È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

APPELLO A CESARE - BIBBIA E SERVIZIO MILITARE

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2009 16:47
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 1.208
Sesso: Maschile
05/09/2009 16:47

3 - Origene (185-253 circa)

Fu un uomo di Chiesa: presbitero, grande teologo, mistico. Passò tutta la vita nello studio della Sacra Scrittura e nella difesa delle verità cristiane contro il paganesimo.

Tra le opere scritte da Origene va ricordato il Contra Celsum (Contro Celso), in cui troviamo alcune testimonianze riguardanti il nostro problema. Celso, scrittore pagano, aveva mosso varie accuse contro i cristiani, tra cui quella di essere ostili alle autorità pubbliche. “Che male c'è - diceva Celso - a cattivarsi il favore delle autorità di questo mondo, dei principi e dei re?” .

 

Scrive Origene:

a) “Uno solo noi dobbiamo conciliarci - Dio - che è al di sopra di tutti (... ). Quanto al favore degli uomini e dei re, noi dobbiamo disprezzarlo non soltanto quando lo si debba procurare con stragi, dissolutezza e crudeli delitti, ma anche quando esiga empietà verso il Dio dell'universo (... ). Quando però non ci si chiede nulla di contrario alla legge e alla parole di Dio, noi non siamo così pazzi da attirarci la collera dei re e dei principi (... ). Infatti, noi leggiamo nella Scrittura: "Ogni persona sia sottomessa alle autorità che sono al potere. Poiché non c'è autorità se non da Dio, e quelle che ci sono attualmente sono stabilite da Dio. Per conseguenza chi resiste all'autorità resi. ste all'ordine stabilito da Dio (Romani 13, 1-2)”.

b) “Celso poi vorrebbe che noi assumessimo cariche nell'esercito per difendere la patria. Sappia che la patria noi la difendiamo, ma non per essere visti dagli uomini e aver una piccola gloria. Di nascosto, nell'intimo della nostra anima, noi innalziamo preghiere a Dio per i nostri concittadini. I cristiani giovano alla patria più degli altri uomini perché essi istruiscono i loro concittadini, ammaestrandoli alla pietà verso Dio”.

osservazioni:

a) Origene accetta appieno la dottrina paolina sull'origine divina dello Stato e la sua funzione voluta da Dio, che comporta anche l'uso della spada per la giusta condanna di chi opera il male (cf. Romani 13,1-7). I cristiani, comunque, non devono prestarsi al gioco politico di uomini ambiziosi, che quasi sempre è causa di stragi e delitti e anche di empietà verso Dio.

b) Di conseguenza i cristiani sono contrari alla guerra e alla sua preparazione (carriera militare, armamenti ecc.), quando essa ha come movente recondito o palese l'ambizione personale o nazionale o imperiale a danno di popoli più deboli e innocenti.

La coscienza cristiana ha sempre come norma di vita il comando divino di Non ammazzare.

Ma vi è di più. I cristiani sono impegnati sempre per la pace sia pregando quando la follia umana dovesse scatenare una guerra, sia educando gli uomini alla pace nell'amore di Dio e del prossimo (cf. 1 Tirnoteo 2,1-2).

4 - Atti dei Martiri

I. - Il martirio del soldato Marino (anno 262 a Cesarea).

“Quando ancora la pace era generale in tutte le chiese, in Cesarca di Palestina, Marino, ufficiale dell'esercito fu decapitato perché aveva confessato Cristo. Ed ecco come.

Era vacante un posto di centurione, e Marino, in seguito a promozioni, doveva ottenerlo; stava per essergli consegnata la verga di vite, che è l'insegna onorifica dei centurioni romani, quando un rivale si presenta davanti al tribunale e dichiara che Marino non può accedere alle dignità romane, a norma delle antiche leggi, perché è cristiano e rifiuta di sacrificare agli imperatori. L'avanzamento, diceva l'accusatore, toccava dunque a lui di pieno diritto.

Il giudice, un certo Acheo, infastidito di quest'affare, domanda allora a Marino qual'è la sua religione, questi confessa a gran voce e senza tergiversare che è cristiano. Il giudice gli dà allora tre ore per riflettere.

Uscendo dal tribunale, Marino incontra Teotecno, il vescovo del luogo, che lo ferma; s'intrattiene a lungo con lui, poi prendendolo per mano, lo conduce in chiesa. Entrano, il vescovo lo porta ai piedi dell'altare e qui solleva il mantello dell'ufficiale indicandogli la spada appesa al fianco; gli presenta nello stesso tempo il libro del santo vangelo e gli chiede di scegliere. Senza esitazione Marino stende la mano e prende il libro divino. -"Sii dunque di Dio - gli dice il vescovo - sii con Dio e, forte nella grazia, consegui ciò che hai scelto. Va in pace".

Marino esce dalla chiesa e se ne ritorna in tribunale; già il banditore, davanti alla porta del tribunale, lo chiama a comparire. Il termine è trascorso. Si presenta davanti al giudice e proclama la sua fede con ardore ancora più grande: Immediatamente lo trascinano al supplizio e muore martire”.

Osservazione. Marino era un ufficiale dell'esercito con buona pace di tutti, anche della sua coscienza di cristiano. Avrebbe accettato pure il posto di centurione con la riserva certamente di non fare ciò che la sua fede gli proibiva (p.e. sacrificare agli imperatori). Il suo rivale sfrutta ambiziosamente la situazione. Posto davanti alla scelta, Marino preferisce la morte piuttosto che impegnarsi anche lontanamente a dare a Cesare ciò che è di Dio.

Dal comportamento di questo martire non è possibile dedurre una radicale alterità tra vangelo e servizio militare.

2. - Il martirio di Massimiliano (anno 295 vicino Cartagine).

“Il proconsole Dione disse al coscritto: "Come ti chiami?"..

Massimiliano: "Perché vuoi sapere il mio nome? Non mi è dato di servire: io sono cristiano".

Il proconsole: "Mettetelo alla misura". Mentre lo misuravano, Massimiliano disse: "lo non posso servire, non posso fare il male, sono cristiano".

Il proconsole: "Chi ti ha messo queste idee in testa?". Massimiliano: "La mia coscienza e Colui che mi ha chiamato".

Il proconsole: "Fa il soldato e accetta la palla di piombo in segno di arruolamento".

Massimiliano: "Non so che farmene del vostro segno; io porto già il segno di Cristo, mio Dio".

Il proconsole: "Ti mando subito a raggiungere il tuo Cristo".

Massimiliano: "E' propria quel che desidero; sarà la mia gloria".

Il proconsole: "Sii soldato e accetta il distintivo, altrimenti morrai miseramente".

Massimiliano: "lo non morrò, il mio nome è già scritto presso il mio Dio. lo non posso essere soldato".

Il proconsole: "Nella guardia di onore dei nostri signori Diocleziano e Massimiliano, Costanzo e Massimo, ci sono dei soldati cristiani che prestano servizio".

Massimiliano. "E' affar loro. lo sono cristiano e non posso fare del male".

Il proconsole: "Quelli che prestano servizio che male fanno?".

Massimiliano:  "Tu sai bene quello che fanno".

Il proconsole: "Sii soldato! Se disprezzi il servizio militare, morirai".

Massimiliano:  "lo non morrò, e se lascio questo mondo, la mia anima vivrà con Cristo, mio Signore".

Il proconsole: "Si cancelli il suo nome".

Appena cancellato il nome, il proconsole disse- "Atteso che per spirito d'indisciplina tu hai rifiutato di servire nell'esercito, sarai colpito dalla sentenza legale. Ciò servirà d'esempio!". E lesse sulla tavoletta la condanna: "Massimiliano per indisciplina ha rifiutato il giuramento militare. E' perciò condannato a morire di spada".

Massimiliano: "Deo gratias!".

 

Osservazione:

Il caso di Massimiliano è analogo a quello del martire Marino. Il rifiuto di fare il soldato è motivato dalla convinzione che servire nell'esercito equivaleva a fare del male. Su questa base Massimiliano rifiuta il giuramento e questo suo rifiuto è motivo della condanna. Come Marino egli fu un obiettore di coscienza.

Il suo comportamento coraggioso non contraddice al fatto che altri cristiani servivano nella guardia d'onore degli imperatori. Possiamo legittimamente supporre che questi soldati avessero la coscienza di poter dare a Cesare quel che è di Cesare e che fossero pronti di dare a Dio ciò che è di Dio, qualora il servizio di Cesare li avesse posti in questa alternativa.

Neppure dalla testimonianza di Massimiliano si può dedurre una radicale incompatibilità tra Vangelo e servizio militare.

Conclusione

Alla fine della nostra rassegna criticamente documentata appare chiaro quanto sia superficiale e fazioso il giudizio dei tdG su l'atteggiamento dei primi cristiani sia rispetto al servizio militare sia verso le cerimonie patriottiche. In base a poche monche citazioni prese da alcuni manuali di storia, i geovisti vorrebbero - contro la verità storica - attribuire ai primi cristiani la neutralità ad oltranza, che essi impongono ai loro seguaci . La storia debitamente letta non dice questo. “Accertatevi di ogni cosa” come insegna l'apostolo (1 Tessalonicesi 5, 21).

 

PARTE TERZA

LUCI ED OMBRE

Non più la guerra

I. - Dalle testimonianze finora riportate emerge come nota dominante il comando divino di Non ammazzare. Esso è alla base di tutte le contestazioni degli antichi scrittori e martiri cristiani.

Di conseguenza, alla luce dei documenti citati sia biblici che dagli scrittori dei primi secoli, bisogna dire che l'uso delle armi nella guerra deve dirsi anti-cristiano e immorale. In guerra ogni soldato è potenzialmente e di fatto un omicida, mentre la via, anche quella del nemico, è sacra. Sarebbe impossibile non violare il comando divino: Non ammazzare. Il cristiano autentico deve rifiutarsi dì disubbidere a Dio in un punto di capitale importanza. “Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini” (Atti 5, 29).

2. - Questo rifiuto radicale urge ancora di più la coscienza cristiana nella esacranda prospettiva d'una guerra atomica. L'uso delle armi nucleari è sempre anticristiano e intrinsicamente illecito.

Sia la nazione che attacca sia quella attaccata sarebbero ridotte in pochi secondi a un cumulo di rovine, col prezzo di decine e anche di centinaia di milioni di vite umane. una nuova, incomparabilmente più grande strage degli innocenti!

3. - Per le stesse ragioni, anche la preparazione della guerra e delle armi nucleari deve essere contestata dal cristiano. Una qualsiasi cooperazione sia nel preparare le armi atomiche sia nell'addestramento ad usarle sarebbe una violazione indiretta, ma positiva e reale, del comando divino: Non ammazzare. L'atteggiamento del cristiano in simili circostanze comporta una scelta eroica, forse fino al martirio, non diversa da quella dei cristiani dei primi secoli. Dio può esigere anche questa per il trionfo del suo Regno di pace.

Vogliamo anche aggiungere che i tributi allo Stato non sarebbero conciliaboli con la coscienza cristiana qualora il discepolo di Cristo fosse certo che il potere costituito usasse del pubblico danaro per la fabbricazione di armi micidiali in vista di una guerra atomica.

La parola d'ordine del cristiano deve essere sempre quella gridata ai capi degli Stati e a tutta l'umanità dal grande Pontefice Paolo VI: Non più la guerra!".

Se vuoi la pace, prepara la pace

La pace, comunque, è un dono di Dio affidato agli uomini. Questo vuol dire che i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà devono lavorare per preservare la pace. Si tratta di respingere qualsiasi atteggiamento ideologico e pratico che inculca le divisioni tra gli uomini. Ogni fanatismo politico o religioso darà frutti di guerra non di pace a breve o a lunga scadenza. Quando domina la menzogna, la denigrazione, il settarismo cieco ed arrogante ed è negata per principio la possibilità di dialogare, non si lavora per la pace, ma per la guerra".

La pace è frutto della carità e della libertà. La guerra sarà scongiurata definitivamente quando l'uomo vedrà in ogni uomo un suo fratello, e non già un nemico da distruggere, sia pure con immaginarie legioni di eserciti celesti. Dio sì serve delle forze angeliche per sconfiggere il male - di cui satana è l'istigatore - non le creature umane che Egli ama e vuol tutte salve (cf. 1 Timoteo 2, 4).

In difesa della pace

Con perfetta e costante fedeltà al Vangelo i papi di questo secolo si sono adoperati per la promozione e la difesa della pace.

I. - San Pio X fu la prima vittima della Prima Guerra mondiale, stroncato dall'angoscia perché le sue parole e le sue istanze presso i responsabili dei vari Stati non erano state debitamente ascoltate. Sono sue le famose parole.- Io benedico la pace, non la guerra!

2. - Gran parte dell'opera di Benedetto XV fu rivolta a far cessare la guerra, definita da lui “una follia universale”, “un vero e proprio suicidio”, “una inutile strage”. La sua più grande pena fu il fatto che non lo si volle ascoltare e che, anzi, la sua opera per la pace fu interpretata come un parteggiare per l'uno o per l'altro contendente.

3. - Pio XI, sentendo avvicinarsi il turbine di una seconda guerra mondiale, offri a Dio la sua vita per la pace, condannando i fautori della guerra con la preghiera del Salmo 67,31. Disse il papa: “Se qualcuno osasse commettere questo nefando delitto (di scatenare la guerra), allora non potremmo fare a meno di rivolgere nuovamente a Dio con animo amareggiato la preghiera: Disperdi i popoli che vogliono la guerra”.

4. - Sono noti gli immensi sforzi compiuti da Pio XII, dapprima per impedire lo scoppio della seconda  guerra mondiale e poi per alleviarne le rovine e le sofferenze. Papa Pacelli ammoniva governanti e popoli:

“E' con la forza della ragione, non con quella delle armi che la giustizia si fa strada ( ... ). Imminente è il pericolo, ma si è ancora in tempo. Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra. Ritornino gli uomini a comprendersi. Ritornino a trattare. Trattando con buona volontà e con rispetto dei reciproci diritti si accorgeranno che ai sinceri e fattivi negoziati non è mai precluso un onorevole successo.

5. - Di Giovanni XXIII, autore dell'enciclica Pacem in terris, vogliamo ricordare l'intervento presso Kennedy e Krusciov, che scongiurò il pericolo d'una guerra atomica.

In un solenne messaggio al mondo il 25 ottobre 1962 papa Roncalli disse:

“Alla Chiesa sta a cuore più d'ogni altra cosa la pace e la fraternità tra gli uomini; ed essa opera senza stancarsi mai, a consolidare questi beni. A questo proposito, abbiamo ricordato i gravi doveri di coloro che portano la responsabilità del potere (... ). Con la mano sulla coscienza, ascoltino il grido angoscioso che da tutti i punti della terra sale verso il cielo. Pace, pace! Oggi noi rinnoviamo questo accorato appello; e supplichiamo i capi di non essere insensibili a questo grido dell'umanità. Facciano tutto ciò che è in loro potere per salvare la pace”.

6. - L'opera di Paolo VI per la pace è stata continua ed intensa. Tra i molti interventi per la pace va ricordato il discorso all'ONU (4 ottobre 1965), in cui, facendosi interprete del mondo intero, lanciò il grido.- “Non più la guerra, non più la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei popoli e dell'intera umanità”.

Fu Paolo VI a istituire La Giornata della Pace (10 gennaio) per ricordare a tutti gli uomini, all'inizio d'ogni anno, il dovere di lavorare per costruire la pace. Alla sua morte (6 agosto 1978) un coro unanime si levò da ogni parte della terra per riconoscere in lui il Papa della pace. Unica eccezione i testimoni di Geova, che due mesi prima, in una caricatura menzognera e volgare, marchio evidente della loro malignità, raffigurarono Papa Montini in atto di benedire la guerra".

7. - Giovanni Paolo Il continua con lo stesso zelo la missione dei suoi predecessori in difesa della pace. In tutti i suoi discorsi, nota dominante è l'invito accorato di lavorare per la pace nel pieno rispetto delle libertà e dei diritti degli altri. Mai papa Wojtyla ha detto una sola parola a favore della insurrezione o reazione armata, sempre per scongiurare e condannare l'una e l'altra.

Tra i suoi innumerevoli interventi a favore della pace ricordiamo solo l'appello fatto il 25 febbraio 1981 da Hiroshina a tutto il mondo, in nome della vita, dell'umanità, del futuro:

“Ai capi di Stato e di Governo, a coloro che detengono il potere politico ed economico, io dico: impegniamoci per la pace e la giustizia; prendiamo una solenne decisione, ora: che la guerra non venga più tollerata e vista come mezzo per risolvere le divergenze (... ). Ai giovani di tutto il mondo dico: creiamo insieme un nuovo futuro di fraternità e solidarietà”.

Servizio militare

Su questa base di guerra alla guerra ha ancora senso per il cristiano parlare di servizio militare?

I. - Coerentemente a quanto è stato detto e documentato finora, la coscienza cristiana non può approvare il servizio militare inteso come scuola di militarismo, vale a dire come addestramento alla guerra, specie atomica; oppure per la violenta repressione dei cittadini a vantaggio dell'ambizione di persone senza scrupoli o degli interessi egoistici di gruppi accecati da ideologie materialiste o capitaliste e di názionalismi fanatici; oppure per il violento rovesciamento di autorità superiori.

2. - La Bibbia tuttavia non giustifica l'affermazione secondo cui vi sarebbe una radicale incompatibilità tra uso della spada e professione di fede cristiana. Vale qui l'insegnamento di san Paolo esaminato nella Parte Prima. L'Apostolo precisa che lo scopo dell'uso della spada è la difesa dei buoni contro i malvagi. L'autorità superiore è ministra di Dio ed esecutrice della sua volontà nel punire chi opera il male.

E' implicito nell'insegnamento paolino che durante il tempo presente, prima cioè del ritorno del Signore, vi possono essere perturbatorí della pace, “uomini egoisti, vanitosi, orgogliosi ( ... ), senz'amo- re (... ) I  nemici del bene (... ), con la parvenza della pietà, mentre ne hanno rinnegata la forza interiore (... ). Al loro numero appartengono certi tali che entrano nelle case e accalappiano donnicciole cariche di peccati, mosse da passioni di ogni genere, che stanno sempre lì ad imparare, senza riuscire mai a giungere alla conoscenza della verità” (2 Timoteo 3,1-7).

Per difendere i buoni contro costoro l'autorità costituita può portare e usare la spada. Non è detto che debba uccidere, ma tale uso deve essere certamente un mezzo adatto a garantire la convivenza pacifica e, nei casi-limite, neutralizzare i colpevoli.

3. - In questa prospettiva il servizio militare diventa una scuola di servizio civile e cristiano a bene del prossimo: scuola ed esercizio di autentico amore degli uomini.

Diciamo ancora una volta che lo Stato ha il diritto-dovere di garantire la pace e la giustizia nella comunità, e di addestrare convenientemente coloro i quali siano gli immediati garanti e tutori. D'altra parte i cittadini hanno il diritto di essere difesi convenientemente nelle loro vite e nei loro legittimi interessi, e il dovere di cooperare 'materialmente e moralmente'al servizio reso dallo Stato per la tutela dell'ordine pubblico. i tutori dell'ordine possono essere chiamati “funzionari di Dio” (cf. Romani 13,6).

4. - Non esitiamo aggiungere che i tutori dell'ordine, compiendo il loro dovere con spirito evangelico, sono discepoli di Cristo di avanguardia, perché mettono in pratica il comandamento dell'amore del prossimo più di tanti altri cristiani. In effetti, espongono quotidianamente la loro vita a pericoli anche mortali e non di rado pagano di persona per salvare la vita degli altri: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Giovanni 15, 13; cf. 1 Giovanni 3,16).

Viene spontaneo domandasi se sia più fedele alla Bibbia il testimone di Geova, obiettore di coscienza ad oltranza, che preferisce starsene, per pochi mesi, al sicuro in una confortevole prigione, oppure il giovane militare e il tutore dell'ordine, che espongono quotidianamente la loro vita sulle piazze e lungo le strade per difendere quella degli altri!

Legittima difesa

Può darsi il caso che i tutori dell'ordine vengano a trovarsi nella incresciosa situazione di dover difendere i cittadini della propria nazione contro quelli di un'altra comunità nazionale. Che cosa fare in questa deprecatile eventualità?

l. - Ricordiamo anzitutto quanto già è stato detto, vale a dire che nella prospettiva, cristiana il concetto di una umanità divisa ideologicamente e anche geograficamente da frontiere, che siano causa di sanguinosi conflitti, non ha diritto di cittadinanza. Gesù Cristo ha rotto ogni barriera e di ciò che era diviso ha fatto un'unità (cf. Efesini 2,14; Galati 3,28 ecc.). Coloro che sono veramente cristiani devono considerare tutti i popoli della terra come un solo popolo ed impegnarsi affinché di fatto ogni barriera sia superata nel rispetto reciproco e nella salvaguardia dei diritti fondamentali dell'uomo.

2. - In questa prospettiva e nell'impegno di tutti di vedere in ogni uomo un proprio fratello, non ha più senso parlare ancora di “guerra giusta”. Può darsi solo che si dia il caso di una legittima difesa comunitaria nel senso che, qualora una comunità politica o nazione si rendesse colpevole verso un'altra, le autorità superiori e i tutori dell'ordine hanno il diritto-dovere d'intervenire per la difesa dei buoni contro i malvagi. Si applicherebbe su scala internazionale il principio paolino secondo cui Dio ha dato ai pubblici poteri l'uso della spada per la giusta condanna di chi opera il male (cf. .Romani 13, 4).

3. - Su questa base biblica la morale cattolica ha precisato i limiti di una legittima difesa mediante l'uso delle armi. Ecco alcune condizioni che devono regolare una eventuale e sempre deprecabile azione bellica di legittima difesa:

a) Vi deve essere un'aggressione violenta fisica in atto. In altre parole, la comunità politica contro cui un'altra legittimamente si difende deve essere passata all'attacco dopo il rifiuto di ogni tentativo di soluzione pacifica.

b) La comunità politica attaccata deve fare lo stretto necessario per impedire il danno fisico incombente. Ciò comporta che non deve considerare il popolo che attacca come un nemico da distruggere indiscriminatamente, ma solo come un colpevole da disarmare e punire. Va perciò escluso ogni atteggiamento vendicativo in chi legittimamente si difende, che porta a rappresaglie e a un male maggiore del bene che si vuol difendere. Anche la legittima difesa deve essere una via a ristabilire la pace, e non a una maggiore divisione tra i popoli.

c) Solo le autorità superiori hanno il diritto-dovere di ricorrere alla legittima difesa mediante l'uso delle armi e vigilare che durante l'azione bellica non siano superati i limiti entro cui i cristiani possono ricorrere all'uso della spada prospettato dall'Apostolo (Romani 13,4).

Si obietta: La Bibbia condanna qualsiasi difesa violenta e comanda di non resistere al malvagio (cf . Matteo 5, 39; Romani 12, 19-2 1).

Si risponde:

Neì testi citati da san Matteo e da san Paolo non si tratta della non-resistenza al male in genere, ma di quella personale. Infatti, se l'offesa è personale, il vero discepolo di Cristo imiterà il suo Maestro che “oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendette, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia” (1 Pietro 2,23). E' il caso dei martiri.

Ma se l'offesa è a danno delle comunità, Dio vuole che le autorità superiori tutelino i buoni contro i malvagi anche con l'uso della spada com'è stato spiegato precedentemente.

Il cappellano militare

I. - Il servizio militare, perché sia conforme ai principi cristiani, deve essere una scuola di pace, non di guerra: deve formare “funzionari di Dio”, che tutelano con coraggio la pacifica convivenza sociale. Un contributo determinante alla loro formazione e al loro servizio è dato dai cappellani militari .

Molti giovani incontrano il ministro di Dio per la prima volta durante il servizio militare. Spesso è un incontro determinante per la loro fede e la loro formazione cristiana, e di  conseguenza per il loro servizio veramente cristiano a tutto vantaggio della comunità civile. Coloro poi che scelgono il servizio militare, nelle sue diverse specializzazioni, come professione, trovano nel cappellano una guida per la loro maturità cristiana e un consigliere fidato per la soluzione di delicati casi di coscienza, sempre per il bene e la sicurezza dei cittadini a livello nazionale e internazionale.

“Avete indubbiamente una grande responsabilità perché la Chiesa, le singole famiglie, i superiori e i giovani stessi hanno fiducia in voi, e da voi attendono luce, guida, fortezza spirituale e un saldo punto di riferimento (...). Siate lieti di servire Cristo e l'umanità come cappellani militari, imitando Gesù che ricolmò di grazie e di amicizia anche il centurione romano (...). Fate conoscere ed amare Gesù Cristo, fate comprendere la prospettiva  eterna  e  responsabile  della  vita umana (...). Siate gli angeli visibili per i giovani a voi affidati. Con voi Cristo è vicino ai giovani militari”.

2. - Questa è la missione dei cappellani militari: formare “i funzionari di Dio” a un autentico impegno cristiano per il bene del prossimo nelle linee avanzate del pericolo e del coraggio. La preghiera e le altre pratiche di pietà che essi promuovono, mirano solo a far nutrire sentimenti di pace e di generosità, non di odio e di crudeltà.

Stando così le cose, i tdG che accusano i cappellani militari - e in loro la Chiesa Cattolica - di essere fautori di guerra, di benedire le armi per la guerra, di far pregare per la guerra..., dicono e ripetono settariamente una grossa menzogna, una infame calunnia. I cappellani militari' non sono fautori di guerra, ma di pace come lo è la Chiesa Cattolica; non benedicono le armi perché siano strumento di guerra, ma una efficace tutela della pace; non pregano né fanno pregare per la guerra, ma per la pace, come fa tutta la Chiesa. I cappellani militari educano cristianamente ed assistono spiritualmente "i funzionari di Dio" perché sia preservata la pace e prevalga il bene contro ogni malvagità.

Obiettori di coscienza

Si pone ora la domanda: in una società strutturata secondo i principi cristiani, ossia in modo conforme agli insegnamenti della Bibbia, vi è posto per gli obbiettori di coscienza?

Distinguiamo due casi.

I. - Vi sono obiettori di coscienza contrari all'uso delle armi, ma disposti a servire lo Stato, cioè la comunità, in una delle tante forme alternative oggi giuridicamente riconosciute e spesso utili anzi necessarie alla tutela dei cittadini. Non di rado tali forme alternative o di servizio civile comportano sacrifici gravi e anche rischi per la propria vita.

La Bibbia non condanna tali obiettori di coscienza perché essi non rifiutano la debita sottomissione alle autorità costituite e con la loro scelta alternativa, che la legge ammette, concorrono efficacemente al bene comune, specie in tempi di emergenza (terremoti, alluvioni, epidemie ecc.). La Chiesa Cattolica, mediante la voce del Concilio Vaticano II, ha rivolto un encomio a coloro che rinunciano all'uso della forza. Bisogna tuttavia tener presente che ha pure aggiunto che da tale rinuncia non deve derivare alcun danno per gli altri e per la comunità.

Si suppone, comunque, che tale obiezione di coscienza sia realmente fondata su una sincera convinzione e non già su una posizione di comodo, che sfugge il pericolo e le responsabilità".

2. - Il secondo caso riguarda coloro i quali non solo rifiutano i servizio militare e ogni addestramento nella  norma sono contrari a qualsiasi alternativa nei vari rami del servizio civile. Essi considerano lo Stato come una potenza satanica. Chiudendosi in un settarismo utopistico, aspettano che un dio guerriero (Geova) disponga fatalmente delle cose di questa terra fino al giorno in cui, mediante legioni di esseri celesti e con l'ausilio di truppe terrestri (quali?), sotto la guida del fedel maresciallo Gesù Cristo, distrugga i malvagi e salvi i buoni (= solo i membri della setta).

Tali obiettori di coscienza sono palesernente contro la Bibbia. Lo Stato non è una potenza satanica, ma un'istituzione voluta da Dio. I discepoli di Cristo devono dare a Cesare quel che è di Cesare, vale a dire una cooperazione attiva e conveniente affinché le autorità superiori conseguano lo scopo che Dio ha loro assegnato, ossia la tutela dei buoni e la punizione dei malvagi. “Quelli che si oppongono all'autorìtà, si oppongono all'ordine stabilito da Dio” (Romani 13,2).

Errori e verità

I. - L'errore: In Giovanni 17,16 Gesù dice che i suoi discepoli non sono parte del mondo come lui (Gesù) non è parte del mondo.

La verità:

a) L'errore geovista consiste nell'uso parziale e perciò errato, che i tdG fanno della Bibbia. La verità si evidenze facendo notare che nella Sacra Scrittura la parola mondo (kosmos) ha più di un significato, come spiegano bene i dizionari biblici. Mondo significa anzitutto l'insieme delle realtà create, e poiché l'uomo è la creatura per eccellenza, mondo equivale a realtà umana, ossia all'insieme dei popoli o degli uomini. In questo senso mondo è una cosa buona (cf. Genesi 1,31).

Secondariamente mondo indica l'umanità in ribellione contro Dio, ossia l'insieme della realtà umana in quanto macchiata dal peccato. Dio vuol salvare questa realtà umana ed ha mandato perciò il proprio Figlio (cf. Giovanni 3,16; 6,51). Gesù a sua volta ha mandato nel mondo i suoi fedeli discepoli (cf. Giovanni 17,18) perché siano strumento di salvezza di tutte le realtà create, specialmente dell'uomo.

b) Questa legittima e doverosa precisazione fa capire bene il pensiero di Gesù, di cui abusano i tdG. Dicendo che i suoi fedeli discepoli non sono parte del mondo, Gesù intende solo dire che essi devono tenersi lontano dal peccato, dalla ribellione contro Dio: “Non chiedo che tu tolga al mondo, ma che li custodisca dal maligno” (Giovanni 17, 15). Egli non vuole affatto dire che debbano estraniarsi dalle realtà create, specie da quelle umane, anche se macchiate dal peccato. Al contrario, Gesù comanda ai suoi fedeli discepoli di essere “la luce del mondo  (Matteo 5, 14). Tutto infatti appartiene al cristiano: “il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro!” (! Corinzi 3, 22).

2. - L'errore: Gesù disse al governatore romano: “Il mio regno non fa parte di questo mondo. Se il mio regno facesse parte di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei. Ma ora il mio regno non è di qui”. - Giov. 18:36 39.

La verità:

a) L'equivoco o inganno dei geovisti è la confusione che essi fanno tra Regno di Dio e autorità costituite da Dio per il bene degli uomini (cf. Romani 13,1-4). Il Regno di Dio, che Cristo ha acquistato col suo sangue (cf. Atti 20,28), corrisponde alla comunità dei credenti cioè alla Chìesa. In quanto tale esso non fa parte di questo mondo cioè del mondo del peccato. Il Regno di Dio si costruisce e si conserva solo con l'amore e l'offerta a Dio di se stessi. Così ha fatto Gesù.

b) Ma ciò non toglie che durante la fase terrena della Chiesa Dio voglia che ci sia un ordine politico e sociale (cf. Romani 13,1-7). I discepoli di Cristo fanno parte di quest'ordine e devono contribuire col loro impegno affinché le autorità costituite raggiungano lo scopo per cui Dio le ha volute e le vuole. Venir meno a questo impegno nel modo spiegato precedentemente equivale a violare la volontà di Dio: “Chi si oppone all'autorità, si oppone all'ordine stabilito da Dio” (Romani 13,2).

c) Si noti infine che mentre i tdG da una parte ci dicono che il Regno di Cristo non è di questo mondo, dall'altra ripetono fino alla noia che il loro Cristo ha preso possesso del regno di questo mondo fin dal 1914. Fra poco distruggerà con le armi i nemici che ancora si oppongono a questo regno. Centinaia di milioni vi lasceranno la pelle! .

            3. - L'errore: Giacomo 4,4 “Adultere, non sapete che amicizia      mondo è inimicizia con Dio? Chi perciò vuol essere amico del mondo si costituisce nemica di Dio”. E  Giovanni 5.19 dice: “tutto il mondo giace nella potenza dei maligno”. In Giovanni 14:30, Gesù chiamò Satana “il governatore di questo mondo”.

La verità:

a) In Giacomo 4, 4 la parola “mondo - ha il significato negativo di umanità ribelle a Dio, che vive di passione, cupidigia, litigi, guerre. San Giacomo condanna l'amicizia di tale mondo. In tutta la Lettera di Giacomo non c'è una sola parola da cui risulti che egli condanni l'uso delle realtà create, cioè del mondo in quanto creazione di Dio. La Bibbia dice che tutto ciò che Dio ha creato “è cosa molto buona - (Genesi 1, 3 1). Anche l'ordine politico-sociale è voluto, cioè creato da Dio. Non è perciò degno di condanna.

b) Identico significato ha la parola “mondo” in 1 Giovanni 5, 19. Il mondo qui designa gli uomini che non credono e tutti coloro i quali, malgrado un'apparente professione di fede, sono vittime delle passioni, ossia si trovano sotto la potenza di satana.

c) In Giovanni 14, 30 il diavolo è detto “il governatore di questo mondo” non nel senso di autorità costituite da Dio per la giusta condanna di chi opera il male (cf. Romani 13,1-4). Satana non ha alcun potere di governare gli uomini, ma l'usurpa mediante l'inganno, la menzogna, la cupidigia, l'ambizione. Tutti coloro che si servono di questi mezzi per raggiungere il loro scopo sono ministri di satana.

4. - L'errore: Luca 6: 27, 28: “A voi che ascoltate (io, Gesù Cristo), dico: Continuate ad amare i vostri nemici, a fare il bene a quelli che vi odiano, a benedire a quelli che vi maledicono, a pregare per quelli che vi recano ingiuria”.

a) I fedeli discepoli di Gesù Cristo, che, come insegna san Paolo" in qualità di autorità costituite da Dio nel campo politico-sociale, servono la comunità, mostrano di amare tutti, anche i loro nemici, e non odiare nessuno. E anche in caso di uso delle armi, lo scopo è la difesa dei buoni e la punizione dei cattivi, non l'odio.

b) I tdG di Geova, che pur si vantano di essere fede li discepoli di Cristo, predicano l'odio verso chiunque non è dei loro, specialmente verso quelli che dopo un'amara esperienza in mezzo a loro, hanno trovato la libertà e il vero amore. Essi insegnano che sarebbe volontà di Dio, cioè di Geova, non amare tutto e tutti.

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 10:51. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com