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BIBBIE A CONFRONTO

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2009 16:59
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05/09/2009 16:59

Osservazioni.

 a) Dal racconto biblico appare chiaro che ciò che dà vita alla materia plasmata da Dio è un alito divino immesso direttamente da Dio. Il risultato di questa operazione divina è un nefesc umano. E' una persona, cioè un essere vivente, che ragiona, pensa, vuole, è libero e responsabile. Ciò che costituisce la persona è l'intelletto e la volontà, non il cervello con le sue cellule. Anche la scirnmia ha cervello e cellule, eppure non ragiona, non è responsabile, vive d'istinti.

b) I tdG negano tanta bellezza biblica e umana.

Essi fanno dell'uomo un essere vivente come le bestie. Perciò traducono il nefesc umano come tráducono il nefesc animale: anima vivente (come nel racconto della creazione degli animali). Ciò facendo, si aprono la via per affermare che la fine dell'uomo è come quella delle bestie. il loro equivoco può essere espresso nel modo seguente: Il nefesc è l'anima; ma il nefesc muore; dunque l'anima muore.

c) La verità è che il nefesc non è l'anima. Il nefesc umano è una persona (= polvere plasmata più alito divino). Quando muore il nelesc umano, cioè la persona, non ne segue che muore l'anima, ossia lo spirito o alito divino, che dà vita alla polvere plasmata da Dio. La morte del nefesc umano indica che la persona cessa di vivere, giunge cioè alla fine della vita presente. La Bibbia sia nell'Antico che nel nuovo Testamento dà ampia testimonianza sulla sopravvivenza della persona subito dopo la morte.

 

Esempi di differenze

BIBBIA DEI CRISTIANI  e poi BIBBIA DEI tdG

1)   Genesi 17, 14

Il maschio (nefesc = una persona) non circonciso (... ) sia eliminato dal suo popolo (CEI, BIB, BJ, BC, Rv, PdS, SG, NEP, PC).

 

Genesi 17, 14

E il maschio incirconciso ( ... ), quell'anima nefesc) deve essere stroncata dal suo popolo.

 

 

2)   Numeri 31, 19

Chiunque ha ucciso qualcuno (nefesc = persona) (... ) si purifichi...  (CEI, BIB, BJ, BC, SG, Rv, PdS, NEP, PC).

Numeri 31, 19

Ognuno che ha ucciso un'anima (nefesc) (... ) vi dovreste purificare.

 

3)   Giosuè 10, 35

In quel giorno (...) votarono allo sterminio (...) ogni essere vivente (nefese = persone e animali) che era in essa (CEI, BIB, BJ, BC, SG, Rv, PdS, NEP, PC).

Giosuè 10, 35

E in quel giorno votarono ogni anima (nefesc) che era in essa alla distruzione.

 

Particolare uso, cioè abuso, fanno i tdG del seguente testo di Ezechiele:

4) Ezechiele 18, 4.20

Ecco, tutte le vite (nefesc = persona) sono mie: la vita (nefesc) del padre e quella del figlio è mia: chi (nefesc = la persona) pecca morirà ( ... ) Colui (nefesc = persona) che ha peccato e non altri deve morire (CEI, SG, BJ, BC, PdS, NEP).

 

Ezechiele 18, 4.20

Ecco tutte le anime (nefesc) appartengono a me. Come l'anima (nefesc) del padre così l'anima (nefese) del figlio. L'anima (nefese) che pecca essa morrà.

 

Osservazioni:

a) L'equivoco, cioè l'inganno geovista, consiste nel tradurre la parola ebraica nefesc con la parola italiana anima, per aggiungere poi che l'anima muore, sarà distrutta, stroncata. Questo modo di esprimersi, oltre ad essere contrario alla Bibbia, crea una confusione (voluta dai dirigenti della setta), tra la morte della persona (fine della vita terrena) e morte dell'anima (nessuna sopravvivenza dell'uomo subito dopo la morte).

b) I tdG fanno un abuso particolare, come abbiamo detto, delle parole di Dio in Ezechiele 18, 4.20. Il messaggio del profeta è che Dio punirà con la privazione della vita presente, ossia con la morte, colui che pecca, non suo figlio o un lontano discendente. E' la dottrina della responsabilità e retribuzione personale. Si ricordi che per gli Ebrei la morte come la malattia erano considerate effetto del peccato. Il testo di Ezechiele non si pronunzia in nessun modo circa la sorte dell'uomo dopo la morte, né per affermare né per negare la sua sopravvivenza.

Anima - 2

L'inganno geovista per dare un'apparenza di verità al loro gravissimo errore, vale a dire alla negazione della sopravvivenza dell'uomo subito dopo la morte, continua ancora nell'uso che i tdG fanno del Nuovo Testamento.

L'inganno dei tdG consiste nell'equivocare sulla parola psychè.

La parola greca psychè ha nella Bibbia due significati. Alcune volte corrisponde all'ebraico nefesc e significa essere vivente; quindi, secondo il contesto, equivale a vita, persona, animale, oppure ai pronomi corrispondenti: essa, egli, esso ecc. Altre volte psychè indica l'anima nel senso di vita immortale, di componente spirituale dell'uomo, che sopravvive alla morte del corpo (cfr. Apocalisse 6,9).

Nel primo caso è inesatto tradurre psyché i con la parola italiana anima perché si presta facilmente ad equivoci. Questo appunto fanno i tdG per confondere le idee e insinuare l'errore.

 

Esempi di differenze

BIBBIA DEI CRISTIANI

1)   Luca 6, 6-11

Ora c'era là un uomo, che aveva la mano inaridita (...). Gesù disse.  Domando a voi: E' lecito  in giorno di sabato (…) salvare una vita (psychè) o perderla? (CEI, BIB, BC, BI, SG, Rv, PdG, NEP, PC).

 

BIBBIA DEI tdG

Luca 6, 6-11

E vi era presente un uomo la cui mano destra era secca (...). Gesù disse loro: lo vi chiedo: E' lecito di sabato (...) salvare o distruggere un'anima? (psychè).

 

Osservazione:

E' chiaro che Gesù intende salvare cioè guarire un uomo, dare la salute fìsica a una vita umana. Non vi è il minimo cenno alla salvezza o distruzione dell'anima, ossia alla sopravvivenza o meno l'uomo subito dopo, la morte. I geovisti, con una traduzione errata e radicalmente diversa da quella che dà la Bibbia dei cristiani, insinuano che l'anima può essere distrutta.

 

2) Atti 3, 23

E chiunque (psychè) non ascolterà quel profeta, sarà estirpato di mezzo al popolo (CEI, BS, BC, SG, RY, PdS, NEP, PC).

 

Atti 3, 23

In realtà, (psychè) ogni anima che non ascolterà quel Profeta, sarà completamente distrutta  di fra il popolo.

 

Osservazione:

La Bibbia qui neppure lontanamente insegna lo stroncamento eterno, ossia la distruzione completa dell'uomo, il suo ritorno nella non-esistenza, come insinua la traduzione errata della Bibbia geovista. Qui si parla unicamente della sorte di un israelita (di un uomo), che non avesse voluto ascoltare la voce del Profeta. Egli poteva essere escluso dal popolo di Dio e anche ucciso.

Se la Bibbia dell'Istituto Biblico traduce anima, la parola anima vuol dire persona com'è stato spie- gato nella nota .

2)   Apocalisse 8, 9 e 16, 3

 

E un terzo delle creature che vivono (psychai) nel mare morì (8,9). E perì ogni essere vivente (psychè) che era nel mare (16,3) (CEI, BIB, BC, BJ, SG, Rv, PdS, NEP, PC).

 

Rivelazione 8,9  e 16,3

 

E un terzo delle creature che sono nel mare e che hanno anima morì (8,9). E ogni anima (psychè) morì, sì, le cose del mare (16,3).

 

Osservazione:

Nell'uno e nell'altro testo si parla di pesci o animali marini, cioè di esseri viventi della specie animale, non di anime. Per i geovisti non vi è differenza essenziale o di natura tra l'uomo e la bestia. Tutti son anime viventi. Sprezzanti di ogni proprietà di linguaggio i tdG chiamano anime i pesci per poter dimostrare (a chi?) che l'anima umana muore come muoiono gli animali marini. Dio ha fatto l'uomo a sua immagine e somiglianza (Genesi 1, 27); i tdG lo fanno a immagine e somiglianza delle bestie.

La sorte del buon ladrone (Lc. 23, 43)

In tema di sopravvivenza dell'uomo subito dopo la morte i tdG, per dare una base biblica al loro gravissimo errore, corrompono le consolanti parole dette da Gesù al morente ladrone pentito: “lo ti dico: oggi sarai con me in Paradiso” (Luca 23, 43). L'evidenza dell'immortalità dell'anima o sopravvivenza dell'uomo alla morte del corpo è talmente luminosa nelle parole di Gesù che distrugge irrimediabilmente l'errore geovista. Da qui ogni loro sforzo per oscurare tanta luminosità.

 

BIBBIA BEI CRISTIANI

Luca 23, 43

E aggiunse: Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno. Gli rispose: In verità ti dico, oggi sarai con me in Paradiso (CEI, BIB, BC, B-T, SG, Rv, PdS, NEP, PC).

 

BIBBIA DEI tdG

Luca 23, 43

E proseguì dicendo: Gesù, ricordati di me quando sarai venuto nel tuo regno. Ed egli disse a lui: Veramente ti dico oggi: Sarai con me in Paradiso.

 

Osservazioni:

a) La diversità essenziale consiste nella collocazione della punteggiatura nelle parole di Cristo al buon ladrone. Se i due punti (o virgola) vanno posti prima di “oggi” (come deve essere fatto), il senso chiaro è che Cristo assicura al buon ladrone il Paradiso (o suo Regno) quello stesso giorno, subito dopo la morte. Se invece i due punti sono collocati dopo “oggi” (come fanno i tdG), il senso è che il ladrone quel giorno con la morte sarebbe tornato nella non-esistenza. Cristo tuttavia gli prometteva di risuscitarlo (o piuttosto crearlo di nuovo) in un futuro indeterminato su questa terra paradisiaca.

b) Contro la punteggiatura adottata dai tdG va notato che nel testo critico tanto elogiato dai geo- visti la punteggiatura è collocata prima di “oggi”. Malgrado il loro caloroso riconoscimento del testo critico e l'assicurazione di attenersi fedelmente ad esso (cfr. p. 14), gli anonimi traduttori della Bibbia geovista si sono discostati in questo caso dal testo originale (o critico) da cambiare sostanzialmente l'insegnamento della Bibbia.

Al contrario, la Bibbia dei cristiani mantiene la massima fedeltà alla Parola di Dio. In Luca 23, 43 la punteggiatura va collocata prima, non dopo “oggi”. Gesù ha detto al buon ladrone: “lo ti dico: oggi sarai con me in Paradiso”.

c) Per giustificare la loro traduzione corrotta della Bibbia i tdG ricorrono a tanti cavilli e peggio. Rimane, comunque, il fatto che nel testo di Luca 23, 43 la Traduzione del Nuovo Mondo è radicalmente diversa dalla Bibbia dei cristiani.

Presenza reale

Anche nei testi biblici riguardanti la presenza reale del Corpo e Sangue di Cristo nella SS.ma Eucaristia vi è una sostanziale differenza tra la Bibbia dei cristiani e la Traduzione del Nuovo Mondo.

 

Esempi di differenze

BIBBIA DEI CRISTIANI

1)   Matteo 26, 26-29

Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane (... ) lo spezzò, e lo diede ai discepoli dicendo: “Pren- dete e mangiate; questo è il mio corpo”. Poi prese il calice lo diede loro, dicendo:   “Bevetene  tutti, perché questo è il mio sangue, versato per molti, in remissione dei peccati” (CEI, BIB, BJ, SG, BC, RY, PdS, NEP, PC) .

 

BIBBIA DEI tdG

Matteo 26, 26-29

Mentre continuavano a mangiare, Gesù prese un pane ( ... ), lo spezzò e, dandolo ai suoi discepoli, disse: “Prendete, mangiate. Questo significa il mio corpo”. E prese il calice (  ...  ), lo diede loro, dicendo: “Bevetene voi tutti, poiché questo significa il 'mio sangue del patto', che deve essere sparso a favore di molti per il perdono dei peccati”.

 

Osservazioni

a) Secondo il testo critico (originale) nelle parole di Gesù vi è sempre il verbo essere: questo è (greco estìn). Il verbo essere può avere il senso simbolico (= significa) quando la frase è generica. Per esempio: Il seme è (= significa) la Parola di Dio (Luca 8, 1 1). lo sono la vite (Giovanni 15, 1), cioè la vite è, simbolo della mia persona. Qualunque seme può essere simbolo o emblema della Parola di Dio, come qualunque vite può significare Gesù Cristo.

b) Non così nel caso del pane e del vino della Cena del Signore. Gesù dice espressamente'. questo pane (e non altro) è il mio corpo. E così del vino. Se si trattasse solo di una presenza simbolica, Gesù avrebbe detto: il pane, ossia qualunque pane è, cioè significa, il mio corpo. Egli non ha detto così. Disse quelle parole con riferimento al pane che teneva nelle mani. E ordinò ai discepoli di ripetere la stessa cosa con riferimento a un pane e a un vino ben determinati.

c) San Paolo era di questo parere perché ammoniva i fedeli di Corinto a distinguere bene il pane comune, che consumavano nei loro pasti, dal pane della Santa Cena. Diceva l'apostolo: “Chi mangia e beve senza riconoscere (o distinguere) il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna” (1 Corinzi 11, 29). Diceva pure: “Chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e sangue del Signore” (1 Corinzi 11, 27). Com'è possibile distinguere il corpo del Signore o essere reo dei corpo e sangue del Signore, se nel pane e nel vino della Santa Cena non c'è né corpo né sangue del Signore?

Rapporti comunitari

 

Esempi di differenze

Levitico 5, 1-2

Se una persona pecca perché nulla dichiara, benché abbia udito la formula di scongiuro e sia essa stessa testimone e abbia visto o sappia, sconterà la sua iniquità (CEI, BIB, BC, BJ, SG, RY, NEP).

 

Levitico 5, 1-2  (tdG)

Ora nel caso che un'anima pecchi in quanto ha udito una maledizione pubblica ed è testimone o l'abbia vista o è venuto a saperla, se non la riferisce, deve rispondere del suo errore.

 

Osservazione:

Il pensiero dell'autore sacro è il seguente: se il testimone, cioè colui che ha visto o sappia, è chia- mato a deporre e nella sua deposizione mentisse, oppure si sottraesse all'obblìgo di testimoniare, subirà le conseguenze del suo operato, conforme alla formula letta dal giudice.

I tdG fanno dire all'autore sacro: se qualcuno,' che avesse udito una maledizione pubblica, ossia qualcosa contro la setta, non la riferisse ai capi, sarà debitamente punito. In altre parole, il Corpo Direttivo o dirigenti della società geovista incoraggiano e legittimano la delazione in base a un travisamento della Bibbia. Siamo in pieno regime poliziesco.

 

MI SARETE TESTIMONI (Atti 1, 8)

Vi sono segni, e quali, della presenza dell'azione diabolica? (... ). Potremo supporre la sua sinistra azione là dove la menzogna si afferma ipocrita e potente contro la verità evidente (Paolo VI).

In pieno accordo di fede e di pensiero con i provvidenziali opuscoli di P. Tornese - che solo di recente ho avuto la fortuna di conoscere e di meditare alla luce di una verità obiettiva e anti-settaria - posso senz'altro affermare che, finalmente, è stata strappata la maschera completa ai seguaci del credo di Russell e alle loro vergognose propagande a suon di versetti.

Ero stata sicuramente plagiata, nel senso che avevo subìto una violenta iniezione di convinci- mento e di veleno nei confronti della mia vecchia fede, tuttavia la mia mente non era stata ottenebrata del tutto; infatti, mi ero imposta autonomia di pensiero e chiarezza di idee in ogni caso, allo scopo di valutare molto obiettivamente la realtà delle cose senza "attacchi" esterni o prese di posizione di qualsiasi natura.

La mia volontà avrebbe già ceduto, se non mi fossi convinta di questo: libertà e ponderatezza, innanzitutto! Ciò non toglie che il mio atteggiamento e la condizione di cautela volutamente impostami desse chiaro fastidio ai miei occasionali amici. Appariva fin troppo evidente che non sopportavano la mia "resistenza" o le mie sincere obiezioni a quanto da loro martellatomi di continuo a furia di versetti.

Non c'era un attimo in cui potessero farne a meno; i loro limiti sembravano lampanti e innumerevoli, visto che a qualsiasi replica, domanda o chiarimento da parte mia facevano sempre uso degli stessi versi, rintracciati a memoria e declamati ormai meccanicamente da ognuno di loro. Tutto sembrava squallidamente "standardizzato"; l'uno ripeteva i concetti dell'altro, facendo persino uso della medesima terminologia e proprietà lessicale.

Non esisteva ragionamento, discernimento, oculatezza o un minimo di personalità e obiettività in tutto ciò che andavano asserendo. Tuttavia, allora mi parvero solo delle impressioni, compreso il fatto che mi piombavano più volte a casa, all'improvviso, sempre col terrore di vedermi "sfuggire", e che, quando accadeva di non riuscire a convincermi del tutto, ritornavano coi "rinforzi" per inculcarmi ancor più tenacemente le loro dottrine.

La mia posizione verso la Chiesa non era affatto cambiata, ci fosse stata o no la presenza di quelle strane persone, ragion per cui ero sempre più convinta di voler cercare la verità senza influenze di nessun tipo. Mi ero ormai allontanata da tempo dal Cattolicesimo e dalle sue pratiche, che ritenevo inutili e infruttuose, per cui era stato facile per i tdG, fieri delle loro conquiste, fare presa sulla mia insicurezza, sperando in una nuova vittima da arruolare nelle loro schiere.

Notai dal primo momento nei loro volti un'evidente forma di godimento e di orgoglio dinanzi al mio stato di confusione interiore; ero assillata dalla ricerca della verità, in lotta con me stessa, in polemica con il mio solito credo e, per giunta, reduce da una delusione affettiva che mi aveva letteralmente stroncata. Loro lo sapevano, e gioivano nel potermi aiutare a modo loro.

Quindi, per sete di conoscenza, mi lasciai guidare allo studio (poi fortunatamente abbandonato per sempre a metà libro) del volumetto azzurro “La verità che conduce alla vita eterna”, studio che loro conducevano periodicamente a casa mia, e all'ascolto domenicale (che io resi tale, anche se i tdG avrebbero per forza voluto prolungarlo al martedì e al giovedì, i giorni stabiliti dei loro incontri) nella sala del regno della mia zona.

Uno dei motivi base che mi spinsero successivamente al rigetto totale della loro presenza e della loro propaganda fu proprio l'esito della partecipazione a quelle strane adunanze.

Anche lì tutto sembrava stereotipato, freddo, come qualcosa preso da un medesimo e mai cangiante meccanismo: le persone, le parole, le riviste, ogni cosa era già sancita e determinata in partenza, specie gli argomenti e le letture de “La Torre di Guardia”: eternamente, incessantemente, a ritmo serrato fino alla nausea, la ripetizione degli stessi concetti, delle stesse accuse, delle stesse promesse, e tutto innaffiato da continui strali di odio e maledizioni contro i non seguaci della setta; la perenne invocazione di giustizia a un dio di morte, un crudele sanguinario desideroso solo di preservare dalla malvagità e dalle presunte persecuzioni (ma quali?) i suoi protetti.

Non ne potevo sinceramente più di quella solfa; si partiva da un argomento e si finiva irrimediabilmente col ribadire la solita storia: premio e "oscar" di perfezione per loro e punizioni tremende per tutti gli altri. Stentavo a credere all'esistenza di un dio tanto meschino e razzista; eppure, la mia Chiesa così tanto contestata non aveva tanta grettezza mentale!

Tra i soliti discorsi propinati nella sala del regno e quelli martellati nella mia povera mente attraverso i loro libretti - che mi facevano acquistare di volta in volta - cominciai a vederci chiaro, e presi a diradare gli incontri.

Cominciavo soprattutto a notare vistosamente le loro eterne contraddizioni, tanto nel comporta- mento quanto nella pretesa di voler elargire i frutti della verità ricercati nella loro “Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture” (che poi, stranamente, non si chiama “Bibbia”, come, secondo la normale logica cristiana, avrebbe dovuto chiamarsi).

C'era un grosso contrasto tra ciò che dicevano e ciò che realmente facevano: blateravano di “accertarsi di ogni cosa”, secondo il principio dell'apostolo Paolo, ma in effetti si appellavano esclusivamente ai loro libretti variopinti, alle riviste ufficiali della setta “Svegliatevi!” e “La Torre di Guardia”, e alla loro strana Bibbia dal nome particolare; non mi consentirono di usare la mia Bibbia Cattolica, pur predicando che la loro era uguale a tutte le altre - perché “una è la Parola di Dio” - facendomi subito acquistare una copia della “Traduzione del Nuovo Mondo” per consentirmi la consultazione e lo studio successivamente intrapreso a casa mia; predicavano ancora amore e fratellanza, ma, in mia presenza e nelle loro adunanze, le stangate e le insinuazioni contro la Chiesa (Babilonia la Grande, secondo il loro punto di vista) e contro il “presente sistema di cose”, si rivelavano sempre più asfissianti e obbrobriose; amavano autodefinirsi umili e cristiani, a differenza di tutti gli altri miseri mortali non tdG, ma in realtà vedevo che disprezzavano i simili, specie il clero e i cattolici, considerandoli “ministri e seguaci di Satana” in termini aprioristici e sconsiderati; sbandieravano altre sentenze e appelli di amore e bontà universali, ma, nello stesso tempo, con orgoglio e presunzione a dir poco farisaica, il loro implicito motto ormai ultraritrito, continuava ad essere lo stesso: “Non avrai altra religione all'infuori della nostra” e simili.

All'epoca non conoscevo ancora gli stupendi opuscoli di P. Nicola Tornese, un uomo giusto, dalle idee chiare, preoccupato solo di difendere la verità della Bibbia, l'unico che abbia saputo sconfiggerli scritturalmente in pieno confutando ogni loro eresìa. Tuttavia, non ci voleva molto per rendersi conto della portata dell'inganno!

Non solo. Bibbia a parte, odio per la Chiesa (specie per P. Tornese) a parte, posso affermare senz'altro che non c'è nulla, in loro, di cristiano: indifferenti verso i fratelli, ignari del dolore che arrecano agli stessi genitori per il cinismo con cui conducono la loro squallida vita, insensibili ai richiami della vita sociale, affettiva, morale, militare e civile del Paese, insofferenti al lavoro e alla cultura, ancorati con caparbietà alle loro convinzioni unilaterali grazie all'oppio de “La Torre di Guardia” e del Corpo Direttivo di Brooklyn, ostili e rabbiosi verso i simili che non condividono né accettano passivamente la loro scuola, pieni di odio insano e di calunnie diffamatrici nei confronti della Chiesa e dei suoi ministri, si preoccupano soltanto di propagandare quanto più è possibile i frutti dei dirigenti russelliani da cui sono stati ottimamente eruditi.

Credo cattolico o meno a parte, cosa può esserci di cristiano in un'accozzaglia di concetti morbosi e antiscritturali - come ci dimostra con tanto amore e saggia scrupolosità P. Tornese nei suoi opuscoli - come quelli finora enunciati e da me personalmente sperimentati in virtù dei loro sofismi asfittici?

All'epoca, ero un'accanita sostenitrice del credo della setta, ma ora, grazie a Dio che me ne ha dato la forza e a P. Tornese che mi ha successivamente illuminata con le sue iniziative editoriali - faro della verità biblica contro i suoi denigratori - me ne sono definitivamente scissa ritrovando la serenità e la gioia perduta.

Difatti, con loro non avrei nemmeno potuto vivere con una certa serenità di spirito, visto che - e questo è bene che si sappia, in quanto ho scoperto che è una  valida arma dei tdG contro coloro che intendono sottrarsi alle loro grinfie o comunque dubitano delle verità da loro elargite come oro colato - al minimo cenno di tentennamento da parte mia che non mi decidevo ad accettare “in toto” la loro tortura verbale, mi avevano inculcato il terrore di Satana e delle sue tremende reazioni notturne e non, se solo avessi tentato di sfuggire alla infallibile dottrina geovista.

Sembrerà assurdo, ma io vissi sul serio, grazie alla perfidia e alla malafede di questi lupi rapaci camuffati da pecore, il terrore mostruoso della presenza di Satana, a livello inconscio e mentale, anche perché non mancavano di ribadirmelo ogni volta che potevano.

Ora, per fortuna, sono uscita da quell'incubo, ma so che usano questo e altri infami metodi di persuasione verso tutti coloro, simpatizzanti e battezzati che siano, che nutrono perplessità in merito a un credo così volgare e settario.

I miei dubbi sono sfumati come nebbia al sole e la mia pace recuperata.

Gli opuscoli di P. Tornese hanno completato la mia redenzione donandomi fiducia e sicurezza nell'autentica verità della Bibbia, che ho avuto modo di conoscere e accettare completamente grazie anche a un linguaggio aperto e comprensibile. I suoi scritti fanno da luce e da guida a chi desidera inoltrarsi nella scoperta del vero, senza eufemismi e altre congetture cavillose; inoltre, esprimono tutta la chiarezza e l'onestà del vero cristiano che, con la sua completa preparazione di base ineccepibile in ogni sua angolatura, ci presenta con umiltà la via della fede.

Salerno, giugno 1984

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