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Alle sorgenti della vera pietà (Carità nella Verità dottrinale) di don Fusina

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2009 16:24
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05/09/2009 16:11


- Capitolo 14 -

"FU ANCHE CROCIFISSO PER NOI"

LA CROCE


P rocedendo nella recita del Credo, dopo aver affermato che il Figlio di Dio si è fatto uomo, aggiungiamo: "Crucifvcus etiam pro nobis". Nella traduzione italiana (che è quella che usiamo nella Messa) diciamo: "Fu crocifisso per noi".

Per motivi linguistici è stato trascurato quell' "etiam" (= an­che) che invece ha un valore non trascurabile. Si dovrebbe dire infatti: e fu anche crocifisso per noi! La frase si rifà a S. Paolo là dove afferma: "Egli era come Dio, ma non pensò di dover conservare gelosamente il fatto di essere uguale a Dio. Rinunciò a tutto; scelse di essere come servo e diventò uomo tra gli uomini. Tanto che essi lo riconobbero come uno di loro. Abbassò se stesso e fu obbediente a Dio sino alla morte ed alla morte in croce" (Filipp 2,6-8).

Dopo esserci trovati di fronte al mistero dell'incarnazione, ora ci troviamo di fronte ad un mistero più grande e più incomprensibile: quello della passione. morte e risurrezione di Gesù.

La domanda che viene spontanea è questa: ma perché? Perché il Figlio di Dio ha dovuto patire, morire per poi risor­gere?

Questa domanda se la son posta anche i due discepoli che, la sera di Pasqua, camminavano tristi verso Emmaus. La risposta venne loro da Gesù che li rimproverò così: "Voi capite poco davvero! Come siete lenti a credere quello che i profeti hanno scritto! Il Messia non doveva forse soffrire queste cose prima di entrare nella sua gloria.?" (Lc 24,25-26).

Notate bene:

1 - Gesù rimprovera ai discepoli la lentezza nel capire e nel credere perché la Bibbia parla chiaramente di questo mi­stero;

2 - Gesù afferma che il Messia doveva soffrire tutte queste cose "per entrare così nella. sua gloria". In tal modo Gesù ci indica la strada per arrivare alla soluzione di questo mistero: è la strada della fede nella Parola di Dio, nella Bibbia.

Perché il Messia doveva morire? Semplicemente perché doveva risorgere!

Il punto fondamentale non è la morte, ma la risur­rezione.

La morte è in funzione della risurrezione, per cui, nella no­stra fede e nel nostro culto, non dobbiamo mai separare la morte di Gesù dalla sua risurrezione.

Ma perché Gesù doveva risorgere? Perché in Lui doveva cominciare una vita nuova per l'umanità, un uomo nuovo, creato secondo Dio nella bontà e nella santità. Per questo bisognava che l'uomo vecchio, quello chiamato Adamo, venisse distrutto dalla morte insieme al suo peccato ed alla sua corruzione. Solo così era possibile dare origine ad un uomo nuovo! E Dio voleva un uomo nuovo, un'umanità nuova.

Quando una lampada si è bruciata non è più possibile usarla: non la si può neppure riparare. Bisogna sostituirla con una lampada nuova.

La lampada di Adamo (cioè la nostra umanità peccatrice) è stata bruciata dalla superbia fin dal principio. Nella nostra terra c'era il buio perché la lampada era spenta. Dio ha lasciato che gli uomini tentassero la via della riparazione perché si rendessero conto che era una via impossibile. Per questo diede a Mosè la sua Legge. La Legge infatti indica agli uomini la strada per piacere a Dio, per diventare giusti e santi. Ma la Legge non basta conoscerla: bisogna metterla in pratica!



LEGGE E GRAZIA

Ebbene gli uomini, messi di fronte alle esigenze dei divini comandamenti, hanno capito che cosa avrebbero dovuto fare per piacere a Dio, ma non per questo ci sono riusciti. Anche i più santi tra di loro, si sono scoperti ingiusti e peccatori. La luce della legge è una luce che ti fa sentire di più il peso del buio. Quando si brucia la lampada si ricorre al fiammifero: esso ti illumina sì, ma si mostra insufficiente a risolvere il tuo problema: ti fa sentire sempre più la necessità di una lampada nuova.

Una sera mi trovavo nella mia stanza con alcuni amici per fare un certo lavoro di ricerca. Avevamo messo sul tavolo tanti libri e stavamo leggendo or qua or là, quando venne a mancare la luce. A tentoni cercai la scatola di fiammiferi e ne accesi uno. Immediatamente ci fu un po' di luce. Guardammo la lampada: era bruciata. Bisognava cambiarla! Subito il fiammifero si spense e ne dovetti accendere un altro. Proseguire nello studio era impossibile con la luce del fiammifero. Occorreva una lampada nuova. Allora mi misi a cercarla, sempre alla luce dei fiammiferi, mentre i miei amici dovevano restare fermi ed inerti: al buio non si può lavorare ed è pericoloso muoversi. Finalmente trovai una lampada nuova. Era molto più luminosa di quella che si era bruciata: ora ci si vedeva veramente bene!

Con il peccato originale si è fatto buio su tutta la terra: la luce della divina grazia si era spenta. 'Tenebrae factae sunt... " (Sono venute le tenebre).

L'umanità ha tentato invano di riprendere il suo cammino accendendo i fiammiferi delle varie religioni e filosofie.

Allora Dio affidò a Mosè ed al Popolo Ebreo due fiaccole: la Legge e la Rivelazione dell'Antico Testamento. Anch'esse però si dimostrarono incapaci di riportare la pace e la comunione tra l'uomo e Dio. Anzi, illuminando le esigenze della santità divina esse mostrarono sempre più l'incapacità dell'uomo a salvarsi. "Nessuno mai si è salvato ad opera della Legge" scrive la Bibbia (Rm 3,20).

E pensare che c'è anche oggi chi cerca di salvarsi con i propri sforzi, quasi che dipenda da lui, dalle sue opere, dalle sue penitenze la salvezza!

In realtà la salvezza è dono di Dio. Solo Lui può salvarci! Ed ecco allora il Piano, il Progetto, il Mistero di Dio: un piano molto semplice, ma anche molto profondo. Egli non solo ha cercato di migliorare l'umanità peccatrice: ma l'ha sostituita con una nuova!

E' inutile sforzarsi di battere sulla lampada spenta quando è bruciata: conviene svitarla e metterne una nuova al suo posto. Dio ha fatto proprio così: ha svitato la vecchia lampada spenta per il peccato, ed ha avvitato una lampada nuova capace di dare una luce infinitamente più bella e più grande. Quindi Dio ha compiuto due operazioni:

- una negativa: ha svitato la lampada vecchia e morta;

- una positiva: ha avvitato la lampada nuova, splendente. Queste due operazioni Dio le ha compiute in Gesù:

- in Lui, mediante la croce, ha fatto morire la vecchia uma­nità con tutti i suoi peccati;

- in Lui, mediante la risurrezione, ha fatto brillare una nuova umanità, costruita secondo i suoi progetti.

Non è possibile avvitare la lampada nuova, se prima non si toglie quella vecchia. Non è possibile dare una vita nuova, se prima non si fa morire quella vecchia.

Ecco perché Gesù dice che "il Messia doveva morire per entrare nella sua. gloria.". La gloria del Messia è la vita nuova, la vita della risurrezione che Egli ha ottenuto dal Padre come premio della sua passione e morte. Così Egli è diventato sorgente della nuova vita per tutti gli uomini che credono in Lui!

Morendo sulla croce Gesù ha fatto morire con sè ed in sè tutti noi: ci ha come racchiusi nel suo cuore trapassato dalla lancia nel suo corpo trafitto dai chiodi. Tutti noi siamo stati crocifissi con Lui e siamo morti con Lui. Questa è stata la parte negativa del Mistero della Croce. Questa morte però era finalizzata alla vita nuova della risurrezione.

Gesù è morto per risorgere, ci ha uniti alla sua morte per unirci alla sua nuova vita. Così quando la lancia del soldato trapassò il cuore di Gesù, subito ne uscì sangue ed acqua, simbolo della nuova vita. Il cuore di Gesù è diventato la sorgente della vita eterna per tutti noi.

Una vita che si è mostrata in tutto il suo splendore nella sua risurrezione. Ecco come saremo: come Gesù Risorto! Dunque Gesù è morto in croce non solo per dimostrare la bruttezza e la gravità del peccato, non solo per dimostrare l'amore suo e del Padre per noi, ma anche e prima di tutto per compiere in sè stesso (come in una cellula germinale) il trapasso dalla vecchia alla nuova umanità, dalla corruzione all'incorruttibilità, dalla morte alla vita senza fine!

Capite ora l'importanza di quell' "etiam pro nobis "? Non solo si è fatto uomo come noi, ma anche è stato crocifisso per noi! Vedete allora come la Croce di Gesù è davvero il punto centrale della storia umana: la porta che fa passare ogni uomo da una vita mortale e peccatrice, ad una vita immortale e santa. La Croce è come la porta che immette in una nuova dimensione, nella dimensione degli uomini nuovi, rinati, giusti! Gesù ha aperto questa porta là, sul Calvario, nel suo Cuore trafitto e nel suo sepolcro. Non è possibile diventare giusti, diventare uomini nuovi, possedere la vita eterna, se non passando attraverso quella porta.

Ogni uomo, se vuole salvarsi, deve prendere il fardello dei propri peccati e camminare verso questa porta. Come egli la oltrepassa, ecco che i peccati scompaiono ed una vita nuova lo invade.



IL SEGNO DEL BATTESIMO

Gesù stesso ha scelto un rito che esprime questo passaggio: è il rito del Battesimo. Il peccatore, pieno di fede, passa attraverso l'acqua del fonte battesimale, vi depone la vita vecchia con tutti i suoi peccati e poi risale rinnovato e trasformato dallo Spirito Santo. La vita nuova di Gesù lo invade completamente. Un giorno anche il suo corpo sarà trasformato dalla vita del Cristo Risorto!

Tempo fa sono stato a Nazareth ed ivi ho ammirato il fonte battesimale dell'antichissima basilica giudeo-cristiana. Vi è una scala che scende in una vasca e poi un'altra scala, composta di 7 gradini, che risale. I sette gradini raffigurano i 7 doni dello Spirito Santo che riempiono l'anima del battezzato. Costui, appena risalito come da un sepolcro, viene a trovarsi su un mosaico dove, in maniera veramente sublime, è simbolicamente descritta la nuova vita che ora lo riempie: vi è il simbolo del Paradiso, il simbolo di Cristo Salvatore, il simbolo della Ss.ma Trinità alla cui vita ora partecipa in Gesù!

I primi cristiani erano molto istruiti in questa visione del di­segno di Dio tanto che S. Paolo vi accenna continuamente nelle sue lettere e fa intendere che i suoi lettori lo capivano bene e sapevano bene di che cosa parlava.

Ecco perché, tra l'altro, egli afferma convinto che di null'altro si gloria se non della croce del Signore! Ogni altra cosa, dice S. Paolo, è inutile: non serve alla salvezza! Solo la Croce di Gesù, cioè il mistero della sua morte e della sua risurrezione, è per noi fonte di vita e di salvezza!

E' così anche per noi? Oppure meritiamo anche noi il rimprovero del Signore: "Come siete lenti a capire ed a credere?". Dio ci mostra il grande mistero della Croce perfettamente rea­lizzato in una creatura: la Vergine Maria. In vista di questa Croce Essa è stata preservata da ogni peccato, anche da quello originale, è stata riempita di grazia fin dal primo istante della sua immacolata concezione ed ora si trova in Cielo viva, non solo con il suo spirito, ma anche con il suo corpo glorioso vivi­ficato dalla nuova vita donatale da Gesù Risorto. Guardando a Lei noi ammiriamo quello che un giorno saremo anche noi se con fede accogliamo in noi Gesù quale nostro Salvatore e Signore, sorgente unica ed inesauribile di vita eterna.



CONTEMPLAZIONE

Con il tuo spirito oltrepassa i confini del tempo e portati con Maria sul Calvario ai piedi della croce e domandati: perché? Perché Gesù deve patire e morire? Poi portati sulla strada di Emmaus e cammina con i due discepoli ascoltando le spiegazioni di Gesù...

Luca 24

Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto.

Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro.

Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo.

Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste;

uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?».

Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo;

come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso.

Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro

e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto».

Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti!

Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?».

E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.

Rom 3,20

Infatti in virtù delle opere della legge nessun uomo sarà giu­stificato davanti a lui perché per mezzo della legge si ha solo la conoscenza del peccato.

Gal 2,19-20

In realtà mediante la legge io sono morto alla legge, per vivere per Dio.

Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me. Gal 6,14

Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo.



- Capitolo 15 -

... SOTTO PONZIO PILATO... "

IL CRISTIANO E LA CROCE


orrei riprendere e approfondire la riflessione su quell'articolo del Credo che dice:

"Crucifixus etiam pro nobis sub Ponzio Pilato passus et sepultus est! Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto!".

Abbiamo visto come con queste parole la Chiesa affermi la sua fede nel mistero della Croce, ossia nel mistero della Redenzione. Il Messia doveva morire perché in Lui doveva essere distrutto l'uomo peccatore nato da Adamo e da Lui doveva nascere e risorgere un uomo nuovo, creato dallo Spirito Santo nella giustizia e nella verità.

Ogni credente partecipa a questa trasformazione e la fa sua quando, animato dalla fede scende nel sepolcro del fonte battesimale, depone la propria vita ed i propri peccati nella morte di Cristo e risale, fatto nuovo dalla potenza dello Spirito, per partecipare alla nuova vita della risurrezione.

La Croce, abbiamo detto, è la porta attraverso la quale il credente, in virtù del Sangue di Cristo, entra nella nuova dimensione dei figli di Dio. Però non solo il credente in quanto tale, bensì anche ogni cosa che faccia parte della vita del credente perché, come insegna la Bibbia, tutta la creazione è in attesa di essere redenta per partecipare alla gloria dei figli di Dio (cfr Rm 8,18,25). Questa precisazione è molto importante per la nostra vita spirituale di ogni giorno, soprattutto per dare il giusto valore alle nostre sofferenze quotidiane, piccole o grandi che siano. Voglio farvi un esempio da fantascienza. In un film che ho visto tempo fa alcuni scienziati avevano scoperto la porta che immetteva in una dimensione temporale diversa. Essa era nascosta in una roccia. Chi si appoggiava a quella roccia veniva come risucchiato dalla misteriosa porta e si ritrovava in un altro tempo, un tempo simile a quello della preistoria. Ma quello che mi ha colpito in questo film fu il fatto che anche i vestiti e le armi degli uomini venivano ridimensionati. Non più giacca e pantaloni, ma semplicemente una pelle di animali; non più fucili e pistole, ma una clava ed una lancia. La porta ridimensionava tutto: uomini e cose. Era un film di fantascienza!



NON UN FILM, MA REALTA’

Il Mistero della Croce non è fantascienza: è una realtà fondata su un fatto storico. Ecco perché si nomina Ponzio Pilato quando si parla della passione e morte di Gesù: "sub Pontio Pilato passus et sepultus est! Patì sotto Ponzío Pilato, morì e fu sepolto!". Ponzio Pilato è, suo malgrado, il garante storico della morte di Gesù. Fu lui, infatti, che si accertò, come dice il Vangelo, se Gesù fosse veramente morto prima di dare il permesso di toglierlo dalla croce perché venisse sepolto. Ed è sintomatico che di tutti i personaggi nominati nel racconto della passione e morte del Signore, proprio di lui, Ponzio Pilato, si sia trovata una prova indiscutibile a Cesarea marittima. Così egli continua a testimoniare nei secoli che Gesù è veramente morto sulla croce.

Mi preme qui sottolineare, ancora una volta, come la nostra fede sia una fede storica, avendo come oggetto non tanto delle verità astratte, quanto dei fatti concreti; una storia di salvezza nella quale Dio si è rivelato gradualmente agli uomini con dei fatti. Ad essi le parole dei Profeti prima, di Cristo e degli Apostoli poi, hanno dato la giusta spiegazione. L'incarnazione è un fatto storico, come storico è il fatto della morte e risurrezione del Signore. Il nome di Ponzio Pilato inserito nel Credo dà a questi fatti, oggetto della nostra professione di fede, la loro dimensione storica.

Credere è, per noi, accogliere la verità racchiusa in questi fatti, leggerne il messaggio divino, far nostro il dono di salvezza che ci portano. Mediante la fede ed i sacramenti questi fatti divini si fanno presenti ed attuali per noi, cosicché ogni generazione, fino alla fine del mondo, può parteciparvi come se vi fosse presente attingendone la potenza di grazia e di salvezza.

E' quanto ha insegnato ancora una volta il Papa Giovanni Paolo II nel suo Messaggio per il Congresso Eucaristico di Lourdes. Parlando della Messa egli ha richiamato la millenaria dottrina della Chiesa Cattolica: "La Messa - Egli ha detto - ricongiunge la nostra generazione al sacrificio unico ed irripetibile di Cristo sulla croce. Celebrando la Messa noi partecipiamo sacramentalmente (cioè mediante il segno sacramentale del pane e del vino), ma realmente alla morte e risurrezione di Gesù, diventando con Lui ed in Lui sacerdoti e vittime mediante l'offerta di noi stessi a Dío".

Ciò che si dice del Battesimo e della nostra Messa lo si deve dire anche di ogni altro sacramento della Chiesa. Mediante i sacramenti i grandi fatti divini della nostra redenzione sono resi presenti a noi che per mezzo della fedeli facciamo no­stri con tutta la ricchezza di grazia e di salvezza che contengono.

Rimane però incontestabilmente vero che il fatto centrale e fontale (cioè quello che è il centro e la sorgente del cri­stianesimo) è la croce del Signore, ossia la sua Morte e la sua Risurrezione. Bisogna perciò che tutta la nostra vita cristiana passi attraverso la porta di questo mistero pasquale di morte e risurrezione. E' quanto ci insegna Gesù quando afferma: "Chi vuol essere mio discepolo prenda ogni giorno la sua croce e mi segua" (Mt 16-24).

Gesù non vuole il dolore per il dolore, la sofferenza per la sofferenza, la morte per la morte! Anzi, Gesù annuncia un Regno dove dolore, sofferenza e morte non ci saranno più! Tutte queste cose sono il frutto del peccato, non della grazia! Gesù non ha mai neppure predicato la penitenza e la mortificazione per se stesse, anzi, le ha respinte quando venivano praticate così! Gesù non è stato un asceta come Giovanni Battista e come i profeti dell'Antico Testamento. Qualcuno dei suoi contemporanei lo ha additato come un mangione ed un beone, perché amava la vita, la gioia, l'amicizia in tutte le sue manifestazioni, compresa quella che consiste nello star insieme a tavola. Addirittura ha fatto di questo segno di amicizia e di fraternità umana il segno per eccellenza di amicizia e di fraternità cristiana ed ha parlato del Regno di Dio come di un convito nuziale.



PRENDI LA TUA CROCE

Gesù però sapeva bene che tutta la vita dell'uomo deve passare attraverso la porta della croce se vuol essere trasformata e trasfigurata, se vuol essere resa capace della risurrezione.

Anche l'oro deve passare dal fuoco del crogiolo se vuole li­berarsi dalle incrostazioni e dal magma in cui la natura lo ha racchiuso. Anche il seme deve marcire sotto terra se vuol dare origine alla nuova pianta. Anche il ferro deve essere immerso nel fuoco se lo si vuol rendere malleabile e trasformarlo in opera d'arte.

Guardiamoci attorno: nulla avviene se non attraverso una morte e una risurrezione. La pietra deve morire come roccia, lasciarsi staccare, squadrare, togliere: solo così può essere usata per la costruzione della casa. Il blocco del marmo deve morire e lasciarsi trar fuori dalla madre montagna, se vuole diventare, tra le mani dell'artista, una statua o un monumento.

Persino la nostra nascita è una morte: nasciamo staccandoci dolorosamente dal grembo materno ed è solo così che possiamo vivere la nostra vita personale ed individuale. Tutto avviene mediante la morte e la risurrezione.

Tanto più ciò è necessario, secondo il disegno di Dio, per far passare questa creazione dominata dal peccato, nel Regno della grazia e della luce! E' la Croce di Gesù, cioè il mistero della sua morte e della sua risurrezione, che trasfigura questo mondo e lo rende capace di partecipare alla vita dei figli di Dio.

Ecco perché Gesù ci esorta a prendere coraggiosamente ogni giorno la nostra croce.

C'è dell'oro in noi, nella nostra famiglia, nella nostra società, nella creazione che ci circonda, ma c'è anche il magma del peccato. E' necessario staccarci da questo magma e lasciarci purificare dal fuoco. Il martello che ci stacca è la Croce del Signore, il fuoco che ci purifica è il dono del suo Spirito.

Il vero cristiano, cioè colui che ha veramente accolto il messaggio del Vangelo, non solo non ha paura del dolore, della sofferenza e della morte, ma le abbraccia con amore, come con amore Gesù ha abbracciato la sua croce. Dire che le abbraccia con amore, non significa dire che non soffre e non patisce! Vuol dire invece che soffre e patisce nella fede cioè sapendo e volendo trasformare la sofferenza, il dolore e la morte nella Croce di Gesù. Il dolore rimane dolore quando è sofferto senza fede! Il dolore diventa croce quando è accolto nella fede! La morte rimane morte quando è subita senza fede. La morte diventa croce e risurrezione quando la si aspetta e la si accoglie con fede! Nel Vangelo di Giovanni Gesù ci rivela il vero volto della morte quando dice: 'Abbiate fede in Dio ed abbiate fede anche in me. Vado a prepararvi un posto. Nella casa del Padre mio ci son tante stanze. Io vado a preparare la vostra stanza e quando sarà pronta io stesso tornerò a prendervi perché possiate essere anche voi là dove sono io!" (cfr Gv 14,1-3). Ecco il vero volto, il volto cristiano, della morte: non lo scheletro spaventoso di certi drappi funebri del passato e neppure la falce terribile di certi quadri, ma il volto sorridente di Gesù che ti dice: La tua stanza è pronta! Vieni con me!

Allora noi passeremo attraverso la porta della Croce e ci troveremo in una dimensione nuova, quella della risurrezione.

E' così che dobbiamo guardare alla nostra morte. Non dob­biamo aver paura, anche se è umano sentirci spaventati. Ricorriamo alla luce della fede e guardiamola nella sua realtà cristiana: è la Croce del Signore, la Porta della Vita Eterna! Altrettanto facciamo per ogni dolore e sofferenza corporale o spirituale che sia! Sono croci di cui si serve il Signore per farci morire al peccato che è in noi e attorno a noi, per li­berarci dal magma del male che ci imprigiona, per purificarci dalle incrostazioni dell'egoismo e dei vizi capitali. Solo così veniamo preparati e resi degni di partecipare al Regno di Dio in Cielo.

Nella Bibbia si racconta come nella costruzione del Tempio di Gerusalemme i leviti squadravano le pietre fuori dal recinto sacro. Poi le pietre venivano portate e collocate al loro posto dai sacerdoti, mentre si cantavano i salmi di lode al Signore. Così fu costruito il Tempio dell'Antico Testamento. Anche nel Nuovo Testamento si sta costruendo il Tempio per il Signore: lo si costruisce in Cielo, ma le pietre vengono preparate qui in terra mediante la mortificazione, la penitenza, la croce di ogni giorno. In questa visione l'ascesi, cioè la mortificazione spirituale e corporale, ha senso e significato. E' partecipazione alla Croce di Gesù, è trasfigurazione della nostra vita quotidiana, nell'attesa di essere trovati degni di venir collocati al nostro posto nel Regno Celeste.

Ecco perché il mistero della Croce che professiamo nel Credo è quanto mai attuale anche per noi!



COME MARIA

La Madonna ci aiuti a viverlo ogni momento con fede e con amore come l'ha vissuto Lei stessa accanto al suo Gesù. "Maria" - infatti - "stava presso la croce di Gesù" (Gv 19,25). E che cosa faceva? Si univa al Figlio in un unico sacrificio per la gloria di Dio e la salvezza dell'umanità. Quest'intima unione è stata predetta da Simeone quando disse a Maria: "Una spada Ti trapasserà l'anima" (Lc 2,35). La spada è stata la lancia che ha trafitto il Cuore di Cristo già morto, e contemporaneamente ha trapassato il Cuore palpitante della Madre che stava sotto la croce immersa in un atroce dolore materno. Era il dolore di un nuovo parto, un parto spirituale perché dava la Vita all'umanità redenta dal Sangue di Cristo. Per questo, dice il vangelo: "Gesù vedendo la Madre e lì accanto il discepolo che Egli amava disse alla Madre: Donna, ecco tuo figlio! Poi disse al discepolo: Ecco tua Madre!" (Gv 19,27). In queste parole del Signore è racchiuso il grande mistero della maternità corredentrice per cui Maria cooperò all'opera della salvezza e divenne Madre della Chiesa e dei singoli cristiani, madre di tutti gli uomini redenti da Cristo. Qui ci vengono rivelate due grandi verità.

• Prima verità: noi siamo figli di Maria: "Ecco tuo figlio!".

• Seconda verità: Maria è nostra Madre: "Ecco tua Madre!". Notate bene come Gesù parla al singolare. Non dice: Ecco vostra Madre, ma dice: Tua Madre. Questo per insegnarci che la maternità spirituale di Maria, come del resto tutta l'opera della redenzione, è sì estesa a tutti gli uomini, ma nello stesso tempo è singolare, cioè specifica per ciascun uomo personalmente. Maria non è soltanto la Madre della Chiesa e dell'umanità, ma è in particolare la mia Mamma personale. Il suo amore materno non è generico, rivolto a tutti gli uomini, ma è specifico, rivolto a ciascun uomo. Di conseguenza la Madonna non è per me come una grande

santa, come la più grande santa, ma è mia Mamma, colei che mi ha generato alla vita soprannaturale e mi tiene racchiuso spiritualmente nel suo seno per generarmi, al momento stabilito da Dio, alla vita eterna.

Ecco allora una terza verità rivelata contenuta nelle parole dell'evangelista il quale annota: "E da quel momento il discepolo la prese con sè" (o nella sua casa o anche tra le sue cose, nella sua vita). Con queste parole Giovanni ci svela in che cosa consiste la vera devozione a Maria: consiste cioè in un rapporto nuovo che Gesù ha stabilito dall'alto della croce tra me e sua Madre: un rapporto mamma-figlio fondato non su un vago sentimento di affetto, ma sul fatto indiscutibile della generazione soprannaturale. Io sono vero figlio di Maria e Maria è mia vera Mamma nell'ordine della Grazia, per cui La devo accogliere nella mia vita e darle il posto materno che Le spetta di diritto quale mia vera Madre. Inoltre la sostituzione fatta da Gesù con la mia persona, m'impegna a sostituirlo in tutto come figlio, amandola, onorandola e servendola con il Suo stesso Cuore Divino. La vera devozione alla Madonna. dunque. consiste nell'essere Gesù per Maria. nel sostituirlo in tutto come figlio.

Anche qui vale quanto scrive l'apostolo Paolo: "Non io, ma Cristo in me!".



CONTEMPLAZIONE

Raffigurati la crocifissione di Gesù con la Madonna e Giovanni ai piedi della croce. Immagina di sentire con le tue orecchie le parole che Gesù rivolge loro.

Vangelo di Giovanni cap. 19

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella. di sua. madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala.

Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!».

Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre.!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

Lettera ai Romani cap. 8

Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi.

La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio;

essa infatti è stata sottomessa alla caducità non per suo vo­lere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa e nutre la spe­ranza

di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.

Sapppíamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto;

essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.



PREGHIERA

Signore, la tua croce è la via della mia salvezza e io voglio abbracciarla con amore accogliendo nella fede ogni sofferenza che la Divina Provvidenza oggi vorrà mandarmi per la mia purificazione e santificazione, ma anche per partecipare, nella mia pochezza, all'opera della tua redenzione come m'insegna S. Paolo. "Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e do compimento nella mia carne a ciò che manca ai patimenti di Cristo a favore del suo Corpo che è la Chiesa" (Col 1,24). Vergine Addolorata, prega per me.



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