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RISURREZIONE

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2009 16:27
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05/09/2009 16:27

Risurrezione universale

1 - Il testo di Daniele 12, 2 sulla risurrezione dei morti è tradotto nel modo seguente dall'autorevole Bibbia di Gerusalemme:

“Un gran numero di quelli che dormono nella polvere si sveglieranno, gli uni' alla vita eterna, gli altri all'obbrobrio, all'orrore eterno” (testo francese).

Quasi tutte le traduzioni moderne, e anche la traduzione latina di san Girolamo (Volgata), invece di “un gran numero”, hanno “molti”. E notano: “Come spesso in altri testi, anche qui sembra che si debba intendere nel senso di “moltitudine”.

In ogni modo, anche se il testo di Daniele 12, 2 potesse far sorgere qualche dubbio sulla universalità della risurrezione, il dubbio può e deve essere chiarito e superato ricordando che Daniele scrisse secoli prima di Cristo e perciò ha conosciuto la verità solo in parte. E' un grosso errore, in cui cadono spesso e volentieri i tdG, soffermarsi all'Antico Testamento, ignorando completamente o quasi il Nuovo. La pienezza della verità ci è venuta mediante il Figlio (cfr. Matteo 5, 17; Giovanni 1, 14.17; Ebrei 1, 1-3).

 

2 - Sulla verità che vogliamo ora conoscere “Chi sarà risuscitato?”, il Nuovo Testamento non lascia il minimo dubbio. Gesù nel Vangelo e tutti i suoi legittimi messaggeri hanno annunziato la universalità della risurrezione dei morti. Tutte le creature umane, nessuna esclusa, saranno risuscitate nel giorno del Signore.

Nel discorso del giudizio finale Gesù dice espressamente:

“Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti (greco canta tà èthne), ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sua sinistra” (Matteo 25, 31-33).

Osservazioni:

a) Qui Gesù si riferisce certamente alla sua seconda venuta (parousia) alla fine dei tempi.Di questa ha parlato prima in molte parabole (cfr. Matteo 24 e 25). Ora ne parla chiaramente e spiega come avverrà il giudizio finale di tutte le creature alla fine del mondo.

Si tratta del giudizio di tutte le genti, per cui si suppone necessariamente la risurrezione di tutti i morti. Tutta l'umanità, dalla prima all'ultima crea- tura umana, sarà riunita davanti al Giudice supremo.

b) A conferma vale il fatto che in quel giudizio sarà emessa la sentenza definitiva: i giusti, rappresentati dalle pecore, andranno alla vita eterna, mentre i capri, che rappresentano gli ingiusti, andranno al supplizio eterno (cfr. Matteo 25, 34.46). La storia dell'umanità sarà conclusa. Non vi saranno più né nascite né morti. Vi sarà un nuovo cielo e una nuova terra (cfr. 2 Pietro 3, 13).

 

3 - La stessa dottrina nel vangelo di Giovanni, nel testo già citato e che giova riportare:

“Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l'ora in cui tutti (greco pantes) coloro che sono nei sepolcri udranno la voce del Figlio di Dio e ne usciranno, quanti fecero il bene, per una risurrezione di vita, e quanti fecero il male, per una risurrezione di condanna” (Giovanni 5,28-29).

Osservazioni:

a) Gesù qui si riferisce a tutti coloro che sono nei sepolcri. Anche se la parola “sepolcro” va presa nel senso di “tomba commemorativa”, è semplicemente ridicolo insinuare che non tutti saranno risuscitati, ma solo quelle “persone dì cui Dio si ricorda”. Dio non ha bisogno di un segno materiale, d'un monumento, di un'iscrizione tombale per ricordarsi. I tdG, che fanno tali insinuazioni, allo scopo di poter dire che non tutti saranno risuscitati, danno di Dio, ossia del loro dio Geova, un concetto assai meschino.

Nelle parole di Gesù l'espressione “coloro che sono nei sepolcri” equivale a dire “tutti i morti”, come spiegano tutti i biblisti. A conferma sta il fatto che di tutti i morti Gesù presenta due classi o categorie: quanti fecero il bene e quanti fecero il male. Questa distinzione o piuttosto affermazione indica chiaramente che qui Gesù parla di una risurrezione universale.

b) Se per essere risuscitati con la prospettiva di vivere per sempre ci fosse bisogno di qualcosa  d'una tomba commemorativa - perché non ne fosse cancellata la memoria, tanti, tantissimi giusti, ossia adoratori fedeli del vero Dio, non sarebbero risuscitati con la prospettiva di vivere per sempre. Infatti, molti, moltissimi di loro, non hanno mai avuto, né avranno una tomba commemorativa. Molti sono finiti negli abissi del mare, altri divorati dalle belve, altri bruciati, altri lapidati, segati, finiti nel disprezzo e nell'abbandono di tutti (cfr. Ebrei 11, 35-48). Molti, moltissimi, finirono nelle camere a gas... Quante assurdità nella propaganda truffaldina dei tdG!

 

4 - Certamente san Paolo non insegnava ciò che insegnano i tdG. La sua testimonianza della risurrezione universale, di tutte le creature umane, è chiara, cristallina, non lascia luogo al minimo dubbio:

“Nutro in Dio la speranza, condivisa pure da costoro, che ci sarà una risurrezione dei giusti e degli ingiusti” (Atti 25, 15).

Osservazioni:

a) Paolo qui risponde con la massima chiarezza alla domanda che ci siamo posti: “Chi sarà risuscitato?”. Nelle sue parole “giusti” sono tutti coloro che sono vissuti e morti nella giusta via di Dio. “Ingiusti” sono tutti gli altri, ossia tutti coloro che hanno deliberatamente seguito l'ingiustizia rifiutando Dio fino alla fine. Non vi è spazio per altre categorie (cfr. Romani 2, 12-16).

b) Le due categorie di risuscitati, di cui parla san Paolo, corrispondono alle “pecore” e ai “capri”, che comprenderanno tutte le genti nel giorno del giudizio. E tutto è in armonia con Giovanni 5, 29, dove tutti i risuscitati sono distinti in “quanti fecero il bene”, ossia i giusti, e in “quanti fecero il male”, cioè gli ingiusti.

 

5 - Una conferma certa, al di là d'ogni possibile dubbio, della universalità della risurrezione, ci vien data dal testo già citato di Apocalisse: “Il mare restituì i morti che custodiva e la morte e gli Inferi (Sceol, Ades) resero i loro morti” (Apocalisse 20, 13-14).

Osservazioni:

a) Abbiamo già notato, con l'autorevole testimonianza del biblista Salvatore Garofalo, che l'abisso del mare e l'abisso della terra erano i luoghi dove secondo gli antichi venivano raccolti i defunti, tutti i defunti, qualunque fosse stata la loro sepoltura sulla terra, e anche quelli senza sepoltura. Nel linguaggio biblico Inferi (Sceol, Ades) indicava il luogo o casa dove si raduna ogni creatura dopo la morte (cfr. Giobbe 30, 23).

b) Le parole dunque di Apocalisse 20,13: “Gli Inferi resero i morti da loro custoditi” equivale a dire che tutti i morti saranno risuscitati, giusti ed ingiusti. Dopo di che vi sarà il giudizio con la duplice sentenza: i buoni alla vita eterna, i cattivi alla seconda morte, che è lo stagno del fuoco (20, 15). Tutto in perfetta armonia con Matteo 25, 31-41; Giovanni 5, 28-29 e anche Romani 2, 1-16.

Il “dove” della risurrezione

Bisogna distinguere due cose: i morti saranno risuscitati sulla terra o piuttosto dalla terra, ma la dimora dei risorti non sarà solo la terra.

a) Saranno risuscitati dalla terra. I risuscitati verranno fuori dai sepolcri (cfr. Giovanni 5, 28) dalle loro sepolture, qualunque esse siano (cfr. Matteo 25, 32; Apocalisse 20, 13). Il Signore Gesù ritornerà visibilmente su questa terra (cfr. 1 Tessalonicesi 4, 16).

b) Tuttavia lo scenario del nuovo mondo assume aspetti più vasti, più universali. L'Apocalisse descrive la sede dei risuscitati con le ben note parole:

“Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c'era più (... ). Udii allora una voce potente che usciva dal trono: "Ecco la dimora di Dio con gli uomini!" ( ... ). E tergerà ogni lacrima dai loro occhi, non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate” (21,1.3-4).

San Paolo ci assicura che tutta la creazione sarà mutata per partecipare alla gioia dei figli di Dio, come per dire per essere la sede più confacente all'umanità redenta e risorta:

“La creazione stessa  nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla corruzione per entrare nella libertà della gioia dei figli di Dio” (Romani 8,19-21).

Ricordiamo che Cristo risorto è “la primizia” dei risuscitati (cfr. 1 Corinzi 15, 20), vale a dire modello dei risorti. Come dunque per Lui il “dove” era non solo la terra, ma tutto l'universo, così lo sarà per noi, quando egli renderà il nostro misero corpo conforme al suo corpo glorioso (cfr. Filippesi 3, 21).

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