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Alle sorgenti della vera pietà (Carità nella Verità dottrinale) di don Fusina

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2009 16:24
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05/09/2009 16:24


- Capitolo 32 -

"ASPETTO LA RISURREZIONE DEI MORTI" (2)

RISORGEREMO!


Wprendiamo la nostra meditazione sulle realtà ultime, scatologiche (come si usa dire in termine tecnico). Abbiamo visto la prima di queste realtà, o meglio, quella che fa da cerniera tra il mondo presente ed il mondo dell'aldilà: la morte. L'abbiamo vista nella luce della fede quale partecipazione alla morte di Cristo perché sia la porta che ci conduce alla partecipazione della risurrezione. II cristiano perciò non subisce la morte, ma la domina con la sua fede: il cristiano muore offrendosi in sacrificio a Dio, in comunione con il sacrificio di Cristo in croce.



LA MORTE DEL CRISTIANO

La morte del cristiano è un secondo battesimo. Nel primo battesimo, quello nell'acqua, il credente muore sacramentalmente, cioè nel simbolo e nel mistero. Infatti immergendosi nell'acqua del fonte battesimale egli simboleggia ed attua nel mistero, cioè nella fede, la sua partecipazione alla morte e alla sepoltura di Gesù; uscendo dall'acqua egli simboleggia e attua la partecipazione alla sua risurrezione. Ebbene nel momento della morte corporale questa partecipazione si fa visibile nella nostra carne. Quello che abbiamo vissuto nel mistero battesimale ora si attua nel nostro essere mortale: ci abbandoniamo liberamente alla morte per essere uniti a Gesù nella risurrezione.

Per questo, l'atteggiamento del vero credente di fronte alla morte è quello di Gesù: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito!" (Le 23,45). E' il supremo atto di fiducia, di abbandono in Dio. E' il contrario del peccato che è sfiducia e autosufficienza; è l'opposto del peccato originale che è rifiuto di fede alla Parola di Dio. Questo abbandono di tutto il nostro essere, di tutta la nostra vita nelle mani di Dio, fatto in comunione con Cristo, acquista agli occhi del Padre il valore del sacrificio della Croce.

E' la Croce di Gesù che diventa la nostra Croce!

Ora, la Croce, nel momento stesso che uccide, vivifica, dona la vita. Come è accaduto a Cristo, così accade al credente che muore in Lui e con Lui. Gesù morendo sulla Croce ha ottenuto in dono, dalla misericordia del Padre e mediante la Potenza dello Spirito Santo, la nuova vita della risurrezione. Egli l'ha ottenuta non solo per sè (la possedeva già in quanto Figlio di Dio) ma per tutti noi, per quanti cioè credendo in Lui con Lui muoiono abbandonandosi al Padre: "Padre nelle tue mani consegno il mio spirito!". Allora la morte diventa una porta che si apre sulla vita: non più su di una vita mortale, sofferente, penosa, ma su di una vita immortale, felice, beata. Questa è la certezza che ha il cristiano: certezza che si fonda sulla Parola di Dio che troviamo nel Vangelo di Giovanni e nella I Lettera ai Corinzi al cap. 15°. Non c'è bisogno di molte spiegazioni. Sono sufficienti poche parole per situare il di­scorso di S. Paolo sulla risurrezione così da renderlo logico. Inoltre vi riporto le parole dell'Apostolo in una traduzione un po' "larga" non letterale, in modo che la possiate capire senza difficoltà. Se volete invece una traduzione letterale cercatela in una qualsiasi Bibbia approvata.



LA PAROLA DI GESU’

Più e più volte Gesù ha parlato della nostra futura risurrezione. Non è il caso di riportare qui tutte le parole del Signore. Mi piace piuttosto fermarmi su quanto Egli ha detto nel famoso discorso sul Pane di Vita nella Sinagoga di Cafarnao (vedi Giovanni capitolo VI): "La volontà di Colui che mi ha mandato è che io non perda nulla di quanti Egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno". Più avanti Gesù conferma la sua promessa dicendo: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno" (Gv 6,54). Osserviamo bene quest'ultima frase. Gesù vi afferma una realtà presente e ne prospetta un'altra futura.

• La realtà presente è la vita eterna in seme, cioè quella che chiamiamo "Grazia". Questa divina realtà è già presente in colui "che mangia la mia carne beve il mio sangue", colui cioè che con l'Eucaristia si ciba di Cristo per vivere della vita stessa di Cristo come afferma S. Paolo: "Non sono più io che vivo: in me vive Cristo!" (Gal 2,20).

• La realtà futura è la promessa della risurrezione dei morti nell'ultimo giorno: "Io lo risusciterò nell'ultimo giorno". Quando nel Credo affermiamo 'Aspetto la risurrezione dei morti" oppure "credo la risurrezione della carne", rendiamo testimonianza alla promessa di Gesù, sicuri che Egli la manterrà.

Naturalmente qui Gesù parla della risurrezione dei buoni, dei giusti, di quelli cioè che "hanno veduto il Figlio e creduto in Lui". Vedere il Figlio significa aprire la mente e il cuore alla Parola che ce Lo rivela. Credere nel Figlio significa accoglierlo con amore nella nostra vita come Salvatore e Si­gnore. A quanti si comportano così Gesù promette la risurrezione gloriosa rivelandoci anche il fondamento della promessa: "Questa è infatti la volontà del Padre mio!". Il Padre ha mandato Gesù per una missione di salvezza che riguarda tutti gli uomini: "Egli vuole che io non perda nulla (= nessuno) di quanto mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno". Questa è dunque la volontà del Padre e questa è la missione di Gesù! Come possiamo dubitarne?

Eppure, fin dai tempi apostolici ci sono stati cristiani, poco illuminati, che hanno dubitato.



LA PAROLA DI S. PAOLO

S. Paolo scrive ai fedeli di Corinto i quali erano turbati da alcuni falsi profeti a proposito della risurrezione dei morti (più o meno quello che capita a noi quando ci incontriamo con gente come i testimoni di Geova). Costoro affermavano non essere vero che i morti risuscitano. Sostenevano invece che i morti sarebbero rimasti immortali nella loro anima, senza però risorgere nel corpo. S. Paolo, al contrario, parla proprio della risurrezione del corpo e la presenta come frutto della risurrezione di Cristo. La dottrina dell'apostolo è chiara ed esplicita: come Cristo è risorto, anche noi risorgeremo. Ecco quello che scrive l'Apostolo: "Ecco, trasmetto a voi quello che anch'io ho ricevuto (per divina rivelazione) e cioè che Cristo morì per i nostri peccati, come sta scritto nella Bibbia, fu sepolto ed è risorto il terzo giorno sempre secondo le Scritture. Apparve a Cefa (cioè a Pietro) e quindi ai Dodici Apostoli tutti insieme. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta. Oggi la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Poi apparve a Giacomo, e quindi ancora a tutti gli Apostoli. Alla fine, ultimo, apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono il più piccolo tra gli Apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. Ebbene, sia io che loro, così predichiamo e così voi avete creduto.

Ora, se si predica che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non c'è la risurrezione dei morti? Se non vi è risurrezione dei morti, neanche Cristo è risorto!

Ma se Cristo non è risorto, la nostra predicazione sarebbe vuota e vuota sarebbe anche la vostra fede. Inoltre, noi risulteremmo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio avremmo testimoniato che Egli ha risuscitato il Cristo, mentre di fatto non lo avrebbe risuscitato, se fosse vero che i morti non risorgono. Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto vana è la vostra fede e voi siete ancora immersi nei vostri peccati perché Gesù non sarebbe il Figlio di Dio tanto atteso e non avrebbe alcun potere per rimettere i peccati. Perciò anche quelli che sono morti credendo in Cristo sono perduti. Se noi avessimo speranza in Cristo soltanto per questa vita, saremmo i più sventurati di tutti gli uomini. Che cosa ci dà infatti Cristo in questa misera vita? A che servirebbe credere in Lui e nel suo vangelo se Egli non fosse risorto dimostrando la sua divinità?" (cfr 1 Cor cap. 15).

Come vedete S .Paolo pone la risurrezione di Cristo alla base di tutta la nostra fede. Se c'è la risurrezione di Cristo, c'è anche la nostra, ma se Cristo non è risuscitato tutto l'edificio della fede cristiana crollerebbe, risulterebbe falso e inutile.



IL DOGMA FONDAMENTALE

A questo punto l'Apostolo proclama solennemente il dogma fondamentale del cristianesimo: "Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti" (e che a loro volta risorgeranno). Poi prosegue rivelandoci il Disegno eterno di Dio su di noi e su Gesù: "Se a causa di un uomo (Adamo) è venuta la morte, così a causa di un altro uomo (Cristo) verrà anche la risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo. Ciascuno però al suo momento: il primo a risorgere è Cristo; poi, al suo ritorno glorioso, risorgeranno quelli che credono in Cristo e sono uniti a Lui, poi ci sarà la fine del mondo, quando Egli consegnerà al Padre il regno conquistato con la sua passione, dopo aver annientato ogni potere. Infatti è necessario che Egli regni finché non abbia posto tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte... Quando poi tutto Gli sarà sottomesso, anche Lui, il Figlio, si sottometterà al Padre affinché Dio sia tutto in tutti".

Come vedete il Progetto di Dio è chiaro: Egli ha mandato suo Figlio a riconquistare il mondo reso schiavo di Satana a causa del peccato. Gesù annienterà tutte le potenze malefiche che dominano questa povera umanità fin dalle origini. Quando le avrà vinte tutte allora vincerà anche la morte strappandole i corpi da essa ridotti in cenere. La risurrezione dei morti sarà l'inizio dell'atto finale del Disegno di Dio! Infatti dopo che i morti saranno risuscitati Cristo annienterà ogni potere malefico, sia umano che satanico, e tutto metterà sotto i suoi piedi. Poi consegnerà al Padre il regno riconquistato con il suo sangue affinché il Padre sia tutto in tutti. Da quel momento comincerà per i giusti un regno eterno di luce, di pace e di gioia ineffabile; per i malvagi, invece, un regno eterno di tenebre, di odio e di dolore sotto il dominio di Satana. Sarà questa la fine della nostra storia, della storia cioè della razza umana che noi conosciamo e della quale facciamo parte.



E SE CI FOSSERO ALTRI UOMINI NELL'UNIVERSO?

Ci sarà un'altra storia con un'altra umanità? E, contemporaneamente alla nostra, ci sono nel cosmo altre storie con altri esseri? Noi non lo sappiamo. Non possiamo negarlo, come non abbiamo nessuna prova per affermarlo. Dio non ci ha rivelato nulla di preciso in proposito. Nella Bibbia però si parla spesso della sovranità di Dio su tutto l'universo per cui, se davvero altri esseri esistessero avrebbero la loro storia, magari senza mai un incontro con la nostra (pensiamo alle immense distanze insuperabili che separano la nostra terra dalle stelle), ma non per questo sarebbero fuori dal regno di Dio. Anche per loro non vi è che un unico Creatore e Signore e anche per loro Gesù è il Figlio di Dio. Lo conosceranno in Cielo, a meno che non ricevano essi pure una rivelazione. Sono tutte ipotesi su cui non sappiamo niente e che è meglio lasciare da parte, mentre è doveroso vivere santamente la nostra fede cristiana per essere degni di partecipare al regno eterno che Gesù ci ha conquistato con la sua Incarnazione e la sua Redenzione. Questo atteggiamento viene espresso dalle parole 'Aspetto la. risurrezione dei morti". Diciamo "aspetto" cioè attendo con fiducia. Si aspetta una persona quando si è sicuri che verrà; si aspetta una cosa quando si è sicuri che accadrà! 'Ti aspettavo" diciamo ad una persona della cui venuta eravamo sicuri. "Me lo aspettavo" diciamo di un fatto di cui eravamo certi.

Nel Credo non diciamo "spero", ma "aspetto" perché ne siamo sicuri. E su che cosa si fonda questa sicurezza? Sulla parola di Dio rivelata da Gesù e insegnata dalla sua Chiesa. Gesù non può ingannarsi perché è Dio e, in quanto tale, sa tutto. Gesù non vuole ingannarci perché è Bontà infinita. Ciò che Egli dice è vero e ci rende sicuri più che se vedessimo con i nostri occhi o toccassimo con le nostre mani. I sensi, infatti, possono ingannarci e talvolta lo fanno, come nel caso delle allucinazioni. Dio invece, non sbaglia mai! Di qui, da questa sicurezza nasce la nostra fede nella risurrezione dei morti e nella vita eterna.



L'ASSUNTA

Gesù non si è accontentato di rivelarci la nostra futura risurrezione e la vita dell'aldilà, non solo ce ne ha mostrato il modello e la sorgente nella sua stessa risurrezione, ma ha pure voluto darcene un esempio nella sua Mamma risuscitata dalla sua potenza e introdotta nel Regno celeste dal suo amore per lei e per noi. L'assunzione, infatti, è un dono non solo per Maria, ma anche per tutti noi.



COME RISORGEREMO?

A questo punto Paolo si pone una domanda importante: "Come risusciteranno i morti? Con quale corpo risorgeranno?". A questa domanda risponde invitandoci a guardare la natura che ci circonda: "Osserva: ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore. Inoltre, quello che semini non è lo stesso corpo che nascerà, ma un semplice chicco, per esempio di grano o di altro genere e Dio gli dà un corpo come ha stabilito: a ciascun seme il suo corpo. Infatti non ogni carne è la medesima carne; altra è la carne degli uomini e altra quella degli animali; altra la carne degli uccelli e altra quella dei pesci. Inoltre vi sono corpi terrestri e corpi celesti. Altro è lo splendore del sole e altro quello della luna e delle stelle. Anzi, ogni stella differisce dalle altre nello splendore.

Ebbene, sarà così anche la risurrezione dei morti: viene se­minato un corpo corruttibile e risorge un corpo incorruttibile; si semina un corpo ignobile e risorge glorioso; si semina debole e risorge pieno di forza; si semina un corpo animale e risorge un corpo spirituale. Se c'è un corpo animale, c'è anche un corpo spirituale. Sta scritto, infatti, che il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l'ultimo Adamo, cioè Cristo, divenne spirito datore di vita spirituale... Il primo uomo, tratto dalla terra, è fatto di terra; il secondo uomo invece viene dal cielo. Com'è l'uomo terreno (Adamo), così sono i suoi discendenti, fatti di terra; e com'è l'uomo celeste (Cristo), così i suoi saranno celesti. Come siamo simili all'uomo terreno (Adamo), così saremo simili all'Uomo celeste (Cristo)". Questo però non verrà dalla carne e dal sangue (cioè da una nascita terrena), perché "la carne e il sangue non possono ereditare il Regno di Dio" (1 Cor 1,50), ma da una nascita celeste, cioè come dice Gesù nel vangelo di Giovanni 3,5 "bisogna nascere di nuovo dall'acqua e dallo Spirito" mediante la fede. Questo è il discorso di S. Paolo.



L'ULTIMO GIORNO

Vi sono altri aspetti della risurrezione che S. Paolo insegna. Ne troviamo alcuni nelle due Lettere ai Tessalonicesi. Anche costoro erano turbati dalla predicazione dei falsi profeti, ma in un altro senso. Qui i falsi profeti annunciavano come imminente la fine del mondo e, quindi, come inutile l'impe­gno nelle cose terrene, quale il lavoro e lo sforzo per migliorare il mondo. Inoltre, sostenevano che quanti morivano nel frattempo erano quasi messi in castigo in paragone ai vivi, perché alla venuta del Signore non sarebbero stati presenti.

Paolo da una parte nega che sia imminente la fine del mondo e perciò condanna come fannulloni quelli che non si impe­gnano nel lavoro; in secondo luogo afferma che, quando verrà la fine del mondo, prima ci sarà la risurrezione dei morti e poi l'incontro con il Cristo glorioso. Oggi per noi questo problema è secondario mentre ci interessa di più il primo, anche perché viene gente nelle nostre case a parlarci di una prossima fine del mondo appellandosi alla Bibbia, quando in realtà la Bibbia dice il contrario e cioè che solo Dio conosce quando verrà quel giorno!

Vedremo nel prossimo capitolo che cosa ci aspetta nell'aldilà, sia immediatamente dopo la morte, sia alla fine dei tempi. La Madonna interceda per noi ed il Signore Gesù ci benedica. Amen.



CONTEMPLAZIONE

Apri lo sguardo della tua mente e del tuo cuore sull'ultimo giorno, il giorno del Signore, meditando la Parola di S. Paolo ai Tessalonicesi la lettera ai Tessalonicesi cap. 4

Non vogliamo poi lasciarvi nell'ignoranza, fratelli, circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza.

Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui.

Questo vi diciamo sulla parola del Signore: noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti.

Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo;

quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell'aria, e così saremo sempre con il Signore.

Confortatevi dunque a vicenda con queste parole. cap. 5

Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro:

voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre.

Non dormíamo dunque come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobrii.

Quelli che dormono, infatti, dormono di notte; e quelli che si ubriacano, sono ubriachi di notte.

Noi invece, che siamo del giorno, dobbiamo essere sobrii, rivestiti con la corazza della fede e della carità e avendo come elmo la speranza della salvezza.

Poiché Dio non ci ha destinati alla sua collera ma all'acquisto della salvezza per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo,

il quale è morto per noi, perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui.

Perciò confortatevi a vicenda edificandovi gli uni gli altri, come già fate.



- Capitolo 33 -

"ASPETO LA VITA DEL MONDO CHE VERBA"

IL MONDO CHE VERRA'


Siamo all'ultimo versetto del Credo della Messa. Dobbia­mo approfondire il suo contenuto che dice: "Et expecto... vitam venturi saeculi". Cioé: "Aspetto la vita del mondo che verrà!'.

La Parola di Dio ci dà la certezza dell'immortalità e della risurrezione, ma che cosa ci dice a proposito dell'aldilà? Che cosa c'è aldilà della frontiera della morte, oltre la risurrezione? La Chiesa dona una sua risposta categorica, precisa: ' Vitam venturi saeculi. La. vita del mondo che verrà!". Due realtà, dunque ci attendono: la vita ed un mondo nuovo!

Con la parola vita (spesso seguita dall'aggettivo eterna) s'intende il possesso pieno e definitivo di ogni bene e con la parola il mondo che verrà s'intende il Regno celeste di Dio o. come dice il linguaggio biblico la celeste Gerusalemme, il Paradiso.

Di fronte però a questa visione di vita e di gioia senza fine, sta un'altra visione, di morte e di sofferenza senza fine. La Bibbia chiama questo quadro terribile inferno: una parola che può essere fonte di equivoci, se non fosse ben intesa e ben capita.

Non è alle parole in se stesse che dobbiamo fermarci (come fanno tutte quelle sette pseudo-cristiane che trattano la Bibbia quasi fosse un libro morto, uno scrigno da cui tirar fuori, di tanto in tanto, la perla preziosa del momento). L'ispirazione di Dio infatti, pur comprendendo ogni singola parola della scrittura, va più in là, va ad un messaggio vivo

e dinamico. Per restare all'esempio delle perle esse possono essere prese in mano una ad una, oppure possono essere ammirate nella loro collocazione in un diadema, in una collana, ecc. Una perla, presa per sè stessa, è certamente preziosa, ma il suo vero valore si rivela appieno quando è collocata nel diadema, al suo giusto posto. Allora essa risplende non solo di luce propria, ma nella luce di tutto il diadema.

Così è delle parole della Bibbia, parole che lo scrittore sacro non inventa di sana pianta, ma prende dal linguaggio umano del suo tempo e del suo ambiente per collocarle in quel diadema divino che è tutta la Rivelazione. In particolare, le due parole usate anche da Gesù per esprimere la salvezza o la dannazione definitiva (e cioè Paradiso ed Inferno) possono e debbono essere lette e capite nell'insieme di tutta la Rivelazione. In questa visione le ha lette e colte la Chiesa e in questa luce ce le trasmette. Vediamo di capirle un po' anche noi.



L'INFERNO

Esiste dunque l'Inferno? E che cosa è questo Inferno? La parola, vi dicevo, è equivoca in sè stessa perché, anticamente, significava semplicemente l'aldilà, il luogo dei morti.

Più tardi venne a significare il luogo dell'eterno tormento, della dannazione senza fine. E così la intendiamo noi oggi. Che questo luogo esista è verità affermata più e più volte da Gesù. Mi basterà citare un suo discorso che troviamo in Giovanni 5,29. ­

Gesù parla del giudizio finale e di ciò che avviene dopo la risurrezione: "Io vi dico una cosa: viene un'ora, anzi è già venuta, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e chi la sente vivrà. Infatti Dio è la fonte della vita ed ha dato anche al Figlio di essere fonte della vita. Gli ha dato anche il potere di giudicare, perché è il Figlio dell'uomo.

Non vi meravigliate: viene l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri, udranno la sua voce e verranno fuori: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna".

Secondo Gesù, dunque, ogni uomo risorgerà, buono o cattivo che sia. Ma la risurrezione è diversa: per la vita risorgono i buoni, quelli che hanno operato il bene; per la condanna risorgeranno i malvagi, quelli che hanno operato il male.

Come sarà questa condanna? Gesù la descrive con parole inequivocabili nel racconto del Giudizio universale (Matteo 25,41) quando rivolgendosi ai maligni dice: "Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno che è stato preparato per il diavolo e per i suoi angeli".

Qui c'è tutta la dottrina cristiana e cattolica sull'inferno. C'è gente che non crede all'inferno e che arzigogola con stupide speculazioni sulle parole della Bibbia. Le parole di Gesù invece sono chiarissime e precisissime.

1) "Via, lontano da me". Ecco la realtà misteriosa, ma esplicita dell'inferno: la lontananza da Gesù e, quindi, da Dio. Questa lontananza è voluta dal peccatore con il suo peccato. Infatti il peccato è il rifiuto di Dio, è un voltare le spalle a Dio, una separazione da Dio! La strada del peccato va in senso opposto a quella che conduce a Dio e ad un certo punto rende impossibile il ritorno. Passata la frontiera della morte non è più possibile tornare indietro! Si rimane così separati dal Signore e dal suo gregge, lontano da Lui, per sempre! L'inferno essenzialmente è qui: in questa lontananza definitiva da Dio! Gesù, per salvarci da essa, l'ha voluta gustare in un modo misterioso, ma doloroso, tanto che, facendo sue le parole dell'antico profeta, ha gridato dall'alto della croce: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" (Mc 15,34). In quel momento Gesù rappresentava tutti i peccatori del mondo ed era carico di tutti i nostri peccati. Egli si sentiva solo, abbandonato da tutti, anche dal Padre: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

Ecco la vera sofferenza dell'inferno: la solitudine.

Il dannato è solo, solo per sempre! Solo con il suo rimorso che Gesù, in altro luogo del Vangelo, chiama "verme che non muore".

L'uomo è fatto per amare ed essere amato. E' felice quando ama qualcuno e quando ne è riamato. Per questo troverà solo in Dio la sua piena realizzazione e felicità, essendo Dio l'Amore. Ma proprio per questo sarà del tutto infelice rimanendo lontano da Lui. Tagliatosi fuori liberamente e coscientemente dall'Amore, che cosa gli resterà se non la solitudine dell'odio?

2) "Maledetti". La seconda parola che descrive l'inferno è maledetti: "via, lontano da Me, maledetti". La maledizione è attaccata come una seconda pelle al dannato, perché egli forma ormai una cosa sola con il suo peccato. Il peccato è fanti-Dio, il contrario di Dio. Questa maledizione non è un augurio di male, ma è la constatazione di una realtà ormai irreformabile. La Bibbia chiama Dio il Benedetto e chiama Satana il Maledetto, il Maligno. Il dannato non è più con Dio, ma con Satana e partecipa al suo stato di maledizione.

3) "Nel fuoco eterno". La terza parola dice: "nel fuoco eterno". E' certamente un'espressione tolta dal linguaggio apocalittico, cioè da quelle immagini che i profeti e lo stesso Gesù usavano per descrivere le realtà future. Ma non per questo è una parola vuota, priva di significato reale. Essa esprime il luogo dove il dannato, il maledetto, dovrà andare

in eterno, per sempre. Non solo egli dovrà andare lontano da Dio, ma Gesù rivela anche dove (il greco usa la particella eis che indica verso un luogo): nel fuoco eterno! Cosa sia questo fuoco eterno è impossibile dirlo. Certamente indica un tormento che toccherà non solo lo spirito, ma anche il corpo dell'uomo, perché è detto di persone già risuscitate. A parte certe raffigurazioni e certe descrizioni terrificanti, io penso che la parola del Signore Gesù sia già di per sè stessa paurosa soprattutto per quell'aggettivo "eterno" che significa senza fine.

4) 'Preparato per il diavolo". L'ultima parola contiene, per così dire, la giustificazione di Dio: "preparato per il diavolo e per gli angeli suoi". Gesù vuol dirci che l'inferno non è nelle intenzioni di Dio, come non lo è il male. Se l'inferno esiste, lo si deve al diavolo ed agli angeli suoi. Ma l'uomo, nel dise­gno del Padre, non doveva andare all'inferno, bensì in Para­diso "preparato per voi fin dalla fondazione del mondo"! L'inferno te lo crei tu, con il tuo peccato con il tuo rifiuto di Dio e del Salvatore!

Ci sarebbero molte altre frasi nel Vangelo e nelle Lettere degli Apostoli che potremmo meditare a proposito dell'inferno. Ma fermiamoci a queste. Esse sono quanto mai chiare ed esplicite. Chi ha orecchi da intendere, intenda.



IL PARADISO

Passiamo invece a meditare un po' sul Paradiso, perché ad esso siamo chiamati e per esso siamo stati creati. Lo avete già sentito più sopra: "Paradiso" in origine significava giardino di delizie.

E' facile comprendere il vero senso di questa parola se si ha la possibilità di passare qualche ora, come ho potuto fare io stesso, nel deserto.

Un caldo terribile, una distesa immensa di sabbia e di rocce, una sete continua, inestinguibile ed un silenzio pauroso. Allora la piccola oasi verde, l'acqua fresca della fonte, l'esuberanza delle piante e dei fiori, il riposo alla loro ombra appaiono come il non plus ultra del desiderabile.

Pensiamo anche ai lussureggianti giardini pensili di Babilonia che gli ebrei esuli e prigionieri hanno potuto ammirare ed invidiare e ci sarà facile capire perché questo nome Paradiso sia servito ad indicare il futuro regno di Dio nei cieli. Ma non è che un'immagine usata dai profeti ed anche da Gesù, come quando annuncia la salvezza al buon ladrone dicendogli: "Oggi tu sarai con me nel Paradiso!" (Lc 23,43). Da notare che il ladrone gli aveva chiesto "Ricordati di me quando sarai nel tuo regno!". Le due parole regno e paradiso si identificano, indicano la medesima cosa.

Per parlare del Paradiso prendiamo la descrizione che ne fa Gesù in Mt 25,34: "Venite, voi che siete i benedetti del Padre mio; entrate nel regno che è stato preparato per voi fin dalla creazione del mondo".

1) "Venite". E' la prima cosa che balza agli occhi questo invito alla comunione con Gesù! Il Paradiso è il luogo in cui ci troveremo insieme con Gesù. S. Paolo dice: "E così staremo sempre insieme con il Signore" (1Tess 4,17). Questa comunione di vita con Gesù non sarà più nella fede, come ora, ma nella visione e nel possesso. Ce ne parla S. Giovanni nella sua prima lettera quando scrive: "Miei cari, ora siamo figli di Dio: quello che saremo ancora non si vede. Ma quando Gesù ritornerà, saremo simili a Lui, perchè lo vedremo come è realmente" (1Gv 3,2).

2) "Benedetti". La seconda cosa che ci colpisce è la benedizione divina: "voi che siete i benedetti del Padre mio", dice Gesù ai giusti. Abbiamo detto più sopra come Dio sia il

Benedetto. Ebbene tutti coloro che lo temono partecipano a questa benedizione nei cieli, come vi hanno partecipato, nella fede, qui in terra. Mi spiego: benedire, deriva da bene­dicere, cioè annunciare il bene. Questo verbo se applicato all'uomo indica una lode o un augurio: così si dice per esempio: benedici il Signore! Cioè, loda, glorifica il Signore. Noi infatti non possiamo dare alcun bene al Signore; egli possiede tutto! Possiamo solo lodarlo e glorificarlo!

Ma se il verbo viene applicato a Dio allora le cose cambiano: la Parola di Dio è efficace, compie sempre ciò che annuncia! Quando Dio benedice, ossia annuncia il bene, quel bene certissimamente viene donato.

La benedizione sostanziale, essenziale, fondamentale e glo­bale di Dio è Gesù. Per questo S. Paolo lo chiama `Yl benedetto nei secoli". Questo perché Dio, donandoci Gesù, in Lui ci ha dato Sè stesso, il Bene Infinito ed Eterno. Accogliendo Gesù nella fede, noi accogliamo la Benedizione vivente ed eterna di Dio, nostro Padre. Questa benedizione, che porta in sè "tutti i tesori della sapienza e della scienza e tutta la pienezza della divinità" (cfr Col 2,3), oggi è nostra per fede, ma domani, quando moriremo, sarà nostra anche nella manifestazione, cioè nella visione e nel possesso. Dice infatti: "Venite a possedere...". Allora sapremo di possedere la Benedizione di Dio, cioè Dio stesso e con Lui ogni bene, non solo perché crediamo alla sua parola (come avviene oggi), ma anche e soprattutto perché ne faremo esperienza viva e per sempre. E ciò sarà per noi sorgente inesauribile di gioia, di pace e di felicità.

3) "ll Regno". La terza cosa che ci colpisce nella descrizione del Paradiso fatta da Gesù è l'Amore Eterno di Dio. Gesù parla del " il Regno preparato per voi fin dal principio del mondo". Ciò vuol dire che Dio ha creato l'uomo per il Para­diso e che il Paradiso è la meta finale di tutto il cosmo. Ecco perché noi aspiriamo dal profondo di tutto il nostro essere alla vita eterna! Questa aspirazione è iscritta nella struttura stessa del nostro essere, anzi nella struttura stessa di tutto l'universo, come insegna S. Paolo nella Lettera ai Romani quando afferma che " le stesse creature saranno liberate dal­la schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio" (Rm 8,21). In queste parole dell'Apostolo trova conferma quanto esprimiamo con il Credo dicendo " la vita del mondo che verrà". Il Paradiso sarà un mondo nuovo e non soltanto una vita nuova. Ne parla anche S. Pietro nella sua seconda Lettera: "Noi infatti, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia" (2Pt 3,13). Secondo la Scrittura dunque, Dio non distruggerà il mondo, ma lo rinnoverà per renderlo adatto alla nuova umanità risorta con Cristo per la gloria. Questo evento straordinario viene chiamato, con una parola propria, Palingenesi, che vuol dire: rinascita totale dell'universo in cui oggi viviamo.

Come saranno questi cieli nuovi e questa nuova terra? E' difficile per noi farcene un'idea adeguata perché non ne abbiamo esperienza. Possiamo però cercare di cogliere qualche sprazzo di luce ricorrendo alla Scrittura, anche se sappiamo che essa ce ne parla solo con le immagini di questo mondo. E' soprattutto il libro dell'Apocalisse che ci offre queste immagini del nostro futuro di beati. Vi invito a leggere con attenzione i capitoli 21 e 22. Ve ne riporto solo alcuni versetti: 'E vidi un cielo nuovo e una terra nuova: perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c'era più. E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente, che veniva dal trono (di Dio) e diceva: Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suo popolo ed Egli sarà il Dio-con-loro. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno perché le cose di prima sono passate. E Dio disse: Ecco Io faccio nuove tutte le cose!" (Apc 21,1-5). Il Regno di Dio che ci attende sarà una cosa veramente nuova, indescrivibile. S. Paolo nella Seconda Lettera ai Corinti racconta come, in visione, fu rapito in paradiso dove "udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare" (2Cor 12,4). Questo per dire l'impossibilità per noi mortali di esprimere adeguatamente le meraviglie del paradiso!

Ci sono alcune domande alle quali vorrei dare una risposta, sia pur breve.

Prima domanda: saremo molti o pochi in Paradiso? Ecco che cosa dice la Scrittura nel libro dell'Apocalisse: "Poi ap­parve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all'Agnello!" (Ap 7,9-10). Si parla di una moltitudine im­mensa che nessuno poteva contare.

Seconda domanda: andranno in Paradiso anche i non cri­stiani? Ancora una volta la risposta ci viene dalla Bibbia. "In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi Lo teme e pratica la giustizia, a qua­lunque popolo appartenga. Questa è la parola che Egli ha in­viato ai figli d'Israele, annunziando la pace per mezzo di Gesù Cristo: questi è il Signore di tutti" (Atti 10,34-36). Sono le parole che Pietro pronunziò nella casa del centurione Cornelio quando vide la sua conversione. Del resto Gesù stesso, nel discorso di Cafarnao afferma: "Questa è la volontà di Colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno!" (Gv 6,39). Nella Prima Lettera di S. Paolo a Timoteo si dice: "Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità!" (Tm 2,4). E' chiaro perciò che non sarà la differenza religiosa che ci salverà, ma l'adesione della nostra volontà a Dio e al suo progetto d'amore. Noi abbiamo la grazia, il dono gratuito del Signore, di poter conoscere in maniera esplicita e sufficiente questo divino progetto che trova in Gesù Cristo il suo centro. La maggior parte degli uomini invece non lo conosce, ma quasi sempre senza loro colpa. Tuttavia Gesù ha realizzato il progetto salvifico del Padre anche per loro. L'importante non è che lo conoscano, ma che vi aderiscano e questo lo possono fare implicitamente vivendo con onestà e giustizia secondo la retta coscienza. Vi faccio un esempio. Quando ero bambino la mamma mi portava spesso a Vicenza dove abitava uno zio. lo non conoscevo la strada. Mi lasciavo condurre da lei. Salivo sul treno con lei pur non conoscendo come il treno mi avrebbe portato dallo zio. Ma l'importante era che io arrivassi da lui, non che io conoscessi perfettamente il percorso.

Così avviene per molti uomini. Non conoscono Gesù o ne hanno sentito parlare in modo sbagliato. Tuttavia se agi­scono secondo la loro coscienza e con rettitudine di cuore il Sangue di Gesù, versato per la redenzione di tutti gli uomini, li purificherà dai loro peccati e li salverà. Dio infatti "non fa preferenza di persone, ma accoglie chi Lo teme e pratica la giustizia". Per questo noi cristiani non dobbiamo ritenerci superiori agli altri e migliori di essi a causa del dono della fede che abbiamo ricevuto, ma piuttosto dobbiamo vedere in questo dono un impegno a favore di tutti gli uomini per portare loro la luce della vera fede con la testimonianza di una vita evangelicamente vissuta affinché, liberamente, possano aderirvi secondo il grande mandato del Signore: 'Andate in tutto il mondo, predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo. Chi non crederà (cioè chi non vorrà credere) sarà condannato". La condanna sarà per quelli che, nonostante la luce della Parola e la grazia dello Spirito Santo, rifiuteranno pertinacemente di dare il loro sì a Dio che li vuol salvare.

Terza domanda: quando avverrà? Gesù risponde che "solo il Padre conosce quel giorno". Molte volte nel corso della storia ci sono stati dei falsi profeti che predicevano imminente il giorno del Signore, come viene chiamato l'ultimo giorno del mondo. La Bibbia però ci offre la giusta interpretazione per bocca di S. Pietro: "Una cosa però non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un solo giorno è come mille anni e mille anni come un solo giorno. Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza. Egli invece è paziente con voi perché non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi. Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli spariranno in un grande boato, gli elementi, consumati dal calore si dissolveranno e la terra, con tutte le sue opere, sarà distrutta. Ora, dato che tutte queste cose dovranno finire in questo modo, quale deve essere la vostra vita nella santità della condotta e nelle preghiere, mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio... Perciò, carissimi, nell'attesa di questi eventi, fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia. La pazienza del Signore nostro consideratela come salvezza" (2Pt 3,8-15).



CONTEMPLAZIONE

Quest'ultima contemplazione la dedichiamo al Paradiso come ci viene presentato dall'Apocalisse.

Apocalisse cap. 21

Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c'era più.

Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: «Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il "Dio-con-loro".

E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate».

E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose»; e soggiunse: «Scrivi, perché queste parole sono certe e veraci.

Ecco sono compiute! Io sono l'Alfa e l'Omega, il Principio e la Fine. A colui che ha sete darò gratuitamente acqua della. fonte della vita.

Chi sarà vittorioso erediterà questi beni; io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio.

Ma per i vili e gl'increduli, gli abietti e gli omicidi, gl'immorali, i fattucchieri, gli idolàtri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. E' questa la seconda morte».

Poi venne uno dei sette angeli che hanno le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli e mi parlò: «Vieni, ti mostrerò la fidanzata, la sposa dell'Agnello».

L'angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio.

Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosíssima, come pietra di diaspro cristallino.

La città è cinta da un grande e alto muro con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d'Israele.

A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e ad occidente tre porte.

Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello. Colui che mi parlava aveva come misura una canna d'oro, per misurare la città, le sue porte e le sue mura.

La città è a forma di quadrato, la sua lunghezza è uguale alla larghezza. L'angelo misurò la città con la canna: misura do­dici mila stadi; la lunghezza, la larghezza e l'altezza sono eguali.

Ne misurò anche le mura: sono alte centoquarantaquattro braccia, secondo la misura in uso tra gli uomini adoperata dall'angelo.

Le mura sono costruite con diaspro e la città è di oro puro, simile a terso cristallo.

Le fondamenta delle mura della città sono adorne di ogni specie di pietre preziose. Il primo fondamento è di diaspro, il secondo di zaffiro, il terzo di calcedònio, il quarto di smeraldo, il quinto di sardònice, il sesto di cornalina, il settimo di crisò­lito, l'ottavo di berillo, il nono di topazio, il decimo di crisopazio, l'undecimo di giacinto, il dodicesimo di ametista.

E le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta è formata da una sola perla. E la piazza della città è di oro puro, come cristallo trasparente.

Non vidi alcun tempio in essa perché il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio.

La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello.

Le nazioni cammineranno alla sua luce e i re della terra a lei porteranno la loro magnificenza.

Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno, poiché non vi sarà più notte.

E porteranno a lei la gloria e l'onore delle nazioni.

Non entrerà in essa nulla d'impuro, né chi commette abominio o falsità, ma solo quelli che sono scritti nel libro della. vita dell'Agnello.

Apocalisse cap. 22

Mi mostrò poi un fiume d'acqua viva limpida come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello.

In mezzo alla. piazza della città e da una parte e dall'altra del fiume si trova un albero di vita che dà dodici raccolti e produce frutti ogni mese; le foglie dell'albero servono a guarire le nazioni.

E non vi sarà più maledizione. Il trono di Dio e dell'Agnello sarà in mezzo a lei e i suoi servi lo adoreranno; vedranno la sua faccia e porteranno il suo nome sulla. fronte. Non vi sarà più notte e non avranno più bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli.

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COMMIATO

Caro lettore,

eccoci giunti al termine del nostro cammino. Abbiamo visto insieme le grandi verità della nostra fede cristiana contemplandole nella preghiera alla luce della parola di Dio. Se hai seguito le mie indicazioni con assiduità e attenzione ti troverai con la mente più illuminata e con il cuore più aperto all'azione dello Spirito Santo. Di conseguenza la tua pietà personale sarà più solida perché fondata sulla roccia della verità. E' questo per me lo scopo che mi ha spinto a scrivere e per te quello che ti ha portato a leggere e a contemplare. Mi auguro che sia veramente così: ne sarei felice e ne ringrazierei vivamente il Signore. Tuttavia può succedere che, a causa di situazioni spirituali diverse, ciò non avvenga in maniera soddisfacente. In tal caso bisogna riflettere sul nostro modo di procedere. Forse non siamo stati del tutto fedeli al metodo proposto. Mi permetto di farti alcune domande alle quali dovrai rispondere con sincerità.

1 - Prima di iniziare la lettura delle singole riflessioni hai pregato lo Spirito Santo?

2 - Hai letto con attenzione e con il cuore aperto ai suggerimenti dello Spirito?

3 - Hai fatto le contemplazioni seguendo le indicazioni che ti venivano date di volta in volta? Ti consiglio di ripetere il cammino con maggior fedeltà al metodo. Vedrai che, con la grazia dello Spirito Santo, arriverai sicuramente a fondare la tua pietà sulla solida roccia della fede.

La Madonna ti sia vicina e ti accompagni con la sua benedizione speciale e materna.

DON LUIGI MARIA FUSINA



P.S.: Mi permetto di offrirti questa bella preghiera che potrai recitare anche ogni giorno:

Signore Gesù,

dammi gli occhi di Maria per contemplarti come Lei;

dammi le orecchie di Maria per ascoltarti, come Lei;

dammi la bocca di Maria per parlarti, come Lei;

dammi le mani di Maria per accoglierti e donarti, come Lei;

dammi i piedi di Maria per portarti alle anime, come Lei;

dammi il cuore di Maria per amartí, come Lei;

dammi lo spirito di Maria per servirti, come Lei;

e come Lei offrirmi con Te al Padre nello Spirito Santo

in un unico sacrificio d'amore.

Amen
.


[SM=g27998]

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