È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Alle sorgenti della vera pietà (Carità nella Verità dottrinale) di don Fusina

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2009 16:24
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 1.222
Sesso: Femminile
05/09/2009 16:21


- Capitolo 30 -

"CONFESSO UN SOLO BATTESIMO PER LA REMISSIONE DEI PECCATI"

LA GIUSTIFICAZIONE PER FEDE


Dopo la professione di fede nella Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica, il Credo prosegue dicendo: "Con­fiteor unum baptisma in remissionem peccatorum: confesso che esiste un solo battesimo per la remissione dei peccati". Nel simbolo apostolico si afferma semplicemente: "Credo la remissione dei peccati".

Questo articolo del Credo, nella sua brevità, dice molto di più di quello che appare a prima vista. Infatti esso professa la fede cristiana:

- nell'esistenza del peccato e dei peccatori;

- nella remissione, ossia nel perdono o giustificazione;

- nel ministero della Chiesa che con i suoi sacramenti tale perdono attualizza in noi.

Vediamo attentamente i singoli punti.

1) Il Credo professa la fede cristiana nell'esistenza del Peccato e dei peccati.

Per Peccato intendo il peccato originale. Per peccati intendo le colpe personali. Queste dipendono da quello: non siamo peccatori perché facciamo peccatiu ma facciamo peccati perché siamo peccatori. I peccati personali sono il frutto del Peccato che è radicato in noi fin dall'origine.

E' difficile determinare in che cosa consista concretamente in noi il Peccato originale. Sappiamo che c'è e che si chiama così perché sta all'origine della nostra storia umana. all'origine della nostra esistenza personale ed all'origine di ogni nostro peccato. E' la fede che ce lo dice. La ragione umana può solo prendere atto della corruzione che esiste in ogni uomo ed in ogni generazione dell'umanità a cominciare dai primi uomini che comparvero sulla terra. Il male esiste e non solo al di fuori dell'uomo, ma anche al di dentro di lui. Nessuna persona intelligente può negare questa triste realtà. Tutta la storia è lì a dimostrarla. Tuttavia questo non è il peccato originale che confessa la fede cristiana. Semmai ne è la conseguenza, la prova palpabile. Il peccato originale, come del resto ogni peccato, lo si può cogliere solo per fede perché riguarda il rapporto con Dio.

Il peccato non è il male semplicemente: è il male visto nella luce di Dio. Perciò chi non ha fede può cogliere l'esistenza del male, ma non quella del peccato. Vi faccio un esempio: la menzogna. La menzogna è ritenuta un male morale da tutte le persone intelligenti ed oneste. Nessuno, se ha il bene dell'intelletto e la rettitudine del cuore, osa affermare che la menzogna è un bene! Però solo chi crede nel comandamento di Dio "Non dire il falso" sa e crede che la menzogna è anche peccato, cioè disobbedienza a Dio, offesa di Dio! Se uno non crede in Dio, non può credere neppure nel peccato, anche se riconosce il male.

Infatti: chi determina ciò che è bene e ciò che è male se non ci fosse Dio? E fino a che punto un male sarebbe male? Torno all'esempio della menzogna. Per certa gente che non crede in Dio il fine giustifica i mezzi, per cui si può anche dire delle bugie in certe circostanze, si può anche giurare il falso per il bene del partito o dello stato. Altrettanto si dica dell'assassinio. Per chi non crede in Dio uccidere un ragazzo è un orribile delitto, procurare un aborto invece è lecito. Questo avviene, ed è logico, quando il bene ed il male sono determinati dalla propria coscienza o da quella dello stato o del partito. Ma se uno crede in Dio allora è da Lui e da Lui soltanto che viene determinato il bene ed il male. Allora non dire il falso vale sempre, in ogni caso. Così il non uccidere riguarda ogni vita senza eccezione. In questo caso la coscienza umana è illuminata dalla Parola di Dio e l'eventuale trasgressione della sua legge si evidenzia come peccato, ossia come offesa al Signore ed ostacolo alla comunione con Lui. Questa distinzione tra male e peccato è molto importante anche riguardo alla remissione dei peccati. Se uno non crede in Dio e commette un'azione malvagia, sentirà un senso di colpa in sè. Come lo toglierà? Cercando di persuadersi di non aver fatto niente di male (che male c'è?) oppure autopunendosi con il rimorso e magari con l'autocritica. Non per questo però avrà la vera pace! Il sassolino che c'è nella scarpa non cessa di farti zoppicare nonostante che tu ti vada ripetendo che è niente. Se però non lo togli di fatto, esso continuerà a darti fastidio e salterà fuori al primo passo. Viceversa se ti fermi e lo togli, il tuo piede resterà libero e tu potrai camminare speditamente.

Ora il male non lo si può togliere negandolo e neppure con l'autocritica o l'auto punizione. C'è una sola medicina: quella del perdono. Perché? Perché il perdono toglie il peccato e, con esso, il male. E' questo il vero senso della remissione dei peccati. Essa non è una finzione psicologica: è un intervento divino accolto con fede che fa scomparire nel nulla il peccato. Questo intervento si chiama anche giustificazione.

2) E siamo così al secondo oggetto della fede: la remissione. La Chiesa proclama la sua fede nella remissione dei peccati, sia del peccato originale come dei peccati attuali e personali.

Il peccato originale, vi ho già detto, sta all'origine della no­stra vita e della nostra storia. Inoltre è lui l'origine, la causa di ogni nostro peccato personale. Quando l'albero è marcio non può dare che frutti bacati.

L'uomo è inquinato fin dalle origini: nasce peccatore. Questo ci insegna la Bibbia! In seguito l'uomo compie azioni malvagie, commette peccati. Non c'è nessun uomo che non sia peccatore: tutti nascono peccatori, tutti sono peccatori. Anche questo ce lo insegna la Bibbia. Per cui io mi riconosco peccatore non solo perché faccio quotidiana esperienza di peccati personali, ma prima ancora perché la Parola di Dio mi rivela che lo sono. Anche un bambino, che noi diciamo innocente, in realtà è un peccatore: non ancora per aver commesso peccati personali, ma perché porta il marchio del peccato nella sua carne umana. E' nato da un albero malato, dall'albero inquinato dell'umanità.

A questo punto la Parola di Dio mi fa un'altra rivelazione: mi rivela che Dio mi rende giusto per mezzo della fede in Cristo. Per mezzo di questa fede Dio mi sottrae alla corruzione dell'umanità e mi rende partecipe di un'umanità nuova.

Per mezzo di questa fede Dio mi cancella i peccati personali e mi dona una vita santa.

Questa azione di Dio in me per mezzo della fede si chiama giustificazione o anche remissione dei peccati.

a) Vediamo prima di tutto come Dio mi giustifica dal peccato originale.

Abbiamo visto come il peccato originale si trovi alla radice della nostra vita umana. Dio, dunque, deve agire lì, alla radice. E così Egli ha fatto una volta per sempre. Egli ha creato una umanità nuova. Prima però ha distrutto quella vecchia, quella del peccato.

Quando? Come? Dove? Quando Gesù è morto in croce sul Golgotha! Allora Dio ha caricato sopra il suo Figlio la nostra umanità peccatrice e l'ha fatta morire in Croce con Lui. Quando è morto Gesù in Lui e con Lui è morta l'umanità peccatrice, così come se io metto un segnalibro in un volume e brucio il volume, con lui brucio anche il segnalibro. Poi Dio ha dato a suo Figlio una umanità nuova: quella della risurrezione. La Croce è stata la porta attraverso la quale la vecchia umanità è stata trasformata in quella nuova. Questo è un fatto meraviglioso che Dio ha compiuto una volta per sempre e per tutti in Cristo Gesù.

In che modo ora questo mistero di morte e di risurrezione, di distruzione e ricostruzione, può attuarsi in me? Mediante la fede. Una fede però non solo creduta ma anche professata come insegna la Bibbia: "Se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza" (Rom 10,9-10).

Ecco allora il battesimo. E' una professione di fede nella morte e nella risurrezione di Gesù. Professi la morte tua in Cristo immergendoti nell'acqua come il cadavere viene calato nella tomba. Professi la tua risurrezione in Cristo emergendo dall'acqua, come Cristo è uscito dal sepolcro, come il bambino emerge dal seno materno, come il mondo è emerso dalle acque primordiali.

Il battezzato è un uomo nuovo, una creatura nuova, è una nuova creazione. Tutto ciò che apparteneva alla vecchia uma­nità è rimasto sepolto per sempre nella tomba di Cristo raffi­gurata dall'acqua del fonte battesimale. Ora c'è nel battezzato una vita nuova, quella di Cristo e un giorno anche la sua carne parteciperà alla risurrezione dopo che sarà stata distrutta dalla croce nella morte. Allora la giustificazione sarà attuata in tutta la sua pienezza e il disegno salvifico di Dio, per mezzo di Cristo ed in Cristo, apparirà in tutta la sua gloria.

b) Ora vediamo invece come Dio ci giustifica dai peccati attuali e personali.

Il battezzato dovrebbe comportarsi da uomo nuovo, cioè sull'esempio di Cristo. Purtroppo avviene che si lasci ancora dominare dal peccato, che ritorni ancora schiavo del peccato e sotto il dominio delle passioni. Capita come al drogato che ha fatto la cura necessaria per liberarsi, una volta per sempre, della schiavitù della droga. Egli ora è libero. Se vuole può cominciare a vivere una vita nuova. Ma ecco che gli antichi compagni lo assediano, lo tentano ed egli cede alle loro sollecitazioni e ricade nel giro.

Con il battesimo Dio ti ha liberato dal peccato e ti ha dato una vita nuova. Ma il demonio, la carne, il mondo ti tentano e tu cadi ancora in balìa del peccato. Commetti delle azioni che Dio condanna come peccato. Ritorni ad essere un peccatore. Ebbene, Dio misericordioso ti offre ancora la possibilità di liberarti dal peccato e salvarti mediante la fede nel Sangue Prezioso di Gesù. Gesù infatti non solo ha preso su di sè la nostra natura peccaminosa per distruggerla con la Croce e ricostruirla con la risurrezione, ma anche ha preso su di sè ogni nostro peccato personale, lo ha portato con sè sulla croce e lo ha espiato con il suo sangue. Questo sangue è così prezioso agli occhi di Dio che basta ad espiare ogni colpa passata, presente e futura. La Bibbia ci rivela che il Sangue di Gesù è offerto in espiazione per tutti i peccati del mondo e per ogni singolo peccato. In che modo questa espiazione di Gesù si attua in me e per il mio peccato? Ancora mediante la fede. creduta e professata. Anche qui occorre il cuore e la bocca. Il cuore crede riconoscendo sinceramente il peccato e detestandolo perché ha offeso Dio. La bocca diventa confessione pubblica, cioè proclamazione del perdono per i meriti del Sangue di Cristo. Anche questo avviene nella Chiesa per mezzo di un sacramento: il sacramento della Riconciliazione. Quando vai a confessarti tu professi la fede che hai nel cuore; proclami cioè la misericordia di Dio celebrando nel rito sacro la tua partecipazione al mistero della morte e della risurrezione del Signore che si attua in te mediante la remissione dei peccati. San Giovanni scrive infatti: "Se riconosciamo i nostri peccati Egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci puríficherà da ogni colpa" (S. Giov 1,9).

Battesimo e Riconciliazione sono due professioni di fede nell'unico mistero della redenzione e della remissione dei peccati.

3) E qui siamo giunti al terzo punto della nostra professione di fede.

Dio si serve del ministero della Chiesa per la remissione dei peccati. Egli ha detto: 'Andate e battezzate tutti gli uomini" (cfr Mt 28,19) come pure: "Coloro ai quali rimettete i peccati li avranno rimessi, coloro ai quali non li rimettete saranno loro ritenuti" (Gv 22,23). Non c'è, dunque, remissione dei peccati se non nella Chiesa e per il ministero della Chiesa. Dicendo così non intendiamo che sia la Chiesa a giustificare il peccatore: chi giustifica è Dio. La Chiesa è soltanto il luogo e lo strumento della giustificazione e della remissione perché la Chiesa è Cristo attuale e vivente nel mondo di oggi. Il potere di rimettere i peccati Dio lo ha dato a suo Figlio e suo Figlio vive ed opera nel suo Corpo che è La Chiesa.

4) Un'ultima cosa, essa pure importante. L'opera dello Spirito Santo.

E' Dio che giustifica, per i meriti di Cristo, mediante la fede ed il ministero della Chiesa, ma chi compie la k trasformazione interiore dal peccato alla grazia, dalla morte alla vita è lo Spirito Santo. Avviene come quando uno apre la finestra in una stanza buia. Chi apre sei tu, ma chi caccia via il buio è il sole con i raggi. Il peccato è come il buio: scompare quando entra la luce. Tu apri la finestra con il tuo battesimo o con la tua confessione. Allora entra nella tua anima lo Spirito Santo ed il peccato scompare per sempre. Lo Spirito porta in te la luce, il calore, la vita di Cristo co­sicché non c'è più buio, freddo, morte in te. Non sei più tu che vivi, vive in te Gesù!

La giustificazione quindi non è soltanto remissione dei peccati: è anche santificazione operata dallo Spirito Santo. Anzi, è proprio il dono dello Spirito che cancella e toglie in te il peccato. Perciò la giustificazione è vita nuova, è realtà nuova. Essa ci fa giusti e santi agli occhi di Dio, il che si­gnifica che lo siamo davvero: ciò che Dio dichiara giusto e santo non può che essere giusto e santo nella realtà.

Allora ecco di nuovo la fede, io devo credere nella dichiarazione di Dio e ritenermi realmente rinnovato, reso giusto, santificato! Allora non ha più ragione di esistere il senso di colpa che mi accompagna anche dopo la mia giu­stificazione. Esso è un'illusione demoniaca che tende a far prevalere le mie sensazioni sulla fede in Dio e nella sua Parola. Mi è stato detto: "I tuoi peccati sono stati perdonati'? Dunque lo sono davvero. Dunque devo comportarmi di conseguenza: ossia nella pace, nella serenità, nella gioia. 1 miei peccati non ci sono più e non ci saranno mai più. Dio non ritorna mai sulle sue decisioni. Ha deciso di perdonarmi per i meriti di Cristo? Ebbene il suo perdono è vero ed eterno! Perché allora tormentarmi ancora? Non è meglio invece che dedichi tutte le mie energie a lodare ed a ringraziare la bontà di Dio ed a vivere la vita nuova che Egli mi ha dato?

Credo la remissione dei peccati! Sì, o Signore, ci credo sul serio e per questo ti lodo e ti benedico. Mi hai perdonato, mi hai fatto un uomo nuovo. Aiutami a vivere questa nuova realtà che è in me per opera del tuo Spirito. E tu, Maria, che non hai mai conosciuto peccato, sei stata resa giusta e santa dalla bontà di Dio in virtù dei meriti di Cristo fin dalla tua concezione, prega per me!



CONTEMPLAZIONE

Di fronte a queste meravigliose verità di fede non ti resta che contemplare la bontà e la misericordia del Signore e cantare con Maria il tuo Magnificat.

Vangelo di Luca cap. 1

Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,

perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome:

di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troní, ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi.

Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre».

1a Lettera di Giovanni cap. 1

Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che ora vi annunziamo: Dio è luce e in lui non ci sono tenebre.

Se diciamo che siamo in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, mentiamo e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato.

Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi.

Se riconosciamo i nostri peccati, egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa.

Se diciamo che non abbiamo peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi.



- Capitolo 31 -

"ASPETTO LA RISURREZIONE DEI MORTI"

LE ULTIME REALTA'


Gli ultimi due articoli del Credo ci mettono di fronte alla realtà del mondo futuro. Essi dicono: 'Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà".

La fede del cristiano assume qui un atteggiamento di attesa. Colui che attende è certo, è sicuro di quello che aspetta altrimenti non resterebbe lì in attesa. C'è, dunque, la certezza della fede insieme con la tensione della speranza. San Paolo insegna: "Noi siamo stati salvati nella speranza" (Rm 8,24). Che cosa vuol dire? Vuol dire che se le basi, cioè i fatti fondamentali della nostra salvezza sono già state poste da Dio, la pienezza ed il completamento della loro azione si avrà solamente nel futuro. Noi mediante la fede possediamo già le basi della salvezza, cioè i fatti salvifici di Dio, ma non possediamo ancora nella pienezza il loro frutto. Per questo noi siamo come uno che aspetta. C'è un appuntamento con "Qualcuno" e con "qualcosa". E noi siamo lì che aspettiamo che questo Qualcuno venga e questo qualcosa si compia. Ne siamo certi, sicuri. Ecco perché siamo qui in attesa!

Chi è questo Qualcuno che aspettiamo? E' Gesù: "Egli verrà di nuovo nella gloría!", come abbiamo detto in un altro articolo del Credo!

E cos'è questo qualcosa che attendiamo? `Ea risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà".

Del ritorno di Gesù abbiamo già parlato. Ora dobbiamo me­ditare un po' sul significato delle due realtà future che attendiamo ossia la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.

La risurrezione dei morti.

E' un argomento molto interessante perché ci tocca nel più intimo delle nostre aspirazioni. Noi, infatti, ci sentiamo ribellare di fronte alla morte e quando questo doloroso avvenimento entra in qualche modo nella nostra vita, ecco che ne siamo rattristati ed angosciati.

Anche i pagani si sono posti la domanda se esista un aldilà, cioè una vita oltre la morte. In genere hanno dato una risposta positiva, ma gli argomenti filosofici e religiosi addotti lasciano ampi margini all'incertezza. Non c'è un argomento razionale o scientifico capace di togliere ogni dubbio su questo punto. Oggi si moltiplicano libri, discussioni e sperimentazioni a livello parapsicologico e scientifico. L'interesse cresce ogni giorno più, ma non per questo vengono meno i dubbi e lo scetticismo.

Dobbiamo onestamente riconoscere che la fede in una vita oltre la morte è alquanto scaduta in questi ultimi tempi. Una recente statistica demoscopica sulla religiosità degli italiani ci dice che mentre coloro che affermano di credere in Dio sono tra 1'80 ed il 90% della popolazione e coloro che si dichiarano credenti in Cristo sono tra il 70 e 1'80%, quelli che professano la fede nell'aldilà sono appena il 50%.

Come mai questa differenza?

Leggendo un articolo comparso sulla Civiltà Cattolica ho trovato delle cose interessanti in proposito che desidero riassumere con parole semplici, comprensibili a tutti.

Le cause che portano molta gente a rifiutare o a mettere in dubbio l'esistenza di una vita ultra terrena sembrano essere principalmente due:

- la prima è questa: è difficile per noi, che viviamo in questo mondo, concepire e pensare un'esistenza diversa, senza il corpo, o con il corpo risuscitato. Per cui o la si pensa né più, né meno come un prolungamento del nostro modo di vivere

terreno (con le stesse esigenze, gli stessi sentimenti, ecc.) e ciò è falso; oppure ci si serve di simboli e di immagini (il Pa­radiso visto come un banchetto, un bel giardino, ecc.) e allora facilmente si cade nel puerile o nel favoloso. Purtroppo un certo modo di predicare o di scrivere su questo argomento ha facilitato questi due errori;

- la seconda causa, invece, è di ordine sociologico. Sotto la pressione dell'ideologia materialista sembra a molti cristiani che la fede nell'aldilà disimpegni il credente dalla costru­zione di un mondo diverso quaggiù. Il che risulta assolutamente falso da un punto di vista evangelico, tanto è vero che Cristo condanna proprio i fannulloni, quelli che seppelliscono i loro talenti.

Purtroppo un certo tipo di cristianesimo del passato (che tuttora vive in alcune frange del nostro popolo) sembra proprio dar ragione a questa accusa, in quanto sembra indurre ad una certa acquiescenza di fronte all'ingiustizia, a tutto beneficio dei potenti e dei ricchi, quasi che non ci si possa e non ci si debba indignare e ribellare davanti all'ingiustizia così come ha fatto il Signore Gesù. In tal modo è facile far passare la fede nella vita eterna come l'oppio del popolo, cioè come qualcosa che serve ad addormentare la povera gente perché non si ribelli. Ma anche qui si tratta di una interpretazione distorta del Vangelo, perché il vero Vangelo proclama beati coloro che hanno fame e sete di giustizia e coloro che si adoperano per portare nel mondo l'ordine e la pace. Gesù stesso ha avuto parole roventi e minacce severe contro i ricchi e gli sfruttatori, mentre si è decisamente schierato con i poveri e gli sfruttati. Solo che la rivoluzione portata da Gesù non è fatta di bagni di sangue e di lager, ma è una rivoluzione d'amore. Altro è dire che non vogliamo vincere l'ingiustizia con le fucilazioni e con la Siberia e altro è dire che vogliamo stare dalla parte dei potenti. Il cristiano deve lottare per la giustizia e la pace, ma la sua sarà una lotta formata sull'amore.

Certo, chi non ha fede in Dio non ha fede neppure nella potenza dell'amore e crede solo nella forza e nella violenza. Invece chi crede in Dio ha fiducia nella rivoluzione dell'amore perché in essa agisce la potenza del Signore. Vedete allora come lo scadere della fede nell'aldilà dipende da una non ben stabile fede in Dio ed da una dolorosa e colpevole ignoranza del vero insegnamento del Vangelo.



L'ALDILA' CRISTIANO

Ma veniamo ora ad esaminare la dottrina cristiana dell'aldilà, quella che proclamiamo con le parole: "Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà".

- Diciamo innanzitutto che la visione cristiana dell'aldilà, tecnicamente chiamata escatologia (dalla parola greca Eschata = le cose ultime), comprende due momenti: 1) quello che segue immediatamente la morte del singolo uomo e 2) quello che avrà luogo alla fine dei tempi. Questi due momenti sono distinti nel tempo, ma costituiscono un unico fatto, un unico evento. Così infatti ci appare dalla Bibbia e dall'insegnamento costante della Chiesa. E' sbagliato separarli perché il primo prepara il secondo, è in funzione del secondo. Tutto, infatti, è ordinato al Regno Eterno di Dio. - In secondo luogo quando si parla di questo fatto bisogna saper ben distinguere l'insegnamento della fede - quale si trova nella Sacra Scrittura e nelle definizioni del Magistero della Chiesa -, dalle rappresentazioni che durante i secoli sono state date di tali realtà ultime, sia nell'insegnamento comune, sia nelle raffigurazioni artistiche, sia nell'imma­ginazione popolare. Purtroppo la maggior parte dei cristiani guarda all'aldilà proprio con questi occhi strabici e, di conseguenza, ha una visione distorta, se non falsa, della verità.

Cerchiamo, per quanto ci è possibile, di ristabilire il giusto equilibrio, sperando di non scandalizzare nessuno.



LA MORTE CRISTIANA

Il primo fatto che vogliamo esaminare è la morte. Che cosa è la morte per un cristiano? La morte ha due facce: una faccia biologica ed una faccia cristiana.

1 - Da un punto di vista biologico la morte è il logico compimento del ciclo vitale dell'uomo: si nasce, si muore! L'esperienza ci dice che ogni essere vivente (pianta, animale, uomo) segue questo ciclo senza eccezione.

"Dalla terra sei stato tratto ed alla terra dovrai ritornare": è la realtà che constatiamo in ogni momento (Gen 3,19). Tuttavia, come abbiamo detto all'inizio, l'umanità, fin dai tempi più antichi, ha sempre avuto fede nell'immortalità dell'uomo. Anche i pagani, a cominciare dagli uomini della preistoria fino ai popoli più evoluti, hanno sempre avuto cura dei loro morti ed hanno sempre manifestato la loro certezza nel proseguimento della vita umana nell'aldilà. La filosofia occidentale antica ha individuato nell'uomo due elementi: materiale e corruttibile (quindi mortale) l'uno e lo ha chiamato corpo; spirituale ed incorruttibile (quindi immortale) l'altro e lo ha chiamato anima. Questa terminologia è stata accolta anche dalla teologia cristiana, benché il punto di vista sia diverso: la teologia, infatti, parte non dal ragionamento o dall'esperienza, ma dalla Parola di Dio. E la Parola di Dio conferma che nell'uomo c'è un elemento spirituale ed immortale, chiamatelo come volete: anima, spirito, ecc.: le parole sono solo strumenti per capire e per comunicare. Quello che conta è il contenuto: e qui il contenuto è proprio l'immortalità dell'uomo.

2 - Da un punto di vista cristiano la morte non è solo un fatto biologico: è anche e soprattutto un fatto umano e sal­vifico. Che cosa vuol dire? Voglio dire che la morte costitui­sce per l'uomo un momento importantissimo, anzi il più importante, della sua esistenza perché da esso dipende il suo futuro nell'aldilà. Infatti è proprio nel momento della morte che l'uomo assume definitivamente la propria responsabilità di fronte a Dio ed al suo Regno.

E' lì che si decide definitivamente per il sì o per il no!

E' come quando uno arriva alla frontiera e deve esibire il suo passaporto: o è in regola e passa, o non è in regola e viene fermato e, magari, arrestato.

Guardate che cosa è successo ad un regista qualche tempo fa. Nel suo lontano passato c'era una pendenza con la legge: aveva commesso un reato pecuniario, che non aveva mai espiato. Un giorno, mentre si reca all'aeroporto per andare ad una mostra cinematografica in Russia, ecco che, esibendo il passaporto, si sente dire: Lei è in arresto! E te lo hanno messo dentro per due anni. Fortuna per lui che il Presidente della Repubblica gli ha concesso la grazia!

Quando si arriva alla morte, siamo alla frontiera e bisogna esibire il passaporto. Bisogna cioè decidersi: o con Dio o contro di Lui! Non ci sono vie di mezzo. Per noi è difficile comprendere come ciò avvenga, specialmente quando la morte ti coglie all'improvviso o quando (come capita spesso) uno entra in coma e non capisce più niente. Io ho pensato spesso a questo fatto e mi sono chiesto: in che modo si fa questa terribile decisione in punto di morte? Come la può fare colui che muore improvvisamente o colui che è in coma? Allora mi è venuto alla mente un fatto che sperimento sempre quando vado al supermercato. Prendo questo, prendo quello e poi quell'altro. Metto tutto nel carrellino e mi presento alla cassa. La cassiera controlla e batte il prezzo di ogni articolo sulla tastiera. Poi tocca il tasto del totale e zac! eccoti il mio conto finale. A volte ci rimani male. Una volta mi è capitato di fare la brutta figura di non avere soldi abbastanza. Ero stato stupido quando avevo preso i vari articoli senza badare al prezzo e senza tener conto di quanto avevo in tasca. Il conto finale ti è presentato in un attimo, basta battere il tasto del totale. Ma è fatto di tanti numeri ed ogni numero corrisponde ad un articolo che tu, liberamente, hai preso. Così avviene al momento della morte. Non è ne­cessaria una lunga discussione fra te e Dio. E' sufficiente battere il tasto finale del totale e questo avviene in un attimo. Si muore come si vive! Vivi bene! Morirai bene! Vivi male, morirai male! Dio non aggiunge e non toglie nulla: il totale è tuo e lo stai fabbricando ora con ognuno dei tuoi pensieri, dei tuoi affetti, delle tue azioni! Non ci vuole molto a tirare le somme! Basta premere il tasto del totale!

La morte è il momento della verità sulla tua vita. E' il tasto del totale della tua esistenza! Ecco perché si tratta di un evento importantissimo! Gli antichi Padri della Chiesa lo chiamavano: Momentum a quo pendet aeternitas! Il momento da cui dipende l'eternità! In questo senso giustamente il momento che precede la morte si chiama agonia che vuol dire combattimento. Infatti allora si combatte l'ultima e decisiva battaglia non soltanto tra la vita e la morte, ma tra il bene ed il male, tra il rifiuto e l'accettazione di Dio e della sua salvezza. Ed è lì che Gesù Salvatore gioca tutte le sue carte per vincere la resistenza folle del peccatore e strapparlo al suo peccato, alla sua vita disordinata ed alla terribile sorte che lo attende. Ed è per questo che la Chiesa, qual buona madre di misericordia, accorre al capezzale del figlio moribondo e lo conforta (cioè gli dà forza) con i suoi sacramenti e le sue preghiere. Oggi, purtroppo, è invalso l'uso di lasciare morire i credenti senza assistenza religiosa e spesso, anche negli ospedali, si aspetta proprio l'ultimo momento per chiamare il prete. E' un modo falso di concepire il rispetto per la libertà umana. L'uomo è veramente libero quando capisce, non quando è in coma. D'altra parte se una persona, durante la sua vita terrena, ha manifestato fede in Dio ed in Cristo, perché privarla, in punto di morte e, prima ancora, nel decorso della malattia, del conforto che gli viene dalla Parola del Signore e dai sacramenti della Chiesa?

La laicizzazione degli ospedali viene spesso intesa, purtroppo, come se tutti i malati fossero atei e si giunge talvolta a porre numerosi ostacoli anche alla visita del prete, quando non lo si allontana del tutto da parte di parenti preoccupati solo di non spaventare il moribondo! Per quanto mi riguarda voglio dire ora, pubblicamente, che ritengo un attentato alla mia libertà di coscienza ed al mio più amato diritto umano qualsiasi impedimento da parte di chicchessia, medici, primari, infermieri. e 'chi volete voi, alla visita del sacerdote che mi porta il conforto della fede e dei sacramenti.

lo non so quando, dove, come morirò. Ma voglio che prima di tutto e soprattutto, se qualcuno mi vuole veramente bene, chiami i presbiteri della Chiesa che vengano a parlarmi di Gesù ed a portarmi i sacramenti della mia fede. Vi esorto a dichiarare, al più presto e per iscritto, la stessa cosa anche voi, se volete affrontare la vostra agonia con l'aiuto del Si­gnore. Perché, non dimenticatelo, quello sarà il momento cruciale della vostra esistenza, il momento della salvezza, il momento della misericordia. Dopo, una volta passata la frontiera, nessuno potrà più aiutarvi.

Talvolta vengo chiamato al capezzale di qualcuno che è morto da più ore. 1 parenti prima hanno pensato al medico, poi a chiamarsi l'un l'altro, poi a rivestire la salma. Alla fine chiamano il parroco perché dia la benedizione al defunto.

Tutto bello, ma che volete che faccia la mia benedizione al defunto se questo nel premere il tasto del totale si è trovato con il segno rosso del passivo?

Non era meglio chiamarmi prima che morisse così che potessi aiutarlo nel suo combattimento finale?

E coloro che assistono i moribondi per affetto o per professione, se sono dei cristiani, li aiutino a pregare, leggano loro qualche versetto del Vangelo, li confortino con parole di fede!



GESU’ HA TRASFORMATO LA MORTE

Ma andiamo avanti guardando la morte con gli occhi della vera fede. Essa era il castigo del peccato. Gesù l'ha presa su di sè, l'ha portata sulla croce e nel sepolcro, l'ha vinta per sempre. Noi affermiamo questa verità quando diciamo che Cristo è disceso agli inferi. Significa che Gesù ha vinto la morte con la sua morte. Egli ha pagato il debito del peccato dell'umanità con la sua morte. Da quel momento l'umanità ha diritto a superare la soglia della morte per entrare nella vita di Dio. Allora la morte non è più il nemico, il castigo: è diventata la Croce di Gesù. E' diventata il ponte che ci fa passare da questa vita alla vita eterna. Per questo la Chiesa chiama la morte dei cristiani transítus cioè passaggio o anche dies natalts, giorno della nascita al Cielo.

La morte cristiana, però, è un morire in Cristo, ossia un partecipare alla morte del Signore. Questa partecipazione ha tre momenti intimamente compiuti: il battesimo, la vita, la morte.

- Nel battesimo noi veniamo inseriti in Cristo così da formare una cosa sola in Lui. Di conseguenza noi veniamo uniti alla sua morte per essere uniti alla sua risurrezione.

- Nel corso della vita questa partecipazione si esplica con la bontà, con la celebrazione dei sacramenti (soprattutto dell'eucarestia e della confessione) e con la filiale sottomissione alla Volontà di Dio, specialmente nell'ac­cettazione umile e generosa della croce quotidiana.

- Al momento della morte anche il corpo partecipa alla Croce di Gesù affinché possa partecipare alla sua risurrezione.

Il cristiano allora guarda alla sua morte non con terrore, ma con fede e con amore, anche se la sua carne ha paura. Avviene come quando uno subisce un'operazione chirurgica di una certa importanza. Quando viene narcotizzato si abbandona fiducioso nelle mani del chirurgo, sicuro che questi lo guarirà. Certo, ha paura, ma viene rassicurato dal medico che, con parole suadenti, lo rincuora e gli infonde fiducia.

La morte è la più grande operazione chirurgica della vita. Da essa nasce una creatura nuova e, a farla nascere, non è un medico qualsiasi, ma è Dio stesso.

Egli ha già compiuto questa operazione in Gesù e la risurrezione del Signore è il segno e la garanzia della nostra risurrezione perché noi siamo uniti a Lui per sempre. "Se Cristo è risorto, anche noi risorgeremo", dice la Bibbia! Ecco allora la nostra fede: "Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà!".

Fermiamoci qui. Proseguiremo nel capitolo seguente. Mi auguro che queste parole vi siano di conforto.



LA MADONNA E LA MORTE

La Madonna vi aiuti e vi benedica, Lei che è passata dalla vita terrena alla gloria celeste con una morte che non ha uguali. Infatti Essa è l'unica che non ha subìto la morte come castigo del peccato perché in Lei non c'è mai stato peccato alcuno, neppure quello originale. La Chiesa ha sempre chiamato la morte di Maria dormizione proprio per distinguerla dalla nostra morte di peccatori. Per Lei il passaggio da questo mondo al Paradiso è stato come un addormentarsi tra le braccia di Gesù per ritrovarsi subito viva con Lui nella gloria, non solo con il suo spirito, ma anche con il suo corpo. Maria è l'unica creatura che ha visto la morte come Dio l'aveva programmata per ciascuno di noi se non ci fosse stato il peccato. Ora Lei è in Cielo e guarda ad ogni uomo con amore materno per aiutarlo nel corso della sua vita, ma soprattutto nel momento della sua morte affinché muoia nella grazia di Dio e si salvi. Per questo la Chiesa ce la fa invocare così: "Prega per noi peccatori adesso (cioè in questa vita) e nell'ora della nostra morte". Quando diciamo il rosario noi chiediamo per ben cinquanta volte questo materno intervento di Maria. Pensate che la Madonna non corra in nostro aiuto in quel momento e rimanga sorda alle nostre invocazioni? Certamente no! Perciò invocatela spesso, soprattutto invocatela con il rosario quotidiano e alla fine della vostra vita La troverete accanto a voi per consolarvi e aiutarvi.



CONTEMPLAZIONE

Contempla con gli occhi del cuore la grande verità che la Parola di Dio ti annuncia per bocca dell'apostolo Paolo.

Prima Lettera ai Corinzi cap. 15

Ma qualcuno dirà: «Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno?».

Stolto! Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore; e quello che semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco, di grano per esempio o di altro genere.

E Dio gli dà un corpo come ha stabilito, e a ciascun seme il proprio corpo.

Non ogni carne è la medesima carne; altra è la carne di uomini e altra quella di animali; altra quella di uccelli e altra quella di pesci.

Vi sono corpi celesti e corpi terrestri, ma altro è lo splendore dei corpi celesti, e altro quello dei corpi terrestri.

Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro lo splendore delle stelle: ogni stella infatti differisce da un'altra nello splendore.

Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile;

si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza;

si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale. Se c'è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale, poiché sta scritto che il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l'ultimo Adamo divenne spirito datore di vita.

Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale.

Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal cielo.

Quale è l'uomo fatto di terra, così sono quelli di terra; ma quale il celeste, così anche i celesti.

E come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste.

Questo vi dico, o fratelli: la carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che è corruttibile può ereditare l'incorruttibilità.

Ecco io vi annunzio un mistero: non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati,

in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati.

E' necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta. di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità. Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria.

Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione?

Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge.

Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Si­gnore nostro Gesù Cristo!

Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, prodigandovi sempre nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.



Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 04:19. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com