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Alle sorgenti della vera pietà (Carità nella Verità dottrinale) di don Fusina

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2009 16:24
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05/09/2009 16:10


- Capitolo 12 -

"...E SI EFATTO UOMO"

IL VERBO SI E' FATTO CARNE


E ' questa, come abbiamo detto, la realtà centrale del eri­stianesimo davanti alla quale il credente cade commosso in adorazione ed in rendimento di grazie. Nel seno della Vergine Maria, come in una meravigliosa cattedrale, il Figlio di Dio, la Seconda Persona della Santissima Trinità, si è sposato con la nostra misera carne umana, cioè con la nostra natura di uomini, così da formare con essa una cosa sola! Notate bene: il Figlio di Dio non ha preso una persona umana, ossia uno di noi: in- tal caso si sarebbe unito soltanto ad un uomo, a quell'uomo. No! Egli ha assunto la natura umana, non una persona umana: in tal modo si è unito in maniera mirabile e misteriosa a quanti posseggono questa natura, quindi ad ogni creatura umana. La natura umana è quella cosa che noi uomini abbiamo in comune; ciascuno però la possiede individualmente e personalmente. La natura umana è ciò che ci fa essere uomini e ci fa capaci di agire da uomini e non da angeli o da animali. Noi infatti siamo per natura uomini: pensiamo da uomini, amiamo da uomini, ci comportiamo sempre in ogni cosa da uomini. Il gatto, invece, vive e agisce da animale, perché la sua natura non è umana, ma animalesca.

L'angelo a sua volta si comporta da spirito, perché la sua natura è spirituale, non umana. L'angelo non ha, ad esempio, i limiti della nostra carne (la malattia, la sofferenza, la morte) perché è un essere spirituale.

Noi siamo esseri umani composti di corpo e di spirito: siamo mortali per il corpo, immortali per lo spirito. Noi facciamo parte di una specie vivente tra le innumerevoli specie che hanno popolato e popolano la Terra: noi siamo la specie umana La Bibbia, pur chiamando ciascuno con il proprio nome per sottolineare l'individualità delle persone, quando parla di tutti usa un termine concreto, ci unisce tutti in un solo essere e ci chiama: adàm, il terrestre. Noi tutti formiamo una sola natura umana, una sola specie: siamo i terrestri. Io sono un terrestre, tu sei un terrestre, tutti noi siamo terrestri, cioè composti di materia e di spirito.

Ebbene il Figlio di Dio, per redimere questo terrestre peccatore, si è fatto a sua volta terrestre "in tutto simile a noi, eccetto il peccato" dice San Paolo. Perché eccetto il peccato? Perché il peccato non è nella natura umana, ma è nelle persone. E' la persona che pecca, non la sua natura umana.

II peccato, infatti, è un atto individuale, personale, respon­sabile e perciò imputabile a colui che lo ha commesso.

Il Figlio di Dio, facendosi uomo, non ha assunto una persona umana, un uomo, ma soltanto la natura della specie umana: ha assunto un corpo come il nostro e un'anima spirituale come la nostra. Il corpo lo ha preso dalla carne della Vergine Maria, l'anima è stata creata direttamente da Dio, come la nostra. Ma mentre per me la creazione dell'anima ha comportato la creazione di una persona umana, il mio io, per Gesù non è stato così. L'io di Gesù, la sua Persona, esisteva già ab aeterno, da sempre: è la Seconda Persona della Santissima Trinità, la persona del Figlio. Questa Persona Eterna, ha fatto suoi e il corpo e l'anima diventando così uomo: "et homo factus est!" Notate bene questa frase del Credo: et homo factus est! E' la medesima che troviamo nel Vangelo di Giovanni: "E il Verbo si è fatto carne". Dire carne e dire uomo è la stessa cosa. Notate come noi non possiamo dire: mi sono fatto uomo! Ma solo sono stato fatto uomo.

Prima io non esistevo. C'è stato qualcuno che mi ha fatto, e mi ha fatto uomo. Non mi sono fatto da me!



THEOTOCOS - MADRE DI DIO

Di Gesù invece la Bibbia dice: " il Verbo si è fatto carne!" (Gv 1,14). Il Verbo, cioè il Figlio di Dio, esisteva ancora prima di farsi carne: Egli esiste da sempre perché è eterno! Ma, come insegna San Paolo, "quando arrivò il tempo stabilito, Dio mandò il Figlio Suo, nato da donna" (Gal 4,4). Colui che esiste ab aeterno come Figlio di Dio, cominciò ad esistere nella nostra storia e sulla nostra terra anche come figlio di una donna. Non sono due persone distinte, una che esiste in Cielo e che viene ad abitare in quell'altra che esiste sulla terra come insegnava Nestorio nel secolo V. Nestorio credeva e insegnava questo errore: in Gesù ci sono due nature: la natura spirituale ed unica di Dio e la natura carnale dell'uomo. Inoltre, egli diceva, in Gesù ci sono pure due persone: la Persona del Figlio di Dio e la persona del figlio di Maria. In altre parole in Gesù ci sono - sempre secondo Nestorio - due esseri: Dio e l'uomo. L'uomo sarebbe come posseduto dalla Persona del Figlio di Dio, più o meno come avviene per coloro che sono posseduti dal demonio. Ne viene di conseguenza - dice ancora Nestorio - che Maria non può e non deve essere chiamata Madre di Dio ma semplicemente Madre di Cristo, ossia madre dell'uomo posseduto da Dio.

La Chiesa condannò come eretica, cioè falsa, questa interpretazione del Mistero dell'Incarnazione, e proclamò, nel Concilio di Efeso del 431, che Gesù è veramente Dio, come pure è veramente uomo. In Lui una sola è la Persona: quella eterna del Figlio, la seconda Persona della Santissima Trinità, mentre invece sono due le nature: quella divina e quella umana. Perciò Maria è vera Madre di Dio per cui può e deve essere chiamata così e non soltanto Madre di Gesù.

Tutto questo discorso potrà sembrarvi astruso e difficile. Difficile sì, lo ammetto, ma non astruso. Anzi esso è quanto mai concreto e incide profondamente nella nostra vita a patto che lo accogliamo in noi mediante la fede. Domandiamoci infatti perché mai il Figlio di Dio si è fatto uomo, ha preso cioè la natura umana e non anche la persona di un uomo.

Assumendo la nostra natura Egli ha assunto un po' cia­scuno di noi, si è incarnato, in un certo senso, in ciascuno di noi. Egli non si è fatto quell'uomo, ma si è fatto uomo. Non ha sposato quell'uomo, ma ha sposato l'uomo. In altre parole Egli, rimanendo nella sua Persona di Figlio di Dio, si è unito mediante una sua propria carne umana, a tutti gli uomini che furono, che sono e che saranno cosicché tutti gli uomini che Lo avessero accolto, potessero partecipare alla sua figliolanza divina. Ecco come ce ne parla la Bibbia: "Dio mandò suo Rglio, nato da donna, ...perché ricevessimo l'adozione a figli" (Gal 4,5), cioè perché diventassimo in Lui suoi figli adottivi. E ancora: "A coloro che lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio: a quelli cioè che credono in Lui" (Gv 1,12). Ecco chiaro allora il disegno di Dio: per rendere gli uomini partecipi della sua natura divina Egli si fa uomo, cioè fa propria la nostra natura umana composta di corpo e spirito. Da quel momento Dio è anche uomo e ogni uomo, se vuole, può partecipare alla vita stessa di Dio.



IL SEGNO DELL'ACCOGLIENZA: L'Eucaristia

Che cosa devo fare? Semplicemente credere, cioè accogliere il dono di Dio che mi viene offerto, ossia accogliere Gesù. Noi esprimiamo visibilmente questa accoglienza di fede quando ci accostiamo alla Santa Comunione Eucaristica. Dio, rap­presentato dal celebrante, ci offre suo Figlio fatto uomo, presente sotto le specie del pane e del vino. Noi accogliamo

questo Figlio e Lo facciamo nostro mangiando e bevendo. Ma questo gesto è un gesto sacramentale: esso raffigura e concretizza la fede. "E' il Corpo di Cristo" ci dice il celebrante mostrandoci la particola prima di mettercela in bocca come fa la mamma con il suo bambino. E noi rispondiamo: "Amen!", che vuol dire: è proprio così! lo credo! Poi, con la semplicità dei piccoli, apriamo le nostre labbra e ci lasciamo nutrire dalla nostra mamma che è la Chiesa, come il bambino si lascia nutrire dalla sua mamma.

A qualcuno piace di più ricevere la comunione in mano, per meglio esprimere la propria maturità! E' questione di abitudini e di gusti! lo però preferisco riceverla in bocca, perché amo di più essere trattato come un piccolo bambino, nutrito con tanto amore dal Padre e da Maria: il cibo santo che ricevo infatti è Gesù stesso, il Figlio di Dio e di Maria.

Comunque si faccia, il gesto sacramentale significa sempre lo stesso mistero: Dio mi dona suo Figlio fatto uomo, quel Figlio che esiste da sempre come Dio, ma che è nato dal seno di Maria come uomo! Egli me lo dona perché la vita divina ed eterna che è in Gesù, diventi anche mia: la mia nuova vita di figlio di Dio: "Colui che mangia di Me vivrà per Mc" (Gv 6,57).



IL SEGNO DELL'ACCOGLIENZA: il Matrimonio

Vi è un altro gesto sacramentale mediante il quale ci viene significato e donato questo mistero del Dio fatto uomo: è il matrimonio. Abbiamo accennato sopra come il seno di Maria sia stato la cattedrale immacolata e santa dove il Verbo di Dio ha sposato la nostra carne umana facendola sua per sempre. Non è affatto un gioco di parole o di fantasia; è realtà autentica, solo che noi siamo poco abituati a questo modo di parlare ed a riflettere a fondo sulle cose di Dio. Già nell'Antico Testamento i profeti hanno paragonato l'amore di Dio per il popolo eletto al fidanzamento e all'amore coniugale. Infatti la caratteristica dell'amore coniugale è il dono di se all'altro ed il frutto di questo amore è l'unione. "L'uomo lascerà suo padre e sua madre per donarsi alla donna - dice la Bibbia - i due saranno una carne sola" (Gn 2,24) ossia una realtà nuova formata dall'unione di due persone. Il matrimonio è una seconda nascita: muore l'individuo e nasce la coppia e la famiglia, muore l'egoismo e nasce l'amore che si dona!

Ebbene la Bibbia dell'Antico Testamento ci parla di Dio come di un fidanzato che ha visto una povera donna sola, abbandonata da tutti, preda dei violenti, schiava dei malvagi. Egli ha amato questa donna, l'ha riscattata a caro prezzo, l'ha rivestita di ricchi ornamenti, l'ha fatta regina piena di splendore e di bellezza. Potete leggere queste pagine commoventi nel libro del profeta Osea o anche in quello del profeta Isaia.

Gesù riprende il discorso e si presenta a noi come lo sposo celeste venuto sulla terra per celebrare il matrimonio con la sua fidanzata, cioè con l'umanità. Non per nulla ha scelto una festa nunziale, a Cana di Galilea, per manifestarsi come Colui che porta il vero vino inebriante dell'amore di Dio. E non per nulla ha voluto che ciò avvenisse per la preghiera di Maria! Maria non è soltanto la Madre del Verbo Incarnato: ne è anche la Sposa e la Compagna: Mater Domini, Sponsa Verbi, Socia Christi la chiamavano giustamente i Padri della Chiesa.

- Mater Domini: la madre di Dio in quanto Gli ha dato la vita umana. Lo ha generato come uomo.

- Sponsa Verbi: la sposa immacolata del Verbo, perché ha riassunto in sè tutta l'umanità quando ha dato il consenso alle nozze della natura divina con la natura umana in Cristo, Dio e uomo.

- Socia Christi: la compagna del Salvatore, perché da Lui assunta quale Madre di tutti gli uomini, collaboratrice nella sua opera di redenzione in nome ed in persona di tutta la Chiesa.

Il Concilio Vaticano II parla di questo ruolo sponsale di Maria nel cap. 8° della costituzione "Lumen Gentium" dove insegna che in Maria si riassume tutta la Chiesa. Del resto anche San Paolo, sia pure indirettamente, accenna a Lei quando descrive le meraviglie che l'amore nunziale di Cristo compie nella Chiesa Sua Sposa: la rende pura e senza macchia, gloriosa, senza difetto e senza ruga, tutta bella! E dov'è che la Chiesa raggiunge il vertice della sua immacolatezza, della sua santità, della sua bellezza e della sua gloria se non nella Madonna? Ecco, amici, il grandioso mistero d'amore che esprimiamo nel Credo quando diciamo: "et homo factus est! E si è fatto uomo!". E' una grandiosa realtà che coinvolge non solo Gesù e la Madonna, ma anche noi, sia personalmente, che collettivamente presi. Mediante il battesimo, infatti, veniamo uniti all'umanità che il Verbo ha sposato e diventiamo membra del suo Corpo che è la Chiesa. Mediante l'Eucaristia, il Matrimonio e gli altri sacramenti noi partecipiamo allo sposalizio ed al convito nuziale di Cristo con l'umanità redenta.

Mediante il nostro sforzo e la nostra virtù cooperiamo a rendere sempre più pura e santa e gloriosa la Sposa del Verbo, cioè la Chiesa.

Infine noi viviamo nell'intimità del nostro essere, l'unione misteriosa del Figlio di Dio con la carne umana, perché Egli vive in noi e ci unisce sempre più strettamente a sè mediante l'amore che lo Spirito Santo effonde nel nostro cuore.

Il cristianesimo, amici, è un mistero d'amore e di unione. Quindi un mistero di gioia e di salvezza!

La Madonna ci aiuti a comprenderlo e a viverlo sempre più come l'ha vissuto Lei!



CONTEMPLAZIONE

Immagina di essere presente alle nozze di Cana e di partecipare al colloquio tra Gesù e sua Madre. Cerca di penetrare con fede e umiltà nel profondo del mistero. Quelle nozze alludono al matrimonio cristiano nel quale Gesù si fa presente sacramentalmente quale mistico sposo della Chiesa che dona il "vino nuovo", simbolo dello Spirito Santo.

Vangelo di Giovanni cap. 2

Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù.

Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.

Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino».

E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora».

La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà».

Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili.

E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le giare»; e le riempirono fino all'orlo.

Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi glíene portarono.

E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo

e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono».

Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. Efesini cap. 5

Il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo.

E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto.

E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei,

per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell'acqua accompagnato dalla parola,

alfine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata.

Questo mistero è grande; lo dico in ríferimento a Cristo e alla Chiesa!



- Capitolo 13 -

"SI E’ FATTO UOMO" (2)

UNO DI NOI


Nel capitolo precedente abbiamo meditato sul mistero dell'incarnazione che esprimiamo nel Credo con le paro­le: "et homo factus est!" 'E si è fatto uomo!" Abbiamo contemplato con fede e con umiltà lo sposalizio del Verbo, cioè del Figlio di Dio, con la nostra natura umana ed ab­biamo ammirato in Maria non solo la Madre di Dio, ma anche la Sposa, Colei cioè che impersona e riassume in sè tutto il Corpo Mistico di Cristo che è la Chiesa.

Ora vogliamo procedere oltre nella contemplazione del Verbo Incarnato, guardando soprattutto a questa carne che Egli ha assunto, ossia alla sua umanità. San Paolo ha due bellissime descrizioni che desidero sottoporre alla vostra attenzione:

la prima è in Filippesi 2.6-7 e dice: "Gesù era come Dio (cioè era uguale al Padre), ma non pensò di dover conservare gelosamente (cioè solo per sè stesso) il fatto di essere uguale a Dio. Rinunziò a tutto; scelse di essere come un servo e diventò un uomo fra gli uomini. Tanto che essi lo riconobbero come uno di loro";

la seconda si trova in Ebrei 4.15-16: "Noi non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato Lui stesso provato in ogni cosa, come noi, eccetto il peccato. Per questo possiamo accostarci con fiducia piena al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno".

Nel primo brano San Paolo ci descrive l'annientamento del Figlio di Dio che ha rinunciato alla sua gloria divina per diventare uno di noi, un servo.

Nel secondo brano San Paolo ci invita alla fiducia perché Gesù, nato sommo sacerdote, sa comprendere e compatire le nostre debolezze in quanto, eccetto il peccato, si è fatto simile a noi in tutto, anche nella debolezza della carne.

Tutto questo ci aiuta a comprendere che cosa significhi per noi il fatto che il Figlio di Dio è diventato uomo e ci aiuta a capire meglio chi è Gesù. Ci sono in Lui due realtà: la realtà della sua natura divina per cui è vero Dio e la realtà della natura umana per cui è vero uomo.

Fermiamoci un poco su questa natura umana.

1 - "Diventò uomo tra gli uomini - scrive S. Paolo - tanto che essi lo riconobbero come uno di loro". Ecco un primo aspetto di Gesù che merita tutta la nostra attenzione: "Egli è uomo tra gli uomini". Che cosa vuol dire? Vuol dire che Egli non finge di essere un uomo come noi, ma lo è realmente! Fino al punto - scrive ancora l'apostolo - da conoscere le nostre debolezze eccetto il peccato!

Vi ho già spiegato che il peccato è proprio della persona, non della natura. Ognuno ha il suo peccato, quello che commette personalmente.

Il Figlio di Dio ha assunto la natura umana, non una persona umana. Egli personalmente non ha mai commesso un peccato. E' stato l'unico uomo che abbia potuto lanciare questa sfida: "Chi può accusarmi di peccato?" (Gv 8,46). Tuttavia il peccato è gravato sulle sue spalle, lo ha coperto tutto, lo ha infangato fin nel profondo del cuore. Scrive la Bibbia: "Colui che non ha mai commesso un peccato perso­nale, Dio lo ha fatto diventare un peccato vivente per liberare noi dal nostro peccato!" (cfr 2Cor 5,21).

Il peccato che copre Gesù non è il suo, ma il nostro! Egli però, se eccettuiamo il peccato, è uno di noi in tutto, anche nella debolezza umana. Qualcuno potrà scandalizzarsi, ma è questa la verità! C'è infatti una debolezza che deriva dal peccato e c'è una debolezza che viene dalla natura. La prima non c'è in Gesù, perché Gesù non è un peccatore. Ma la se­conda sì che c'è, perché Gesù è un uomo.

Egli, in quanto uomo, ha avuto tutto un cammino da compiere sia nella sua crescita fisica, corporale, sia nel suo sviluppo intellettuale, morale, spirituale, proprio come avviene per noi. Ha avuto bisogno della mamma non solo per nascere, ma anche per imparare a camminare, a parlare, a pregare, a vivere. Maria non gli ha dato soltanto la vita, lo ha pure educato all'amicizia, all'amore, alla bontà proprio come fa una mamma con il suo bambino. Le virtù che troviamo nel Signore, il suo linguaggio fiorito e poetico, i suoi sentimenti affettuosi e forti non sono dovuti solo alla potenza divina che è in Lui, sono pure il frutto di un lungo cammino educativo compiuto soprattutto sotto la guida attenta, premurosa, affettuosa e forte della sua mamma e del suo papà putativo.

Vediamo uno sprazzo di questa verità nell'episodio dello smarrimento nel tempio. I suoi genitori si mostrano assai preoccupati per lui e la mamma lo rimprovera dolcemente, ma apertamente. La risposta che egli dà non è capita subito e mi fa pensare a quello che succede nelle nostre famiglie quando i figli crescono e nascono le prime incomprensioni tra loro ed i genitori. Subito dopo però vediamo Gesù docile, obbediente, sottomesso nella povera casa di Nazareth e vediamo Maria pensosa in meditazione a riflettere su quanto era successo per cercare di capire quel suo misterioso figliolo! Tanti pensano alla casa di Nazareth come ad un luogo meraviglioso dove tutto doveva essere miracolo e luce. La realtà però è ben diversa: Nazareth è stata la palestra umile e preziosa dove Gesù si è esercitato, giorno dopo giorno, nelle virtù familiari e sociali e dove Maria viveva nella fede umile e semplice la sua grande missione materna.

Il vangelo infatti dice espressamente che il primo segno miracoloso dato da Gesù è stato il prodigio di Cana, quando ormai aveva più di trent'anni. Ciò vuol dire che fino a quel momento Egli non aveva fatto nulla di straordinario. Ne abbiamo una controprova quando parla nella sinagoga di Nazareth ed applica a se stesso la profezia di Isaia. 1 suoi compagni restano scandalizzati da quello che dice di essere perché lo avevano sempre visto e conosciuto semplicemente come il figlio di Maria, il figlio del falegname, il fratello (cioè il parente) di Giacomo, di Simone ecc. E sono talmente indignati dalla sua rivelazione come Messia, che tentano di buttarlo giù dal dirupo del monte. Ciò vuol dire che fino a quel momento Gesù non aveva mai detto o fatto nulla di diverso da quello che dicevano o facevano gli altri. Essi infatti si chiedono: Ma dove ha imparato questa cosa? Da dove gli viene questa sapienza? (cfr Mt 13,54). Non sapevano spiegarselo perché era stato a scuola con loro per imparare a leggere ed a scrivere e non aveva mai frequentato le scuole di Gerusalemme dove insegnavano i rabbini più rinomati! Per questo non seppero mai accettare come Messia quell'umile figlio di Maria che era vissuto accanto a loro e come loro per tanti anni senza dare mai alcun segno di superiorità e di straordinarietà! Era stato bambino come i loro bambini: aveva giocato, gridato, pianto come i loro piccoli. Era cresciuto, si era fatto adolescente e poi giovane e uomo maturo partecipando alla loro vita di contadini e di artigiani, frequentando ogni sabato la loro sinagoga dove, di tanto in tanto, si prestava alla lettura della Bibbia ed alle altre incombenze liturgiche stabilite dalla Legge. Alla porta del villaggio, dove si radunavano gli anziani per parlare di politica e discutere gli affari del paese, egli sedeva in disparte, insieme agli altri giovani, ascoltando ed interrogando con, umiltà e deferenza. "Con - gioia sincera partecipava alle feste dei suoi concittadini in occasione di nozze e di altri lieti avvenimenti come pure ne condivideva il lutto ed il dolore quando la morte o la sofferenza entrava nelle loro povere case. Insomma non era mai stato diverso da loro e S. Paolo parla rettamente quando afferma che " lo riconobbero come uno di loro!".

A noi sembra strano che il Figlio di Dio sia stato un uomo qualsiasi, sperduto tra la massa degli uomini di quel tempo! Eppure questa è la realtà del Verbo fatto uomo! Egli ha condiviso in tutto la vita quotidiana della sua gente e non si distingueva dagli altri in nessun modo, tant'è vero che quando si presenta loro rivelandosi come il Messia, essi lo rifiutano scandalizzati! "Ma non è il figlio del falegname? E Maria sua madre non è qui in mezzo a noi?" (Mt 13,55).

2 - Ma se dall'aspetto esteriore della sua vita passiamo ad esaminare quello intimo, così come ci viene rivelato a sprazzi, quasi sempre per caso, dai racconti evangelici, ci troviamo ancora di fronte ad una sorpresa. Egli ci appare pienamente uomo anche nei suoi pensieri, nei suoi sentimenti e nei suoi affetti. Lo vediamo tenero e dolce con i bambini che gli si affollano attorno: li prende in braccio, li bacia, li coccola, li benedice. Ed a chi gli rimprovera questa tenerezza quasi fosse una perdita d1 tempo prezioso e di di­gnità, risponde sdegnato che farebbe meglio a farsi bambino pure lui. Parole che fanno riflettere ancora perché pure oggi ci sono pastori ed educatori che non capiscono l'importanza dei fanciulli agli occhi di Dio! Non sanno che chi accoglie tra le braccia un bambino, accoglie Lui stesso, Gesù?

Lo vediamo ancora affettuoso con gli amici, delicato con i peccatori, paziente con gli importuni, attento e premuroso con i malati, ma anche forte con i potenti, irritato e quasi violento con gli ipocriti, insofferente e duro con quanti op­primono i piccoli ed i poveri. Lo vediamo piangere sulla tomba dell'amico Lazzaro e sulla città che ama, commosso davanti alle lacrime della vedova di Naim, addolorato e rattristato di fronte alle sofferenze dei malati e della povera gente. Mostra da sempre un'umanità delicata e profonda, sentimenti ed affetti in tutto simili ai nostri. Del resto anche la sua predicazione è fatta di parole semplici, di parabole e di immagini tolte dalla vita quotidiana del suo tempo e della sua gente: segno chè, egli vi partecipa in pieno. Non è uno che si sforza di calarsi giù nella vita degli altri: è uno che la condivide in pieno!

Anche delle faccende politiche del suo tempo si mostra al corrente, pur affermando il suo chiaro distacco da esse. Sa e dice che Erode è "una volpe" (Lc 13,32); butta in faccia a Pilato il vuoto della sua vanitosa autorità, rifiuta con decisione e forza i pericolosi entusiasmi della folla che vorrebbe farlo re.

Accanto a queste manifestazioni di umanità, altre ce ne sono che ci lasciano perplessi, se non scandalizzati. Egli appare uomo amante della compagnia e della tavola: accetta volentieri l'invito a pranzo e spesso lo fa in casa "dei publicani e dei peccatori", in contrasto con il comportamento dei benpensanti e dei farisei del suo tempo. Per questo c'è chi, paragonandolo all'austero Giovanni Battista, lo accusa di essere un mangione ed un beone. Al contrario dei rabbini e dei farisei non disdegna colloquiare con le donne, talvolta anche con quelle di equivoca fama e lo fa con una libertà di spirito che impressiona e colpisce. Mostra di avere le debolezze della nostra umanità quali la fame, la sete, la stanchezza, la noia, la paura, il disgusto. A volte è triste, talvolta piange, ora si irrita, ora invece si commuove. Tutti i nostri umani sentimenti li troviamo anche in lui, tutti i no­stri affetti più cari hanno posto anche nel suo cuore! Egli è uno di noi, Egli è un vero uomo: "et homo factus est"'.

Com'è bello, amici, leggere e meditare il Vangelo da questa visuale di umanità. Provate! Leggete i vari episodi sottolineando i sentimenti, gli affetti, i pensieri ed i comportamenti che ne rivelano l'umanità e vi ritroverete di fronte ad un Gesù nuovo, inedito, ma vero, autentico.

Il Figlio di Dio, infatti, non ha sposato la nostra carne per finta, ma ha voluto che essa diventasse la sua vita per essere in tutto uno di noi, eccetto il peccato. E così Egli ci rivela la realtà profonda della natura umana, ce ne mostra la bellezza e la preziosità.

Non c'è nulla nell'uomo che vada disprezzato se eccettuiamo il peccato! Tutto è bello, tutto è buono, tutto è apprezzabile dal momento che Dio stesso ha assunto la nostra carne umana, la nostra vita, il nostro cuore! La fede in Gesù porta inevitabilmente alla fede nell'uomo perché in Gesù l'uomo è stato assunto e vissuto da Dio.

Quando io mi accosto a Gesù lo penso e lo vedo così! Sì certo, Egli è il Figlio di Dio e ciò mi fa sentire piccolo e povero dinanzi a Lui. Ma quando Lo guardo nella sua umanità, quando, come Giovanni, poso il mio capo sul suo cuore, allora non ho più alcun timore. Allora sento di avere in Lui un caro amico che mi comprende, mi ama, è pieno di tenerezza e di premura per me, sa compatirmi e perdonarmi nei miei errori. Oh! quale torto fanno a Gesù quei predicatori e quei catechisti che Lo presentano quasi svestito della sua umanità!

Penso che sarebbe cosa assai bella e utile raccontare il Vangelo con semplicità, sottolineando l'umanità del Signore, il suo amore per noi, le sue virtù ed i suoi sentimenti. Altri potranno dedicare la loro competenza all'esegesi ed al­l'ermeneutica dei Vangeli, cose assai importanti e preziose, che stanno alla base di ogni lettura e meditazione. Personalmente preferisco raccontare il Vangelo così come si raccontano gli episodi della vita di persone care. E sono convinto che anche questo contribuisce alla crescita della fede del popolo cristiano!

"Et homo factus est! Dio si è fatto uomo!" Quale mistero di umiltà e di amore! Facendosi uomo si è fatto nostro amico, nostro fratello. Ha assunto e fatti suoi i nostri sentimenti ed i nostri affetti, la nostra lingua ed il nostro cuore! Ecco il dono di Dio, ecco il regalo del suo amore paterno: suo Figlio fatto uomo!

Maria, che sei vissuta accanto a quest'uomo dopo che gli hai donato la nostra carne, aiutaci a conoscerlo sempre più. Ottienici la grazia di poterlo conoscere così com'è nella sua umanità e, soprattutto, nel suo cuore umano, quel cuore di cui tu, per prima, hai gustato la ricchezza di affetti e sentimenti!



CONTEMPLAZIONE

Guarda con gli occhi del cuore Gesù nella sua infanzia, nella sua adolescenza e nella sua maturità. Ti sarebbe utile recitare la Prima Parte del Rosario in cui si contemplano i Misteri del Gaudio. Ti aiuterebbero a contemplare Gesù, vero uomo, con gli occhi di Maria sua madre.

Filippesi cap. 2

Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio;

ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso informa umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce.

Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome;

perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra;

e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.

2 Corinti cap. 5

Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove.

Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sè mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconci­liazione.

E' stato Dio infatti a riconciliare a sè il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della. riconciliazione.

Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.

Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio.



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