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PIETRO E LA PIETRA

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2009 17:00
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05/09/2009 16:59

P. Nicola Tornese

Esaminate ogni cosa (1 Tess. 5, 21)

I testimoni di Geova (tdG) hanno un'avversione particolare contro la Chiesa Cattolica.

Perché?

Perché vedono in essa l'ostacolo maggiore alla diffusione dei loro gravissimi errori, la colonna e il sostegno della verità (cf. 1 Timoteo 3, 15).

Inoltre i geovisti non ignorano l'immensa autorità morale, di cui gode il Papa, successore di san Pietro,, il Primo degli Apostoli (cf. Matteo 10, 2). Uno dei principali obiettivi dei loro strali velenosi è perciò il Romano Pontefice, la roccia, su cui il Signore Gesù assicurò dì voler costruire la sua vera Chiesa (cf. Matteo 16, 18, infra).

Nel vano tentativo di distruggere il Papato, i tdG, com'è, loro abitudine, fanno un uso fazioso della Bibbia, mettono cioè in evidenza e spiegano arbitrariamente solo alcuni testi biblici, tralasciando numerosi altri, che smascherano inesorabilmente i loro errori e i loro sofismi.

Il metodo seguito dal geovisti ha un unico scopo, quello cioè di creare dubbi e confusione in chi non è capace d'intendere, non di far conoscere la verità oggettivamente e onestamente. Ostentatamente dicono di seguire la Bibbia; in realtà i loro discorsi “sono ragionamenti falsi e maliziosi. Sono frutto di una mentalità umana o vengono da spiriti che dominano questo mondo. Non sono pensieri che vengono da Cristo” (Colossesi 2, 8; La Bibbia in lingua corrente)

Bisogna dubitare sempre delle loro affermazioni. Bisogna consultare sempre le fonti, soprattutto la vera Bibbia, non quella falsa venduta dai tdG.

Esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono! (1 Tessalonicesi 5, 21).

Su questa base di sincero amore per la verità e docili all'esortazione dell'Apostolo ai cristiani di Tessalonica, noi vogliamo esaminare coscienziosamente tutti i testi biblici riguardanti il Primato di Pietro e dei suoi successori, i Romani Pontefici, contro la strumentalizzazione che della Bibbia fanno i tdG.

 

PARTE 1

IL PRIMATO DI PIETRO

L'errore

Fedeli al loro metodo equivoco e ingannevole i tdG, nel problema di cui ci occupiamo, insistono unilateralmente, cioè faziosamente, su quei testi biblici dov'è detto che Cristo è la pietra o roccia e fondamento della Chiesa, ma ignorano o mettono in penombra o sorpassano con disinvoltura gli altri testi biblici dove l'appellativo di pietra o roccia e di fondamento è dato anche ad altri, specialmente a Simone, il figlio di Giovanni, cioè al Primo degli Apostoli di Cristo.

Come prova riportiamo un pezzo di propaganda geovista, che è un capolavoro del metodo ingannevole nell'uso della Bibbia seguito dai tdG:

“Chi è il fondamento della vera chiesa? Gesù Cristo rese chiaro che egli stesso è tal fondamento. Egli applicò a se stesso la profezia di Salmo 118:22, dicendo: "La pietra che gli edifìcatori hanno rigettata è divenuta la principale pietra angolare" (Matteo 21:42-44). L'apostolo Paolo aggiunge la sua testimonianza che Gesù è "la principale pietra angolare", scrivendo ai cristiani di Efeso: "Siete concittadini dei santi e membri della casa di Dio, sopraedifìcati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, con lo stesso Cristo Gesù quale pietra angolare" (Efesini 2: 19, 20, Ga). L'apostolo fu molto esplicito al riguardo, dicendo di nuovo: "Perché nessuno può porre altro fondamento oltre quello che già vi sta; e questo è Gesù Cristo" (1 Corinzi 3:11, Ga). Non potrebbe esserci per la vera chiesa un fondamento più eccellente e più sicuro di Cristo Gesù, non è vero?

La verità

Per scoprire l'inganno geovista bisogna tener presente che nella Bibbia vi è un uso molteplice della metafora sia della pietra o roccia sia del fondamento, con differenti applicazioni. Di questa ricchezza biblica bisogna tener debito conto e precisare di volta in volta il significato della metafora. Questo i geovisti non lo fanno, ma presentano della Bibbia una conoscenza volutamente parziale,  oscurando così la verità di Dio.

Al contrario di ciò che fanno gli eretici, noi vogliamo precisare i vari significati di pietra o roccia e di fondamento, che è la via sicura per giustificare le verità biblica del Primato di Pietro e dei suoi successori.

 

I. - La pietra o roccia. La metafora della pietra o roccia ha nella Bibbia soprattutto i quattro se- guentì significati ed applicazioni:

a) Viene applicata anzitutto a Jahve, come appare dalle seguenti citazioni. “Jahve è la Roccia del mio rifugio”, ripeteva Davide in circostanze difficili della sua vita (2 Samuele 22, 2). Diceva pure: “Jahve è la Roccia di Israele” (2 Samuele 23, 3).

Prima di Davide Mosé aveva detto: “Jahve è Roccia” (Deuteronomio 32, 4). E più tardi Isaia additava Jahve come Roccia dei popolo eletto (cf. Isaia 17, 10; 44, 8). Infine il salmista pregava: “Benedetto Jahve, mia Roccia” (Salmo 144, 1; 95, 1 ecc.).

b) Nel Nuovo Testamento Gesù si è qualificato come “la pietra d'angolo” (Matteo 21, 42), ossia come la pietra principale nella edificazione del nuovo Israele, applicando a se stesso le parole del Salmo 118, 22-23 (cf. Efesìni 2, 19-20).

E’ chiaro che l'essere Pietra di Cristo non vanifica l'essere Roccia di Jahve né viceversa l'essere Roccia di Jahve svuota l'essere Pietra di Cristo. Solo bisogna sapere e volere conciliare le due esplicite testimonianze della Bibbia senza detrimento né dell'una né dell'altra.

c) Anche Simone, il figlio di Giovanni, è qualificato come Pietra nella Bibbia del Nuovo Testamento. Fu Gesù stesso a imporgli questo nuovo nome come leggiamo in san Giovanni:

“Andrea incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia" (...) e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui Gesù disse: "Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)"” (Giovanni 1, 41-42; cf. Marco 3, 16).

E’ chiaro anche qui che l'essere Cefa o Roccia di Simone non vanifica l'essere Pietra o Roccia di Cristo, né viceversa. Le due cose si possono e si devono conciliare per essere fedeli a tutto ciò che dice la Scrittura con onestà e coraggio, senza ridimensionare la Parola di Dio a nostro piacimento.

d) Ricordiamo infine che tutti i credenti in Cristo sono detti nella Bibbia pietre vive. San Pie- tro applica anche ad essi la metafora della pietra (cf. 1 Pietro 2, 4-5).

2. - Il fondamento. Anche la metafora di fondamento ricorre nella Bibbia più d'una volta e naturalmente con diversi significati ed applicazioni. Ricordiamone alcune.

a) Fondamento, prima di tutti, è detto Gesù Cristo, secondo la vigorosa precisazione di san Paolo. Scrive l'Apostolo: “Ma ciascuno stia attento come costruisce. infatti nessuno può porre un fondamento diverso.da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo” (1 Corinzi 3, 10-1 1).

b) Ma oltre che per Cristo, Paolo usa la metafora di fondamento anche per gli Apostoli e i profeti. Riportiamo le sue parole:

“Voi (= i pagani divenuti cristiani) non siete più stranieri né ospiti, ma concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli Apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo” (Efesini 2, 19-20).

San Giovanni poi nell'Apocalisse 21, 14 ci fa sapere che:

“Le mura della città (= della Chiesa) poggiano su dodici basamenti, su cui sono i nomi dei dodici Apostoli”.

c) Infine la Chiesa tutta in terra, ancora da san Paolo, è detta fondamento:

“Voglio che tu (= Timoteo) sappia come comportarti nella casa di Dio che è la Chiesa del Dio Vivente, colonna e sostegno (= fondamento) della verità” (1 Timoteo 3, 15)

Ricchezza e povertà

Contrariamente a ciò che fanno i tdG che, per scopi settari, omettono tanti testi biblici e impoveriscono la Parola di Dio, fedeltà alla Sacra Scrittura esige che tutte le metafore della roccia o pietra e fondamento siano tenute in debito conto senza far torto allo Spirito Santo che le ha suggerite. Ciascuna infatti indica a suo modo la funzione di pietra-fondamento senza vanificare le altre. Indichiamo brevemente le singole funzioni:

a) Jahve è la Roccia in quanto costituiva il primo fondamento dell'antico Israele, tipo e figura della Chiesa. In Lui, ossia nella sua bontà e fedeltà, poggiavano la fede e la speranza degli Israeliti; in Lui poggiano la fede e la speranza del nuovo Israele (cf. Galati 6, 18), ossia di tutti i veri discepoli di Cristo.

b) Cristo è la Roccia, ossia la pietra principale e fondamentale della comunità dei salvati (della Chiesa), perché in Lui la bontà e la fedeltà di Jahve sono apparse all'uomo per salvarlo (cf. Tito 3, 4). Poggiando su di Lui, che è l'Emmanuele, che significa Dio-con-noi (cf. Matteo 1, 23; Isaia 7, 14), siamo sicuri di poggiare sull'unico e vero Dio. Il monito di san Paolo vale sempre e per tutti: “Nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo” (1 Corinzi 3, 11).

c) Gli Apostoli e i profeti sono fondamento perché la loro testimonianza sui fatti e i detti di Gesù, trasmessa sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, rimane la norma definitiva (cf. Giuda 3) di fede e di vita per chiunque voglia aderire a Cristo e per mezzo suo all'unico e vero Dio. Poggiando sulla testimonianza apostolica, siamo certi di poggiare su Cristo, fondamento o pietra principale della vera Chiesa, e in definitiva su Dio.

d) Tutti i credenti in Cristo sono pietre vive nel senso che formano il materiale con cui Cristo edifica la sua Chiesa, “vengono edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito.” (Efesini 2, 20-22). La Chiesa di Cristo è formata da creature umane che, trasformate dalla fede e dall'amore, diventano elementi preziosi con cui viene edificata la dimora di Dio con gli uomini (cf. Apocalisse 21, 2-3), la città santa, la Nuova Gerusalemme.

Simone, la roccia (Giov. 1, 42)

Senza nessun detrimento né di Dio né di Cristo né degli Apostoli né dei credenti in Cristo, il Divino Fondatore della Chiesa ha voluto che Simone, il figlio di Giovanni, esercitasse una funzione specifica di roccia.Quale?

a) Simone, il figlio di Giovanni, deve certamente dirsi fondamento della Chiesa in quanto Apostolo, anzi il Primo degli Apostoli (cf. Matteo 10, 2) aí sensi della testimonianza di san Paolo già ricordata (cf. Efesini 2, 19). A lui pure si applica la metafora della pietra viva in quanto credente in Cristo, che con la fede e con l'amore fino al martirio è divenuto una componente di primo piano nella costruzione della dimora di Dio con gli uomini.

b) Ma nei suoi riguardi la Bibbia dice qualcosa di più, di particolare, di specifico.

Nel primo incontro con lui Gesù gli cambiò nome e volle che si chiamasse Cefa, che vuol dire Pietro (Giovanni 1, 42). Il vangelo di Marco conferma questa volontà di Cristo. Dopo una notte di preghiera, solo, in luogo appartato, Gesù costituì il gruppo dei Dodici. Al primo posto è collocato Simone, “al quale impose il nome di Pietro” (Mar- co 3, 16; cf. Luca 6, 12-16). Il gesto di Cristo non fu un gesto improvvisato, ma meditato nella lunga preghiera.

c) Per chi legge la Bibbia con intelligenza ed amore questo gesto di Cristo non può non provocare delle domande, a cui bisogna rispondere in modo convincente, non superficiale, avendo sempre la Bibbia come guida:

-     Se Simone doveva essere fondamento come gli altri Apostoli e pietra viva come tutti i credenti in Cristo, perché solo a lui il Maestro volle imporre il nome di Cefa (= uomo-roccia)? Perché proprio quel nome e non un altro?

-     - Se Cristo voleva essere lui la Roccia o Pietra in modo esclusivo, perché chiamò roccia o pietra anche il Primo degli Apostoli? E’ possibile conciliare le due cose senza detrarre nulla dalla gran- dezza di Cristo e dalla funzione di Simone?

d) La risposta adeguata alle domande sopra formulate si ha solo se si ammette che il gesto di Cristo aveva un significato preciso e sicuro: Cristo volle che Simone, divenuto Pietro o Cefa, fosse l'uomo-roccia, in vista dell'opera che egli - il Maestro - stava per attuare, ossia la fondazione e la edificazione della nuova comunità la Chiesa. Dando a Simone il nome di Roccia (Pietro) Gesù voleva indicare che Simone avrebbe dovuto esercitare una funzione fondamentale nella Chiesa.

Quale? Pietro, poggiando se stesso su Cristo, il principale e insostituibile fondamento della Chiesa, confermerà nella verità tutti i suoi fratelli (cf. Luca 22,32). La funzione specifica di Pietro, a livello visibile, sarà sempre garanzia che la fede della Chiesa manterrà piena fedeltà alla Parola di Dio.

Dov'è Pietro ivi è la Chiesa; dov'è la Chiesa ivi è Cristo; dov'è Cristo ivi è la salvezza (S. Ambrogío).

La promessa del Primato

In due tempi della sua vita Gesù Cristo ha manifestato chiaramente la sua volontà di affidare a Simone la funzione specifica di fondamento della Chiesa. Il primo è conosciuto come il tempo della promessa del Primato. Il secondo come quello del conferimento effettivo.

La promessa del Primato si trova in Matteo 16, 16-18:

“Disse loro Gesù: "Voi chi dite che io sia?". Rispose Simon Pietro. "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. Ed io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli ìnferi non prevarranno contro di essa"”.

 

Spiegazione:

a) Degno di nota è, prima di tutto, il fatto che Pietro, rispondendo a nome degli altri Apostoli e illuminato dall'alto, professa Gesù “il Cristo, il Figlio del Dio Vivente”. Pietro riconosce nel suo Maestro non “qualcuno dei profeti”, né un figlio di Dio, ma Il Figlio di Dio, unico nei suoi rapporti di figliolanza col Padre (cf. Romani 8, 32).

b) A Pietro, che crede e professa la figliolanza divina di Cristo, che dichiara cioè chi veramente sia il Cristo, vien detto dal Figlio di Dio chi veramente debba essere Simone nella comunità dei discepoli di Cristo. Egli sarà l'uo,mo-roccia su cui il Figlio di Dio edificherà la sua Chiesa. Appare così chiaro che fondamento della Chiesa sarà l'eterna e immutabile professione di fede in Cristo, il Figlio dei Dio Vivente, la fede cioè nella sua uguaglianza di natura coi Padre. Pietro, l'uomo-roccia, sarà garante di questa immutabile fede.

c) In effetti, la promessa di Cristo a Pietro è accompagnata da una garanzia che solo Dio poteva fare: Gesù, il Figlio del Dio Vivente, assicura che la sua Chiesa, arroccata su Pietro, non sarà mai sopraffatta dalle forze avverse (Ades o Morte), non vedrà mai la morte. Rimarrà sempre viva e portatrice di vita. Ma solo arroccata su Pietro.

Un grosso errore dei tdG

In base alla conoscenza oggettiva della Bibbia, senza pregiudizi confessionali, oggi tutti gli studiosi si accordano sempre più che la pietra (roccia), su cui Cristo ha promesso di edificare la sua Chiesa, è Pietro professante la fede nella divinità di Cristo. Fanno eccezione i seguaci di alcune sette, rimasti ancora su posizioni vecchie e irrazionali, soprattutto i tdG, secondo cui le parole “su questa pietra” (Matteo 16, 18), andrebbero riferite a Cristo, non a Pietro. Hanno scritto:

“Quando Gesù disse a Pietro: "Su questa pietra edificherò la mia chiesa", egli si riferiva a se medesimo come la grande Rocca sulla quale la sua "chiesa" sarebbe edificata. Secondo il manoscritto siriaco Gesù disse: "Tu sei Cefa: e su questa pietra (cefa) edificherò la mia chiesa". Nel manoscritto siriaco il tu è maschile ed indica che il primo Cefa è di genere maschile e si riferisce quindi allo apostolo Pietro, ma l'aggettivo questa è femminile; ciò dimostra che il secondo cefa è di genere femminile e non si riferisce a Pietro, ma a qualcun altro. Si riferisce infatti a Cristo Gesù, il quale costituisce la petra (greco” o grande Rocca”.

 

Osservazioni:

a) Ponderate bene le parole dei geovisti là dove dicono. “il secondo cefa è di genere femminile e non si riferisce a Pietro, ma a qualcun altro”. La logica e anche la grammatica esigerebbero che il secondo cela, essendo di genere femminile, si riferisse a qualcun'altra, a una persona cioè di genere femminile, come per esempio alla suocera di Pietro o a Petronilla, sua legittima figlia.

Ma non è questa né logica né la grammatica dei tdG! A loro avviso, il secondo cefa, essendo di genere femminile, non si riferisce a Pietro perché uomo, ma a... Gesù Cristo! Gesù Cristo dunque, nel vocabolario geovista, è di genere femminile! Tali idiozie si trovano solo negli scritti dei tdG e sono molto adatte per coloro che frequentano le sale del regno.

b) La verità è che la differenza di genere è dovuta a esigenze di lingua sia nella traduzione siriaca che in quella greca, latina, italiana ecc. Ma queste esigenze di lingua non cambiano il pensiero di Cristo secondo cui le parole su questa pietra vanno riferite sicuramente a Simon Pietro.

In aramaico, la lingua parlata da Gesù, Pietro e pietra corrispondono a un unico termine, cioè cefa, che è di genere maschile. Volendo conservare il genere in tutti e due casi, si potrebbe dire in italiano: “Tu sei il fondamento roccioso e su questo fondamento roccioso ecc.”.

Nelle traduzioni (greca, siriaca, latina, italiana ecc.) il primo cela (tu sei Cefa) diventa Petròs (cf. Giovanni 1, 42), ossia nome di uomo e rimane maschile come nell'originale aramaico. Ma il secondo cefa (su questa pietra), continuando ad essere nome comune, cambia genere (da maschile in femminile), perché la parola greca (siriaca, latina, italiana ecc.) corrispondente è di genere femminile. Ma ciò è dovuto a esigenze linguistiche, come già si è detto, senza che la metafora cambi significato.

 

c) Altre considerazioni: - Se le parole “su questa pietra” si riferissero a Cristo e non a Pietro, avremmo un linguaggio contorto e confuso. Gesù avrebbe iniziato il suo dire rivolgendosi a Pietro: “Beato te Simone (...). Tu sei Pietro”. A questo punto, dimenticando bruscàmente il suo interlocutore, si sarebbe rivolto a se stesso. Poi di nuovo a Pietro: “A te darò le chiavi...”. Pietro con la sua solita franchezza avrebbe potuto chiedere: “Perché dici che sono Cefa, proprio ora, se poi intendi parlare di te stesso come Cefa?”.

- Il discorso invece diventa logico e chiaro se si ammette, come di fatto è, che tra “tu sei Cefa” e “su questa pietra (cefa)” vi sia corrispondenza.

Gesù ha spiegato a Pietro che cosa comportava il suo nuovo nome,  qual' era cioè la natura della sua missione e il suo destino nella Chiesa.

Un'opinione di sant'Agostino

A questo punto i tdG fanno entrare in scena Agostino, “cui - dicono - si fa dì solito riferimento come a sant'Agostino”. Scrivono:

“Benché una volta considerasse Pietro come la "roccia", in un tempo successivo Agostino espose in modo diverso il suo pensiero, dicendo nelle sue Retractatìones: "Da allora ho frequentemente spiegato le parole del nostro Signore: 'Tu sei Pietro e su questa roccia edificherò la mia chiesa', nel senso che si dovrebbero intendere come rivolte a colui che Pietro confessò quando disse: 'Tu sei il Cristo, il Figlio dell'Iddio vivente'... Poiché ciò che fu detto (a Pietro) non fu 'Tu sei la roccia', ma 'Tu sei Pietro'. Ma la roccia era Cristo”.

 

Osservazioni:

 Com'è loro abitudine, i tdG riferiscono solo in parte ciò che scrisse sant'Agostino, in una forma cioè faziosa e ingannevole. Non è difficile scoprire l'inganno sia ricordando la dottrina di Agostino sulla funzione di Pietro nella Chiesa sia analizzando il testo strumentalizzato dai tdG.

a) Ricordiamo anzitutto che sant' Agostino non negò mai la dottrina del Primato di Pietro. Al contrario, l'ammise esplicitamente provandola soprattutto dalle parole di Cristo a Simon Pietro dopo la risurrezione: “Pasci le mie pecore” (Giovanni 21, 16-17, infra). Il Dottore della Chiesa Cattolica sant'Agostino insegna che con queste parole Cristo costituì Pietro quale capo del corpo della Chiesa'. Capo, s'intende, non come Cristo, ma a livello visibile, su questa terra, durante il tempo della storia. Questa dottrina Agostino non l'ha mai ritrattata! .

b) Ciò che sant'Agostino ritrattò, fu solo la sua interpretazione di Matteo 16, 18. In un primo tempo egli aveva ritenuto che le parole “su questa pietra” si dovessero riferire a Pietro. Poi cambiò idea e preferì l'opinione secondo cui quelle parole andrebbero riferite a Cristo. Ma affermò esplicitamente che l'altra spiegazione, da lui prima seguita, era accettata da molti, tra i quali il beatissimo Ambrogio. Agostino mai contestò ad Ambrogio l'interpretazione di Matteo16, 18 come errata benché diversa dalla propria .

c) Sant'Agostino dunque professò sempre la dottrina biblica del Primato di Pietro. Ma seguì o preferì un'opinione sua personale nella interpretazione di Matteo 16, 18, delle parole cioè “su questa pietra”. Era libero di farlo perché nella Chiesa Cattolica vi è libertà di opinioni a riguardo di esegesi o interpretazione di singoli testi biblici, salva sempre la sostanza della fede. li grande Dottore Agostino ebbe comunque l'onestà di dire che altri, cioè molti la pensavano diversamente. Egli non li condannò come eretici. Questo particolare così importante i tdG l'hanno nascosto ai loro lettori!

A Pietro le chiavi del Regno

Con due immagini bibliche, quella delle chiavi e quella del legare e sciogliere, Gesù ha reso più chiare il suo pensiero, vale a dire ha fatto capire bene che cosa egli intendeva affidare a Pietro, costituendolo roccia o pietra della sua Chiesa. Sempre rivolto a Pietro Gesù continua dicendo:

“A te darò le chiavi del Regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Matteo 16, 19).

 

Spiegazione:

I. - La prima immagine - quella della chiave o delle chiavi - era stata usata dal profeta Isaia. Parlando a nome di Jahve, il profeta aveva detto:

“Metterò il tuo (di Sebna) potere nelle sue (di Eliakim) mani (...). Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide; se egli apre, nessuno chiuderà; se egli chiude, nessuno potrà aprire” (Isaia 22, 21-22).

Sebna era stato un ministro infedele del re Ezechia. Fu rimosso dal suo ufficio e il potere fu dato ad Eliakim: sulla sua spalla fu posta la chiave della casa reale (di David). In stile biblica dare la chiave equivale a costituire qualcuno in autorità. Usare la chiave per aprire e chiudere significa esercitare il potere legislativo ed esecutivo.

Nel Regno di Dio chi tiene la chiave è il Signore Gesù, “quando egli apre nessuno chiude, e quando chiude nessuno apre” (Apocalisse 2, 7). Qui si parla d'una sola chiave come in Isaia 22, 22. Altro- ve, nell'Apocalisse, lo stesso Gesù dice: “E ho le chiavi della morte e dell'ade  (Apocalisse 1, 18). Qui si parla di più chiavi, ma il significato non cambia: “Ho il potere sopra la morte e sopra gli ìnferi”.

E’ dunque fuor di dubbio che con l'immagine biblica delle chiavi Gesù ha voluto conferire a Pietro una specifica autorità nella Sua Chiesa, vale a dire il ministero autorevole d'interpretare la Parola di Dio e curare che sia accolta e vissuta dai veri discepoli del Signore. L'esercizio di questo ministero si ha sulla terra, ma le conseguenze si hanno anche in cielo. Questo significa che i giudizi di Pietro sono ratificati da Dio.

 

2. - La seconda immagine - quella del legare e sciogliere - conferma ed esplicita il contenuto dell'immagine o simbolo delle chiavi. Nel linguaggio corrente al tempo di Gesù, specie in quello degli scribi e dottori della Legge, legare aveva il significato di condannare con autorità, oppure proibire o dichiarare vietata una cosa, un'azione, un comportamento. Al contrario, sciogliere voleva dire permettere o assolvere o dichiarare lecita una cosa.

Pietro dunque, costituito maggiordomo nella Chiesa di Dio, ha il potere sulla terra di dichiarare con autorità ciò che è contrario e quindi esclude dal Regno di Dio; e ciò che ad esso è conforme e rende lecito l'accesso. In altre parole, a Pietro qui sulla terra spetta il giudizio determinante in materia di fede e di morale sempre in rapporto al Regno di Dio. E’ chiaro che egli può fare tutto questo in nome di Cristo, vale a dire ha la funzione di interpretare autorevolmente ciò che Cristo ha insegnato, senza che nulla sia detratto o aggiunto al deposito della fede. La fede di Pietro è, norma sicura di fede per tutti i veri discepoli di Cristo.

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