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Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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IMMAGINI E SANTI

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2009 16:57
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05/09/2009 16:56

Un grosso errore, una presuntuosa discriminazione.

Alla luce di queste e di molte altre testimonianze bibliche, la pretesa dei tdG secondo cui santi (o unti) sarebbero solo 144.000, deve dirsi grossolanamente antiscritturale. La Bibbia non li chiama santi là dove parla di 144.000 (cfr. Apocalisse 7,4, 14, 1 e 3). Ed è pure antiscritturale che solo essi avrebbero speranze celesti (Efesini 4,4).

Mai né in san Paolo né in san Pietro né in tutta la Bibbia appare l'affermazione che il titolo di santi debba essere riservato solo a 144.000 in mezzo a decine di miliardi di creature umane, che conoscono, amano e servono Dio in ogni epoca della storia. Affermare il contrario è una presunzione orgogliosa, una disumana discriminazione. Ripetiamo la inequivocabile consolante parola di san Paolo rivolta a tutti i credenti in Cristo: “Se con Lui perseveriamo, con Lui anche regneremo” (2 Timoteo 2, 12).

Chi fa i Santi?

Restringiamo ora il nostro discorso ai santi, che hanno già raggiunto lo stato di gloria con Cristo, a quei servi del Signore che già sono con Lui (cfr. Giovanni 12, 26; 17, 24). Di alcuni di essi i discepoli di Cristo ancora sulla terra conservano un ricordo particolare a motivo delle loro virtù. Sono i Santi, che noi veneriamo.

Alcuni si domandano: Chi fa questi     Santi?

La risposta non è difficile. Li fa Dio con la loro collaborazione quasi sempre eroica. Dio sparge in essi il seme dell'amore. Essi coltivano questo seme con una cura particolare, totale, gioiosa e sofferta fino a dare frutti di santità. Dio è l'artefice principale, la creatura è una sua fedele collaboratrice. La santità è un fiore del giardino di Dio che giunge a perfetta maturazione grazie alla cura dell'uomo.

Non è dunque la Chiesa che fa i Santi. La Chiesa o comunità dei discepoli di Cristo ancora sulla terra verifica l'opera di Dio in questi campioni della fede e della carità, e ne permette una speciale venerazione. Ma vediamo come sono andate e come vanno le cose.

I Martiri

I Santi che noi veneriamo sono cristiani che nel corso dei secoli, in ogni epoca della storia, si sono distinti e si distinguono per la pratica delle virtù umane e cristiane in grado eroico. Perciò i loro fratelli ancora sulla terra non hanno mai lasciato cadere in oblio o sbiadire il loro ricordo e il loro esempio.

Fin dai primissimi tempi della Chiesa il martirio fu considerato come l'espressione massima della fede e dell'amore di Dio e del prossimo, ossia della santità. Il martire fu considerato un eroe, un Santo in modo del tutto particolare. Non solo i parenti, ma tutta la comunità circondavano di ve- nerazione il corpo e la tomba. Di Stefano, il primo martire, dice la Bibbia: “Persone pie seppellirono Stefano e fecero grande lutto per lui” (Atti 8, 2). Del martire si ricordava l'anniversario della morte e si implorava il suo aiuto a favore dei vivi come un degno rappresentante presso Dio dei fratelli ancora in lotta sulla terra (cfr. - Apocalísse 6, 9-11).

Il primo esempio storicamente documentato della commemorazione anniversaria di un martire è quello di san Policarpo, che subì il martirio a Smirne nella odierna Turchia, il 23 febbraio dello anno 155, verso le due del pomeriggio. Di lui leggiamo:

“Noi adoriamo Lui (il Cristo), perché è Figlio di Dio; i martiri invece li amiamo come discepoli e imitatori del Signore (...). Pertanto il centurione, visto l'accanimento dei Giudei nella contesa, fece portare in mezzo il corpo e lo fece bruciare secondo il costume pagano. Così noi, solo più tardi, potemmo raccogliere le sue ossa, più preziose delle gemme più insigni e più stimabili dell'oro, e le collocammo in luogo conveniente. Quivi, per quanto ci sarà possibile, ci raduneremo con gioia e allegrezza, per celebrare, con l'aiuto del Signore, il giorno natalizio del suo martirio, per rievocare la memoria di coloro che hanno combattuto prima di noi, e per tenere esercitati e pronti quelli che dovranno affrontare la lotta”.

Da questo documento appare chiaro come già nella seconda metà del secondo secolo, vale a dire circa due secoli prima di Costantino, i cristiani veneravano i loro più insigni fratelli nella fede, ossia i martiri.

I Confessori

Qualche secolo dopo, un altro gruppo di cristiani passati alla gloria con Cristo cominciò ad attirare una speciale attenzione da parte della comunità cristiana. Sono questi i confessori, ossia quei cristiani che durante la loro vita si erano distinti per la loro grande fede, per l'amore di Dio e del prossimo, per il loro coraggio, anche se non avevano subìto il martirio. Dopo la sua morte un confessore cominciò a divenire oggetto d'una venerazione simile a quella riservata al martire.

Così avvenne per Atanasio, il grande campione della fede cattolica contro Ario nel quarto secolo. Atanasio soffrì persecuzioni, prigionia ed esilio per la difesa della divinità di Gesù Cristo negata da Ario e dai suoi seguaci come è negata oggi dai tdG. Così pure avvenne per sant'Agostino un secolo dopo, uno dei più grandi geni dell'umanità e umile figlio della Chiesa Cattolica; e lo stesso avvenne in seguito per san Benedetto da Norcia, san Francesco d'Assisi, san Domenico, sant'Ignazio, san Vincenzo dei Paoli, san Giovanni Bosco, tutti fondatori di grandi Ordini religiosi. Uguale venerazione la Chiesa ha tributato ai grandi missionari come sant'Agostino, vescovo di Canterbury, che dall'Italia portò il Vangelo ai popoli pagani dell'Inghilterra; ai santi Cirillo e Metodio, apostoli degli Slavi; a san Francesco Saverio, che con zelo instancabile predicò il Vangelo in India e Giappone e mori poco prima di poter penetrare anche nell'immenso impero cinese.

Pasci le mie pecorelle (Giovanni 21, 17)

In ogni tempo la Chiesa Cattolica ha avuto ed ha uomini e donne di grande fede e di carità instancabile, che a causa del Vangelo hanno impegnato ed impegnano la loro vita in modo integrale. La Chiesa è veramente Madre di Santi. Non pochi di loro hanno chiuso la loro vita col martirio come nei primi secoli; altri hanno esercitato le virtù cristiane in grado eroico. Questo è il motivo perché i fedeli sono portati alla loro venerazione.

Tuttavia l'iniziativa della venerazione pubblica non fu lasciata ai privati, cioè a singoli fedeli. I responsabili delle chiese locali, quali sono i Vescovi, ebbero sempre cura che fossero controllati facili entusiasmi ed evitati abusi. In ogni singola diocesi la venerazione pubblica doveva essere autorizzata dal Vescovo dopo accurato esame dell'avvenuto martirio a causa della fede o della vita cristianamente eroica del defunto. Si ebbero così i primi processi di canonizzazione a livello diocesano. Più tardi il controllo della Chiesa fu meglio determinato fino alla prassi odierna.

Oggi nella Chiesa Cattolica alla venerazione di nuovi Santi si arriva dopo lungo, minuzioso e severo esame. Questo consiste in un'accurata ricerca di tutte le possibili e attendibili testimonianze comprovanti il martirio per la fede o le virtù eroiche. Determinante è, la prova dei miracoli per i confessori. Dopo il processo a livello diocesano, vi è quello più severo a livello centrale, cioè a Roma. Solo il Papa può dichiarare ufficialmente la liceità della venerazione di nuovi Santi.

Riepilogando:

a) Nella Bibbia sono chiamati santi tutti i membri del Popolo di Dio, ossia tutti i battezzati, che rimangono fedeli a Cristo fino alla morte. E' contrario alla Bibbia l'insegnamento   geovista secondo cui santi o unti sono solo 144.000  in tutto il genere umano. Là dove la Bibbia parla di 144.000 non li chiama santi (cfr. Apocalisse 7, 4  e 14, 1).

b) Alcuni dei santi, ossia dei discepoli di Cri- sto, hanno corrisposto in modo eroico all'amore che Dio ha per ogni uomo. L'esercizio delle virtù umane e cristiane in essi ha raggiunto l'eroismo. A questi santi fin dai primissimi tempi del cristianesimo la comunità dei fedeli, ossia la Chiesa ha riconosciuto un titolo speciale di santità o perché avevano dato la vita per la fede (i martiri) o perché hanno esercitato in grado eroico le virtù dell'amore di Dio e del prossimo (i confessori). Dio ha sigillato coi miracoli la loro santità.

Sono i Santi che noi veneriamo e di cui esperimentiamo l'intercessione.

La venerazione dei Santi

1 - Che cosa è venerazione?

Venerazione significa “sentimento di grande riverenza, rispetto, stima” e simili. Nella pietà religiosa cristiana vuol dire particolare rispetto dovuto ai Santi, ai Servi di Dio e ai Venerabili. Per estensione, venerare e venerazione può significare anche adorazione, manifestazione di culto dovuto a Dio ". Ma questo non è il caso dei Santi, non è la mente o intenzione della Chiesa Cattolica. I tdG e altri settari che accusano la Chiesa Cattolica di idolatria perché pratica la venerazione dei Santi devono dirsi ignoranti o in mala fede.

Così intesa la venerazione dei Santi è piena. mente giustificata dalla Bibbia. In effetti, più d'una volta nella Bibbia siamo esortati a ricordare con rispetto e' stima coloro che ci hanno precedute nella fede, e sono ora nella Casa del Padre, a fare l'elogio delle loro virtù, a imitarli seguendo l'esempio della loro vita eroica. Ecco qualche testimonianza

 

2 - Testimonianze bibliche.

Nella Lettera agili Ebrei l'autore ispirato esalta la fede degli antenati a conforto e sprone dei suoi lettori:

“Nella fede morirono tutti costoro, senza avere conseguito le cose promesse, ma avendole viste solo e salutato da lontano” (Ebrei, 11,13).

E ancora: “E che dirò di più? Mi mancherebbe il tempo per narrare di Gedeone, Barac, Sansone, Jefte,  David, Samuele e dei profeti. I quali, in virtù della fede, soggiogarono i regni, esercitarono la giustizia, conseguirono le promesse, divennero forti in guerra, fugarono eserciti stranieri” (Ebrei 11, 32-35).

“Anche noi dunque, circondati da un così grande nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatone della fede” (Ebrei 12,1-2).

Già secoli prima un altro autore ispirato aveva detto:

“Facciamo l'elogio degli uomini illustri, dei nostri antenati per generazione. Questi furono uomini virtuosi, i cui meriti non vanno dimenticati” (Siracide 44,1 e 10) 13.

 

3 - La pratica della venerazione.

Ricordo, elogio, imitazione: ecco ciò che la Bit bia sollecita da noi nei riguardi di coloro che ci hanno preceduto nella fede e si sono distinti nella pratica delle virtù cristiane.

Questa è appunto la venerazione dei Santi. Noi siamo in perfetta armonia con la Parola di Dio quando ricordiamo i Santi, ne facciamo l'elogio li imitiamo nel loro grande amore a Gesù Cristo all'umanità. Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo, diceva san Paolo (1 Corinzi 11, 1).

Fedele all'insegnamento dell'Apostolo, la Chiesa Cattolica insiste sulla imitazione dei Santi, sempre sensibile alla purezza della fede e contraria a ogni venerazione forse interessata. Ha detto il Concilio Vaticano II:

“Mentre infatti consideriamo la vita di coloro che hai no seguito fedelmente Cristo, per un motivo in più ci sentiamo spinti a ricercare la Città futura (cfr. Ebrei 13,1 e 11, 1) e insieme ci è insegnata la via sicurissima per il quale, tra le mutevoli cose del mondo, potremo arrivai alla perfetta unione con Cristo cioè alla santità, secondo lo stato e la condizione di ciascuno”.

La intercessione dei Santi

1 - Intercedere vuol dire “intervenire in favore di qualcuno”; intercessione è “l'atto o l'effetto dell'intercedere”. Un esempio biblico abbastanza conosciuto è quello di Maria, la Madre di Gesù, che alle nozze di Cana intervenne presso suo Figlio in favore degli sposi a corto di vino. L'intercessione di Maria ottenne il suo effetto e Gesù fece il primo miracolo, cambiando l'acqua in vino (cfr. Giovanni 2, 1-11).

Nel linguaggio cristiano e con riferimento ai Santi, intercedere vuol dire che i Santi, dietro preghiera o richiesta dei loro fratelli nella fede che sono ancora su questa terra, intervengono a loro favore presso Dio per ottenere da Dio le grazie o cose desiderate.

Vista nella sua vera natura, l'intercessione altro non è che l'esercizio dell'amore e dell'aiuto, che deve regnare tra le membra dello stesso corpo o organismo affinché “le membra siano vicendevolmente sollecite del bene comune” (1 Corinzì 12, 95). L’organismo o corpo, di cui parla san Paolo, è precisamente la comunità dei credenti, ossia la Chiesa. In essa ciascuno deve esercitare l'amore verso gli altri, soprattutto invocando da Dio, datore di ogni bene, mediante la preghiera, ciò che a ciascuno è utile e necessario per la sua salvezza integrale (cfr. 1 Corinzi 12, 12-27).

Alla base della intercessione vi è la dottrina della Comunione dei santi. Con questa espressione la Chiesa Cattolica insegna ciò che insegna san Paolo nella citata Lettera ai Corinzi. ivi l'apostolo paragona la Chiesa, ossia l'insieme di tutti i battezzati o santi, a un organismo, al corpo umano, perché tutti formano una comunità o comunione, dov'è naturale che tra le varie membra vi sia uno scambio dei singoli beni per il bene comune. Comunione dei santi non vuol dire che solo alcuni privilegiati, ossia quelli del numero chiuso dei 144.000, possono ricevere gli emblemi del pane e del vino. Questo è un grosso errore della setta geovista, che tende a creare e confermare un deprecabile razzismo.

 

2 - Nella Bibbia abbiamo numerosi esempi di intercessione. Ne citiamo solo alcuni, limitandoci al Nuovo Testamento.

- San Paolo chiede spesso le preghiere, ossia la intercessione, dei cristiani affinché Dio lo liberi dai pericoli che lo minacciano nel suo lavoro apostolico:

“Pregate incessantemente con ogni sorta di preghiera e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi (= tutti i fedeli) e anche per me, perché quando apro la bocca mi sia data una parola franca per far conoscere il mistero del Vangelo” (Efesini 6,18-19; cfr. Romani 15,30-31).

Altre volte Paolo offre a Dio le sue preghiere, ossia la sua intercessione, a vantaggio spirituale dei fedeli :

“Perciò  anche noi, da quando abbiamo saputo vostre' notizie, non cessiamo di pregare per voi e di chiedere che abbiate una piena conoscenza della sua volontà con ogni sapienza e intelligenza spirituale...” (Colossesi 1,9-10).

- San Giacomo ha scritto: “Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza. Elia era un uomo della nostra stessa natura: pregò intensamente che non piovesse e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi. Poi pregò di nuovo e il cielo diede la pioggia e la terra produsse i suoi frutti” (Giacomo 5, 16-17).

Due cose da notare nell'insegnamento di san Giacomo. La prima è, che la preghiera del giusto rivolta a Dio come intercessione è sempre efficace. La seconda è che il giusto può ottenere da Dio per gli altri anche favori di ordine temporale.

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