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Le apparizioni di san Michele Arcangelo riconosciute dalla Chiesa

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2009 16:30
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05/09/2009 16:30

LE APPARIZIONI DI SAN MICHELE ARCANGELO

PRIMA APPARIZIONE DI S. MICHELE SUL GARGANO


Era l'anno 490 quando il giorno 8 maggio si veri­ficò la prima apparizione di S. Michele sul Gargano. Il fatto avvenne così. Un capitano delle armi Sipon­tine, ricco di poderi e di greggi, ed altrettanto pio e caritatevole, possedeva un monte distante circa sei miglia da Siponto, ora detto Manfredonia che era il pascolo dei suoi armenti. Tra questi si trovava un toro feroce, smisurato e torvo, il quale una volta di primavera si segregò dagli altri. Venuto il ca­pitano a riveder gli armenti mentre accompagnato da servi faceva ricerca del toro, lo rinvenne in una profonda spelonca in un luogo erto e difficile; e siccome non era possibile trarlo fuori vivo di là, pensò riaverlo morto, e scaricò verso di esso il suo arco; ma la freccia invece di ferire il toro, rivolta a mezz'aria la punta, tornò indietro e ferì nel petto il capitano.

L'avvenimento del tutto nuovo riempì di stu­pore gli spettatori, e si diffuse la notizia di esso non solo nelle vicinanze della selva donde molti corsero a vedere il ferito, ma pervenne anche fino al Ve­scovo di Siponto, S. Lorenzo Maloriano, di nazio­nalità greca, cittadino di Costantinopoli, e stretto congiunto dell'Imperatore Zenone. Il santo Prelato, pensando che non senza mistero si era verificato quello strano avvenimento, ricorse a Dio per lume ed intelligenza. Ordinò per tutta la città un triduo di preghiere e di digiuni per impetrar da Dio la grazia di conoscere il mistero di così strano fatto. Ascoltò Dio l'umile ricorso del Vescovo e del po­polo, cosicchè mentre verso l'aurora il piissimo Ve­scovo stava pregando nella cattedrale di Siponto, gli apparve S. Michele e gli disse «Tu hai agito molto saggiamente chiedendo all'altissimo Iddio la rivelazione e la ragione per cui la freccia scoccata contro il giovenco si sia invece rivolta contro l'ar­ciere. Sappi dunque che ciò è avvenuto appunto per opera mia. Io sono l'Arcangelo Michele, che sto davanti al Trono di Dio, ed io ho stabilito di abitar qui, e parimenti di aver preso in custodia questo luogo. Questi segni ho voluto io dare, affinchè cia­scuno sappia, come d'ora innanzi il Gargano sarà in mia tutela ».

Così disse S. Michele a S. Lorenzo Vescovo, e disparve.

Grande ed indicibile fu la consolazione e la gioia di S. Lorenzo Vescovo per così singolare favore di S. Michele. Pieno di gaudio, levatosi dal suolo, con­vocò il popolo ed ordinò una solenne processione verso il luogo, ov'era accaduto il fatto meraviglioso. Quivi giunto processionalmente, fu visto il toro ingi­nocchiato in ossequio del celeste Liberatore, e fu trovata un'ampia e spaziosa caverna a forma di tem­pio scavata nella viva pietra dalla natura stessa con volta assai comodamente elevata e con un comodo ingresso. Una tale vista ricolmò tutti di gran tene­rezza insieme e di terrore, poichè volendo il po­polo colà dentro inoltrarsi, fu preso di sacro spa­vento all'udire un canto angelico con queste pa­role «Qui si adora Dio, qui si onora il Signore, qui si glorifica l'Altissimo». Tanto fu il sacro spa­vento, che il popolo non osò più spingersi oltre, e stabilì il luogo per il sacrificio della S. Messa e per le preghiere davanti all'ingresso del luogo sacro. Questo fatto suscitò devozione in tutta l'Europa. Ogni giorno si videro pellegrini a squadre salire sul Gar­gano. Pontefici, Vescovi, Imperatori e Principi da ogni parte d'Europa corsero a visitare la celeste grotta. Il Gargano divenne una sorgente di grazie strepitose per i cristiani del Gargano, come scrive il Baronio. Fortunato chi si affida a sì potente be­nefattore del popolo cristiano; fortunato chi si rende propizio l'amorosissimo Principe degli Angeli S. Mi­chele Arcangelo.


SECONDA APPARIZIONE DI S. MICHELE SUL GARGANO

Era il primo anno di Anastasio Imperatore, e prima ancora di S. Gelasio Papa, quando S. Michele per la seconda volta apparve a S. Lorenzo, due anni dopo cioè della prima apparizione. L'esercito del Re Goto Odoacre, considerando il popolo Sipontino come confederato di Teodorico, che era emulo nella corona d'Italia, strinse con forte assedio i Sipontini, minac­ciandone lo stermino. I Sipontini ricorsero al S. Ve­scovo per consultarlo in così gravissimo affare, ed il Vescovo deliberò chieder aiuto all'Arcangelo San Michele. Mentre i Goti erano intenti a scavar terra, fossi, ripari e bastioni, Lorenzo ad imitazione di Mosè, salì sul Monte Gargano per implorare dal capo delle milizie celesti la vittoria. Era il lunedì 25 del mese di settembre, quando i Goti mandarono un'araldo ad intimare la resa. Richiamato lo zelante Pastore per essere consultato su questa guerra ine­vitabile, ordinò al popolo di dimandare una tregua di altri tre giorni, ed ottenutela comandò che in quel triduo tutti attendessero alla preghiera e alla penitenza, e frequentassero i Sacramenti; e così in­fatti fecero i Sipontini. Ed ecco verso l'alba del 29 settembre 492 mentre il Vescovo si struggeva in pre­ghiere nella Chiesa di S. Maria, gli apparve S. Mi­chele assicurandolo della vittoria, ed avvertendolo di non assaltare i nemici se non dopo le ore quat­tro del pomeriggio, affinchè il sole con i suoi splen­dori rendesse testimonianza della potenza dell'Ar­cangelo. Il Vescovo ne avvisò il popolo, e dopo aver fortificato tutti col pane celeste nelle prime ore del giorno, all'ora stabilita i Sipontini schierati in battaglia escono contro i barbari. Era sereno il cielo, quando si ode all'improvviso tuonare nell'aria, una nube copre la sacra cima del Gargano, un orribile terremoto scuote la terra mentre il mare vicino si infuria con spaventosi ruggiti. Il Celeste Guerriero scoccando dal Gargano infocata saetta fece chiara­mente vedere che sotto l'Arcangelo S. Michele com­battono insieme i quattro elementi. Ogni fulmine mieteva a fascio le vite dei barbari, senza offendere neppur uno dei Sipontini, cosicchè l'esercito goto si vide tosto atterrito e abbattuto. I Sipontini insegui­rono i Goti fino a Napoli. Per gratitudine di così grande vittoria, S. Lorenzo insieme al popolo si recò ben presto sul Gargano a ringraziare il celeste Di­fensore. Nell'antiporta della Santa Grotta, senza osa­re di entrare dentro, scopersero delle impronte im­presse sul ruvido sasso, che sembravano quasi rap­presentare la presenza di S. Michele. Tutti pieni di santa gioia baciavano quei prodigiosi segni, e forse ripetevano «Digitus Dei est hic».



TERZA APPARIZIONE DI S. MICHELE SUL GARGANO NELLA DEDICAZIONE

Era il giorno 8 maggio dell'anno 493 quando il S. Vescovo di Siponto Lorenzo Maloriano coi suoi si trasferì sul Gargano a celebrare il terzo anniversario dell'apparizione di S. Michele. Ma nè il Ve­scovo nè il popolo ardivano entrare nella sacra, grotta. Non era soddisfatta la comune pietà, perchè tutti erano bramosi di penetrare dentro e di cele­brarvi i divini misteri celebrandoli secondo l'uso della Chiesa Romana. Fra il timore e rispetto per il suono degli angelici inni, non osarono entrare den­tro, ma deliberarono necessario consultare il Som­mo Pontefice. Spedita, l'ambasceria al Papa S. Ge­lasio, che si trovava sul colle S. Silvestro, questi, considerando le prodigiose apparizioni ivi avvenute, rispose: «Se toccasse a Noi determinarlo il giorno della dedicazione sceglieremmo il giorno 29 settem­bre a motivo della vittoria riportata sui barbari ma aspettiamo l'oracolo del Celeste Principe. Noi Lo, imploreremo con un triduo in onore della Santissima Trinità. Voi coi vostri farete la stessa cosa ». A tale risposta il Vescovo Lorenzo invitò i sette Vescovi vicini a trovarsi in Siponto il giorno 21 settembre, sia per fare orazione e digiuno, sia ancora per la progettata Dedicazione. I sette Vescovi con nume­roso popolo vennero in Siponto a tributare ossequi all'Arcangelo. Adunati in Siponto il 26 settembre die­dero inizio al digiuno, alle vigilie, alle preghiere e sacrifici, come in Roma praticava lo stesso S. Ge­lasio Papa. Si compiacque la Divina Maestà di esau­dire le preghiere dei suoi servi, ma serbò l'onore a S. Lorenzo di ricevere il terzo oracolo. Infatti la notte seguente al triduo di digiuno, S. Michele fat­tosi vedere splendente gli disse: « Gran Lorenzo, de­poni il pensiero di consacrare la mia grotta, io la ho eletta come mia Reggia, e con gli Angeli miei già l'ho consacrata. Tu ne vedrai i segni impressi, e la mia effige, l'Altare e il Pallio e la Croce. Voi soltanto entrate nella Grotta, e sotto la mia assi­stenza innalzate preghiere. Celebrate domani il San­to Sacrificio per comunicare il popolo, e vedrete co­me io sacrifico quel Tempio». Non aspettò Lorenzo il giorno, che fu pure di Venerdì, ma alla stessa ora comunicò ai suoi colleghi i divini favori, e così pure fece col popolo. Verso l'aurora tutti a piedi scalzi processionalmente si avviarono verso la sacra spelonca. Nella prima ora del mattino fu facile il viaggio, ma in seguito sotto gli ardori del sole riu­sciva penosa la salita su quegli aspri dirupi. Ma non mancò di risplendere la potenza benefica di S. Michele, perchè apparvero quattro aquile di smi­surata grandezza, due delle quali con la loro ombra difendevano i Vescovi dai raggi del sole, e le altre due con le loro ali rinfrescavano l'aria. Pervenuto il sacro corteo sul Gargano, non ardì entrar dentro, ma eretto sull'entrata un altare, S. Lorenzo comin­ciò la S. Messa. Quando venne intonato il Gloria, da tutti vennero udite al di dentro melodie di Paradiso, dalle quali invitati e rincuorati, andarono in­nanzi Lorenzo, seguiron gli altri. Dalla porta me­ridionale passarono per un lungo atrio, che si sten­deva sino all'altra porta settentrionale, dove si tro­varono su di un sasso con le impronte di S. Mi­chele. Da questa scoprono la parte orientale della Celeste Basilica, alla quale si saliva per mezzo di gradini. Entrati nella piccola porta vedono l'imma­gine miracolosa di S. Michele in atto di soggiogare Lucifero. Prosegue Lorenzo, cantando il Te Deum, ed ecco scopre ancora nel fondo della S. Grotta un altare, che dal sasso si sporgeva, consacrato da San Michele.

S. Lorenzo proseguì la S. Messa, mentre gli altri Vescovi dedicarono tre Altari; indi distribuirono la S. Comunione ai fedeli. E' questa la miracolosa De­dicazione della Basilica di S. Michele sul Gargano, di cui la S. Chiesa venera la memoria del dì 29 settembre.


APPARIZIONE DI S. MICHELE A ROMA

Nell'anno 590, essendo Sommo Pontefice S. Gre­gorio Magno, la peste devastava la città di Roma, e una gran moltitudine di persone ogni giorno ca­deva vittima del morbo. S. Gregorio cercò con pubbliche preghiere di ottenere misericordia da Dio, ed un giorno, mentre stava portando processional­mente l'immagine della SS. Vergine verso la Basi­lica di S. Pietro, comparve S. Michele sulla Mole Adriana, avendo in mano una terribile spada in at­teggiamento di rimetterla nel fodero. Era come un segno che cessava quella fiera pestilenza, che tanto aveva desolato Roma. Egli allora intonò un canto mentre facevano eco un gruppo di Angeli intorno alla S. Immagine portata dal Pontefice, rallegrandosi con la S. Vergine per la Risurrezione del suo Divin Figlio: «Regina coeli laetare alleluia, quia quem meruisti portare alleluia, Resurrexit, sicut di­xit alleluia» alla quali parole S. Gregorio soggiun­se: «Ora pro nobis Deum, alleluia». Adunque per intercessione di S. Michele e della SS. Vergine Ro­ma venne liberata da così tremendo flagello, ed in memoria di tale apparizione ivi fu edificata magni­fica Chiesa, ed il luogo venne denominato Castel Sant'Angelo.


APPARIZIONE DI S. MICHELE SUL MONTE GAURO PRESSO CASTELLAMMARE

Sul monte Gauro, detto anche S. Angelo, posto tra le città di Castellammare di Stabia e Vico Equen­se, S. Michele comparve a S. Catello, Vescovo allora di Stabia e a S. Antonino Abate che si erano colà ritirati per godere un po' di quella quiete, che porta con sé la solitudine; ed approvando la loro ri­soluzione li esortò ad edificare in suo onore una Chiesa nel luogo dove avrebbero veduto una fiac­cola ardente. Il che fu tosto eseguito da quelle san­te persone, in modo che fosse loro permesso di ri­tirarvisi dentro per attendere con più fervore agli esercizi spirituali intrapresi. Ma essendo stato il Vescovo Catello da alcuni nemici fortemente per­seguitato sino a farlo andane in carcere a Roma, non lasciò S. Michele di fare che sì il Sommo Pontefice, persuaso della sua innocenza, non solo lo lasciasse andare libero nella sua Chiesa, ma gli donasse anche una statua di marmo di S. Michele con alcune colonne pur di marmo, acciocché potes­se adornare con più magnificenza la rozza Chie­sa incominciata in onore del suo liberatore; il che egli fece nel ritorno, ed è quella che contro le ingiu­rie del tempo sino ai giorni nostri ancora si vede. In questa i divoti di S. Michele -Arcangelo di tutti quei contorni sogliono celebrarvi la festa il di primo di Agosto.



APPARIZIONE DI S. MICHELE A MARCIANO IMPERATORE

Meravigliosa l'apparizione di S. Michele a Mar­ciano Imperatore, il quale si era dedicato ad onorare l'Arcangelo nel Tempio di Conas. In tutte le sue in­fermità Marciano non si serviva d'altra medicina che del patrocinio di S. Michele, perché ricorrere a quel­lo, subito risanava. Ma per mostrare maggiormente il Signore il gran potere dato al suo santo Arcangelo permise che una volta Marciano si ammalasse molto gravemente; anche allora l'Imperatore ricusò ogni medicina che gli veniva suggerita, e volle solo che non fosse allontanato da quel venerabile Santuario. Pareva ciò ad un medico temerità, ed ordinò che an­corché l'Imperatore fosse contrario, gli si applicas­sero fomenti da lui ordinati. La notte, rapito in estasi, Marciano vide che si aprivano le porte della Chiesa, e che S. Michele sopra di un bel destriero calava dal cielo, e smontò sopra un pilastr che era in quella Chiesa accompagnato da Angeli e riempien­do tutta l'aria di soavissima fraganza, giunse dove stava l'infermo Marciano. Dato uno sguardo a quei medicamenti che erano stati ordinati dal medico, do­mandò cosa fossero quelle cose. Rispose Marciano la verità: e S. Michele rivoltosi a due Angeli che gli stavano a lato, ingiunse loro di colpire quel medico, e di togliere i medicamenti; indi toccando con un dito l'olio di una lampada che ardeva avanti alla sua immagine, fece con quello il segno della Croce in fronte a Marciano e scomparve. La mattina Marciano raccontò ciò che aveva veduto ad un Sacerdote, il quale notando sulla fronte di Marciano la forma del­la Croce che il S. Arcangelo gli aveva fatto, e non trovando i medicamenti ordinati dal medico nella, notte precedente volle recarsi dal medico stesso. Ar­rivato alla sua casa udì pianti ed urla, perché il me­dico stava morendo con la bocca piena di pustole.

Dopo che fu udita la relazione del Sacerdote, il medico fu portato sullo stesso letto alla Chiesa di S. Michele. A tale strepito tornò in sé Marciano, e si trovò totalmente guarito, e levandosi tutto contenta si recò dal medico, che stava chiedendo aiuto a S. Michele. Gli unse la fronte con l'olio della lampada della sua Immagine, e di subito cessò il dolore, svanirono le pustole, restando in perfetta sanità. D'allora in poi divenne così divoto a S. Michele, che per gra­titudine si dedicò a servire Dio ed il S. Arcanngelo nel tempio, finché visse.



APPARIZIONE DI S. MICHELE A S. EUDOCIA

La potenza di S. Michele Arcangelo risplendette nella conversione di S. Eudocia, la quale, da grande peccatrice, diventò una martire di Gesù Cristo, sotto il Regno dell'Imperatore Traiano. Originaria della Samaria, essa venne ad abitare in Eliopoli non ad altro fine, che per vivere con maggiore libertà nelle sue dissolutezze. Convertita quivi per opera del Mo­naco S. Germano, e distribuite ai poveri le grandi ricchezze, acquistate con la sua turpe vita, diede la libertà ai suoi schiavi e prima di ricevere il batte­simo trascorse sette giorni in una camera digiunan­do e pregando senza vedere alcuno come le aveva ordinato il S. Monaco. Essendo venuto questi a tro­varla, essa appena lo vide, subito gli disse: « Ringra­ziate Dio, mio Padre, delle grazie che si è compiaciuto di fare a me, benchè io ne sia indegna. Ho passato sei giorni nel mio ritiro a piangere i miei peccati, e a compiere con esattezza tutti i divoti esercizi che mi avete prescritti. Nel settimo giorno, essendo pro­strata con la faccia a terra, mi son veduta ad un tratto circondata da una gran luce che mi abba­gliava. Ho veduto nello stesso tempo un giovane vestito di bianco dall'aria serena, che prendendomi per la mano mi ha innalzata fino al cielo, dove mi parve di vedere una folla di persone vestite come lui, e mostrando grande gioia nel vedermi, si ral­legrarono con me, perchè un giorno avrei avuta parte alla medesima gloria. Mentre ero in questa visione, vidi un mostro orribile, il quale si lagnava, con Dio per mezzo di urli orrendi, perchè gli ve­niva rapita una preda, che per tanti titoli era sua. Allora una voce venuta dal cielo lo mise in fuga, dicendo che piace alla bontà infinita di Dio di aver pietà dei peccatori che fanno penitenza; e la stessa voce facendomi sperare una particolare protezione nel rimanente di mia vita, ha ordinato al mio Con­dottiero, che ho inteso essere l'Arcangelo S. Michele, di farmi ritornare nel luogo nel quale io sono». E di fatti questa nuova Samaritana fu così validamente protetta da S. Michele, che dopo una vita penitente e santa, accompagnata da tanti miracoli e stupende conversioni, potè morire martire il 1° marzo del­l'anno 114.


APPARIZIONE DI S. MICHELE NELLA SPAGNA

Celebre fu l'apparizione nel Regno di Navarra, come lo testifica la Chiesa di S. Michele di Eccelsi, edificata sulla cima di una montagna altissima, ra­mo de' Pirenei chiamata dalla gente del luogo Aralar, alle cui falde scorre il fiume Araia verso la valle Araquil; l'erezione di questo tempio è dovuta all'ap­parizione in quel luogo dell'Arcangelo S. Michele ad un cavaliere della città di Gonni. Questo avvenne al tempo dei mori, quando entrarono a devastare la Spagna. Alla consacrazione di questo tempio in­tervennero sette Vescovi. Volle il Serafino Arcan­gelo in quella gran calamità di Spagna offrirsi a protettore e Patrono ancor prima che S. Giacomo fosse per come tale invocato dagli spagnoli.


APPARIZIONE DI S. MICHELE NELLA SPAGNA

A motivo di un'altra apparizione, fu edificato in onore di S. Michele in insigne Romitorio, che poscia divenne Chiesa Patriarcale di Ontinente nel regno di Valenza. Certo è che grande è stata la protezione che questo sublime Spirito ha esercitato su quel re­gno e su quella città, come ne fa fede il suo istorico Escolano, il quale dice «E' degno di considerazione che S. Michele fu quel­lo che pose fine ai Mori nella nostra città, come fu egli stesso che aveva dato inizio alla loro distruzione. quando ti Re D. Giacomo si impadronì della loro terra ai vespri della festa di S. Michele. Invero essendo restata una gran contrada di Valenza co­me abitazione dei Mori, dopo la loro conquista, l'an­no 1521, stando ivi giocando alcuni fanciulli cristia­ni nel giorno di S. Michele, mossi da una divina ispi­razione, presero un quadro del Santo Arcangelo, e congiungendosi con loro altra gente, con grandi ac­clamazioni lo portarono alla Moschea de' Mori, i quali non ebbero ardire di far loro resistenza. Gri­darono allora quei fanciulli « Viva S. Michele; Viva S. Michele, e la fede di G. C. », e così dicendo lo posero in quel luogo, dove il giorno di S. Dionigio si disse la Messa. Da ciò prese occasione Vincenzo Perez per spingere quei Mori a farsi Cristiani, così infatti avvenne. I Mori si battezzarono tutti, e la Moschea fu consacrata, e divenne Parrocchia».


APPARIZIONE DI S. MICHELE IN NAPOLI

Nell'anno 574 i Longobardi che allora erano an­cora senza fede cercavano di distruggere la fiorente fede cristiana della città Partenopea. Ma ciò non fu permesso da S. Michele Arcangelo, poichè S. Agnel­lo essendo già da alcuni anni dal Gargano ritor­nato in Napoli, mentre era addetto al governo del­l'ospedale di S. Gaudisio, orando nella grotta, gli apparve S. Michele Arcangelo che lo spedì a Gia­como della Marra, assicurandogli la vittoria, e fu poi visto con lo stendardo della Croce fugare i Saraceni. In quello stesso luogo venne eretto in suo onore una Chiesa, la quale ora col nome di S. Angelo a Segno è una delle più antiche Parrocchie, e la me­moria del fatto si conserva in un marmo posto in essa. Per questo fatto i Napoletani sempre grati al Celeste Benefattore, L'onorarono come speciale Pro­tettore. A spese del Cardinale Errico Minutolo venne eretta una statua di S. Michele che fu collo­cata sull'antica porta maggiore della Cattedrale. Que­sta durante il terremoto del 1688 rimase illesa.



APPARIZIONE DI S. MICHELE IN SPAGNA

Ovunque il Principe degli Angeli ha dispensato favori e benefici nelle più grandi calamità. La città di Saragozza era stata occupata dai Mori, i quali per ben quattrocento anni l'avevano barbaramente tiranneggiata. Il re Alfonso pensava liberar tale città dalle barbarie dei Mori, e già disponeva il suo eser­cito per prendere la città d'assalto, ed aveva affi­dato quella parte della città che guarda verso il fiume Guerba ai Navarrini, che erano venuti in soc­corso. Mentre in pieno si svolgeva la battaglia, il Sovrano Capitano degli Angeli in mezzo a celestiali splendori comparve al Re, e gli fece conoscere che quella città era sotto la sua difesa, e che egli era venuto in aiuto dell'esercito. E infatti lo favorì con una splendida vittoria, per cui appena la città si ar­rese, venne edificato un Tempio, proprio là dove apparve il Serafico Principe, che divenne una delle principali Parrocchie di Saragozza, e fino ad oggi si chiama S. Michele dei Navarrini.


APPARIZIONE DI S. MICHELE IN ALVERNIA

Il Monte della Verna è rimasto celebre per le apparizioni di S. Michele. Ivi si ritirò S. Francesco d'Assisi per attendere meglio alla contemplazione ad imitazione di nostro Signore Gesù Cristo il qua­le si recava solo sui monti a pregare. E poichè San Francesco si domandava se veramente quelle im­mense fenditure che si vedevano fossero avvenute nella morte del Redentore, apparendogli S. Michele di cui era devotissimo, venne assicurato che era vero quello che per tradizione si diceva. E poichè San Francesco con questa credenza frequentemente an­dava a venerare quel santo luogo, avvenne che men­tre colà in onore di S. Michele stava facendo devo­tamente la sua Quaresima, nel giorno dell'Esalta­zione della S. Croce gli apparve il medesimo S. Ar­cangelo in forma di Serafico alato Crocifisso, e do­po avergli impresso nel cuore un serafico Amore, lo segnò colle sacre Stimmate. Che quel Serafino fosse stato S. Michele Arcangelo, lo indica come co­sa molto probabile S. Bonaventura.


APPARIZIONE DI S. MICHELE NEL MESSICO

Nel nuovo mondo, quando colà si stabilì la Chie­sa, volle Iddio manifestare con varie apparizioni di S. Michele, che in ogni parte Egli è il Patrono della Chiesa, e che da tutti deve essere come tale ve­nerato. In un piccolo villaggio, vicino alla località che si chiama S. Maria della Natività, quattro leghe circa discosto dalla città degli Angeli, vi era un in­diano, chiamato Diego Lazzero, il quale sin da pic­colo era tenuto per virtuoso. Un giorno mentre an­dava in una processione che si faceva in quel luogo gli apparve S. Michele, e gli comandò che di­cesse, ai vicini, che in una balza ch'è fra due cèrri, molto vicina alla popolazione dove egli era nato, avrebbe trovato una fonte di acqua miracolosa per tutte le infermità, sotto una rupe molto grande; ma egli non si azzardò a dirlo, temendo che non fosse creduto. Passato qualche tempo s'ammalò d'una in­fermità così grave, che giunse in fin di vita senza più alcuna speranza. Mentre i suoi genitori con al­tri parenti stavano aspettando che spirasse, nella vigilia della Apparizione del glorioso Arcangelo, il 7 di maggio del 1631, verso la mezzanotte repenti­namente entrò nella stanza un grande splendore, come di lampo, che intimorì tutti i circostanti. Que­sti fuggirono sbigottiti, lasciando solo l'infermo per un poco; ma poichè tuttavia lo splendore perdurava presero animo, temendo che si potesse bruciare la casa, ch'era di giunchi, ed entrati di nuovo in casa, cessò lo splendore e trovarono l'infermo all'appa­renza morto. Esso, dopo appena passato un pò di tempo aprì gli occhi, e cominciò a parlare con tan­ta lena, che tutti ritennero ciò per miracolo, disse loro, che non si prendessero pena, che già stava bene, perchè gli era apparso S. Michele circondato di grandi raggi di luce, il quale gli aveva resa la sanità e l'aveva portato, senza saper come, ad una balza non molto lontana; il S. Arcangelo andava in-

nanzi con tanta chiarezza, come se fosse mezzogior­no, mentre i rami degli alberi si rompevano, i monti si aprivano per dove passava, lasciando il passo li­bero. Fermatosi nella balza, disse che sotto una gran­de rupe, che toccò con una bacchetta d'oro che ave­va in mano, stava la fonte dell'acqua miracolosa, che già gli aveva rivelato, e che manifestasse ciò a' fedeli senza timore ed indugio, altrimenti sareb­be stato gravemente castigato; la sua infermità poi era in pena della sua disobbidienza. Ciò detto si levò subito un turbine spaventoso che gli cagionò un timore grandissimo. Ma il S. Arcangelo lo rassi­curò dicendogli che non temesse ciò che facevano i nemici infernali per dispetto dei grandi benefici, che per una mano avrebbero ricevuti i fedeli di N. S. in quel luogo; perchè molti vedendo le me­raviglie che in quel luogo si sarebbero compiute, si sarebbero convertiti, avrebbero fatto penitenza dei loro peccati, e quelli che vi sarebbero andati con fede otterrebbero rimedio ai loro travagli e neces­sità, ciò detto l'Arcangelo fece piovere dal cielo una luce ancor maggiore sopra il luogo. S. Michele disse poi Diego Lazzero qual'era la virtù che Dio con la sua provvidenza Gli comunicava per la salute e ri­medio degli infermi, affinchè fosse creduto dai fe­deli, egli da solo potrebbe trasportare e levar via la rupe, che stava sopra la fonte. Con ciò disparve la visione. Diego non potè dare ragione del modo come era avvenuta la visione, ma questa era certa e vera, poichè egli fu guarito miracolosamente men­tre era in fin di vita. Del che tutti furono ripieni di meraviglia.


APPARIZIONE DI S. MICHELE NEL MESSICO

Dopo alcuni giorni, Diego ormai ristabilito se ne andò con suo padre a rintracciare il luogo della fonte e i due da soli tolsero via la rupe che la co­priva con grande facilità, battendola da un lato, quantunque per muoverla solamente fossero neces­sarie molte persone. Ciò confermò la verità dell'ap­parizione del Glorioso Principe, ed in conformità di ciò incominciarono a diffonderne la notizia, assicurando i fedeli, che troverebbero nella santa fonte rimedio a tutte le loro infermità. Vennero molti in­fermi, ciechi, zoppi, storpi, i quali col lavarsi nel­l'acqua di quella fonte risanarono. Passati alcuni me­si, lo stesso Diego Lazzero si ammalò di nuovo di malattia mortale, e prevenne i suoi parenti, affinchè non si dessero pena perchè Nostro Signore così ave­va ordinato per dare conferma alla fede nell'acqua santa; aggiunse poi che quando lo avessero visto an­gustiato dalla infermità, gli dessero da bere quell'ac­qua senza adoperar altro rimedio, perchè tosto così sarebbe risanato. Il male talmente si aggravò che il giovane stette quattro giorni senza polso e senza parola ed i genitori per far la prova, gli diedero a bere dell'altra acqua senza che egli ne sentisse menomamente migliorato: ma tosto che bevve quel­l'acqua della santa fontana, ricuperò le forze, mi­gliorò, e riacquistò la perfetta salute. Da principio questa fontana stava sulla superficie del terreno ed aveva una piccola apertura, con poco più di mezzo braccio di profondità, in seguito successe un fatto notevole, che cioè stava in una quantità senza diffondersi, e quantunque si cavassero molti, e molti vasi di quella, pure subito si riempiva, ed arrivando all'orlo, si fermava. Poscia divenne mag­giore e più profonda, perchè i divoti scavavano la terra, per portarla alle loro case come reliquia. Giacchè si esperimentò che Iddio le aveva comunicato la medesima virtù dell'acqua miracolosa, buttandola in altra acqua e dandola agli infermi. Si è già edi­ficata una Chiesa in quel luogo, in cui si venera il S. Arcangelo, dove fa innumerevoli miracoli.


APPARIZIONE DI S. MICHELE NEL TERRITORIO DI OLEVANO

Nel territorio di Olevano, che appartiene alla Diocesi di Salerno, viene indicata una Grotta, in cui si dice fosse apparso S. Michele Arcangelo. Gli altari che ivi si vedono hanno forma antica, e la de­vozione con cui la grotta viene venerata dal popolo ben dimostra che la fama non può non essere vera. Inoltre vi sono molte antiche scritture dove si parla della Grotta dell'Angelo, o di S. Michele.

Qui vi è pure un'acqua che scaturisce e che ap­plicata con fede risana molti mali, come afferma la popolazione del luogo, che racconta meraviglie. Si dice anche che detta Grotta fosse dedicata a San Michele con solenne rito da S. Gregorio VII, men­tre dimorava in Salerno.



APPARIZIONE DI S. MICHELE AD UN RELIGIOSO MORIBONDO

Narra S. Anselmo che un religioso in punto di morte mentre venne per tre volte assalito dal de­monio, altrettante volte fu difeso da S. Michele. La prima volta il demonio gli rammentava i peccati com­messi prima del battesimo, ed il religioso atterrito per non aver fatto penitenza, era sul punto di disperarsi. Comparve allora S. Michele e lo calmò, di­cendogli che quei peccati erano celati col S. Bat­tesimo. La seconda volta il demonio gli rappresen­tava i peccati commessi dopo il Battesimo, e diffi­dando il misero moribondo, fu per la seconda volta consolato da S. Michele, il quale lo assicurò che gli erano stati rimessi con Professione Religiosa. Ven­ne finalmente per la terza volta il demonio e gli rappresentava un gran libro pieno di mancanze e di negligenze commesse durante la vita religiosa, ed il religioso non sapendo che rispondere, di nuovo S. Michele in difesa del religioso per confortarlo e per dirgli che tali mancanze erano state espiate con le opere buone della vita religiosa, con l'ubbidienza, la sofferenza, le mortificazioni e la pazienza. Il Re­ligioso così consolato abbracciando e baciando il Cro­cifisso, placidamente spirò. Veneriamo in vita San Michele, e saremo da Lui confortati in morte.


APPARIZIONE DI S. MICHELE

Giovanni Turpino nella vita di Carlo Magno da lui scritta, narra che egli un giorno mentre stava celebrando Messa dei Defunti alla presenza dello stesso Imperatore Carlo, fu rapito in estasi, duran­te la quale udì una musica celestiale di Angeli, che andavano verso il cielo. Nello medesimo tempo vide anche una turba di demoni che venivano con gran­de festa come soldati che avevano fatto gran bot­tino; ad essi egli allora domandò: «Che cosa porta­te?» Essi risposero: « Portiamo l'anima di Marsilio all'inferno ». Ma si vide allora S. Michele che libe­rava l'anima di Rollando dal Purgatorio e la stava portando in Cielo insieme a quella di altri cristiani. Il che egli riferì all'Imperatore stesso finita che fu la Messa.


APPARIZIONE DI S. MICHELE IN SALA

Sopra un monte distante circa due miglia dalla Città di Sala vi è una grotta dove si dice che il glorioso Principe degli Angeli apparve un giorno ad un pastore, il quale vi si rifugiò intimorito dai tuo­ni e dai fulmini, mentre colà invocava in aiuto San Michele Arcangelo questi gli apparve maestoso, e gli comandò che facesse sorgere ivi una chiesa in suo onore, affinchè in avvenire fossero protetti co­loro che in essa in simili casi avessero indirizzato preghiere. La chiesa si fece, e si avverò la promes­sa, perchè ogni volta che quelle popolazioni si ri­volgono a lui per ottenere la difesa da fulmini spaventevoli e da terribili tempeste, sempre furono esau­diti.

Nel 1715 si recarono colà divotamente alcuni Sa­cerdoti per offrirGli fervorose preghiere, onde si de­gnasse intercedere presso Dio che facesse cessare le frequenti grandinate che minacciavano la rovina dei raccolti e che si fosse compiaciuto di avvalorare col suo potente aiuto l’arme dei Cristiani contro altre tempeste più orribili, che si temevano dalla poten­za ottomana. Orbene, mentre - si stava celebrando colà a questo scopo il Santo Sacrificio della Messa, al momento della Consacrazione, l'immagine di San Michele, dipinta in antico a fresco nel muro, fu ve­duta grondare, specialmente dal volto, una quantità di liquido lucidissimo che come olio scorreva giù dalla figura bagnando anche l'altare. Oh quante fi­nezze d'amore usa il S. Arcangelo nel soccorrere chi 1’onora!


APPARIZIONE DI S. MICHELE NELLA TRANSILVANIA

Malloate Re della Dacia, la quale risponde alla odierna Transilvania, era afflitto perché vedeva il suo regno senza successore. Infatti quantunque la Regina sua consorte ogni anno gli desse un figlio, nessuno di questi però riusciva a vivere più a lungo di un anno di modo che mentre uno nasceva, l'al­tro moriva. Un santo monaco consigliò il Re di met­tersi sotto la speciale protezione di S. Michele Ar­cangelo, e di offrirgli ogni giorno qualche speciale omaggio. Il Re ubbidì. Passato qualche tempo, par­torì la regina due figli gemelli ed ambedue moriro­no con grande dolore del marito e di tutto il regno. Non per questo il Re abbandonò le sue pratiche de­vote, ma anzi concepì maggior fiducia nel suo Pro­tettore S. Michele, e comandò che si portassero i corpi dei bambini nella Chiesa, che si mettessero sull'altare del Santo Arcangelo Michele, e che tutti i suoi sudditi chiedessero misericordia e aiuto a San Michele. Anche egli si recò in chiesa col suo po­polo sebbene sotto un padiglione con le cortine ca­late, non tanto per nascondere il suo dolore, quanto per poter pregare più fervorosamente. Mentre tutto il popolo pregava insieme al suo sovrano il glorioso S. Michele apparve al Re, e gli disse: « Io sono Michele Principe delle Milizie di Dio, che tu hai chia­mato in tuo aiuto; le tue ferventi preghiere e quelle del popolo, accompagnate dalle nostre, sono state esaudite dalla Divina Maestà, che vuol risuscitare i tuoi figli. Tu da qui in avanti migliora la tua vita, riforma i costumi tuoi e quelli dei tuoi vassalli. Non ascoltare cattivi consiglieri, restituisci alla Chie­sa quello che hai usurpato, perchè a motivo di que­ste colpe Dio ti mandò tali castighi. Ed affinchè tu ti applichi a quello che ti consiglio, mira i tuoi due figlioli risuscitati, e sappi che io ne custodirò la vita. Ma bada a non essere ingrato a tanti favori ». E fat­tosi vedere con abito regale e scettro in mano gli diede la benedizione, lasciandolo con grande conso­lazione per i figli riavuti, e con vero mutamento interiore.


APPARIZIONE DI S. MICHELE NEL GARGANO

L'anno 1656 in quasi tutta l'Italia, e specialmente nel Regno di Napoli, incrudeliva la peste. Nella so­la città di Napoli aveva mietuto quattrocento mila vittime. Fu attaccata anche la città di Foggia a tal punto da restarne quasi spopolata. Manfredonia, ve­dendo vicino il nemico, pose guardie d'intorno, man­dò ordini, editti. L'Arcivescovo Giannolfo Puccinelli cercò allontanare il male umanamente inevitabile con molti spirituali rimedi. Confidando nel patroci­nio di S. Michele Arcangelo, dopo aver fatto proces­sioni e pubbliche dimostrazioni di penitenza, unita­mente al suo Clero e popolo tutto, raccolti nel tem­pio della Sacra Grotta, e prostrati con la faccia per terra, con gemiti assordavano il Cielo, e per intene­rire la Divina Misericordia ordinò un triduo di di­giuni per tutta la sua Diocesi. Il male frattanto a gran passi avanzava verso Manfredonia, per la qual cosa il buon Prelato, dopo avere conferito varie volte con gli Ecclesiastici, decise che si dovesse con instan­cabile assiduità insistere presso il glorioso S. Michele per ricevere aiuto. Ordinò un altro triduo di digiu­no e preghiere, esortando il popolo alla penitenza. Intanto fu interiormente ispirato a formare una sup­plica a nome di tutta la città, e presentarla sull'al­tare a S. Michele Arcangelo, onde si interponesse come mediatore presso Dio. Ebbero miracoloso ef­fetto i desideri comuni, perchè la supplica venne esaudita e fu il S. Arcangelo stesso a recarne l'an­nuncio. Verso le cinque di notte, nel giorno 22 set­tembre, mentre l'arcivescovo stava in camera sua re­citando preghiere, e mentre tutta la famiglia dormiva, udì uno strano rumore a somiglianza di ter­remoto, dalla parte di Oriente vide una gran luce, ed in mezzo alla luce riconobbe il glorioso Principe S. Michele, il quale gli disse: « Sappiate o Pastore di queste pecorelle, che io Michele Arcangelo ho ot­tenuto dalla SS. Trinità, che dovunque con divozio­ne verranno adoperati i sassi della mia Basilica dalle case, dalle città e luoghi la peste se ne andrà. Pre­dicate, narrate a tutti la grazia divina. « Ubi saxa devote reponuntur ibi pestes de hominibus dispel­lantur ». «Voi benedirete i sassi scolpendovi il se­gno di Croce col mio nome. Predicate di doversi placare Dio dell'ira del prossimo terremoto». Intan­to i servitori destati dallo strano rumore, corrono nella camera e trovano l'Arcivescovo come morto, giacente a terra. Spaventati lo sollevano e lo ri­storano, ma egli non cessò di gemere e di sospirare, e versando lagrime pronunciava solo il nome di San Michele. Il giorno - seguente comparve in pubblico come messaggero di pace. Convocato il popolo, altro non proferiva che «Viva S. Michele; la gra­zia è fatta; Viva S. Michele». Fece subito scheg­giare delle pietre dalle pareti medesime, scolpen­dovi nel mezzo la Croce col nome di S. Michele, e poi le benediceva con rito particolare. Ognuno si caricò di queste sacre pietre. Non mancò chi te­messe del futuro male, e dubitasse del bene presente. Ma svanì ogni dubbio quando avvenne il ter­remoto il 17 ottobre, come aveva annunciato San Michele. Si accrebbe la certezza, quando succedette un altro più orribile terremoto con notevole danno delle vicine città, restando illesa invece Manfredo­nia, ed immune dalla peste prodigiosamente.


APPARIZIONE DI S. MICHELE IN PROCIDA

L'isola di Procida più volte vittima della crudel­tà dei barbari, vide tre volte bruciata la Chiesa Ba­diale, costruita sulla sommità, oltre le tante depre­dazioni e schiavitù. Circa il 1535 sarebbe stata in­teramente distrutta, se il potentissimo S. Arcangelo, tutelare di detta isola, fiduciosamente invocato da quei cittadini non fosse sceso a loro difesa.

Invero con grande flotta il barbaro corsaro Bar­barossa, approdato alle acque di Procida, aveva già sbarcato numerose truppe le quali erano giunte per­sino alla porta (ora detta di ferro) di quella terra Murata, o Castello, entro cui chiusi i Procidani tutti, scoraggiati per la mancanza di mezzi, fiduciosi im­ploravano aiuto dal Cielo, e difesa da S. Michele, pro­tettore dell'Isola. Il Protettore vide la loro coster­nazione ed esaudì le loro preghiere. Quando essi stavano per cadere nelle mani barbare, ecco il Ce­leste Principe, sceso dal cielo in loro aiuto, fece ve­dere tutta la Terra Murata talmente cinta di fuoco, e fece vibrare tanti fulmini e saette, che il barbaro corsaro fu costretto non già a salpare, ma rompere le gomene e fuggire spaventato. I procidani così mirabilmente salvati dalle mani del nemico per l'aiuto di S. Michele, ogni anno in memoria della grazia ricevuta tanto il giorno 8 maggio, come il 29 set­tembre, portano in processione la veneranda imma­gine del Santo Protettore dalla Chiesa Badiale alla Chiesa Parrocchiale sino a quel luogo dove è tra­dizione che S. Michele fosse visibilmente apparso; e benedetta con l'immagine l'isola, ritornano in Chiesa, ringraziano Dio, che volle così magnificare il Cele­ste Principe.

A testimonianza di tale prodigiosa apparizione vi è nel coro di detta Chiesa Parrocchiale un gran qua­dro che rappresenta la difesa di Procida e libera­zione da' Turchi per opera di S. Michele.


APPARIZIONE DI S. MICHELE A S. ERRICO LO ZOPPO

L'anno 1022, S. Errico di Baviera, detto volgar­mente lo Zoppo, essendosi recato in Italia contro i Greci, che al tempo di Basilio Imperatore d'Oriente si erano a dismisura ingrossati nella Puglia, dopo averli debellati volle trasferirsi a far visita alla Basilica di S. Michele sul Monte Gargano. Si fermò ivi alcuni ­giorni per fare le sue devozioni. Finalmente fu prese, dal desiderio di trattenersi tutta una notte nella San­ta Spelonca. Come infatti fece. Mentre egli se ne sta­va là solo in profondo silenzio ed in preghiera vide dalla parte posteriore dell'altare di S. Michele uscir due bellissimi Angeli, i quali si misero a parare so­lennemente l'altare. Di lì a poco dalla medesima par­te vide venire a coro a coro una gran moltitudine di altri Angeli, dopo de' quali vide comparire il loro ca­po S. Michele, e in ultimo con una maestà tutta di­vina si vide comparire Gesù Cristo con Maria Vergine sua Madre ed altri personaggi. Tosto Gesù Cri­sto si vide pontificalmente vestito dagli Angeli, e due altri che assistevano, uno da Diacono e l'altro Sud­diacono, che si crede fossero stati i due S. Giovanni Battista e l'Evangelista. Il Sommo Sacerdote dette inizio alla Messa in cui offrì se stesso all'Eterno Ge­nitore. A questa vista l'Imperatore rimase sbalordito, sopratutto poi quando, cantato il Vangelo il libro de­gli Evangeli fu baciato da Gesù Cristo e venne poi portato dall'Arcangelo S. Michele, per comando di Gesù Cristo all'Imperatore Errico. Si smarrì l'Impe­ratore nel vedere avvicinarsi l'Arcangelo col testo degli Evangeli, ma il S. Arcangelo lo incoraggiò a baciarlo, e poi toccandolo leggermente nel fianco, gli disse: «Non temere, eletto di Dio, alzati, e prendi con allegrezza il bacio della pace che Iddio ti manda. Io sono Michele Arcangelo, uno dei sette spiriti eletti che stanno presso il Trono di Dio; ti tocco così il fianco, perché zoppicando tu dia il segno, che nessuno di qui in avanti abbia l'ardimento di stare in questo luogo in tempo di notte tango faemur tuum, ut clau­dicando sit in te signum, quod nullus hic nocturno tempore ingrediri audeat"». Tutto ciò riferisce il Bam­bergense nella vita di S. Errico Imperatore, e si trova parimenti registrato questo avvenimento in una per­gamena della Libreria dei SS. Apostoli de' PP. Tea­tini della città di Napoli. Tutto questo lo rivelò quindi S. Errico la mattina seguente ai Sacerdoti del Tempio di S. Michele, e questa tradizione si conserva nella città del Gargano ed in tutta la Diocesi Sipontina.


APPARIZIONE DI S. MICHELE IN FRANCIA

Stava la Francia - non solo in punto di perdersi, avendo gli inglesi guadagnato con la forza delle armi la maggior parte di quel Regno, ma essendo fuggito il re Carlo, ormai non aveva più rimedio umano. Ma lo trovò nel patrocinio di S. Michele, il quale ap­parve alla giovinetta Giovanna d'Arco e le comunicò tanto valore e fortezza, che a dire di Bozio (de rebbellic. c. 8) superò il valore di quante amazzoni ebbe il mondo. Questa giovinetta aiutata da S. Michele, ricuperò il Regno di Francia scacciandone i nemici inglesi; e perché si conoscesse chiaramente, che la vittoria era opera di S. Michele, il celeste Principe fece sì che agli otto di maggio, giorno in cui la Chie­sa celebra l'apparizione dell'Arcangelo di Dio sul Gargano, gli inglesi sgombrassero Orleans da essi oc­cupata.


APPARIZIONE DI S. MICHELE NEL PORTOGALLO

Il Regno di Portogallo era molto afflitto da' Mori di Andalusia a motivo della crudeltà di Alberto Re barbaro di Siviglia. Quando però il Re di Portogallo D. Alfonso Enriquez fece ricorso a S. Michele, fu dal celeste Arcangelo mirabilmente aiutato. Infatti nel­l'attaccare la battaglia, i portoghesi dopo avere invo­cato S. Michele, sperimentarono il suo miracoloso aiuto, ed avvenne che nessun portoghese perisse, e nessun moro restasse più in quel regno. Perciò il Re di Portogallo, D. Alfonso Enriquez, e Lodovico XI Re di Francia istituirono due Ordini Militari di S. Mi­chele, ciascuno nel suo regno nella certezza che sotto la protezione di quel principe delle milizie Angeliche sarebbe sempre pronta la vittoria.


APPARIZIONE DI S. MICHELE A S. GALGANO EREMITA IN SIENA

Al tempo dell'Imperatore Federico nacque in Sie­na un certo di nome Galgano, il quale era dedito alle dissolutezze. A lui apparve due volte S. Michele in sogno avvisandolo che cambiasse vita, e si facesse soldato di Cristo. Ripeté il S. Arcangelo la terza volta l'avviso; ma la madre ed i parenti tentarono di di­stoglierlo da questo intento, offrendogli per accasarsi una moglie molta bella e facoltosa. Persuaso da' suoi, cavalcò per andare a vedere la sua sposa; ma il ca­vallo ad un certo punto si arrestò e non volle più fare un passo avanti. Mentre Galgano premeva for­temente lo sprone affinché il cavallo proseguisse il cammino venne a conoscenza che un Angelo gli tratteneva il passo. A questo prodigio il cavaliere cambiò proposito e ritirandosi in una solitudine ivi condusse una vita celeste, in continui digiuni, au­sterità ed orazioni. E dopo un anno di vita rigorosa, fu chiamato alla gloria del cielo con udire queste dolci parole: «Basta oramai quello che hai faticato; tempo è già che tu godi il frutto di quel che hai se­minato». Ed allora subito spirò all'età di 33 anni nel 1181. La sua santità risplendette di molti miracoli in vita, ed in morte.


APPARIZIONE DI S. MICHELE IN FRANCIA

Riferisce il Patriarca di Gerusalemme Ximenes (1-5 c. 28), ciò viene riportato dall'Arcivescovo di To­ledo Grazia de Loaisa nella sue note ai Concili di Spagna, che vegliando un Santo Vescovo in una Chie­sa di S. Michele in Francia, vide in ispirito venire all'altare del S. Arcangelo gli Angeli Custodi dei Regni di Spagna, Francia, Inghilterra e Scozia, e con­ferire con Lui sul poco frutto che cavavano dalle loro cure nella custodia e tutela di quei Regni, poiché né i benefici riformavano i loro cattivi costumi, né le minacce li deviavano da' loro peccati, domandarono perciò al S. Arcangelo che domandasse a Dio quello che avevano da fare con tali Provincie. Allora il Sovrano Arcangelo rispose riferendo loro molte cose da parte di Dio annunziando quello che sarebbe stato di quei Regni e dei loro re e che Dio pe' loro grandi peccati li avrebbe castigati. E rispondendo agli An­geli di Spagna, disse loro, che per dissimularsi in quelli le orribili empietà verso i Mori, che seco ave­vano per cagione degli interessi loro, avrebbero patiti molto disagi e travagli, e che col tempo avrebbero conosciuto i loro tradimenti e malvagità e li avreb­bero da tutti i loro Regni distaccati. Tanto pronun­ciò S. Michele, e si verificò poi, quando nel Regno di Filippo III avvenne l'espulsione dei Mori nel 1611 cioè 299 anni dopo che S. Michele l'aveva rivelato agli Angeli Tutelari di quel Regno.


APPARIZIONE DI S. MICHELE NELLA LUCANIA

Nella Lucania più volte si è degnato apparire S. Michele Arcangelo, di modo che colà in molti luoghi Egli viene onorato anche con concorso di pellegrini. In modo particolare forma affetto di venerazione la Spelonca detta volgarmente Pittari, ma propriamente Pietraro nella Diocesi di Policastro, in cui ad onore di S. Michele si vede in pietra a bassorilievo scolpita la sua effigie con intorno alcuni caratteri greci consunti, ben chiaro indizio della sua antichità. Questa è pro­vata anche dal fatto che Guaimario III, Principe di Salerno fin dal secolo XI per assicurare il servizio di quel santuario, ove continui miracoli venivano com­piuti da Dio per la intercessione di S. Michele, fondò sulla sommità di detto monte un Monastero di Bene­dettini con una Chiesa dedicata a S. Michele Arcan­gelo, la quale sola oggi è ancora in piedi col titolo di Badia.



APPARIZIONE DI S. MICHELE IN BASILICATA

Famosa la Grotta di S. Angelo a Fasanella, un tempo feudo dei Signori Galeota, sia che si consideri la bellezza naturale del luogo, o l'ampiezza del mae­stoso edificio, o il meraviglioso avvenimento ivi acca­duto mentre Manfredi Principe dell'antica città di Fasanella un giorno era intento alla caccia, avendo sciolto un falcone, questo subitamente entrò nella cavità di un colle, e poiché di la più non usciva, spinse il Principe ad accostarsi per vedere cosa mai ivi si nascondesse. Questi essendosi avvicinato udì canti soavissimi, che lo riempirono di meraviglia, scossosi di qui, come destato da un sogno piacevole, s'avviò frettolosamente verso la città, e dopo avere manifestato il prodigio, determinò di andarci di nuovo nel giorno seguente insieme al Clero e al popolo. E così fece. Ma appena giunse sul luogo, il falcone tutto festante sì posò sulle sue mani. Fatta poi dila­tare la buca, si scoprì una meravigliosa spelonca nel cui fondo si vide un Altare eretto in onore di S. Mi­chele, il che fece versare lagrime a tutti gli astanti per l'allegrezza. Questa sacra Grotta d'allora in poi non solo fu tenuta in somma venerazione dalla popo­lazione del luogo ma diventò famosa meta di pelle­grinaggi dalla Spagna, dalla Francia e da altre Na­zioni, anche orientali tanto che l'Ughelli ne parla con non minore lode di quella del Gargano.


APPARIZIONE DI S. MICHELE AL DUCA DI SINIGALLIA

Il Vescovo Equilino scrive, che stando Sergio Du­ca di Sinigallia ammalato di lebbra, ed avendo speso gran somma di denaro in medici e medicine, senza risultato, perdette la speranza di guarigione. Gli ap­parve allora S. Michele due volte, dicendogli che se voleva guarire, andasse a visitare la sua Chiesa in Brendal. Rispose il Duca che ignorava dove si tro­vasse tale Chiesa. «Non importa, rispose il Gloriosis­simo Arcangelo appresta tu una nave, che colà ti guideranno gli Angeli ». Così fece, e nello spazio di un giorno e di una notte, un vento prospero lo con­dusse nel monastero di Brendal, come altri dicono, Brindolo, sul litorale Adriatico. Non sapeva il Duca né la sua gente quale fosse il luogo dove era approdato; ma informato dalla gente della terra, trovarono che quello era il luogo indicato da S. Michele, dove vi era quel sacro Tempio a lui dedicato. Il Duca e tutta la sua gente andarono al Tempio a piedi scalzi, ed appena furono giunti alla porta, egli si trovò li­bero dalla lebbra ed entrò nella Chiesa con perfetta sanità. Ed egli poi e la Duchessa sua consorte resta­ron tanto obbligati al S. Arcangelo, che determinaro­no fermarsi quivi per servire Dio, ed onorare il glo­rioso Patrono, dopo avere assegnata, metà dei loro be­ni ai poveri, e l'altra metà al culto di S. Michele (M. Nauc. lib. 3, cap. 13 presso Nieremb, cap. XXIV).



APPARIZIONE DI S. MICHELE IN VARI LUOGHI

Nella Turingia a S. Bonifacio Apostolo di quelle parti, mentre combatteva alcuni eretici, apparve S. Michele Arcangelo con la Croce incoraggiandolo alla difesa della cattolica dottrina; in suo onore S. Boni­facio fece edificare un sontuoso tempio.

Nell'Austria apparve S. Michele alla B. Benve­nuta, la quale si adoperò a riaccendere la divozione verso il celeste Principe là dove si andava estin­guendo.

Nella Svezia apparve S. Michele Arcangelo a S. Brigida e l'indusse con sua figlia Catenina a recarsi sul Gargano ove sentì i canti angelici.

Nella Fiandra apparve ad un santo Vescovo affin­chè questi gli edificasse una chiesa; là S. Michele vie­ne molto venerato per i molti miracoli da lui com­piuti.

Nella Polonia apparve chiaramente in sogno a Lesco Negro Duca di Cracovia e di Sandomiria e lo confortò assicurandogli la vittoria contro gli Jacziuin­ci e i Lituani. E così avvenne. Infatti dopo averli inseguiti mise a morte quasi tutti i primi, ed i secondi in gran parte perirono per i vari disagi, si uccisero da se stessi, ma dei polacchi nessuno peri, cosicché S. Mi­chele fu proclamato speciale protettore di quel Regno.

In Ungheria apparve S. Michele sotto Belisario e promise e diede trionfo e vittoria ai cristiani con la sconfitta del poderoso esercito di Maometto II, impe­ratore dei Turchi.



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