIA

Ma in che modo il Figlio Eterno di Dio si è fatto uomo? La fede risponde: "per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria".

Non è possibile spiegare adeguatamente questo mistero, ma possiamo tentare di capirci qualcosa ricorrendo, magari, a qualche immagine.

a) Noi diciamo innanzitutto che Egli "si è incarnato": la parola "carne" nella Bibbia, significa "natura umana", cioè corpo e anima.

Affermando che Gesù si è incarnato, noi intendiamo dire che Egli ha fatto sua la nostra natura umana, diventando uomo come noi. Colui però che si è incarnato (ossia il Figlio eterno di Dio) non ha assunto una persona umana, ma semplice­mente la natura umana per cui abbiamo in Cristo due nature (quella umana e quella divina) e una sola Persona: la Se­conda Persona della Ss.ma Trinità, ossia il Figlio. Egli rimane sempre lo stesso come era prima, la Persona di prima, cioè quella del Verbo, la Seconda Persona della Ss.ma Trinità, ma si è fatto anche uomo assumendo la nostra natura umana! Quindi è nello stesso tempo vero Dio e vero uomo. Dio eterno ed infinito come il Padre, uomo vero e mortale come noi!

b) Ci domandiamo: come ha fatto a diventare vero uomo pur rimanendo vero Dio?

Da dove ha preso la carne, cioè la natura umana? "Dal seno della Vergine Maria." risponde la fede cristiana. Non ha preso una natura umana creata ex-novo dal nulla: in tal caso non sarebbe stato uno di noi! Neppure l'ha voluta prendere da un padre terreno perché Egli ha già un Padre vero: quello del Cielo. Invece ha preso la natura umana da una Vergine senza macchia di peccato perché fosse sì carne come la no­stra, però senza la corruzione della nostra. Egli è uno di noi per quel che riguarda la natura umana, ma è diverso da noi per quel che riguarda l'origine. La sua origine non è da Adamo, ma dal Padre. La Madonna gli ha dato la carne, cioè la natura di uomo: il Padre, che da tutta l'eternità lo genera come vero Dio, per opera dello Spirito Santo, Lo ha generato anche come vero uomo.



L'OPERA DELLO SPIRITO

Con Gesù comincia un'umanità nuova che ha la sua origine dallo Spirito. Gesù è un uomo nuovo. E' uomo come noi, ma la sua vita umana viene da Dio per opera dello Spirito.

Di conseguenza con Gesù Dio dà inizio ad una umanità nuova perché Gesù diventa la sorgente di una vita nuova per quanti si uniscono a Lui, formando con Lui una cosa sola.

Ebbene, noi affermiamo che tutto ciò è "opera dello Spirito Santo". Con queste parole esprimiamo due realtà:

- la prima è che la vita umana di Gesù ha la sua origine dalla Potenza Infinita di Dio e non dal seme umano. Maria ha concepito da sola il suo Figliolo, senza il concorso dell'uomo, come invece avviene in ogni umana generazione. Ha potuto farlo perché Dio stesso gliene ha dato il potere con la forza onnipotente del suo Spirito;

- la seconda realtà è che il concepimento di Gesù, in quanto uomo, è opera dell'Amore infinito di Dio. Nella generazione di Gesù non manca l'amore, solo che non è quello del maschio verso la donna, ma è l'Amore stesso di Dio, la Terza Persona della Santissima Trinità (cioè lo Spirito Santo), che avvolge Maria come una nube di grazia: `Eo Spirito Santo scenderà su di te e la Potenza dell'Altissimo ti avvolgerà nella sua ombra" (Lc 1,35). Maria, a sua volta, presta il proprio assenso all'Incarnazione spinta dal suo amore verso Dio e verso di noi: "Eccomi, sono la serva del Signore; si faccia di me secondo la tua parola" (Le 1,38). Il risultato di questo misterioso scambio di amore è Gesù, Figlio di Dio e Figlio di Maria, vero Dio e vero uomo.



MARIA

In tutto questo mistero la Vergine Maria ha un suo ruolo che è centrale, unico, ínsostituibíle.

- Essa è il nuovo Paradiso Terrestre dove nasce l'Uomo Nuo­vo, quello che piace a Dio.

La Bibbia ci racconta che nell'antico Eden l'uomo venne dalla terra, creato dalla potenza e dall'amore di Dio, adorno di Grazia e di doni. A causa del peccato però la terra è stata maledetta e da quel momento ogni uomo nasce peccatore, corrotto, privo della Grazia e dei doni celesti che lo facevano "immagine" della divinità. Per cominciare una nuova uma­nità Dio ha voluto una terra vergine ed immacolata. Per questo ha preservato Maria dal peccato originale e l'ha riempita della sua divina benedizione! Da lei, dal suo seno, Dio ha tratto l'Uomo Nuovo, Gesù Cristo!

- Maria è il vero tempio vivente di Dio. L'accenno dell'angelo Gabriele alla nube misteriosa e divina che avvolgeva Maria ci richiama la nube altrettanto misteriosa che avvolgeva il tempio del Signore nel deserto. Quando quella nube scendeva sul tempio, gli ebrei sapevano che Dio stesso si faceva presente e parlava con Mosè. Qui Dio si fa presente con la sua Potenza ed il suo Amore in Maria per compiere in Lei il mistero dell'Incarnazione. In nessun altro luogo Dio è così presente come in Maria!

- Maria è vera Madre di Dio. Essa è la vera mamma di Gesù in quanto uomo e lo è come nessun'altra donna lo è mai stata e mai lo sarà. Essa, infatti, non solo dona a suo figlio quello che le altre mamme donano ai loro figlioli quando li generano; Gli dona molto di più. Le altre mamme, infatti, donano la vita ai loro figli unitamente ai mariti; Maria invece è sola nel dargli la vita umana. Ne vengono conseguenze importantissime di carattere genetico, somatico, psicologico. Per non addentrarci in questioni che non ci competono, diremo solo questo: che la somiglianza fisica e psicologica tra Gesù e sua madre non può essere che eccezionale, unica, proprio per il concepimento verginale.

Maria viene chiamata dalla Chiesa vera Madre di Dio perché il Figlio da lei generato è Lo stesso che il Padre Celeste gene­ra ineffabilmente da tutta l'eternità, come abbiamo visto sopra. Questo titolo meraviglioso Le fu riconosciuto ufficialmente nel Concilio di Efeso (a. 431) quando venne proclamato il dogma della Theotòcos (= Madre di Dio). Allora tutta la cristianità esultò di gioia e da quel momento la devozione mariana si diffuse in tutto il mondo.

Il fatto poi che Gesù sia figlio di Maria e figlio di Dio, comporta per la Madonna una singolare partecipazione all'amore paterno di Dio nei riguardi di Cristo. Il Cuore di Maria ne divenne e ne rimane per eccellenza il traduttore, per così dire, in termini materni. Maria cioè tradusse e traduce, con sentimenti materni unici, l'amore unico di Dio Padre per il suo Figliolo Gesù. Il che colloca Maria nel mistero della Santissima Trinità donandole una dignità che San Tomaso d'Acquino non esita a dire quasi infinita.

Infatti:

- il Padre e Maria si incontrano in un comune soggetto di generazione e d'amore, in un comune figlio: Gesù!

Gesù è tutto per il Padre Celeste: "Questi è il mio figlio, il diletto!"

Ma Gesù è tutto anche per Maria: "La. madre di Gesù!";

- il Figlio ha con Lei una relazione unica per il fatto che è anche suo vero figlio, come lo è del Padre Celeste;

- infine Maria ha una relazione unica anche con lo Spirito Santo. Egli infatti ha operato in Lei e con Lei l'incarnazione di Cristo;

- un'ultima osservazione tra le tante che potremmo ancora fare. Nessuna mamma ha mai amato, e mai amerà suo figlio come la Madonna ha amato e ama Gesù. Un giorno il Si­gnore ha detto queste parole: "Chi ama il proprio figlio più di me, non è degno di me". Con ciò Egli intendeva dire che per tutti gli uomini c'è un oggetto d'amore che supera anche le relazioni più care e più intime: Dio! Ecco perciò il grande comandamento: "Ama il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze!" (Mt 22,37).

Ci sono delle mamme che si sono trovate nella necessità di passare sopra l'amore dei propri figli per rispondere all'amore di Dio. Ricordo, ad esempio, la mamma dei sette fratelli Maccabei, di cui parla la Bibbia, o Santa Francesca di Chantall che, chiamata da Dio al monastero dopo la morte del marito, ha saputo staccarsi dai suoi figlioli per donarsi al servizio del Signore pur dovendo superare la loro tenace opposizione gridando loro: Dio prima di tutto, Dio sopra tutto! Maria iinvece può riversare tutta la pienezza del suo amore di madre e di creatura su Gesù perché è proprio Gesù che deve amare con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le sue forze! Gesù è il suo figliuolo, ma è anche il suo Dio!

Per Lei amare Dio e amare suo figlio è la medesima cosa!

eletti non abbiano conseguito per sempre la gloria finale" (LG 61-62).

E' da queste verità di fede che deve sgorgare la vera de­vozione alla Madonna, non dal nostro sentimentalismo. La devozione a Maria deve esprimere il rapporto stupendo che Dio ha stabilito tra Lei (Madre di Dio e Madre nostra) e noi (figli di Dio e figli suoi): un rapporto fatto di venerazione per la sua grandezza, di amore filiale per la sua bontà e di fiducia illimitata per la sua potente intercessione materna presso il Figlio Gesù.



CONTEMPLAZIONE

Il brano di vangelo che ti propongo per la tua preghiera contemplativa è uno dei più significativi e dei più profondi del Nuovo Testamento. Affrontalo con umiltà e chiedi allo Spirito di illuminarti e guidarti.

Vangelo di Giovanni cap. 1

In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.

Egli era in principio presso Dio:

tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.

In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;

la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno ac­colta.

Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.

Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.

Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe.

Venne fra la sua gente, ma- i suoi non- l'hanno accolto.

A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome,

i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.

Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me».

Dalla sua. pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia.

Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la ve­rità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.



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